Mostre per dicembre

Ciao!

Ecco le nuove mostre che vi proponiamo per dicembre.
Spero che tra gli acquisti di regali e la preparazione dell’albero di Natale, troverete il tempo di farci un salto. Ne vale la pena!

E non dimenticate tutte le altre mostre in corso, date un’occhiata alla nostra pagina!

Anna

MICHAEL WOLF – LIFE IN CITIES

From 17 November 2018 to 3 March 2019, the House of Photography at the Deichtorhallen will be presenting a major exhibition by the German photographer Michael Wolf (*1954). The exhibition Michael Wolf: Life in Cities, which features eleven series of photographs and an enormous wall installation, shows works ranging from Wolf’s early days as a documentary photographer to his most recent creations. Wolf’s works reflect living conditions in major cities such as Hong Kong, Tokyo, Chicago, and Paris and address issues such as population concentration, mass consumption, privacy, and voyeurism.The centerpiece of the exhibition is Wolf’s impressive wall installation The Real Toy Story (2004–2018), which will be shown in its largest manifestation to date at the Deichtorhallen, spanning 23 by 4.5 meters. More than 20,000 cheap toys »Made in China« provide the framework for portrait photos of workers in Chinese toy factories. The shy and sometimes resigned faces of these individuals contrast starkly with the overwhelming number of brightly colored, mass-produced toys.

Michael Wolf’s study of the visual peculiarities of modern urban life began in Hong Kong. Hong Kong has been his home since 1994, and became the main focus of his research and the subject of many of his series. In the series 100 × 100 (2006) he took portraits of one hundred residents of an apartment complex there, who live in spaces of just nine square meters. Wolf’s views of high-rise buildings in Architecture of Density (2003–2014), which show neither sky nor earth, resemble endless abstractions and underscore the beauty of Hong Kong’s monotonous, brutal architecture. His series Tokyo Compression, with passengers pressed against the windows of the crowded subway in Tokyo, offers an equally impressive look at the crowded conditions in a megacity.

The exhibition, which is curated by Wim van Sinderen, is a production of The Hague Museum of Photography and was first shown in summer 2017 during the photography festival Rencontres de La Photographie in Arles. It will be accompanied by the English-language publication Michael Wolf Works and a German booklet of texts published by Peperoni Books, including essays by Marc Feustel, Jan-Philipp Sendker, and Wim van Sindern.

From 17 November 2018 to 3 March 2019 – House of Photography – Deichtorhallen – Hamburg

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Bruce Davidson – Hall of fame 2018

Dal 13 novembre al 26 gennaio presso la Leica Galerie Milano è in mostra Bruce Davidson, uno dei più importanti fotografi americani le cui fotografie hanno fatto la storia. In onore del suo lavoro di una vita, Leica accoglie Davidson nella Leica Hall of Fame.
Dall’occhio infallibile, empatico, sensibile e critico, ma sempre rispettoso nei confronti delle persone che ritrae, che si parli di Brooklyn Gang, Circus, East 100th Street, Subway o Time of Change, molte delle serie di Davidson sono annoverate fra le rassegne e i reportage più significativi sulla vita di tutti i giorni negli USA. Dedito a una visione molto personale della realtà, lo stile di Davidson è inconfondibile. Il suo immaginario è definito da una miscela unica di prossimità e distanza, curiosità e noncuranza, documentazione e provocazione. Con la sua delicata serie di ritratti, riesce di volta in volta a offrire incredibili informazioni su ambienti altrimenti inaccessibili alla maggior parte degli osservatori. Il lavoro di Davidson si fonda su un interesse per la vita e un atteggiamento aperto nei confronti di ciò che lo circonda, nonché sulla fiducia e il rispetto, facendone uno dei principali rappresentanti della fotografia umanistica.

Dal 13 novembre al 26 gennaio – Leica Galerie Milano

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Le mostre di Photolux 2018

Tona anche quest’anno Photolux, festival internazionale di fotografia che si tiene a Lucca, con tante interessantissime mostre da non perdere.

