DI – STANZE NATURALI, un progetto di Annalisa Melas

Camminare in un parco di città è come camminare attraverso numerosi giardini privati, che si susseguono uno accanto all’altro.

Caminare dentro i giardini delle persone però non sarebbe bello, perché gli sguardi dei proprietari sarebbero diffidenti e circospetti, è la distanza concessa da un parco piuttosto grande che lo rende possibile, perché gli sguardi non possono raggiungerti e tu sei libera di osservare con rispettosa distanza, quello che accade. Sai che puoi guardare, senza sentire il rumore delle voci, senza sentire il fastidio dei loro sguardi; da lontano puoi cercare armonia, laddove altrimenti sentiresti solo note stonate susseguirsi senza senso.

Diventano quadri ordinati e freddi, che ti avvolgono con la loro insensata bellezza: non possono toccarti con la loro insensatezza. Messe là, in mezzo a uno spazio verde, inserite dentro linee ordinate e naturali, sembrano quasi belle, le persone!

Non serve più capire cosa stanno facendo, ne perché lo fanno: sono solo parte di quadri, dove tutto è al suo posto, immobile, eterno e muto.

Tutte le fotografie sono di proprietà di Annalisa Melas, vietata la riproduzione.

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Spero il lavoro vi sia piaciuto!

Buona giornata

Sara Munari

Laura Wilson, fotografie e diari.

Oggi vi presentiamo questa non più giovane fotografa americana, che dopo essere stata l’assistente di Richard Avedon, ha cominciato a raccontarci, con la fotografia e con estratti dei suoi diari, gente e luoghi degli Stati Uniti.

Che ne pensate?

Anna

Laura Cunningham Wilson (nata nel 1939) è una fotografa americana. Le sue fotografie sono apparse su The New York Times Magazine, The New Yorker, Vanity Fair, GQ, Wallpaper, Washington Post Magazine e London Times Magazine.

Laura Wilson, cresciuta in Massachussets, è sposata e vive a Dallas, Texas; è madre di tre figli: Andrew, Owen e Luke (si, proprio i famosi attori 🙂 ndt)

La sua carriera da fotografa è cominciata scattando fotografie ai suoi tre figli: “Mi ero laureata in pittura al college. Ma con tre bambini piccoli tra i piedi, non avevo tempo di prendere in mano un pennello. Poi un amico mi ha regalato una fotocamera. Ho capito immediatamente che i bambini erano soggetti perfetti.

La sua carriera a livello professionale, ha invece avuto inizio quando Richard Avedon l’assunse per assisterlo con il suo libro In the American West, commissionatogli dall’ Amon Carter Museum.  La Wilson ha viaggiato con Avedon per sei anni, aiutandolo a trovare soggetti da fotografare e scrivendo anche i testi per il libro. Il lavoro con Avedon l’ha aiutata ad acquisire familiarità  con l’Ovest e le ha fornito l’ispirazione per i suoi progetti successivi. In un’intervista rilasciata nel gennaio 2018, ha descritto la sua attrazione artistica per gruppi di persone isolate, dicendo “Sono attratta dalla gente che vive in un mondo chiuso – le persone che vivono in comunità isolate, che sia per caso o per scelta; ero curiosa di saperne di più… il mio desiderio, come scrisse Eudora Welty ‘ non sarebbe di puntare il dito per giudicare, ma di aprire una tenda, quell’ombra invisibile che cade tra le persone’”

La Wilson ha pubblicato cinque libri di fotografie e testi:

That Day: Pictures in the American West

Yale University Press, 2015

That Day offre la visione della Wilson sulla sua regione d’adozione nell’arco della sua carriera dal 1970 ad oggi. Testi tratti dal suo diario accompagnano fotografie delle persone che hanno contribuito a formare la regione più dinamica della nazione

Avedon at Work

Harry Ransom Humanities Research Center/University of Texas Press, 2003

La Wilson ha avuto l’onore di documentare la vita di uno dei maggiori fotografi del ventesimo secolo. E’ stata l’assistente di Avedon per 6 anni  e le sue fotografie e i brani del suo diario mostrano il processso creativo di Avedon e il suo metodo di lavoro, mentre completava In the American West.

Hutterites of Montana

Yale University Press, 2000

Gli Hutteriti (comunità etnico religiosa originaria dell’Austria e successivamente trasferitasi in Canada e USA ndt) vivono in gruppi comunitari isolati, evitando il mondo moderno. La Wilson ha cominciato ad interessarsi a queste persone, che vivono nell’Ovest americano, durante il suo viaggio con Avedon. Le comunità Hutterite normalmente non permettono la fotografia, ma dopo numerose visite a queste comunità, la Wilson è riuscita ad ottenere il permesso.

