Ho deciso di scrivere ogni tanto delle mie fotografie preferite, quelle che mi fanno incazzare, gioire, bestemmiare. Ci sono fotografie che amo per tutti questi motivi. Sono fotografie singole, in qualche caso fanno parte di progetti, in altri casi più semplicemente mi hanno messo nelle condizioni di pormi domande, così a prescindere dal contesto dal quale le ho estrapolate.
Se una fotografia non ti incuriosisce, non ti fa fermare un attimo, non ti svela qualcosa, … Perché cavolo la scattiamo?
La prima foto che vi propongo è questa
La fotografia colpisce per il forte contrasto tra il suolo in bianco e il nero del cane. Lo sfondo è praticamente simmetrico.
Il cane è agile, elegante, spaventoso. Ha quelle orecchie fantastiche rialzate, mefistofeliche. Quasi minaccioso, se ci penso.
L’orizzonte si perde nella nebbia al centro e questo rende la fotografia ancora più intrigante. La nebbia è sempre intrigante!
Mi sono sempre chiesta: ma che cavolo di muso ha sto cane, sembra un cavallo, si sia confuso?
Alza la sua gambetta con leggerezza, proprio su una grata e sopra l’animale una piccola parentesi che lo divide dal fondo più disordinato.
Insomma sono indecisa, mi deve fare paura oppure no? Se si gira, mi guarda e scodinzola o mi si attacca alla caviglia con il muso da cavallo?
No dai, razionalmente sta cercando un posto per fare pipì.
La zampa posteriore del cane è allungata, da ginnasta, tesa, con la codina che fa un riccio, che fantastica linea!
Ma avete notato che le orecchie del cane rizzate hanno la forma degli alberelli sul fondo? Solo nelle foto di Koudelka i cani hanno le orecchie a forma di pino! A me sarebbero capitate palme sullo sfondo, coi problemi che potete immaginare!
…alla prossima! 😘 Sara
Biografia
Josef Koudelka nasce il 10 gennaio 1938 a Boskovice, un piccolo paesino della Moravia, ex Cecoslovacchia. Si laurea in ingegneria aeronautica ma, fino al 1970, segue un gruppo di Gitani cecoslovacchi prendendo parte anche ai loro spettacoli teatrali. Diventa membro dell’Unione di Artisti Cecoslovacchi.
Nel 1966 pubblica un libro sull’opera teatrale Ubu Roi. A partire dal 1967 si dedica completamente alla fotografia. Nello stesso anno presenta per la prima volta il suo lavoro sui Gitani. Nell’agosto 1968 fotografa le truppe del Patto di Varsavia che invadono le strade della capitale della Cecoslovacchia e mettono fine alla Primavera di Praga. Le sue immagini fanno il giro del mondo. Inizialmente diffuse in modo anonimo, gli fecero in seguito guadagnare il Robert Capa Prize. Nel 1970 lascia il suo Paese e si stabilisce in Inghilterra sino al 1979, diventando di fatto senza patria. Nel 1974 entra a far parte di Magnum Photo e diventa amico di Henri Cartier-Bresson e Robert Delpire.
Nel 1975 viene organizzata un’importante mostra di sue fotografie al MoMA di New York. Da questo momento in poi esporrà nelle maggiori istituzioni museali in Europa, fra cui la Hayward Gallery di Londra, lo Stedeliijk Museum di Amsterdam, il Palais de Tokyo a Parigi. Nel 1986 comincia a usare una fotocamera panoramica e prende parte alla Mission Photographique de la Datar (un comitato di fotografi che documentava il paesaggio francese degli anni ottanta). Diventerà in seguito cittadino francese. Dopo vent’anni di esilio, torna nel suo Paese natale nel 1990, per seguire la Rivoluzione di Velluto. Le foto scattate in quel 1968 sono finalmente pubblicate anche a Praga. Fotografa il suo Paese, il paesaggio più devastato d’Europa, e nasce l’opera “Black Triangle”. Comincia il suo lavoro sui siti archeologici greci e romani nel Mediterraneo nel 1991.
Le sue più importanti pubblicazioni sono: “Gypsies” (Prix Nadar, 1975); “Exiles” (1988); Chaos (2000); “Invasion Prague 68” (2008); “Lime” (2012). Koudelka ha vinto la Robert Capa Gold Medal Award nel 1969; il Grand Prix de la Photographie in Paris nel 1987, l’Henri Cartier-Bresson Award nel 1991 e l’Hasselblad Award nel 1992. Dal 2009 è membro della Berlin Academy of Arts.
Biografia presa dalla sua ultima mostra in Italia.
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