Nata a Bergamo nel 1926, si iscrisse a Milano all’Accademia di Belle Arti di Brera per seguire i corsi di scultura, ma non riuscì a concludere gli studi perché si sposò nel 1947 a soli ventuno anni, e fu costretta ad intraprendere il mestiere di sarta per collaborare alla non brillante situazione economica della sua famiglia, rinunciando così per il momento ad ogni aspirazione artistica. Verso la fine degli anni Cinquanta, iniziò ad essere attratta dalla fotografia, passione che, dopo molti successi, sostituirà con quella per la letteratura, ottenendo ambiti premi. Nel 1960, presso il Teatro Manzoni di Milano, si trovò quasi per caso a realizzare alcuni scatti durante le prove dello spettacolo “Niente per amore” del regista Franco Enriquez che, colpito dalla forza e intensità delle sue immagini, le consigliò di venderle ad alcune testate giornalistiche. Il suo linguaggio fotografico venne subito apprezzato e importanti periodici dell’epoca – “L’Illustrazione Italiana”, “Vie Nuove”, l’”Espresso” ed altri – acquistarono le sue fotografie. Per una persona completamente autodidatta, che ignorava le nozioni di base per lo sviluppo dei rullini e la stampa delle foto, fu davvero un bel successo che la spinse ad andare avanti con coraggio.
Carla Cerati
Curiosa e dotata di uno spirito critico acuto e tagliente, cercò di esplorare il mondo che la circondava, ripreso da diverse angolature: fotografò la società-bene milanese durante lo sfavillio degli anni Sessanta, i giovani coinvolti in rumorose manifestazioni, i luoghi industriali durante il boom economico, fino ad arrivare anche a Firenze nei giorni della tragica alluvione del Sessantasei. Nel 1965, desiderosa di scoprire alcune zone arretrate del Sud Italia, si mise in viaggio in automobile e da questa spedizione riportò interessanti foto realizzate in Abruzzo e in Sicilia e una preziosa cartella dal titolo “Nove paesaggi italiani” a cura di Bruno Munari, con una presentazione di Renato Guttuso. Parallelamente continuò il suo lavoro in teatro, immortalando i backstages di spettacoli memorabili, diretti da Giorgio Strehler ed Eduardo de Filippo.
Nel 1967, di fronte alle audaci e innovative rappresentazioni del Living Theatre creato da Julian Beck e Judith Malina, conobbe una vera e propria folgorazione, tanto da rimanere al seguito della compagnia per diversi anni, anche durante molteplici tournées all’estero. Verso la fine degli anni Sessanta, quando si cominciò ad avvertire in Italia una forte tensione sociale e politica, il suo occhio si rivolse a documentare i movimenti della cosiddetta ‘contestazione’ con importanti reportages. Attratta dal mondo degli ultimi, degli umili, dei negletti, nel 1969 pubblicò l’importante volume “Morire di classe” per la casa editrice Einaudi, a cura di Franco Basaglia e sua moglie: opera che costituisce una pietra miliare per un’indagine approfondita sulla situazione dei manicomi italiani di quegli anni. Accanto a lei ha lavorato il grande fotografo Gianni Berengo Gardin, girando in lungo e largo nella penisola per realizzare il loro fondamentale reportage: si tratta di immagini in bianconero coraggiose, intense, senza fronzoli o pietismi inutili che documentano situazioni tragiche, riuscendo nel contempo a mettere in rilievo e conferire dignità a persone recluse, scartate dalla società, umiliate, vittime talvolta di violenze fisiche e psichiche. L’impatto con questa dura realtà lasciò profondi solchi nell’animo dei due fotografi, che rimasero colpiti negativamente in modo particolare dalle pessime condizioni in cui trovarono l’Ospedale psichiatrico fiorentino.
Carla Cerati, ospedale psichiatrico.
Attratta dalle manifestazioni di piazza e dai duri scontri carichi di tensione, documentò il processo Calabresi – Lotta Continua, i funerali di Feltrinelli, le sfilate delle femministe urlanti attraverso le strade cittadine.
Contemporaneamente ai lavori di impegno sociale e politico, Carla rivolse la sua attenzione anche agli ambienti della Milano bene, con le sue vetrine sfavillanti, i grandi magazzini stracolmi di merce, i ritrovi mondani delle signore dell’alta-borghesia. Da questa sua acuta ed ironica analisi, uscirà un’ interessante opera dal titolo significativo “Mondo Cocktail”, pubblicato nel 1974, in cui sono immortalati “ squarci di vita mondana con belle donne”. Vengono ritratti artisti, intellettuali, modelle durante i famosi party sulla Terrazza Martini, luogo di gran moda che la Cerati si sforza di frequentare con spigliatezza e disinvoltura, anche se quel mondo falso ed effimero, “ della Milano da bere” non la convinceva affatto, finendo ben presto per stancarla.
Alla fine degli anni Ottanta, Carla abbandonerà gradualmente la sua professione di fotoreporter, nauseata dai falsi miti che campeggiano sui giornali e sui programmi televisivi, per dedicarsi alla letteratura, sua segreta passione da sempre: il suo primo romanzo “Un amore fraterno arrivò finalista al Premio Strega del 1973.
Per quanto riguarda la fotografia, non abbandonerà mai la sua ricerca personale con scatti intimi, a ricercare astratte forme geometriche oppure orme lasciate sul cemento e sulla sabbia da uomini ed animali, dalla serie Tracce del 1986.
