ZANELE MUHOLI, storia visiva nera e trans del Sud Africa

Articolo di Giovanna Sparapani

“La mia missione è riscrivere una storia visiva nera e trans del Sudafrica, affinché  il mondo sappia della nostra esistenza e resistenza ai crimini d’odio nella mia terra ed oltre”. ZANELE MUHOLI

Nata a Umnazi, Durban (Sudafrica) nel 1972, ultima di cinque figli, cominciò a lavorare come parrucchiera, coltivando segretamente il sogno di diventare un’artista visiva: la sua formazione avvenne a Johannesburg e in seguito a Toronto.

 Definendosi “attivista visiva ”, attraverso una documentazione fotografica acuta ed elegante supportata da  un fine dichiaratamente politico, si propone di difendere i diritti degli individui soggetti a vari tipi di intolleranza, purtroppo ancora diffusi in tutto il mondo. Dai primi anni duemila ha iniziato a documentare le vite delle persone appartenenti a comunità lesbiche, gay, trans, queer del Sudafrica, per opporsi a pregiudizi e discriminazioni che rendono difficile affermare con dignità la propria esistenza per una fetta di umanità ‘diversa’ e dunque da emarginare, soprattutto nel continente africano. Nelle sue fotografie parla di povertà, di emarginazioni, di dolori condivisi, di intolleranze razziali, anche se il focus principale di tutto il suo lavoro è diretto verso il mondo LGBTQIA+.

 Nei suoi intensi ritratti e autoritratti in bianconero, i soggetti sono  per lo più immortalati in pose che richiamano canoni classici, ma gli orpelli che li adornano – soprattutto vesti,  gioielli e copricapi – sono assolutamente contemporanei, composti con materiali di uso quotidiano, come spugne, retine per i piatti, mollette per i panni, pettini, corde…… ; presenti talvolta anche elementi vegetali tipici della flora del suo paese a cui Zanele è particolarmente legata.

 Le serie di foto riunite sotto il titolo “Volti e fasi”, che l’ha fatta conoscere al mondo, contiene centinaia di ritratti di donne di colore, realizzati entrando con coraggio nella vita e nell’intimità dell’universo femminile omosessuale: nessuna immagine contiene elementi ridicoli o sopra le righe, tutto è risolto con grande serietà e sobrietà. Non solo fotografa, ma anche regista, Zanele nel 2010 dirige a fianco di Petre Glodsmid,”L’Amore difficile”, un documentario ‘senza veli’ che ci introduce all’interno del suo mondo creativo e della sua sfera privata: 48 minuti in cui si possono trovare immagini e situazioni molto crude, ma sempre autentiche e coraggiose, “ un autoritratto potente e commovente di un’artista e di una militante totale”. Dopo questo importante lavoro, cominciano ad arrivare i riconoscimenti: nel 2013 viene nominata Prof.sa di cinema e fotografia presso l’Accademia di Brema in Germania e nel 2017 è considerata l’artista più importante all’interno di una mostra organizzata a Parigi presso la Fondazione Louis Vuitton. Nel 2020 i suoi ritratti e autoritratti sono ospitati alla Tate Modern di Londra, riscuotendo un grande successo di pubblico e critica.

Alla  58.esima Biennale di Venezia del 2019, viene presentato il suo progetto più impegnato e più celebre  che contiene una serie eccezionale di autoritratti a partire dal 2012: “Somnyama Ngonyama” (in italiano, “Ciao, leonessa nera”): le pose e le vesti sono le più diverse, i volti dagli sguardi intensi  vengono rivolti con fierezza verso l’osservatore, alla ricerca di una piena affermazione di sé. La fotografa ci tiene a sottolineare che i ritratti sono stati realizzati alla luce del giorno, senza effetti luministici artificiosi, il suo volto è volutamente molto scuro, quasi a volersi uniformare e confondersi con i fondi neri: le sclere bianche degli occhi e le labbra spesso dipinte con colori molto chiari e luminosi, creano affascinanti contrasti con la pelle del volto dalle sottili luminescenze.

 Attualmente a Parigi,  la Maison Européenne de la Phptographie (MEP) ospita fino al 23 maggio una nutrita esposizione con 200 fotografie, video, installazioni, documenti d’archivio, a partire dagli anni 2000, a documentare l’attività della fotografa fino ai giorni nostri.

Zanele Muholi: Somnyama Ngonyama, Hail the Dark Lioness, aperture Foundation,New York,2018

Zanele Muholi Somnyama Ngonyama, Ave leonessa nera, ed. 24 Ore cultura, 2021

NB: Le foto sono tutti autoritratti

Il posto ha solo scopo didattico, culturale e informativo, le immagini sono e rimangono di proprietà dell’artista

Articolo di Giovanna Sparapani

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