William Eggleston, la critica lo ha stroncato, la critica…

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(© William Eggleston)

Fino agli anni sessanta, la fine degli anni sessanta, la fotografia a colori era poco considerata sia dai critici che dai fotografi stessi.
Poi arriva William Eggleston e la fotografia a colori esplode.

Eggleston aveva cominciato a scattare in bianco e nero con il quale, il fotografo, sperimentava diversi supporti e formati.
Nel 1967 mostrò il suo lavoro a colori a John Szarkowsky, curatore del settore fotografia al MoMa di New York e nel 1976 realizzò, primo al mondo, una personale di fotografie a colori nello stesso museo.
Durante e dopo la mostra, le sue immagini furono oggetto di critiche feroci e il suo stile provocò un gran “casino”.
Pensate che Ansel Adams scrisse una lettera di protesta al MoMa (si facesse i cacchi suoi, anche lui).

Eggleston riesce a vedere la complessità e la bellezza nell’ordinari e anche questo crea qualche problemino…perchè fotografare la spazzatura? Cruscotti di auto, cartelli stradali, bottiglie di salsa?
Perchè non succede apparentemente niente nelle sue immagini?
Perchè la luce, la composizione e i colori seguono un registro preciso, hanno una forza prepotente, funzionano. Niente, si incazzano tutti lo stesso. Uscire dalla logica della documentazione fotografica fatta esclusivamente in bianco e nero, non è stato facile.

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(© William Eggleston)

Eggleston ha sempre sostenuto di avere uno “sguardo democratico”, un’attenzione verso oggetti marginali, come più di metà della fotografia scattata oggi…(chissà da chi abbiamo preso!)

Si serviva di un procedimento di stampa chiamato dye transfer, tecnica brevettata dalla Kodak negli anni quaranta. Nel dye transfer i negativi in bianco e nero sono stampati in tricromia tramite proiezione, attraverso appositi filtri che sviluppano un’ampia gamma di rossi, blu e gialli. Qui il procedimento.

Questo documentario offre uno sguardo su di lui che viene definito spesso padre della fotografia a colori. Il film mostra riprese di Eggleston nella sua città natale, Memphis, nel Tennessee.

Ciao Sara

 

Biografia presa dalla Treccani

Eggleston, William. – Fotografo statunitense (n. Memphis, Tennessee, 1939). Avvicinatosi alla fotografia sul finire degli anni Cinquanta, ha abbandonato l’università per studiare da autodidatta sui libri di fotografi quali H. Cartier-Bresson e W. Evans. E. è ricordato soprattutto per aver introdotto il colore nella fotografia, in un periodo in cui questo era utilizzato perlopiù per i messaggi pubblicitari: nel 1974, mentre insegnava ad Harvard ha preparato il suo primo portfolio (14 Pictures), le cui stampe sono state realizzate con il procedimento del dye transfers (in grado di donare saturazione e chiarezza alle immagini). Due anni dopo, grazie all’aiuto di J. Szarkowski ha raggiunto la notorietà con una memorabile personale al Museum of Modern Art (MoMA) di New York. E. ha definito il proprio modo di fotografare “democratico”; nei suoi scatti, infatti, compaiono soggetti comuni, spesso triviali (quali insegne, cortili, stazioni di servizio), che descrivono il sud degli Stati Uniti in cui il fotografo è cresciuto. Il celebre triciclo immortalato in Untitled 1970 è una delle opere di E. più quotate nel mercato dell’arte contemporanea.

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(© William Eggleston)

 

 

8 pensieri su “William Eggleston, la critica lo ha stroncato, la critica…

      • Tutto giusto e apprezzato ma il primo colorista (grandissimo anche se meno trasgressivo di Eggleston)
        ad aver esposto a New York, foto a colori, è l’austriaco Ernst Haas oggi un po’ dimenticato ma certamente un pilastro della fotografia a colori al pari di Eggleston

  1. Ciao Sara, complimenti per l’articolo davvero interessante. Comunque in pochi ricordano o addirittura conoscono Eggleston e la sua opera, quando scrivi “…un’attenzione verso oggetti marginali, come più di metà della fotografia scattata oggi…(chissà da chi abbiamo preso!)”, sei troppo buona, confidando in una cultura visiva media troppo elevata, io penso infatti che l’impulso a scattare che abbiamo oggi sembra quasi più dettato dal virus del consumismo. Credo comunque che il primato dell’utilizzo del colore sia da assegnare almeno pari merito con Ernst Haas che aveva iniziato a sperimentarlo gia dieci anni prima nel 1949, ma su soggetti diversi (vedi i lavori con il mosso sulla corrida). Ancora complimenti per l’articolo.
    Ciao
    Silvio

    • Ciao Silvio, vero Eggleston lo ha fatto prima, ma concentrandosi sul colore, non sulla ‘banalità’. Prima di lui tentativi diversi.
      Grazie mille per aver letto! Ciao Sara

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