Giulia Bianchi è una fotografa documentarista e insegnante di fotografia. Nel 2010 ha frequentato il programma PJ dell’International Center Of Photography di New York City si è iscritta all’Art Students League per studiare pittura a olio e ha iniziato a frequentare corsi di filosofia, femminismo, arte ed estetica a Brooklyn. Insegna fotografia in diverse scuole e associazioni tra cui Officine Fotografiche e Mohole a Milano, Camera Torino, Nessuno Press a Brescia, Verona Fotografia, etc. Ha anche creato un percorso formativo indipendente che si chiama IDA Fotografia. La sua ricerca fotografica prende origine da una formazione umanista, indaga temi della disobbedienza civile e del femminismo.
Fotografia di Giulia Bianchi
ORDINATION: I THINK JESUS WAS A FEMINIST Progetto multimediale incentrato sulla disobbedienza religiosa, Giulia Bianchi lavora al progetto dal 2012. Nella Chiesa cattolica romana basata sul patriarcato, il sacerdozio è vietato alle donne, l’articolo 1024 del codice del codice di diritto canonico prevede che solo un uomo battezzato possa accedere al sacerdozio. Dal 2002, centinaia di suore e teologhe si sono fatte avanti e sono state ordinate, costruendo un movimento mondiale chiamato RCWP (Roman catholic women priests ). Nel 2010, la chiesa ha stabilito che il sacerdozio femminile è un crimine grave quanto l’abuso sessuale nei confronti di minorenni; la fotografa ha visitato 35 comunità negli Stati Uniti, in Canada e in Colombia con l’obiettivo di creare un archivio storico di questo movimento; La documentazione offre una contro-narrazione agli stereotipi religiosi e indaga la complessità della vita dei soggetti scomunicati.
Fotografia di Giulia Bianchi
Le foto del progetto ci mostrano una realtà proibita che potrebbe però diventare il futuro della Chiesa; ciò a cui si vuole porre attenzione è la spiritualità femminile e il tipo di comunità che la leadership delle donne crea: inclusiva, non gerarchica, non dogmatica e aperta a persone di ogni razza, genere e condizione economica. Per realizzare il progetto Giulia ha mantenuto uno stile documentaristico, documentando la vita delle donne con cui ha stabilito un accordo che proponeva di essere ospitata e vivere a stretto contatto per almeno 2-3 settimane, avere quindi il permesso di fotografare ogni momento della loro vita privata oltre che poter catalogare ogni oggetto, documento che reputasse utile per creare un archivio di dati relativo a queste donne. Questa tipo di fotografia, porta la fotografa ad immergersi completamente nello stile di vita della persona fotografata, aiutandole a svolgere anche le mansioni quotidiane. Nausicaa Giulia Bianchi, nel lavorare con queste donne ha cercato di immortalare il loro modo di vivere il divino e la comunità, il loro modo di contribuire a rendere il mondo un posto migliore lottando per raggiungere diritti paritari.
Fotografia di Giulia Bianchi
Per Diane Dougherty (persona fotografata da Giulia Bianchi), che ha dedicato la sua vita a essere una donna sacerdote e attivista cattolica, la sua lotta non è solo per l’inclusione delle donne e delle persone LGBTQ nella Chiesa, ma anche contro l’ingiustizia sociale, il razzismo e le leggi anti-immigrazione al di fuori della religione.
Fotografia di Giulia Bianchi
In merito all’obbiettivo del progetto la fotografa dice: “Questo progetto vuole davvero abbattere gli stereotipi sulle donne nella Chiesa e ascoltare ciò che hanno da dire”… “Sfidiamo ciò che la Chiesa dice essere sacro, ciò che la Chiesa dice essere puro. Ascoltiamoci l’un l’altro e riconosciamo che l’idea che le donne non siano abbastanza brave per essere in una posizione di potere nella Chiesa, o che il loro corpo sia vergognoso, o che non possano definire il cattolicesimo nei loro termini, è una stronzata”.
La fotografa belga Martine Frank, sposatasi nel 1970 in seconde nozze con il fotografo francese Henri Cartier Bresson definito “l’occhio del secolo”, di trenta anni più vecchio di lei, ha rischiato di essere ricordata solo per la fama del marito, se non avesse messo grinta e energia per acquisire e imporre al pubblico una cifra stilistica e contenutistica del tutto personale. E’ significativo ricordare che la sua prima mostra personale organizzata nel 1970 a Londra dall’’Institute of Contemporary Arts, fu da lei annullata senza alcuna esitazione, quando si rese conto che gli inviti, oltre al suo nome, recavano anche quello del marito che sarebbe stato presente all’inaugurazione attirando numerosi visitatori.
FRANCE. Provence. Town of Le Brusc. Pool designed by Alain CAPEILLERES.
Nata ad Anversa nel 1938 da una madre inglese appassionata di arte e da un padre banchiere collezionista dilettante, ben presto si trasferì con i genitori a Londra; in seguito si recò a Madrid e a Parigi dove studiò materie artistiche. Nel 1963, durante un avventuroso viaggio in estremo Oriente, scoprì la passione per la fotografia grazie ad una fotocamera Leica prestata dal cugino. Tornata a Parigi iniziò a lavorare come fotografa freelance per riviste famose come Vogue, Life e Sports Illustrated, assumendo ben presto un incarico ufficiale presso il Théâtre du Soleil di cui immortalò spettacoli e back stages per quarantotto anni. Nel 1983 divenne membro effettivo dell’agenzia fotografica Magnum, incarico prestigioso e molto raro conferito ad una donna e nel 2005 fu insignita del titolo di cavaliere della Légion d’Honneur francese.
Timida, riservata e poco interessata alla vita mondana, le immagini documentarie e i suoi magnifici ritratti si rivolgevano con interesse al mondo degli umili, dei vecchi e delle donne: “ … la fotografia si adatta alla mia curiosità per le persone e le situazioni umane…”, affermava Martine in una intervista rilasciata al New York Time.
