Scegliere il target giusto per la nostra fotografia

Ciao, come state?

Oggi vi propongo uno stralcio del mio libro “Storytelling a chi?” che sono andata a cercare a seguito di una discussione con un mio alunno, spero possa servirvi, ciao

Sara

Be the bee body be boom – est west – Sara Munari – New York

Target, a chi interessa la mia storia?
Pensate che strano, ci sono persone che sono interessate a vedere le nostre fotografie…non sembra vero, ma è così, qualcuno è interessato davvero, ci segue e ci stima. Questo avviene a livelli differenti, per ognuno di noi!
I canali attraverso i quali far passare i nostri progetti sono davvero molti e dipendono dagli ambiti nei quali ci muoviamo.
La scelta del vostro target deve riflettere la vostra identità.
A chi rivolgerai le vostre storie?
Giornali, pubblicazioni on line, gallerie, agenzie giornalistiche, critici, gli amici del circolo fotografico, la famiglia, gli amici ecc.
Vi siete mai fermati a pensare quanto questo termine significhi davvero per voi ?
Una buona definizione potrebbe essere: il target è quel gruppo di persone a cui rivolgere le vostre storie, che può seguirvi nel tuo percorso di fotografo, che acquisirà fiducia in voi e nelle vostre capacità di esprimervi fotograficamente. Il vostro target, può anche alimentare i guadagni, è interessato in ciò che fate, ha un bisogno di voi e del vostro prodotto, per documentarsi, per vendere, per conoscere cose che grazie a voi, può vedere, ma che fino a quel momento non conosceva. Quello che, in poche parole, nel tempo dovreste fidelizzare, che parla bene di voi, che costruisce la vostra reputazione e che vi accompagna in quello che fai.
Una volta che avete capito a chi rivolgervi, passate a studiare bene il tuo potenziale spettatore/acquirente.
Perché è importante scegliere il target giusto?
Le vostre storie non piaceranno a tutti, non tutti le troveranno interessanti, utili o vendibili. Ma se non direzionerete il vostro lavoro, che sia per gli amici o per una testata nazionale, farete un grave errore.

Mi spiego meglio. Facciamo finta che vogliate aprire un negozio di scarpe: senza una scelta preliminare del target finireste con l’acquistare decina o centinaia di scarpe e scarpette diverse, con la presunzione di accontentare il più grande numero di persone, e sapete quale effetto raggiungereste? Puntualmente l’ opposto di quello desiderato.
Certo, magari nel negozio entrerebbero tanti curiosi, attratti dalla possibilità di trovare tutto quello che cercano, ma non riuscireste a soddisfare tutti e rimarreste con tanta, tanta merce in magazzino.
Come fareste a soddisfare chi cerca le scarpe da calcio e quelle per un matrimonio in grande stile?
Lasciate stare, datemi retta, cercate di direzionare il lavoro, ancor prima di cominciarlo, anche perché una modalità come quella sopracitata vi allontanerebbe dalla possibilità di essere cercati da quelli “giusti”, proprio perché trattate spesso determinati argomenti, in un determinato modo, soprattutto per chi vorrebbe vivere di fotografia.
Non vi resta che decidere: preferite rivolgervi alla sposa o allo sportivo?
Il vostro lavoro, come abbiamo già detto, rappresenta voi stessi, i vostri pensieri, le vostre azioni. Fotografare vuol dire (anche) parlare a un pubblico, un target di pubblico.
Ci sono almeno altri due importanti motivi che consigliano un’ accorta scelta del vostro target :

  1. Comunicare al pubblico giusto significa parlare a chi potenzialmente interessato a quello che produci. E parlare a un pubblico attratto preannuncia l’aumento delle probabilità di convertire gli spettatori in potenziali clienti (per chi è interessato alla vendita)
  2. Specializzarvi vi consentirà di diventare riconoscibili agli occhi degli spettatori, che vi cercheranno ancora successivamente, se coinvolti prima.

