Un nuovo Vivian Maier, John Turner, un altro piccolo tesoro.

Se Robert Louis Stevenson fosse vissuto ai giorni nostri, probabilmente la sua “Isola” sarebbe stata una soffitta ed il forziere col “tesoro”, una semplice valigia.

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John Turner non era un pirata, ma un fotografo che amava prendere immagini per il proprio foto club; alla sua scomparsa, la moglie Betty riceve in lascito una valigia colma di fotografie di famiglia.

L’insospettabile forziere viene riposto in soffitta e dopo 30 anni sepolto dalla polvere e da chissà che altro, la figlia Liz ed il genero Martin Carroll, fotografo anch’egli, decidono che è ora di togliere dal buio le immagini di famiglia e decidere quali tenere e quali no.

È durante questo editing che Martin scopre che quelle che gli scorrono tra le mani, non sono solo fotografie di quadretti famigliari, ma ne escono scatti intensi e poetici.

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Di molte immagini esistevano solamente i provini a contatto, Martin inizia così la scansione di tutti i negativi dai molteplici formati, dal 35mm al 6×9.

bethnal-green-1930s   Bethnal Green, 1930s © John Turner

John Turner, dice la figlia, negli anni 30 ha vissuto in Carnaby Street, nel cuore della capitale britannica, vivendo da bohémien e da queste immagini, sempre secondo la figlia Liz, esce il lato artistico e celato del padre; perché sebbene con una fotocamera al collo, John, dopo il matrimonio si era trovato un lavoro stabile e le immagini che in famiglia erano abituate a vedere, erano più convenzionali scatti presi per il foto club di Bromley.

Dalla valigia ne esce invece uno splendido spaccato di una Londra pre e post bellica, riuscendo a mettere a fuoco istanti indiscutibilmente significativo.

Forse, fu proprio quel libro che trovarono tra le sue cose, alla sua morte, ad influenzare il suo modo di vedere, il catalogo della prima mostra surrealista svoltasi a Londra negli anni ’20.

Ne Liz ne Martin sanno se  John avesse mai mostrato i suoi lavori a qualcuno, ma sono certi che oggi in molti sarebbero felici di vederli.

Angelo

 

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