Eccole:

Palazzo Ducale, Cortile Carrara 1

World Press Photo 2018
Karim El Maktafi, Fantasia | a cura di Kublaiklan
Joakim Kocjancic, After the Flood
Nicola Tanzini, Tokyo Tsukiji, a cura di Benedetta Donato
Scatta la Notizia 2018| in collaborazione con Canon Italia e Neapolis.Art
SIMULTANEI, volti del contemporaneo | in collaborazione con FPmag, Rufus Photo Hub e Fotofabbrica

Chiesa dei Servi, Piazza dei Servi

Leica Oskar Barnack Award 2018

Lucca, 17 novembre – 9 dicembre 2018

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Lisetta Carmi. La bellezza della verità

Prima mostra dedicata a Lisetta Carmi in un Museo pubblico a Roma.
La mostra si propone di valorizzare l’opera della fotografa attraverso un percorso espositivo scandito da tre nuclei di lavori, concepiti come progetti di pubblicazione su tre temi molto diversi fra loro: la metropolitana parigina, i travestiti e la Sicilia. In mostra saranno presenti anche i lavori più noti, a documentare un percorso fotografico lungo vent’anni, tra i Sessanta e i Settanta, caratterizzato da un’attenta osservazione della realtà, mai occasionale e straordinariamente empatica.

Ne sono esempio anche le immagini realizzate nel 1964 nel porto di Genova, che compongono uno dei più significativi reportage del dopoguerra sul tema del lavoro.

Sempre legato alla città di Genova, il progetto fotografico da lei intitolato “Erotismo e autoritarismo a Staglieno” mostra la straordinarietà e il fascino del cimitero monumentale.
L’indomabile volontà di capire e conoscere spinge la fotografa anche in paesi lontani come Israele, l’America Latina, l’Afghanistan e l’India.

Le sue immagini rimangono uno strumento imprescindibile per la conoscenza storica di quei luoghi e di quelle realtà. Saranno esposte anche molte immagini inedite dedicate ai ritratti di artisti e personalità della cultura. Attraverso il suo obiettivo Lisetta Carmi ha allineato la storia della fotografia con la contemporaneità.

20/10/2018 – 03/03/2019 – Museo di Roma in Trastevere

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Lina Pallotta – Porpora

La mostra è un ritratto fotografico di Porpora Marcasciano, attivista per i diritti umani e presidente onorario del Mit (Movimento Identità Transessuale).

A partire dal 1990 e fino ad oggi, l’intimo viaggio visivo ci invita a partecipare al dispiegarsi del rapporto personale tra Lina e Porpora, iniziato ai tempi dell’università a Napoli, nel lontano 1977, all’interno di un movimento che hanno attraversato e dal quale si sono fatti attraversare: non tanto rappresentazione di singoli percorsi di vita ma stratificazione di livelli di significato e di percezioni che si intrecciano con il nomadismo di entrambi e anche con l’evoluzione, i cambiamenti sociali e culturali della nostra epoca.

Gli elementi documentaristici ma quasi diaristici ci rimandano a una riflessione sul ruolo delle immagini e alle problematicità della rappresentazione mediatica di situazioni marginali. Il lavoro, semplicemente, è una presentazione di esperienze condivise che solo la fotografia è in grado di carpire dall’incoscienza dell’attimo. È l’istantanea del momento, il frammento che sfida l’analisi razionale di ciò che pretende di documentare e si rifiuta di imporre un’interpretazione oggettiva e prevedibile della realtà. Le fotografie sono iconografie di momenti privati, che trovano ragione e valore al di là dell’ideologia.

