Oggi vi propongo uno stralcio del mio libro “Storytelling a chi?” che sono andata a cercare a seguito di una discussione con un mio alunno, spero possa servirvi, ciao
Sara
Be the bee body be boom – est west – Sara Munari – New York
Target, a chi interessa la mia storia? Pensate che strano, ci sono persone che sono interessate a vedere le nostre fotografie…non sembra vero, ma è così, qualcuno è interessato davvero, ci segue e ci stima. Questo avviene a livelli differenti, per ognuno di noi! I canali attraverso i quali far passare i nostri progetti sono davvero molti e dipendono dagli ambiti nei quali ci muoviamo. La scelta del vostro target deve riflettere la vostra identità. A chi rivolgerai le vostre storie? Giornali, pubblicazioni on line, gallerie, agenzie giornalistiche, critici, gli amici del circolo fotografico, la famiglia, gli amici ecc. Vi siete mai fermati a pensare quanto questo termine significhi davvero per voi ? Una buona definizione potrebbe essere: il target è quel gruppo di persone a cui rivolgere le vostre storie, che può seguirvi nel tuo percorso di fotografo, che acquisirà fiducia in voi e nelle vostre capacità di esprimervi fotograficamente. Il vostro target, può anche alimentare i guadagni, è interessato in ciò che fate, ha un bisogno di voi e del vostro prodotto, per documentarsi, per vendere, per conoscere cose che grazie a voi, può vedere, ma che fino a quel momento non conosceva. Quello che, in poche parole, nel tempo dovreste fidelizzare, che parla bene di voi, che costruisce la vostra reputazione e che vi accompagna in quello che fai. Una volta che avete capito a chi rivolgervi, passate a studiare bene il tuo potenziale spettatore/acquirente. Perché è importante scegliere il target giusto? Le vostre storie non piaceranno a tutti, non tutti le troveranno interessanti, utili o vendibili. Ma se non direzionerete il vostro lavoro, che sia per gli amici o per una testata nazionale, farete un grave errore.
Mi spiego meglio. Facciamo finta che vogliate aprire un negozio di scarpe: senza una scelta preliminare del target finireste con l’acquistare decina o centinaia di scarpe e scarpette diverse, con la presunzione di accontentare il più grande numero di persone, e sapete quale effetto raggiungereste? Puntualmente l’ opposto di quello desiderato. Certo, magari nel negozio entrerebbero tanti curiosi, attratti dalla possibilità di trovare tutto quello che cercano, ma non riuscireste a soddisfare tutti e rimarreste con tanta, tanta merce in magazzino. Come fareste a soddisfare chi cerca le scarpe da calcio e quelle per un matrimonio in grande stile? Lasciate stare, datemi retta, cercate di direzionare il lavoro, ancor prima di cominciarlo, anche perché una modalità come quella sopracitata vi allontanerebbe dalla possibilità di essere cercati da quelli “giusti”, proprio perché trattate spesso determinati argomenti, in un determinato modo, soprattutto per chi vorrebbe vivere di fotografia. Non vi resta che decidere: preferite rivolgervi alla sposa o allo sportivo? Il vostro lavoro, come abbiamo già detto, rappresenta voi stessi, i vostri pensieri, le vostre azioni. Fotografare vuol dire (anche) parlare a un pubblico, un target di pubblico. Ci sono almeno altri due importanti motivi che consigliano un’ accorta scelta del vostro target :
Comunicare al pubblico giusto significa parlare a chi potenzialmente interessato a quello che produci. E parlare a un pubblico attratto preannuncia l’aumento delle probabilità di convertire gli spettatori in potenziali clienti (per chi è interessato alla vendita)
Specializzarvi vi consentirà di diventare riconoscibili agli occhi degli spettatori, che vi cercheranno ancora successivamente, se coinvolti prima.
