Mostre Di fotografia da non perdere a Giugno

Buongiorno a tutti, ecco l’elenco di alcune mostre che reputo interessanti da non perdersi per il mese di Giugno.

Spero che ci sia qualche mostra che vi convinca e che pensiate meriti di essere visitata!

Ciao

Anna

Letizia Battaglia Senza Fine

Nel trentesimo anniversario degli attentati mafiosi a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro, le Terme di Caracalla a Roma accolgono dal 27 maggio al 5 novembre 2023 la mostra “Letizia Battaglia Senza Fine”, un omaggio alla fotografa siciliana, paladina dei diritti civili.

Una selezione di 92 fotografie di grande formato riassume cinquant’anni del lavoro fotografico (1971-2020) di Battaglia con immagini iconiche, meno conosciute o inedite.

Promossa dalla Soprintendenza Speciale Roma diretta da Daniela Porro, organizzata da Electa in collaborazione con l’Archivio Letizia Battaglia e la Fondazione Falcone per le Arti, la mostra è curata da Paolo Falcone.

dal 27 maggio al 5 novembre – Terme di Caracalla – Roma

MARIO DONDERO. La libertà e l’impegno

L’esposizione, di taglio antologico, mira a offrire uno sguardo complessivo sull’opera di Dondero, attraverso una selezione di immagini appartenenti a reportage e servizi fotografici realizzati lungo l’intero arco della sua lunga carriera, dagli anni Cinquanta agli anni Dieci del XXI secolo. Insieme a molte tra le fotografie più iconiche, in mostra vengono presentati diversi scatti inediti, provenienti dall’archiv

Dal 21 giugno al 6 settembre 2023 a Palazzo Reale apre la mostra Mario Dondero. La libertà e l’impegno.
Per la prima volta esposta a Milano l’ampia retrospettiva del lavoro fotografico di Mario Dondero (1928-2015), uno dei protagonisti della fotografia italiana della seconda metà del Novecento e fotoreporter di spicco nel panorama internazionale.
Promossa da Comune di Milano – Cultura, e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale in collaborazione con l’archivio Mario Dondero, la mostra è curata da Raffaella Perna e sarà allestita nell’Appartamento dei Principi.

L’esposizione mira a offrire uno sguardo complessivo sull’opera di Dondero, attraverso una selezione di immagini appartenenti a reportage e servizi fotografici realizzati lungo l’intero arco della sua lunga carriera, dagli anni cinquanta agli anni dieci del XXI secolo. Insieme a molte tra le fotografie più iconiche, in mostra vengono presentati diversi scatti inediti, forniti dall’archivio dell’autore, tra cui alcuni ritratti di Pier Paolo Pasolini e Laura Betti.

La mostra a Palazzo Reale vuole restituire il lungo percorso di Dondero attraverso un racconto che segue un duplice criterio espositivo, cronologico e tematico insieme. Il display espositivo delle dieci sale dell’Appartamento dei Principi è concepito come una narrazione che si snoda lungo altrettante tappe, ciascuna pensata come una micro-mostra: dalle fotografie dei primi viaggi in Portogallo negli anni Cinquanta, sino agli scatti realizzati a Kabul negli anni.

Il percorso espositivo

La sala 1, oltre al testo di introduzione alla mostra, accoglie un nucleo di fotografie di taglio sociale realizzate nella penisola iberica, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, sino alla fotografia, scattata a Malaga nel 2001, con il ritratto tenuto nel palmo di una mano di un giovane combattente repubblicano, scomparso in una fossa di Franco

Nella sala 2 viene presentata una selezione di 15 fotografie realizzate in Italia, che ritraggono la migrazione interna al Paese, il processo di alfabetizzazione, il lavoro rurale, le manifestazioni politiche e sindacali, l’attività dei pescatori a Chioggia nel 1980.

La sala 3 ospita un corpus di immagini realizzate nel 1968 in Irlanda, dove Dondero documenta diversi aspetti della realtà sociale del Paese, tra cui l’attività della leader cattolica irlandese Bernadette Devlin, durante la sua campagna a sostegno dei diritti degli studenti della Queen’s University.

Le sale 4 e 5 accolgono un focus dedicato a importanti personaggi del mondo dello spettacolo, in Italia e all’estero, con ritratti di Pier Paolo Pasolini ripreso sul set del film Comizi d’amore, Laura Betti, Carla Fracci, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Vinicio Capossela, Vittorio Gassman, Eugène Ionesco, Serge Gainsbourg, Jean Seberg.

A seguire, la sala 6 ospita i ritratti di alcuni tra i maggiori scrittori e letterati del XX secolo: dallo scrittore americano di origine armena William Saroyan, ripreso alla macchina da scrivere nel 1959, a Günter Grass ritratto a Milano nel 1962, al poeta sperimentale fondatore dei Novissimi Edoardo Sanguineti, a Dacia Maraini e Pier Paolo Pasolini ritratto insieme alla madre Susanna Colussi nella loro abitazione all’Eur, sino alla celebre fotografia di gruppo del Nouveau Roman.

La sala 7 presenta invece i ritratti di alcuni tra i più significativi pittori, scultori, fotografi, critici d’arte, direttori di museo fotografati da Dondero, tra cui, Francis Bacon, Alexander Calder, Barbara Hepworth, Alberto Giacometti, Palma Bucarelli, Alberto Burri, Fabio Mauri, Elisabetta Catalano, Sergio Lombardo, Mimmo Rotella, Pierre Restany, Fausto Melotti.

La sala 8 raccoglie un nucleo significativo di fotografie scattate in Francia, che documentano la realtà sociale e politica del Paese: i congressi del partito gollista a fine anni Cinquanta, le manifestazioni in favore di Mitterrand dopo l’attentato subito ad opera dell’OAS nel 1959, gli eventi del ’68, la borsa di Parigi, il viaggio di Deng Xiaoping in Francia nel 1975, le recenti manifestazioni in difesa dei diritti sociali avvenute a Parigi nel 2011.

La sala 9 si concentra sui reportage scattati in Africa, dove il fotografo torna a più riprese lungo l’arco della sua carriera: in Algeria durante il conflitto con il Marocco, in Nigeria, in Costa d’Avorio, in Senegal.

La sala 10 raccoglie le fotografie scattate in varie parti del mondo a partire dal 1978: in Brasile dove riprende la vita dei bambini di strada, a Berlino nel 1989 nei giorni che precedono la caduta del muro, a Cuba in pieno período especial, in Russia e a Kabul, nelle carceri e negli ospedali dove operano i medici di Emergency.

21 Giugno 2023 – 06 Settembre 2023 – Milano, Palazzo Reale

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MARIO CRESCI. UN ESORCISMO DEL TEMPO

Mario Cresci, Interni Mossi, Barbarano Romano 1978. Stampa ai sali d’argento, cm. 30,5 x 40,5. Collezione Fotografia MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo
Mario Cresci, Interni Mossi, Barbarano Romano 1978. Stampa ai sali d’argento, cm. 30,5 x 40,5. Collezione Fotografia MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo

Oltre 350 opere vintage raccontano la ricerca del fotografo nei vent’anni di attività in Basilicata, dalla metà degli anni ’60 alla metà degli anni ’80. In questo contesto storico e geografico Mario Cresci (Chiavari, 1942) sviluppa un personale approccio antropologico “sul campo”, contribuendo attivamente ai cambiamenti sociali, urbanistici e culturali in corso in quegli anni nella regione.
Nelle opere in mostra gli interni di abitazioni, le persone, gli spazi urbani, elementi architettonici ed oggetti della tradizione lucana si manifestano per evocare un orizzonte simbolico collettivo al contempo arcaico e contemporaneo.

Temi ricorrenti nella ricerca fotografica di molti autori, come presenza e assenza, percezione del tempo, interpretazione della realtà, appaiono nelle opere di Cresci in una chiave inedita.

Dal 31 Maggio 2023 al 01 Ottobre 2023 – MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo – Roma

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STEVE MCCURRY. CHILDREN

Steve McCurry, India
© Steve McCurry | Steve McCurry, India

La nuova mostra del fotografo statunitense Steve McCurry “Children” in programma al Museo degli Innocenti di Firenze è un omaggio a un periodo straordinario della vita, una galleria di ritratti sorprendenti che racconta l’infanzia in tutte le sue sfaccettature, mettendo al contempo in luce una caratteristica comune ai bambini di tutto il mondo: l’innocenza del loro sguardo.

I giovanissimi protagonisti immortalati dall’obiettivo di McCurry sono diversi per etnia, abiti e tradizioni ma esprimono lo stesso sentire con la loro inesauribile energia, gioia e capacità di giocare persino nei contesti più anomali e difficili, spesso determinati da condizioni sociali, ambientali o di conflitto.

Grande Maestro della fotografia internazionale, McCurry dimostra sempre una fortissima empatia e una straordinaria capacità di tessere narrazioni, cogliendo a fondo l’essenza di quanto ritrae.

“Children” sarà ospitata nell’Istituto degli Innocenti di Firenze, progettato da Filippo Brunelleschi, luogo simbolo dell’attenzione per l’infanzia.

L’Istituto degli Innocenti di Firenze si occupa da oltre 600 anni di promuovere e tutelare i diritti dei bambini, occupandosi di accoglienza ed educazione, ma anche di studio, ricerca e promozione culturale per il benessere delle nuove generazioni e per l’affermazione concreta dei loro diritti.

Il percorso espositivo della mostra all’Istituto degli Innocenti inizia con una emozionante serie di ritratti e si sviluppa tra immagini di guerra e di poesia, di sofferenza e di gioia, di stupore e di ironia.

Il visitatore segue idealmente McCurry nei suoi viaggi attraversando India, Birmania, Giappone, Africa fino al Brasile, incontrando bambini profughi o lavoratori, bambini immemori del pericolo che giocano ad arrampicarsi su un cannone o si divertono nel fango, che rincorrono un pallone durante un acquazzone monsonico, o suonano una chitarra realizzata con materiali di scarto. Bambini che crescono nelle grandi città come nei villaggi rurali.
Sono storie di gioia e aggregazione, di solitudine, di resilienza e solidarietà, di famiglia e amicizia, raccontate sempre con rispetto e partecipazione.

Ad accompagnare lo spettatore ci saranno gli approfondimenti di attualità curati dall’Istituto degli Innocenti.
“Children” è un viaggio nell’infanzia per incontrare piccoli esseri umani che affrontano condizioni tanto diverse, ma che parlano un linguaggio in cui ciascuno può riconoscersi. Un viaggio anche nel ricordo della propria infanzia, e uno spunto di riflessione circa la responsabilità che abbiamo verso le nuove generazioni, nella consapevolezza che il sogno di un futuro più giusto dipende dalle azioni del nostro presente.

La mostra “Children” è curata da Biba Giacchetti con Melissa Camilli del team di SudEst57, con il patrocinio del Comune di Firenze, in collaborazione con l’Istituto dell’Istituto degli Innocenti, prodotta e organizzata da Civita Mostre e Musei con In Your Event by Cristoforo SCS, e realizzata con il supporto di Unicoop Firenze, I Gigli e Mercato Centrale.

Dal 19 Maggio 2023 al 08 Ottobre 2023 – Museo degli Innocenti – Firenze

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LISETTA CARMI. SUONARE FORTE

Lisetta Carmi, <em>I travestiti</em>, Genova, 1965 © Lisetta Carmi - Martini & Ronchetti
Lisetta Carmi, I travestiti, Genova, 1965 © Lisetta Carmi – Martini & Ronchetti

Dal 3 maggio all’8 ottobre a Villa Bardini a Firenze si terrà la mostra “Lisetta Carmi. Suonare Forte”.

Si tratta del primo appuntamento realizzato grazie all’accordo tra Fondazione CR Firenze e Intesa Sanpaolo che prevede di portare nel centro espositivo di Villa Bardini le mostre del progetto delle Gallerie d’Italia “La Grande Fotografia Italiana” affidato a Roberto Koch, editore, curatore e fotografo, che celebra la grande fotografia italiana del Novecento attraverso i suoi grandi maestri. Le tre mostre in programma, inaugurate alle Gallerie d’Italia – Torino in Piazza San Carlo, avranno poi un nuovo allestimento a Firenze.

Per questo, la prima mostra ad arrivare a Villa Bardini è la monografica dedicata a Lisetta Carmi, a cura di Giovanni Battista Martini, curatore dell’Archivio della fotografa.

L’esposizione, nel riallestimento fiorentino, propone due sezioni speciali di approfondimento inedite dedicate all’alluvione del 1966 e al compositore fiorentino Luigi Dallapiccola.

Sono in mostra 180 fotografie scattate in vent’anni di vita professionale tra gli anni Sessanta e Settanta, che propongono uno spaccato dei più importanti progetti fotografici di Lisetta Carmi. La maestra della fotografia, sopravvissuta alle persecuzioni razziali, trasforma la macchina fotografica in uno strumento per capire il mondo e la condizione umana e allo stesso tempo per trovare risposte su sé stessa e lenire la sua angoscia esistenziale.

Nove le sezioni presenti in mostra, fra cui quella dedicata al tema del lavoro. Ci sono le immagini delle drammatiche condizioni dei lavoratori nel Porto di Genova, sua città natale, gli operai dedicati allo scarico dei fosfati dalle stive, immersi nella polvere bianca, le fabbriche con le lavorazioni più spettacolari e pericolose come la colata dell’acciaio all’Italsider, le giovani operaie nel sugherificio di Calangianus in Sardegna.

Inoltre, la prima vita di pianista di Lisetta Carmi dialoga con la fotografia nel lavoro dedicato al Quaderno musicale di Annalibera, del compositore fiorentino Luigi Dallapiccola. Gli undici fotogrammi astratti sono l’interpretazione grafica degli undici brani scritti dal musicista per il compleanno della figlioletta e sono accompagnati da quattro ritratti del maestro.

È totalmente inedita la sezione dedicata all’alluvione di Firenze del novembre 1966. La stessa Carmi racconterà in seguito: Arrivai in una città sconvolta. Per due giorni e una notte fotografai migliaia di libri bagnati e salvati per miracolo dai volontari, automobili capovolte, mele annegate nel fango, seggiole, bottiglie e fiaschi che galleggiavano nelle strade invase dall’acqua fangosa.

La mostra a Firenze è promossa da Fondazione CR Firenze e Parchi Monumentali Bardini e Peyron.

Per tutti i possessori del biglietto della mostra è prevista una riduzione per l’ingresso alle Gallerie d’Italia di Milano, Napoli, Torino, Vicenza e viceversa.

Dal 03 Maggio 2023 al 08 Ottobre 2023 – Villa Bardini – FIRENZE

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IMP FESTIVAL – INTERNATIONAL MONTH OF PHOTOJOURNALISM

Dal 26 maggio al 25 giugno 2023 si svolge a Padova la quinta edizione di IMP – Festival Internazionale di Fotogiornalismo***, uno tra i più grandi eventi italiani dedicati alla fotografia e il primo Festival in Italia interamente dedicato al mondo del fotogiornalismo. Quest’anno vengono presentate al pubblico le opere di oltre 40 autori internazionali, allestite nelle più prestigiose sedi museali ed espositive della città, oltre a quattro workshop con alcuni dei più affermati autori sulla scena internazionale, e 30 tra talk, visite guidate e conferenze. Tra gli ospiti d’eccellenza anche il grande Uliano Lucas, uno dei padri fondatori del fotogiornalismo italiano, e i direttori di FotoEvidence New York David Stuart e Svetlana Bachevanova.  Il Festival ospita la mostra Biafra: Anno Zero dedicata a uno dei più iconici progetti del celebre fotoreporter Romano Cagnoni, recentemente scomparso. Ad affiancarla i capolavori dei vincitori del World Press Photo come le città aeroporto di Giulio di Sturco; il baby boom tra i guerriglieri della giungla colombiana raccontato dalla spagnola Catalina Martin Chico; il nazionalismo tra i giovani in Russia e negli Stati Uniti dell’americana Sarah Blesener; l’incredibile dietro le quinte della Fashion Week senegalese negli scatti dell’inglese Finbarr O’Reilly. 

26 MAGGIO – 25 GIUGNO 2023 – Padova

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L’Italia è un desiderio. Fotografie, paesaggi e visioni 1842 – 2022 Le collezioni Alinari e Mufoco

“Non c’è mai un paesaggio che non contenga in sé una quantità di altri paesaggi. L’insieme di ciò che noi abbiamo percepito come tale è soltanto un riflesso di qualcosa che è in noi. Siamo noi che creiamo il paesaggio” Andrea Zanzotto, Luoghi e paesaggi

La fotografia, come altre forme artistiche, riflette sui cambiamenti politici e culturali della società. In quest’occasione, rivolgiamo l’attenzione al paesaggio italiano la cui indagine permette oggi di studiare e analizzare trasformazioni e cambiamenti all’interno del nostro Paese. Il paesaggio diventa, quindi, metafora del cambiamento sociale, artistico e culturale in Italia da metà Ottocento fino ai giorni nostri.

La mostra L’Italia è un desiderio presenta un’ampia selezione di immagini, provenienti dagli archivi e dalle collezioni della Fondazione Alinari per la Fotografia e del Mufoco – Museo di Fotografia Contemporanea, coprendo un arco di tempo estremamente ampio: dagli albori della fotografia paesaggistica al contemporaneo. Grazie a una successione cronologica di tecniche, linguaggi e visioni, la mostra consente di ripercorrere l’evoluzione delle modalità̀ di rappresentazione del Bel Paese, apprezzandone la bellezza che lo ha proposto a lungo come un modello e misurandone anche le sue contraddizioni.

Nelle sale delle Scuderie del Quirinale sono in mostra oltre 600 opere originali caratterizzate da una grande ricchezza di tecniche, materiali, formati e di modalità di presentazione. Il percorso espositivo inizia con le fotografie degli Archivi Alinari e continua con le opere della collezione del Museo di Fotografia Contemporanea. La mostra è arricchita da una serie di scintille, momenti di dialogo diretto e inaspettato tra le due collezioni, accostamenti di opere tra loro distanti nel tempo, ma assimilabili secondo registri più diversi, che spaziano dal punto di ripresa alla tecnica, dal linguaggio al luogo rappresentato, dai temi affrontati alle infinite possibili suggestioni, rimandi e associazioni. Le scintille esposte suggeriscono alcune delle questioni più attuali nel dibattito contemporaneo sul funzionamento, la fruizione, la produzione della fotografia e, più in generale, dell’immagine.

Il percorso all’interno della mostra si trasforma così in un vero e proprio viaggio in Italia: dalle vedute fotografiche quasi pittoriche dei Fratelli Alinari alle “inquadrature naturali” dal nord al sud d’Italia di Luigi Ghirri, dai ritratti delle fabbriche milanesi di Gabriele Basilico ai primi negativi retroilluminati, fino alle ultime ricerche dove la fotografia si apre sempre più ad altri media. Alla fine della mostra rimane un’idea ampia di paesaggio, che introduce dimensioni immateriali e astratte – psicologiche, poetiche, politiche – che lasciano spazio all’interpretazione del pubblico. Il progetto non vuole ricostruire una storia della fotografia italiana bensì coinvolgere il visitatore – attraverso le immagini delle due collezioni – in un’esperienza di viaggio unica e preziosa.

1 giugno > 3 settembre 2023 – SCUDERIE DEL QUIRINALE – Roma

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ACQUA PIÙ PREZIOSA DEL DIAMANTE

© Lombardi Luigi. Courtesy Istituto Italiano di Fotografia
© Lombardi Luigi. Courtesy Istituto Italiano di Fotografia

Istituto Italiano di Fotografia presenta la mostra fotografica Acqua più preziosa del diamante dal 6 al 30 giugno presso la Centrale dell’Acqua di Milano; l’esposizione racconta, attraverso lo sguardo di 16 fotografi, lo sfruttamento del suolo e dell’ambiente oltre alle condizioni di siccità che hanno colpito il territorio italiano nell’estate 2022.