 “Ci siamo poste mille domande sulla responsabilità, il bisogno, il desiderio di riportare una storia troppo importante per rimanere schiacciata dalla paura del nostalgico. Troppe bocche senza testa, soprattutto senza cuore, hanno divagato sulla necessità di rimuovere epoche ed esperienze, facendo largo al nulla. Per poi trovarci in questo mondo, dove non c’è più poesia capace di raccogliere i senza voce della storia, quelli che di solito non hanno diritto di parola, perché sovrastati dalle parole e dai gesti di quegli uomini da cui dipende il rumore del mondo, troppo spesso scambiato col destino della terra.” Porpora

Con la fotografia non esploro la distanza, ma anzi cerco di afferrare sentire e mostrare ciò che è là fuori. È nel caos delle emozioni, nel disordine effimero e imperfetto della vita personale che fugaci e mutevoli momenti di verità prendono forma. E, tra gli interstizi dei segni e simulacri della contemporaneità, spero si insinui la gioia della solidarietà e una timida sovversione.” Lina

Dal 15 novembre al 7 dicembre – Officine Fotografiche Roma

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FERDINANDO SCIANNA viaggio racconto memoria

Il 22 settembre 2018, negli spazi espositivi del Complesso di San Domenico a Forlì, apre al pubblico la grande mostra retrospettiva dedicata a Ferdinando Scianna, curata da Denis Curti, Paola Bergna e Alberto Bianda, art director della mostra e organizzata da Civita Mostre. Con circa 200 fotografie in bianco e nero stampate in diversi formati, la rassegna attraversa l’intera carriera del fotografo siciliano e si sviluppa lungo un articolato percorso narrativo, costruito su diversi capitoli e varie modalità di allestimento.

Dopo l’esordio a Forlì (Complesso di san Domenico), promosso dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e da Civitas srl in connessione con la Settimana del Buon Vivere, la mostra sarà presentata in varie città, in Italia e all’estero, a partire da Palermo (Galleria d’Arte Moderna) e Venezia (Casa dei tre Oci) nel 2019.

Ferdinando Scianna è uno tra i più grandi maestri della fotografia non solo italiana. Ha iniziato ad appassionarsi a questo linguaggio negli anni Sessanta, raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua regione d’origine, la Sicilia. Il suo lungo percorso artistico si snoda attraverso varie tematiche – l’attualità, la guerra, il viaggio, la religiosità popolare – tutte legate da un unico filo conduttore: la costante ricerca di una forma nel caos della vita. In oltre 50 anni di racconti non mancano di certo le suggestioni: da Bagheria alle Ande boliviane, dalle feste religiose – esordio della sua carriera – all’esperienza nel mondo della moda, iniziata con Dolce & Gabbana e Marpessa. Poi i reportage (fa parte dell’agenzia foto giornalistica Magnum), i paesaggi, le sue ossessioni tematiche come gli specchi, gli animali, le cose  e infine i ritratti dei suoi grandi amici, maestri del mondo dell’arte e della cultura come Leonardo Sciascia, Henri Cartier-Bresson, Jorge Louis Borges, solo per citarne alcuni.

Avendo deciso di raccogliere in questa mostra la più ampia antologia dei suoi lavori fotografici, con la solita e spiccata autoironia, Ferdinando Scianna, in apertura del percorso espositivo, sceglie un testo di Giorgio Manganelli:
Una antologia è una legittima strage, una carneficina vista con favore dalle autorità civili e religiose. Una pulita operazione di sbranare i libri che vanno per il mondo sotto il nome dell’autore per ricavarne uno stufato, un timballo, uno spezzatino…”

Ferdinando Scianna del suo lavoro scrive: come fotografo mi considero un reporter. Come reporter il mio riferimento fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il quale il fotografo deve ambire ad essere un testimone invisibile, che mai interviene per modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta. Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio. Persino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell’azzardo degli incontri con il mondo.

In una audioguida che sarà a disposizione di tutti i visitatori (in italiano e in inglese), Scianna racconta in prima persona il suo modo di intendere la fotografia e non solo. Un vero e proprio racconto parallelo, che consentirà di conoscere da vicino il suo percorso umano e di fotografo.