10 pensieri su “Scegliere il target giusto per la nostra fotografia

  1. Argomento certamente interessante; chi è interessato a raccontare storie con la propria fotografia, troverà certamente utile tutta la serie di consigli dettagliati sia in questo articolo che negli altri presenti nel sito, con la tematica “Storytelling”.

    Nella lettura degli stessi articoli, tuttavia, si può avere l’impressione che ci sia quasi una “logica conseguenza” tra fare Fotografia e doverla per forza “raccontare” ad altri…
    …come sappiamo, invece, si può fare (certamente) Fotografia per “dire” qualcosa, per “comunicare” con qualcuno o “raccontare” le proprie storie ad altri (e in articoli che trattano di “Storytelling” è logico che si sviluppi questo aspetto)…

    …ma si può benissimo fare Fotografia senza voler dire o comunicare alcunché.

    Questo non significa che la Fotografia di chi non ha interesse a “raccontarla” non sia una buona Fotografia (o ottima o eccellente), non significa che quella Fotografia non “parli”, non “comunichi” o non “racconti” o “trasmetta” emozioni, (o comunque che non abbia tutto il potenziale, anche se non finalizzato a quello scopo, per “parlare”, “comunicare”, “raccontare” ecc.) assolutamente, anzi…

    … significa semplicemente che l’autore non ha realizzato la propria Fotografia con quello scopo; il suo interesse per la Fotografia e l’uso stesso del mezzo fotografico che ne fa l’autore, parte da altre motivazioni che non sono quelle di “dire”, “raccontare”, “vendere”, “comunicare”, “apparire” ecc. ecc.
    La fotografia è “anche” un linguaggio che può essere comunicazione e può nascere in molti casi per raccontare storie, ma non è “solo” quello…

    …si può fare Fotografia senza per forza voler dire o comunicare alcunché.

    • Buongiorno Walter, la fotografia è sempre racconto di qualcosa, ogni fotografia comunica qualcosa e comunicare significa parlare e per parlare ci vuole qualcuno che ascolti e se ascolta è perchè qualcosa gli hai raccontato, anche se il tuo intento non è quello.

      • Buongiorno Sara,
        scusa, ma trovo questa tua risposta un po’ troppo semplicistica…
        Te l’ho già scritto io nel mio commento il fatto che anche la fotografia di chi l’ha realizzata senza l’intenzione di raccontare o comunicare… può essere grande fotografia, profonda, interessante e capace di parlare, raccontare e suscitare emozioni.
        Il tema, in risposta al tuo articolo, che ho introdotto con il mio commento è un altro…
        Riporto qui un paio di passaggi:

        “Nella lettura degli stessi articoli, tuttavia, si può avere l’impressione che ci sia quasi una “logica conseguenza” tra fare Fotografia e doverla per forza “raccontare” ad altri…
        …come sappiamo, invece, si può fare (certamente) Fotografia per “dire” qualcosa, per “comunicare” con qualcuno o “raccontare” le proprie storie ad altri (e in articoli che trattano di “Storytelling” è logico che si sviluppi questo aspetto)…

        …ma si può benissimo fare Fotografia senza voler dire o comunicare alcunché.”

        Ora, a parte il fatto che nella tua risposta parti da una condizione che non è scontata…
        …sarebbe curioso sapere, infatti, come il “se qualcuno ascolta è perché qualcosa gli hai raccontato” possa succedere se le tue fotografie non le ha mai viste nessuno…

        …ma il tema è che non è detto che per fare Fotografia si debba per forza partire da qualcosa da raccontare…

        È come con il pensiero di Denis Curti, che teorizza che “per fare Fotografia devi avere qualcosa da raccontare, se non hai una storia, non hai nulla e non vai da nessuna parte”

        Questo non è assolutamente vero ed è anche poco corretto scriverlo (perché potrebbe influenzare chi fotografa e chi comincia a farlo).

        Come ho scritto:

        Si può benissimo fare Fotografia (anche grande Fotografia, profonda, interessante ed emozionante) senza per forza voler dire o comunicare alcunché.

        Non sei d’accordo?

