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davvero fantastiche le mostre che vi aspettano a giugno!
Non dimenticate di dare un’occhiata alla pagina delle mostre sempre aggiornata.
Anna
Luigi Ghirri – Il paesaggio dell’architettura
La mostra mette in luce l’importanza dell’opera di Luigi Ghirri nell’ambito dell’architettura, attraverso la sua decennale collaborazione con la rivista “Lotus International”.
La mostra intende presentare in modo inedito la figura del celebre fotografo emiliano, mettendo in luce l’importanza della sua opera nell’ambito dell’architettura.
Lavorando in collaborazione con la rivista Lotus international dal 1983 per circa un decennio, Ghirri ha portato all’architettura un nuovo modo di guardare, capace di comprendere il progetto in relazione agli aspetti contraddittori e alle aporie dei paesaggi contemporanei. L’architettura e il paesaggio si configurano così, nell’opera matura di Ghirri, come un soggetto privilegiato, “un luogo del nostro tempo, la nostra cifra epocale”.
Con Luigi Ghirri. Il paesaggio dell’architettura si intende mostrare la fertile relazione tra Ghirri e Lotus, sulla base dell’ampio corpo di fotografie originali presenti nell’archivio della rivista, molte delle quali mai esposte, e di alcuni materiali di lavoro. Le fotografie saranno messe in mostra insieme a una selezione delle pubblicazioni e di altri materiali, allo scopo di mettere in relazione lo straordinario talento di Ghirri con l’ambito editoriale e critico da cui il suo lavoro sull’architettura è scaturito.
25 MAG – 26 AGO 2018 – La Triennale Milano
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MICHAEL WOLF. LIFE IN CITIES
La grande fotografia internazionale torna ancora una volta a essere protagonista alla Fondazione Stelline con la prima grande mostra in Italia dedicata a Michael Wolf, fotografo tedesco e artista di successo, che ha studiato con il maestro Otto Steinert alla Folkwang School di Essen e alla Berkeley in California.
Lifes in cities, premiata all’ultima edizione di Les Rencontres d’Arles, è una retrospettiva che celebra la relazione tra densità umana e architettura urbana. In mostra 150 opere di Wolf da 6 sue celebri serie: dalla più recente Paris Rooftops (2014), alla serie di foto più famosa Tokyo Compression (2010-2013), ma anche Informal Solution (2003-2014), Architecture of Density (2003 – 2014) e Transparent City (2006) dedicate alla complessità delle città moderne, fino ai lavori che testimoniano i suoi primi anni di attività come fotografo documentarista.
L’obiettivo di Michael Wolf mette a fuoco la relazione tra struttura sociale e architettonica delle città. Scatti e progetti capaci di cogliere nelle complessità strutturali del paesaggio urbano tracce della densità di quello umano, come nella serie dedicata ai tetti di una Parigi al confine tra rappresentazione e astrazione.
La mostra Lifes in the cities, a cura di Wim van Sinderen e Alessandra Klimciuk, è realizzata dalla Fondazione Stelline in collaborazione con Fotomuseum Den Haag / The Hague Museum of Photography.
Accompagna la retrospettiva il catalogo “Michael Wolf Works” con testi di Marc Feustel, Jan-Philipp Sendker, Wim van Sinderen e dello stesso Michael Wolf.
10 maggio – 22 luglio 2018
Palazzo delle Stelline – Milano
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Life In Motion: Egon Schiele/ Francesca Woodman
10 years on from our acclaimed exhibition of Gustav Klimt, Tate Liverpool showcases the works of his radical protégé, Egon Schiele, alongside the sublime photography of Francesca Woodman.
Both artists are known for their intimate and unapologetic portraits, which look beneath the surface to capture their subjects’ emotions. Schiele’s (1890–1918) drawings are strikingly raw and direct. He had a distinctive style using quick marks and sharp lines to portray the energy of his models. Woodman used long exposures to create blurred images that captured extended moments in time. Her photographs can be surreal, humorous and at times painfully honest.
The close encounter between these two exceptional artists offers an intense viewing experience and a new perspective on their personal and powerful works.
This project is co-financed by the European Regional Development Fund through the Interreg Atlantic Area Programme with additional support from Tate Liverpool Members
24 May – 23 September 2018 – Tate Liverpool
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Dove nascono le idee. Luoghi e volti del pensiero nelle foto Magnum
Venerdì 25 maggio alle 16,30 nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia inaugura la mostra fotografica collettiva “Dove nascono le idee. Luoghi e volti del pensiero nelle foto Magnum”. L’esposizione, curata da Giulia Cogoli e Davide Daninos, realizzata con Magnum Photos e Contrasto in occasione del festival Pistoia – Dialoghi sull’uomo, si propone di continuare il percorso sul tema della nona edizione del festival di antropologia del contemporaneo “Rompere le regole: creatività e cambiamento” (25-27 maggio http://www.dialoghisulluomo.it).