Il progetto fotografico, curato dal fotografo e docente di IIF Erminio Annunzi, fa emergere chiaramente le numerose conseguenze che l’azione dell’uomo provoca sul pianeta, dalla deforestazione allo scioglimento dei ghiacciai ma anche la devastazione causata dagli incendi boschivi e gli effetti che la mancanza di piogge ha determinato sulle attività economiche e sociali presenti lungo le rive del fiume Po.

L’invito è quello di ripensare l’attuale utilizzo delle risorse naturali e limitare l’impatto delle attività umane rendendole sostenibili per il pianeta. Attraverso linguaggi espressivi differenti, i fotografi dell’Istituto Italiano di Fotografia narrano il malessere della natura e dell’ambiente; alcuni studenti propongono immagini documentarie dei terreni e della vegetazione arsi dal fuoco, oltre ai campi inariditi dalla carenza d’acqua, oppure mostrano l’impietoso confronto tra la secca del Ticino e le piene degli anni precedenti. In altri casi, attraverso un approccio minimalista e contemporaneo, gli scatti ritraggono l’alveo del fiume Po trasformato dalla siccità in un ambiente inospitale, che ricorda la superficie lunare secca e polverosa oppure raccontano le rive dei fiumi in cui la vegetazione spontanea cresce tra i ciottoli come un flebile segno di speranza.
La collaborazione con MM SpA e la Centrale dell’Acqua di Milano rende la proposta espositiva ancora più attuale e la arricchisce creando un dialogo con un’importante istituzione cittadina dedita alla sensibilizzazione sui temi dell’acqua, sulla sua corretta gestione e sulle buone pratiche per salvaguardare una risorsa che significa vita per l’intero Pianeta.

Fotografi partecipanti: Carlo Francesco Amoroso, Fabio Berasi, Alice Castelli, Lucia Cesa, Annalisa Cinco, Andrea Marco Consonni, Miriana Corabi, Aaron Di Marino, Silvia Lago, Sandro Lasco, Luigi Lombardi, Giuseppe Martella, Massimiliano Meroni, Roberto Pasquali, Sandra Perilli ed Helmut Schwanke.

In occasione della mostra viene presentata una pubblicazione fotografica con testo di Erminio Annunzi che presenta i diversi progetti esposti.

Dal 05 Giugno 2023 al 30 Giugno 2023 – Centrale dell’Acqua di Milano

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DARIO BINETTI. LO SPIRITO DEI LUOGHI

Dario Binetti. Lo spirito dei luoghi
© Dario Binetti | Dario Binetti. Lo spirito dei luoghi

È Dario Binetti il primo fotografo ad essere ospitato nella nuova sede della Fondazione Giacomo Casanova di Venezia, situata nel centralissimo sestiere di San Marco, nello storico Palazzo Zagùri. 
Lo spirito dei luoghi è il titolo della mostra fotografica, curata da Diletta Iacuaniello, giovane curatrice bolognese, in programma dal 20 maggio, al 18 giugno prossimi. Una prestigiosa prima a Venezia, per il fotografo brindisino, che opera da parecchi anni ad Ascoli Piceno. Dopo il successo della personale “Io è l’altro”, allestita nel mese di ottobre a Londra, nella Oxo Tower, la fotografia di Binetti approda a Venezia, con il suo nuovo lavoro, intitolato “Lo spirito dei luoghi”. 

Con i suoi scatti ispirati allo “spirito dei luoghi” e stampati su alluminio (Dibond), Binetti ci dice che “esistono luoghi nei quali si percepisce la sensazione che siano intrisi di ricordi, impressi dagli animi e mentre li attraversi, vieni ricoperto di sensazioni di vissuto, che si presentano nella mente con una modalità, per la quale la forma del luogo induce alla visione di emozioni vissute. È un ponte fra il visibile (ciò che l’occhio coglie) e il non visibile (che è ciò che il cuore sente). Non sono immagini create dai sensi: nessun suono, o odore, o percezione sulla pelle, ma la tua mente ha chiara la presenza di sensazioni di cui il luogo è impregnato. E la memoria dei luoghi non consiste solo in un riconoscimento della realtà che ci circonda” – dice Dario Binetti. Come ribadisce la curatrice della mostra, Diletta Iacuaniello: “Certi luoghi non si guardano soltanto, ma si respirano con l’anima. Contro ogni apparenza, infatti, un luogo non è mai solo uno spazio vuoto, ma al contrario esso è animato da una propria energia, che si sprigiona in maniera diversa, a seconda dell’immaginazione, del temperamento, del vissuto e dei sentimenti di ciascuno di noi.”

Aggiunge Gregorio Rossi: “Nelle fotografie (di Binetti n.d.r.) i personaggi umani sono ballerine di una compagnia di danza; quasi nella totalità delle opere, sfido però chiunque a trovare una riconoscibilità personale, salvo in una minima parte. Perché il Binetti, tutto e tutti ha trasferito in un Altrove, dove i corpi sfumati e trasfigurati in ombre, però vivi, si integrano perfettamente nei vari ambienti, che di sicuro all’inizio appartenevano al nostro mondo e che l’artista ha trasfigurato al fine della propria creazione.”

Dal 20 Maggio 2023 al 18 Giugno 2023 – Palazzo Zagùri – Venezia

PEGGY KLEIBER. TUTTI I GIORNI DELLA VITA (FOTOGRAFIE 1959-1992)

Peggy Kleiber, Roma 1964
© Peggy Kleiber | Peggy Kleiber, Roma 1964

PEGGY KLEIBER. Tutti i giorni della vita (fotografie 1959-1992), la prima mostra in Italia della fotografa Peggy Kleiber, curata da Arianna Catania e Lorenzo Pallini, sarà esposta al Museo di Roma in Trastevere dal 19 maggio al 15 ottobre 2023.

L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzata dalle associazioni culturali Marmorata169 e On Image, con la collaborazione dell’associazione Les photographies de Peggy Kleiber. Servizi museali Zètema Progetto Cultura.

Due valigie, mai aperte, contenenti 15.000 fotografie scattate tra la fine degli anni ‘50 e gli anni ’90: nasce da questo incredibile ritrovamento la mostra “Peggy Kleiber. Tutti i giorni della vita (fotografie 1959-1992)”. La scoperta arriva dopo la sua morte, nel 2015. In seguito la famiglia decide di valorizzare e rendere pubblico questo importante patrimonio rimasto a lungo nascosto. 

Peggy Kleiber è una donna indipendente, cresciuta in una famiglia numerosa e vivace a Moutier in Svizzera, tra poesia, musica e letteratura, con una grande passione per la fotografia come strumento d’espressione e di conoscenza. È una fotografa non professionista, poi divenuta insegnante, che centra la sua ricerca nel punto d’incontro tra storia privata e storia collettiva. Le sue fotografie, tutte scattate con la sua inseparabile Leica M3, raccontano istanti intimi di vita e al contempo narrano luoghi, atmosfere e eventi collettivi durante 40 anni. 
I suoi sono scatti d’autore, spesso apparentemente casuali, che parlano un linguaggio universale. Sono immagini di un tempo passato, colori dimenticati, suoni e voci silenziose.
Alla ricerca del sottile e dell’impercettibile, Peggy impone la sua presenza silenziosa, ricettiva ed empatica. Nascono così fotografie aperte che non sono documenti di un passato perduto, ma tracce di luoghi ancora vivi: dalle fotografie di famiglia ai viaggi, in Italia e a Roma.  

Sono 150 le fotografie in mostra con una selezione di stampe vintage originali dell’autrice, alcuni album di famiglia e un video che ripercorre la riscoperta dell’archivio attraverso materiali inediti e filmati Super8 di famiglia.La mostra si compone di due sezioni: una dedicata alla famiglia e l’altra dedicata ai viaggi in Italia, in particolare a Roma a partire dai primi anni ‘60. Nella prima sezione ci sono le fotografie che Peggy ha realizzato nel corso di molti anni alla sua famiglia, durante celebrazioni, matrimoni, nascite. Nello scorrere del tempo va così costruendosi in maniera spontanea, pezzo per pezzo, un racconto intimo e denso di emozioni.

Nella seconda sezione, dedicata ai viaggi compiuti in tutta Europa, spicca per intensità la grande attenzione dedicata all’Italia, quasi una patria d’elezione per lei. Peggy Kleiber riesce ad avvicinare gli strati sociali anche più marginali, lasciandosi incantare da luoghi ignoti. A Roma la sua è una “flânerie” non solo letteraria e artistica, ma anche politica e culturale: un viaggio che la porta dal Centro storico (percorso in lungo e in largo negli angoli meno turistici e in orari spesso insoliti) alle periferie più estreme della città e ai margini delle borgate, proprio negli anni in cui scrittori come Pasolini ne scoprivano le storie.

Tuttavia la sua curiosità non si ferma qui e Peggy Kleiber da Roma prosegue alla scoperta dell’Italia nascosta: in particolare Umbria e Toscana, innamorandosi dei tesori dell’Arte, ma anche la Sicilia, altra terra amata, dove stringe legami che dureranno per gli anni a seguire. Qui incontra Danilo Dolci, già conosciuto in Svizzera, ritraendolo in alcune preziose e inedite fotografie durante gli “scioperi al contrario” e al contempo soffermandosi sui volti dei bambini di Partinico. Peggy Kleiber viaggia nel suo tempo e avvicina, con la sua presenza discreta, la storia universale, collettiva alla storia personale intima: nelle sue morbide immagini in bianco e nero, riesce a mettere tra sé e il soggetto uno spazio vitale, che racconta 40 anni di storia del mondo in rapida trasformazione.

Sia che essa rivolga il suo sguardo al proprio microcosmo familiare sia che lo posi sulle periferie del mondo o sulla vita nascosta delle città, Peggy Kleiber ci guida a un’osservazione lenta, ci spinge a prestare più attenzione alle emozioni tra le persone e ai gesti “sottili”, invitandoci a scoprire qualcosa che pensavamo di avere dimenticato.

Nata il 25 giugno 1940 a Moutier, Peggy Kleiber cresce in un ambiente ricco di stimoli culturali, con tanti fratelli e sorelle. Peggy è la secondogenita: vivace, sensibile, curiosa e generosa. Ama la letteratura e la musica, incontra la passione per la fotografia nel 1961 ad Amburgo, frequentando la scuola Hamburger Fotoschule. Questa esperienza segna un punto di svolta nella vita di Peggy: da quel momento, la sua Leica M3 la seguirà in ogni momento, nei riti di famiglia e nelle ricorrenze, così come nei viaggi all’estero, alla scoperta del mondo. 

Dall’inizio degli anni ‘60 viaggia in tutta Europa (Parigi, Praga, Amsterdam, Leningrado, solo per citare alcune destinazioni), dedicando una grande attenzione all’Italia: Roma e la Sicilia sono due capitoli importanti che le permettono di sperimentare e di lasciarsi incantare da luoghi ignoti.

Per Peggy Kleiber la macchina fotografica è un modo per nascondere e rivelare, anche se stessa. Lo fa attraverso lo splendido ciclo delle foto di famiglia, racchiuse nel libro autoprodotto “Rue Neuve 44 Cronaca della vita familiare 1963-1983” e donato ai suoi parenti nel 2006. Dalla fine degli anni ’70 in poi si dedica con passione all’insegnamento, senza abbandonare la fotografia, che diventa un modo per ripensare a distanza di tempo all’intreccio dei rapporti di una vita. Peggy scompare prematuramente nel 2015.

Dal 19 Maggio 2023 al 15 Ottobre 2023 – Museo di Roma in Trastevere

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PETER PUKLUS. THE HERO MOTHER: HOW TO BUILD A HOUSE

© Peter Puklus
© Peter Puklus

The hero mother: how to build a house” è la mostra personale del fotografo Peter Puklus, a cura di Laura De Marco, con cui Spazio Labo’ approfondisce il tema della decostruzione dei tradizionali ruoli familiari, identitari e di genere attraverso l’ibridazione dei linguaggi visivi. 

La mostra inaugura mercoledì 17 maggio 2023 alle ore 19 alla presenza dall’artista che a seguire terrà un incontro aperto al pubblico in conversazione con la curatrice Laura De Marco.

Puklus decostruisce e interroga le dinamiche dei pre-costituiti ruoli femminili e maschili all’interno della famiglia patriarcale: la maternità come presunta attività eroica e il supposto dovere del padre di costruire e proteggere la casa. 
La sua ricerca tenta di rompere con i simboli tradizionali associati alle figure materne e paterne in modo giocoso e critico allo stesso tempo. Fuori dai confini dello studio fotografico, Puklus sviluppa un inedito vocabolario visivo attorno alla vita genitoriale e alle problematiche legate alla costruzione del nucleo familiare: The Hero Mother ricostruisce così la vita quotidiana che si svolge nell’intimità della casa mettendo l’osservatore di fronte alla complessità di noi stessi.

Il libro fotografico The Hero Mother – How to build a house di Peter Puklus è stato pubblicato da Images Vevey e Witty Books nel 2021 ed è stato selezionato tra i migliori libri fotografici dell’anno dal magazine Photobook Journal e dal portale Photobookstore grazie alle segnalazioni del critico Brad Feuerhelm e della co-fondatrice della casa editrice VOID Myrto Steirou.

La mostra fa parte di Look at us – Rassegna di narrazioni non conformi dedicata alla visibilità e alla decostruzione dei tradizionali ruoli familiari, identitari e di genere attraverso l’ibridazione dei linguaggi visivi.

Dal 17 Maggio 2023 al 13 Luglio 2023 – Spazio Labo’ | Photography – Bologna

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REVERSING THE EYE. FOTOGRAFIA, FILM E VIDEO NEGLI ANNI DELL’ARTE POVERA

© Archivio Penone / Adagp, Paris, 2022
© Archivio Penone / Adagp, Paris, 2022

La mostra, prodotta in collaborazione con Jeu de Paume e LE BAL, esplora la relazione che, tra gli anni sessanta e i primi anni settanta, una parte delle avanguardie italiane ha intrattenuto con l’immagine meccanica, la fotografia, il film, il video.

L’esposizione riunisce le grandi figure dell’arte povera e altri artisti, fotografi, e operatori video che ne hanno condiviso il percorso, mettendo in luce il ruolo rivoluzionario della fotografia e le sue molteplici contaminazioni con altre forme di espressione artistica. 

Dal 17 Maggio 2023 al 03 Settembre 2023 – Triennale Milano

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MOSTRA DEL PROGETTO VINCITORE DI “UMANE TRACCE” DI MICHELA MARIANI

PH di Michela Mariani

Il progetto di Michela Mariani vincitore di questa seconda edizione colpisce per la sua verità: istantanee scattate con delicatezza mescolate a foto dall’archivio personale, per raccontare una persona che vive con serenità la sua peculiarità di genere, scegliendo di vestire abiti femminili mantenendo in parallelo anche la sua identità maschile. Michela è rimasta sedotta dal suo stile, dal suo charme, dall’assoluta libertà delle sue scelte in un incontro casuale e fortuito in Québec, ed ha saputo comporre in un clima di sincera amicizia un ritratto a quattro mani intimo, rispettoso ed in ascolto del personaggio. Lo charme e la simpatia di Pier-Hélène hanno conquistato anche la giuria, che si è espressa con voto unanime.

Inaugurazione 1 giugno 2023

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LA METAFISICA DEL BIANCO E NERO

La Metafisica del Bianco e Nero, Forte di Gavi
La Metafisica del Bianco e Nero, Forte di Gavi

Il Forte di Gavi  ospita la mostra collettiva fotografica La Metafisica del Bianco e Nero, organizzata in collaborazione con Arte and Cuisine APS e con i Patrocini della Provincia di Alessandria, del Comune di Gavi e del Comune di Serravalle Scrivia.

In mostra ci saranno opere di Alberto Pallavicini (Gavi), Marco Mignani (Milano), Marzia Bernini (Ovada), Massimo Tamiazzo (Pozzolo Formigaro), Mirko Tamiazzo (Gavi) e Stefano Tocco (Cassano Spinola).
Presenti anche Paolo Amoretti e Ilaria Berenice, i pittori serravallesi che l’anno scorso al Forte hanno organizzato la mostra “Anime in Astrazione” del 2022 dedicata al volto: entrambi usano anche la fotografia come ulteriore mezzo di espressione artistica.

Spesso gli artisti esprimono il “tempo” in cui vivono e il nostro tempo recente è coinciso con una pandemia che ha obbligato le persone a rimanere in casa, metaforicamente e letteralmente. La condizione di isolamento forzato, per taluni, ha comportato momenti introspettivi: l’artista si mette al centro del mondo e riscopre se se stesso e la sua interiorità, che va oltre il bello e il brutto, il bene e il male, il bianco e il nero.

La mostra vuole quindi esporre una ricerca che va oltre la dualità dando una visione d’insieme sia nella singola foto che nella collettività degli artisti. Il percorso delle immagini comincia nella chiesetta del Forte – dove saranno esposti una serie di scatti ispirati all’antica strutture militare – e prosegue nelle vecchie celle di prigionia.

Dal 07 Maggio 2023 al 30 Giugno 2023 – Forte di Gavi (AL)

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Circoli fotografici, presentate il vostro portfolio al Museo di fotografia contemporanea!

Nell’ambito della mostra Testimonianza autentica di una situazione spontanea.

Ernesto Fantozzi fotografie 1958-2018, il Museo di Fotografia Contemporanea (MUFOCO) insieme ad Archivio Mobile Italiano (AMI presentano un momento di confronto sul tema della fotografia amatoriale italiana come patrimonio culturale e sociale.

Il dialogo tra pratica amatoriale e fotografia colta, o di ricerca è stato in Italia è stato ricco e fecondo per diversi decenni, contribuendo alla formazione di autori importanti e alla crescita della consapevolezza e cultura visiva nel paese, come testimonia tra i tanti l’opera di Ernesto fantozzi, il cui archivio è stato recentemente donato al Museo. Questo rapporto – incrinatosi a partire dagli anni settanta e poi mano a mano dissoltosi, in una distanza apparentemente incolmabile tra una dimensione concettuale elitaria da un lato e un eccessivo tecnicismo dall’altro – vive ora un momento di ridefinizione grazie alla fotografia digitale e allo sviluppo dei social media.

Da un anno, attraverso il lavoro di Sara Munari e Simone Cerio, Archivio Mobile Italiano incontra circoli e fotografi su tutto il territorio italiano, con lo scopo di ridefinire il concetto di fotografia amatoriale, a lungo ritenuta meramente vernacolare, raccogliendo materiale fotografico e accompagnando alcuni autori nel loro percorso creativo.

Come evolve la fotografia amatoriale? Con che modalità e con che modelli estetici opera? Quali sono le potenzialità di una cultura visiva diffusa sul territorio? Che temi e questioni vengono maggiormente affrontati? Quale il valore dei circoli in termini di relazioni sociali?

A queste domande cerca di rispondere una tavola rotonda, in cui esponenti del mondo fotografico italiano e dei circoli fotografici locali analizzeranno il risultato di un anno di ricerca dell’Archivio Mobile Italiano e offriranno spunti di riflessione sullo stato attuale della fotografia amatoriale in Italia.

Programma: ore 14-16.00 Spazio a disposizione dei circoli fotografici I circoli fotografici invitati avranno la possibilità di presentare un singolo portfolio, selezionato all’interno del proprio bacino di utenza, per un momento di discussione pubblica e per ricevere una valutazione sull’idoneità alla partecipazione del progetto AMI.

La partecipazione è gratuita, su prenotazione, fino al massimo di posti disponibili.

Per partecipare basterà portare il progetto digitale o cartaceo, presso la sede del Mufoco, durante la presentazione del 14 Gennaio alle 14.00.

Tutti potranno ascoltare le letture portfolio degli altri partecipanti. Il progetto non potrà superare le 15 immagini e possono partecipare anche progetti collettivi, intesi come lavori unici svolti da più autori in questo caso la discussione avverrà esclusivamente con un singolo referente scelto dal collettivo, mentre gli altri saranno semplici uditori).

