Fiorentino di nascita e padovano d’adozione. Esattamente un anno fa è scomparso il fotografo Giovanni Umicini.

Giovanni Umicini nasce a Firenze nel 1931 e comincia a fotografare nel 1945 a Siena, dove, nello studio del fotografo Grassi, apprende le prime nozioni di camera oscura. Continua a dedicarsi alla fotografia anche dopo il trasferimento a Viareggio nel 1950. È qui che, nel laboratorio del fotografo Bartolini, inizia a trattare le pellicole invertibili Ansco ed è, assieme a Paul Karg, tra i primi a stampare le diapositive direttamente su Ansochrome Printon.
Nel 1953 si trasferisce a Padova e, dopo qualche anno, inizia i contatti con i laboratori di ricerca della Eastman Kodak di Rochester e Harrow, assumendo poi, nel 1959, la dirigenza tecnica di un laboratorio Kodak per il color photofinishing.

Dal 1962 si dedica alla libera professione in qualità di fotografo pubblicitario e industriale, continuando a dedicarsi alla fotografia di strada, e il suo studio diventa un luogo di formazione per alcuni giovani che diventeranno affermati fotografi.
Fin dal 1945 si era avvicinato al mondo del cinema in qualità di best boy nel film diretto da Henry King “Il principe delle volpi”. Nel 1978 diventa membro della Society of Motion Picture and Television Engineers. La sua passione e attenzione per la cinematografia lo porta a svolgere, nel 1979, il ruolo di direttore di fotografia e cameraman nei film Anna e a mosca di Sirio Luginbuhl, Il piccolo Arthur di Maurizio Targhetta e I vagabondi di Carlo Mazzacurati. La collaborazione con il regista padovano è continuata negli anni e Umicini dal 1995 realizza le fotografie di scena per alcuni film quali La lingua del santo e Vesna va veloce. Inizia a dedicarsi in prima persona al cinema filmando, con una cinepresa 16 mm e pellicola in bianconero, prima Padova e poi New York.

A partire dagli anni ’80-‘90 amplia il campo della sua attività professionale estendendola alla fotomicrografia e alle tecniche di fotografia scientifica e medicale e comincia a tenere corsi di densitometria e sensitometria fotografica. La continua attività di ricerca tecnica lo porta a scoprire un nuovo metodo per la ricostruzione fotografica di manoscritti e codici totalmente combusti. Ciò gli permette, su incarico del laboratorio del restauro del libro di Praglia, di restituire perfettamente quanto si nascondeva all’interno delle 365 pagine del “Manoscritto Musicale n. 29” del secolo XVI, della Biblioteca Capitolare di Treviso, totalmente bruciato nel 1944 durante un bombardamento.

A partire dagli anni ’90 comincia ad esporre le sue opere in varie mostre in Italia e all’estero: Fotografie, Street Photography, New York Panorama, Per Padova, Cervaiole. La montagna che vive, Carlo Mazzacurati nelle immagini di Lucia Baldini e Giovanni Umicini.
Dal 2010 tiene corsi di tecnica fotografica analogica, gratuiti e aperti a tutti, presso l’osteria L’anfora a Padova.
Negli ultimi anni pubblica due libri di fotografia: Anforigeni, contenente le fotografie degli avventori dell’Osteria L’Anfora, eseguite a partire dal 1992 e My New York, contenente 100 polacolor 8×10 realizzate a New York nel 1985.
Buona giornata, ciao
Sara
Grazie per l’interessante articolo e filmato !
Ricordo la bellissima mostra permanente a Padova:
http://www.altinatesangaetano.it/it/eventi/mostra-fotografica-giovanni-umicini-padova
Pertinente il commento a metà filmato su chi decide se una foto è artistica: infatti la legge su diritto d’autore differenzia tra foto artistiche e non.
Grazie a te per l’interesse, buona giornata! Sara