Il portfolio fotografico, per chi comincia a raccontare con le immagini.

Cosa è un portfolio?
La creazione del portfolio è una delle cose più importanti e difficili che un fotografo possa fare con la propria produzione.
Durante le letture portfolio mi è capitato di tutto, foto delle vacanze, del giretto in montagna, del bambino appena nato, una volta perfino scatti che definirei porno. Olè!
Spesso incontro gente che, di fronte alla probabilità di rivedere migliaia di fotografie, si scoraggia e molla il colpo.
Mi capita che mi contattino dai posti più disparati e mi chiedano: “Ho scattato 2500 fotografie in tal posto…per cortesia me le sistemi e mi trovi una storia?”
Il problema è che la storia io la trovo e do alle fotografie un senso, se riordinate, ma quella rimane la mia storia, parte del lavoro del fotografo passa in secondo piano.
Diverso è l’intervento di un photoeditor che, all’interno di un tema definito, affrontato dal fotografo, sceglie le foto che meglio lo raccontino.
Definiremo nelle prossime pagine la necessità di avere le idee un po’ più chiare, sia durante la fase di scatto, che di elaborazione e presentazione finale del lavoro. Tutto questo tenendo presente quali sono le fasi necessarie alla sua creazione:
• Scelta dell’argomento
• Scelta della modalità di rappresentazione
• Fase di ripresa
• Editing (cioè la selezione delle foto e il loro ordine di presentazione, che non è, come qualcuno crede, la postproduzione)
• Postproduzione
• Stampa (se necessaria, secondo il target che scegliamo)
• Presentazione
Quindi, come si può definire un portfolio fotografico?
Un portfolio fotografico è semplicemente una raccolta di immagini del vostro lavoro. Il numero varia dalle 15 alle 50 a seconda della destinazione e successivo utilizzo.
Sul piano commerciale il portfolio è una selezione di immagini che rappresenti un’idea complessiva delle proprie attitudini lavorative da proporre ai possibili futuri clienti. Sul piano artistico il portfolio è una successione di fotografie collegate, il cui accostamento comunichi la capacità dell’autore di descrivere un fatto o un soggetto, attraverso l’idea progettuale e visiva che ha avuto.
L’errore comune è credere che debba essere il meglio di quanto abbiate mai prodotto. Anche se può essere vero in alcuni casi, è più probabile che si tratti di una serie di fotografie su un tema univoco, nel quale si sia mantenuto lo stesso stile espressivo.
Il portfolio è un insieme uniforme di immagini dal quale emerge la capacità espressiva, la fantasia, la tecnica e lo stile del fotografo nello sviluppare la sua idea iniziale, relativamente a un dato tema.
Le immagini selezionate per essere inserite hanno il compito di raccontare qualcosa e trasmettere un’emozione e, come dicevo più sopra, non sono le fotografie migliori che avete scattato. Spesso ho dovuto evitare di inserire nei miei portfolio scatti che giudicavo belli per inserire fotografie solo “passabili”, che servissero meglio alla narrazione del progetto.

image

Questa è la definizione ufficiale della FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche):

“Si può intendere per “portfolio” un complesso coerente di immagini finalizzate a esprimere un’idea centrale. I soggetti delle singole foto (il “cosa”) e il modo scelto dal fotografo per rappresentarli e ordinare le immagini in sequenza utilizzando il valore espressivo degli accostamenti (il “come”) devono essere in grado di comunicare con logica e chiarezza l’idea scelta dall’autore e, cioè, il significato del portfolio (il “perché”). I “significati” possono spaziare in molte direzioni: documentaria – narrativa tematica o artistica – creativa – concettuale o altre ancora.”

Comitato di Direzione FIAF, 2004

Secondo Fulvio Merlak, Presidente d’Onore FIAF

“Il «portfolio fotografico» è un insieme coerente di fotografie finalizzate ad esprimere un significato, ovvero un concetto reso manifesto non solo in virtù del contenuto delle singole componenti ma anche grazie alla loro felice concatenazione.”

