Le interviste immaginarie. Artiste del passato che illuminano il presente

Laura Malaterra

Le Interviste Immaginarie raccolgono conversazioni di fantasia con dodici artiste del passato che Laura Malaterra ha immaginato di intervistare sulla base di fatti realmente avvenuti. Domande rivolte con leggerezza per scoprire vita, passioni, progetti, segreti e umanità di queste donne, ricostruiti sulla base del nostro sogno e sulla realtà della storia, per capire veramente come e perché siano state così importanti per la nostra cultura. Geniali, coraggiose e, soprattutto, sempre un po’ controcorrente che guardavano al futuro con uno sguardo curioso e innovativo. Un viaggio nel tempo tra libri e web per rintracciare frammenti di storie vissute, ideando parole, dialoghi ed anche emozioni, perché tutte sono diventate una sorta di amiche confidenti. Durante le interviste sembra proprio di sentirne le voci raccontare episodi, curiosità ed eventi delle loro vite. Sono state fantasiosamente intervistate le fotografe Ruth Bernhard, Inge Morath, Margaret Bourke-White, Bettye Lane, Dora Maar e Lucia Moholy, la graphic designer Jacqueline Casey, la designer Annelise Fleischmann Albers, l’architetto e designer Eileen Gray, la geniale collezionista d’arte Peggy Guggenheim, gli architetti e designer Charles e Ray Eames, la pittrice Suzanne Valadon.

Per l’acquisto del libro clicca qui

La “Copertina in Movimento”

animazione: Vincenzo Gioanola

foto e voce: Laura Malaterra

musica: Chopin, Berceuse, Op. 57

Per contattare Laura Malaterra

www.instagram.com/lauramalaterra

www.facebook.com/laura.malaterra            

http://www.lauramalaterra.it/libri.htm

124 libri sulla Street photography, da chi imparare a scattare per strada.

Buongiorno a tutti, ecco tutti i libri di (non solo di) street che ho in parte sfogliato, in parte posseggo e altri ho solamente desiderato. Un bell’elenco di autori da cui apprendere per capire come muoversi per strada. Un saluto

Sara

Alec Soth: Songbook

Alec Soth Sleeping by the Mississippi

Alex Webb: Istanbul

Alex Webb: The Suffering Of Light

Anders Petersen: Cafe Lehmitz

Anders Peterson: French Kiss

Andre Kertesz

Anthony Hernandez ‘Rodeo Drive’

Arbus Friedlander Winogrand ‘New Documents, 1967’

Diane Arbus: Revelations

Bruce Davidson: East 100th Street

Bruce Davidson: Subway

Bruce Gilden by Stern Magazine

Bruce Gilden: after the off

Bruce Gilden: Facing New York

Bruce Gilden: Haiti

Bruno Barbey ‘The Italians’

Bystander: A History of Street Photography

Camilo Josè Vergara ‘The New American Ghetto’

Carrie Bratz ‘street: new york city 70s, 80s, 90s’

Clement Cheroux ‘Henri Cartier Bresson – lo sguardo del secolo’

Clement Cheroux ‘L’errore fotografico’ (non di street ma da leggere)

Clive Scott ‘Street Photography’

Constantine Manos: A Greek Portfolio

Constantine Manos: American Color

Constantine Manos: American Color 2

Craig Semetko ‘Unposed’

Daido Moriyama ‘The world through my eyes’

Dan Winters: Road to Seeing

David Alan Harvey ‘Divided Soul’

David Alan Harvey – Cuba

David Gibson ‘The Street Photographer Manual’

David Gibson Street Photography: A History in 100 Iconic Images 

David Hurn: On Being a Photographer

Diane Arbus: A monograph

Douglas R. Nickel: Stranger Passing

Edward Grazda ‘Mean Streets: NYC 1970-1985′

Edward Grazda On The Bowery: New York City 1971

Elliott Erwitt: Personal Best

Elliott Erwitt

Ferdinando Scianna ‘Obiettivo Ambiguo’