Incontro, durante i miei corsi, molte persone che, sebbene vogliano imparare a scattare per strada, sono bloccate da una serie di timori che, in qualche caso, possono essere anche leciti, in altri sono completamente inutili. Prima su tutte, la paura di essere malmenati o insultati. Può capitare di incontrare chi non gradisce essere fotografato. Avete due opportunità: ❙ procedere velocemente facendo finta di nulla, possibilmente con un sorriso ebete sul viso, che sdrammatizzi, comunque… ❙ avvicinare la persona con estrema gentilezza spiegando il motivo della fotografia. Se l’incomprensione prosegue, cancellate la foto, l’incolumità vostra e della macchina fotografica viene prima di tutto! Se avete paura che qualcuno poco propenso a essere fotografato possa danneggiare l’attrezzatura, cercate di stare calmi e pensate prima a voi che alla macchina fotografica. Il secondo motivo che crea tensione è la paura di rimanere senza batterie o che l’attrezzatura non funzioni correttamente per qualche motivo. ❙ Per quanto riguarda le batterie, ricordatevi di averne almeno una di scorta, anch’essa carica (grande consiglio! Eh, ma se vi scordate di caricare o di portare con voi la batteria di scorta, cosa posso dirvi di diverso, se non: «Ma brutto/a beep, ma si può essere così beep da dimenticare di sistemare le cose per poter uscire a scattare?»). ❙ Per esperienza personale, posso dire che la macchina fotografica mi ha tradita in un’unica occasione ed è stato per il troppo caldo (ero in India, c’erano circa 47/48 gradi). Sono andata in un locale pubblico, raffreddato dall’aria condizionata e la macchina è ripartita in pochi minuti. Per il resto, non ho mai avuto complicazioni di questo tipo legate all’attrezzatura e raramente ho sentito di altri che ne abbiano avute. La paura di danneggiare la propria attrezzatura, in particolare le lenti frontali, anche per involontaria caduta, si supera tenendo la macchina ben salda e vicina al corpo il più possibile.
Vi mostro come tengo la macchina io, spero possa essere un consiglio utile anche per voi, anche se, sicuramente, non è l’unico modo e non è l’unico modo giusto: è semplicemente il metodo che ho trovato più veloce nella realizzazione dello scatto e più sicuro per me e la fotocamera.
Come vedete, avvolgo la tracolla della macchina fotografica intorno al polso (calcolando prima la lunghezza giusta per me). Quando arrivate all’ultimo giro di polso, dovrebbe avanzare un tratto di tracolla che andrete a bloccare, portandola dietro la macchina fotografica. Se la lunghezza è giusta, questa parte tratterrà la macchina al polso e la macchina sembrerà anche più leggera. Io tengo la macchina sempre dietro la chiappa destra, in modo da essere meno visibile possibile. Non tengo mai, per abitudine e per scelta, la fotocamera sul petto.
Tutte queste paure si possono superare con un po’ di attenzione e malizia. Se siete rilassati e a vostro agio per strada, nel tempo, le tensioni si dissolveranno.
Una foto di strada può avere un aspetto nitido, dove tutto è a fuoco e “congelato”, ma può anche essere tremolante, mossa, per trasmettere dinamismo e instabilità. Chiaramente, il mosso può sia essere una scelta voluta, usando tempi di esposizione lunghi, oppure un obbligo nel caso in cui ci si trovi in una situazione di scarsità di luce. Una parolina tanto abusata oggi è: mosso creativo. Tengo a sottolineare che non esiste il “mosso creativo” in sé… è l’insieme tra tecnica, composizione, messaggio, progetto, che fa della foto una foto creativa. Purtroppo per noi, non basta muovere la macchina o lanciarla nel vuoto mentre si scatta. Anche il mosso fa parte del linguaggio e va usato con consapevolezza. Esistono, sostanzialmente, quattro tipi di mosso nella street photography. Il primo tipo è quando utilizziamo un tempo lungo e muoviamo noi la macchina fotografica. In questo caso la percezione è di mosso generale nell’immagine. Nella prima immagine alla pagina successiva, tutto è mosso, la bambina e lo sfondo che la circonda.
Be the bee body be boom, est east. Sara Munari
Nel secondo tipo è il soggetto in movimento che crea la sensazione di mosso, ma lo sfondo rimane nitido e la percezione è che sia fermo
Be the bee body be boom, est east. Sara Munari
Il terzo tipo è il panning, una tecnica fotografica che si utilizza per trasmettere la percezione del movimento. È possibile ottenere un effetto panning su immagini verticali, in genere però viene sfruttato su elementi che si spostano orizzontalmente davanti al fotografo, seguendo tre semplici azioni: ❙ si inquadra il soggetto; ❙ si scatta con tempi lunghi; ❙ si muove la fotocamera mantenendo il fuoco sul soggetto mentre lo si segue con la macchina fotografica. Lo scatto, in questo caso, deve essere realizzato in modalità M (manuale) o a priorità di tempi. Dato che i soggetti sono in movimento, è necessario capire quale sia il tempo corretto da impostare. Non ci sono tempi di scatto giusti in assoluto. Dipendono, infatti: ❙ dalla velocità del soggetto; ❙ dalla quantità di effetto panning che si vuole ottenere.