Per ulteriori informazioni scrivere a info@archiviomobileitaliano.it

ore 16.30 Tavola rotonda – Temi, modelli, relazioni: la fotografia amatoriale oggi

Matteo Balduzzi – curatore del Museo di Fotografia Contemporanea, Milano – Cinisello Balsamo Simone Cerio – autore, docente e fondatore di AMI (Archivio Mobile Italiano)

Sara Munari – autrice, docente e fondatore di AMI (Archivio Mobile Italiano)

Renata Ferri – caporedattore photo-editor IO DONNA

Claudio Pastrone – direttore del Centro Italiano della Fotografia d’Autore, Bibbiena

ore 18.00 Visita guidata alla mostra Testimonianza autentica di una situazione spontanea. Ernesto Fantozzi fotografie 1958-2018 ***

Il Mufoco rivolge fin dalla sua apertura una particolare attenzione alla fotografia come fenomeno culturale e sociale e come strumento di relazione tra le persone e con le comunità. Nel 2018 un lungo percorso di confronto con i circoli fotoamatoriali del territorio è culminato nella mostra Supercity! e nella performance in piazza Photo Jouer. Il Servizio educativo del Museo porta avanti un dialogo con le realtà fotoamatoriali, attraverso momenti dedicati di formazione e di visite alle mostre e agli archivi.

A partire dal 2021 AMI – Archivio mobile italiano ha avviato un percorso con le realtà fotoamatoriali, attraverso una serie di appuntamenti e di incontri, in presenza e on-line, che hanno coinvolto circa 100 fotografi, in collaborazione con festival, associazioni e circoli su tutto il territorio italiano. Il progetto, che avrà sviluppo triennale, prevede di selezionare e accompagnare alcuni autori nella realizzazione e nel completamento di progetti fotografici per la costruzione di un archivio cartaceo, una serie di pubblicazioni che saranno conservate in maniera permanente nella biblioteca del Museo.

MUSEO DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA | Villa Ghirlanda, via Frova 10 Cinisello Balsamo, Milano Ingresso gratuito | E info@mufoco.org T +39 02 6605661

Ecco le mostre di fotografia da non perdere a Dicembre!

Eccovi le mostre più interessanti che la scena propone per il mese di dicembre

Anna

LEE MILLER – MAN RAY. FASHION, LOVE, WAR

Lee Miller, Portrait of Space, Al Bulwayeb, Near Siwa, Egypt 1937 by Lee Miller (E1905)

Modella, fotografa, musa, prima donna reporter di guerra a documentare gli orrori dei campi di concentramento liberati dalle truppe americane, icona del Novecento. Lee Miller è stata tutto questo e molto di più, ha attraversato la vita con passione e determinazione. E la vita l’ha ricambiata con amore e amici, ma anche con dolore e riconoscimenti postumi o quanto meno tardivi. Ora una mostra renderà giustizia a questa donna tanto bella quanto brillante e talentuosa togliendola dall’ombra di Man Ray che l’ha sempre accompagnata per svelare il loro rapporto profondo quanto complicato in maniera più oggettiva: Man Ray, prima suo insegnante, poi amore e infine grande amico.

L’esposizione Lee Miller – Man Ray. Fashion, love, war, curata da Victoria Noel-Johnson, è prodotta e organizzata da CMS.Cultura in collaborazione con ACP- Art Capital Partners Palazzo Franchetti – main sponsor Gruppo Unipol – presenta circa 140 fotografie di Lee Miller e di Man Ray, alcuni oggetti d’arte e documenti video, grazie all’adesione dei Lee Miller Archives e della Fondazione Marconi

Nella prestigiosa ed esclusiva sede di Palazzo Franchetti a Venezia i visitatori dal prossimo 5 novembre e fino al 10 aprile 2023, potranno finalmente apprezzare a pieno le qualità di questa grande fotografa, il contributo che diede non solo come musa di Man Ray ma soprattutto come professionista alla pari, al punto che sovente si dimentica che fu lei a scoprire, per caso, e a ispirargli la tecnica fotografica della solarizzazioneche Man Ray adottò come firma artistica e per laquale si contraddistinse. 

Obiettivo della mostra è quindi anche offrire il giusto riconoscimento a Lee Miller, pioniera del surrealismo in fotografia, ponendola su un piano di parità con Man Ray, il cui lavoro tendeva a oscurarla sia in vita che negli anni a venire. La mostra che si apre con il dittico di Lee Miller e Man Ray (Man Ray, autoritratto, 1931 e Man Ray, Lee Miller,1929) si articola in un percorso cronologico e tematico. 

La mostra accoglie il visitatore con una sezione dedicata a Lee Miller come modella e musa negli anni Venti quando incontra accidentalmente il famoso editore di  Condé Nast che la rende modella di Vogue Georges Lepape, il principale illustratore di moda di quegli anni, ne ritrae il suo volto per una copertina di Vogue (USA) del 1927 lanciandola come icona di stile fino a quel noto scatto usato a sua insaputa per la pubblicità degli assorbenti Kotex ritenuta scandalosa per l’epoca e per la quale, in parte, decide di lasciare New York e cerca di tornare a Parigi e seguire la sua passione per la fotografia.

Negli anni parigini la Miller lavora con George Hoyningen-Huené, celebre fotografo di Vogue (Francia) che ne rivela la grazia androgina fotografandola con una tuta e scarpe da tennis che indossava come un abito da sera, e nel celebre scatto The Divers, uno dei più iconici scatti di moda nel XX secolo scelto da Anna Wintour tra i suoi cinque preferiti della lunga storia di Vogue, in cui Lee Miller posa di schiena su un molo insieme a Horst P. Horst altro nome leggendario della fotografia.  Lee attinge avidamente da ogni spunto e provocazione dal background artistico e culturale che precede l’incontro del 1929 con Man Ray, in quell’avanguardia parigina degli anni Venti che accolse e lanciò alcuni dei grandi nomi della storia dell’arte.

Cuore dell’esposizione
 è il rapporto tra Lee Miller e Man Ray sbocciato a Parigi nel 1929, e che finisce nel 1932, con un focus sulle loro vite, carriere e relazioni in quel periodo. Sarà così evidente per il visitatore l’ispirazione che entrambiesercitarono uno sul lavoro dell’altro, inclusa la tecnica fotografica della solarizzazioneche Man Ray fece sua al punto che sovente son stati erroneamente attributi a Ray i lavori di Miller. Saranno esposti anche i ritratti scattati da Man Ray degli amici e grandi protagonisti di quella stagione artistica: Max Ernst, Pablo Picasso, Giorgio de Chirico, Jean Cocteau, Salvador Dalì e gli scatti surrealisti a Lee Miller nei quali cerca di indagare e rivelare la sua anima, i suoi tormenti, utilizzando la macchina fotografica come strumento quasi a voler scomporre il suo algido corpo ritraendone la nuca, il collo, le spalle. Esposti anche alcuni indimenticabili scatti alle amiche artiste Dora Maar e Meret Oppenheim

È sempre del 1930, la fotografia The Neck (Il Collo) dedicata alla lunga ed elegante nuca di Lee Miller che, dopo uno dei tanti litigi, Man Ray rappresentò sgozzato da una rasoiata adorna di goccioline di inchiostro rosso.
Nello stesso anno Jean Cocteau coinvolse Lee Miller nel suo surrealista Le sang d’un poète, straordinario film d’avanguardia in cui Lee, cosparsa di gesso, interpreta una statua d’ispirazione classica, una dea moderna.

L’esposizione affronta anche, attraverso una vasta selezione di foto sia ritratti che pubblicità commerciali, il periodo successivo alla relazione con Ray, quando Miller nel 1932 torna a New York dove apre uno studio fotografico di successo, all’epoca il primo fondato e gestito da una fotografa donna. In quel periodo, Man Ray, accecato dal dolore per la separazione da Lee, sostituisce nel 1933 l’occhio sul braccio del suo celeberrimo metronomo Perpetual Motif (Moto perpetuo) con quello dell’amata. La sezione punta poi l’accento sulle creazioni surrealiste di Lee Miller fino agli scatti delle famose “vacanze surrealiste dell’estate del 1937 tra la Cornovaglia e il sud della Francia insieme a Max Ernst, E.L.T.Mesens, Man Ray e Leonora Carrington oltre a Pablo Picasso, Dora Maar e Elieen Agar e con quello che diventerà il suo secondo marito, l’artista britannico surrealista Roland Penrose.

Una sezione è poi dedicata all’Egitto. Nel 1934 Lee Miller sposa l’uomo d’affari egiziano Aziz Eloui Bey e lo segue nella sua terra d’origine dove rimane affascinata dal panorama del deserto, dai villaggi e dalle testimonianze delle civiltà passate come dimostrano i numerosi scatti, di grande fascino e atmosfera come il celeberrimo Portrait of Space(Ritratto di uno spazio) con la sua tenda o zanzariera strappata verso l’infinito che ispirò René Magritte  a dipingere Le baiser (Il bacio) nel 1938. Un matrimonio però destinato a durare poco, in parte dovuto alla conoscenza a Parigi di Roland Penrose e il successivo trasferimento a Londra, città dove lavora come fotografa di Vogue (UK), ed è proprio sulle pagine della famosa rivista patinata che dà vita a scatti dedicati alle rubriche di moda e di società con luci e tagli surrealisti che attingono alla sua vita precedente e al suo legame con Man Ray.

Infine il dramma della Seconda Guerra Mondiale, Lee Millerè corrispondente di guerra e fotoreporter per VogueDurante la guerra si trova a documentare eventi tragici come il Blitz di Londra, la liberazione di Parigi e i campi di concentramento di Buchenwald e Dachau. Nel 1944 viene accreditata come corrispondente dell’esercito americano ecollabora con il fotografo di Time Life, David E. Scherman. All’interno di questa sezione, oltre all’iconico scatto di Lee Miller nella vasca da bagno di Hitler, anche un’ampia selezione di suoi lavori con taglio surrealista, e foto di importanti artisti e vecchi amici, come Picasso e Jean Cocteau a Parigi, che incontra poco dopo la fine del conflitto.

In tutta l’esposizione, il fil rouge è dunque dedicato al rapporto tra Lee Miller e Man Ray e l’evoluzione da amore in amicizia, durata per quasi 50 anni, parallelamente ai reciproci matrimoni con Aziz Eloui, Roland Penrose e Juliet Browner. Ray sarà particolarmente vicino a Miller nel periodo in cui soffre di depressione cronica, anche a causa di una sorta di disturbo post-traumatico dovuto agli orrori a cui aveva assistito nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Dal 05 Novembre 2022 al 10 Aprile 2023 – Palazzo Franchetti – Venezia

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TINA MODOTTI. LA GENESI DI UNO SGUARDO MODERNO

Tina Modotti, Campesinos leyendo el Machete, FECHA ca. 1929, Lugar, Ciudad de México, Distrito Federal, Mexico, inv 35319

Dal 12 novembre 2022 al 12 marzo 2023 il Centro Saint Bénin di Aosta rende omaggio a una tra le più importanti fotografe dell’inizio del XX secolo con la mostra “Tina Modotti: La Genesi di uno Sguardo Moderno”.
 
La mostra promossa dall’Assessorato Beni culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta, è a cura di Dominique Lora, in collaborazione con Daria Jorioz, dirigente della Struttura Attività espositive e promozione identità culturale della Valle d’Aosta.
 
Attraverso oltre 100 scatti originali della fotografa provenienti dalla collezione dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia e dalla Fototeca Nazionale di Città del Messico, la mostra vuole analizzare il contributo che la Modotti ha dato nello sviluppo della fotografia in Messico. 
 
Avventurosa, nomade e a tratti misteriosa, la vita di Tina Modotti è stata galvanizzata da passioni turbolente che hanno influenzato la sua esistenza e la sua creatività – forte e sensibile – dando vita al suo sofisticato talento e alla sua pionieristica tecnica fotografica. Donna moderna e artista visionaria ante tempore, durante la prima metà del secolo scorso la Modotti fa parte integrante degli esperimenti artistici e poetici che caratterizzarono le prime avanguardie del novecento. 
 
Sebbene negli ultimi anni la sua opera abbia attirato l’attenzione di scrittori, registi, artisti e curatori, il tema e l’oggetto della maggior parte delle mostre, approfondimenti e varie pubblicazioni ad essa dedicate, si sono generalmente concentrati sulle sue avventure romantiche o sui rapporti con altre famose personalità della scena politica o artistica della prima metà del ventesimo secolo, inclusi Julio Antonio Mella, Edward Weston, Frida Kahlo o Diego Rivera.
 
Quindi la questione della sua influenza tangibile, decisiva e duratura sullo sviluppo dell’arte fotografica in Messico e all’estero, rimane oggi trascurata dall’opinione pubblica internazionale.
Il talento riconosciuto della Modotti consiste nell’osservare e immortalare le condizioni e le emozioni delle classi lavoratrici e della rivoluzione socialista, raccontando uomini, donne e territori. Ma soprattutto traccia e sviluppa una nuova sensibilità artistica, basata sulla moderna tecnica fotografica, generalmente riservata ad un universo prettamente maschile. Insieme a Imogene Cunnigham, Lola Alvarez Bravo, Margaret Bourke White, Frida Kahlo e Giorgia O’Keefe, per citarne alcune, la Modotti si distingue come una donna appassionata e indipendente, un’artista d’avanguardia, coraggiosa ed esemplare per il suo tempo e le generazioni a venire.
 
L’opera originale di Tina (rivalutata solo a partire degli anni ’70) si trova principalmente negli Stati Uniti, dove per troppi anni è rimasta dimenticata negli archivi di vari istituti sparsi per il paese, soprattutto in seguito alla censura imposta dal movimento maccartista. Oggi, sebbene il talento dell’artista sia stato riconosciuto a livello internazionale, la sua audace biografia continua a influenzare, se non ad oscurare, la percezione del suo lavoro straordinario, creando un filtro per una comprensione puramente artistica. E se la sua complessa avventura umana continua ad ispirare romanzi, fumetti, documentari e mostre basati sul mito, o almeno sul romanzo che fu la sua esistenza, pochi finora si sono concentrati sui suoi esperimenti e sulla sua eredità artistica
che dimostrano l’influenza fondamentale che le sue fotografie hanno (e continuano a) esercitato sulla formazione di diverse generazioni di fotografi – soprattutto donne – in Messico e nel mondo.
 
La sua libertà di rappresentare il reale, sensuale, ruvida, chiara e vivida, che prende le distanze dall’universo astratto di altri maestri suoi contemporanei quali Weston, Stieglitz, Adams o Steichen, l’ha infatti portata verso una forma istintiva e originale di umanità e di comprensione nei confronti del mondo che la circondava e che, di fronte al suo obiettivo, si rivelava nella sua essenza, libera da metafore anche quando rappresentava un semplice fiore. 

Dal 11 Novembre 2022 al 12 Marzo 2023 – Centro Saint Bénin – AOSTA

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WILLIAM KLEIN ROMA PLINIO DE MARTIIS

Plinio De Martiis, Baracche alla Farnesina, Roma 1951. Collezione Fondazione Gramsci onlus | © Eredi Plinio De Martiis

La mostra mette a confronto lo sguardo di William Klein (New York 1926-Parigi 2022), acclamato fotografo di fama mondiale, e quello di Plinio De Martiis (Giulianova 1920 – Roma 2004), leggendario gallerista romano, che da giovane abbracciò la professione di fotografo con risultati sorprendenti.

Oggetto della loro osservazione è la città di Roma negli anni Cinquanta.
Le foto di Klein, scelte da Alessandra Mauro, insieme allo stesso autore, scomparso recentemente, sono le immagini più rappresentative tra quelle pubblicate nel celebre libro Rome + Klein del 1959 con i testi di Pier Paolo Pasolini. Quelle di De Martiis, sulle quali ha lavorato Daniela Lancioni, risalgono alla prima metà degli anni Cinquanta e testimoniano la partecipata attenzione rivolta dall’autore ai luoghi della Città dove le condizioni di vita erano più difficili.

La mostra sotto diversi aspetti si pone in dialogo con le altre in corso presso le diverse sedi dell’Azienda Speciale Palaexpo, Pier Paolo Pasolini. Tutto è santo. Il corpo poetico al Palazzo delle Esposizioni e Jonas MekasImages Are Real al Padiglione 9b del Mattatoio, per i rapporti di Pasolini con Klein e con Mekas, e per la sensibilità priva di commiserazione con cui Pasolini e De Martiis hanno raccontato, in maniera diversa, la vita nelle borgate e nelle periferie romane.

Dal 09 Novembre 2022 al 26 Febbraio 2023 – Mattatoio – ROMA

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MONIKA BULAJ. ALL’OMBRA DEL BAOBAB

© Monika Bulaj – All’ombra del Baobab

Dall’Atlantico, passando per il Lago Vittoria, fino al Mar Rosso: una traversata dell’Africa in orizzontale, lungo la catena degli ospedali di EMERGENCY, dove lavorano medici, chirurghi, tecnici, infermieri, anestesisti, radiologi, amministratori, giardinieri. 

Sono loro i protagonisti della mostra fotografica “All’ombra del Baobab” della fotogiornalista e reporter Monika Bulaj che verrà inaugurata martedì 15 novembre alle 18:00 nella sede di EMERGENCY a Venezia, e sarà aperta dal 16 novembre fino al 27 gennaio 2027.  

Gli scatti di Monika Bulaj in Sierra Leone, Uganda, Sudan raccontano le storie di sfide quotidiane e talvolta di sconfitte, di disgrazie endemiche e urgenze prevedibili.   

“In questo reportage racconto storie come quella di Aisha, dall’esofago bruciato dalla soda caustica, che insegna a nutrirsi ai bambini vittime come lei; di un progetto per le madri delle bidonville, disegnato a tavolino in Europa: la produzione del sapone con un ‘veleno’ a portata di mano”  dichiara la fotoreporter Monika Bulaj  “Sfide come quella del viaggio trans africano di Aminata per sostituire le valvole del cuore minato da un’infezione da streptococco non curata. E, ancora, la rinascita di Ibrahim in Sud Darfur, dopo l’ennesima trasfusione dovuta all’anemia falciforme, la spietata risposta genetica a una continua esposizione alla malaria.”

Il reportage di Monika Bulaj è anche un viaggio attraverso i progetti dell’ANME (African Network of Medical Excellence), la rete sanitaria d’eccellenza di EMERGENCY nata con l’obiettivo di costruire Centri medici d’eccellenza gratuiti in tutta l’Africa. Della rete di EMERGENCY nel continente africano fanno parte il Centro Salam di cardiochirurgia a Khartoum, in Sudan, e il Centro di chirurgia pediatrica di Entebbe, progettato da Renzo Piano in Uganda. In questi ospedali afferiscono gratuitamente da tutto il continente pazienti con patologie specifiche che troverebbero difficilmente cura in Africa.  

Le attività del Centro pediatrico di Port Sudan e del Centro pediatrico di Mayo sono co-finanziate da Unione Europea, mentre le attività del Centro chirurgico di Goderich sono co-finanziate dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo
 
La mostra è stata organizzata grazie al contributo tecnico di FUJIFILM Italia. Le fotografie in mostra sono stampate su carta fotografica Fujifilm Original Photo Paper. L’allestimento è stato realizzato da EMERGENCY con la collaborazione di Paola Fortuna.  

Dal 16 novembre al 27 gennaio 2023 – Emergency – Venezia

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GIAN PAOLO BARBIERI: UNCONVENTIONAL

Gian Paolo Barbieri, Moira O'Brien, Seychelles, 1981. Courtesy of Fondazione Gian Paolo Barbieri and 29 ARTS IN PROGRESS gallery

Dal 29 novembre 2022 al 25 marzo 2023, 29 ARTS IN PROGRESS di Milano presenta la mostra ‘GIAN PAOLO BARBIERI: UNCONVENTIONAL’: una selezione di fotografie a colori che regalano uno sguardo inedito alla produzione meno nota dell’Artista, vincitore nel 2018 del premio Lucie Award come Miglior Fotografo di Moda Internazionale (Outstanding Achievement in Fashion).

Il percorso espositivo propone al pubblico immagini innovative in termini di ambientazioni e styling, frutto dell’inconfondibile ingegno dell’Artista: una fotografia ironica e allo stesso tempo colta, ricercata e provocatoria insieme, ricca di rimandi alla storia dell’arte, di eclettici set outdoor in location esotiche e citazioni cinematografiche eco dell’esperienza giovanile agli studi di Cinecittà a Roma.

