Pulire il sensore della macchina da soli

La pulizia del sensore della fotocamera è una parte cruciale che a me sembra sempre spaventosa, costosa e pericolosa, vai tu a capire perché.

Il primo consiglio è:  attenti quando cambiate gli obiettivi, la fotocamera finirà per prendere polvere sul sensore. Questo può portare a imperfezioni sulle tue fotografie che dovranno inevitabilmente essere “pulite” in post-produzione. E vai di timbro clone!


Michael Andrew

Per questo vi consiglio questo video di Michael Andrew che spiega il suo flusso di lavoro per tenere le sue macchine fotografiche pulite. Andrew entra nel dettaglio ed evidenzia alcune tecniche comuni che potrebbero, per distrazione, danneggiare la tua fotocamera. Sono anche mostrati pratici gadget che possono davvero aiutarvi a identificare le aree più compromesse del tuo sensore. Se sei completamente nuovo al concetto di polvere del sensore, il video mostra anche come eseguire uno scatto di prova in modo che tu possa controllare da solo la situazione della tua macchina fotografica.

E puliamo ‘sti sensori! Ciao Sara

“Rimani sul semplice, stupido (fotografo)”

SARA MUNARI - (7)

KISS è un acronimo usato in progettazione, che sta per Keep It Simple, Stupid, ossia “rimani sul semplice, stupido”.

Vi dico una cosina.

Per “prendere foto semplici” non intendo che sia semplice scattarle o vederle. Anzi, spesso è l’opposto.

Per prendere foto semplici non intendo nemmeno che ritraggano un punto nero su fondo bianco.

La semplicità è togliere il superfluo. Distillare una scena per portarla alla sua essenza. Selezionare dalla complessità del mondo che ritraiamo, il fulcro di quella frazione di secondo.

Chiedetevi sempre perché state scattando, rimanete concentrati su quello che volevate dire, non date per scontate “faccende” che dalle vostre immagini non potrebbero mai essere dedotte, se non ampiamente spiegate da voi.

Non pensate a cosa potreste aggiungere per spiegarvi meglio, concentratevi piuttosto su ciò che potete rimuovere o sottrarre. Rimuovete dalle composizioni che scegliete tutto ciò che ostacolerebbe la lettura della foto, fondi sporchi, colori che distraggono, scritte fuorvianti…

Rimuovete scatti, evitate gli scatti a raffica (necessari solo in pochi casi e per generi fotografici specifici).

  Togliete dall’attrezzatura che vi portate dietro, alleggeritevi, mollate a casa gli zaini da sherpa. Levate le immagini che esprimono concetti simili nello stesso portfolio.

Chiedetevi quali sono le immagini che realmente rappresentano al meglio il concetto che vorresti comunicare. Stai certo che circa il 90% delle foto scattate è totalmente inutile.

 Alleggerite la postproduzione.Questo rimane sempre il mio motto:Una foto di merda ritoccata bene, rimane una foto di merda.

In caso di dubbio, sottrarre, sempre. Questo il mio consiglio.

Mi vengono mostrati progetti o singole fotografie alle quali vengono attribuiti significati che nemmeno lontanamente sono contenuti su quella superficie bidimensionale.

Tante “pippe mentali”. Nelle vostre fotografie, se non accompagnate da testi o didascalie, è contenuto esclusivamente quello che vedete e se le didascalie devono spiegare tutto, senza lasciare spazio ad un po’ di immaginazione, le persone si stancheranno di leggere o peggio si ricorderanno dei chiarimenti e dimenticheranno le immagini.

Siate semplici, siate comprensibili e non date per scontato niente.

Ciao, baci

Sara

 

 

Vi fate domande, le domande giuste quando iniziate un progetto fotografico?

fotor_14Sara Munari delta del Volga

Io sono e resto per i lavori progettuali, lì vedo il fotografo.

Rimango dell’idea che qualche singolo scatto potrebbe “saltare fuori” a chiunque. E’ sulle lunghe distanze che si vede chi, con perseveranza, coerenza formale e stilistica, è riuscito a produrre un lavoro omogeneo e interessante.