Cartier Bresson fotografato da Martine-Franck
Martine Franck
Dal punto di vista letterario, Mark Twain e Conan Doyle, conosciuti attraverso le letture che sua madre le faceva da bambina, rimarranno i suoi punti di riferimento, come il grande Hitchcock per il cinema; in campo fotografico durante numerose interviste citava spesso Julia Margaret Cameron, Dorothea Lange e Margaret Bourke-White. In sintonia con il Marito Henri Cartier Bresson, la Franck sintetizza così la sua passione per la fotografia: “. ..Ciò che soprattutto amo nella fotografia, è precisamente il momento che non si può anticipare, bisogna stare costantemente in allerta, pronti a captare ciò che è inatteso…”. Le sue immagini rigorosamente in bianconero sono potenti e suggeriscono l’emozione della fotografa e dei soggetti ritratti durante lo scatto: gli anziani ripresi nei luoghi protetti oppure i bambini spesso immortalati mentre giocano per strada anche in situazioni precarie o disagiate sprigionano tenerezza, comprensione e partecipazione alle loro difficoltà da parte di Martine che non si sottrae dall’entrare nel mondo della sofferenza e dell’emarginazione, sempre con passo lieve ed elegante. Un suo importante lavoro riguarda le immagini che immortalano i monaci tibetani Tulku da cui traspare la loro vita gioiosa fatta di ascesi e trascendenza, da trasmettere con generosità agli altri.
Hospice d’Ivry sur Seine, France Foto di Martine Frank
Dopo la morte dell’illustre marito, insieme alla figlia Mélanie, nel 2003 creò la Fondazione Henri Cartier Bresson per conservare e promuovere il prezioso materiale fotografico da lui lasciato in eredità.
IRELAND. Donegal. Tory Island. 1995. Foto di Martine Frank
Michel Foucault nella sua abitazione, Paris. Foto di Martine Frank
Colpita da leucemia, dopo due anni di strenua lotta contro la malattia affrontata con coraggio e determinazione, morì a Parigi nel 2012 all’età di 74 anni.
Bibliografia: Martine Franck, D’un jour, l’autre, Éditons du Seuil, Paris 1998
Il padre, Giorgio Agosti, magistrato e in seguito dirigente d’azienda, svolse la sua attività politica all’interno del Partito d’Azione piemontese di cui fu tra i fondatori nel 1942. Antifascista fin dai tempi dell’Università, aderì clandestinamente a Giustizia e Libertà, partecipando alla lotta partigiana. Il fratello Aldo, intellettuale di spessore, professore di Storia contemporanea all’Università di Torino, ha prodotto numerosi studi relativi alla storia dei movimenti socialisti e comunisti. In questa famiglia ricca di ideali e valori profondamente democratici, Paola Agosti nacque a Torino nel 1947; a ventuno anni, nel 1968, si trasferì a Roma iniziando con passione la sua attività di fotografa che la spinse a viaggiare in Italia, Europa, America del Sud, Africa, paesi che raccontò attraverso dettagliati reportages rigorosamente in bianconero. Particolarmente interessata a problematiche riguardanti il mondo femminile, alle donne ha dedicato importanti libri fotografici, quali “Riprendiamoci la vita” del 1977 e “La donna e la macchina” del 1983, con splendide immagini rivolte alle operaie nelle fabbriche del nord Italia. Nel 1984 pubblicò nel libro “Firmato donna”, con sessanta incisivi ritratti di scrittrici e poetesse italiane.
Fotografie di Paola Agosti
Particolarmente importante dal punto di vista sociale l’opera “Come eravamo, il movimento delle donne nelle immagini di Paola Agosti, 1974 – 1982”: con intensa partecipazione la fotografa documenta le battaglie condotte dalle donne per la loro emancipazione, anni di lotte, di manifestazioni e cortei per urlare al mondo la necessità di liberarsi dalle pastoie a loro imposte da secoli. Essere vive al di là della triade, religione, patria e famiglia!
Il suo modo semplice ed estremamente efficace di raccontare per immagini, colpisce per i toni asciutti e sobri che non indulgono a facili sentimentalismi anche quando si tratta di immortalare il mondo degli umili, come le figure femminili che popolano il libro “L’anello forte” di Nuto Revelli. Si tratta per lo più di donne piemontesi anziane ritratte nei campi o nelle loro cucine, con i capelli non curati, i volti solcati da reticolati di rughe profonde, riprese nella fatica del loro vivere quotidiano: pilastri della società contadina, condannate però ad essere dimenticate, relegate nel loro umile e ristretto mondo. “… Anelli forti e insieme deboli le donne ritratte da Paola Agosti e raccontate da Nuto Revelli… Tenaci custodi della memoria, capaci di far fruttare campi stentati e l’allevamento delle bestie in tempo di guerra e , ancora di salvare le trame incerte della comunità durante le periodiche emigrazioni che producevano tante fabbriche di vedove “ . (Antonella Tarpino, introduzione al libro di Paola Agosti “ Il destino era già lì “, Cuneo 2015 ).
Paola Agosti con uno dei suoi cani, fotografia dal sito Maledetti fotografi.
Ricordiamo infine l’amore della fotografa per gli animali, soprattutto i cani, suoi fedeli compagni di vita Nel libro “Caro cane” edito nel 1997 da La Tartaruga edizioni, magnifiche fotografie delle più varie razze canine immortalate in pose spontanee, vengono affiancate a riflessioni personali e ironiche dettate da un animo partecipe e attento a cogliere particolari sottili del rapporto degli animali con il genere umano: “In fin dei conti la maggior parte dei padroni arriva ben presto ad obbedire al proprio cane… Io non so se ci sia il Paradiso, ma mi piace credere che per quanto siano i nostri santi umani e degni di essere esaltati, sarebbe difficile trovare tra loro un santo più completo di un buon cane” ( P.A.)
