Ciao a tutti,
riprendiamo da dove ci eravamo lasciati prima delle vacanze, con nuove fantastiche mostre da non perdere a settembre.
Date sempre un’occhiata alla pagina dedicata, sempre aggiornata con tutte le mostre in corso.
Anna
Alec Soth – Sleeping by the Mississippi
Sleeping by the Mississippi by Alec Soth is one of the defining publications in the photobook era. First published by Steidl in 2004, it was Soth’s first book, sold through three editions, and established him as one of the leading lights of contemporary photographic practice. This MACK edition launches to coincide with the first exhibition in London dedicated to the series at Beetles+Huxley gallery, and includes two new photographs that were not included in the previous versions of the book.
Evolving from a series of road trips along the Mississippi River, Sleeping by the Mississippi captures America’s iconic yet oft-neglected ‘third coast’. Soth’s richly descriptive, large-format colour photographs present an eclectic mix of individuals, landscapes, and interiors. Sensuous in detail and raw in subject, Sleeping by the Mississippi elicits a consistent mood of loneliness, longing, and reverie. ‘In the book’s 46 ruthlessly edited pictures’, writes Anne Wilkes Tucker in the original essay published in the book, ‘Soth alludes to illness, procreation, race, crime, learning, art, music, death, religion, redemption, politics, and cheap sex.’
Like Robert Frank’s classic The Americans, Sleeping by the Mississippi merges a documentary style with poetic sensibility. The Mississippi is less the subject of the book than its organizing structure. Not bound by a rigid concept or ideology, the series is created out of a quintessentially American spirit of wanderlust. Thirteen years since the book was first published, the artist’s lyrical view has undoubtedly acquired a nuanced significance – one in which hope, fear, desire and regret coalesce in the evocative journey along this mythic river.
Beetles+Huxley, London – 20 September – 21 October 2017
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Man Ray – L’uomo infinito
Oltre 100 opere di Man Ray in mostra al Castello di Conversano dal 15 luglio al 19 novembre.
L’Associazione Culturale Artes – che da diversi anni promuove iniziative di notevole valenza culturale sul territorio della provincia di Bari, tra cui il Festival Libro Possibile – attraverso la sezione dedicata alle proprie attività denominata l’Arte Possibile, organizza, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Conversano, la Fondazione Studio Marconi ’65 di Milano ed il Man Ray Trust, una mostra del celebre artista Man Ray, composta da fotografie, disegni, acquerelli, serigrafie, litografie, oggetti e una scultura. Consulenza curatoriale di Vincenzo de Bellis con Eugenia Spadaro.
Fino al 18 novembre 2017 – Castello di Conversano (BA)
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Arrivano i Paparazzi! Fotografi e divi, dalla Dolce Vita a oggi
Dal 13 settembre, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia propone la mostra “Arrivano i Paparazzi! Fotografi e divi, dalla Dolce Vita a oggi”, a cura di Walter Guadagnini e Francesco Zanot, che sarà visitabile fino al 7 gennaio 2018 .
La mostra si compone di centocinquanta immagini che raccontano l’epopea della “fotografia rubata”, da La Dolce Vita a oggi, in Italia e nel mondo, dove il mondo è soprattutto, anche se non solo, quello dello scandalo e del gossip. “Sono fotografie che hanno segnato per sempre la percezione popolare dei personaggi pubblici, attori, cantanti, politici – commentano i curatori – Donne soprattutto. ‘Rubate’ dei momenti privati, quando, smessa la maschera del ruolo, ridiventano persone (quasi) qualsiasi.”
In mostra, fra i Vip e le Star di ieri e di oggi, troviamo Anita Ekberg, Marilyn Monroe, Jackie Kennedy, Lady D, con scatti di famosi fotografi come Tazio Secchiaroli, Marcello Geppetti, Ron Galella, Lino Nanni e progetti fotografici di artisti contemporanei come Alison Jackson, Ellen von Unwerth e Armin Linke.
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Robert Capa. Retrospective
In occasione di “Bassano Fotografia 2017. Oltre l’immagine” (16 settembre-5 novembre 2017), festival biennale organizzato da Pro Bassano in collaborazione con il Comune di Bassano del Grappa, giunto quest’anno alla sua quinta edizione, il Museo Civico di Bassano ospita la grande mostra “Robert Capa. Retrospective”, dedicata al lavoro straordinario di Robert Capa (Budapest, 22 ottobre 1913 – Thai Binh, Indocina, 25 maggio 1954), pseudonimo di Endre Friedmann, inventato nel 1936 insieme alla compagna Gerda Taro.