L’esposizione, composta da 40 fotografie, ci permette di entrare nello studio di artisti, scrittori, architetti, registi, musicisti e di osservare il luogo in cui non solo le idee nascono, ma dove trovano anche i giusti strumenti per diventare tangibili. Fin dalla sua nascita, l’agenzia Magnum Photos ha raccolto reportage sui principali intellettuali del Novecento, ritraendo così le personalità, i luoghi e i comportamenti che hanno stimolato alcune fra le idee più rilevanti della storia della nostra cultura. In mostra possiamo così scoprire, fra gli altri, gli studi di Francis Bacon, Constantin Brancusi, Giorgio de Chirico, Albert Einstein, Alberto Giacometti, Ernest Hemingway, Frida Kahlo, Primo Levi, Giorgio Morandi e Pablo Picasso, ritratti attraverso lo sguardo di venti fra i più importanti fotografi Magnum, tra cui Werner Bischof, René Burri, Robert Capa, Elliott Erwitt, Herbert List, Inge Morath, Paolo Pellegrin e Ferdinando Scianna.
«Nei loro scatti, i fotografi di Magnum ci mostrano archivi di idee che, come polvere, si trovano depositate su tutti i libri, i mobili e gli strumenti di lavoro. Fotografare uno studio significa fermare queste idee mentre vorticano ancora nell’aria, permettendoci così di conoscere i processi invisibili di queste menti» affermano i curatori, Giulia Cogoli e Davide Daninos.
25 maggio – 1 luglio 2018 – Palazzo Comunale – Pistoia
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Prix Pictet Space
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia è stata scelta come sede ufficiale per la presentazione in Italia delle opere vincitrici e selezionate dal Prix Pictet, l’importante premio fotografico internazionale dedicato al tema della sostenibilità. Il Premio è assegnato annualmente da una commissione di altissimo livello presieduta da Kofi Annan, già Segretario Generale delle Nazioni Unite.
Il concetto di “sostenibilità” è stato declinato, per la settima edizione del premio in mostra a CAMERA, intorno al tema dello “spazio” inteso nelle sue varie accezioni, una visione volutamente ampia che ha portato i fotografi ad abbracciare i più diversi soggetti: la sovrappopolazione, la disputa territoriale, l’inquinamento atmosferico, lo spazio cibernetico, le malattie portate dal vento, gli uragani, così come la fragilità delle grandi aree selvagge del pianeta e la nostra tendenza a riempire lo spazio con spazzatura e molte altre cose.
I finalisti sono dodici fotografi di richiamo internazionale: Mandy Barker (Regno Unito); Saskia Groneberg (Germania); Beate Gütschow (Germania); Rinko Kawauchi (Giappone); Benny Lam (Hong Kong); Richard Mosse (Irlanda); Munem Wasif (Bangladesh), Sohei Nishino (Giappone), Sergey Ponomarev (Russia), Thomas Ruff (Germania), Michael Wolf (Germania), Pavel Wolberg (Russia).
Le opere di Richard Mosse, vincitore del Premio, saranno esposte a CAMERA insieme a quelle degli altri finalisti.
23 maggio – 26 agosto 2018 – Camera Centro Italiano per la Fotografia – Torino
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Stefano Cerio – Amusement Places
Mercoledì 6 giugno, alle ore 18, sarà inaugurata al Museo Pignatelli la mostra di Stefano Cerio Amusement Places. L’esposizione, curata da Denise Pagano, è promossa dal Polo Museale della Campania, diretto da Anna Imponente, in collaborazione con gli Incontri Internazionali d’Arte e lo Studio Trisorio.
La mostra riunisce per la prima volta una selezione di 30 opere di grande e grandissimo formato e due video in hd tratti dalle 5 serie di lavori sviluppati dall’artista su luoghi e architetture (più o meno effimere) per il gioco e il tempo libero.
Gli Acquapark (2010), le piste e gli impianti di risalita della serie Night Ski (2011),le navi da crociera della serie Cruise ship (2012), i luoghi di Chinese Fun (2013), le navi da crociera della serie Cruise ship (2014), e i parchi dei Night Games (2017) sono accomunati dal fatto di essere ripresi sempre in assenza di persone e quando non sono in funzione. Ciò crea una sensazione di disagio (uncanny) nello spettatore in cerca della riconoscibilità di questi luoghi sempre uguali eppure caratterizzati in modo diverso.