Be the bee body be boom, est east. Sara Munari
Il quarto modo si ha scattando con il flash e con tempi relativamente lunghi, nell’ordine di 1/30, 1/15 o 1/8. Il sensore, rimanendo esposto più a lungo del lampo del flash, registra anche la luce dell’ambiente. Il colpo di flash congelerà parte del movimento, la restante parte risulterà mossa a causa del lungo tempo dell’esposizione.
Buongiorno, parlo oggi del punto di ripresa nella fotografia di strada Siamo abituati a cambiare spesso punto di ripresa con le nostre macchine fotografiche; ricordatevi che la scelta del punto di ripresa condizionerà considerevolmente l’estetica dell’immagine e la percezione del fruitore; quindi, è una decisione da prendere sempre con consapevolezza. Qual è il punto di ripresa migliore? Boh, dipende! Comunque sia, i sistemi più usati per cambiarlo sono:
Lanciarsi da un treno in corsa.
Rotolarsi per terra e usare lo scatto multiplo.
Buttarsi dalle finestre scattando selfie.
Legare la macchina fotografica a un piccione viaggiatore. No, niente, questi sono quelli che uso io, ma è meglio lasciare perdere! Le possibilità sono sostanzialmente tre: ❙ in asse rispetto al soggetto; ❙ dall’alto rispetto al soggetto; ❙ dal basso rispetto al soggetto RIPRESA IN ASSE La prospettiva di ripresa in asse, con il piano pellicola/sensore parallelo al soggetto, permette di ottenere immagini senza distorsione prospettica. Come accennato prima, questa scelta prospettica dà la garanzia di poter ottenere un rapporto naturale tra le dimensioni del viso, tronco e gambe quando si fotografa una persona a figura intera, o altro soggetto, dal palazzo al cane. In linea di massima, fotografando una persona “in asse” si mantiene una qualità maggiore in termini di proporzioni. Le proporzioni variano anche con l’utilizzo di obiettivi grandangolari, oppure avvicinandosi “troppo” al volto del soggetto, provocando una distorsione anche se si fotografa in asse rispetto al soggetto. Anche per la fotografia di architettura valgono le stesse regole: se si vogliono evitare linee cadenti o storte, è necessario mantenere l’obiettivo in asse rispetto alla struttura geometrica fotografata.
Shanghai, punto di ripresa frontale, fotografia di Sara Munari
RIPRESA DALL’ALTO Nella street photography, una ripresa dall’alto verso il basso, a meno che non ci si trovi su un piano rialzato e con angoli di campo ampi, tende a schiacciare i soggetti ripresi. Una ripresa dall’alto con leggera inclinazione della macchina fotografica esalta la prospettiva, e comporta che tutte le linee vengono a convergere verso un punto di fuga. L’impressione che se ne ottiene è di una grande profondità. Se l’angolo di campo è ristretto e l’inclinazione della macchina fotografica accentuata, tendiamo a schiacciare la prospettiva e la foto perde tridimensionalità. Se vogliamo giocare sugli elementi grafici, esaltando linee, geometrie e forme, questo punto di ripresa può essere decisivo per raggiungere eccellenti risultati.
Shanghai, punto di ripresadall’alto, fotografia di Sara Munari
RIPRESA DAL BASSO Questo punto di ripresa tende a esaltare le forme degli elementi fotografati, siano essi persone o cose. In questo caso, tanto più è grandangolare l’ottica utilizzata, quanto più i soggetti tenderanno a “sopraffare” l’osservatore, dato che la percezione è quella di stare sotto alle cose.