Articolo di Giovanna Sparapani
Paola Agosti, Caro cane, La Tartaruga edizioni, Milano 1997
Paola Agosti, Il destino era già lì, Araba Fenice, Cuneo 2015
IlPremio Musa per donne fotografe alla biennale di fotografia Femminile di Mantova. Musa è felicissima di questa collaborazione con la BFF. Il lavoro delle tre vincitrici del Premio, per ognuna delle categorie, verrà proiettato alla Biennale! Un grande onore e una grande opportunità. Andate al sito per consultare il programma delle mostre e degli eventi! Ciao Sara
La seconda edizione della Biennale Internazionale della Fotografia Femminileavrà luogo a Mantova dal 3 al 27 marzo 2022 confermando la direzione artistica di Alessia Locatelli, con il sostegno di Comune di Mantova e Provincia di Mantova
La prima edizione della Biennale prevista a marzo 2020, non si è potuta realizzare a causa della pandemia in corso. L’associazione la Papessa, ideatrice e promotrice del festival, è riuscita ad allestire alcune delle mostre previste nei mesi successivi e adesso torna, con ancora più slancio, con quella che è a tutti gli effetti la seconda edizione.
La riflessione di questa speciale edizione ruota intorno a Legacy, un termine che riassume diversi concetti: significa Lascito, Eredità e tutto ciò che creiamo da trasmettere alle generazioni future. Proprio la prima, dolorosa, esperienza della Biennale 2020, ha suggerito il tema di questa edizione. Nell’epoca attuale, così carica di cambiamenti, il collettivo umano deve misurarsi con quello che gli è stato lasciato, agire con questo lascito nel presente per creare un futuro che sia forte ed equilibrato.
La BFF 2022 seguirà lo stesso format del programma originale della prima edizione, con grandi mostre di fotografe italiane e internazionali e numerose altre iniziative a corollario, tra cui una Open Call per il Circuito Off, letture Portfolio, workshop, presentazioni di libri, conferenze e proiezioni.
In una società in cui ancora non esiste una piena parità di genere e la cui storia è raccontata principalmente da uno sguardo maschile, occidentale ed eteronormato, anche la fotografia femminile e non binaria è quasi sempre sottorappresentata e troppo spesso stereotipata. Per questo la BFF ambisce a diventare un solido punto di riferimento, in Italia e a livello internazionale, con lo scopo di sensibilizzare il più possibile riguardo le tematiche di parità, uguaglianza e libertà di espressione e, al contempo, offrire un’opportunità per le suddette categorie, professioniste e non, di partecipare al mondo dell’arte contemporanea Molte delle fotografe presenti a Mantova espongono per la prima volta in una mostra personale in Italia; questo aspetto sottolinea l’importantissimo lavoro culturale e di ricerca – anche a livello internazionale – portato avanti da BFF.
Buongiorno, vi presento oggi un’autrice che ho trovato interessante!
Ciao
Sara
Fotografia di Andrea Torres Balaguer dal progetto Unknown
La fotografia contemporanea presenta alcuni esempi di artiste che hanno, con modalità differenti, ragionato sull’annullamento del concetto di identità. Un’inclinazione in cui prende forza la tesi della sottrazione.
Durante la fiera di fotografia Paris Photo del 2018 e 2019 molte fotografe e artiste sono state presentate con lavori che raccontavano la femminilità attraverso ritratti, mise en scene o photo trouvée, con la caratteristica di avere le identità dei soggetti, spesso loro stesse, completamente cancellata visivamente ma presente concettualmente.
Andrea Torres Balaguer, nella serie The Unknown ritrae sé stessa, coprendosi il viso con una pennellata di colore. L’autrice afferma «Mi nascondo, ma posso essere qualunque persona decida lo spettatore. Posso essere chiunque, tranne me».I suoi progetti riflettono sulla rappresentazione e le ambiguità dell’identità femminile che ancora oggi fa apparire le donne come la società le vuole, corpi senza volto, capaci d’indossare molteplici identità. L’autrice gioca anche con i meccanismi della rappresentazione, spingendosi oltre le consuetudini del ritratto e mostra quanto si possa investire in costumi che ci delineano come modelli culturali (e di genere), non considerando le nostre imperfezioni naturali che pure determinano unicità.
Fotografia di Andrea Torres Balaguer dal progetto Unknown
Il lavoro di Andrea Torres Balaguer è influenzato dal sogno e dal surrealismo, esplorando il rapporto tra femminilità e natura attraverso il simbolismo e la tecnica della trascrizione del sogno.
L’autrice, crea immagini che suggeriscono storie e invitano lo spettatore a interpretarle, cercando di sperimentare i confini tra realtà e finzione.
Fotografia di Andrea Torres Balaguer dal progetto Unknown
Biografia
Andrea Torres Balaguer (Barcellona, 1990) è laureata in Belle Arti presso l’Università di Barcellona. Dopo aver vinto il primo premio di Artevistas New Talents, il suo lavoro è stato esposto a Barcellona, Madrid, Parigi, New York, Londra, Bruxelles, Berlino, Amsterdam e molte fiere d’arte in Europa.
Il suo lavoro è stato incluso in collezioni private come Fundació Vila Casas, Col·lecció Bassat e Universitat de Barcelona ed è stato presentato in alcune riviste popolari come Fubiz, Lamono, Ignant mag e Worbz. Nel 2015 è stata selezionata come Commended Photographer per i Sony World Photography Awards, categoria Enhanced. Attualmente vive a Barcellona (Spagna) e lavora come fotografa di moda, cercando di mescolare la sua estetica con la moda. I suoi fotografi di ispirazione sono Duane Michals, Sally Mann e Annie Leibovitz.