Francois Hebel ‘ Harry Gruyaert’

Fred Herzog ‘Modern Color’

Fred Herzog ‘Photographs’

Garry Winogrand ‘Figments from the Real

Garry Winogrand ‘The animals’

Garry Winogrand/Peter Lindbergh Women 

Garry Winogrand: Public Relations

Geoff Dyer ‘The Street Philosophy of Garry Winogrand’

Gordon Parks ‘A Harlem Family’

Gordon Parks ‘How the Photographer Captured Black and White America’

Gordon Parks ‘Segregation Story’

Gordon Parks and Ralph Ellison in Harlem: Invisible Man

Gus Powell: The Lonely Ones

Gus Powell: The Company of Strangers

Harry Callahan: Retrospective

Henri Cartier Bresson ‘The Decisive Moment’

Henri Cartier-Bresson fotografo

Henri Cartier-Bresson

Jackie Higgins ‘The World Atlas of Street Photography’

James Maher ‘The Essentials of Street Photography’

Jason Eskenazi: Wonderland: A Fairytale of the Soviet Monolith

Jeff Merlmestein ‘Sidewalk’

Joel Meyerowitz: Where I Find Myself: A Lifetime Retrospective

Joel Meyerowitz ‘Cape light’

Joel Sternfeld: American Prospects

Josef Koudelka ‘Exiles’

Josef Koudelka: Gypsies

Joseph Rodriguez ‘Spanish Harlem: El Barrio in the ’80s’

Laura Barton West of West: Travels along the edge of America

Lee Friedlander ‘America by Car’

Lee Friedlander ‘Parties: The Human Clay’

Friedlander First Fifty

Larry Fink on Composition and Improvisation

Luigi Ghirri ‘Kodachrome’

Magnum Contact Sheets

Magnum: Degrees

Mario Giacomelli ‘Cose Mai Viste’

Mark Cohen ‘Grim Street’

Mark Cohen: Frame

Martin Parr ‘The Last Resort’

Martin Parr: Small World

Martin Parr: Life’s a Beach

Mary Ellen Mark: Photography Workshop Series

Matt Stuart: All that Life Can Afford

Michael Ernest Sweet ‘ The Street Photography Bible’

Nobuyoshi Araki ‘Subway Love’

Paul McDonough ‘New York Photographs 1968-1978’

Photographers’ Sketchbooks

Renè Burri ‘Impossible Reminescences’

Richard Kalvar: Earthlings

Richard Sandler ‘The Eyes of the City’

Robert Frank: The Americans

Robert Herman ‘The New Yorkers’

Sara Munari Street photography. Attenzione! Può creare dipendenza

Saul Leiter: Early Black and White

Saul Leiter: Early Color

Saul Leiter: Retrospektive / Retrospective 

Siegfried Hansen – hold the line

Stephen Shore ‘Lezione di Fotografia’

Stephen Shore: Uncommon Places

Stephen Shore, Stephen Shore

Sunlanders by Sean Lotman

The Photographer’s Playbook: 307 Assignments and Ideas

Todd Hido on Landscapes, Interiors, the Nude 

Todd Webb ‘I See a City: Todd Webb’s New York’

Tony Ray-Jones: Best Of

Trent Parke ‘Minuters to Midnight’

Trent Parke: The Black Rose

Trent Parke: The Christmas Tree Bucket

Vivian Maier

Vivian Maier a colori

Vivian Maier. Una fotografa ritrovata

Walker Evans ‘American Photographs’

William Claxton ‘New Orleans 1960’

William Eggleston ‘Guide’

William Eggleston: Before Color

William Eggleston: Chromes

William Klein ‘Life is good & good for you in New York’

William Klein ‘Roma’

William Klein: Contacts

William+Klein

Questa è una parte del mio libro sulla Street photography, l’ultimo uscito della casa editrice Emuse.

Se vi interessa l’acquisto qui per informazioni
Street photography | Attenzione! Può creare dipendenza

Baci

Sara

Sara Munari

Una vita da romanzo: Eadweard Muybridge, l’uomo che ha fermato il tempo.