In mostra scatti intimi e spontanei di modelle e celebrity come Eva Herzigova, Isa Stoppi e Donatella Versace si alternano ad iconiche fotografie che Barbieri – tra i più brillanti interpreti del Made in Italy – ha concepito per alcune delle più leggendarie campagne pubblicitarie per brand di moda italiani e internazionali come Versace, Ferrè, Vivienne Westwood, Dolce & Gabbana, Valentino e Armani.

Internazionalmente conosciuto per i suoi scatti in bianco e nero, le cui protagoniste appaiono quasi inarrivabili nella loro raffinata severità, Barbieri racconta, tramite il colore, la sua personale e ironica interpretazione della moda e della bellezza femminile: le donne delle immagini in mostra si liberano per l’occasione delle pose più canoniche della fotografia di moda, per farsi portavoce di una nuova eleganza non convenzionale che ne rivela il lato più disinvolto e sensuale.

Le opere esposte, tra ritratti inediti e immagini dipinte a mano, raccontano la creatività e l’irriverenza di un Artista per cui le arti hanno sempre rappresentato un mezzo imprescindibile di valorizzazione e di supporto alla moda, elevata ben oltre il proprio valore d’uso.

Gli studi e le ricerche condotti sono stati di così vasta portata che, in una carriera lunga più di 60 anni con più di un milione di scatti, sarebbe difficile trovare anche un solo intervento senza allusioni, punti di riferimento o ispirazione alle arti visive, al cinema e ai grandi maestri dell’arte e della fotografia.

«Da sempre amo l’arte, in tutte le sue declinazioni. Fin da piccolo l’ispirazione al teatro e al cinema furono una spinta importante. Poi leggendo tanto, studiando l’arte classica, guardando ai maestri del passato o semplicemente guardandomi intorno e prendendo spunto da ciò che si animava intorno a me, sviluppavo il mio occhio artistico. Immaginavo e disegnavo nella mia mente ciò che avrei voluto fosse il risultato del servizio, costruivo i miei set in maniera impeccabile, sempre con una citazione, più o meno esplicita, all’arte, al cinema o all’architettura.» (Gian Paolo Barbieri)

Le opere in esposizione sorprenderanno un pubblico che già conosce e ama Barbieri mostrando un aspetto poco noto ma di irresistibile fascino di uno dei più grandi maestri della fotografia il cui stile autorale resta, tutt’oggi, tra i più emulati e ammirati al mondo. La mostra inaugurerà a pochi giorni di distanza dall’uscita nelle sale cinematografiche in Italia del primo docufilm realizzato sull’opera e la vita di Gian Paolo Barbieri “L’uomo e la bellezza” già vincitore del premio del pubblico al Biografilm Festival 2022 di Bologna.

Dal 29 Novembre 2022 al 25 Marzo 2023 – MILANO – 29 ARTS IN PROGRESS gallery

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ETTORE SOTTSASS. CATANIA MIA!

Ettore Sottsass, Catania anni '90

111 fotografie, in bianco e nero e colore, quasi tutte inedite, realizzate a Catania negli anni novanta, raccontano Ettore Sottsass fotografo, uno degli aspetti ancora meno conosciuti e indagati del grande architetto e designer italiano.
Al Museo Civico “Castello Ursino” di Catania sarà presentata dal 21 novembre 2022 al 21 maggio 2023, la mostra di Ettore Sottsass CATANIA MIA!, a cura di Barbara Radice con Iskra Grisogono e la direzione artistica di Christoph Radl.

L’esposizione, che sarà inaugurata domenica 20 novembre alle ore 11.00, è promossa e prodotta dalla Fondazione OELLE Mediterraneo Antico in collaborazione con lo Studio Ettore Sottsass e in partnership con l’Assessorato del turismo dello sport e dello spettacolo del Comune di Catania.

Il percorso espositivo, pensato e realizzato per l’open space del Castello Ursino di Catania, comprende 111 fotografie, in bianco e nero e colore, quasi tutte inedite, scattate da Ettore Sottsass (Innsbruck, 1917-Milano, 2007) negli anni novanta a Catania, una città per la quale ha sempre nutrito interesse e affetto.

Le fotografie in mostra raccontano una Catania vitale: il Barocco, il mercato del pesce, le strade, le scene di vita quotidiana come fotogrammi di una storia della città.

Ettore Sottsass potrebbe essere definito un “fotoreporter della vita”. Ha cominciato a fare foto quando era ragazzo e da allora non ha più smesso. “Ero orribilmente curioso”, ha dichiarato lui stesso. Fotografare era un modo di “fermare” la vita oltre che un mezzo per documentarla.

Si ringraziano per la collaborazione lo Studio Sottsass di Milano, il Fondo Sottsass del Centre George Pompidou di Parigi e la Bibliothèque Kandinsky per le alte definizioni dei negativi che custodiscono.

Dal 20 Novembre 2022 al 21 Maggio 2023 – Museo Civico Castello Ursino – Catania

STATI D’INFANZIA – VIAGGIO NEL PAESE CHE CRESCE. FOTOGRAFIE DI RICCARDO VENTURI

© Riccardo Venturi

Con oltre 80 fotografie la mostra presenta il reportage dell’importante missione dell’impresa sociale “Con i Bambini” e pone al centro il tema delle disuguaglianze e delle marginalità, dell’esclusione sociale e della dispersione scolastica.

L’obiettivo è quello di mettere in luce la complessità e le difficoltà, ma anche le possibilità di rinnovamento e il cambio di rotta necessario e possibile attraverso sperimentazioni e “alleanze educative” tra scuola, terzo settore, istituzioni e famiglie.

Sostenuto grazie al “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”, il progetto ha investito decine di “cantieri educativi italiani”, dalle Valli Imagna e Brembana fino a Favara e Ragusa toccando le periferie delle grandi città affrontando temi di grande attualità diventati spesso vera e propria emergenza a causa della pandemia e del lockdown. L’aumento di fenomeni legati ai disordini alimentari, alla xenofobia, alla tossicodipendenza, all’isolamento sociale con il fenomeno degli hikikomori e dei neet, al degrado delle periferie, alla violenza domestica ha fatto emergere ulteriormente la fragilità della nostra società, evidenziando come il tema delle marginalità non sia un fatto isolato ma un fenomeno sociale complesso e stratificato.

Il lavoro proposto da Riccardo Venturi, due volte Word Press Photo e una lunga esperienza sul tema dell’infanzia, e da Arianna Massimi insiste sull’invisibilità di questi temi, ponendosi in una dimensione di ascolto e rispetto.
Il documentario – visibile all’interno della mostra, curata da Ilaria Prili – racconta le esperienze e le impressioni dei protagonisti, dà parola ai ragazzi coinvolti nelle attività dei progetti sostenuti da Con i Bambini, esplora le nuove geografie sociali anche attraverso i contributi di personaggi di spicco del panorama educativo e sociale italiano, tra cui Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini e Vanessa Pallucchi, vicepresidente di Legambiente e portavoce del Forum Terzo Settore.

Il progetto multimediale, composto da una mostra fotografica e da un video documentario, accolto da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è promosso e prodotto dall’impresa sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. 

28/10/2022 – 26/02/2023 – Museo di Roma in Trastevere

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MANUEL CICCHETTI. TEMPO INTERMEDIO

Manuel Cicchetti, Porto Empedocle (AG), 2021, Lido Marinella, cm. 30x30

Dal 27 ottobre 2022 al 21 gennaio 2023, STILL Fotografia a Milano ospita lamostra che presenta una selezione di 70 fotografie, rigorosamente in bianco e nero, tratte dal progetto Tempo intermedio di Manuel Cicchetti (1969), curata da Denis Curti, organizzata con il sostegno di SACE, Gruppo CdP.
 
Tempo intermedio è un progetto realizzato in quattro anni di lavoro, durante i quali Manuel Cicchetti ha viaggiato lungo l’Italia alla ricerca di quei luoghi come centri commerciali, distributori di benzina, cantieri, fabbriche, depositi, ponti, grattacieli e altri, simboli del progresso e della fortuna economica oggi necessariamente messi in discussione da una crisi globale e in cui l’essere umano è totalmente assente dalla scena ritratta.
 
Quel Tempo intermedio che Manuel Cicchetti vuole raccontare è il periodo sospeso tra la definizione del futuro e un passato che continua a segnare le vite delle persone. L’itinerario italiano del fotografo documenta come i segni del passato, più o meno recente, siano ancora ben presenti nella vita quotidiana.
 
“Da una parte – ricorda Denis Curti – c’è il preciso intento di testimoniare come una grande fetta del territorio italiano sia coinvolta in quei cambiamenti già in atto dai primi anni del nuovo millennio. Il desiderio di Cicchetti è quello di mettere in evidenza, raccogliere e, solo in parte, schedare le sfide verso necessarie riconversioni, che la nostra società è obbligata a intraprendere e che, in gran parte, cancelleranno o modificheranno i segni dell’uomo incisi sul suolo del nostro paese. L’intento di questo approfondito reportage, attraverso l’ambiente, il digitale, il panorama lavorativo, il retail, i trasporti e la comunicazione, è quello di raccontare per immagini i tratti salienti di una trasformazione irreversibile”.
“Dall’altra parte – continua Denis Curti -, al fianco di una narrazione sempre coerente e lineare, Manuel Cicchetti riesce a cucire un chiaro percorso di intenzioni, senza mai rinunciare al sistema documentario, lasciando emergere il suo personale sentimento autoriale che, grazie a un bianco nero studiato e controllato fin nei minimi particolari, si fa poesia per gli occhi”.
 
Tempo intermedio – afferma Manuel Cicchetti – è un progetto che nasce dalla consapevolezza che siamo all’inizio di un percorso che cambierà l’ambiente, l’energia, la società, il lavoro e molto altro. Un cammino che, per la prima volta, non abbiamo deciso in autonomia ma che ci viene imposto dalla natura, della quale ci siamo collettivamente dimenticati di far parte”.
“Possiamo, attraverso un viaggio a ritroso nel tempo – prosegue Manuel Cicchetti –, osservare i segni che abbiamo lasciato sul territorio e riconoscerne le singole fasi evolutive. Il progresso economico e sociale ha fuso e stratificato con frequenza sempre più ravvicinata elementi architettonici e tessuto paesaggistico, entrambi segnati da mutamenti radicali della società. Tempo intermedio è quel periodo racchiuso tra letrasformazioni che si sono susseguite”.
 
Il progetto Tempo intermedio si completa con un volume Edizioni PostCart che presenta 140 immagini di Manuel Cicchetti e i testi di Gianni Biondillo, Denis Curti, Veronica Polin.

Dal 27 Ottobre 2022 al 21 Gennaio 2023 – STILL Fotografia – Milano

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ELLIOTT ERWITT. PHOTOGRAPHS

Elliott Erwitt, USA. New York. 1956. American actress Marilyn Monroe

La genialità, l’ironia e lo sguardo surreale di Elliott Erwitt negli scatti icona che lo hanno reso uno dei fotografi più celebri di tutti i tempi. Torna a Firenze, dopo quasi 20 anni, una retrospettiva del grande maestro della fotografia con la mostra ‘Elliott Erwitt Photographs’, dal 20 ottobre al 22 gennaio, a Villa Bardini. Promosso da Fondazione CR Firenze e Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron, a cura di Biba Giacchetti, con il coordinamento di Melissa Camilli e Francesca Lanuara, in collaborazione con Sudest57, il percorso espositivo celebra la lunga vita professionale del fotografo, che ha spento quest’anno 94 candeline, omaggio alla sua capacità compositiva svelando ampi aneddoti e retroscena. Fotografie che offrono uno spaccato della storia e del costume del Novecento attraverso ritratti a grandi star del cinema, potenti del mondo, che vanno oltre i personaggi mostrando la loro intimità e umanità.  
 
Sono circa 70 gli scatti esposti, scelti accuratamente dalla curatrice insieme allo stesso Erwitt, per proporre sinteticamente i suoi tratti distintivi, che raccontano la realtà con leggerezza, lasciando allo stesso tempo tracce profonde. I capolavori di Erwitt nascono dalle situazioni più diverse, costruite sul lavoro, ricerche personali, casuali e familiari. In mostra si incontrano i famosi ritratti di Che Guevara che sorride, di Kerouac, di Marlene Dietrich, e ancora fotografie che hanno fatto la storia, come Jackie Kennedy al funerale del marito brutalmente assassinato, o il diverbio tra i due leader Nixon e Krusciov, in cui il dito puntato di Nixon lo fa apparire quasi minaccioso, alterando la percezione di chi lo osserva. Ancora, i celebri scatti di Marilyn Monroe, diva che Erwitt conosceva bene e che ci restituisce in una versione insolita, come nel famoso scatto in cui appare pensosa, priva di pose e maschere, oppure nel pieno del suo personaggio all’interno del set di The Misfits, che segnò la fine di un’epoca, la fine del suo matrimonio con lo sceneggiatore del film Arthur Miller ma anche l’ultimo film con Clark Gable, che morirà poco dopo le riprese. Nel percorso espositivo anche le foto dei suoi amati cani, metafora del genere umano a cui Erwitt ha dedicato numerosi libri. L’artista sceglie l’insolito punto di vista del cane per alcuni servizi di moda su calzature, che entrano nella storia della fotografia: il celebre scatto del chihuahua in maglioncino, o il cane sospeso al guinzaglio del suo padrone. Il romanticismo di Erwitt esplode in un portfolio di immagini dedicate all’amore, fra queste il bacio di due innamorati riflessi nello specchietto dell’auto al tramonto, rimasta a lungo nel suo archivio e riscoperta in tempi recenti. Ci sono poi foto private, come quella alla sua primogenita Ellen, ancora neonata osservata nel letto dalla madre, e gli autoritratti di Erwitt che trasmettono quanto lui ami prendersi gioco di sé.  
 
“Ancora una mostra dedicata ad un maestro dell’immagine – dichiarano i Presidenti di Fondazione CR Firenze Luigi Salvadori e di Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron Jacopo Speranza – dopo il grande successo della precedente ‘Fotografe’. In questo caso il protagonista è un artista universalmente riconosciuto per la delicata ironia del suo scatto. Le sue foto fanno parte della nostra memoria collettiva e sono un inno alla vita di un elegante signore di 94 anni che non ha ancora perso il gusto di smitizzare, col suo stile inconfondibile, le crescenti ansie dell’oggi. Villa Bardini si conferma una sede ideale per celebrare i ‘testimoni del tempo’ più interessanti e originali della scena mondiale’’. 
 
“Elliott Erwitt non è solo l’autore delle immagini – racconta la curatrice Biba Giacchetti, sua collaboratrice per 25 anni – è anche il curatore della collezione, che ha scelto pezzo per pezzo insieme a me, per poi stampare personalmente ogni fotografia e creare un percorso che fosse il concentrato della sua genialità ed ironia, del suo sguardo sul mondo, dai suoi cani antropomorfi ai potenti della terra, dalle grandi star del cinema, una su tutte Marilyn, ai suoi bambini, un compendio unico di umanità leggerezza e profondità. Elliott Erwitt Icons non sono solo le immagini più celebri della lunga carriera di Erwitt, sono anche le immagini che lui ha amato di più”.  
 
Nel percorso espositivo anche un filmato esclusivo di Hudson Lines, girato a casa di Erwitt, in cui il fotografo si racconta. La mostra è accompagnata dal catalogo edito SudEst57. Saranno attivate visite guidate gratuite tutti i sabato mattina, a partire dal 29 ottobre.  

Dal 20 Ottobre 2022 al 22 Gennaio 2023 – Villa Bardini – Firenze

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BEING HUMAN. FOTOGRAFIE DI BRUNA ROTUNNO

Bruna Rotunno, WalkWays-Waterfall. Installazione video NFT

allulah Studio Art in collaborazione con Galleria Epipla presenta “Being Human”, Fotografie di Bruna Rotunno progetto fotografico a cura di Juliana Curvellano che riunisce per la prima volta entrambi gli aspetti del lavoro di Bruna Rotunno, artista che da sempre esplora la natura dell’essere umano attraverso la fotografia e il video.

Il titolo della mostra si ispira a una delle fotografie presenti in mostra in cui la parola Being Human è scritta sulla maglietta di un uomo con uno sguardo lontano nella luce dorata, in piedi sulla terrazza di un anonimo building della periferia di New Dehli. Attraverso fotografie scattate in giro per il pianeta che ci ospita, l’artista racconta il relativismo e l’infinita piccolezza della condizione umana rispetto all’immensità della Natura.  “Siamo fatti della stessa materia dell’Universo, dell’acqua, della terra, delle nuvole e delle stelle” – Bruna Rotunno
Cosa significa essere umani? È una domanda semplice, lapidaria che svela tuttavia la complessità, le contraddizioni, la relatività e mistero della vita umana.
È proprio questa la lente attraverso la quale vi invitiamo a vedere le opere della mostra.
Nelle opere video, divenute un progetto NFT, concepite durante la pandemia, girando per Milano (la città dove vive) e fotografando la città in un tempo sospeso e surreale, l’artista percepisce la presenza di sprazzi di Natura, che esistevano prima dello spazio urbano.
L’assenza di esseri umani nel paesaggio metropolitano ha permesso al videoscape di apparire in finestre che ci offrono la possibilità di riprendere consapevolezza, di camminare nuovamente nella matrice originaria e di rimanere connessi ad essa attraverso questi passaggi visionari ma altrettanto reali.
Si sviluppa così un’integrazione tra fotografia e video che mira a porre l’attenzione sulla potente connessione tra l’essere umano e la natura, che rifugge da narrazioni dirette, aprendo ampi spazi di interpretazione e riflessione critica.
Insieme, le immagini che Bruna Rotunno ha creato per Being Human offrono allo spettatore l’opportunità di percepire e ritrovare l’equilibrio tra esseri umani e la Natura, unica speranza per poter riconnettersi con la Madre Terra.
“Niuna cosa maggiormente dimostra la grandezza e la potenza dell’umano intelletto, né l’altezza e nobiltà dell’uomo, che il poter l’uomo conoscere e interamente comprendere e fortemente sentire la sua piccolezza. “
Giacomo Leopardi

Dal 19 Ottobre 2022 al 21 Dicembre 2022 – Galleria Epipla – Milano

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GIAN PAOLO BARBIERI. FUORI DAL TEMPO

Gian Paolo Barbieri, Uovo di Aepyornis, Madagascar, 1994

Ripresa di stagione, venerdì 21 ottobre 2022, per la galleria Al Blu di Prussia – lo spazio multidisciplinare di Giuseppe Mannajuolo e Mario Pellegrino – che dà inizio al XV anno di attività con “Fuori dal Tempo”, fotografie di Gian Paolo Barbieri (Milano 1935)uno dei maggiori esponenti della fotografia internazionale del XX secolo. 
 
In esposizione (sino al prossimo 28 gennaio) un corpus di 18 grandi immagini in bianco e nero selezionate tra quelle tratte dalla Trilogia del mare “Madagascar, Tahiti Tattoos, Equator”, della fine degli anni ’90 e da “Dark Memories” del 2013 cui si aggiungono 24 polaroid quasi tutte inedite per lo più scattate alle Seychelles tra il 1986 e il 2006, completato dal documentario sulla vita del fotografo “Il magnifico artificio” per la regia di Francesco Raganato (SkyArte 2014) proiettato nella sala cinema della galleria.
 
Una mostra concepita come approfondimento su una parte della ricerca fotografica di Barbieri rispetto a quella che già nel 1968 lo collocò “tra i quattordici migliori fotografi di moda al mondo” nella classificazione della rivista Stern.
 “A metà fra reportage, etnofotografia e fotografia di moda, afferma la curatrice nel testo di accompagnamento alla mostra, Barbieri, cercando la verità di quei luoghi, ha creato immagini iconiche memorabili”, così come nella sua esplorazione sul tema del nudo e dell’erotismo “anche il corpo, soprattutto quello maschile, viene concepito come uno strumento per investigare l’anima”.
 