La seconda edizione della Biennale Internazionale della Fotografia Femminile avrà luogo a Mantova dal 3 al 27 marzo 2022 confermando la direzione artistica di Alessia Locatelli, con il sostegno di Comune di Mantova e Provincia di Mantova
La prima edizione della Biennale prevista a marzo 2020, non si è potuta realizzare a causa della pandemia in corso. L’associazione la Papessa, ideatrice e promotrice del festival, è riuscita ad allestire alcune delle mostre previste nei mesi successivi e adesso torna, con ancora più slancio, con quella che è a tutti gli effetti la seconda edizione.
La riflessione di questa speciale edizione ruota intorno a Legacy, un termine che riassume diversi concetti: significa Lascito, Eredità e tutto ciò che creiamo da trasmettere alle generazioni future. Proprio la prima, dolorosa, esperienza della Biennale 2020, ha suggerito il tema di questa edizione. Nell’epoca attuale, così carica di cambiamenti, il collettivo umano deve misurarsi con quello che gli è stato lasciato, agire con questo lascito nel presente per creare un futuro che sia forte ed equilibrato.
La BFF 2022 seguirà lo stesso format del programma originale della prima edizione, con grandi mostre di fotografe italiane e internazionali e numerose altre iniziative a corollario, tra cui una Open Call per il Circuito Off, letture Portfolio, workshop, presentazioni di libri, conferenze e proiezioni.
In una società in cui ancora non esiste una piena parità di genere e la cui storia è raccontata principalmente da uno sguardo maschile, occidentale ed eteronormato, anche la fotografia femminile e non binaria è quasi sempre sottorappresentata e troppo spesso stereotipata. Per questo la BFF ambisce a diventare un solido punto di riferimento, in Italia e a livello internazionale, con lo scopo di sensibilizzare il più possibile riguardo le tematiche di parità, uguaglianza e libertà di espressione e, al contempo, offrire un’opportunità per le suddette categorie, professioniste e non, di partecipare al mondo dell’arte contemporanea Molte delle fotografe presenti a Mantova espongono per la prima volta in una mostra personale in Italia; questo aspetto sottolinea l’importantissimo lavoro culturale e di ricerca – anche a livello internazionale – portato avanti da BFF.
LE ARTISTE
DANIELLA ZALCMAN
Signs of Your Identity
2016 – in corso
Daniella Zalcman è una fotografa documentarista vietnamita-americana e fondatrice di Women Photograph, un’organizzazione no-profit lanciata nel 2017 con un Archivio internazionale il cui scopo è elevare la voce delle donne e dei giornalisti visivi non binari. È plurivincitrice di bandi del Pulitzer Center on Crisis Reporting, borsista dell’International Women’s Media Foundation e beneficiaria del National Geographic Society. Il suo lavoro si focalizza sul lascito del colonialismo occidentale, dall’omofobia nell’Africa orientale, all’assimilazione forzata dei bambini indigeni del Nord America. Il progetto che espone alla BFF, Signs of Your Identity, nel 2017 ha vinto l’Arnold Newman Prize e il Robert F. Kennedy Journalism Award, e nel 2016 ha vinto il FotoEvidence Book Award e il Magnum Foundation’s Inge Morath Award, e ha fatto parte del Moving Walls 24 dell’Open Society Foundation.
SOLMAZ DARYANI
The Eyes of Earth (The Death of Lake Urmia)
2014 – in corso
Solmaz Daryani è una fotografa iraniana che lavora tra Iran e Regno Unito. Nei suoi progetti, unisce la fotografia documentaria allo storytelling, esplorando narrazioni personali che rivelano personaggi e scene delle comunità con cui si relaziona. I suoi lavori sono stati pubblicati, tra gli altri, nel National Geographic Magazine, Foreign Policy Magazine, British Journal of Photography, Le Monde Magazine, Woman Paper Visa journal, The American Scholar Magazine. Ha esposto in Europa, Medio Oriente e Nord America. The Death of Lake Urmia esplora l’impatto del cambiamento climatico sul paesaggio, l’economia locale, nonché sulla sua stessa famiglia e i loro ricordi.
FATEMEH BEHBOUDI
The War is Still Alive
2014 – in corso
Fatemeh Behboudi è una fotogiornalista e fotografa documentaria iraniana. Ha lavorato per diverse agenzie stampa e nel 2015 ha vinto il World Press Photo. Ha esposto in Nord America, Europa, Medio Oriente e Asia. The War is Still Alive è un progetto in corso che racconta gli effetti della guerra sul territorio, le comunità e le generazioni future.
TAMI AFTAB
The Dog’s in the Car
2019 – in corso
Tami Aftab è una fotografa londinese. Il suo lavoro tocca temi che parlano di intimità, e giocosità attraverso la ritrattistica. Nonostante la sua giovane età, è già borsista del Getty e il suo lavoro è stato pubblicato da Der Greif, Der Spiegel, British Journal of Photography, The Washington Post. The Dog’s in the Car è un progetto in corso in collaborazione con suo padre che ha perduto la memoria a breve termine a casa di un intervento chirurgico… Usando una voce giocosa, l’artista si interroga sui silenzi che possono circondare una malattia, sulla collaborazione e il consenso, sulla relazione famigliare muovendosi tra la fotografia documentale e performativa.