La rassegna, curata da Chiara Casarin, direttore dei Musei Civici bassanesi, e Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci di Venezia, presenta 97 fotografie in bianco e nero, che il fotografo, fondatore di Magnum Photos nel 1947 insieme a Henri Cartier-Bresson, George Rodger, David “Chim” Seymour e William Vandivert, ha scattato dal 1936 al 1954, anno della sua morte in Indocina, per una mina anti-uomo.
Eliminando le barriere tra fotografo e soggetto, le sue opere raccontano la sofferenza, la miseria, il caos e la crudeltà della guerra. Gli scatti, divenuti iconici – basti pensare alle uniche fotografie (professionali) dello sbarco in Normandia delle truppe americane, il 6 giugno 1944 – ritraggono cinque grandi conflitti mondiali del XX secolo, di cui Capa è stato testimone oculare.
L’esposizione si articola in 11 sezioni: Copenaghen 1932, Francia 1936-1939, Spagna 1936-1939, Cina 1938, Seconda guerra mondiale 1939-1945, Francia 1944, Germania 1945, Unione sovietica 1947, Israele 1948-1950, Indocina 1954, Ritratti, fotografie di amici e artisti (Gary Cooper, Ernest Hemingway, Ingrid Bergman, Pablo Picasso, Henri Matisse, Truman Capote, John Huston, William Faulkner, Capa stesso insieme a John Steinbeck, e infine un ritratto del fotografo scattato da Ruth Orkin nel 1951).
All’interno del percorso il visitatore potrà ripercorrere la vita e il lavoro di Capa, sin dal suo primo incarico internazionale per l’agenzia berlinese Dephot, a Copenaghen nel 1932, per la conferenza di Trotskij. In mostra anche le fotografie delle tumultuose parate di Parigi del 1936 e della guerra civile in Spagna, nello stesso anno, cui la celebre rivista inglese Picture Post dedica un inserto di undici pagine con l’indimenticabile didascalia: “Il più grande fotografo di guerra al mondo: Robert Capa”. A queste si aggiungono i reportages della resistenza della Cina all’invasione giapponese del 1938, della Seconda guerra mondiale, che Capa seguì sui diversi fronti di battaglia con le dense immagini della conquista della Sicilia e di Napoli del 1943, per arrivare al D-Day e alla liberazione di Parigi del 1944, l’invasione in Germania con i parà americani del 1945, il viaggio in Russia del 1947, fino alla fondazione ufficiale dello stato di Israele del 1948 e suo ultimo incarico di guerra in Indocina del 1954.
In queste immagini è possibile scorgere la cifra stilistica e poetica del grande Capa, quella “vicinanza” – fisica, emotiva – che riecheggia nella sua famosa frase «Se le tue foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino» e che pone ancora oggi interrogativi fondamentali sulla natura della fotografia, al punto che la stessa Magnum Photos ha avviato, a giugno 2017, il progetto Closer, “più vicino”, per permettere di acquistare capolavori dei suoi fotografi.
Il progetto espositivo presentato a Bassano è frutto della collaborazione tra i Musei Civici – Assessorato alla Cultura di Bassano del Grappa e la Casa dei Tre Oci di Venezia, specializzata sulla fotografia dei grandi maestri : da Elliott Erwitt a Sebastião Salgado, da Gianni Berengo Gardin a Helmut Newton fino a DavidLaChapelle – (la mostra Lost+Found è visitabile fino al 10 settembre 2017) e produzioni proprie, dalla collettiva Sguardo di donna al lavoro di Ferdinando Scianna sul ghetto ebraico di Venezia.
Una mostra di rilevanza internazionale, al contempo ancorata ad una manifestazione oramai tradizionale come Bassano Fotografia, è dunque l’occasione per consolidare una programmazione museale di forte interesse culturale ed artistico in linea con gli obiettivi del Museo Civico, favorendo un dialogo, sempre più attuale e necessario, tra l’arte antica e il linguaggio contemporaneo.
Il respiro di questa proposta si lega inoltre alle delicate tematiche dei conflitti, che oggi trovano senza dubbio un osservatore attento e coinvolto, il cui sguardo restituisce una prospettiva universale, che sembra superare la specificità della storia.
