Matt Black: American Geography

Nel 2015, il fotografo Matt Black è partito dalla sua casa nella Central Valley in California per scoprire e registrare la realtà della vita americana nelle comunità al di sotto della soglia di povertà. Nei sei anni successivi, ha attraversato il paese da costa a costa, visitando tutte le centinaia di luoghi al di sotto di quella divisione definita a livello federale in cui più di un americano su cinque vive in povertà. Nessuno di questi luoghi era separato da più di due ore di macchina.

Black ha percorso più di 100.000 miglia senza mai visitare tenere in considerazione la parte di paese dove l’aspettativa di vita era di 20 anni più lunga e il reddito più alto.

Parte della sua ispirazione per questo viaggio è nata dalle fotografie dell’era della Depressione di Dorothea Lange e dalle scritture di John Steinbeck. Quasi un secolo dopo, Black ha trovato innumerevoli storie che avevano i lineamenti di quella stessa disperazione. I giovani nelle anonime baracche polverose e nei parcheggi per roulotte che sputano sangue per vivere; le famiglie impossibilitate ad avere acqua pulita, sostentate dai buoni pasto. Parlando con l’Observer, all’inizio del suo viaggio, Black ha detto: “Tutte queste diverse comunità sono collegate, non da ultimo nella loro impotenza. Nei media mainstream, la povertà non è considerata come un problema legato all’America del nord, ma la situazione effettiva è differente. Non si considera perché non si adatta al modo in cui l’America vede se stessa.

L’epico libro di Black sulle fotografie del suo viaggio, American Geography, è un umiliante e potente correttivo di quella miopia.

Matt Black viene dalla Central Valley della California, un’area rurale e agricola nel cuore dello stato americano.

Altri suoi lavori sono: The Dry Land, sull’impatto della siccità sulle comunità agricole della California, e The Monster in the Mountains, sulla scomparsa di 43 studenti nello stato messicano meridionale di Guerrero. Entrambi questi progetti, accompagnati da cortometraggi, sono stati pubblicati da The New Yorker

Il suo lavoro è apparso regolarmente sulla stampa statunitense e internazionale, tra cui Time magazine, The New Yorker, Le Monde e Internazionale. È stato premiato tre volte dal Robert F. Kennedy Memorial Prize. Ha ricevuto il W. Eugene Smith Memorial Award nel 2015 ed è stato nominato senior fellow presso l’Emerson Collective. È stato nominato a Magnum Photos nel 2015 ed è diventato un membro a pieno titolo nel 2019.

Per acquisto del libro clicca qui

Per approfondire https://time.com/3958729/matt-black-geography-of-poverty/

Tutte le fotografie sono di proprietà dell’autore, l’articolo ha scopo didattico culturale.

Come scegliere il tema di un racconto fotografico

Se visitiamo una mostra o compriamo un libro di fotografie è perché abbiamo scelto di credere a l racconto fotografico che ci viene proposto… o almeno di capire se possiamo farlo.

Questo riguarda qualsiasi genere fotografico perché, in ogni caso, siamo incuriositi, vogliamo conoscere il lavoro, che cosa l’autore è riuscito a mostrarci e come. Lo facciamo per puro gusto, per distrarci, per essere intrattenuti, per trovare noi stessi o per tentare di trovare una verità.

Il tema è un’impressione, un punto di vista, una visione della vita che affiora come filo conduttore di un’opera fotografica; è il contenuto portante del nostro racconto fotografico.

Il consiglio è sì di dare retta alla nostra impellenza di esprimere la parte più profonda di noi o di raccontare una faccenda umana, ma soprattutto di modellare il progetto attraverso un’idea che possa dare forma ai luoghi, ai personaggi e all’atmosfera che rivivranno negli scatti.

Una volta individuato il tema, dobbiamo essere sicuri che la narrazione che svilupperemo intorno a esso sia credibile, oppure dobbiamo fare in modo che anche l’incredibilità lo diventi.

Da “Don’t let my mother know”- Sara Munari

Il tema potrebbe avere essere incentrato su un argomento di rilevanza sociale, una condizione esistenziale, o un sentimento.

Esistono diverse tipologie di temi:

  • temi descrittivi volti a delineare le caratteristiche di un soggetto, di un luogo, di una persona o uno stato d’animo;
  • temi espositivi, che offrono informazioni su uno specifico argomento e portano il destinatario a conoscere il soggetto;
  • temi argomentativi, che espongono il proprio punto di vista su un determinato argomento nel tentativo di convincere il fruitore che la nostra visione abbia senso.