      • Ciao, no, non sono d’accordo. Se si decide di scattare una foto, volenti o no, si racconta SEMPRE qualcosa. Quindi l’inghippo sta nella consapevolezza di questa affermazione. Se poi a chi scatta non interessa raccontare, ciò non significa che non lo faccia. Inoltre quando dici : Si può benissimo fare Fotografia (anche grande Fotografia, profonda, interessante ed emozionante) senza per forza voler dire o comunicare alcunché. PROFONDA, EMOZIONANTE E INTERESSANTE, per chi? Se non vuoi comunicare che la tua foto è PROFONDA, EMOZIONANTE E INTERESSANTE, perchè scatti? Certo, riferito questo concetto al mondo contemporaneo, dove più che la comunicazione attraverso le immagini, interessa maggiormente il produrre e simultaneamente condividere su un social, sembra strano pretendere, da fruitore, che tu abbia qualcosa da dirmi, altrimenti perchè fai vedere le tue immagini? Se non hai niente da dire consapevolmente, perchè parli? lo faresti in un dibattito a voce con un interlocutore reale?

  2. Allora: entrando nel merito, hai messo parecchie cose in pista, e ti rispondo volentieri:
    Parto con il dirti che se non sei d’accordo, va bene lo stesso, non sono certo qui per cercare di farti cambiare idea.
    Vedo però, che (parere personale) non hai ancora centrato il punto.
    Intanto, insisti sul fatto che se si scatta volenti o nolenti si racconta qualcosa…
    …e già questa affermazione è fuori fuoco, o meglio, fuori tema.
    Ti ho già detto che è chiaro che se un fruitore (anche casuale e non cercato) vede una tua fotografia questa gli racconta e trasmette qualcosa…quindi esci per favore da questo tunnel dove ti sei infilata perché non è questo il tema e su questo siamo tutti d’accordo.
    Ora, a parte che è curioso sapere come fanno a trasmettere qualcosa immagini che nessuno ha mai visto o che nessuno vedrà mai…ma anche questo non è il punto.
    La frase che ti ho scritto è:
    Si può benissimo fare Fotografia senza per forza voler dire o comunicare alcunché.
    Quindi (traducendo): le tue immagini possono raccontare moltissimo, possono incantare ed emozionare tutto il mondo, ma tu non le hai realizzate per questo.

    Quindi si può fare benissimo Fotografia SENZA PER FORZA VOLER DIRE O RACCONTARE ALCUNCHÉ.

    Poi se capita che qualcuno… come qualche amico che le ha volute vedere (LUI le ha volute vedere) a seguito di un dibattito sulla fotografia…te le chiede per farci una mostra, o per organizzare un incontro con l’autore (dove tu, allora e solo allora, ti presti, perché te lo chiedono, a comunicare e trasmettere), allora le tue fotografie (anche se solo il 2% di quello che hai realizzato) esprimono verso gli altri il loro potenziale, e comunicano, parlano, raccontano, trasmettono emozioni, ecc…
    …il punto però rimane:

    Tu hai fatto Fotografia SENZA VOLER DIRE O RACCONTARE NIENTE A NESSUNO.

    Se poi è successo che hai fatto mostre e incontri con l’autore in giro per l’Italia è successo perché qualcun altro te lo ha chiesto ma comunque le tue motivazioni nel fare fotografia erano altre e la volontà di raccontare alla gente era (ed è) inesistente.

    E qui, veniamo alla tua domanda:
    “Se non vuoi comunicare che la tua foto è PROFONDA, EMOZIONANTE E INTERESSANTE, perchè scatti?”

    Ecco il punto: tutto parte dal “Perché si fa fotografia?”

    Ognuno ha le sue motivazioni e non è né matematico, né scontato che si scatti per raccontare qualcosa.