“Voglio catturare esattamente ciò che vedo in quel momento” – afferma Cerio – “uso le mie luci come strumento di costruzione dell’immagine, creo delle atmosfere che in realtà non esistono”.
1\250 di secondo è il tempo che Cerio usa per “tagliare qualsiasi luce ambiente” e proporre allo spettatore – secondo una prospettiva dettata dal ‘vero’ offerto dalla macchina – ciò che l’occhio umano non ha il tempo di percepire.
Questa condizione – come ha scritto Walter Guadagnini (Percorsi di Cerio in Vice Versa, Roma 2012) – “crea una sensazione di sospensione del tempo, una sorta di metafisica delle cose che allontana gli oggetti dalla realtà e li trasforma in apparizioni fantasmatiche. Là dove la fotografia topografica racconta il mutamento, la fotografia di Cerio racconta la sospensione. Inoltre, tutti questi luoghi vengono ripresi quando sono – nella percezione comune – invisibili (…). Cerio rivendica alla fotografia, con assoluta nonchalance, la capacità di rendere manifesto l’invisibile, ciò che è abitualmente sottratto agli occhi”.
6 giugno -15 luglio 2018 – Museo Pignatelli, Napoli
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Maurizio Galimberti
La FIAF, Federazione Italiana Associazione Fotografiche, associazione senza fini di lucro che si prefigge lo scopo di divulgare e sostenere la fotografia su tutto il territorio nazionale, nell’anno della ricorrenza del settantenario della sua fondazione, presenta la mostra fotografica antologica di Maurizio Galimberti, in esposizione da mercoledì 9 maggio a domenica 17 giugno 2018 presso la Fortezza del Girifalco di Cortona (Via Renato Bistacci). La mostra è organizzata nell’ambito del 70° Congresso Nazionale FIAF (Cortona, 9 – 13 maggio 2018), evento quest’anno gestito dalle Associazioni Cortona Photo Academy e Cortona On The Move.
Maurizio Galimberti, oggi considerato il massimo esponente italiano di quella corrente artistica che utilizza la fotografia istantanea per esprimere la propria creatività, espone per la prima volta in più di trent’anni di carriera 100 fotografie originali provenienti dal proprio archivio e da Collezioni private. Le fotografie esposte, tutte realizzate con il sistema Polaroid di fotografia istantanea, sono tra le più rappresentative della sua produzione.
Tipici i mosaici che hanno la particolarità di proporre il soggetto fotografato in composizioni dal formato esterno regolare, quadrato o rettangolare, composte da tante tessere o tasselli, tutti della stessa dimensione, ma di numero variabile tra un’opera e l’altra. In ognuna delle tessere viene riprodotta una parte, un frammento del tutto: nel caso specifico del ritratto, utilizzando un accessorio che permette scatti a distanza ravvicinata, ognuno dei tasselli accoglie un particolare del soggetto. L’abilità di Galimberti consiste nello scegliere la sequenza delle inquadrature, attentamente programmata, e nell’accostare le varie parti. In questo modo vengono messi in evidenza i tratti più significativi e la personalità del personaggio ripreso, rompendo la continuità visiva di volumi e proporzioni.
In mostra, oltre ai ritratti, luoghi, architetture e studi a mosaico, anche i “ready made”: qui Galimberti non si limita ad utilizzare oggetti di uso comune prelevati dal loro contesto quotidiano e proposti come opera d’arte senza ulteriori interventi da parte dell’artista, ma si spinge oltre. Fotografa un particolare con la polaroid, lo manipola con varie tecniche e sovrappone l’immagine all’originale.
“Una caratteristica di Galimberti è la sua attitudine a farsi coinvolgere dalla visione delle opere prodotte da artisti appartenenti a correnti dell’inizio del Novecento, quelle che rivoluzionarono il concetto di produzione dell’opera e i suoi valori. Il mondo artistico di Galimberti, – scrive Claudio Pastrone, direttore del Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena e curatore della mostra – è fatto di provocazioni: niente di quello che produce è come ce lo immagineremmo prima di vedere il suo lavoro, tutto quello che produce ci stupisce, ci emoziona, ci affascina”.