In perfetta linea di coerenza con la sua missione di valorizzare la fotografia come linguaggio di espressione e come strumento di conoscenza, Manfrotto, leader mondiale nella progettazione, produzione e distribuzione di una vasta gamma di accessori professionali per i mercati della fotografia, del video, del cinema e dell’intrattenimento, aderisce come sponsor della retrospettiva.
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Antoine D’Agata – Over Life
D’Agata diventa l’attore permanente dei suoi scatti, il protagonista di un contesto che lui stesso crea: Antoine fotografa ciò che fa’, fa’ ciò che fotografa. La sofferenza, l’assenza, la necessità del godimento e quella più sottile del far godere, tutto riporta, attraverso l’atto sessuale, al suo corpo. E gli attimi della notte sono perfetti, dove solo neon e luci artificiali riescono a penetrare l’oscurità nella quale D’Agata vive intensamente. Come un viaggiatore, gira il mondo dai bar ai bordelli, passando dalla droga all’alcool, e abbandonandosi fragilmente al sesso. Le sue sono notti d’incertezza e di piacere, in uno spazio temporale sospeso tra la felicità effimera e il disagio dell’esistenza. Osservando i suoi scenari siamo obbligati a condividere con lui il coraggio e l’energia di vivere, perchè non ci pone mai nella condizione di semplice osservatore, ma dobbiamo uscire dall’inquadratura della fotografia per sperimentare il mondo con lui.
In collaborazione con mc2gallery, Milano – Galerie Les Filles du Calvaire, Paris
A cura di Claudio Composti
9 Settembre – 15 Ottobre 2017 – LABottega – Marina di Pietrasanta
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Sony World Photography Awards
Dopo il successo del 2016, per il secondo anno Sony porta in Italia la mostra dei prestigiosi Sony World Photography Awards, il più grande concorso fotografico al mondo.Giunti alla decima edizione, i Sony World Photography Awards 2017 hanno accolto oltre 227.000 candidature da 183 Paesi, confermandosi tra le competizioni più amate, attese e seguite a livello internazionale, sia per i professionisti della fotografia sia per gli appassionati e i giovani studenti.
Dall’8 settembre al 29 ottobre si potranno ammirare le opere vincitrici e finaliste dell’edizione 2017 presso la Villa Reale di Monza, una delle più affascinanti e scenografiche dimore storiche del Nord Italia e sede di importanti eventi culturali.
Attilio Navarra, Presidente di Italiana Costruzioni, società a cui è stato assegnato il restauro della Villa Reale grazie all’innovativa formula del project financing pubblico-privato, che prevede l’assegnazione ventennale della gestione del bene al gruppo, e che ha scelto di ospitare la mostra, spiega: “Il nostro obiettivo è far vivere la Villa Reale con un calendario di attività che la pongano nuovamente al centro della vita culturale lombarda. La fotografia è tra le forme artistiche a cui abbiamo voluto dare ampia visibilità negli ultimi mesi, con importanti mostre di grande spessore, e Sony World Photography Awards conferma la centralità di questa scelta. Con il suo carattere internazionale, la mostra di contribuirà ad arricchire il calendario di eventi, confermando il contributo della Villa Reale alla cittadinanza, in ambito artistico-culturale.”
Lungo il percorso espositivo, allestito al Secondo Piano Nobile, fotografie di paesaggio si alterneranno a immagini che documentano gli eventi di oggi e che raccontano storie di luoghi e persone da ogni parte del mondo. Tante e diverse sono infatti le interpretazioni delle tematiche proposte e ricca la varietà dei soggetti degli scatti esposti, ognuno dei quali va osservato nella sua unicità e nell’inedito messaggio che comunica.
“Dei paesaggi innevati del belga Frederik Buyckx, proclamato Fotografo dell’Anno, abbiamo apprezzato la capacità di esaltare l’importanza e la bellezza della quotidianità; del ritratto “Mathilda” del russo Alexander Vinogradov, giudicato il miglior scatto singolo per il Concorso Open, la potenza visiva; dell’immagine dall’alto del lago Pehoè della statunitense Katelyn Wang, cui è stato assegnato il titolo di Fotografo dell’Anno per il Concorso Giovani, la prospettiva sul paesaggio circostante; del progetto dell’argentina Michelle Daiana Gentile, ambientato in una vecchia cartiera argentina, che le è valso il primo premio per il Concorso Student Focus, la forza espressiva. – commenta Denis Curti, curatore della mostra in Italia e membro italiano della giuria dei Sony World Photography Awards – È straordinario come il carattere internazionale del concorso permetta di mettere a confronto culture diverse e di scoprire sempre nuovi talenti da premiare per creatività, tecnica e interpretazione.”