Dopo i progetti espositivi dedicati a Giovanni Gastel, a Francesca Woodman e a Guy Bourdin, Al Blu di Prussia e Maria Savarese continuano questo racconto della fotografia internazionale con Gian Paolo Barbieri, per la prima volta in mostra a Napoli grazie ad una collaborazione tra la Fondazione Mannajuolo e la Fondazione Gian Paolo Barbieri che, dal 2016, lavora alla conservazione, tutela, gestione, archiviazione e catalogazione dell’immenso patrimonio artistico del suo fondatore.

Dal 21 Ottobre 2022 al 28 Gennaio 2023 – Al Blu di Prussia – NAPOLI

“40 Seasons of Humanity” di Mauro De Bettio

Mauro De Bettio. 40 Seasons of Humanity

Al via sabato 3 dicembre presso lo spazio The Warehouse, in Via Settala 41 a Milano, la mostra fotografica 40 Seasons of Humanity di Mauro De Bettio, un viaggio alla scoperta del fascino e dei segreti di popolazioni in angoli remoti del pianeta.

In questa occasione, verrà anche presentato il volume fotografico di De Bettio, che racchiude le testimonianze di un viaggio cominciato 10 anni fa. Partner del progetto, l’agenzia di comunicazione Theoria, che ha aderito all’iniziativa mettendo a disposizione lo spazio che ospiterà la mostra.

Il progetto fotografico 40 Seasons of Humanity è composto da oltre 40 scatti catturati in differenti Paesi del mondo, dove Mauro ha incontrato e fotografato persone di culture, caratteri e dogmi diversi, che hanno aperto una finestra sulle loro storie lasciando trasparire emozioni, traumi, gioie e sofferenze. I colori dell’India, sul tetto del mondo in Nepal, i contrasti del Bangladesh, le tradizioni antiche in Romania, le tribù dell’Africa e molto altro.

“La fotografia rappresenta il mio modo di comunicare; cerco di catturare il senso di ciò che respiro e tocco, non solo nell’aspetto, ma anche e soprattutto nell’essenza, mirando a racchiudere le sfumature e i dettagli in un unico fotogramma. La fotografia va oltre l’immagine stessa e rappresenta il mio modo di esprimere la tenacia, la fragilità e la gioia di uno sguardo”, spiega Mauro De Bettio.

Una mostra che riesce a raccontare, con una prospettiva intima, la vera essenza di ogni individuo ritratto. Ogni singolo scatto di De Bettio rivela la forza e la resilienza dell’umanità nel suo insieme. La determinazione dei protagonisti nelle immagini che cattura, infatti, sono esempio straordinario di come ogni sfida possa essere trasformata in opportunità.

40 Seasons of Humanity sarà aperta al pubblico dal 3 al 17 dicembre dal lunedì al sabato dalle 15.00 alle 19.00. In loco sarà anche possibile acquistare o ordinare stampe  fine art in edizione limitata di alcune immagini e il volume fotografico.

Dal 3 al 17 dicembre – The Warehouse – Milano

Vivian Maier. The Self-Portrait and its Double

Vivian Maier, Autoritratto. Collezione Association Vivian Maier et le Champsaur, Fondo John Maloof
New York, NY, October, 18, 1953 @Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

Il 16 dicembre si apre a Siena la mostra fotografica “Vivian Maier, The Self-Portrait and its Double”: in esposizione 93 opere in bianconero e a colori della tata-fotografa, icona mondiale della street photography

Arrivano a Siena le fotografie della famosa tata-fotografa Vivian Maier: dal 16 dicembre il complesso museale Santa Maria della Scala ospiterà l’esposizione “Vivian Maier. The Self-Portrait and its Double” composta da 93 autoritratti che attraversano la misteriosa vita dell’artista americana.

La mostra, a cura di Anne Morin (diChroma photography) e Loredana De Pace, promossa dall’associazione Lux – Dopolavoro Fotografico e organizzata dal Comune di Siena, in collaborazione con la Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala, ripercorre l’opera della famosa tata-fotografa che, attraverso la fotocamera Rolleiflex e poi anche con la Leica, trasporta i visitatori per le strade di New York e Chicago, dove i continui giochi di ombre e riflessi mostrano la presenza-assenza dell’artista che, con i suoi autoritratti, cerca di mettersi in relazione con il mondo circostante.

Vivian Maier ha lavorato come bambinaia dai primi anni ‘50 e per oltre quarant’anni. Tutta la sua vita è trascorsa nell’anonimato fino al 2007, quando il suo corpus fotografico è venuto alla luce. Un patrimonio composto da oltre 120.000 negativi, pellicole super 8 e 16mm, varie registrazioni audio e centinaia di rullini non sviluppati.

Il suo hobby travolgente ha finito per farla diventare una pioniera della street photography, anticipando i tempi e le mode, al punto che nella storia della fotografia si colloca a pieno titolo al fianco di Diane Arbus, Robert Frank, Helen Levitt e Garry Winogrand.

Nelle splendide immagini in mostra al pubblico – dal 16 dicembre 2022 al 16 marzo 2023 – al complesso museale Santa Maria della Scala vedremo la seconda metà del Novecento con gli occhi e negli occhi di un’icona della storia della fotografia: in una location quanto mai affascinante quale quella dell’antico Ospedale nel centro storico di Siena.

L’immenso patrimonio fotografico di Vivian Maier, venuto alla luce per puro caso solo grazie al fortuito ritrovamento da parte del giornalista americano John Maloof, ci trasporta fra le strade e di fronte alla gente delle metropoli statunitensi, a scoprire il mondo dell’infanzia che lei conosceva molto bene, e in particolare a conoscere “Miss Viv” attraverso quegli autoritratti con cui l’autrice sembra cercare un posto nel mondo. Un messaggio universale e quanto mai attuale che in qualche modo, trattandosi di autoritratti, riguarda tutti noi, specie in questo periodo complesso in cui, dopo la pandemia, abbiamo bisogno di ri-conoscerci nuovamente.

Dal 16 dicembre 2022 al 16 marzo 2023 – Siena, complesso museale Santa Maria della Scala

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CHOCOLATE & DIRTY CLOTHESBenedetta San Rocco

La vincitrice del Premio Nazionale Musa per fotografe 2022 esporrà il progetto vincitore presso Musa fotografia. Prima Classificata settore Progetto personale, Fotografia concettuale, Ricerca, Still life Benedetta San Rocco con il progetto CHOCOLATE & DIRTY CLOTHES

Data Inaugurazione mostra da Musa Fotografia – Via Mentana, 6 Monza:15 Dicembre ore 18.30

Antonio Pantalone lasciò l’Italia per cercare lavoro.
La sua vita fu perennemente sospesa tra due realtà: il luogo di lavoro straniero e il piccolo paese d’origine in Abruzzo.
Nel mezzo la dogana.
Lì l’immigrato Antonio non ha nulla da dichiarare. Solo “panni sporchi e cioccolata per i bambini”.
Nel 1962 nel cantiere di Brugg cedette un rinforzo. Crollarono tonnellate di terra.
Dopo dodici ore di scavi, i soccorritori trovarono due persone, una vittima e un sopravvissuto.
Antonio fece da scudo. Probabilmente salvò la vita ad Angelo Lezoli.
Come lui emigrato dall’Italia.
Angelo tornò a casa. Antonio no.
Antonio Pantalone era mio nonno e aveva 39 anni.
Io non l’ho mai conosciuto eppure la sua storia fa parte della mia.
Partendo da un’immagine mancante sono arrivata altrove: dal momento dell’incidente le strade della mia famiglia e quella dei Lezoli si sono divise, solo dopo una lunga ricerca, io le ho intrecciate di nuovo in questo progetto.

È sempre stato desiderio di mia madre incontrare la persona che per ultima aveva visto vivo suo padre e che per ultima sicuramente aveva sentito la sua voce.
Dopo oltre cinquanta anni di infruttuose ricerche io sono riuscita a trovarla.
Ho sfogliato e risfogliato i quotidiani e i settimanali dell’epoca che parlavano dell’incidente e che mia madre custodiva gelosamente per cercare qualche indizio: lì erano riportati solo la provincia di provenienza, Parma, e il nome di Angelo Lezoli ma, come quello di mio nonno, era stato trascritto male. Dopo numerosi tentativi, tutti vani, sono riuscita a risalire al suo vero nome. Grazie a un database digitale di lapidi, ho riconosciuto il suo volto, che avevo imparato nel tempo a delineare attraverso le fotografie di quei giornali, e anche se ormai era un viso diverso, invecchiato, non ho avuto alcun dubbio, e così mi sono messa in contatto con uno dei figli.
Per questo lavoro ho scelto di utilizzare solo le immagini che ho trovato negli archivi delle nostre due famiglie. Attraverso i racconti di mia madre sono riuscita a costruire un immaginario: ho collezionato frammenti, spazi interstiziali e dettagli impalpabili per raccontare un’assenza che si manifesta sempre, per riflettere su quanto rimane a chi aspetta al di qua del confine.

Ernesto Fantozzi. Fotografie 1958-2019

Ernesto Fantozzi mostra 2022

Realizzata da Carlo Cavicchio, Maddalena Cerletti e Sabina Colombo, “Ernesto Fantozzi. Fotografie 1958-2019” arriva al Mufoco – Museo di Fotografia Contemporanea di Milano dal 3 dicembre 2022 al 29 gennaio 2023. Il percorso espositivo ripercorre la sua intera produzione, iniziata negli anni Sessanta e restituisce, attraverso due modalità di visione, i periodi della sua attività culminata con un archivio immenso costituito da oltre 75 mila immagini. Tra stampe alla gelatina bromuro d’argento, negativi e provini, l’eredità fotografica di questo grande autore è immensa ed è tutt’ora punto di riferimento per gli amanti di questo linguaggio. Una lettura poetica ma sincera del mondo

Le fotografie presenti in mostra raccontano l’occhio di Ernesto Fantozzi e la sua sensibilità verso il mondo che raccontava, mentre una proiezione presenta le immagini degli anni ’90-2000. A completare il percorso espositivo della mostra un apparato documentario e bibliografico volto a mostrare gli oggetti originali donati dall’autore e conservati presso l’archivio del Museo e alcune delle numerose pubblicazioni in cui il suo lavoro è stato presentato dagli anni ’60 ad oggi.

al 3 dicembre 2022 al 29 gennaio 2023 – MUFOCO – Cinisello Balsamo

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362 grammi – Massimo Valentini

362 grammi è il peso di questa vita, indossata la mattina come una tuta protettiva prima di uscire di casa a combattere con il mondo e poi riposta in ordine, ben ripiegata, a fine giornata, sul tavolo di casa nostra. Una corazza che blocca forse i contagi ma che non sa evitare all’anima di ammalarsi. Perché possiamo isolarci da tutto, almeno provarci, ma sta di fatto che rimaniamo dentro al mondo, che nel mondo esiste la specie umana e che questa è ormai allo sfascio più completo.   Dopo l’esordio di Roma presso l’Accademia di belle Arti – RUFA, la mostra si sposta a Senigallia, nella città della Fotografia.

In questo lavoro a più voci che intreccia linguaggio visivo e testuale la sensazione di “già visto” è un fatto evidente. Molti elementi raffigurati creano disagio, evocano spiacevoli ricordi, mentre un senso di desolazione e abbandono fa pensare che quanto descritto non sia un mondo immaginario ma uno scorcio di nuova normalità.

Che cosa è successo in questi luoghi? Forse c’è stato un terremoto o un’alluvione – o entrambe? – o magari un’esplosione nucleare? Già sappiamo che non è accaduto niente che non potessimo prevedere; poteva andare solo così. Quello che vediamo non è che un aggiornamento visivo del 1984 orwelliano adattato ai moderni fallimenti di questa società. I luoghi sono vuoti, anzi svuotati; un tono grigio fango copre con un velo sottile tutto quello che incontra lo sguardo. Deduciamo che c’è stato un “prima” di certo diverso dall’adesso.

362 grammi è dunque il peso di questa vita, indossata la mattina come una tuta protettiva prima di uscire di casa a combattere con il mondo e poi riposta in ordine, ben ripiegata, a fine giornata, sul tavolo di casa nostra. Una corazza che blocca forse i contagi ma che non sa evitare all’anima di ammalarsi. Perché possiamo isolarci da tutto, almeno provarci, ma sta di fatto che noi rimaniamo dentro al mondo, che nel mondo esiste la specie umana e che questa va a formare un’umanità ormai alla deriva.   Non c’è tessuto che ci possa proteggere dalle storture di una società che ritiene più interessanti le ragioni economiche di quelle sociali, ecologiche, morali, etiche. Una società che ci riversa addosso ogni giorno conseguenze di scelte di cui non siamo diretti responsabili ma (talvolta) ignari collaboratori. No: nulla esiste che possa evitarci una contaminazione con tutto quello che ci circonda, nel bene e nel male.

Eppure in questo scenario monocromo abbiamo ancora una speranza. Possiamo scegliere: goderci poche ore di riposo, aspettando di rimetterci quella tuta da combattimento domani e per ogni altro domani che verrà, oppure possiamo riattivare il pensiero critico scegliendo di alimentare il dubbio – quello su cui si basa la vera scienza – evitando verità preconfezionate, cercando incessantemente altre, migliori risposte.  

Questa seconda via è il compito dell’arte e quella che hanno scelto gli autori che dichiarano: “Il segnale arriva dal futuro. Quello che saremo in grado di costruire se comprendiamo fino in fondo ciò che abbiamo vissuto nel passato”.

dal 17 al 25 dicembre 2022 – Spazio Piktart per la fotografia – Senigallia

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Mostre di fotografia da visitare a Novembre

Ciao!

Date un’occhiata alle mostre segnalate per il mese di novembre, sempre da non perdere!

Anna

Gregory Crewdson. Eveningside

Morningside Home for Women, 2021-2022 © Gregory Crewdson
Morningside Home for Women, 2021-2022 © Gregory Crewdson

Le Gallerie d’Italia di Torino ospitano, a partire dal 12 ottobre 2022 e fino al 22 gennaio 2023, la grande mostra di uno dei più grandi fotografi contemporanei, Gregory Crewdson, che presenta in anteprima internazionale a Torino, e per la prima volta in un museo, il terzo capitolo della sua trilogia commissionata per l’occasione da Intesa Sanpaolo.

La mostra “Gregory Crewdson. Eveningside”, curata da Jean-Charles Vergne, riunisce per la prima volta le tre serie del fotografo concepite tra il 2012 e il 2022. Pensate come una trilogia, offrono una prospettiva inedita su un decennio di creazione, rivelando il versante intimo dell’universo che ha fatto di Crewdson una delle figure fondamentali della fotografia. Messi in scena facendo ricorso ai mezzi propri del cinema, i suoi scatti hanno progressivamente legato insieme i frammenti di un mondo crepuscolare ispirandosi a un certo tipo di immagini cinematografiche radicate nella memoria collettiva e nella cultura letteraria americana.
Eveningside è il terzo ed ultimo nucleo della trilogia di Crewdson iniziata con Cathedral of the Pines (2013-2014) e An Eclipse of Moths (2018-2019). In contrasto con le foreste solitarie e remote di Cathedral of the Pines e dei cupi paesaggi post-industriali di An Eclipse of Moths, con la serie inedita Eveningside il fotografo esplora figure umane isolate entro i confini della loro vita quotidiana, dove l’atmosfera richiama il cinema noir classico e la tradizione del bianco e nero in fotografia, rendendo il lavoro ancora più affascinante.

Per l’occasione sarà esposta in mostra insieme alla trilogia anche una serie di scatti minimalisti realizzati in precedenza, Fireflies, un lavoro essenziale per cogliere il rimestio delle correnti che si agitano in profondità nell’arte di Gregory Crewdson. Concepita nel 1996 e realizzata con due macchine fotografiche su pellicola analogica in bianco e nero, queste immagini di lucciole offrono nella loro semplicità un tessuto connettivo e un contrappunto e testimoniano l’attitudine del fotografo alla contemplazione, una delle articolazioni fondamentali del suo lavoro.

Nella sala multimediale adiacente alla mostra verrà proiettato Making Eveningside, un video dietro le quinte con musiche originali di James Murphy degli LCD Soundsystem, e Stuart Bogie, polistrumentista-compositore americano.

Ad accompagnare la mostra anche un public program che approfondisce, amplifica e sviluppa i temi trattati dall’esposizione temporanea. Gli incontri #INSIDE, il mercoledì, alle ore 18.30, con accesso gratuito al pubblico, vedranno la partecipazione di esperti e professionisti impegnati in una serie di eventi, per condividere riflessioni e spunti in occasione delle giornate di apertura serale del museo.

Dal 12 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023 – Gallerie d’Italia – Torino

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PAESAGGIO DOPO PAESAGGIO

Paesaggio dopo paesaggio

Nelle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea il tema del paesaggio ha avuto e mantiene tuttora una presenza estremamente significativa, sia da un punto di vista simbolico – il progetto stesso di Museo prende avvio dall’esperienza di Archivio dello spazio che coinvolse 58 fotografi tra il 1988 e il 1997 – sia soprattutto in ragione del ruolo seminale che la fotografia dei luoghi ha svolto nell’evoluzione della fotografia italiana a partire dagli anni Ottanta.

Un primo importante nucleo di immagini conservate al Museo è rappresentato da opere di coloro che sono oggi considerati i grandi maestri della fotografia italiana ed europea. A questo, negli anni più recenti si è man mano aggregato un ulteriore, variegato, nucleo di opere, di autori appartenenti a nuove generazioni che si sono confrontati con una nozione di paesaggio sempre più estesa.

Questi autori sono stati acquisiti seguendo diverse linee di ricerca: una serie di progetti partecipati e opere di arte pubblica; una serie di committenze riservate alle generazioni più giovani; la produzione o l’acquisizione di importanti lavori realizzati da alcuni importanti autori che non erano presenti nelle collezioni del Museo, artisti appartenenti a una sorta di generazione-cerniera, nati tra metà anni Sessanta e metà anni Settanta, che si sono formati in una linea diretta con la tradizione della fotografia italiana di paesaggio ma che ne hanno poi esteso pratiche e linguaggi in direzioni meno ortodosse, coerenti con l’evoluzione del contesto internazionale.

A questo ultimo gruppo appartengono i lavori dei 6 artisti che compongono la mostra PAESAGGIO DOPO PAESAGGIO: Andrea Botto, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Giovanni Hänninen, Sabrina Ragucci, Filippo Romano. Si tratta di autori che hanno elaborato negli anni una ricerca oggi riconosciuta a livello nazionale e internazionale, sperimentando in modo coerente linguaggi e pratiche che riflettono sul paesaggio da prospettive inedite e spesso sorprendenti.

I progetti, realizzati tra il 2010 e il 2020, sono stati acquisiti nel 2021 grazie al bando Strategia Fotografia promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC) del MIC e vengono ora per la prima volta esposti al pubblico. La mostra complessivamente presenta oltre 100 opere.

22 ottobre – 29 gennaio 2023 – Museo di Fotografia Contemporanea – Cinisello Balsamo (MI)

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Robert Capa – Nella storia

In occasione dei 110 anni dalla nascita di Robert Capa (22 ottobre 1913) rendiamo omaggio al grande fotografo ungherese con una mostra personale che ripercorre i principali reportage di guerra e di viaggio che Capa realizzò durante vent’anni di carriera, anni che coincisero con i momenti cruciali della storia del Novecento.

Realizzata grazie alla collaborazione con l’agenzia Magnum Photos, la mostra riunisce un eccezionale corpus di fotografie: oltre 80 stampe originali, alcune delle quali mai esposte prima in una mostra italiana, accompagnate da una rara intervista rilasciata dal fotoreporter a una radio americana nel 1947 e da alcuni documenti d’epoca provenienti dalla collezione di Magnum.

Attraverso sette sezioni e con un percorso diacronico vengono raccontati i più importanti reportage in bianco e nero realizzati da Robert Capa, dagli esordi a Berlino e Parigi (1932-1936) alla guerra civile spagnola (1936-1939); dall’invasione giapponese in Cina (1938) alla seconda guerra mondiale (1941-1945); dal reportage di viaggio in Unione Sovietica (1947) a quello sulla nascita di Israele (1948-1950), fino all’ultimo incarico come fotografo di guerra in Indocina (1954).