La mostra di Maurizio Galimberti è inserita nella cornice della Fortezza del Girifalco sede principale delle mostre del 70° Congresso FIAF e dell’evento Cortona FotograFIAF, che racchiude anche le mostre di: Stefania Adami, Nino Migliori, Vasco Ascolini, Filippo Venturi, Matteo Ballostro, Michele Crameri, Antonella Monzoni e Augusto Cantamessa. In mostra anche immagini del contest fotografico “Per Amore” promosso da UNHCR.
Durante il 70 Congersso Nazionale FIAF, la Federazione presenterà in anteprima il volume della collana Grandi Autori della Fotografia Contemporanea 2018 dedicato quest’anno proprio a Maurizio Galimberti.
Dal 9 maggio al 17 giugno – Fortezza del Girifalco – Cortona
Larry Fink: Now!
Larry Fink: Now! è il titolo del progetto che Spazio Labo’, in collaborazione con l’Artiere e con media partner Grafiche dell’Artiere e Fina Estampa, ha deciso di produrre, curare e ospitare all’interno della galleria di Strada Maggiore 29.
Larry Fink torna a Bologna a distanza di un anno per lavorare a un progetto work in progress e, proprio in questa occasione, fa di Spazio Labo’ il suo laboratorio personale, una residenza artistica che unisce una mostra inedita dedicata alle Women’s March viste da Fink e la possibilità di vederlo all’opera, con immagini nuove scattate durante il soggiorno bolognese.
Fink ha seguito le marce delle donne a Washington nel 2017 e a New York nel 2018 con la curiosità che caratterizza ogni sua immagine. Quello che vediamo non è la cronaca di uno dei fenomeni di protesta più significativi degli ultimi anni, è “la versione di Larry”, la messa in pratica dell’arte dell’improvvisazione visiva, un tentativo di comprendere l’altro e di esprimerlo nei confini di una fotografia. Una buona pratica che Larry applica in ogni circostanza ma che qui risulta ancora più coerente proprio per le motivazioni che hanno dato origine alle marce, un desiderio di riconoscimento e di uguaglianza, la volontà di essere viste.
A queste immagini, si affiancheranno gli scatti che Fink produrrà durante la residenza bolognese, incursioni nella vita cittadina che verranno esposti all’interno della galleria di Spazio Labo’, un progetto in fieri destinato a mutare ed evolversi per tutta la durata del soggiorno di Larry Fink a Bologna (2-22 maggio), un’occasione unica per vedere all’opera un grande maestro della fotografia americana contemporanea.
Dal 10 al 22 maggio, seguendo l’hashtag #larryfinknow, si potrà rimanere aggiornati in tempo reale sulla residenza in corso di Fink e sulle nuove stampe che di volta in volta verranno prodotte dal laboratorio di Spazio Labo’ e che andranno a confluire nella mostra allestita in galleria, in una parete dedicata al lavoro in progress su Bologna.
Dal 10 maggio al 22 giugno 2018 – Spazio Labo’ | Photography – Bologna
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L’Italia di Magnum. Da Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin
Nelle sale del Museo Diocesano sono proposte al pubblico 130 immagini di venti tra i più importanti maestri della fotografia del XX secolo. Curata da Walter Guadagnini, la mostra, che si avvale del patrocinio del Comune di Milano e del sostegno di Rinascente, celebra i settant’anni dalla fondazione di Magnum Photos grazie a un racconto visivo che attraversa la cronaca, la storia e il costume del nostro Paese dal dopoguerra a oggi. Dall’Italia degli anni Trenta testimoniata da Henri Cartier-Bresson alle immagini di Robert Capa sull’Italia alla fine della Seconda guerra mondiale, dalla Sicilia di Ferdinando Scianna al turismo di massa di Martin Parr (sua la foto qui proposta) si giunge sino ai giorni nostri con la vita nelle discoteche romagnole di Alex Majoli e con lo sguardo di Paolo Pellegrin sulla folla in piazza San Pietro durante la veglia per la morte di Papa Giovanni Paolo II.
dal 9 maggio al 22 luglio – Museo Diocesano – Milano
Luigi Ghirri – The Map and the Territory
“I didn’t want to create PHOTOGRAPHS, but MAPS, PLANS that at the same time were meant to be photographs.” (Luigi Ghirri)
Italian photographer Luigi Ghirri (1943–1992) ranks among the trailblazers of European colour photography. The exhibition at Museum Folkwang is the first extensive presentation of Ghirri’s oeuvre in a museum outside of his native Italy.
In his oeuvre, the artist, who had trained as a surveyor, focused on landscapes, still lives and architectural themes – mostly from his home region of Emilia Romagna. He addressed the relationship humans have with their natural and artificial surroundings with perspicacity and a hint of irony. He thus not only reflected the cultural changes of his day, but also the shifts in modes of depiction and representation that were part and parcel of these.