Tra i vincitori, gli italiani sono riusciti a distinguersi anche quest’anno, conquistando importanti vittorie. Particolare interesse ha suscitato il reportage sulla guerra in Libia “We are taking no prisoners” di Alessio Romenzi (vincitore del concorso Professionisti nella categoria Attualità), premiato per l’intensità con cui ritrae uno degli eventi più drammatici del nostro tempo.
In mostra, anche la serie “My (m)other” di Alice Cannara Malan, che riflette sulle dinamiche più intime e personali dei rapporti familiari, “Athens Studio” di Diego Mayon, una raccolta di immagini architettoniche dei bordelli di Atene e “Live chat studio industry” di Lorenzo Maccotta, che ritrae modelli e modelle che lavorano nell’industria delle webcam per adulti in Romania.
Inoltre, fiore all’occhiello di questa seconda edizione italiana è l’esposizione degli scatti, in versione digitale, del fotografo documentarista britannico Martin Parr che, nel corso della sua lunga carriera, si è dedicato ai temi del tempo libero, del consumismo e della comunicazione, riflettendo sul dramma nella quotidianità.
“In linea con i valori del brand, per i quali l’innovazione tecnologica ha come obiettivo saper regalare emozioni e contribuire a migliorare gli stili di vita, privati e professionali, Sony ha creduto da subito nel progetto dei Sony World Photography Awards. Portare la mostra per il secondo anno consecutivo in Italia, in una sede prestigiosa quale Villa Reale, indica che il forte impegno di Sony verso la fotografia si declina anche a livello nazionale. In questo senso, ci auguriamo che la mostra possa diventare un appuntamento fisso per il nostro panorama culturale. I dieci anni di collaborazione con la World Photography Organisation hanno portato risultati importanti nella valorizzazione della centralità della fotografia come attuale mezzo di espressione, comunicazione e informazione. Non solo in termini di visibilità mediatica, ma anche di scoperta e conoscenza – conclude Stéphane Labrousse, Country Head di Sony in Italia. Contestualmente all’innovazione degli strumenti, cambiano la percezione del mondo e la visione attraverso cui i fotografi lo interpretano. Supportarli nel loro lavoro significa offrire nuove opportunità e occasioni di crescita professionale.”
Villa Reale di Monza – Dall’8 settembre al 29 ottobre 2017
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Weegee by Weegee
The Weegee exhibition, produced by Foto Colectania and Banc Sabadell Foundation, brings together over one hundred photographs from one of the best photography collections in the world, M. + M. Auer from Switzerland, in a careful selection structured around Weegee’s books and press publications.
In the New York convulsion of the 30s and 40s, Weegee was a freelance graphic reporter who published in all the major newspapers and who turned crime into spectacle. Always alert, he carried in his car a radio tuned to the frequency of the police that allowed him to arrive the first to the scene of the crime. His technique, with hard backlights, gave the photos an aura of verismo and drama that continues to impact the viewer.
In his biography, Weegee explains: “My car became my home. It was a two-seater, with an extra large trunk. I saved everything there, an extra camera, flashlight bulbs, a typewriter, firefighter boots, cigar boxes, salami, infrared film to shoot in the dark, a change of underwear, uniforms, costumes and extra shoes and socks. (…) Since then I was no longer attached to the teletype of the police headquarters. I had wings. I no longer had to wait for the crime to come to me; I could go after him. Police radio was my way of life. My camera… my life and my love… it was my Aladdin lamp.”
The exhibition presents a careful selection of his work, showing images that range from crimes, fires or accidents to scenes of social and popular events, such as the conglomerations at Coney Island beaches or other leisure places of the New Yorkers of the time. Weegee could photograph a corpse, but also a masked ball or a solitary child; there is darkness in his photographs, but also tenderness. Nevertheless, one of the unique features of the exhibition is the display of original materials. Along with photographs by Weegee, the show will exhibit original materials such as newspapers and magazines in which Weegee’s photographs were published, like the original edition of “Naked City”, which was published in 1945 and immediately become a best seller.
