Musa fotografia vi presenta le vincitrici del Premio e vi fa conoscere i loro progetti, speriamo sia cosa gradita.
Qui il link al Premio Musa, ancora non indetto per il 2024, ma alla pagina potete leggere le condizioni e le collaborazioni che per la nuova edizione portano interessanti novità! Vai al premio
Nome: Lidia
Cognome: Caputo
Vincitrice del Premio Musa 2022 Ritratto
Lidia Caputo dal lavoro “Oltre l’apparenza”
- Come ti sei avvicinata alla fotografia e perché?
Non ricordo com’è successo; la fotografia c’è sempre stata. Già da ragazzina nelle fotografie di rito mi trovavo sempre dietro lo strumento. Quando è arrivato il momento di scegliere una scuola per il futuro non ho avuto dubbi e mi sono indirizzata verso un istituto che si occupava di immagine.
- Quando e come è nata la tua passione per la narrazione fotografica? A prescindere dal settore fotografico di appartenenza, come hai capito che lavorare su progetti articolati sullo stesso tema, fosse la strada giusta?
Sono sempre stata un’appassionata di storie, sia da fruitrice che da narratrice. Sono un’insegnante e forse lo sono diventata anche per questo. Parlo molto nel mio lavoro a scuola, ma quando mi esprimo con la fotografia è diverso; mi affascina la sua forma silenziosa di narrare. Non ha bisogno di parlare; si rivela.
Con il tempo ho constatato di avere uno stile e un’attenzione particolare a certi momenti. Ci sono istanti di realtà che attirano la mia attenzione e che mi piace provare a ricondurre in situazioni che ho già visto e affrontato. Situazioni che continuo ad approfondire anche in tematiche differenti.
- Come progetti e organizzi i tuoi lavori fotografici?
Rifletto molto sui lavori che ho intenzione di affrontare: mi informo e leggo tantissimo fino a quando tutti gli stimoli accumulati mi accompagnano verso le prime immagini.
- Quali tematiche ti interessano in particolare, hai già trattato altri temi, se si, come?
Mi piacciono le immagini che parlano delle persone, anche se le persone non compaiono. Nelle foto che più amo, gli oggetti o i paesaggi riescono a raccontare l’essenza delle persone che li hanno vissuti, amati o semplicemente attraversati. A volte dall’immagine si stacca netto solo quel particolare della personalità che ha lasciato la traccia più persistente, non necessariamente gradevole, ma interessante perché unica.
La fotografia di ritratto per me è una novità di pochi anni fa con il progetto realizzato con le detenute in carcere. Mi ci sono avvicinata con un approccio simile alle altre mie immagini. Questa volta la presenza fisica dei soggetti è prevalente, ma il desiderio è di riuscirne a catturarne l’essenza in quel periodo della loro vita; ciò mi ha portato ancora una volta a tentare di rappresentare non quello che si vede, ma quello che di quella persona si può percepire al di là del volto e delle espressioni più convenzionali. Quello che un solo istante non ci può offrire e che può essere espresso catturando più tempo. Non mi sono mai illusa di poter conoscere le persone alla prima impressione.
Lidia Caputo dal lavoro “Wall”
- Cosa cerchi di esprimere con le tue immagini?
Gli istanti di realtà di cui parlavo prima sono quelli che mi illudo possano raccontare del mondo che mi trovo davanti; dell’essenza della natura e dell’uomo così come mi si rivelano, nella loro bellezza ma anche nella loro inadeguatezza o nelle loro contraddizioni.
- Sei solita riflettere molto nella fase di ideazione del lavoro o agisci d’istinto durante la fase di ripresa?
Agisco d’istinto. È proprio durante la ripresa che cerco ciò che la realtà mi può offrire: ho bisogno di essere all’interno della situazione.
- Dove trovi l’ispirazione per le tue immagini? Ci sono autori che ritieni interessanti o che ti hanno ispirato per il progetto vincitore del Premio Nazionale Musa per fotografe?
Ci sono artisti che mi hanno segnato come Atget e Ghirri nella fotografia e De Chirico e Hopper nella pittura. Sono autori che a mio parere hanno una cosa in comune: il tempo sospeso. Come delle epifanie, nelle loro opere la realtà si cristallizza per poco tempo per potersi mostrare nella sua essenza prima di diventare passato.
Anche per i ritratti del Premio Musa il tempo è molto importante; mi sono ispirata a Nadar che per ragioni tecniche utilizzava un tempo di posa molto lungo. Il risultato era un soggetto che non poteva essere colto in maniera istantanea, ma solo nello scorrere del tempo. Credo, nei miei ritratti, di aver colto l’espressione nello scorrere del tempo evitando l’attimo fugace.
- Quali sono le maggiori difficoltà che riscontri nel mondo della fotografia?
Mi ritengo una fotografa che rimane ai margini del mondo della fotografia. Osservare il mondo, scattare foto, guardare quelle degli altri e riflettere sulle immagini è buona parte della mia vita. Nonostante ciò, rimango sulla soglia.
Lidia Caputo “Islanda”
- Ci vuoi raccontare un fatto in particolare per cui hai deciso che la fotografia fosse importante per te?
Non c’è un fatto in particolare; come dicevo prima, la fotografia c’è sempre stata ed è sempre stata importante. Quando è arrivato il Premio Musa ho avuto una conferma.
- Come hai conosciuto il Premio Nazionale Musa per fotografe?
Ho conosciuto il premio sui social.
Lidia Caputo ritratto
Biografia
Sono nata nel 1971 a Milano. Dopo aver frequentato l’Itsos nell’indirizzo di
Comunicazione visiva, comincio a lavorare come assistente per diversi fotografi e a
frequentare i corsi serali dell’istituto Bauer: Fotografo e Fotografo colore. Mi iscrivo, in
seguito, a Lettere Moderne laureandomi in Storia dell’arte.
In passato ho portato avanti dei progetti sulla comunicazione pubblicitaria nella scuola
primaria. Da 16 anni insegno Fotografia e Produzioni audiovisive nelle secondarie
superiori. Collaboro con l’associazione Aihelpiu che si occupa di portare progetti
riabilitativi nelle carceri: io mi occupo di progetti fotografici. Uno di questi mi ha
permesso di vincere il Premio Nazionale Musa 2023
Contatti
@lidiablu
@oltrelapparenza_lidiablu
www.lidiablu.com (on line fra pochi giorni)