Un documentario sarà proposto in mostra, dedicato alla vita professionale di Ferdinando Scianna.

La mostra sarà corredata da un grande catalogo pubblicato da Marsilio Editori.

22 settembre 2018 – 6 gennaio 2019 – Forlì, Musei San Domenico

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Un triennio di investigazione tra ambiente e fotografia  – collettivo Synap(see)

Sabato 17 novembre alle ore 18, la Fondazione Benetton inaugura negli spazi Bomben di Treviso la mostra fotografica Un triennio di investigazione tra ambiente e fotografia del collettivo Synap(see), composto da fotografi (Andrea Buzzichelli, Sergio Camplone, Emanuela De Luca, Paola Fiorini, Simone Mizzotti, Antonella Monzoni, Stefano Parrini, Giovanni Presutti) provenienti da varie regioni d’Italia, che, da tre anni, sotto la guida del curatore italo belga Steve Bisson, hanno scelto di svolgere, in modo corale, delle indagini autorali su questioni che riguardano l’ambiente, la natura, la gestione e pianificazione territoriale nella penisola.

I progetti fotografici, esito di un triennio di ricerca focalizzato su tre differenti tematiche –Parchi nazionali e regionali, Fiumi, Agro –, sono esposti per la prima volta a Treviso, da domenica 18 novembre 2018 a domenica 6 gennaio 2019 (giovedì e venerdì ore 15-20, sabato e domenica ore 10-20).

Il primo lavoro ha riguardato una selezione di parchi nazionali e regionali. Un insieme di luoghi assai variegato. Il Delta del Po, le Alpi Apuane, l’Arcipelago Toscano, la regione del Partenio, le Foreste Casentinesi. La chiave che ha guidato la lettura è stata la definizione di confine. Dove inizia e finisce un parco? Il problema dell’inquinamento da microparticelle di plastica dell’Arcipelago Toscano, le attività estrattive di marmo nelle Alpi Apuane, l’educazione ambientale nel Parco Naturale Regionale Dolomiti Friulane di Erto sono alcuni esempi di questioni prese in esame dal progetto.

Nel secondo anno il collettivo si è dedicato a studiare alcuni fiumi. I diversi progetti hanno messo a fuoco il rapporto, quasi simbiotico, tra uomo e corsi d’acqua, che è alla base dello sviluppo delle civiltà antiche ma anche di quelle industriali fino ai giorni nostri. I casi studio scelti hanno il merito di caratterizzare questo rapporto sotto diversi punti di vista. Le opere per la tutela contro il rischio idrogeologico realizzate lungo l’Arno dopo l’alluvione del ʼ66, le memorie di una speciale convivenza raccolte dagli album famigliari degli abitanti della terra “di mezzo” tra i fiumi Secchia e Panaro, i differenti modi di vivere e appropriarsi dell’Adige, e altre singolari storie di piccoli corsi in Toscana, il Cecina, la Merse.

Con l’ultima ricerca, titolata “Agro”, il collettivo ha meditato sugli usi del suolo, con particolare attenzione all’agricoltura, agli allevamenti e alle colture boschive. Da un paio di decenni almeno si osserva un’onda di “ritorno alla terra” cavalcata soprattutto da una nuova generazione di contadini e allevatori di piccola scala che praticano un fare votato a una maggiore sostenibilità, rispetto degli animali e della natura. Il progetto ha raggruppato diverse testimonianze in questo senso che compongono un variopinto mosaico di esperienze e modi alternativi di rapportarsi alla terra. Produzione di erbe medicinali, salvaguardia delle api, benessere degli animali, gruppi di acquisto solidali, coinvolgimento di lavoratori diversamente abili sono alcune delle nuove buone pratiche.