SARAH BLESENER
Beckon Us from Home
2017 – in corso
Sarah Blesener è una fotografa documentaria di New York. I suoi ultimi lavori sono una ricognizione sulle giovani generazioni in Russia, Europa orientale e Stati Uniti. Nel 2018, ha ricevuto l’Eugene Smith Fellowship. Nel 2019, il suo progetto personale ha ricevuto il primo premio nella categoria progetti a lungo termine del World Press Photo. Ha esposto in Nord America, Europa, Asia e Oceania. È stata pubblicata da The New Yorker, National Geographic, New York Ti mes, TIME Magazine, Newsweek, Wall Street Journal, The Washington Post, The Guardian, VICE, Der Spiegel. Nei campi patriottici e nei club degli Stati Uniti, a circa 400.000 bambini americani ogni anno viene insegnato cosa significa essere un americano, spesso con sottotesto militare. In questo microcosmo di una nazione che cambia, i giovani si trovano a cavallo tra la vulnerabilità dell’adolescenza e la contemporanea spogliazione dell’individualità. Beckon Us From Home esamina i temi che circondano l’interazione e l’identità adolescenziale, guardando alle problematiche derivanti da tali approcci educativi quali: l’ansia causata dalle sparatorie nelle scuole, il ruolo dei social media, l’empatia, l’impatto del diventare adulti in una nazione dai forti contrasti. L’artista desidera aprire un dialogo attorno a concetti che riguardano l’educazione delle future generazioni nelle accademie militari in USA e Russia. Come stanno rispondendo i giovani alla società contemporanea di fronte a tutti i cambiamenti nei sistemi di credenze e valori? In mostra anche Toy Soldiers, che si focalizza sulla Russia, investigando le dinamiche complesse che si muovono fra tradizione e ideologia nell’educazione dei giovanissimi militari. Il paragone tra i due progetti fotografici fa emergere molte interessanti affinità e osservazioni.
ILVY NJIOKIKTJIEN
Born Free
2007 – 2019
Ilvy Njiokiktjien è una fotografa e giornalista multimediale dai Paesi Bassi. Realizza i suoi progetti in varie parti del mondo, ma il suo lavoro si concentra prevalentemente in Africa. Come fotografa documentarista indaga attualità e tematiche sociali contemporanee. I suoi portfolio sono stati pubblicati sul The New York Times, Der Spiegel, NRC Handelsblad, Telegraph Magazinete e Stern. Durante il suo soggiorno in Sud Africa nel 2007, si è interessata ai born free (nati liberi), la prima generazione nata dopo la fine dell’APARTHEID Born Free è un progetto di ampia portata e a lungo termine.
MYRIAM MELONI
Insane Security
2012, 2013 e site specific for BFF 2022
Myriam Meloni è una fotografa italiana con base a Barcellona. Il suo progetto Fragile sui giovani dipendenti dal crack a Buenos Aires, è stato riconosciuto Patrimonio Culturale della Repubblica Argentina.
Ha incentrato il suo lavoro su tematiche sociali contemporanee attraverso un approccio intimo alla vita quotidiana. Ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali e ha esposto sia in Italia che all’estero. Insane Security parla degli abusi e della corruzione all’interno della polizia argentina, derivanti dal suo regime militare del passato. L’abuso della polizia diventa un mezzo di controllo sociale. Trova nella fascia più giovane e più povera della società il capro espiatorio perfetto di una società segnata da una profonda frattura di classe che separa e che non è in grado di dare soluzioni alla violenza che questo divario produce.
FLAVIA ROSSI
Nuovo Patrimonio
2018 – in corso
Flavia Rossi è una fotografa italiana con base a Roma e Milano. Ha vinto diversi premi e residenze in Italia e all’estero. I suoi lavori sono stati esposti in tutta Europa in diversi contesti inclusa la XV Biennale di Venezia nel 2016. Nuovo Patrimonio è: “uno studio sull’alterazione delle architetture storiche e sulla costruzione di un nuovo paesaggio temporaneo in cui le opere provvisionali diventano elementi stessi delle architetture”.
L’Italia ha un grande patrimonio in eredità e, a causa del tempo o per disastri naturali, gli edifici sempre più spesso necessitano di sostegni strutturali per evitarne il collasso. Sostegni che ne diventano parte integrante, andando così ad articolarsi in nuove architetture ibride. Possiamo intervenire in modo eguale su tutte le architetture del Paese? Come percepiamo questi cambiamenti? Come un patrimonio perduto, qualcosa di tempora neo, o una nuova Eredità?
ESTHER RUTH MBABAZI
This Time We Are Young
2017 – in corso
Esther Ruth Mbabazi è una fotografa ugandese. Come documentarista, Esther usa lo storytelling e il fotogiornalismo per affrontare tematiche che riguardano la società dell’Uganda attuale. È una National Geographic Explorer, una borsista del Magnum Foundation Photography & Social Justice e, contribuisce a Everyday Africa. I suoi lavori sono stati pubblicati sul New York Times, TIME Magazine, National Geographic, The Washington Post, Wall Street Journal. This Time We Are Young è una testimonianza in corso dei dati demografici in cambiamento nel continente africano, al Sud Sudan all’Uganda, al Kenya e oltre. Un nuovo futuro. Lei stessa scrive: “Questo progetto è un modo di collaborare con i miei coetanei, e di esplorare la mia realtà di crescere in Africa – le nostre speranze, le nostre sfide, il nostro futuro. Dopo tutto, saremo noi a definire il prossimo capitolo della storia di questo continente.”
DELPHINE DIALLO
Highness
2012 – in corso
Delphine Diallo è un’artista franco-senegalese. Si propone di sfidare le norme della nostra società e si immerge nel mondo dell’antropologia, della mitologia, esplora le religioni, le scienze e le arti marziali per un approccio più aperto della mente. Diallo, combina l’arte con l’attivismo, progettando modalità differenti in supporto alle donne, ai giovani e alle minoranze attraverso la provocazione visiva. Ha esposto in Europa e negli Sati Uniti; i suoi scatti, che combinano tradizione e modernità in un linguaggio raffinati, sono stati pubblicati sulle maggiori testate internazionali.
Highness crea una serie di nuovi archetipi, immagini che hanno tratti di divinità arcaiche che incontrano elementi contemporanei, offrendo allo spettatore l’opportunità di interrogarsi sull’idea dei modelli da seguire.