Shanghai, punto di ripresa dal basso, fotografia di Sara Munari
DA VICINO, DA LONTANO Soprattutto all’inizio, quando si è ancora un po’ inesperti, si tende a non avvicinarsi abbastanza alle persone. Questo non è un errore in sé, nel senso che molti fotografi scelgo no un punto di ripresa distante per produrre le proprie immagini. Il problema sorge quando l’immagine scattata da quella distanza non arriva a soddisfare le aspettative di chi l’ha prodotta perché i soggetti si devono guardare con una lente di ingrandimento! Si ha paura di avvicinarsi e si è preoccupati di far incazzare le persone, di farle sentire a disagio e di tutte le relative conseguenze. La vicinanza fisica, in effetti, può corrispondere a vicinanza emotiva, ma vedrete che nessuno vi mangerà. Hai paura di essere malmenato? Potrebbe capitare; nella mia esperienza di tanti anni in questo settore, posso dire che mi è capi tato in una sola occasione di sentire un fotografo che sia arrivato alle mani con qualcuno. Se pensate di utilizzare un teleobiettivo per avvicinarvi al soggetto, sappiate che comprimerete l’immagine e non sembrerete coinvolti nella scena. Nella fotografia di strada molti dei grandi fotografi hanno utilizzato ottiche da 35mm, qualcuno il 50mm, qualcuno il 28mm, an che se con questa ottica si comincia a essere parecchio vicini, se si vuole riempire il fotogramma.
Il Premio Musa per donne fotografe è alla sua terza edizione ed è dedicato alla produzione di portfolio e lavori progettuali eseguiti da fotografe italiane, professioniste e non. Il premio nasce con l’intento di appoggiare e agevolare la fotografia femminile sul territorio italiano. Siamo davvero contenti del risultato ottenuto!
Il premio è diviso in tre sezioni e viene premiata una partecipante per ogni categoria.
1) Reportage, Street photography, Natura, Viaggio, Eventi.
2) Progetto personale, Fotografia concettuale, Ricerca, Still life.
3) Ritratto in studio, moda, ritratto ambientato, fotografia di spettacolo.
Come Musa fotografia, colgo l’occasione di ringraziare tutte le partecipanti, i partner e gli sponsor. La fiducia nel premio è cresciuta e lo dimostrano il numero di partecipanti iscritte e la qualità delle collaborazioni.
Questo è quanto decretato dalla giuria che, composta da Grazia Dell’Oro, Chiara Ruberti, Sara Munari e Antonella Monzoni, ha selezionato questi progetti.
Le tre vincitrici di quest’anno sono:
Prima Classificata settore Progetto personale, Fotografia concettuale, Ricerca, Still life
Noemi Comi con il suo progetto HOMO SAURUS
Noemi Comi HOMO SAURUS
Noemi Comi con il suo progetto HOMO SAURUS
“Molto tempo fa la terra, allora territorio disabitato e ricco di materie prime, fu invasa dagli Anunnaki una popolazione di rettili provenienti dal pianeta Nibiru. Gli Anunnaki per sfruttare al massimo le materie prime che la terra aveva da offrire, decisero di creare una nuova forzalavoro: gli esseri umani. Questi furono generati in laboratorio attraverso modifiche del DNA.
Ben presto gli Anunnaki iniziarono a perdere il loro potere accoppiandosi con gli umani, dando origine ai cosiddetti rettili umanoidi. Questa nuova generazione di rettili è ancora oggi al vertice del potere.”
Homo Saurus è un progetto ironico/critico che, basandosi sulle bizzarre teorie cospiratIve sui rettiliani, mette in scena un mondo alterato, distopico e infernale. La storia viene ricostruita attraverso documentazioni fittizie che testimoniano l’ascesa dei rettili-umanoidi sul nostro pianeta.
Le teorie cospirative sui rettiliani negli ultimi tempi stanno ricevendo un notevole riscontro, probabilmente a causa della crisi economica e dell’ascesa del populismo.
I cospiratori presentano una visione distorta della storia dell’umanità e del cosmo. Il loro intento è probabilmente quello di giustificare la loro mancanza di potere o incapacità di ottenere un lavoro. Ciò che abbiamo ereditato dalla mitologia, dalle antiche leggende, con l’aggiunta del crescente desiderio di riscatto, ha portato ancora una volta alla creazione di miti volti a fornire spiegazioni surreali all’ascesa di molti personaggi di potere.
Il progetto si serve di elementi mitologici per creare delle atmosfere ambigue, che si trovano talvolta al limite tra realtà e finzione. Una sorta di sguardo enciclopedico che, partendo da una visione del mondo scientifico, riscrive il presente e il futuro mettendo a nudo un atteggiamento tipico della società edonistica: la costruzione di miti e finzioni.