In ogni caso, il fruitore si aspetta che dietro la nostra esposizione vi sia un messaggio, un modo di vedere la realtà, sia che si trovi di fronte a un lavoro di reportage, sia che osservi un lavoro concettuale, più ermetico e meno descrittivo.

La scelta stessa del tema, delle ambientazioni e del tipo di soggetto con un linguaggio specifico, inducono il destinatario a prendere una posizione o quanto meno, a tentare di entrare in connessione con il fotografo.

Il tema non dev’essere necessariamente lampante perché, se rendiamo tutto esplicito, rischiamo di diventare didascalici e monotoni. Il tentativo di istruire o indirizzare troppo potrebbe essere un errore che non lascia libero lo spettatore di interpretare, di dare al progetto una propria lettura. Non si racconta, quindi, solo per rispondere alla propria esigenza di esprimersi, ma anche per l’esigenza di chi guarda, che ha bisogno di emozionarsi e di entrare in empatia con noi e con la storia.

Un consiglio che do, a cui ho già accennato, è non pensare per forza a qualcosa fuori dall’ordinario. Scartare idee per paura che non siano all’altezza delle aspettative nostre e del pubblico ci porterà a una continua autocensura, mentre svilupparle ci permetterà di capire se la storia merita una possibilità. Siamo spesso troppo condizionati dal giudizio degli altri. Che cosa penseranno? Come valuteranno il mio lavoro? Li scontenterò?

Ricordiamo che saranno la nostra visione e il linguaggio con il quale presenteremo il racconto fotografico a cambiare le carte in tavola.

Quando invece le idee ci mancano, che cosa possiamo fare per inventare qualcosa di nuovo? Se siamo in questa fase o ci troviamo nella situazione di non riuscire a fare il primo passo, proviamo a farci queste domande (se scriviamo le risposte su un quaderno, potrà esserci ancora più utile):

  • Perché sento la necessità di fotografare?
  • Che cosa voglio comunicare?
  • Qual è un argomento che mi coinvolge, che conosco, a cui tengo e che desidererei condividere per dare spunti di riflessione a chi lo vedrà?

Non deve essere una lotta all’ultimo sangue per raccontare a ogni costo. Dobbiamo avere pazienza e far ripartire il processo creativo.

Se non siamo pronti a capire che cosa abbiamo dentro e a metterci a nudo, difficilmente troveremo idee buone e, anche se lo faremo, non riusciremo ad approfondire oltre la superficie.

Questo è un piccolo estratto del mio libro “Raccontare con le immagini“, spero possa interessarvi il tema!

Alla prossima, ciao a tutti! Sara

TROPPA FOTOGRAFIA, POCA FOTOGRAFIA. Riflessioni sui linguaggi contemporanei

Oggi esce un altro libro che ho scritto! Sembrerà strano dopo l’uscita appena un mese fa, del mio libro precedente. Questo non è un manuale ma una riflessione su quello che sta accadendo nel mondo della fotografia. Mi è piaciuto studiare e scriverlo, mi è piaciuto anche rileggerlo!
Spero lo troviate interessante, ciao! Sara

Esce oggi TROPPA FOTOGRAFIA, POCA FOTOGRAFIA. Riflessioni sui linguaggi contemporanei

Le immagini ci interessano molto perché ci riguardano in misura sempre maggiore, tanto che, considerata la loro pervasiva presenza, siamo indotti persino a pensare che non siano parte della vita quotidiana: le immagini sono la vita quotidiana.
L’irrompente quantità di sollecitazioni a cui tutti siamo esposti produce inevitabilmente effetti anche sui fotografi, su quello che producono e su come lo producono.
Ricostruendo gli sviluppi più recenti dei diversi linguaggi fotografici e degli strumenti di comunicazione digitale, in questo saggio l’autrice si interroga e ci interroga su quale sia il destino della fotografia e dei suoi interpreti che si trovano a dover fare fronte a una sensazione di smarrimento per la perdita di direzione culturale e di ridefinizione del ruolo autoriale. Uno sbandamento generale che ci fa sguazzare in un mondo fotografico per ora un po’ anarchico ma, anche per questo, ricchissimo di spunti.     
Il volume è disponibile da oggi fino al 9 luglio solo sul sito EMUSE con uno sconto del 10%.         p. 136  18,00 euro 16,20 euro   Sconto lancio fino al 9 luglio   

“Elle” lo sciamanesimo femminile, di Valeria Gradizzi

Buongiorno, oggi vi presentiamo il libro di Valeria Gradizzi “Elle” edito dalla casa editrice EMUSEBOOKS

Elle

Dall’inizio di questo secolo assistiamo al ritorno dello sciamanismo in Europa e in Italia, attraverso istanze collettive in evidente crescita e che valorizzano la dimensione della spiritualità nella vita dei singoli e delle comunità. C’è un vento che spira, sia da Oriente che da Occidente, che porta visioni del mondo che credevamo sepolte sotto secoli di storia. È un mondo carico di spiritualità in cui le donne, attraverso pratiche mistiche fuori dai binari delle religioni organizzate, trovano consapevolezza di sé e del loro ruolo nella società, una ricerca volta alla trasformazione personale attraverso la sacralizzazione della natura, in costante riferimento all’energia cosmica.