Il libro che vi propongo oggi è The Man Who Stopped Time: The Illuminating Story of Eadweard Muybridge

L’autore,  Brian Clegg combina ingredienti di scienze e scoperte alla biografia del fotografo per creare una storia frenetica e sorprendente, basata su fatti assolutamente reali.

Le fotografie di Eadweard Muybridge sono conosciute da tutti, meno familiare invece è la drammatica storia personale di questo fotografo vittoriano,  meravigliosamente eccentrico, riportato in vita per la prima volta in questa biografia avvincente e assolutamente divertente.

Il suo lavoro è iconico: uomini, donne, pugili, lottatori, cavalli da corsa, elefanti e cammelli congelati nel tempo, catturati nell’atto di muoversi, combattere, galoppare, vivere. La maggior parte di noi ha visto le fotografie in stop-motion di Muybridge, tutti abbiamo visto il frutto della sua straordinaria innovazione tecnologica: il cinema e la televisione di oggi.

La vita personale di  Muybridge inoltre, possiede tutti gli ingredienti di un classico best-seller di saggistica: un uomo appassionato  che vive un tradimento terribile, scioccante… sullo sfondo San Francisco e il Far West. Tra progressi , scoperte scientifiche e artistiche che si susseguono con entusiasmo si inserisce un  grande dramma, un omicidio in una notte buia e tempestosa che il fotografo compie per gelosia o per proteggere il suo onore…

L’altra metà di sé stessa (e di Robert Capa)

L’altra metà di se stessa  (e di Robert Capa)

            Di lei vi abbiamo già raccontato per via di uno dei libri più discussi del 2018 e vincitore del premio strega: “La ragazza con la Leica” (ne abbiamo parlato qui: https://saramunari.blog/2018/08/03/stregati-da-la-ragazza-con-la-leica/ ); di lei negli ultimi anni si è parlato molto, se non altro per quella caratteristica che accomuna molte donne alle prese con mondi prettamente maschili, ovvero la difficoltà di essere donna, appunto, alle prese con una professione ritenuta impropria per una “gentil donzella”.

Così, anche nel caso di Gerda Taro si scopre a malincuore che, almeno all’inizio, a fare notizia non fu il fatto che fosse una brava fotografa, ma che fosse la compagna di Robert Capa.

            Che fosse una persona capace di decidere quello che voleva essere, dimenticando quello che il suo tempo  riteneva lecito e opportuno fare per una donna , è sembrata essere solo la cornice del suo vero ruolo: aver portato Capa un passo più vicino al suo successo.

In realtà il suo lavoro, non meno di quello dei suoi colleghi uomini, servì a tenere viva la memoria di un periodo infelice della storia di Spagna, così come servì a ricordare e precisare, ancora una volta, che la macchina fotografica non era prerogativa maschile, e che anche una donna, in anni in cui era quasi impensabile, poteva raccontare la guerra da vicino.

            Comunque, dopo questa riflessione un po’ amara, ecco di cosa vi vorrei parlare, dell’ultima nata, una graphic novel che cerca di raccontare la storia di Gerda Taro in modo diverso, sicuramente leggero.

L’autrice lo fa unendo due diversi tipi di immagini, in fondo rivali fin dai tempi che furono, disegni e foto (in questo caso quelle scattate dalla stessa protagonista della nostra storia).

Qual è il risultato?

            Una vita raccontata in modo superficiale, che lascia intravedere gli eventi attraverso poche pagine, in cui immagini e parole si alternano e si sovrappongono, senza occupare però, a mio avviso, lo spazio necessario per parlare della vita della Taro.

            Forse il risultato sarebbe stato migliore se, invece di cercare l’intera vita di una donna, l’autrice si fosse concentrata su di un piccolo pezzetto della stessa, approfondendone gli aspetti meno indagati e meno noti.