Weegee, a pseudonym for Arthur Fellig, had a hazardous life. He easily handled the police and the mafia, and was always aware of the quality of his work, maybe that’s why he signed all his photos as “Weegee The Famous”. His adventures and his nonchalant manners inspired black movies such as “The Public Eye” (Howard Franklin, 1992), “L.A. Confidential”(Curtis Hanson, 1997),”Road to Perdition”(Sam Mendes, 2002) and “Nightcrawler” (Dan Gilroy, 2014).
Almost a century after his first photographs, Weegee’s work continues to excite both the public and the critic, thanks to his harsh and dramatic style, that he managed to reflect the society and nightlife of a city he knew better than anyone else.
From July 5, 2017 – To November 5, 2017
Fundación Foto Colectania – Barcelona
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Edward Burtynsky. L’uomo e la terra
L’uomo e la terra. Burtynsky è un fotografo canadese di fama internazionale, le cui opere sono custodite nei maggiori musei quali la National Gallery of Canada, la Bibliothèque Nationale de France di Parigi, il Museum of Modern Art e il Guggenheim Museum di New York. Il celebre fotografo ha il dono raro di esplicitare la relazione delicatissima e fondamentale tra l’uomo e la terra componendo immagini di straordinaria qualità estetica. Discostandosi da un atteggiamento apertamente militante, le sue fotografie non vogliono proporre tesi precostituite, ma piuttosto suggerire un’osservazione nuova, che ci induca a considerare quanto la relazione uomo-ambiente sia fortemente ambivalente. La mostra al Centro Saint-Bénin di Aosta, a cura di Enrica Viganò e Daria Jorioz, presenta 30 fotografie a colori, di grande formato, che rappresentano immensi scenari dal mondo (Stati Uniti, Bangadesh, Italia, Cina, Australia, Portogallo) fotografati con una tecnica raffinata che conferisce alle immagini un’eccezionale forza pittorica. Burtynsky è nato nel 1955 a St. Catharines, Ontario. Ha studiato al Ryerson Polytechnic University, dove si è diplomato in arti grafiche, e al Niagara College, dove ha ottenuto una laurea in arti grafiche. Sue opere sono esposte in mostre personali e collettive in tutto il Canada e negli Stati Uniti, l’Europa e l’Asia. In qualità di docente di arte fotografica, ha tenuto lezioni e conferenze presso la National Gallery of Canada, la Library of Congress di Washington DC, la George Eastman House di Rochester, il Centre Canadien d’Architecture di Montréal, l’Art Gallery of Ontario, la TED, Idea City e la Ryerson University. Le sue fotografie appaiono ogni anno in numerosi periodici, tra cui “Canadian Art”, “Art in America”, “The Smithsonian Magazine”, “Harper’s Magazine”, “Flash Art”, “Blind Spot”, “Art Forum”, “Saturday Night”, “National Geographic” e il “New York Times”. I riconoscimenti tributati a Edward Burtynsky includono il premio TED, il premio Outreach ai Rencontres d’Arles, il premio Roloff Beny Book e il premio Rogers Best Canadian Film. È membro del consiglio di amministrazione di CONTACT, il festival internazionale della fotografia di Toronto, e della galleria del Ryerson Image Centre. Nel 2006 è stato insignito del titolo di Ufficiale dell’Ordine del Canada e detiene sei dottorati honoris causa. L’esposizione è corredata da un volume bilingue, italiano-francese, riccamente illustrato, edito da Admira Edizioni, che potrà essere acquistato in mostra al prezzo speciale di 26 euro. Il costo del biglietto d’ingresso è di 6 euro intero, 4 euro ridotto; 4 euro per i soci del Touring Club Italiano e 3 euro Alpitur; entrata gratuita per i minori di 18 anni e per le scuole. Sarà inoltre possibile acquistare un abbonamento con la mostra Giovanni Segantini e i pittori della montagna in corso fino al 24 settembre 2017 al Museo Archeologico Regionale di Aosta al costo di 10 euro intero e 6 euro ridotto.