La vincitrice potrà esporre il progetto selezionato nella galleria di Mu.Sa durante la serata di premiazione. La durata e le aperture della mostra dipenderanno dalla programmazione di Musa fotografia.
Cornici: Musa dispone di cornici per il formato 30×45 o molto simili e solo per questa misura. Per formati diversi l’autrice dovrà pensare da sola alla cornice e alla spedizione (sia per mostra che ritiro mostra)
2) STAMPA DELLA MOSTRA
La mostra sarà stampata presso Fotofabbrica, laboratorio di Piacenza, specializzato nella stampa fine art di fotografie, il laboratorio offre un ottimo servizio che va dalla postproduzione fino alla consegna della mostra in galleria. Sponsor del Premio. La stampa professionale del progetto, sarà a carico di Musa e verrà successivamente donata alla fotografa selezionata (tranne una delle foto, scelta dall’organizzazione, che rimarrà in archivio). Il procedimento di stampa sarà fine art in formato 30x45cm circa.
La vincitrice avrà diritto ad un pernottamento nella residenza d’artista presso Musa, a Monza.
il periodo coinciderà con l’inaugurazione della mostra nella stessa sede, l’incontro con un curatore e un editore.
3)INCONTRO CON CURATORE per la produzione di progetti nuovi o in itinere. Alessia Locatelli curatrice, direttrice della Biennale di Fotografia femminile di Mantova e curatrice free lance, si metterà a disposizione per due incontri online di un’ora e trenta minuti.
La vincitrice si confronterà ai fini di migliorare un progetto esistente o ideare un progetto fotografico nuovo.
Chi è un curatore: un curatore d’arte è un professionista che ha responsabilità in merito ai contenuti e alla effettiva validità di un lavoro, agli allestimenti, all’organizzazione, alla promozione e alla gestione finanziaria, di un progetto prodotto da un fotografo, è una sorta di agente che si dedica ad un determinato percorso critico alla scoperta di nuovi talenti da inserire all’interno del mercato dell’arte.
4) INCONTRO CON EDITORE
Al vincitore verrà data l’opportunità di avere un incontro online con la direttrice della casa editrice EMUSE per comprendere i possibili sbocchi editoriali del proprio progetto.
Le date dell’incontro verranno stabilite mediante accordi che l’autrice prenderà con curatrice e casa editrici. Gli incontri saranno effettuati online.
Data Inaugurazione mostra:
18 Novembre dalle ore 18.30. La data non può essere cambiata per rispettare la programmazione di Musa.
Prima Classificata settore Ritratto, Moda, Ritratto ambientato, fotografia di spettacolo
Chiara Cunzolo con il progetto FREE DOWN SINDROME
Chiara Cunzolo FREE DOWN SINDROME
Le malformazioni del tipo della sindrome di Down, dovute a un ben preciso e individuabile errore genetico, sono state facilmente diagnosticate con il ricorso all’ingegneria genetica. Così è stato stimato che il 65% dei bambini in Norvegia, ai quali prima della nascita era stata diagnosticata la sindrome, sono stati abortiti. Le cifre sono ancor più gravi in altri Paesi. Per esempio gli abortiti in Gran Bretagna sono stati il 90%, il 95% in Spagna e quasi il 100% in Islanda. In Danimarca le nascite con la Sindrome sono diminuite in media del 13% all’anno dal 2004-2010. Il quotidiano danese ‘Berlinske’ il 5 gennaio 2012 pubblicò la notizia che il governo danese avrebbe reso gratuiti i test di diagnosi prenatale e che i nati Down, continuando a diminuire del 13% l’anno così come negli anni precedenti il 2012, arriveranno a scomparire del tutto entro il 2030″, rendendo così la nazione scandinava “il primo Paese al mondo ‘Down Sindrome free’. Libero dalla sindrome di Down.
La vincitrice potrà esporre il progetto selezionato ( per il quale si occuperà di stampa, cornici e spedizioni) al Festival della fotografia di Colorno, Colornophotolife, nella splendida Reggia di Colorno (nelle date stabilite per l’edizione successiva rispetto alla data del Premio Musa) previo accordo con il direttore del Festival, con il quale verrà messa in contatto.