    Io, per esempio, faccio Fotografia da 46 anni (Febbraio 1977) e non ho mai fatto fotografia con lo scopo di raccontare o comunicare qualcosa, mai.
    Anche se, logicamente capita di contemplare altri generi, in questi 46 anni la mia fotografia è stata dedicata soprattutto alla “Street Photography” ma non per comunicare o raccontare, la mia fotografia non parte infatti da una storia…parte dalla “vita”…
    … è quello che mi interessa…vivere la vita con un’intensità diversa… vederla, sentirla, abbracciarla, fermarla…in una parola “viverla” appunto…
    …fermare quell’attimo, dell’incredibile, insostituibile, incontestabile, indubitabile attimo in cui si condensa un autentico momento di vita…in cui si condensa il passare del tempo…o, filosoficamente parlando…il nostro passare attraverso il tempo.

    Quello che avviene dopo lo scatto a me interessa poco e niente…guardo il rullino appena estratto dalla fotocamera (perché io scatto ancora tutto a pellicola in bianco e nero, e sviluppo e stampo ancora personalmente in camera oscura) come un qualcosa di finito, lo stimolo fotografico passa oltre e va al prossimo scatto.

    Poi sviluppo i rullini, certo.
    Poi stampo delle fotografie, sicuro.
    Poi archivio tutto nel migliore dei modi, assolutamente.

    Ma tutto questo è propedeutico per rivivere in futuro un piccolo surrogato delle emozioni provate al momento dello scatto…MAI per raccontare o comunicare ad altri.
    Se succede (e quando succede) è perché me lo chiedono, MAI perché quello era lo scopo.
    Infatti, non ho un sito, né un blog, ne pubblico immagini in internet…tutto questo, non mi interessa.

    Per rispondere poi alla tua ultima domanda:
    “Se non hai niente da dire consapevolmente, perchè parli? lo faresti in un dibattito a voce con un interlocutore reale?”

    Come ti ho scritto, quando qualcuno viene incidentalmente a trovarsi come fruitore delle mie fotografie, capita che mi chieda di esporle o mi chieda di fare incontri con l’autore (ho fatto mostre e incontri in diverse città in tutta Italia)…ma non parte mai da me…

    Io non ho mai nascosto le mie fotografie, non ho alcuna avversione a che “altri” le possano vedere, semplicemente non mi interessa questo, e non faccio fotografia per questo…

    …per questo che sostengo fermamente e ribadisco che:

    “Si può benissimo fare Fotografia senza per forza VOLER dire o comunicare alcunché”.

    …per questo, pur rispettando il tuo pensiero, non capisco proprio come fai a non essere d’accordo…

    …forse a valle di queste motivazioni, puoi spiegarmi meglio perché non sei d’accordo, altrimenti, anche se non lo condividi, è sufficiente che hai capito un punto di vista diverso dal tuo.

    • Forse semplicemente a te piace collezionare immagini. Se ti piace scattare, sviluppare, stampare e archiviare, non vedo perchè provare a farti cambiare idea sulle intenzioni. A me piace comunicare e produco libri, mostre ecc, per questo. Tu, no. Che problema c’è? Continua a scattare per il piacere di farlo, sei in un limbo meraviglioso, perché spostarsi?

      • Ma infatti, qui non stiamo scrivendo per fare cambiare idea all’altro…
        …una cosa non esclude l’altra…
        …io non mi sognerei mai di affermare che la fotografia non è comunicazione, assolutamente, sarebbe come negare l’evidenza.
        Dico semplicemente che non è SOLO comunicazione…dico che è ANCHE comunicazione, ma è anche tante altre cose.
        Per questo ti ho scritto quel commento…per dirti e per farti ragionare su un aspetto diverso.
        Per dirti che non è corretto scrivere che per fare Fotografia bisogna per forza partire da una storia da raccontare… assolutamente.

        Infine una precisazione: a me non interessa “collezionare immagini” (quelle servono solo per rivivere quei momenti, ma ripeto…sono solo surrogati)…a me interessa “vivere la vita” con un’intensità diversa, più profonda e la “Street Photography” è perfetta per questo…
        … ATTENZIONE: quella “vera” di Street Photography…che purtroppo in giro c’è n’è proprio poca (ma davvero davvero poca)…la stra-grande maggioranza di ciò che si vede in giro appartiene molto più al “reportage urbano” che non alla Street (quella vera)

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