Ricordate comunque che per produrre un racconto, è sulle singole immagini che dobbiamo concentrarci ( un articolo su questo argomento qui).

Fotografando, dovrete porre attenzione alle scelte compositive e al messaggio di ogni vostra singola fotografia , che dovrà essere funzionale al discorso che state intraprendendo.

Non voglio comunque limitarmi a parlare di singoli scatti, entriamo nel vivo del tema del racconto, del discorso che il fotografo vuole fare attraverso le sue immagini.

Ecco le domande che ci si pone prima di cominciare un progetto fotografico:

  1. Che argomento voglio trattare?
  2. Quale è la mia storia che tratterò all’interno dell’argomento?
  3. Che funzione ha il mio racconto, a cosa serve?
  4. Voglio esprimere un parere o esibire un’interpretazione?
  5. Che stile voglio usare?
  6. Chi sono i miei soggetti?
  7. Come li inserisco nella storia?
  8. Chi guarderà le immagini, si sentirà coinvolto?
  9. Quale è il contesto del lavoro?
  10. Quale è il mio target?
  11. Il lavoro è vendibile? Se si, a chi?
  12. Per ultima, ma non meno importante, ho un budget sufficiente? Se no, dove cavolo trovo i soldi?

So che consegnare domande, invece di dare risposte, può non sembrare carino. Ma se iniziate con il farvi le domande giuste, stringerete il campo d’azione e vi muoverete meglio in fotografia.

Ciao Sara

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Siete a caccia della LUCE?

 

Essere a caccia della luce significa avere l’opportunità di cambiare una situazione ordinaria in una magia.

Vi siete dimenticati che “fotografia” significa “disegnare con la luce”?

In qualsiasi situazione, che piove o ci sia il sole, avete la necessità, se volete fare delle vostre immagini delle buone immagini, di calcolare il fattore LUCE.

Seguitela.

Per strada potreste cercare le zone con molto contrasto e differenza tra ombra e luce.

In barba a chi dice che le ore centrali della giornata non possono essere sfruttate per fotografare, fate foto nelle vostre pause pranzo, se c’è sole.

Potete provare a sotto esporre direttamente in fase di scatto e ottenere fotografie tipo questa:

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La foto funziona perché il sole mi illumina il pallone che il ragazzino, mentre passava, faceva con la gomma da masticare. Io ero seduta per terra.

 

In fase di ritocco potreste poi aggiungere nero nei neri facendo attenzione a non esagerare con il contrasto.

Certo se manca la luce del tutto, sarà davvero difficile fare qualcosa di buono, potreste comunque sfruttare le illuminazioni artificiali di negozi, lampioni, ecc.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Albergo a Ho Chi Min. Sara Munari

 

 

Uno degli esempi migliori di chi sfrutta luce a tutte le ore e sfrutta bene pure i il colore, lo avete in Alex Webb. (Abbiamo parlato di lui qui)

MEXICO. Nuevo Laredo, Tamaulipas. 1996.

MEXICO. Nuevo Laredo, Tamaulipas. 1996. Fotografia di Alex Webb

 

Credo che lui torni e ritorni sullo stesso posto per studiare la luce e la scatti solo quando questa è esattamente quella desiderata.

Quindi vi consiglio, se potete, di studiare un luogo che vi sembra perfetto per una fotografia, capire come cadrà la luce su questo posto, e rifarvi un giro negli orari perfetti per la vostra immagine.

Lo stesso posto, con una luce pessima (nella ora sbagliata della giornata) cambia completamente il risultato e vi fa passare da un’ottima foto ad un’immagine noiosa…

C’è chi dice che le ore migliori in cui scattare siano quelle della “Golden hour”

Qui avevo spiegato le caratteristiche della luce e cos’è la Golden hour e quando si verifica.

Qui un articolo su come riconoscere la luce

Qui una app per calcorare quando si verifica APP per scoprire quando cade l’ora d’oro ovunque ti trovi, clicca qui “golden hour calculator

Ciao baci

Sara

Ma vaffanzoom…

In fotografia, spesso, l’intera storia deve essere già chiara all’interno di un singolo scatto. Se si vuole raccontare una storia con una foto, includete il contesto.