Prima Classificata settore Reportage, street photography, eventi, viaggi
Fiorella Baldisserri con Morris “il Cinemaio”
Fiorella Baldisserri Morris “il Cinemaio”
Il cinema è da sempre il sogno di Morris Donini. Tutti lo conoscono e lo amano come Morris il “cinemaio”, un artigiano della pellicola.
Nell’anno di chiusura forzata a causa della pandemia lui ha deciso di continuare a proiettare film a sala vuota. Nel buio del suo cinema, Morris si accomoda in una poltrona o in fondo alla sala, seduto in terra, così come faceva in tempi normali, come assaporando luci ed atmosfere che solo le immagini sanno dare. Lascia le porte aperte per permettere agli abitanti del piccolo paese di sentire le voci le musiche delle storie proiettate mentre i bagliori di luce escono come riflessi, per non dimenticare che il cinema esiste, che lo spettacolo va avanti. La resilienza è anche e soprattutto questa. Un unico spettatore Morris, e a volte il suo cane, in un momento di forte difficoltà, con le sale chiuse, ma gli affitti da pagare, con forza e determinazione sperando che le luci non si spengano per sempre.
Fin da bambino Morris disegnava sui quaderni di scuola le sale cinematografiche con i suoi flani per i manifesti e le sue rassegne cinematografiche. Casualmente conobbe il proprietario di un cinema in un piccolo paese in provincia di Bologna e da allora, ogni giorno, gli chiedeva di poter entrare a far parte di quel mondo per vivere l’atmosfera della sala, coi suoi tessuti di velluto rosso, le poltrone e il magico schermo. In cambio si offrì per piccoli lavori. Passarono gli anni e alla morte del proprietario gli venne chiesto di gestire quel cinema. Morris aveva 29 anni e senza pensarci un attimo accettò.
Oggi, dopo circa 20 anni, gestisce 3 sale cinematografiche nella provincia di Bologna, dedicando particolare attenzione sia alla qualità dei film trasmessi ma soprattutto all’accoglienza, accompagnando le proiezioni con aperitivi e serate a tema.
Il cinema come casa, luogo d’incontro e scambi d’opinione.
L’attività cinematografica ha subito una drastica riduzione di più del 75% in termini di presenze ed incassi, causando una perdita stimabile in più di 25 milioni di spettatori nel 2020: un crollo mai visto né ipotizzato dalla nascita di questo settore che oggi è un’industria.
Un piccolo gioiello editoriale che consiglio a tutti, da avere in libreria. Magnifiche fotografie contenute in un bellissimo libro, curato bene! Ciao Sara
Cover “Le immagini di Morel” Lorenzo Zoppolato
Le immagini di Morel
«Le immagini che sembrano uscire da un sogno di Zoppolato. Le sue fotografie sono liriche e fantastiche. Sono eminentemente letterarie.»
Ferdinando Scianna
Questo è un diario di viaggio lungo le strade della Patagonia, fino alla fine del mondo, laddove affondano profonde le radici del realismo magico: qui realtà e immaginazione hanno la stessa consistenza.
Fotografia di Lorenzo Zoppolato
Non è la somma dei chilometri a tracciare il percorso, bensì i luoghi e i soggetti incontrati, vivi in un tempo dilatato e sospeso, come catturati dagli specchi della macchina infernale inventata da Morel, raccontata nel libro di Adolfo Bioy Casares. Nel suo cammino Lorenzo Zoppolato fa esperienza di luoghi, persone e storie strappati al loro tempo. Passati lontani, soli e senza padroni che li possano adeguatamente ricordare. Futuri distopici dove tutto è ormai perduto, finanche la memoria da cui provengono. L’autore raccoglie gli infiniti pezzi di specchio rotto e li ricompone nelle pagine di questo libro lasciando al lettore il compito di individuare trame, storie e soggetti nascosti.
Realtà e immaginazione sembrano trovare vita propria nella struttura del libro nel quale una storia dalla trama lineare convive con un infinito specchio dove il tempo e lo scrittore si guardano riflessi.
Le immagini di Morel ha vinto il Premio Werther Colonna 2020 di SI Fest – Savignano Immagini Festival.