Interessante però è la struttura del racconto per la quale, una prima parte ricorda vecchi libri di grandi autori, in cui viene fatta una rapida carrellata degli eventi più importanti, che hanno segnato la vita del personaggio di cui si sta parlando: dalla nascita alla morte, attraverso i funesti eventi che ne segnarono l’esistenza. Successivamente il racconto a fumetti ci parla di come la Taro arrivò alla fotografia, dal suo incontro con Capa, al momento in cui si separarono e fino alla sua morte.

Questa rimane la parte migliore del piccolo volume, se non altro per l’idea di partenza e per i disegni, che personalmente trovo molto belli.

Il lavoro si chiude col tentativo di raccontare nuovamente chi era la Taro e cosa volle fare della propria vita.

            Letto velocemente e poi riletto con più calma, la sensazione che rimane addosso è quella di una storia raccontata a metà, non adatta a coloro che conoscono già chi era la protagonista, molto adatta a chi vuole approcciarsi per la prima volta ad un modo diverso di raccontare una storia e a chi, non conoscendo la Taro e non avendo mai letto nulla su di lei, voglia avvicinarsi con cautela al personaggio.

Se è meglio de “La ragazza con la Leica”?

Si tratta di due testi completamente diversi, e che non ritengo in nessun caso indispensabili, sicuramente però il libro della Vivan rappresenta un piacevole passatempo e un bell’esperimento, che può generare curiosità e spingere ad approfondire la conoscenza del personaggio, della donna e della fotografa soprattutto.

Per l’acquisto

Qui invece la biografia

E un libro nel quale, invece, vale davvero la pena buttarsi se, della Signora Taro, volete conoscere la storia:

Per l’acquisto

Articolo di Annalisa Melas

Menabò zinefest, editoria fotografica indipendente

Menabò zinefest è un festival di due giorni dedicato all’editoria fotografica indipendente, rivolto nello specifico alle fanzine e alle autoproduzioni.

Primo nel suo genere a Bologna, sarà il punto d’avvio per la creazione di un circuito per tutti quei piccoli e medi editori che arricchiscono il panorama dell’autoproduzione.

Menabò Zinefest

L’obbiettivo del festival è quello di coinvolgere un pubblico di giovani appassionati, professionisti e curiosi ponendo l’attenzione su tutte quelle pratiche che esulano dai sistemi e dai circuiti tradizionali, per creare un nuovo spazio dove garantire un’offerta eterogenea di condivisione delle idee.

Una piccola realtà, che cerca di dare un ampio respiro a questo evento. 

Gli organizzatori

La partecipazione è completamente gratuita ed è rivolta a tutti gli ziners e i piccoli/medi editori indipendenti con autoproduzioni di carattere prettamente fotografico e prezzo contenuto. 

Tutti gli espositori partecipanti al festival dovranno essere presenti per vendere le proprie fanzine (l’organizzazione non si farà carico della vendita). 

Il festival, due giorni dedicati alle fanzine fotografiche e alle autoproduzioni, si terrà al DAS – Dispositivo Arti Sperimentali di Bologna.

OPEN CALL e workshop sul sito www.menabozinefest.com 

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Arnold Newman, il ritratto ambientato.

Arnold Newman ( 3 marzo 1918, New York ) è considerato uno dei più grandi ritrattisti della seconda metà del ‘900. Assistente del fotografo ritrattista Leon Perskie, apre uno studio nel 1946. Beaumont Newhall ne riconosce subito il talento e Newman ottiene importanti riconoscimenti, fino a lavorare per la rivista LIFE.

Igor Stravinsky – New York, 1946
L’immagine del compositore seduto al pianoforte, fu rifiutata da Harper’s Bazaar, la rivista che gliela aveva commissionata.

Ritrae i volti dei maggiori esponenti nel mondo della letteratura, del cinema, della musica e della politica internazionale. Newman è considerato un maestro nel “ritratto ambientato”.

Ricordiamo fra i più famosi: Marilyn Monroe, Pablo Picasso, Marc Chagall, David Hockney, Georgia O’ Keeffe, Salvador Dalì e Andy Warhol, e tutti i presidenti americani a partire da Harry S. Truman.