So che è più complicato. Introdurre il contesto significa:

* calcolare le velocità di più soggetti (se ci sono persone)per fare in modo che vengano fermate sul punto giusto dell’immagine

* pensare più attentamente alla composizione

* osservare meglio la luce e come cade sui soggetti circostanti al vostro, per poterla sfruttare a vostro piacimento

* doversi avvicinare ai soggetti (cosa che fa paura a molti)

Questi sono i motivi che spingono molti a scattare da lontano, magari con uno zoom.

Lo zoom da l’opportunità di non avvicinarsi, schiaccia i piani e decontestualizza il vostro soggetto.

In qualche caso è l’unica opportunità che avete ma spesso è una questione di pigrizia o paura dell’avvicinarsi troppo alle “cose”.

Vi state togliendo una possibilità.

Se avete una storia in mente e sapete chiaramente cosa vorreste raccontare, il contesto ripreso e la situazione circostante, possono aiutare chi vedrà la vostra immagine a dare un’interpretazione maggiormente articolata e precisa.

Provate ad esercitarvi e ad avvicinarvi piano piano sempre di più alle cose, ma non con lo zoom, fisicamente.

Cercate punti fermi sullo sfondo che vi bilancino l’immagine e non abbiano necessità di essere controllati nuovamente durante la fase di scatto (cartelloni, case, portoni, alberi, colonne ecc.)

Dopo aver scelto il contesto, se il vostro soggetto è già lì, scattate. Se la vostra tecnica include l’attesa che qualcosa avvenga di fronte ad un contesto eccezionale, abbiate pazienza e sperate che qualcosa avvenga.

Per spiegarvi meglio:

In questa immagine, ho notato la posizione,  forzata (e sforzata 🙂 ) della statua, che mi faceva sorridere. Ho aspettato che il signore ci passasse sotto per raccontare una piccola storia un po’ ironica.

 Sara Munari1 (36).jpg

 La stessa cosa qui. Ero a Mostar, negli anni successivi alla guerra. Il ponte è considerato simbolo di pace. Sotto, sulle rive del fiume, c’era una festa ed io aspettavo che avvenisse qualcosa. Il ragazzo ha estratto una pistola, cosa che mi ha spaventata per un attimo, fino a che non è partita la fiamma dell’accendino (pistola) per accendere una sigaretta all’amico che si avvicinava. Anche in questo caso il contesto rafforza molto lo scatto ed il ragazzo con il mano la pistola e basta, non mi sarebbe sembrato sufficiente.

Sara Munari1 (30).jpg

Ho scritto questo breve articolo perché l’avvicinarsi alle cose è un problema che ho sentito come difficoltoso da parte di molti. Il contesto fa la “storia” che la vostra foto contiene, non perdetevelo!

Ciao

Sara

Ti racconto il “tutto”in dieci foto. Si, certo.

Ti volevo far vedere questo lavoro sulla solitudine, titolo: “La solitudine”(originale).  Alle letture portfolio in giro per l’Italia e per le selezioni degli autori del blog, mi capita davvero spesso di vedere lavori affrontati troppo alla leggera.

La religione, la solitudine, l’amore, la sofferenza, la povertà….tutto in un portfolio, tutto in 10 o 20 fotografie al massimo che quasi sempre si riducono ad un elenco di luoghi comuni. Le fotografie sono tutte simili tra loro.

  • Per la solitudine: anziano su panchina preso di spalle, bambino che gioca da solo, lago con persona su panchina…
  • Per l’amore: due che si baciano sotto portico, due che si tengono per mano (di spalle)…
  • Per religione: donne con hijab in città italiane, chiesa buia con candele e vecchietti di vario genere…
  • Per sofferenza: barbone per strada, barbone per strada, barbone per strada…

I titoli sono vaghi e possono fare da contenitore per tutto. Quello che a voi sembra un buon modo per mostrare le vostre immagini, diventa presto consapevolezza per qualcuno e incazzatura per altri che deriva dalla comunicazione da parte mia (o di altri lettori) della superficialità con cui avete affrontato questo tema.

