Marianne Bjørnmyr, disegni, testi e culture antiche

Marianne Bjørnmyr (*1986) è un’artista norvegese che vive e lavora a Bodø, Norvegia.
Marianne ha conseguito un master in fotografia presso il London College of Communication.
Bjørnmyr si occupa di storia e culture perdute. Attraverso studi approfonditi di oggetti,
disegni e testi sulle culture antiche, ha accumulato una grande conoscenza di tracce
storiche.
La sua pratica fotografica si concentra sulla percezione dell’approccio della fotografia alla
realtà.

Quattro variazioni sugli elementi architettonici di Persepoli (522-330 a.C.), 2021, fotografia alla gelatina d’argento. Marianne Bjørnmyr


Attraverso la sua ricerca esplora i fenomeni del mito e il ruolo della fotografia nel trasmettere
la conoscenza di oggetti e ambienti, il tutto è contrapposto alla nostra comprensione,
interpretazione e percezione generata dell’immaginario;
ne è un esempio il suo ultimo progetto, Epitaph :
Partendo dal concetto, un epitaffio è una tomba commemorativa o una lapide, vista per
la prima volta nell’antico Egitto e in Grecia, successivamente trovata nelle chiese
europee dal Medioevo in poi fino ai nostri giorni.

Epitaph, Marianne Bjornmyr

Epitaph, Marianne Bjornmyr

Foto 1 Epitaph Il bellissimo scialle Sami in tessuto jacquard diventa un simbolo delle radici dell’artista a Sulitjelma. Marianne Bjørnmyr

Foto 2 Epitaph Quimbaya, 2021, calchi in gesso.Marianne Bjørnmyr


L’autrice crea oggetti inediti prima disegnati a computer, poi stampando in 3d modelli di
silicone infine riempie quest’ultimi con colate di gesso, così da arrivare al prodotto finito.
Questi oggetti, mescolano elementi di studio di manufatti, mai arrivati ai nostri tempi e un
grande sforzo immaginifico dell’autrice per far rinascere ciò che è stato perduto per
sempre.
La volontà dell’autrice è quella di portare le persone ad essere testimoni di questo
patrimonio scomparso, invita quindi alla consapevolezza di una memoria perduta.
Il medium fotografico in questo progetto acquisisce una funzione di testimonianza e di
interrogazione della realtà.
Molti degli oggetti in gesso sono stati fotografati e appesi con una cornice al muro, tra
cui una lapide ebraica distrutta durante la seconda guerra mondiale, o elementi
architettonici della città di Persepoli (522 – 486 aC).
I manufatti del progetto provengono da diverse aree geografiche e hanno un arco temporale
di oltre 2000 anni. Insieme, gli oggetti generano nuove storie, connessioni e letture delle
culture che rappresentano.
Le culture indagate spaziano fra quelle Maya e Azteche in Sud America, passando per i
Sumeri in Medio Oriente, Nok in Africa e gli ebrei europei vittime del nazismo, fino alla
radura Sami nella Norvegia settentrionale
Per l’artista, il fascino dei manufatti perduti è legato ai suoi antenati, la cui cultura,
lingua, abbigliamento e manufatti sami furono sradicati dalla politica di assimilazione del
governo norvegese nel 1800.
L’artista non mette in evidenza la drammaticità della perdita, invece presenta un lavoro
raffinato con oggetti e fotografie molto curati e di alta qualità artistica, così da rendere
l’esperienza esteticamente coinvolgente e porre attenzione più alla scoperta di questi
manufatti più che al dramma.
L’autrice è una professionista nell’utilizzo dello strumento fotografico, in questo progetto
utilizza una macchina analogica e stampa su carta alla gelatina ai sali d’argento che
restituisce immagini con tonalità di grigi morbidi.

Articolo di Eric De Marchi


Sitografia
https://www.mariannebjornmyr.com/
https://sekunst.no/kunstkritikk/Kunstkritikk-marianne-Bjornmyrhttps://www.lensculture.com/marianne-bjornmyr
https://www.melkgalleri.no/0322-marianne-bjornmyr-epitaph/
https://sekunst.no/kunstkritikk/Kunstkritikk-marianne-BjornmyrCV
https://www.mariannebjornmyr.com/filarkiv/2020/12/04/15fca33fca9f0d.pdf

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