Centro Saint-Bénin – Aosta
28 Aprile 2017 – 1 Ottobre 2017
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Anna Magnani (1908-1973)
22 luglio – 22 ottobre 2017
Roma, Vittoriano – Sala Zanardelli
Anna Magnani (1908-1973) è una mostra dedicata a questa figura centrale del cinema italiano. Oggetti, fotografie, materiali audio e video ripercorrono la figura dell’attrice dai suoi esordi nel teatro e nella rivista, fino ai successi di Cinecittà e di Hollywood. Mario Sesti, regista, giornalista e critico cinematografico ha al suo attivo libri e monografie che trattano il Nuovo Cinema Italiano e autori come Pietro Germi e Nanni Moretti. Il Polo Museale del Lazio si avvale della collaborazione del Centro Sperimentale – Cineteca Nazionale, dell’Istituto Luce e delle Teche Rai. La mostra è in stretta connessione con il ciclo di film dedicato alla grande attrice. La scelta, come già in passato per Lucio Dalla, sottolinea l’amore e il rispetto verso Anna Magnani e il desiderio, anche di ordine istituzionale, di inserirla nel novero dei nuovi Illustri del Paese.
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Viviane Sassen – SHE
La Galleria Carla Sozzani – Fondazione Sozzani, presenta “SHE” una mostra delle fotografie di Viviane Sassen. Nata ad Amsterdam nel 1972, da più di vent’anni esplora con il suo lavoro ambiti differenti nella moda, nel ritratto, nelle arti visive, costruendo un suo personale codice visivo.
Pervase da atmosfere misteriose, le fotografie di Viviane Sassen sono spesso segnate da ombre lunghe, silhouettes e contrasti netti. In bilico tra realtà e finzione, sembrano suggerire dimensioni stranianti, impenetrabili, ma che nascono dalla vita quotidiana.
Galleria Carla Sozzani – Milano – 20 settembre 2017 – 12 novembre 2017
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Guy Bourdin a cura di Shelly Verthime, In Between
La Fondazione Sozzani presenta due mostre di Guy Bourdin, In Between e Untouched, una selezione di fotografie degli anni Cinquanta e Sessanta a cura di Shelly Verthime.
Considerato uno dei fotografi più conosciuti nella moda e nella pubblicità della seconda metà del ventesimo secolo, Guy Bourdin ha gettato le basi per un nuovo linguaggio della fotografia di moda che unisce l’efficacia visiva a una narrazione ellittica, enigmatica.
Con l’enigma nasce il suo stile inconfondibile: gli elementi essenziali vengono annullati, scomposti e ricomposti per creare nuove visioni dove la finzione è portata a estremi quasi surreali.
In Between include circa 20 fotografie in bianco e nero, molte delle quali non sono mai state viste o mostrate dopo la loro pubblicazione originale.
Questa selezione segna l’inizio della sua grande avventura nella fotografia della moda durata più di 30 anni con Vogue Paris e definisce l’inizio di quel mondo visivo che Bourdin creò già a partire dal suo primo servizio “Chapeaux Choc”, pubblicato nel febbraio 1955.
Galleria Carla Sozzani Milano – 10 settembre 2017 – 11 ottobre 2017
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Altre voci, altre storie. Fotografie di Valerio Bispuri e Mattia Zoppellaro
Mercoledì 13 settembre alle 18.30 inaugura, presso Forma Meravigli, la mostra Altre storie, altre voci. Fotografie di Valerio Bispuri e Mattia Zoppellaro.
Forma Meravigli è un’iniziativa di Fondazione Forma per la Fotografia in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano e Contrasto.
Due autori molto diversi; due storie molto differenti. Storie e volti che vengono da mondi distanti, come l’Irlanda dei Travellers, le comunità nomadi irlandesi e il Sud America della nuova devastante droga, il paco, e che proprio nella distanza trovano la loro forza: abbastanza lontano per poterle comprendere; sufficientemente vicino per sentirle e riuscire a raccontarle.
Entrambi i progetti sono il frutto di un lungo lavoro fatto nel tempo, negli anni, e sia Paco che Appleby sono arrivati a compimento proprio in questi mesi, con un libro da poco pubblicato che ne testimonia la forza.
La mostra di Forma vuole dare spazio a questi progetti e raccoglierne il filo narrativo. Le testimonianze di Valerio Bispuri e Mattia Zoppellaro fanno conoscere al pubblico, ognuno attraverso il proprio stile, visioni che non appartengono al nostro quotidiano e che proprio per questo rappresentano una occasione unica di incontro.
Dal 14 settembre al 8 ottobre 2017 – Forma Meravigli – MIlano
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