Valeria Gradizzi ha accompagnato e fotografato donne sciamane attraverso i boschi, di notte, intorno al fuoco e al chiarore della luna piena, accompagnata dai loro canti e dalle urla. Il risultato è un lavoro in cui gli spazi temporali si sovrappongono: il presente dello scatto rielabora un passato in completa armonia con la natura e proietta a un futuro ideale di rispetto verso Madre Terra. Un lavoro in cui la donna, in armonia e fusione con gli elementi naturali, esprime se stessa e la propria spiritualità libera da ogni condizionamento esterno.

Elle è un viaggio fotografico all’interno delle pratiche sciamaniche femminili dell’Italia contemporanea, arricchito dalla presenza di poesie di ispirazione sciamanica e dai testi di approfondimento storico-antropologico sul significato dello sciamanesimo oggi di Morena Luciani Russo e Enrica Tedeschi.

Illustrazione di copertina di Elisa Seitzinger, visual artist, in cui la composizione grafica lascia spazio alla forte carica simbolica.

Sinossi breve ITA (1200)

Quello dello sciamanesimo femminile è un mondo carico di spiritualità in cui le donne, attraverso pratiche mistiche fuori dai binari delle religioni organizzate, trovano consapevolezza di sé e del loro ruolo nella società, una ricerca volta alla trasformazione personale attraverso la sacralizzazione della natura, in costante riferimento all’energia cosmica.

Valeria Gradizzi ha accompagnato e fotografato donne sciamane, nei boschi, la notte intorno al fuoco al battito dei tamburi e al chiarore della luna piena. Il risultato è un lavoro in cui gli spazi temporali si sovrappongono: il presente dello scatto rielabora un passato in completa armonia con la natura e proietta a un futuro ideale di rispetto verso Madre Terra. Un lavoro in cui la donna, in armonia e fusione con gli elementi naturali, si esprime libera da ogni condizionamento esterno. Elle è un viaggio fotografico all’interno delle pratiche sciamaniche femminili dell’Italia contemporanea, arricchito dalla presenza di poesie di ispirazione sciamanica e dai testi di approfondimento storico-antropologico di Morena Luciani Russo e Enrica Tedeschi. L’illustrazione di copertina, dalla forte carica simbolica, è di Elisa Seitzinger.

L’autrice

Valeria Gradizzi
Valeria Gradizzi (1979) è una fotografa documentarista italiana.

Si è specializzata con Giovanni Umicini, Christopher Anderson e Ivo Saglietti.
Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, tra cui, nel 2018, una menzione d’onore al 12° Julia Margaret Cameron Award e la Silver Winner ai Tokyo International Awards per il progetto Al Batin / The hidden, reportage a lungo termine sulla presenza delle donne all’interno del misticismo islamico.
Ha esposto in mostre personali e collettive in gallerie private e spazi pubblici. Tra gli altri: Photolux Festival (Italia), FotoValid (Spagna), Soho Photo Gallery (New York). Attualmente vive e lavora a Verona.

PER ACQUISTO DEL LIBRO

Titolo: Elle

Autore: Valeria Gradizzi

Testi: Valeria Gradizzi, Morena Luciani Russo, Ivo Saglietti, Enrica Tedeschi

Progetto grafico: Stefano Pallavisini

Illustrazione di copertina: Elisa Seitzinger

Data di pubblicazione: 09/06/2023

Prezzo: 40,00

Pagine: 160

Dimensioni: 16,8 x 22,2

Peso:

Rilegatura: cartonato telato con stampa in serigrafia  

Link sito: www.emusebooks.com/libri/elle

Collana: Portfolio

Isbn: 9788832007626

Il nuovo libro di Sara Munari – Raccontare per immagini –

Buongiorno a tutti, vi presento il nuovo libro che ho scritto!Sono felicissima per questa nuova avventura e spero che sia uno strumento interessante per chi lo vorrà leggere! Grazie a chi lo farà! 