Nei suoi vent’anni di carriera ha raccontato la storia restando sempre fedele al suo celebre aforisma: “se le tue foto non sono abbastanza buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino”.
L’azione – con tutta la sua dinamicità e forza propulsiva – spicca tra gli scatti come un fil rouge, che si dipana anche nei ritratti presenti in mostra, volutamente pochi e scelti per ricordare al pubblico i volti della Storia – come quello di Trockij ardente oratore – o della sua storia personale, come quello di Picasso, fotografato nel suo studio di Parigi dove era rimasto anche durante l’occupazione, e dell’amico Steinbeck con cui intraprese il viaggio oltre la cortina di ferro, nel ’47.

11 novembre – 19 marzo 2023 -MUDEC – Museo Delle Culture – Milano

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SIENA AWARDS 2022

Kilifi by Ami Vitale
Kilifi by Ami Vitale

Il Siena Awards scalda i motori e si prepara a mettere a fuoco gli obiettivi sul mondo della fotografia e delle arti visive. Dopo due anni di pandemia che hanno limitato il festival, senza fermarlo, l’appuntamento è in programma dal1° ottobre al 20 novembre con otto mostre fotografiche, distribuite in location diverse della città. Gli scatti vincitori del Siena Awards – SIPA, Siena International Photo Awards, Drone Photo Awards e Creative Photo Awards – saranno esposti in tre esposizioni collettive, mentre quattro saranno le mostre personali dedicate al fotoreporter indiano Danish Siddiqui, rimasto ucciso nel 2021 in Afghanistan; Ami Vitale, fotografa del National Geographic; Dan Winters, icona della fotografia internazionale e autore dei ritratti più popolari delle celebrità degli ultimi 15 anni, e Peter Mather, membro della International League of Conservation Photographers. Il Siena Awards sarà completato da una mostra diffusa nel centro storico di Sovicille e da conferenze e incontri con i fotografi internazionali protagonisti delle mostre personali e con photo editor di quotidiani, fra cui The Guardian, Washington Post e The Times.

Le mostre. L’Area Verde Camollia 85 (Via del Romitorio, 4) ospiterà gli ultimi 2 reportage di Danish Siddiqui – classe 1983 e vincitore di un Premio Pulitzer nel 2018 – ucciso il 16 luglio 2021 mentre documentava i combattimenti tra le truppe afghane e i talebani. Grazie al suo collega e amico Adrees Latif, sarà possibile vedere i suoi ultimi due lavori: “Last Stand Against Taliban” e “COVID, India’s Second Wave”.  

“Hope for Extinction” è il titolodell’esposizione di Ami Vitale, ambasciatrice Nikon e fotografa del National Geographic, che sarà allestita nel Museo di Storia Naturale dell’Accademia dei Fisiocritici di Siena (Piazzetta Silvio Gigli, 2). La mostra accenderà i riflettori su un orfanotrofio degli elefanti in Kenya, un progetto che documenta il drammatico salvataggio di due giraffe di Rothschild e il trasporto di quattro rinoceronti bianchi dallo zoo di Dvůr Králové (Repubblica Ceca) alla riserva naturale di Ol Pejeta (Kenya).

L’Accademia dei Rozzi (via di Città, 36) ospiterà, invece, la mostra “Urban Foxes and Ice Grizzlies”,personale di Peter Mather, membro della International League of Conservation Photographers rappresentata dalla National Geographic Image Collection, Ambassador di Panasonic e impegnato da molti anni nella conservazione degli habitat naturali di specie a rischio estinzione in varie parti del mondo. A Siena sarà possibile vedere gli scatti di Peter Mather realizzati per due progetti: “The Last Ice Bears”, dedicata ai grizzly che pescano il salmone nel sud-ovest dello Yukon, a nord del Canada, e “Urban and Wild”, sulle volpi rosse fotografate a Whitehorse, nel Canada settentrionale, dove questa specie ha trovato una comunità ideale tra il nuovo mondo urbano e il suo naturale habitat selvaggio.

Siena Awards varca ancora i confini della città. Sovicille torna protagonista con il Siena Awards dopo le positive esperienze degli ultimi anni. Con un percorso ad anello lungo le vie del centro storico e nella piazza principale sarà possibile ammirare la mostra diffusa “Face to face”, dove decine di volti di persone di ogni età e di ogni parte del mondo si affacceranno dai palazzi del centro storico e da finestre e porte tamponate. Dalla piazza principale di Sovicille sarà possibile accedere al Centro Culturale “La Tinaia” per visitare “Dan Winters: Portraits”, mostra personale del fotografo conosciuto e pluripremiato in tutto il mondo per i suoi ritratti delle celebrità, per le sue fotografie e illustrazioni scientifiche e spaziali e per i suoi lavori di fotogiornalismo.

Il Siena Awards sarà completato dalle 3 mostre dedicate ai suoi premi fotografici. Nell’ex Distilleria Lo Stellino sarà possibile visitare, come ogni anno, “Imagine all the people sharing all the world”, che raccoglie immagini e video in arrivo da tutto il mondo per il SIPA, Siena International Photo Awards, oltre alla mostra “Sipa Story-Telling”, interamente dedicata a storytelling e reportage. Il Museo di Storia Naturale dell’Accademia dei Fisiocritici ospiterà “Above Us Only Sky”, con gli scatti vincitori del Drone Photo Awards, il concorso più importante al mondo sulla fotografia aerea, mentre i Magazzini del Sale all’interno di Palazzo Pubblico accoglieranno le immagini vincitrici del Creative Photo Awards, con la mostra “I Wonder If You Can” dedicata alla fotografia contemporanea.

Il festival Siena Awards è promosso dall’associazione culturale Art Photo Travel in coorganizzazione con il Comune di Siena, con la collaborazione del Comune di Sovicille e il patrocinio di Ministero della Cultura, Regione Toscana, Università degli Studi di Siena, Camera di Commercio di Siena e Arezzo. Il festival vede fra i main partner Carrefour Market, Banca Mediolanum e Gabetti Lab e fra i partner Canon, Iren SpA, Il Fotoamatore, Sienambiente, Terrecablate e Safety&Privacy. 

Dal 01 Ottobre 2022 al 20 Novembre 2022 – SIENA – Sedi varie

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MARK STEINMETZ – ATL

Si legge spesso, delle fotografie di Mark Steinmetz, che sono senza tempo o sospese nel tempo. Eppure, le immagini dell’autore americano sono evidentemente e profondamente radicate nel mondo contemporaneo: è questo che fotografano, di questo mondo colgono la bellezza.

Forse sembrano sospese perché catturano momenti di attesa, ricchi di possibilità. Non è forse tutta la nostra vita così, un lungo momento di attesa? Aspettiamo l’autobus, la persona giusta, l’offerta di lavoro ideale, l’esito di un esame o anche solo una telefonata, al punto che tutta la nostra esistenza pare essere fatta di attese più o meno lunghe, mentre speriamo che i nostri desideri si realizzino.

All’improvviso, l’aeroporto sembra il luogo perfetto per Steinmetz, che osserva con calma meditativa e trasforma in rito di passaggio i gesti più semplici e banali.

Questo nuovo lavoro raccoglie immagini scattate tra il 2012 e il 2019 presso l’aeroporto internazionale Hartsfield-Jackson di Atlanta, dove, come dice l’autore, “si trovano persone che provengono da ogni parte del mondo e appartengono a diverse estrazioni sociali. E tutte sono in viaggio”.

Micamera è orgogliosa di accogliere l’artista per l’inaugurazione della prima mostra in galleria di ATL, un’opera commissionata dal Museo di Atlanta e ora esposta sulle pareti della galleria e libreria milanese. Per completare l’esposizione e rendere omaggio al lungo rapporto che ci lega, saranno incluse alcune immagini scattate a Milano nel corso degli anni.

Dal 4 novembre al 3 dicembre – MiCamera – Milano

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ISABELLA ROSSELLINI BY ANDRÉ RAU

Isabella Rossellini by André Rau
© André Rau | Isabella Rossellini by André Rau

Palazzo Merulana, in sinergia con Fondazione Elena e Claudio Cerasi e CoopCulture, è lieto di ospitare la mostra “Isabella Rossellini by André Rau”, a cura di Vanessa Bikindou, in collaborazione con Fondazione Festa del Cinema.

E’ il 1981 quando Isabella Rossellini e André Rau s’incontrano per la prima volta.
Isabella Rossellini by André Rau è il riassunto degli anni della loro collaborazione, un’unione artistica che ha segnato il cambio di secolo caratterizzandolo nelle sue forme più estetiche.
Il loro rapporto è diventato simbolo di diverse campagne fotografiche, quali Lancome o servizi di moda per German Vogue.
Durante quell’incontro si strinse, quindi, un sodalizio artistico basato sull’amicizia che diede il via ad una delle collaborazioni più significative del tempo moderno. Tutto questo è testimoniato dalle foto dell’attrice fatte da Rau che dimostrano la fiducia tra i due, ma anche la grazia di Isabella Rossellini e la bravura peculiare del fotografo.

Quando si osservano le foto è quindi praticamente impossibile non notare la serenità e la sintonia del professionista che è stato in grado di catturare con una sola immagine l’umanità di una delle dive più famose del mondo moderno.

Grazie alla mostra “Isabella Rossellini by André Rau” per la prima volta è possibile godere di queste splendide fotografie tutte insieme, assaporando il cambiamento negli anni che queste sono state in grado di sottolineare.

Dal 21 Ottobre 2022 al 13 Novembre 2022 – ROMA – Palazzo Merulana

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SOLO LA MAGLIA. LA TRADIZIONE TESSILE A CARPI NELLE FOTOGRAFIE DI FERDINANDO SCIANNA

Ferdinando Scianna, Maglia, 1989
Ferdinando Scianna, Maglia, 1989

“La natura del ‘miracolo italiano’ ha le sue radici più a Carpi
che nella Torino della Fiat o nella Milano della Pirelli”
Guido Vergani, Viaggio nell’Italia della maglia

Dal 16 settembre 2022 al 30 gennaio 2023, i Musei di Palazzo dei Pio a Carpi ospitano una mostra che celebra la tessitura
, così come si è sviluppata a Carpi e in tutto il territorio circostante, attraverso le fotografie di Ferdinando Scianna (Bagheria, PA, 1943), uno dei più importanti e celebrati autori italiani contemporanei che, sul finire degli anni ottanta, si è confrontato più o meno direttamente con il tema della tessitura in due lavori divenuti parte della storia della fotografia.
 
La rassegna, dal titolo SOLO LA MAGLIA. La tradizione tessile a Carpi nelle fotografie di Ferdinando Scianna, curata da Manuela Rossi e Luca Panaro, ideata e prodotta dal Comune di Carpi – Musei di Palazzo dei Pio, con il contributo di Fondazione Cassa Risparmio di Carpi, in collaborazione con Dondi Jersey, documenta la storia di una eccellenza di Carpi che, già dagli anni settanta, ha visto una presenza importante di aziende divenute, anche nei due decenni successivi, un punto di riferimento delle principali griffe italiane.
 
Il percorso espositivo si apre con 11 stampe originali di Ferdinando Scianna provenienti dal suo archivio che accompagnano 26 immagini del book della campagna fotografica di moda, realizzate per la collezione primavera 1987 di Dolce & Gabbana, sulla cui passerella avevano sfilato, per la prima volta, indumenti realizzati in jersey di lana, tessuto creato proprio a Carpi da alcune aziende del comprensorio. Lo stesso book che le contiene è all’insegna della maglia, al punto che la copertina è in tela bianca.
A corredo saranno esposti 10 capi originali di Dolce & Gabbana.
 
La mostra prosegue con 14 fotografie realizzate da Scianna per l’associazione Magliacalze e confluite nel volume Maglia (Franco Sciardelli editore) del 1989, scattate anche nelle fabbriche di Carpi e del distretto carpigiano. Si tratta di una sorta di reportage che documenta i processi produttivi e di commercializzazione della maglia. Sono proprio i luoghi, gli ambienti, le persone che creano il prodotto a interessare il fotografo: in particolare, sono le macchine, gli operai, i visi assorti e le mani precise e decise, a rappresentare il cuore della maglieria. 
 
La rassegna si completa con una installazione, realizzata in collaborazione con Dondi Jersey, che guarda al futuro della tessitura e che approfondisce in che modo la maglieria si presenta sul mercato con capi sostenibili, prodotti anche attraverso il riciclo dei materiali.
 
L’iniziativa è parte del programma del festivalfilosofia 2022 Giustizia, che si terrà a Modena, Carpi e Sassuolo dal 16 al 18 settembre 2022.

Dal 16 settembre 2022 al 30 gennaio 2023 – Musei di Palazzo dei Pio – Carpi (MO)

AMI, prossima tappa: Roma – Officine fotografiche. Cerchiamo fotografi!

ARCHIVIO MOBILE ITALIANO

AMI con il sostegno di FUJIFILM ITALIA

Buongiorno, siamo felici di comunicare che il progetto AMI, continua a gonfie vele e la prossima data disponibile è l’11/12/13 Febbraio 2022 a Roma, presso Officine fotografiche.

Dopo la prima positivissima esperienza, siamo certi di poter scovare altri validi progetti, tra gli amatori che hanno lavorato sul proprio territorio.

La fotografia amatoriale testimone dei tempi e spazio di sperimentazioni

A.M.I. è una raccolta di indagini fotografiche sul territorio italiano

Qual è lo stato attuale della ricerca fotografica nel mondo non professionistico?

Può la fotografia amatoriale svolgere anche oggi un ruolo chiave nelle contaminazioni linguistiche?

Nella storia della Fotografia l’amatorialità era considerata terreno di sperimentazioni, permettendo lo

sviluppo delle avanguardie. Oggi invece, dopo la diffusione di massa del mezzo fotografico, l’etichetta di

“fotografia amatoriale” è usata per descrivere uno spazio scarsamente coerente o consapevole. Spesso si

considerano le immagini provenienti da questa sfera destinate a scolorire presto, a non trovare un posto

stabile nell’impianto storico legato al mezzo. L¹idea del fotoamatore è dunque dipinta come antitetica a

quella di autore fotografo.

Ma qual è invece il reale confine tra i due mondi?

A.M.I. vuole cercare il fotografo che usa con coerenza e consapevolezza il linguaggio fotografico,

finalizzandolo a un’indagine specifica sul territorio che possa essere spunto di riflessione per l’intera

collettività, distinguendolo così dalla corrente di semplici esecutori autoreferenziali, appassionati del

mezzo.

È fondamentale far conoscere alle giovani generazioni come avvicinarsi allo strumento fotografico, per

entrare in contatto con la propria cultura ed il contesto sociale in cui vivono. E allo stesso tempo è

fondamentale far dialogare nuovamente questi due mondi, per permettere contaminazioni tra

professionisti e amatori.

Simone Cerio e Sara Munari attraverseranno tutto il territorio italiano raccogliendo, tramite appuntamenti

prestabiliti in città e paesi, attraverso il coinvolgimento di festival, associazioni fotografiche e circoli, i lavori

dei fotografi che vorranno contribuire, raccontando fotograficamente la propria parte di terra. Verranno

stabiliti annualmente itinerari che andranno a coprire tutte le regioni italiane.

Simone cerio e Sara Munari, durante l’incontro

I cambiamenti socio-culturali, il paesaggio, la ricerca intimistica o antropologica saranno le aree tematiche

guida, che porteranno valore di osservazione e studio dell’Italia contemporanea.

Le fotografie del progetto, raccolte durante il viaggio e riprese dai fotografi selezionati, non apparterranno

esclusivamente ad uno spazio discorsivo estetico, il fine che ci siamo posti è quello di dedicare uno spazio

museale e d’archivio originale e itinerante, che potrebbe diventare un ponte tra la fotografia e fruitori di

diversa tipologia. Creare questo corpus d’immagini non permetterà solo di generare documenti legati al

nostro paese, ma piuttosto spronare i giovani fotografi a capire le relazioni tra la fotografia e la storia del

territorio che abitano, della società e della sua evoluzione.

I docenti aiuteranno chi presenterà i progetti, ad affinare lo sguardo e la funzionalità dei propri lavori

attraverso colloqui personali (letture portfolio) e workshop nelle diverse sedi stabilite sul percorso

dell’A.M.I.

I lavori selezionati saranno stampati singolarmente, in un piccolo catalogo, all’interno del quale, insieme

alle fotografie, saranno presentate anche le fasi di sviluppo progettuale: il tutto entrerà a far parte di diritto nella permanente dell’archivio del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo

(MUFOCO) che lo manterrà aperto al pubblico e disponibile per visite di studenti, fotografi, e chiunque

voglia approfondire la conoscenza dell’Italia in tutte le sue sfaccettature.

Durante la presentazione del progetto, Musa fotografia, Novembre 2022

CARATTERISTICHE DEL PROGETTO

1) I due docenti organizzeranno un tour mappato nelle varie città selezionate, in ogni città A.M.I. si fermerà

per 3 giorni.

Ogni tappa sarà così organizzata:

Una serata di presentazione del progetto, tramite coinvolgimento circoli fotografici. Sara e Simone

presenteranno il progetto A.M.I. al pubblico, tentando di sensibilizzare i presenti sull’importanza

dell’archivio e dell’indagine territoriale.

Una lettura portfolio condivisa volta a migliorare, approfondire o trovare linee guida per la definizione o

chiusura del proprio progetto.

Un workshop di fotografia per l’intera giornata, dedicato al tema “PROGETTUALITÁ TRA

DOCUMENTAZIONE E INTERPRETAZIONE”.

2) Fotografi indipendenti o facenti parte di associazioni, scuole di fotografia, università e circoli,

potranno presentare i propri lavori per partecipare alla lettura portfolio e al workshop.

3) Sarà possibile partecipare al progetto A.M.I. anche in modalità ON-LINE, inviando una proposta

progettuale

Collabora Offrendo Una Sede

Scrivi Per Informazioni

Gli appuntamenti fino a Maggio 2022 

(sarà possibile l’introduzione di ulteriori date in periodi e luoghi diversi)

OFFICINE FOTOGRAFICHE ROMA 11/12/13 Febbraio 2022 

MOOD Photography a Pescara 4/5/6 marzo 2022 

FOTOGRAFIA EUROPEA fine Aprile/Maggio 2022

Lucca PHOTOLUX Maggio/Giugno 2022 

Colornophotolife 7/8/9 Ottobre 2022

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CARATTERISTICHE DELLE PROPOSTE PROGETTUALI

1) I lavori che possono concorrere devono essere attinenti alla parola “INDAGINE”, con caratteristiche

socio/antropologica/culturale.

Sono accettati tutti i linguaggi: dal reportage al ritratto, dal paesaggio al concettuale. Si potrà concorrere

con un massimo di 30 immagini. Le fotografie non dovranno essere inedite quindi potranno essere state

selezionate in altri concorsi, libri o utilizzate per scopi commerciali.

2) Nel valutare i lavori verranno presi in considerazione i seguenti elementi:

-valore di approfondimento-idea creativa

-importanza dell’argomento

-maturità linguistica

-importanza dell’argomento

3) I lavori degli autori selezionati saranno stampati in un piccolo catalogo, mantenendo una linea grafica

comune a tutti i partecipanti, creando così una vera e propria collana fotografica. Ogni volume entrerà a far

parte di diritto nella permanente dell’archivio A.M.I. e successivamente del MUFOCO (Museo di Fotografia

Contemporanea) che lo accoglierà in maniera permanente. Oltre che fisico, predisporremo un archivio

digitale.

4) Ogni anno verrà organizzata una tavola rotonda per attestare lo stato dell’avanzamento della raccolta

del materiale fotografico, le caratteristiche e qualità, in modalità di report digitale/scritto.

5) Al termine del percorso è prevista una mostra itinerante divulgativa del progetto.

Scrivi per partecipare ad una degli appuntamenti

Partner

Per portare a termine il nostro progetto ci siamo avvalsi della collaborazione dei maggiori esponenti della fotografia italiana amatoriale e professionale. Il MufocoMuseo di Fotografia Fontemporanea, ospiterà l’archivio AMI, il Festival della fotografia etica, il PhotoluxOfficine Fotografiche Roma e Il Festival di Fortografia Europea, ospiteranno il progetto e gli incontri. Fiaf (Federazione italiana associazioni fotografiche) ci metterà in contatto coi circoli interessati a collaborare, per creare una connessione tra i due mondi.