Lorenzo Zoppolato (Udine 1990) inizia a lavorare come assistente fotografo a Milano durante gli studi universitari. Dopo la laurea entra in una multinazionale del settore pubblicitario, ma capisce presto di voler raccontare altri tipi di storie. Fotografo professionista dal 2014, vince una borsa di studio alla NABA di Milano accedendo al master in “Photography and Visual Design” e negli anni seguenti ottiene i primi riconoscimenti. Nel 2015 viene premiato come International Black & White Photographer of the Year nella categoria “Emerging Talent”, nel 2017 si aggiudica la borsa di studio dell’Ernesto Bazan Scholarship Fund for Young Photographers, poi conquista il Gran Premio Portfolio Italia FIAF (2018), il premio per il miglior portfolio all’International Month of Photojournalism di Padova (2019) e lo Storytelling Award dell’Italian Street PhotoFestival (2020). Con Le immagini di Morel ha vinto il Premio Portfolio “Werther Colonna” alla scorsa edizione del SI FEST.
Con emuse ha pubblicato nel 2020 il volume collettivo Suite n.5.
Titolo: Le immagini di Morel Autore: Lorenzo Zoppolato Testi: Lorenzo Zoppolato, Ferdinando Scianna, Denis Curti. Data di pubblicazione: settembre 2021 Prezzo: 28,00 euro Pagine: 70 Dimensioni: formato chiuso cm 22×15 – formato aperto cm 66×15 Peso: 280 gr. Rilegatura: cartonato cucito filo refe Editore: emuse https://emusebooks.com/libri/morel/ Collana: Portfolio
Buongiorno, tento di spiegarvi in poche parole quando un fotografo può definirsi autore nel mondo della fotografia.
Con questo intendo aurore riconosciuto come tale.
Fotografia di Francesco Comello, autore italiano.
Chi è un autore? L’autore è un individuo con spiccata creatività che svolge ricerche con linguaggi spesso riconoscibili nel tempo, che si trasformano in stili a lui attribuibili nel lungo periodo.
Generalmente, i fotografi di genere autoriale sono interessati e approfondiscono materie e argomenti specifici. Spesso lavorano su un singolo progetto per volta, che potrebbe richiedere molto tempo per la realizzazione. Gli autori lavorano per le gallerie, per i festival, producono libri e mostre e alcuni riescono a esporre il proprio lavoro in musei. Ho notato che molti fotografi, anche inesperti, si autodefiniscono autori: sappiate che, in realtà, è un percorso lungo che si basa principalmente sul valore che gli altri ci attribuiscono. Come non siamo tutti fotografi, tanto meno possiamo essere tutti autori. Il talento può aiutare e, purtroppo o per fortuna, non esistono scuole per apprendere ‘talento’. Tra l’altro, il talento in sé non basta. Indubbiamente, studio, curiosità, capacità di mantenere occhi e intelletto attenti, puntati sul mondo, sono essenziali. Nel caso in cui il contenuto del lavoro fosse prevalentemente estetico, dovrebbe creare immagini di forte impatto, dato che la lettura avviene, in questo caso, a un livello più ‘superficiale’. Il fruitore gode esclusivamente, o quasi, della forma e dell’armonia del lavoro. Come procede un autore ❙ Crea narrazioni con personaggi e trame che possono essere sia immaginarie che basate su fatti reali. ❙ Conduce ricerche in settori specifici approfondendoli concettualmente e riportando nelle immagini l’essenza del suo pensiero ❙ Dovrebbe scegliere contenuti che possano colpire o interessare il proprio target di riferimento.
Cosa dovrebbe fare un autore ❙ Collaborare con editori, galleristi e collezionisti per definire la spendibilità di un progetto anche molto personale. ❙ Avere grande padronanza del linguaggio che sceglie e sfrutta per esprimersi. ❙ Dovrebbe avere idee e storie nuove e interessanti. ❙ Dovrebbe comunicare chiaramente al fine di trasformare le proprie idee in immagini. ❙ Dovrebbe essere in grado di trasmettere sentimenti ed emozioni. ❙ Dovrebbe essere in grado di comprendere nuovi concetti in modo da trasmetterli agli altri attraverso le proprie fotografie. ❙ Dovrebbe porre molta attenzione ai dettagli e alla presentazione finale dei progetti.
Questo testo è una piccola parte del mio libro “Il portfolio fotografico, istruzioni imperfette per l’uso” edito dalla casa editrice Emuse.