BETTY COLOMBO
La Riparazione
2019/2020
Betty Colombo è una fotoreporter che lavora per diverse testate italiane ed estere ed è coinvolta nel Local Testimonial Project di Canon. Sue immagini sono state acquistate dal Centre Pompidou, dal Guggenheim e dal Museo d’arte Moderna di Stoccolma. Il tema principale del suo lavoro sono i viaggi, in un incontro tra luoghi, persone e fotografia.
Il rapporto tra uomo e natura è al centro delle quattro serie esposte alla Biennale della Fotografia Femminile una relazione colta nei suoi aspetti controversi e sorprendenti. L’uomo distrugge il pianeta e poi lo cura, entrambi si feriscono a vicenda per poi aggiustarsi. La simbiosi conflittuale tra persone e ambiente si palesa su differenti narrazioni: da un bosco colpito dal fuoco che rinasce con l’aiuto umano, alla cura di un animale ferito in seguito a quella stessa distruzione generata dai suoi salvatori. Il cambiamento può lasciare vita, ma anche morte. La lotta tra queste forze segna il confronto che passa attraverso il corpo della terra, i suoi alberi e il corpo umano.
LUMINA COLLECTIVE
Lumina è un collettivo australiano formato da otto fotografe. Insieme creano mostre e progetti che si focalizzano sulla società contemporanea, l’eredità della storia australiana e il riconoscimento della popolazione aborigena come abitanti autoctoni del territorio. Alla BFF esporranno una collettiva/ retrospettiva dei loro lavori.
TALK E CONFERENZE
Angelica Pesarini
Docente universitaria con un curriculum di studi e ricerca negli ambiti di studi di genere, sociologia, Sessualità, Razza e Imperialismo, Analisi Dati, Ricerca Qualitativa, e Design Research. Insegna in università americane e inglesi. Nei suoi saggi parla di colonialismo e post-colonialismo, lo sfruttamento di corpi neri, il tema della cittadinanza delle seconde generazioni in Italia. Insegna anche a Firenze alla New York University. Alla BFF parlerà dell’intersezione dei suoi studi in ambito di rappresentanza di minoranze.
Marilena Delli
Regista, fotografa e autrice italo-ruandese. Il suo lavoro è stato pubblicato su BBC, CNN, NPR, Rolling Stone, e si focalizza su artisti di nazioni sotto rappresentate come Rwanda, Malawi, Sudan del Sud, Pakistan, Cambogia e Romania. Marilena cura un programma radio in Italia dedicato ai discendenti di africani. Ha anche un podcast che ospita italiani di origine straniera che parlano di razzismo, musica e temi contemporanei. Nel 2020 la Repubblica ha scelto Marilena Delli come una delle “50 donne dell’anno”. Alla BFF parlerà delle seconde generazioni, collegandosi alla presentazione di Angelica Pesarini.
Ariam Tekle
Regista italiana nata da genitori etiopi, Ariam ha studiato Relazioni Internazionali all’Università di Milano e ha sviluppato un forte interesse per temi come l’immigrazione, la diaspora, il transnazionalismo l’integrazione e l’inclusione sociale. Alla BFF presenterà il suo documentario “Appunta mento ai Marinai”.
Barbara Bachman, Franziska Gilli e Lucia Miolini
Bachman, giornalista, e Gilli, fotografa, hanno lavorato insieme per pubblicare il libro “Santa o Sgualdrina”, che parla del ruolo della donna nel nostro paese. Evidenziano le contraddizioni dell’immagine femminile in Ita lia, sospesa tra la concezione tradizionale dei ruoli di genere e la nascita di un nuovo movimento femminista. Al momento stanno girando l’Europa con la mostra fotografica e alla BFF presenteranno il libro e la loro ricerca.
Lucia Miolini, moderatrice dell’incontro, è responsabile della Sezione Media e Moda del Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, dove è delegata per la didattica e la Public History. Insegna Storia della Fotografia all’Università ISIA di Urbino, dove dal 2014 al 2016 ha coordinato la laurea Triennale in Progettazione Grafica e Comunicazione visiva. Nel 2012 le è attribuito il Trofeo Nazionale per la Critica.
Fa parte del Comitato Scientifico del Centro Italiano della Fotografia d’autore, Bibbiena (Arezzo), del Comitato Scientifico della Fondazione Nino Migliori, del Consiglio Direttivo della Società Italiana per lo Studio della Fotografia e del Consiglio Direttivo dell’AIPH, coordina il Gruppo di lavoro Gender e Public History. Il suo nominativo è stato inserito nel database delle 100esperte nel settore Storia e Filosofia.
Elisa Cuter
Elisa Cuter è critica cinematografica e autrice del saggio Ripartire dal desiderio (2020, minimum fax) che presenterà alla BFF. Editor della sezione Società della rivista il Tascabile, edita dall’Istituto Treccani, è dottoranda e ricercatrice alla Filmuniversität Konrad Wolf di Babelsberg. Negli anni ha collaborato con il Museo del Cinema di Torino, il Lovers Film Festival Turin LGBTQ Visions e la Berlin Feminist Film Week, ed è stata assistente alla direzione del Carbonia Film Festival – Cinema Lavoro e Migrazioni. Si è occupata di cinema e questioni di genere per varie testate come Doppiozero, Not, Filmidee e Cineforum, e suoi contributi sugli stessi temi sono apparsi in numerose riviste scientifiche.