The exhibition looks at the phase when Ghirri was at his photographically most productive, the 1970s, and highlights his striving for a renewal in photography. The period exemplifies his exceptionally conceptual approach to the medium, while still allowing Ghirri the thinker and essayist to have a say.
Ghirri’s small sized photographs, for the most part printed on matt paper, often resemble film sequences and are characterized by subdued colours. Ghirri had an inimitable sense of colour, space and light, as well as an almost unprecedented knack of humorously visualizing the “commonplace” and making it accessible to a new level of perception.
Curated by James Lingwood, the exhibition at Museum Folkwang takes its cue from the large monographic show held in Parma in 1979 and arranged to specifications by Luigi Ghirri. Around 300 photographs, subdivided into 15 work groups, reveal the broad range of themes Ghirri addressed in the 1970s.
May 4 – July 22, 2018 – Folkwang Museum – Essen
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Charles March – Fotografie 1980-2017
La Galleria del Cembalo ospita per la prima volta in Italia un’importante selezione di opere di Charles March, Duca di Richmond, patron del percorso automobilistico di Goodwood, personalità di fascino internazionale ma, soprattutto, fotografo di straordinaria inventiva, dal virtuosismo della fotografia pubblicitaria alla più recente e originale ricerca d’autore, come raccontano le 90 fotografie in mostra, molte inedite e di grande formato, divise in due sezioni speculari per rigore formale e qualità.
Charles March nasce nel 1955 e a 12 anni si avvicina alla fotografia. Ad attrarre il suo obiettivo è la bellezza della tenuta di famiglia, tra boschi, campi e alberi secolari. Spirito indipendente, a 16 anni March lascia il college di Eton – “non ci piacevamo a vicenda”, commenta – e, grazie a un incontro fortuito con il regista Stanley Kubrick, partecipa alla realizzazione di uno dei suoi capolavori, Barry Lyndon. La fotografia, che March utilizza per documentare le possibili ambientazioni del film, paesaggi, dimore, oggetti, diventa il mezzo di espressione ideale. Dinamica, libera, quasi un’autobiografia. Tanto che Charles, diciottenne, si ritrova in Africa per quasi un anno, a fianco di un’organizzazione umanitaria.
Il ritorno a casa è segnato dalla scelta di una nuova vita, professione fotografo, e un diverso cognome, Charles Settrington, firma che presto diventa familiare nelle più famose agenzie pubblicitarie, per le quali il fotografo realizza campagne di notevole successo e complessità tecnica, presentate per la prima volta nella mostra romana come “opere originali”, testimonianze di un’epoca e di un fare fotografia ineguagliabile.
Omaggio al tema della natura morta, l’immagine Shadows, realizzata per Osborne & Little, viene inserita nella mostra del Centre Pompidou dedicata alle migliori cento immagini pubblicitarie dal 1930 al 1990. Tra i molti premi, Charles Settrington ha ricevuto la medaglia d’argento dell’Association of Fashion and Advertising Photographers, il più alto riconoscimento della stampa britannica.
Ma, verso la fine degli anni ’90, lo spirito di elegantissima ribellione torna a farsi sentire e, in parallelo alle nuove responsabilità di famiglia e al lancio del circuito automobilistico di Goodwood, Charles March, lasciata la fotografia pubblicitaria, ritrova la piena libertà espressiva in una ricerca d’autore che unisce le passioni di sempre: originalità, individualità, velocità. Non più banco ottico e messa a fuoco perfetta, non più art director e clienti ma, al loro posto, l’incredibile energia della natura, la sua ricchezza cromatica, la sua riverberante empatia.
Charles March ritrova lo stupore di fronte alla natura che circonda la sua meravigliosa residenza nel Sussex e, grazie alla nuova tecnologia digitale, si immerge nel flusso vitale del paesaggio. A guidarlo, due tradizioni pittoriche lontanissime tra loro, la scuola inglese di acquarello e il Manifesto Futurista di Filippo Marinetti: la grazia settecentesca, come un pennello che dipinge la tela, e il dinamismo del Novecento, che coglie il ritmo fluido della modernità.
La mostra presenta una selezione di opere “in movimento”, tratte dalle principali serie, anzitutto Nature Translated, del 2012, punto di svolta dalla precisione delle nature morte degli anni ’90 a una nuova scioltezza fisica ed emotiva, quindi Abstract & Intentional, Seascape, e l’inedito omaggio all’isola scozzese di Jura, nelle Ebridi, già amata da George Orwell per la forza e l’intensità dei paesaggi tra terra, cielo e acqua. Per l’occasione verrà presentato un volume, edito da Distanz, a quattro mani, dialogo tra le fotografie di Charles March e i versi del poeta scozzese Ken Cockburn, invitato personalmente per questo progetto.