Le sue immagine sono conservate in varie collezioni private e istituzioni.

Qui la sua biografia completa su Wikipedia

Qui il suo sito web

Per acquistare i suoi libri:

Colpire Robert per educare tutti…

(di quanto sia difficile diventare un’icona, ma soprattutto rimanere tale!)

Una foto di cui si è parlato e si continua a parlare tanto; una foto che, vera o “falsa” essa sia, ormai è un’icona e ricorda un uomo diventato un’icona della fotografia.

Dunque è stata la copertina a catturare la mia attenzione e poi il titolo: “(qui il link per l’acquisto

Mi sono chiesta banalmente: “ a chi mai verrebbe in mente di processare un’icona? È un’icona, è immortale, non si può fare nulla contro di lei, anche nel caso in cui ci si dovesse rendere conto che era qualcosa di diverso da quello che si pensava fosse!”

Così è stata stimolata la mia curiosità.

Un libro di facile lettura, veloce e molto chiaro, che racconta le vicissitudini di un’immagine, del suo autore e della caccia alla verità. Il testo è suddiviso in tre parti, attraverso le quali Vincent Lavoie spiega come sia cambiato il metodo di analisi delle immagini e quali siano stati, nel tempo, gli strumenti utilizzati per verificare l’autenticità o meno di uno scatto, ma racconta più ancora come, attraverso l’ossessione per un’immagine, sia cambiato l’approccio al concetto di autenticità, agli strumenti di verifica della stessa e al concetto di etica  nel fotogiornalismo.

Le tre parti in cui viene suddiviso il testo raccontano in sostanza tre diversi metodi di verifica di autenticità: il ricorso alle prove testimoniali, il ricorso alle prove documentali e infine il ricorso alle perizie criminalistiche sull’immagine, e attraverso l’analisi di questi tre metodi e della loro fallibilità racconta il travagliato destino di un’immagine diventata icona, ma anche gli scossoni che hanno fatto traballare la credibilità di uomo che si pensava non potesse essere messo in discussione, meno che mai utilizzando il suo stesso lavoro.

Chi era Robert Capa, come sono stati realizzati i suoi scatti migliori, quanto fosse onesto intelletualmente, tutto sembra dover passare attraverso l’autenticità di un singolo scatto, il Miliziano colpito a morte, uno degli scatti più discussi e noti della storia del fotogiornalismo.

Da parte mia, mi chiedo se sia davvero così importante quanto un’immagine sia reale, e se non sia invece più importante che rappresenti il reale: di miliziani morti ce ne saranno sicuramente stati tanti in quel giorno del 1936, se anche la sola che ne rappresenta una fosse stata costruita a tavolino, per raccontare quello che accadeva ogni giorno, sarebbe davvero così aberrante eticamente?

Che quanto accada venga raccontato attraverso immagini “costruite” piuttosto che reali, è davvero così eticamente scorretto?

Sicuramente la domanda avrebbe risposte diverse nel momento in cui dovesse cambiare il soggetto a cui venisse sottoposta, in base soprattutto al tipo di approccio alla fotografia e in base all’esperienza personale, ma di fatto è questa la vera domanda a cui cerca di rispondere il testo e tutto il lavoro di ricerca fatto attorno allo scatto di Capa: “Cos’è autentico e cosa non lo è nel fotogiornalismo? Cos’è etico e cosa invece non lo è nel fotogiornalismo? Ciò che è autentico, necessariamente è anche etico e viceversa?”

Se risponde alla domanda?

Se guardate alla domanda da fotogiornalisti, probabilmente si!

Quindi, leggetelo, sbattete la testa contro il muro e trovate la vostra risposta, perché in realtà una risposta sola non c’è, nemmeno se siete fotogiornalisti a mio modo di vedere!

E voi che pensavate parlasse della foto di Capa, leggetelo lo stesso, perché parla anche di quello!

Di Annalisa Melas

Robert Capa, il miliziano