Fujifilm Italia al sostegno del progetto A.M.I.

FUJIFILM ITALIA, sempre pronta a incentivare iniziative legate alla fotografia, veste il ruolo di madrina sostenitrice che con la propria esperienza e conoscenza del settore, avrà cura di rendere l’A.M.I. un progetto a lungo termine. FUJIFILM Italia, inoltre, sarà presente in ogni tappa supportando e creando un filo diretto con le nuove generazioni di fotografi, amatoriali, semplici appassionati, o professionisti.

Alla tavola rotonda per la discussione degli avanzamenti in essere, per tutto il periodo del progetto, presenzieranno rappresentanti di ognuna di queste organizzazioni.

SITO: https://www.archiviomobileitaliano.it/

CONTATTI

Simone Cerio simonecerio@gmail.com – 3935682404

Sara Munari sara@saramunari.it 3383782915

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Cerchiamo fotografi per il progetto AMI

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AMI con il sostegno di FUJIFILM ITALIA

La fotografia amatoriale testimone dei tempi e spazio di sperimentazioni

A.M.I. è una raccolta di indagini fotografiche sul territorio italiano

Qual è lo stato attuale della ricerca fotografica nel mondo non professionistico?

Può la fotografia amatoriale svolgere anche oggi un ruolo chiave nelle contaminazioni linguistiche?

Nella storia della Fotografia l’amatorialità era considerata terreno di sperimentazioni, permettendo lo

sviluppo delle avanguardie. Oggi invece, dopo la diffusione di massa del mezzo fotografico, l’etichetta di

“fotografia amatoriale” è usata per descrivere uno spazio scarsamente coerente o consapevole. Spesso si

considerano le immagini provenienti da questa sfera destinate a scolorire presto, a non trovare un posto

stabile nell’impianto storico legato al mezzo. L¹idea del fotoamatore è dunque dipinta come antitetica a

quella di autore fotografo.

Ma qual è invece il reale confine tra i due mondi?

A.M.I. vuole cercare il fotografo che usa con coerenza e consapevolezza il linguaggio fotografico,

finalizzandolo a un’indagine specifica sul territorio che possa essere spunto di riflessione per l’intera

collettività, distinguendolo così dalla corrente di semplici esecutori autoreferenziali, appassionati del

mezzo.

È fondamentale far conoscere alle giovani generazioni come avvicinarsi allo strumento fotografico, per

entrare in contatto con la propria cultura ed il contesto sociale in cui vivono. E allo stesso tempo è

fondamentale far dialogare nuovamente questi due mondi, per permettere contaminazioni tra

professionisti e amatori.

Simone Cerio e Sara Munari attraverseranno tutto il territorio italiano raccogliendo, tramite appuntamenti

prestabiliti in città e paesi, attraverso il coinvolgimento di festival, associazioni fotografiche e circoli, i lavori

dei fotografi che vorranno contribuire, raccontando fotograficamente la propria parte di terra. Verranno

stabiliti annualmente itinerari che andranno a coprire tutte le regioni italiane.

I cambiamenti socio-culturali, il paesaggio, la ricerca intimistica o antropologica saranno le aree tematiche

guida, che porteranno valore di osservazione e studio dell’Italia contemporanea.

Le fotografie del progetto, raccolte durante il viaggio e riprese dai fotografi selezionati, non apparterranno

esclusivamente ad uno spazio discorsivo estetico, il fine che ci siamo posti è quello di dedicare uno spazio

museale e d’archivio originale e itinerante, che potrebbe diventare un ponte tra la fotografia e fruitori di

diversa tipologia. Creare questo corpus d’immagini non permetterà solo di generare documenti legati al

nostro paese, ma piuttosto spronare i giovani fotografi a capire le relazioni tra la fotografia e la storia del

territorio che abitano, della società e della sua evoluzione.

I docenti aiuteranno chi presenterà i progetti, ad affinare lo sguardo e la funzionalità dei propri lavori

attraverso colloqui personali (letture portfolio) e workshop nelle diverse sedi stabilite sul percorso

dell’A.M.I.

I lavori selezionati saranno stampati singolarmente, in un piccolo catalogo, all’interno del quale, insieme

alle fotografie, saranno presentate anche le fasi di sviluppo progettuale: il tutto entrerà a far parte di diritto nella permanente dell’archivio del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo

(MUFOCO) che lo manterrà aperto al pubblico e disponibile per visite di studenti, fotografi, e chiunque

voglia approfondire la conoscenza dell’Italia in tutte le sue sfaccettature.

CARATTERISTICHE DEL PROGETTO

1) I due docenti organizzeranno un tour mappato nelle varie città selezionate, in ogni città A.M.I. si fermerà

per 3 giorni.

Ogni tappa sarà così organizzata:

Una serata di presentazione del progetto, tramite coinvolgimento circoli fotografici. Sara e Simone

presenteranno il progetto A.M.I. al pubblico, tentando di sensibilizzare i presenti sull’importanza

dell’archivio e dell’indagine territoriale.

Una lettura portfolio condivisa volta a migliorare, approfondire o trovare linee guida per la definizione o

chiusura del proprio progetto.

Un workshop di fotografia per l’intera giornata, dedicato al tema “PROGETTUALITÁ TRA

DOCUMENTAZIONE E INTERPRETAZIONE”.

2) Fotografi indipendenti o facenti parte di associazioni, scuole di fotografia, università e circoli,

potranno presentare i propri lavori per partecipare alla lettura portfolio e al workshop.

3) Sarà possibile partecipare al progetto A.M.I. anche in modalità ON-LINE, inviando una proposta

progettuale

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Gli appuntamenti fino a Maggio 2022 

(sarà possibile l’introduzione di ulteriori date in periodi e luoghi diversi)
  • Presentazione al Festival della FOTOGRAFIA ETICA 26 settembre 2021, lancio progetto
  • MUSA Fotografia a Monza 5/6/7 Novembre 2021 
  • OFFICINE FOTOGRAFICHE ROMA 11/12/13 Febbraio 2022 
  • MOOD Photography a Pescara 4/5/6 marzo 2022 
  • FOTOGRAFIA EUROPEA fine Aprile/Maggio 2022
  • Lucca PHOTOLUX Maggio/Giugno 2022 

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CARATTERISTICHE DELLE PROPOSTE PROGETTUALI

1) I lavori che possono concorrere devono essere attinenti alla parola “INDAGINE”, con caratteristiche

socio/antropologica/culturale.

Sono accettati tutti i linguaggi: dal reportage al ritratto, dal paesaggio al concettuale. Si potrà concorrere

con un massimo di 30 immagini. Le fotografie non dovranno essere inedite quindi potranno essere state

selezionate in altri concorsi, libri o utilizzate per scopi commerciali.

2) Nel valutare i lavori verranno presi in considerazione i seguenti elementi:

-valore di approfondimento-idea creativa

-importanza dell’argomento

-maturità linguistica

-importanza dell’argomento

3) I lavori degli autori selezionati saranno stampati in un piccolo catalogo, mantenendo una linea grafica

comune a tutti i partecipanti, creando così una vera e propria collana fotografica. Ogni volume entrerà a far

parte di diritto nella permanente dell’archivio A.M.I. e successivamente del MUFOCO (Museo di Fotografia

Contemporanea) che lo accoglierà in maniera permanente. Oltre che fisico, predisporremo un archivio

digitale.

4) Ogni anno verrà organizzata una tavola rotonda per attestare lo stato dell’avanzamento della raccolta

del materiale fotografico, le caratteristiche e qualità, in modalità di report digitale/scritto.

5) Al termine del percorso è prevista una mostra itinerante divulgativa del progetto.

Gli appuntamenti fino a Maggio 2022 

(sarà possibile l’introduzione di ulteriori date in periodi e luoghi diversi)
  • Presentazione al Festival della FOTOGRAFIA ETICA 26 settembre 2021, lancio progetto
  • MUSA Fotografia a Monza 5/6/7 Novembre 2021 
  • OFFICINE FOTOGRAFICHE ROMA 11/12/13 Febbraio 2022 
  • MOOD Photography a Pescara 4/5/6 marzo 2022 
  • FOTOGRAFIA EUROPEA fine Aprile/Maggio 2022
  • Lucca PHOTOLUX Maggio/Giugno 2022 

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Per portare a termine il nostro progetto ci siamo avvalsi della collaborazione dei maggiori esponenti della fotografia italiana amatoriale e professionale. Il MufocoMuseo di Fotografia Fontemporanea, ospiterà l’archivio AMI, il Festival della fotografia etica, il PhotoluxOfficine Fotografiche Roma e Il Festival di Fortografia Europea, ospiteranno il progetto e gli incontri. Fiaf (Federazione italiana associazioni fotografiche) ci metterà in contatto coi circoli interessati a collaborare, per creare una connessione tra i due mondi.

Fujifilm Italia al sostegno del progetto A.M.I.

FUJIFILM ITALIA, sempre pronta a incentivare iniziative legate alla fotografia, veste il ruolo di madrina sostenitrice che con la propria esperienza e conoscenza del settore, avrà cura di rendere l’A.M.I. un progetto a lungo termine. FUJIFILM Italia, inoltre, sarà presente in ogni tappa supportando e creando un filo diretto con le nuove generazioni di fotografi, amatoriali, semplici appassionati, o professionisti.

Alla tavola rotonda per la discussione degli avanzamenti in essere, per tutto il periodo del progetto, presenzieranno rappresentanti di ognuna di queste organizzazioni.

SITO: https://www.archiviomobileitaliano.it/

CONTATTI

Simone Cerio simonecerio@gmail.com – 3935682404

Sara Munari sara@saramunari.it 3383782915

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Di ritorno le mostre di fotografia. Cosa non perdere a Luglio.

Ciao a tutti,

pian piano si torna alla normalità ed ecco allora che vi ripropongo il nostro appuntamento fisso con le mostre di fotografia.

Spero apprezzerete…

Anna

INGE MORATH. LA VITA. LA FOTOGRAFIA

Inge Morath, <em>Audrey Hepburn sul set del film "Unforgiven"</em>, Messico, 1959 | © Fotohof archiv / Inge Morath / Magnum Photos<br />

Dal 19 giugno al 1° novembre 2020, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospita una retrospettiva dedicata alla fotografa austriaca Inge Morath (Graz, 1923 – New York, 2002), la prima donna a essere accolta nell’agenzia Magnum Photos.

L’iniziativa è parte dei palinsesti culturali Aria di Cultura e I talenti delle donne, promossi e coordinati dal Comune di Milano.

Attraverso 150 immagini e documenti originali, l’esposizione, curata da Brigitte Blüml – Kaindl, Kurt Kaindl, e Marco Minuz, col supporto del Forum austriaco della cultura, col sostegno di Rinascente, media partner IGP Decaux, ripercorre il cammino umano e professionale di Inge Morath, dagli esordi al fianco di Ernst Haas ed Henri Cartier-Bresson fino alla collaborazione con prestigiose riviste quali Picture Post, LIFE, Paris Match, Saturday Evening Post e Vogue, attraverso i suoi principali reportage di viaggio, che preparava con cura maniacale, studiando la lingua, le tradizioni e la cultura di ogni paese dove si recava, fossero essi l’Italia, la Spagna, l’Iran, la Russia, la Cina, al punto che il marito, il celebre drammaturgo Arthur Miller, ebbe a ricordare che “Non appena vede una valigia, Inge comincia a prepararla”.

Il percorso espositivo dà conto di questa sua inclinazione, presentando alcuni dei suoi reportage più famosi, come quello realizzato a Venezia nel 1953, con immagini colte in luoghi meno frequentati e nei quartieri popolari della città lagunare, che sposano la tradizione fotografica dell’agenzia Magnum di ritrarre persone nella loro quotidianità. Alcune ambientazioni surreali e alcune composizioni fortemente grafiche sono un esplicito riferimento al lavoro del suo primo mentore Henri Cartier-Bresson.
Le immagini di Inge Morath riflettono le sue più intime necessità, ma al contempo sono come pagine del suo diario di vita, come lei stessa ha scritto: “La fotografia è essenzialmente una questione personale: la ricerca di una verità interiore”.
“Nelle fotografie di Inge Morath – scrive il curatore Marco Minuz – emerge sempre una componente di vicinanza, non solamente fisica, ma soprattutto emotiva. Il suo è un lavoro diretto, privo di zone d’incertezza o di mistero. Il suo lavoro è, come il buon giornalismo, schietto, privo di compassione e ambiguità. Le sue immagini hanno sempre la capacità di non semplificare mai ciò che è complesso, e mai complicare quello che è semplice; sono fortemente descrittive e al contempo fanno trasparire una rara capacità di analisi del contesto con il quale si confrontava. Un approccio sistematico che la spingeva, prima di ogni lavoro, a studiare e approfondire le culture con cui si sarebbe rapportata, per arrivare così a conoscere sette lingue. Ma in definitiva, in piena condivisione con uno dei dogmi dell’agenzia Magnum, la vera priorità per Inge Morath è sempre stato l’essere umano”.

L’itinerario di Inge Morath prosegue in Spagna, paese che visitò spesso, fin dal 1954 quando venne incaricata di riprodurre alcuni dipinti per la rivista d’arte francese L’Oeil e di ritrarre la sorella di Pablo Picasso, Lola, spesso restia a farsi fotografare, ma anche della Romania comunista, della natia Austria, del Regno Unito.
Non poteva mancare una sezione dedicata a Parigi, uno dei ‘luoghi del cuore’ di Inge Morath, dove incontrò i fondatori dell’agenzia Magnum: Henri Cartier-Bresson, David Seymour e Robert Capa. Essendo la più giovane fotografa dell’Agenzia, nella capitale francese le venivano affidati lavori minori come sfilate di moda, aste d’arte o feste locali; tuttavia, in queste immagini emerge chiaramente il suo interesse per gli aspetti bizzarri della vita quotidiana.
Il sogno di Inge Morath fu sempre quello di visitare la Russia. Si avvicinò a questo paese studiandone la cultura e imparandone la lingua prima del suo primo viaggio, avvenuto nel 1965, in compagnia di suo marito, Arthur Miller, allora presidente del PEN club – un’associazione internazionale non governativa di letterati, nel quale ebbero l’opportunità di far visita agli artisti e intellettuali russi oppressi dal regime, oltre che portare a termine programmi ufficiali. Da quel viaggio nacque un ampio lavoro fotografico che negli anni successivi si arricchì da altro materiale raccolto in altre occasioni.
L’ideale giro del mondo con Inge Morath prosegue in Iran, dove riuscì ad approfondire la conoscenza di quella regione, muovendosi all’interno della dimensione femminile e cogliendo il rapporto fra le vecchie tradizioni e le trasformazioni innescate dalla moderna società industriale in una nazione fortemente patriarcale e si chiude idealmente a New York dove nel 1957 realizza un reportage per conto della Magnum.
In questo periodo Inge realizzò fotografie sul quartiere ebraico, sulla vita quotidiana della città, oltre a ritratti di artisti con cui strinse amicizia. New York, come testimoniato dall’omonimo libro pubblicato nel 2002, rimarrà un luogo importante per tutta la sua vita.
Dopo il matrimonio con lo scrittore Arthur Miller, nel 1962, Morath si trasferì infatti in una vecchia e isolata fattoria a Roxbury, a circa due ore di auto da New York. Un luogo di campagna lontano dalla frenesia della città, dove crebbe i suoi due figli Rebecca e Daniel.
La mostra dà inoltre ampio spazio al ritratto, un tema che l’ha accompagnata per tutta la sua carriera. Da un lato era attratta da personaggi celebri, quali Igor Stravinsky, Alberto Giacometti, Pablo Picasso, Jean Arp, Alexander Calder, Audrey Hepburn, dall’altro dalle persone semplici incontrate durante i suoi reportage. Tra gli scatti più iconici, spicca la fotografia di Marilyn Monroe che esegue dei passi di danza all’ombra di un albero, realizzata sul set del film “Gli spostati” del 1960, lo stesso dove Inge conobbe Arthur Miller che all’epoca era sposato proprio con l’attrice americana.
Che si trattasse di persone comuni o artisti di chiara fama, il suo interesse era sempre rivolto all’essere umano in quanto tale. Il suo stile fotografico affonda le sue radici negli ideali umanistici del secondo dopoguerra ma anche nella fotografia del ‘momento decisivo’, così come l’aveva definita Henri Cartier-Bresson. Ogni suo ritratto si basava infatti su un rapporto intenso o anche su una conoscenza profonda della persona immortalata.
Una sezione propone, inoltre, la serie di curiosi ritratti ‘mascherati’ nati dalla collaborazione con il disegnatore Saul Steinberg che risalgono al suo primo viaggio a New York durante il quale conobbe la produzione artistica del disegnatore statunitense, rimanendone entusiasta.
Negli anni ‘60 Steinberg aveva iniziato a realizzare la sua serie di maschere e chiese a Inge Morath di trovare delle persone da fotografare con gli abiti adatti per queste maschere. Gli scatti hanno in comune il fatto di essere ambientati nella vita quotidiana newyorkese.

Dal 19 Giugno 2020 al 01 Novembre 2020 – Museo Diocesano Carlo Maria Martini – Milano

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WORLD PRESS PHOTO 2020

Si terrà dal 16 giugno al 2 agosto al Palazzo delle Esposizioni di Roma la mostra del World Press Photo 2020. La rassegna, inizialmente programmata per il 25 aprile e rinviata a causa dell’emergenza sanitaria, presenta in anteprima nazionale le 139 foto finaliste del prestigioso concorso internazionale di fotogiornalismo che dal 1955 premia ogni anno i migliori fotografi professionisti. L’esposizione è ideata dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam, promossa da Roma CapitaleAssessorato alla Crescita culturale e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con 10b Photography

In mostra, per la prima volta, anche una selezione delle foto iconiche che hanno vinto il premio come Foto dell’Anno dal 1955 ad oggi.

Oltre alle foto, in mostra per il secondo anno una sezione dedicata al Digital Storytelling con una serie di video che raccontano gli eventi cruciali del nostro tempo

La mostra “World Press Photo 2020” si conferma come l’appuntamento che dimostra e restituisce al mondo intero la enorme capacità documentale e narrativa delle immagini, rivelandone il fondamentale ruolo di testimonianza storica del nostro tempo.

Dal 16 Giugno 2020 al 02 Agosto 2020 – Palazzo delle Esposizioni – Roma

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REN HANG. NUDI

Tra i primi nuovi progetti a inaugurare in un museo italiano dopo la chiusura per l’emergenza sanitaria, dal 4 giugno al 23 agosto 2020 il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta per la prima volta in Italia un corpus di opere dell’acclamato fotografo e poeta cinese Ren Hang (1987- 2017), tragicamente scomparso a neppure trent’anni.
 
Curata da Cristiana Perrella, la mostra Nudi raccoglie una selezione di 90 fotografie di Ren Hang provenienti da collezioni internazionali, accompagnate dalla documentazione del backstage di un suo shooting nel Wienerwald nel 2015 e da un’ampia selezione dei libri fotografici da lui realizzati.
 
Ren Hang, che non ha mai voluto essere considerato un artista politico – nonostante le sue fotografie fossero ritenute in Cina pornografiche e sovversive – è noto soprattutto per la sua ricerca su corpo, identità, sessualità e rapporto uomo-natura, che ha per protagonista una gioventù cinese nuova, libera e ribelle.
 
Per lo più nudi, i suoi soggetti appaiono su un tetto tra i grattacieli di Pechino, in una foresta di alberi ad alto fusto, in uno stagno con fiori di loto, in una vasca da bagno tra pesci rossi che nuotano oppure in una stanza spoglia, i loro volti impassibili, le loro membra piegate in pose innaturali. Cigni, pavoni, serpenti, ciliegie, mele, fiori e piante sono utilizzati come oggetti di scena assurdi ma dal grande potere evocativo. Sebbene spesso provocatoriamente esplicite nell’esposizione di organi sessuali e nelle pose, che a volte rimandano al sadomasochismo e al feticismo, le immagini di Ren Hang risultano di difficile definizione, scottanti e allo stesso tempo permeate da un senso di mistero e da un’eleganza formale tali da apparire poetiche e, per certi versi, melanconiche.
 