Le opere di Charles March sono state esposte a San Pietroburgo, al Palazzo di Marmo, a Mosca, in occasione della Biennale di Fotografia, a Londra, presso la Somerset House e la Hamilton’s Gallery, e a New York, presso la Galleria Venus over Manhattan.
dal 25 maggio al 30 giugno 2018 – Galleria del Cembalo – Roma
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[SPACE] Street. Life. Photography – SEVEN DECADES OF STREET PHOTOGRAPHY
The urban space – the city life that we directly experience – is one of the most fascinating subjects in photography. The exhibition [SPACE] Street. Life. Photography. Seven Decades of Street Photography in the House of Photography at the Deichtorhallen Hamburg encompasses some 50 photographers with around 350 works that will be shown during the Triennial of Photography in Hamburg under the theme “Breaking Point/Space”. The exhibition marks a breaking point in street photography: all the participating photographers have long since emancipated themselves from Cartier-Bresson’s “decisive moment” and continued to pioneer new approaches to the genre.
Masters of street photography such as Diane Arbus, Robert Frank, Lee Friedlander, William Klein, and Martin Parr will be presented alongside young international artists such as Maciej Dakowicz, Mohamed Bourouissa, Ahn Jun, Doug Rickard, and Harri Pälviranta. The exhibition will be divided into seven thematic groups: Street Life, Crashes, Public Transfer, Urban Space, Lines and Signs, and Anonymity and Alienation.
8 JUNE − 21 OCTOBER 2018 AT THE HOUSE OF PHOTOGRAPHY – Hamburg
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Back to black – Enzo Sbarra
Dal 24 maggio al 29 giugno 2018, la Galleria B4 di Bologna ospiterà la mostra personale di Enzo Sbarra, “Back to Black”, curata da Marco Testa, dove saranno protagoniste circa venti fotografie elaborate con una tecnica mista proponendo un’esposizione originale e autentica.
Enzo Sbarra è il fotografo che ha immortalato Herman Nitch, massimo esponente dell’azionismo viennese, così come Marina Abramović e Gina Pane elaborando negli anni le proprie immagini in forma quasi ossessiva creandone icone della memoria cittadina.
Ritrattista di managers, artisti, registi, architetti, scrittori in Italia, Stati Uniti, Francia e Brasile, è inoltre fotografo per l’agenzia Grazia Neri, nonchè fotografo pubblicitario. Da circa dieci anni partecipa a mostre come artista visivo.
In “Back to Black” l’artista ripercorre un suo precedente studio sulle nature morte seicentesche napoletane come quelle realizzate da Giacomo, Giovanni Battista e Giuseppe Recco. Da questo percorso Enzo Sbarra fa emergere il “vero” dall’oscurità in una forma intima e sussurrata. I quadri sono fotografie impresse nella memoria, opere classiche che svelano nella tecnica la loro contemporaneità: sono archetipi di un rapporto con la Natura che l’uomo ha perduto e residui di una condivisione smarrita, dove l’unica traccia animale è solo una pelle svuotata.
Le opere dell’artista invitano a riscoprire gli intensi profumi di una natura morta quotidiana, favorendo un nuovo recondito dialogo con la Natura.
Dal 24 maggio al 29 giugno – Galleria B4 – Bologna
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Willy Ronis par Willy Ronis
L’espace culturel du 20e accueille une exposition événement consacrée au photographe du Paris populaire du XXe siècle et véritable monument de son art, Willy Ronis.
Willy Ronis par Willy Ronis, vous fera voyager au fil du temps dans l’œuvre considérable du photographe qui a magnifié Belleville et Ménilmontant.
Ses textes accompagneront son regard et vous guideront des rues pavées du Paris populaire jusqu’à la vie la plus intime des gens dont il a tant aimé capturer l’essentiel.
Ses quelque 200 clichés montrent l’engagement humaniste de l’artiste et permettent de découvrir ou de redécouvrir cette époque qui nourrit, encore aujourd’hui, notre imaginaire collectif.
Cette exposition trouve naturellement sa place au Pavillon Carré de Baudouin, là où la culture se veut aussi accessible au plus large public que possible.
Outre les 200 photographies exposées, réalisées entre 1926 et 2002, le public pourra également feuilleter les albums à partir de bornes composées de tablettes interactives.