Secondo Enrico Stefanelli, direttore del Photolux Festival di Lucca:

“La lettura dei portfolio sta sempre più diventando un punto di riferimento sia per coloro che si sono avvicinati da poco alla fotografia che per coloro che sono già in uno stato avanzato del loro percorso.

Anche i professionisti più affermati si rivolgono a persone di loro fiducia per editare un libro, una mostra, ecc.

Ormai moltissimi festival, o manifestazioni fotografiche in genere, offrono al pubblico la possibilità di poter usufruire della lettura portfolio e, in queste occasioni, ultimamente mi è capitato di assistere a due tipi di approccio:

– Da un lato coloro che vivono la fotografia come un hobby, una passione, e che si fanno leggere il portfolio per avere un consiglio o per avere delle conferme sulle fotografie realizzate;

– Dall’altro professionisti, o coloro che vogliono avviarsi alla professione, che mostrano le fotografie per capire se le stesse possano essere destinate al mercato editoriale ovvero a quello delle gallerie e dei musei.

Anche nell’ultima edizione del Photolux Festival per la lettura dei portfolio sono stati scelti non solo i photoeditor ma anche galleristi e editori.

Nel caso dei photoeditor, inoltre, la scelta è ricaduta su professionisti provenienti dalle più importanti realtà europee in modo di dare la possibilità al pubblico che generalmente non  viaggia, di poter mostrare il loro lavoro e ricevere una critica da un punto di vista non usuale per l’Italia, in modo che ci si possa rendere conto di quali siano le dinamiche estere o i metri di valutazione che esistono nei vari paesi al di fuori dei nostri confini, non solo geografici.

Nell’ultima esperienza, quella del Festival di Arles, ci era stato richiesto esplicitamente, ad esempio, di dare un aiuto concreto a coloro che venivano a mostrarci le loro fotografie, dando loro dei consigli non soltanto da un punto di vista estetico o di linguaggio, ma anche di metterli in contatto con il mondo editoriale o con galleristi o direttori di musei, insomma, un avviamento al mondo professionale.

Credo, quindi, che molto riguardo debba essere posto scegliendo con attenzione a chi far leggere il proprio portfolio in base agli obiettivi che ogni fotografo si pone e ai risultati che vuole raggiungere, così come un buon esercizio sia quello di andare a vedere numerose mostre, ma soprattutto leggere i libri fotografici e cercare di capire l’editing che vi sta dietro.”

Secondo Antonio Grassi, delegato FIAF:

“Credo che la fotografia sia un linguaggio aperto, un mezzo di comunicazione universale assolutamente idoneo a essere contaminato da altre forme di espressione artistica, che a loro volta portano a nuove riflessioni e con esse arricchirne e completarne il significato.

Considero il portfolio la naturale evoluzione di questo pensiero, senza prevenzioni di ordine tecnico o concettuale, nella più ampia libertà di espressione possibile”.

Secondo Laura Davì, photoeditor:

“Il portfolio, in assenza di regole precise e nette che ne delimitino i confini, è per me prima di tutto la presentazione di un progetto. Nel progetto si sa cosa si deve fare (almeno lo si dovrebbe) e si sa come lo si vuol fare (come diceva Carlo Sini nel suo libro Pensare il progetto).

Il portfolio è il frutto di un lavoro molto complesso.

Per questo può presentarsi in forme assai diverse: narrazione cronologica di una storia, raccolta puramente estetica dei propri scatti migliori (o almeno ritenuti tali), racconto per contrapposizioni e contrasti, espressione di un’emozione, di una denuncia, di una suggestione…

Il portfolio è altresì il mezzo attraverso cui vengono mostrate qualità artistiche e tecniche, personalità, il modo in cui si sviluppano idee e capacità di valutazione e di scelta di ogni immagine”.

Spero vi sia stato d’aiuto, se vi interessa l’argomento, ecco il mio libro che parla di questo:

Il portfolio fotografico

Ciao Sara

2 pensieri su “Il portfolio fotografico, per chi comincia a raccontare con le immagini.

  1. Pingback: Ti racconto il “tutto”in dieci foto. Si, certo. | MU.SA.

  2. Pingback: Una foto sola racconta una storia? | MU.SA.

Dicci cosa ne pensi...