Filippo Venturi e Grazia Dell’Oro
All’inizio della pandemia Venturi ha seguito un gruppo di donne in un percorso fotografico, inserito all’interno del Progetto europeo Shaping Fair Cities, rivolto a venti donne di nove nazionalità diverse che vi sono in Romagna e coinvolte dall’Associazione Between. Alla fine del per corso le foto sono state pubblicate in un libro intitolato “My Dear”, stampato da Emuse, gestita da Grazia Dell’Oro. Alla BFF Venturi e Dell’Oro presenteranno il libro e parleranno dell’importanza della fotografia come mezzo espressivo e dell’importanza della documentazione.
Marco Brioni e Grazia dell’Oro
Marco Brioni gestisce da anni l’associazione Frammenti di Fotografia a Mantova, dedicata alla divulgazione della cultura fotografica attraverso conferenze, seminari, interventi ai vari festival, workshop.
Grazia Dell’Oro ha aperto la casa editrice Emuse dal 2014, ha studiato all’Università Ca’ Foscari frequentando il Master sull’Immigrazione e collabora con enti pubblici e privati nell’elaborazione di programmi di innovazione sociale in ambito nazionale ed europeo. Da anni ricerca e scrive sui temi legati all’immigrazione e ai cambiamenti sociali. Insieme presenteranno una serie di libri pubblicati da fotografe, parlando della loro importanza storica.
Stefania Prandi
Giornalista, scrittrice, fotografa, producer, membro di Women Photograph. Lavora su temi legati al genere, la società, l’ambiente. I suoi lavori sono stati pubblicati su numerosissime testate italiane e straniere. Alla BFF presenterà l’ultimo libro “Le conseguenze” che parla del femminicidio in Italia.
Patrizia Pulga
Fotografa, docente e autrice di “Le donne fotografe dalla nascita della fotografia ad oggi: uno sguardo di genere”. Ha recentemente pubblicato un nuovo libro che si concentra sulle fotografe del nord America ed Europa, dove è menzionata anche la BFF. Parlerà dei suoi libri, del valore della ricerca e del documentario.
Valeria Palumbo
Giornalista, storica delle donne, autrice teatrale e organizzatrice di eventi culturali, Valeria Palumbo è caporedattrice del settimanale Oggi (Rcs MediaGroup) e collabora con il Corriere della Sera e la Radio della Svizzera italiana. È stata caporedattrice centrale de L’Europeo e di Global Foreign Policy, ha lavorato per la Gazzetta dello Sport, il Corriere della Sera, Amica e Capital. È stata docente a contratto della Statale di Milano e dell’Università Carlo Bo di Urbino (2006-2021). Scrive saggi di storia delle donne dal 2003 (Prestami il volto, Selene, Premio Città delle donne). Tra gli ultimi: Piuttosto m’affogherei. Storia vertiginosa delle zitelle (Enciclopedia delle donne, 2018) e L’Epopea delle lunatiche. Storie di astronome ribelli (Hoepli, 2018). Del 2020, Non per me sola (Laterza). Del 2021, per Neri Pozza, La donna che osò amare sé stessa. Indagine sulla Contessa di Castiglione.
In questa edizione la BFF presenterà le fotografe vincitrici del Premio FOTOGRAFIA AL FEMMINILE BRESCIANI VISUAL ART avendo preso parte alla giuria dell’edizione 2021.
Il premio desidera sollecitare tutte le fotografe a scrivere con le loro immagini il racconto del coraggio, della fantasia, del non visibile, della curiosità, dell’estrosità di cui sono capaci, attingendo alla loro storia e a ciò che quotidianamente osservano e vivono per descrivere quali siano oggi gli spazi conquistati, le zone buie, i desideri inseguiti, gli orizzonti sognati.
Daniella Zalcman, Tami Aftab, Ilvy Njiokiktjien, Flavia Rossi, Betty Colombo, Myriam Meloni saranno presenti al festival con le loro mostre e ciascuna terrà un talk.
WORKSHOP
Letizia Battaglia
Fotografa affermata a livello internazionale per il suo lavoro di documentazione della vita in Sicilia con un focus sulla mafia. Dal 2017 promuove Il Centro Internazionale di Fotografia di Palermo. Alla BFF guiderà un workshop per sole donne sulla fotografia di nudo.
Filippo Venturi
Venturi è un fotografo documentarista che ha pubblicato su varie testate nazionali e internazionali. Realizza progetti su problematiche riguardanti l’identità e la condizione umana.
Simona Ghizzoni
Simona Ghizzoni è un’artista visiva e attivista dei diritti delle donne. Conosciuta principalmente per i suoi lavori autobiografici e gli autoritratti, si concentra sulla relazione tra persone e natura e temi sociali. Ha ricevuto numerosi premi internazionali e i suoi lavori sono stati esposti in tutta Europa. Alla BFF guiderà un workshop sull’autoritratto.
Lomography Walk
Lomography Italia donerà macchine a pellicola usa e getta di loro produzione a un gruppo di partecipanti che sarà guidato dallo staff della BFF in una camminata fotografica nelle vie del centro storico di Mantova.
PROIEZIONI
In collaborazione con Sky Arte la serie di otto puntate intitolato “Le Fotografe”: otto fotografe italiane e il loro lavoro. Le puntate saranno proiettate nei fine settimana della BFF e dopo ciascuna proiezione seguirà un talk.
PRESENTAZIONI
Il Sublimista
ll Sublimista è una rivista letteraria e di cultura nonché media partner della BFF. Contribuirà con interviste alle artiste e durante i giorni di apertura del festival presenterà il proprio progetto.
Mulieris Magazine
Mulieris è un progetto costituito da giovani fotografe che mirano a promuovere progetti artistici su tematiche contemporanee e del mondo femminile. Oltre a conferire uno dei premi della “Open Call” presenteranno il loro progetto nel fine settimana di apertura.
Biennale della Fotografia Femminile
LEGACY
3-27 marzo 2022, Mantova
Inaugurazione dal 3 al 6 marzo, mostre aperte in tutti i fine settimana del mese.