Par ailleurs, une série de films et de vidéos réalisés sur Willy Ronis seront projetés dans l’auditorium selon une programmation particulière. Une occasion unique d’entrer de plain-pied dans l’univers personnel de l’artiste.
Le commissariat de cette exposition est assuré par Gérard Uféras, photographe, co-exécuteur testamentaire et garant du droit moral de Willy Ronis, et par Jean-Claude Gautrand, photographe, journaliste et historien de la photographie française.
Du 27 avril au 29 septembre – Pavillon Carré de Baudouin – Paris
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La Famiglia in Italia
La FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche – associazione senza fini di lucro che si prefigge lo scopo di divulgare e sostenere la fotografia su tutto il territorio nazionale – annuncia la mostra fotografica del nuovo grande progetto nazionale “La Famiglia in Italia” che verrà inaugurata sabato 16 giugno 2018 al CIFA, Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena (Via delle Monache 2), a partire dalle ore 17,30. La mostra rimarrà poi aperta fino a domenica 9 settembre 2018. All’inaugurazione parteciperanno la Vice Presidente della Regione Toscana ed Assessore alla Cultura Monica Barni e il Sindaco di Bibbiena Daniele Bernardini.
Lo scopo del progetto LA FAMIGLIA IN ITALIA è quello di documentare e interpretare la famiglia italiana contemporanea alla luce delle trasformazioni epocali che hanno riguardato i diversi ruoli dei suoi componenti, le identità sessuali, le esigenze economiche, il ruolo della donna, la presenza di immigrati e italiani di nuova generazione e molti altri aspetti che modificano continuamente un’idea di famiglia che per molti anni era apparsa congelata nelle sue statiche certezze.
Se l’articolo 29 della Costituzione Italiana afferma che “la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio”, è lecito domandarsi l’attualità dell’affermazione: le trasformazioni sociali hanno messo in discussione sia l’esistenza di un’unica forma naturale di famiglia, sia il matrimonio come suo istituto fondativo per eccellenza. Dalle famiglie allargate fine alle coppie di fatto e le unioni civili, le nuove famiglie si presentano in maniera poliforme: Cosa è dunque oggi famiglia? Partendo da tale interrogativo, la ricognizione fotografica collettiva della FIAF ha inteso esplorare e rappresentare la famiglia italiana in tutte le sue declinazioni, tracciandone i nuovi confini. Ogni Autore ha affrontato la tematica del progetto partendo dalla propria esperienza personale, con uno sguardo intimo verso la realtà della propria condizione affettiva, oppure ha voluto aprirsi al racconto delle famiglie degli altri, senza alcuna preclusione linguistica.
Il progetto ha incoraggiato la ricerca della molteplicità e delle specificità familiari, chiarendo che per famiglia italiana si doveva intendere la famiglia che vive stabilmente in Italia, indipendentemente dalla nazionalità di origine dei suoi componenti. I campi di indagine hanno riguardato tematiche classiche come la nascita della coppia, le modalità di convivenza, il rapporto con l’esterno e gli equilibri interni, i figli o la loro mancanza, il rapporto tra fratelli, i rapporti con i genitori e con gli anziani, le risorse condivise (la casa, i mezzi di spostamento, etc.), gli spazi privati della famiglia e del singolo, le affinità, i vincoli, i rapporti tra padre/madre e figli, il ruolo dei nonni e degli zii, insieme a tematiche relativamente nuove quali l’omosessualità e la riproduzione assistita, la discriminazione, il ricorso alle terapie di sostegno, le famiglie allargate, quelle mono-genitoriali, le famiglie cosiddette “miste”, le comunità, le case famiglia e tutto quanto la sensibilità e la ricerca degli Autori fotografici potesse portare a scoprire nei mille universi dei nuclei famigliari contemporanei.
A partire dalla nascita del progetto, nel marzo 2017, gli iscritti sono stati quasi 1200, 742 dei quali hanno inviato le loro opere per la selezione. Delle 12.780 immagini arrivate sono stati selezionati 313 Autori con un totale di circa 1.300 fotografie, in rappresentanza di diciassette Regioni italiane.
Le immagini prodotte mostrano complessità e articolazione di rapporti, affetto e solidarietà. La famiglia appare prevalentemente sana e robusta, frutto di scelte ponderate e resistente nelle difficoltà. Ma non mancano accenni a un lessico meno famigliare e più esistenziale, come quello del singolo per scelta, per necessità, per ritorno o per anzianità.