18 novembre 2018 – 6 gennaio 2019 – Fondazione Benetton Studi Ricerche

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Gentlemen of Bacongo – Daniele Tamagni

La mostra è un omaggio ad un grande interprete dell’Africa, il fotografo Daniele Tamagni (milano, 1975 – 2017), che ha dedicato ai sapeurs un ampio progetto fotografico teso a cogliere gli aspetti più profondi di un codice estetico che è stato ed è espressione di uno stile di vita. Ogni scatto coglie dettagli, espressioni, gesti sottolinenando la stretta relazione tra persona e contesto sociale.

L’intimità dei suoi ritratti e del suo raccontot estimonia lo stretto rapporto di fiducia e di autentica simpatia che l’autore è riuscito a instaurare con i soggetti rappresentati: “Questo forte legame gli ha permesso di andare alle radici, di realizzare vitali scatti istantanei con gli occhi di una persona di fiducia, calata all’interno di un mcirocosmo difficile da consocere, dove è raro per un estraneo essere ammesso” (Paul Goodwin)

Dal 19 dicembre 2018 al 25 gennaio 2019 –  Urban Center Milano

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World Press Photo 2018 Exhibition

Prosegue la collaborazione tra il Forte di Bard e la World Press Photo Foundation di Amsterdam. Il Forte ospiterà dal 7 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019, le foto premiate nella nuova edizione di World Press Photo, uno dei più importanti riconoscimenti nell’ambito del fotogiornalismo. Ogni anno, da più di 60 anni, una giuria indipendente, formata da esperti internazionali, è chiamata ad esprimersi su migliaia di domande di partecipazione inviate alla Fondazione World Press Photo di Amsterdam da fotogiornalisti provenienti da tutto il mondo.

La foto dell’anno 2018, scelta nella categoria Spot News, è di Ronaldo Schemidt (Caracas, 1971), fotografo venezuelano dell’Agence France Presse. Ad essere premiato, uno scatto che ritrae un ragazzo in fuga, avvolto dalle fiamme, durante una manifestazione nel maggio del 2017, contro il presidente Nicolás Maduro, a Caracas.

Nell’edizione 2018 la giuria, che ha suddiviso i lavori in otto categorie, tra cui la nuova categoria sull’ambiente, ha nominato 42 fotografi provenienti da 22 paesi. Tra i vincitori cinque sono italiani: Alessio Mamo, secondo nella categoria People – singole; Luca Locatelli, secondo nella categoria Environment – storie; Fausto Podavini, secondo nella categoria Long-Term Projects, Giulio di Sturco, secondo nella categoria Contemporary Issues – singole e Francesco Pistilli, terzo nella categoria General News – storie.

dal 7 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019  – Forte Di Bard (AO)

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Maurizio Galimberti – Betty Page, Ready-made

L’Associazione culturale Obiettivo Camera e Spazio Kryptos presentano Maurizio Galimberti – Betty Page, Ready-made, in occasione del decennale della scomparsa della celebre pin-up.

Cinque anni fa, nel Duemilatredici, è stata compilata un’approfondita biografia di Betty Page (altrove Bettie Page). Se così vogliamo vederla e dirla, l’occasione fu offerta dal novantesimo anniversario della nascita: 22 aprile 1923, a Nasville nel Tennessee, negli Stati Uniti. Oggi e qui il progetto fotografico in forma creativa ed espressiva, quanto arbitraria, Maurizio Galimberti – Betty Page, Ready-made celebra un’altra data: il decennale della scomparsa, l’11 dicembre 2008, a Los Angeles, a ottantacinque anni, a oltre cinquant’anni dall’esplosione della sua persaonalità di modella elevata a cult… con quanto ne è conseguito, in mille fisionomie, a partire dal corpus fotografico lasciato da Paula Klaw – sul quale ha peraltro agito Maurizio Galimberti – universalmente elevato a iconografia senza tempo, oltre che anticipatoria e ispiratrice.

Dal 12 dicembre 2018 all’11 gennaio 2019 – Spazio Kryptos – Milano

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