Watt Matthews of Lambshead

Texas State Historical Association, 1989

Questo è un saggio fotografico che racconta di uno degli ultimi mandriani del Texas This is a photographic essay about one of the last great Texas cattlemen. The New York Times ha scritto che questo libro è diventato “un classico della storia del Texas”

Grit & Glory

Bright Sky Press, September 2003

Questo libro documenta l’energia e il brivido del football con 6 giocatori e la ruvida cultura viscerale in cui viene praticato nelle piccole città del Texas.  

La biografia è liberamente tradotta da Wikipedia e dal sito dell’autrice.

Conoscete questa fotografa belga? Sanne De Wilde

Di Anna Brenna

Ciao, oggi vi voglio presentare una fotografa belga, Sanne De Wilde, che personalmente mi piace davvero tanto.

Il primo dei suoi lavori che ho avuto modo di apprezzare è The Island of the colorblind, che è stato esposto ad Arles un paio d’anni fa e che mi ha subito affascinato. Ho cominciato a cercare il libro, ma ahimè tutte le copie sono state vendute in un batter d’occhio e dopo poco era già fuori catalogo. Dopo aver invano setacciato il web alla ricerca, mi sono presa pure la briga di contattare la De Wilde per capire se ce ne fosse qualche copia ancora disponibile, ma ahimè a meno di 300 euro non c’era nulla di disponibile. :-/ Speriamo che prima o poi lo ristampino…

Date un’occhiata a tutti i suoi lavori, perchè secondo me merita davvero. Questo è il suo sito e questo è il suo profilo su Lensculture

Anna

Sanne De Wilde (Belgio, 1987) nella sua fotografia esplora il ruolo della genetica nelle vite della gente e quanto questo contribuisca a formare e influenzare le comunità. Le sue fotografie raffigurano persone che soffrono di una condizione che le rende vulnerabli agli occhi della società.

Si è laureata con lode con un Master in Fine Arts al Kask a Gand nel 2012. La sua serie fotografica “The dwarf empire” (L’impero dei nani ndt) è stata premiata con il Photo Academy Award 2012 e con l’International Photography Award Emergentes DST nel 2013. La serie Snow White (Biancaneve ndt) si è aggiudicata il 16° Prix National Photographie Ouverte e il NuWork Award for Photographic Excellence. Sanne si è inoltre aggiudicata il Nikon Press Award nel 2014 e nel 2016 come giovane fotografa più promettente.

Il British Journal of Photography ha selezionato la De Wilde come uno dei “migliori talenti emergenti del mondo” nel 2014. Inoltre ha recentemente ricevuto il Firecracker Grant 2016, il PHmuseum Women’s Grant e il de Zilveren Camera award per “The Island of the Colorblind” (L’isola dei daltonici ndt) e ancora più recentemente, nel 2019, ha vinto il World Press Photo per il suo progetto “Land of Ibeji” (La terra di Ibeji ndt) in collaborazione con la fotografa di Noor Benedicte Kurzen. I suo lavori sono stati pubblicati su tutte le maggiori testate internazionali (Guardian, New Yorker, Le Monde, CNN, Vogue) e messi in mostra in varie occasioni (Voies OFF, Tribeca Film Festival, Circulations, Lagos Photo, Lodz Fotofestiwal, IDFA, STAM and EYE).

Dal 2013, Sanne De Wilde lavora per il giornale olandese De Volkskrantm, ad Amsterdam e dal 2017 è membro di Noor.

Fonte (libera traduzione dal sito della fotografa)

The Island of the colorblind

Qui anche un video con lo sfogliato del libro (se per caso ne vedete una copia ad un prezzo accettabile, mi avvertite per favore? :-))

The dwarf empire

Snow White

Land of Ibeji

Qua trovate anche un’intervista all’autrice pubblicata su Lensculture:

Gregor Sailer e le sue architetture evanescenti

Ciao, normalmente non vado matta per la fotografia di architettura, ma devo dire che questo autore austriaco mi ha davvero colpito. Che ne pensate?

Anna

Gregor Sailer (1980, Schwaz, Austria) vive e lavora in Tirolo, Austria.        Tra il 2002 e il 2007, Gregor Sailer ha studiato comunicazione e design, con un focus sulla fotografia e il cinema sperimentale, all’università di Dortmund di scienze applicate e arti. Nel 2015 ha ottenuto un master in studi fotografici dallo stesso istituto. Gregor ha ricevuto numerosi premi internazionali e ha avuto varie pubblicazioni e mostre a New York, Washington, Parigi, Berlino, Francoforte, Colonia, Monaco, Perth, Arles, Salisburgo, Krasnoyarsk, New Delhi, Barcellona, Vienna, Praga e Budapest. 