LA FAMIGLIA IN ITALIA non è però solo un’esposizione fotografica, bensì un più grande lavoro di ricognizione fotografica che comprende anche la pubblicazione di un catalogo della mostra nazionale di Bibbiena contenente tutte le opere esposte, la pubblicazione di un libro delle mostre locali contenente una selezione delle immagini esposte nelle mostre locali diffuse in tutto il territorio nazionale e 100 mostre locali che verranno inaugurate in contemporanea con la mostra di Bibbiena.
da sabato 16 giugno a domenica 9 settembre 2018 – : CIFA, Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena
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The Universe Makers – Bianca Salvo
L’ARCHIVIO E’ UN SOLO OCCHIO
mostra e testo a cura di Federica Landi
Scrivere la storia della civiltà Occidentale è un affare da superpotenze. E’ un copione ricco di miti e di conquiste e le grandi battaglie contemporanee -lo sanno bene gli americani- si combattono a suon di immagini. In seguito ai conflitti mondiali era chiaro sia alla Russia che all’America che la nuova sfida si sarebbe dovuta compiere là fuori, oltre lo spazio conosciuto, su un pianeta fantasticato dall’uomo di tutti i tempi. Servivano non solo scienziati temerari, matematici raffinati, ingegneri e fisici che potessero spingere la tecnologia oltre i limiti gravitazionali; era necessario anche un occhio nuovo che potesse registrare i territori inesplorati e che riportasse sulla Terra l’immagine di se stessa. E fu così che la NASA mise in cantiere l’occhio digitale.
Qualsiasi video o immagine che catturiamo con le attuali macchine fotografiche e smartphone nasce in principio nei laboratori della NASA. La maggior parte dei sensori digitali dei nostri piccoli dispositivi sono i figli di quella tecnologia pensata per documentare le missioni interplanetarie. Le immagini, ormai a noi così familiari, dell’Universo, dell’uomo sulla Luna, della Terra e delle stelle provengono dall’archivio del laboratorio americano. Una della più famose fotografie catturate dal telescopio spaziale Hubble, ci mostra colonne di gas interstellare e polveri visibili nella nebulosa Eagle e titola ‘I Pilastri della Creazione’. L’archivio fotografico della NASA è a tutti gli effetti un capolavoro epico in cui per la prima volta l’Universo viene materialmente creato, non solo immaginato, per i nostri occhi.
The Universe Makers di Bianca Salvo è un progetto che ci porta nel cuore di quell’ archivio che in realtà è un occhio, quello Occidentale, lanciato nello Spazio. Le fotografie storiche che l’artista seleziona e ci ripresenta a prima vista ci confortano: sono immagini compiacenti di astronauti, pezzi di tecnologia avveniristica e corpi celesti di ogni genere a cui noi rispondiamo con grande complicità e familiarità. Ad un’osservazione più attenta si comincia tuttavia ad intuire la presenza di una falla che ci spinge subdolamente nel territorio del dubbio. Quando non è più possibile separare l’informazione contenuta nell’immagine dalla sua aura mitologica comprendiamo che non è la neutralità dei fatti ciò a cui ci atteniamo. Non è più l’attestazione dell’evento ma lo spettacolo della sua messa in scena ciò che cerchiamo. Non è solo il dato oggettivo della scienza ciò a cui crediamo bensì alla sua promessa di conquista di nuovi mondi.
Quale narrativa si crea quando il potere persuasivo dei mass media e quello ordinatore della scienza si sovrappongono prendendo la forma dell’archivio storico?
A quale verità e a che modello di civiltà crediamo quando scegliamo il progresso scientifico e tecnologico come religione? Un’ immagine ricorrente in The Universe Makers è quella di folle di uomini e donne a testa in sù intenti a scrutare la volta del cielo non più in attesa di un segno divino o di una forza naturale, ma di una manifestazione umana. Allo stesso modo chiunque consulti le immagini dell’archivio della NASA, sia quelle storiche che quelle delle più recenti missioni su Marte, dovrebbe ricordarsi che è alla presenza di una ricostruzione dei fatti di matrice culturale, in cui realtà e fantascienza coincidono. Quando parliamo della storia dell’uomo nello Spazio e fantastichiamo su possibili insediamenti su Marte lo facciamo attraverso il filtro occidentale. Quando guardiamo il cielo e immaginiamo mondi possibili stiamo guardando un cielo Americano. Quando crediamo di vedere oltre i nostri occhi, noi vediamo con un occhio solo: l’occhio Americano.
9.6 – 30.6.2018 – Fonderia 20.-9 – Verona
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grazie per le preziose indicazioni!