Come scegliere il tema di un racconto fotografico

Se visitiamo una mostra o compriamo un libro di fotografie è perché abbiamo scelto di credere a l racconto fotografico che ci viene proposto… o almeno di capire se possiamo farlo.

Questo riguarda qualsiasi genere fotografico perché, in ogni caso, siamo incuriositi, vogliamo conoscere il lavoro, che cosa l’autore è riuscito a mostrarci e come. Lo facciamo per puro gusto, per distrarci, per essere intrattenuti, per trovare noi stessi o per tentare di trovare una verità.

Il tema è un’impressione, un punto di vista, una visione della vita che affiora come filo conduttore di un’opera fotografica; è il contenuto portante del nostro racconto fotografico.

Il consiglio è sì di dare retta alla nostra impellenza di esprimere la parte più profonda di noi o di raccontare una faccenda umana, ma soprattutto di modellare il progetto attraverso un’idea che possa dare forma ai luoghi, ai personaggi e all’atmosfera che rivivranno negli scatti.

Una volta individuato il tema, dobbiamo essere sicuri che la narrazione che svilupperemo intorno a esso sia credibile, oppure dobbiamo fare in modo che anche l’incredibilità lo diventi.

Da “Don’t let my mother know”- Sara Munari

Il tema potrebbe avere essere incentrato su un argomento di rilevanza sociale, una condizione esistenziale, o un sentimento.

Esistono diverse tipologie di temi:

  • temi descrittivi volti a delineare le caratteristiche di un soggetto, di un luogo, di una persona o uno stato d’animo;
  • temi espositivi, che offrono informazioni su uno specifico argomento e portano il destinatario a conoscere il soggetto;
  • temi argomentativi, che espongono il proprio punto di vista su un determinato argomento nel tentativo di convincere il fruitore che la nostra visione abbia senso.

In ogni caso, il fruitore si aspetta che dietro la nostra esposizione vi sia un messaggio, un modo di vedere la realtà, sia che si trovi di fronte a un lavoro di reportage, sia che osservi un lavoro concettuale, più ermetico e meno descrittivo.

La scelta stessa del tema, delle ambientazioni e del tipo di soggetto con un linguaggio specifico, inducono il destinatario a prendere una posizione o quanto meno, a tentare di entrare in connessione con il fotografo.

Il tema non dev’essere necessariamente lampante perché, se rendiamo tutto esplicito, rischiamo di diventare didascalici e monotoni. Il tentativo di istruire o indirizzare troppo potrebbe essere un errore che non lascia libero lo spettatore di interpretare, di dare al progetto una propria lettura. Non si racconta, quindi, solo per rispondere alla propria esigenza di esprimersi, ma anche per l’esigenza di chi guarda, che ha bisogno di emozionarsi e di entrare in empatia con noi e con la storia.

Un consiglio che do, a cui ho già accennato, è non pensare per forza a qualcosa fuori dall’ordinario. Scartare idee per paura che non siano all’altezza delle aspettative nostre e del pubblico ci porterà a una continua autocensura, mentre svilupparle ci permetterà di capire se la storia merita una possibilità. Siamo spesso troppo condizionati dal giudizio degli altri. Che cosa penseranno? Come valuteranno il mio lavoro? Li scontenterò?

Ricordiamo che saranno la nostra visione e il linguaggio con il quale presenteremo il racconto fotografico a cambiare le carte in tavola.

Quando invece le idee ci mancano, che cosa possiamo fare per inventare qualcosa di nuovo? Se siamo in questa fase o ci troviamo nella situazione di non riuscire a fare il primo passo, proviamo a farci queste domande (se scriviamo le risposte su un quaderno, potrà esserci ancora più utile):

  • Perché sento la necessità di fotografare?
  • Che cosa voglio comunicare?
  • Qual è un argomento che mi coinvolge, che conosco, a cui tengo e che desidererei condividere per dare spunti di riflessione a chi lo vedrà?

Non deve essere una lotta all’ultimo sangue per raccontare a ogni costo. Dobbiamo avere pazienza e far ripartire il processo creativo.

Se non siamo pronti a capire che cosa abbiamo dentro e a metterci a nudo, difficilmente troveremo idee buone e, anche se lo faremo, non riusciremo ad approfondire oltre la superficie.

Questo è un piccolo estratto del mio libro “Raccontare con le immagini“, spero possa interessarvi il tema!

Alla prossima, ciao a tutti! Sara

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