I corpi dei modelli – tutti simili tra loro, esili, glabri, dalla pelle bianchissima e i capelli neri, rossetto rosso e unghie smaltate per le donne – sono trasformati in forme scultoree dove il genere non è importante. Come ha ammesso l’autore: “Il genere […] per me è importante solo quando faccio sesso”. Piuttosto che suscitare desiderio, queste immagini sembrano voler rompere i tabù che circondano il corpo nudo, sfidando la morale tradizionale che ancora governa la società cinese. In Cina, infatti, il concetto di nudo non è separabile da quello di pornografia e il nudo, come genere, non trova spazio nella storia dell’arte. Le fotografie di Ren Hang sono state per questo spesso censurate. “Siamo nati nudi…io fotografo solo le cose nella loro condizione più naturale” (Ren Hang).

Dal 04 Giugno 2020 al 23 Agosto 2020 – Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci – Prato

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VEDERE (il) BAROCCO: lavori in corso

In occasione della mostra Sfida al Barocco alla Reggia di Venaria, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia presenta l’esposizione VEDERE (il) BAROCCO: lavori in corso a cura di Barbara Bergaglio e Pierangelo Cavanna, visitabile dal 19 giugno al 30 agosto nella Project Room del centro di Via delle Rosine 18 di Torino.

Attraverso 70 immagini, la mostra racconta il modo in cui un nutrito gruppo di fotografi – Paolo Beccaria, Gianni Berengo Gardin, Giancarlo Dall’Armi, Pino Dell’Aquila, Giuseppe Ferrazzino, Giorgio Jano, Mimmo Jodice, Aldo Moisio, Riccardo Moncalvo, Ernani Orcorte, Augusto Pedrini, Giustino Rampazzi, Daniele Regis, Roberto Schezen – hanno “guardato” al Barocco, in particolare alle sue architetture, nella Torino del XX secolo.

Il progetto e la sfida di questa mostra – commentano i curatori – nascono dalla necessità di comprendere come e in quale misura il dialogo con le architetture barocche di cui Torino è ricca abbia sollecitato i fotografi più sensibili a verificare e mettere in campo soluzioni descrittive che, superando l’intenzione documentaria, hanno progressivamente assunto un significato diverso, più interpretativo e critico.

La mostra si concentra, quindi, sui diversi modi di descrivere fotograficamente le architetture barocche, pratica che ha accompagnato la crescita della loro fortuna critica e della loro riconoscibilità nell’immaginario collettivo. Un modo di guardare che è mutato negli anni: dalla semplice intenzione descrittiva a fini documentari sino all’elaborazione di raffinati strumenti interpretativi, segnando il passaggio dal semplice “fotografare barocco” ad un effettivo “vedere barocco”. Fotografie – continuano i curatori – solo apparentemente bizzarre, momentaneamente irriconoscibili e incommensurabili rispetto al nostro consolidato modo di vedere. Fotografie che vivono di una barocca moltiplicazione delle fughe, degli scorci, delle deformazioni proiettive conseguenti per trattenere e trasmettere l’eccitazione indotta nell’occhio dell’osservatore. Per testimoniare un’esperienza, quindi.

Il confronto con gli spazi e i volumi delle architetture di Guarini, Juvarra e Vittone ha sollecitato, e quasi imposto, a questi fotografi la necessità di ridefinire l’idea di fotografia di architettura stessa, costituendo l’occasione per una continua trasformazione delle intenzioni narrative, che mutano nel tempo passando da una funzionalità descrittiva a una esplicitamente interpretativa e critica, nella quale barocco non è più solamente l’oggetto della ripresa ma connota le modalità con cui tale oggetto è riproposto.

La mostra ospita inoltre un video racconto del progetto di ricostruzione digitale della mostra del Barocco piemontese del 1937 con il nucleo delle 1345 lastre del fotografo Paolo Beccaria (archivio Fotografico Fondazione Torino Musei) a cura di Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo, in collaborazione con Centro di Conservazione e Restauro La Venaria Reale.

dal 19 giugno al 30 agosto Camera Centro Italiano per la Fotografia – Torino

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Gabriele Basilico – Bord de Mer

A partire dal 19 giugno 2020 Magazzini Fotografici riapre le sue porte dopo la momentanea chiusura e ha il piacere di ospitare la mostra del progetto Bord de Mer di Gabriele Basilico. 

L’esposizione dà seguito, dopo la mostra di Letizia Battaglia e il Laboratorio SISF, alla collaborazione tra Magazzini Fotografici e LAB\ per un laboratorio irregolare di Antonio Biasiucci, due realtà attive nella promozione della fotografia.

Il progetto in mostra, Bord de Mer, è il risultato di una commissione ricevuta da Gabriele Basilico nel 1984/85, per conto del governo francese. L’autore fu, infatti, in quegli anni invitato a partecipare alla Mission Photographique de la DATAR (Délégation à l’Aménegement du Territoire et à l’Action Régionale), un grande progetto che coinvolgeva 20 fotografi di fama internazionale, chiamati a documentare e a interpretare attraverso le immagini, le grandi trasformazioni vissute negli anni 80’ dai paesaggi francesi. 
È da questa commissione che nel 1990 nacque il volume Bord de mer in cui Gabriele Basilico descrive attraverso la fotografia porti, spiagge, coste e scogliere a picco sul mare del Nord. Le immagini furono scattate in tre regioni francesi, da Dunkerque nel Nord-Pas-de-Calais fino a Mont Saint Michel in Normandia, passando per la Piccardia.

Il progetto organizzato dalla D.A.T.A.R, fu, come afferma lo stesso Basilico, un’azione concreta volta a mettere in rapporto il paesaggio con la fotografia e a porre in discussione i vecchi metodi di rappresentazione geografica, che si ritennero non più adeguati a indagare la realtà. Fu proprio la fotografia il medium prescelto come erede dei vecchi sistemi di rappresentazione del paesaggio. Questo nuovo importante “passaggio” di statuto influenzò ampiamente il futuro della fotografia tra gli anni Ottanta e Novanta, rilanciando una nuova identità professionale per la figura del fotografo. 

“ Con Bord de Mer entrava in gioco un movimento nuovo e opposto, destabilizzante, rispetto alla mia identità di fotografo, basata sulla rapidità. I sei mesi di lavoro stabiliti dal contratto erano un tempo infinito, che permetteva il ritmo lento, il decondizionarsi, influendo così radicalmente sulla mia stessa percezione della fotografia… Quei luoghi del nord Europa, con il mare burrascoso, i cieli profondi, le nubi pesanti, con la pioggia insistente, il vento, il sole e la luce che cambiava continuamente, mi hanno spalancato una porta verso una nuova visione del paesaggio. Era il paesaggio di pittori come il Canaletto e il Bellotto, o come i Fiamminghi… artisti descrittivi, che tuttavia mi avevano fatto ben intuire come quel frammento di mondo minuziosamente dipinto andasse molto oltre, superasse i bordi del quadro per espandersi verso altri orizzonti, forse addirittura verso il mondo intero.”

Dal 19 giugno al 1 novembre – Magazzini Fotografici – Napoli

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ARIANNA ARCARA. CARTE DA VISITE. UN ALBUM FOTOGRAFICO DI QUARTIERE

Carte de Visite è il risultato di un progetto di fotografia partecipata realizzato da Arianna Arcara, con la curatela di Roberta Pagani, nel quartiere Crocetta di Cinisello Balsamo grazie al sostegno di AESS Regione Lombardia.

L’artista ha aperto uno studio fotografico temporaneo come servizio agli abitanti del quartiere, realizzando tra novembre 2019 e febbraio 2020 oltre 600 ritratti a persone appartenenti alle diverse comunità per indagare le relazioni, le ritualità e gli usi legati al ritratto fotografico.

L’autorialità della fotografa si è messa al servizio degli abitanti di Crocetta producendo diversi formati di rappresentazione a seconda delle richieste. Foto ritratto individuali e di gruppo, di piccole comunità o di famiglie, di centri ricreativi, giovanili e per il sociale, festività e compleanni.

Adottando criteri sia artistici sia documentari, la mostra Carte de visite si propone di raccontare questa esperienza partecipata, dove a determinare i risvolti curatoriali ed espositivi è l’autodeterminazione dei soggetti stessi. Buona parte delle fotografie esposte rispondono infatti a criteri dipendenti dal diritto alla riservatezza dei partecipanti. La mostra si confronta dunque con il tema della privacy e con il significato della fotografia che si rivolge alla ritrattistica sociale, quando un progetto di documentazione si realizza dentro uno spazio privato e per fini privati prima che artistici o divulgativi.

Quello che emerge dalla selezione di fotografie prodotte è il rapporto di fiducia instauratosi tra l’autore e il soggetto, che ha lasciato all’interno dello studio Carte de visite un po’ della sua storia e, al contempo, ha portato a casa una o più delle fotografie esposte.

20 giugno – 01 novembre 2020 – MUFOCO – Cinisello Balsamo

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ESSERE (IN)DIVISIBILE

Sabato 20 Giugno inaugura la mostra “Essere (in)divisibile” a cura di Simona Guerra, con collage fotografici e opere di Re Barbus e Nora Ciottoli.

La mostra accosta due autrici per la prima volta esposte nelle Marche che stanno facendo della propria ricerca fotografica un percorso di consapevolezza e bellezza che ha come tramite il mondo femminile e la Natura.

I corpi senza tempo di Nora Ciottoli (Milano, 1968) dialogheranno con quelli nelle opere di Re Barbus (Roma, 1971) mostrandoci due mondi creativi così diversi, entrambi rivelati tramite l’uso diverso della tecnica del collage.

Dal 20 al 28 giugno – Spazio Piktart – Senigallia

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STEVE MCCURRY. ICONS

La mostra “Steve McCurry – Icons”, promossa dal Comune di Cagliari, Servizio Cultura e Spettacolo e organizzata da Civita Mostre e Musei SpA in collaborazione con Fondazione di Sardegna e SudEst57, presenta per la prima volta in Sardegna 100 immagini che ripercorrono la carriera del grande fotografo statunitense, dagli esordi ad oggi.

Saranno presenti i l Sindaco Paolo Truzzu, l’Assessore alla Cultura, Spettacolo e Verde Pubblico Paola Piroddi, la dirigente del Servizio Cultura e Spettacolo Antonella delle Donne.

Dopo l’emergenza sanitaria globale che ha investito il mondo intero, la mostra “Steve McCurry – Icons”, curata da Biba Giacchetti, assume per la Sardegna, ma più in generale per l’Italia, un messaggio di ripartenza attraverso le immagini iconiche del grande maestro della fotografia contemporanea che con i suoi reportage racconta il nostro tempo con uno sguardo sempre rivolto all’Uomo.

Dal 12 Giugno 2020 al 10 Gennaio 2021 – Palazzo di Città – Cagliari

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PERU. LUIS ARMANDO VEGA – MUSUK NOLTE – NICOLAS VILLAUME – VICTOR ZEA

Esposizione in collaborazione con National Geographic.

06/06/2020–11/10/2020 – Museo Lumen . Plan de Corones – Brunico

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Mexico – RICARDO AZARCOYA

Esposizione in collaborazione con National Geographic.

06/06/2020–11/10/2020 – Museo Lumen . Plan de Corones – Brunico

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Giorgio Lotti – Viaggio nel ‘900

Il CIFA, Centro Italiano della Fotografia d’Autore, ente nato per volontà della FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche,associazione senza fini di lucro che si prefigge lo scopo di divulgare e sostenere la fotografia su tutto il territorio nazionale, presenta la nuova mostra “Giorgio LottiViaggio nel ‘900” che inaugurerà sabato 27 giugno 2020 alle ore 18.00 presso il CIFA (Via delle Monache 2, Bibbiena, AR). Lo stesso giorno Roberto Rossi, Presidente della FIAF, con il contributo della Regione Toscana, inaugurerà a Bibbiena sei nuove opere che vanno ad aggiungersi al progetto Bibbiena Città della Fotografia – Galleria Permanente a Cielo Aperto. Le opere installate sono degli autori Mario De Biasi, Giorgio Lotti, Fulvio Roiter, Mario Cresci, Uliano Lucas, Lisetta Carmi.

“Siamo felici di poter riaprire le porte del CIFA con questa mostra di un Autore che, in un periodo come quello che stiamo vivendo, esprime con le sue immagini l’essenza del lavoro del perfetto fotogiornalista, colui che è capace di cogliere con l’occhio e ha la prontezza di fissare con il clic il senso degli eventi (le cronache), il carattere delle persone (i ritratti, appunto), la bellezza dei paesaggi e dell’arte (i reportage) – ha dichiarato Roberto Rossi, Presidente della FIAF – Tanto si potrebbe scrivere sulle fotografie di Giorgio Lotti ma vogliamo lasciare al pubblico il piacere di passeggiare tra i suoi lavori e riscoprire la grandezza di un fotografo, che occupandosi del reale, ha sempre unito alla professionalità, alla conoscenza tecnica, all’intuito nel prevedere e vedere ciò che sta per accadere, un talento naturale che va al di là di ogni spiegazione logica”.

La carriera fotografica di Giorgio Lotti, nato a Milano nel 1937, è indissolubilmente legata al settimanale Epoca, la rivista che, fra i settimanali italiani, si distinse subito per l’impostazione grafica: stampa su carta lucida ed ampio ricorso ai servizi fotografici, molti in esclusiva, oltre a un sapiente uso del colore.

In questa mostra vengono presentati, non in ordine cronologico, alcuni dei servizi più famosi realizzati e pubblicati su Epoca da Giorgio Lotti e una serie di immagini singole, molti ritratti, che riassumono, pur non esaustivamente, il suo lavoro di fotogiornalista.

Il percorso espositivo è una passeggiata immersiva nella storia del tragico e meraviglioso Novecento, superando di colpo ogni barriera dello spazio e del tempo, portando lo spettatore esattamente nel punto in cui le fotografie sono state scattate.

Sono immagini potenti che non hanno bisogno di spiegazioni, razionalizzazioni, aggiunte o sottrazioni, ma che semplicemente vanno contemplate, possibilmente con lo stesso sguardo pulito e lo stesso stupore fanciullesco che ha permesso all’Autore di realizzarle e di afferrare al volo frammenti di presente per consegnarli alla memoria e, quindi, alla Storia.

Ne è un esempio il lavoro sull’inquinamento prodotto dal tumultuoso sviluppo dell’Italia del boom economico, realizzato sul finire degli anni ‘60 e quanto mai attuale. Qui emergono due sue caratteristiche. Per prima, quando si appassiona a un tema e pensa valga la pena di svilupparlo, non scatta solo per la committenza, ma anche per sua ricerca personale. Per seconda, prima di affrontare un lavoro, Lotti approfondisce la tematica. Nel caso specifico si reca all’Università di Milano e in altri luoghi deputati alla ricerca scientifica, recupera la documentazione necessaria, legge rapporti e articoli giornalistici e, finalmente preparato, affronta fotograficamente l’argomento. Da questo lavoro durato tre anni e apparso in parte su Epoca nel ’68, vengono tratte le immagini pubblicate sul volume Venezia muore. La mostra itinerante viene curata dall’UNESCO, che la veicola nel mondo per raccogliere fondi per la salvaguardia della città lagunare.

A dimostrazione che tanti lavori di Giorgio Lotti sono di grande attualità, la serie del 1991 che, con partecipata intensità, affronta un altro tema attualissimo: gli sbarchi nei nostri porti di popolazioni che fuggono dai propri territori, resi inospitali dalle più svariate avversità. Lotti con un numero relativamente ridotto di scatti ci trasmette tutta la drammaticità dell’evento, il primo sbarco di albanesi a Brindisi. Così come accade con alcuni altri lavori sulle sciagure capitate nel nostro paese. Lotti ci comunica non solo i fatti che ci fanno entrare nel cuore degli avvenimenti, ma riesce a trasmetterci con le sue immagini i sentimenti di uomo che partecipa alle emozioni e al dolore degli altri.

Questa sua attitudine di entrare in empatia con chi è nel mirino della sua fotocamera e di fare assurgere un personaggio a simbolo di un intero evento, la possiamo cogliere in un paio di significativi esempi: due ritratti, pur molto diversi tra loro per tecnica di ripresa e di composizione scenica, che da soli riassumono questo aspetto specifico del suo talento.

Il primo è sicuramente il più noto a livello mondiale: il ritratto di Zhou Enlai scattato nel 1973. La fotografia, che probabilmente è stata la più diffusa nella storia della Cina e quella più stampata al mondo con oltre cento milioni di copie, ritrae il primo ministro seduto su una comune poltrona. Pubblicata sui libri di storia del fotogiornalismo, diviene il suo ritratto ufficiale. È pubblicato su Epoca di quell’anno nel primo di tre articoli dedicati alla Cina del dopo Rivoluzione Culturale. In quel momento storico, il grande paese asiatico ha bisogno di rassicurare i propri abitanti sulla stabilità del proprio futuro e allo stesso tempo inizia ad aprirsi agli stati occidentali da cui si era posto in isolamento. Questo scatto presenta l’uomo che in quel momento impersona il potere ufficiale della Cina. È il ritratto di una persona dallo sguardo fermo, ma rilassato. Volge gli occhi alla sua sinistra. Il volto esprime tranquillità con un sorriso appena accennato. Guarda al futuro del suo paese in modo fiducioso. Lo sfondo della fotografia è uniforme, solo una tazza di tè, inquadrata con grande intelligenza sulla sinistra, rafforza la serenità rassicurante della scena.

Il secondo non è da meno quanto a intensità espressiva. Torniamo indietro a quella che fu una drammatica sciagura umana e culturale del secondo dopoguerra: l’alluvione di Firenze del novembre 1966. Le immagini ci fanno rivivere quei momenti. La prima ci offre lo sguardo sofferente e preoccupato di una donna aggrappata su una barca in una via del centro storico di Firenze, mentre un uomo con in mano una pertica cerca disperatamente di non farla travolgere da un’auto quasi completamente sommersa dall’acqua limacciosa. Ma l’immagine simbolo del sentimento dei fiorentini in quei giorni è affidata al ritratto di un personaggio scelto non a caso. Un uomo di cultura che tutti conoscono. Tutti sappiamo che è di lì. Siamo abituati a vederlo vestito in panni eleganti e ricercati. Osservare Franco Zeffirelli, il grande regista, seduto su una sedia davanti alla Basilica di Santa Croce, i pantaloni e le scarpe intrise di fango, con lo sguardo incerto e sconsolato di chi non sa ancora se la città e i suoi tesori artistici potranno essere salvati e recuperati, ci racconta le sensazioni che tutti gli amanti dell’arte hanno avuto assistendo alle immagini dell’alluvione.

Se il ritratto, come singolo scatto che coglie l’espressione, il gesto e l’ambientazione cercata dall’autore, è molto praticato da Lotti e raggiunge sempre risultati di grande impatto emotivo, in occasioni particolari troviamo che l’insieme di più immagini viene utilizzato per raccontare l’emozione del soggetto, come nella sequenza realizzata in occasione dell’evento del secolo: lo sbarco dell’uomo sulla luna del luglio 1969. Molti di noi, mentre vivevano attaccati alla televisione in bianco e nero quei momenti, hanno pensato al valore storico dell’evento. Lotti non ha scelto di farci vedere le apparecchiature tecniche e scientifiche che hanno permesso questo passo. Ha delegato la sua rappresentazione all’entusiasmo di un uomo, Giuseppe Ungaretti, che con la scienza ha avuto poco a che fare, ma che, senza perdere i gesti del vivere quotidiano, con la sua anima di poeta riesce a trasmetterci l’entusiasmo e l’orgoglio dell’intera umanità.

Oppure nel caso della composizione multipla di nove scatti che testimonia le reazioni del poeta Eugenio Montale quando riceve la notizia di aver ricevuto il premio Nobel per la letteratura.

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