Patrick Willocq, le sue fotografie mi lasciano a bocca aperta

Ciao a tutti!

Oggi vi presento questo fotografo francese di origini africane.

I suoi ritratti coloratissimi sono davvero molto belli e i suoi soggetti sempre affascinanti.

A prima vista si notano l’estetica perfetta ed il sapiente uso del colore, ma in realtà le sue opere veicolano importanti messaggi sociologici e umanistici.

Ho visto una sua mostra qualche anno fa al Photolux di Lucca, le sue stampe di grandi dimensioni catturano l’occhio del fruitore. Sarei rimasta ore a guardare ogni singolo particolare di quelle immagini magnetiche e di quegli allestimenti curatissimi e perfetti.

Che ne dite?

Anna

Nato nel 1969 a Strasburgo, Patrick vive e lavora tra Parigi, Hong Kong e Kinshasa.

Patrick è un fotografo autodidatta, che ha avuto una rinascita a metà della sua vita. Dopo un viaggio in Congo (dove è cresciuto) nel 2009, ha abbandonato la professione che aveva svolto per 20 anni in Asia, al fine di dedcarsi completamente alla fotografia, un impegno trentennale.

Patrick attinge alla sua immaginazione e trasforma la realtà in scene toccanti grazie alle sue convinzioni umanistiche. Willocq segue un’estetica sempre legata all’etica, con il soggetto che è completamente parte del suo progetto creativo. In tutti i suoi allestimenti, curati nel minimo dettaglio ed interamente costruiti sul posto (sul suo sito trovate anche delle immagini dell’allestimento dei set), invece che tramite interventi con Photoshop, Patrick invia messaggi che vanno oltre una teatralità partecipativa. La sua arte è un ibrido tra etnologia, sociologia, performance, installazione, video e fotografia.

Dal 2012, è stato nominato finalista e ha vinto diversi prestigiosi premi a livello internazionale, tra cui il SFR Jeunes Talents de Paris Photo nel 2012, il Prix Photo de l’Agence Française de Développement nel 2012, il Prix Découverte des Rencontres d’Arles nel 2014, il Prix Coup de Coeur HSBC pour la Photographie nel 2016, il Sony World Photography Awards nel 2016, il Prix Niepce nel 2017, e il Leica Oskar Barnack Award nel 2014 e nel 2017

Le sue opere sono state esposte in diverse sedi prestigiose, tra cui Paris Photo, AIPAD New York, Context Art Miami, Photo Basel, Joburg Art Fair, the Louisiana Museum of Modern Art in Copenhagen, the Tel Aviv Museum of Art and the Bibliothèque Nationale de France. Inoltre è stato protagosnita di numerose trasmissioni televisive e pubblicazioni, tra cui CNN Amanpour, Arte, France 5, TV5 Monde, The Huffington Post, The Guardian, Stern, Polka, Le Monde and Paris Match.

Patrick è co-autore, con il regista Florent de La Tullaye, di un documentario di 52 minuti, Le Chant des Walés, trasmesso dal canale televisivo francese France 5 con un’anteprima al Musée de l’Homme a Parigi alla fine del 2016. Di seguito trovate la versione in inglese.

Songs of the Walés from Patrick Willocq on Vimeo.

E’ rappresentato dalle gallerie Clelia Belgrado Vision Quest di Genova, Project 2.0 di La Haye e Clémentine de la Feronnière  di Parigi.

La sua biografia è stata da me liberamente tradotta dal suo sito, dove trovate il suo lavoro completo.

Potete seguirlo anche su Instagram, qua

Ad inizio anno  Internazionale ha deidcato un articolo ad un suo bellissimo progetto di integrazione di migranti in un paesino francese. C’è anche un’intervista all’artista e il 5 ottobre ha presentato il suo lavoro al festival di Internazionale a Ferrara insieme alla curatrice Maria Pia Bernardoni. 

Born in 1969 in Strasbourg.

Lives and works between Paris, Hong Kong and Kinshasa.

A self-taught photographer, Patrick Willocq had a midlife rebirth. It was a return trip to Congo (where he grew up) in 2009 that made him quit the professional activities he had been carrying out for twenty years in Asia, in order to devote himself fully to photography, a thirty-year commitment.

Patrick draws on his imagination the art of metamorphosing reality with poignant scenes in the image of his deep humanist convictions. With the subject entirely part of his creative process, he practices an aesthetic never devoid of ethics. In all his carefully composed performative stagings, entirely constructed in situ rather than created on Photoshop, he sends messages that pass through a participatory theatricality. His artistic practice is a hybrid between ethnology, sociology, performance, installation, video and photography.

Since 2012, he has been nominated for or chosen as a finalist or winner of multiple prestigious international awards, including SFR Jeunes Talents de Paris Photo 2012, Prix Photo de l’Agence Française de Développement 2012, Prix Découverte des Rencontres d’Arles 2014, Prix Coup de Coeur HSBC pour la Photographie 2016, Sony World Photography Awards 2016, Prix Niepce 2017, Leica Oskar Barnack Award 2014 and 2017.

His works have been exhibited at Paris Photo, AIPAD New York, Context Art Miami, Photo Basel, Joburg Art Fair, the Louisiana Museum of Modern Art in Copenhagen, the Tel Aviv Museum of Art and the Bibliothèque Nationale de France. It has also been featured in numerous TV broadcasts and publications, including CNN Amanpour, Arte, France 5, TV5 Monde, The Huffington Post, The Guardian, Stern, Polka, Le Monde and Paris Match.

Patrick is co-author, with director Florent de La Tullaye, of a 52-minute documentary film, Le Chant des Walés, broadcast on the television channel France 5 with a preview at the Musée de l’Homme in Paris at the end of 2016.

Patrick is represented by the galleries Clelia Belgrado Vision Quest in Genoa, Project 2.0 in La Haye, and Clémentine de la Feronnière in Paris

Source: artist’s website

2 pensieri su “Patrick Willocq, le sue fotografie mi lasciano a bocca aperta

  1. Si, a prima vista lasciano anche a bocca aperta e da premiare è la rappresentazione di un’ Africa colorata e non solo drammatica. Ma la fotografia per me deve far pensare e non lasciare a bocca aperta ( Roland Barthes) e queste, sebbene piene di una simpatica ironia, mi ricordano troppo le scenografie di La Chapelle, troppo costruite a mio avviso e atte a strabiliare con i colori e con le loro grandi dimensioni.
    Non ci vedo quello spessore e quell’indagine sociologica che dici. Ma va di moda così oggi.

    • Ciao Riccardo, il fotografo di cui parli, ha dieci anni di mostre e premi internazionali alle spalle. Non li classificherei certo tra i fotografi che vanno di moda o seguono una moda. A differenza di LaChapelle che citi, dal quale non ha preso niente se non la quantità di colore utilizzato, usa un approccio alle immagini che è tutto basato sulla cultura e sulla società africana. Sebbene siano sensuali, le sue immagini non si basano sull’erotismo e sull’eccesso, fili conduttori del lavoro di LaChapelle. Quindi, no, non sono d’accordo. Ciqi

Rispondi a Riccardo VariniAnnulla risposta