In alcuni casi qualche foto è anche buona, ma non racconta certo quello che speravate, né da singola, né nel gruppo. Per raccontare qualcosa dovete prendere l’abitudine di studiarlo, andare a fondo sull’argomento e soprattutto, STRINGERE IL CAMPO.

Ma chi è in grado di raccontare “la religione”?

Lo han fatto bene in pochi, un esempio di Abbas, fotografo della Magnum,  qui.

6530659

Indonesia, Jakarta. Estudiantes del Al Azhar Collegue. Abbas, 1989

Per sette anni, Abbas ha percorso ventinove differenti paesi alla ricerca del nuovo Islam o meglio, dei diversi Islam del mondo. Il racconto del suo viaggio è racchiuso in queste pagine: spinto dal desiderio di comprendere le tensioni interne che attraversano le diverse società musulmane, Abbas è riuscito ad individuare le contraddizioni tra il rigurgito di un movimento politico ispirato ad un passato mitico e il desiderio universale per la modernità e la democrazia. La finezza formale delle sue immagini, il rigore della ricerca giornalistica, la competenza dello studioso, fanno di Abbas uno dei rari autori in grado di informare il lettore. (da Amazon)

Lui, bravissimo, ci ha messo un viaggio di sette anni in giro per “mezzo mondo” a raccontare una storia parziale (solo Islam) sulla religione nel mondo, potremmo mai noi metterci 10 fotografie scattate ad Abbiategrasso  per raccontare la solitudine?

Il mio consiglio è: imparate a scegliere piccoli temi nei quali le persone possano sentirsi coinvolte, va benissimo anche la “shampista di Boffalora”, un garage sotto casa, un parente, un amico, un luogo circoscritto. Una piccola storia alla vostra portata, ma fatta bene.

Questo articolo è rivolto a chi si presenta a letture portfolio, chi dice di essere fotografo e si presenta a selezioni di altro genere come premi o submissions on line….tutti gli altri si divertano un sacco!

Ciao

Sara

Temi correlati: Cosa è un portfolio?   Come ci si presenta ad una lettura portfolio?

Libro: Il portfolio fotografico

Quali elementi considerare per migliorare i vostri scatti.

Buongiorno a tutti, qui di seguito trovate alcuni degli elementi fondamentali da considerare durante la fase di scatto in fotografia.

Per sintetizzare ho elencato alcuni fattori che potrebbero rendere buona una fotografia. Spero gli esempi vi siano utili.

Tutte le fotografie sono mie e potrete trovarle qui

Personalmente cerco di essere sempre attenta a questi fattori. Tutto questo va preso in considerazione oltre alla scelta del soggetto della vostra immagine e all’ordine che vorrete dare agli elementi nel riquadro fotografico. Nessuna di queste cose è subordinata alle altre.

Intensità della luce presente

Fa ridiri e fa rudiri (18)

Direzione della luce presente

SARA MUNARI - (1)

Tipo  di  luce (diffusa, diretta, etc.)

SARA MUNARI - (12)

Texture  eventuale su soggetto

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Interessanti forme da sfruttare sul soggetto (ombre, braccia, gambe, che creano geometrie) e linee da seguire con lo sguardo.

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Geometria e forme sul riquadro fotografico

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Presenza  di elementi di primo piano

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Assenza di elementi di primo piano

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Possibilità di inquadrare sfruttando forme che restringendo la visione sul fotogramma, direzionano meglio lo sguardo sul soggetto.

Fa ridiri e fa rudiri (7)

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Riflessioni date da acqua, vetri elementi che rifrangono luce.

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Presenza / assenza di nuvole e clima

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L’effetto della mia lente sul mio soggetto (c’è una distorsione ? Soggetto troppo lontano o vicino? ecc )  

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Posso sfruttare gli elementi imprevisti?

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La location porta valore aggiunto alla fotografia?

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Ciao, saluti

Sara