Il suo lavoro più conosciuto è The Potemkin Village. L’espressione “villaggi Potemkin” arriva da lontano. Secondo la leggenda, nel 1787, durante la visita dell’imperatrice russa Caterina II in Crimea, il governatore della Russia meridionale Grigory Aleksandrovich Potemkin fece costruire dei palazzi in cartapesta per nascondere le condizioni di degrado del paese. Da allora, “villaggi Potemkin” è usato per convincere qualcuno a pensare che una situazione sia migliore della realtà.

Gregor Sailer è andato alla ricerca di tutti i villaggi Potemkin esistenti oggi, viaggiando in Russia, Svezia, Germania, Francia, Stati Uniti e Cina alla ricerca di questi luoghi artificiali. Gregor Sailer fonda le sue immagini sul rapporto tra autenticità e illusione, costringendo chi osserva a interrogarsi sulla sua capacità di discernimento e conoscenza tra ciò che è vero e ciò che è falso.

Da questo progetto è nato un libro edito da Kehrer Verlag, che al momento ahimè risulta fuori catalogo. Se siete interessati, provate a cercarlo su Amazon o su altri siti. Qua sotto vi allego un video prodotto dall’editore.

Qua il suo sito personale, se volete dare un’occhiata a tutti i suoi lavori.

Un altro grande fotografo americano, Gregory Halpern

Il fotografo che vi presento oggi, è uno dei fotografi recentemente selezionati tra i “nominees” dall’assemblea generale di Magnum Photos.

Io sono stata folgorata dal suo lavoro visitando una mostra, dove ho acquistato anche il suo libro Zzyzx, che è stato oggetto di numerosi riconoscimenti. Davvero bellissimo a mio parere.

Date un’occhiata a fatemi sapere che ne pensate.

Anna

Gregory Halpern (nato nel 1977) è un fotografo ed insegnante americano. Attualmente insegna al Rochester Institute of Technology ed è un “nominee member” di Magnum Photos.

Halpern ha pubblicato cinque libri dei suoi lavori. Omaha Sketchbook (2009) è il ritratto dell’artista dell’omonima città statunitense; Harvard Works Because We Do (2003) è un libro che unisce testo e fotografie, e ci presenta un ritratto dell’Università di Harvard attraverso gli occhi di alcuni lavoratori di servizio della scuola; A (2011) è una passeggiata fotografica lungo le strade dell’American Rust Belt (letteralmente “cintura della ruggine”, identifica un’area post-industriale nel Midwest statunitense ndt); East of the Sun, West of the Moon nasce da una collaborazione con sua moglie, la fotografa Ahndraya Parlato; ed infine Zzyzx (2016), con fotografie su Los Angeles e California.

Halpern ha ricevuto una Guggenheim Fellowship dalla fondazione Simon Guggenheim Memorial. Il suo libro Zzyzx si èa ggiudicato il premio come PhotoBook of the Year al Paris Photo–Aperture Foundation PhotoBook Awards nel 2016.

Halpern è cresciuto a Buffalo, nello stato di New York. Ha ottenuto un bachelor of Arts in storia e letteratura alla Harvard University e un Master of Fine Arts al California College of the Arts. Ha insegnato al California College of the Arts, alla Cornell University, alla School of the Museum of Fine Arts, Boston, alla Harvard University e alla Harvard Graduate School of Design. Attualmente insegna al Rochester Institute of Technology.

Fonte: traduzione da Wikipedia

Gregory Halpern (born 1977) is an American photographer and teacher. He currently teaches at the Rochester Institute of Technology and is a nominee member of Magnum Photos.

Halpern has published five books of his own work. Omaha Sketchbook (2009) is an artist’s book portrait of the titular city; Harvard Works Because We Do (2003) is a book of photographs and text, presenting a portrait of Harvard University through the eyes of the school’s service employees; A (2011) is a photographic ramble through the streets of the American Rust Belt; East of the Sun, West of the Moon is a collaboration with Halpern’s wife, the photographer Ahndraya Parlato; and Zzyzx (2016) is a book of photographs from Los Angeles.

Halpern is the recipient of a Guggenheim Fellowship from the John Simon Guggenheim Memorial Foundation. Zzyzx won PhotoBook of the Year at the 2016 Paris Photo–Aperture Foundation PhotoBook Awards.

Halpern grew up in Buffalo, New York. He holds a BA in history and literature from Harvard University and an MFA from California College of the Arts. He has taught at California College of the Arts, Cornell University, School of the Museum of Fine Arts, Boston, Harvard University and the Harvard Graduate School of Design. He currently teaches at the Rochester Institute of Technology.