Cosa si trova in questo volume:

-Conoscere gli elementi visuali e narrativi che compongono uno scatto.
-Capire come rendere una fotografia coinvolgente.
-Imparare a leggere un’immagine.
-Scoprire le varie tipologie di racconto fotografico.
-Selezionare gli scatti per creare una narrazione coerente.
-Apprendere le modalità di presentazione e pubblicazione di un progetto. 

Qui il link per la prevendita…

 Il libro è edito da Feltrinelli nella sezione manualistica Apogeo. 
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La prima fotografia pubblicata su Instagram

Il 16 luglio 2010 Kevin Systrom, durante una vacanza in Messico con la sua fidanzata, caricava una foto su Codename, il primo nome di un social rivoluzionario: Instagram.
Certo non è la foto che ci si aspetta da Instagram: un cane ripreso da sopra che ci guarda coi I suoi occhioni e un piede.
Quasto avveniva alcuni mesi prima del lancio ufficiale dell’app.

La prima fotografia pubblicata su Instagram

In una puntata di “Chi vuol essere milionario?” al concorrente Valerio Liprandi viene chiesto, per 150mila euro, cosa ritraeva la prima foto postata su Instagram. Non so se abbia risposto correttamente!
Una foto banale, postata per fare un test, che ha comunque ha un grande valore storico.
A oggi, questa immagine conta circa 100mila ‘Mi piace’, niente in confronto a moltissime fotografie dello stesso social.

Credo che nemmeno Kevin Systrom potesse immaginare che Instagram raggiungesse un tale successo e tanto meno che lui si sarebbe arricchito fino a diventare milionario.
Systrom dice: «Se lo avessi saputo, mi sarei impegnato un po’ di più, anche se era solo una semplice foto di prova ne avrei potuta scegliere una migliore».
Systrom e il collega Mike Krieger volevano creare un nuovo social network, che fosse adatto ai dispositivi mobili e che consentisse di pubblicare fotografie in modo veloce e semplice, per raccontare la vita quotidiana. In due anni Instagram aveva già raggiunto 50 milioni di utenti in tutto il mondo tanto che Facebook decide di comprare la compagnia per un miliardo di dollari.

Oggi, invece, il social network vanta quasi un miliardo di utenti attivi mensili.

The Many Lives of William Klein, il documentario sull’autore.

Fotografia di William Klein

Diretto da Richard Bright, The Many Lives of William Klein fa parte di una serie televisiva della BBC.
Nel cast alcuni dei grandi maestri della fotografia come: Don McCullin, Martin Parr e William Klein stesso.
Il film è stato girato a New York un mese prima di una grande mostra della Tate Modern che celebra il suo lavoro, William Klein + Daido Moriyama, nel 2012.

Fotografia di William Klein

William Klein (19 aprile 1928) è un fotografo americano noto per aver incorporato elementi insoliti nelle sue fotografie e nei suoi video.
Nato a New York, ebreo in una zona in cui l’antisemitismo era molto presente, si avvicina alla fotografia per sfuggire ai suoi coetanei. W.Klein studia al City College di New York. Nel 1948, parte per un viaggiò in Francia, studia pittura con Fernand Léger e si iscrive successivamente alla Sorbona.

Fotografia di William Klein


Klein studia pittura e ha lavora brevemente come assistente di Fernand Léger a Parigi, anche se non ha mai ricevuto una effettivamente un formazione in fotografia, lavora nella moda (pubblicherà su Vogue) ed èpubblica numerosi libri fotografici iconici, tra cui Life is good e good for you in New York (1957) e Tokyo (1964). Negli anni ’80, si è dedica a progetti cinematografici producendo numerosi documentari e film memorabili, come Muhammed Ali, The Greatest (1969). Klein fotografa inizialmente con una Rolleiflex, passerà poi a Leica. Soltanto all’inizio degli anni ’80, riprende a fotografare e in questa occasione vengono riscoperte anche le sue prime fotografie.

Fotografia di William Klein

Con Klein nasce un nuovo modo di fotografare, le sue immagini sembrano accidentali, deformate caratterizzate dal mosso e dal contrasto esagerato. Per questo William Klein è considerato una della figure più anticonformiste della fotografia americana del dopoguerra.
Klein attualmente vive e lavora a Parigi, in Francia. Le sue opere sono conservate nelle collezioni del Museum of Modern Art di New York, della National Gallery of Art di Washington, DC e dell’Art Institute di Chicago, tra gli altri.

Buona visione, ciao! Sara

https://archive.org/details/the.-many.-lives.of.-william.-klein.

Se volete conoscere e acquistare i libri di William Klein, eccone alcuni:

Per acquisto William più Klein
Per acquisto Paris + Klein
Brooklyn + Klein by William Klein