Source: Wikipedia

Il lato oscuro della Russia svelatoci da Alexander Petrosyan

L’autore che vi proponiamo oggi è un fotografo di strada che vive e lavora in Russia da oltre 40 anni. E’ nato nel 1965 a S. Pietroburgo. Nella sua carriera, per la verità abbastanza recente, quanto meno come professionista, ha vinto numerosi premi a livello internazionale, ed è considerato il più grande fotografo contemporaneo russo.

Le sue immagini ci mostrano una Russia molto diversa da quella che siamo abituati a vedere nelle cartoline o in televisione, una Russia esplicita con i suoi lati oscuri, che vive per strada, che spesso è stata nascosta dal regime e che altrettanto spesso gli ha causato pesanti critiche.

Io lo trovo eccezionale. Voi che ne pensate?

Anna

Dopo aver iniziato a dedicarsi professionalmente alla fotografia nel 2000, Alexander Petrosyan si è reso conto che, per poter veramente comprendere il mondo che lo circondava, doveva prima cercare di catturarlo attraverso l’obiettivo della fotocamera, cosa in cui è perfettamente riuscito. Petrosyan prova una reale felicità nell’esplorare e ritrarre i suoi soggetti in maniera innovativa, non limitandosi a fotografare il bello, ma anche gli aspetti grotteschi della vita.

Dal 2003 al 2008 ha lavorato per la rivista My District, diventando così un vero professionista, capace di rappresentare accuratamente il tridimensionale con solo due dimensioni e descrivere gli infiniti livelli del suo ambiente in una singola fotografia.

Al momento, Petrosyan lavora come fotografo per “Kommersant” – http://www.kommersant.ru/ – (un quotidiano russo che si occupa prevalentemente di politica ed economia ndt), continuando a spingere i limiti che lo circondano e dimostrando che c’è qualcosa di straordinario persino negli aspetti apparentemente più normali della vita.

Pubblicazioni:

I lavori di Petrosyan sono stati presentati in numerose importanti pubblicazioni, tra cui ma non solo: : «Newsweek», «National Geographic», «GEO», «Russian Reporter”, “Spark”, “Money”, “Power“, “Kommersant”, “News”, “Arguments and Facts”, “Komsomolskaya Pravda”, e “Business Petersburg”.

Nel 2011, la casa editrice “The Bronze Horseman” ha pubblicato un libro con le fotografie di Petrosyan, “Peter”. Nel 2016 l’editore “Print Gallery” ha pubblicato il secondo libro, “Kunstkamera”.

Fonte: libera traduzione dal sito dell’artista

Qua trovate un’intervista rilasciata un paio d’anni fa a The Italian Magazine

After taking up photography in the year 2000, Alexander Petrosyan realized that, in order to truly understand the world around him, he must first try to capture it through the camera lens, something at which he has continuously succeeded. Petrosyan finds true joy in exploring and portraying his subjects in innovative ways, photographing not only the beautiful but also the grotesque aspects of life.

Working for My District magazine from 2003 to 2008, Petrosyan became a true professional, able to accurately present the three-dimensional with only two dimensions, and to illuminate the infinite levels of his environment in a single photograph.

At present,  Petrosyan is a staff photographer for “Kommersant” (http://www.kommersant.ru/), where he continues to push the limits of his surroundings, proving that there is something extraordinary about even the most, seemingly, ordinary aspects of life.

Publications

Petrosyan’s work has been featured in a multitude of acclaimed publications, including, but not limited to: «Newsweek», «National Geographic», «GEO», «Russian Reporter”, “Spark”, “Money”, “Power“, “Kommersant”, “News”, “Arguments and Facts”, “Komsomolskaya Pravda”, and “Business Petersburg”.

In 2011, the trading house “The Bronze Horseman” published a book of Petrosyan’s photographs, “Peter”. In 2016, the publishing “Print Gallery” released second book, “Kunstkamera”.

Source: the artist’s website

Here is an interview published a couple of years ago on The Italian Magazine

Patrick Willocq, le sue fotografie mi lasciano a bocca aperta

Ciao a tutti!

Oggi vi presento questo fotografo francese di origini africane.

I suoi ritratti coloratissimi sono davvero molto belli e i suoi soggetti sempre affascinanti.

A prima vista si notano l’estetica perfetta ed il sapiente uso del colore, ma in realtà le sue opere veicolano importanti messaggi sociologici e umanistici.

Ho visto una sua mostra qualche anno fa al Photolux di Lucca, le sue stampe di grandi dimensioni catturano l’occhio del fruitore. Sarei rimasta ore a guardare ogni singolo particolare di quelle immagini magnetiche e di quegli allestimenti curatissimi e perfetti.

Che ne dite?

Anna Continua a leggere