Kensuke Koike, quasi fotografia!

Di Anna Brenna

La prima volta che ho visto questa immagine, ne sono stata immediatamente attratta. Intanto, non so come, ho capito subito che si trattava di un autore giapponese, e poi ho sentito il forte desiderio di approfondirne la conoscenza e le motivazioni. Ormai sapete quanto mi piacciono gli artisti giapponesi… 😀

Si tratta di Kensuke Koike. E non è un fotografo, ma un artista visuale, che utilizza la fotografia, tra gli altri mezzi, per raccontare e raccontarsi.

E’ nato nel 1980 a Nagoya e ha studiato all’Accademia di Belle Arti a Venezia e in seguito, sempre a Venezia, allo IUAV, facolta’ di design e arti.

Quindi immagino abbia anche un certo legame con il nostro paese, avendo anche esposto i suoi lavori in numerosi posti in Italia.

Mentre scrivo questo articolo, il suo progetto “Tutte le immagini dormono”, da cui è tratta l’immagine che vedete qua sopra, è in mostra a Padova in occasione di Photo Open Up, Festival Internazionale di Fotografia. Spero proprio di riuscire a farci un salto per vederlo dal vivo.

Tutte le immagini dormono è composto da oltre 30 opere, realizzate, per riprendere le parole del curatore della mostra Carlo Sala, ‘manipolando fotografie vintage come ritratti d’epoca, cartoline di paesaggi e immagini di famiglia. Il risultato è a parer mio davvero interessante e a tratti destabilizzante. L’autore con un intervento minimale sovverte il senso originario delle fotografie rendendole surreali, ironiche e talvolta inquietanti.  Il processo dell’artista è mosso – per citare le sue parole – dalla volontà di «scoprire dove nasce l’immaginazione e quando si manifesta». L’autore, attraverso la sua ricerca, rivela come ogni immagine «nasconde la potenzialità di diventare qualcosa d’altro, basta che ci si confronti con essa. Fino a quel momento tutte le immagini dormono attendendo l’occasione per rivivere modificate»’.
Qui sotto alcune delle sue immaginifiche opere.

Sul suo sito trovate tutte le sue opere, alcune non strettamente legate alla fotografia, date un’occhiata! Spero vi piaccia

Anna

Izumi Miyazaki, fantastici “selfies”

Ciao,

Si lo so che non sono selfies…. 🙂

Oggi vi voglio presentare questa giovanissima fotografa giapponese. Io la trovo davvero molto “giapponese”, forse per questo mi piace tantissimo. 😉

Dalla prima volta in cui mi ci sono imbattuta, le sue immagini mi hanno catturato e molto incuriosito. Non smetterei mai di guardarle. Un mix di serietà e umorismo che mi affascina molto.

Non ho trovato una vera e propria biografia, forse perché è ancora molto giovane, quindi ho raccolto un po’ di informazioni qua e là sul web e una selezione dei suoi divertenti autoritratti.

Spero piaccia anche a voi

Ciao

Anna

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Masahisa Fukase

Ciao,

oggi vi voglio presentare questo grande maestro della fotografia giapponese,  purtroppo venuto a mancare 5 anni fa. Il suo meraviglioso libro Ravens è stato ri-pubblicato proprio quest’anno da Mack. Io naturalmente non me lo sono fatto scappare. 😛

Proprio in questo periodo lo trovate anche in mostra a Les Rencontres d’Arles. Se avete la possibilità di andarci, non perdetelo.

Io lo trovo davvero fantastico, voi?

Buona visione

Anna
P.S. scusate i differenti formati delle immagini, ma non è facilissimo trovarne di libere in rete

 

Masahisa Fukase (25 Febbraio 1934 – 9 Giugno 2012) è stato un fotografo giapponese, celebrato per le sue opere in cui ha rappresentato la sua vita domestica con la moglie Yōko Wanibe e le visite regolati allo studio di fotografia che i suoi genitori gestivano in una piccola città dell’Hokkaido. Il suo lavoro più famoso è però il libro pubblicato nel 1986 dal titolo Karasu (Ravens o The solitude of Ravens), che nel 2010 è stato selezionato dal British Journal of Photography come il miglior libro fotografico pubblicato tra il 1986 e il 2009. Dalla sua morte nel 2012, l’interesse per la fotografia di Fukase si è rinnovato, con nuovi libri e mostre che enfatizzano l’ampiezza e l’originalità del suo lavoro.

Masahisa Fukase è nato il 25 febbraio 1934 a Bifuka, Hokkaido. La sua famiglia gestiva uno studio fotografico di successo nel nord della piccola cittadina. Nonostante il trasferimento definitivo a Tokyo nel 1950, per la sua istruzione e successivamente la sua carriera, Fukase mantenne dei legami emotivi molto forti con il suo luogo natale e la sua famiglia. Negli anni 70 e 80 torno regolarmente a Bifuka per scattare dei ritratto di famiglia in grande formato, un progetto che venne poi pubblicato nel libro Kazoku (Family) nel 1991. Questo è il più raro dei libri di Fukase.

Il lavoro Karasu (Ravens) di Fukase fu realizzato tra il 1976 e il 1982 sulla scia del divorzio da Yōko Wanibe, e nei primi periodi del suo matrimonio con la scrittrice Rika Mikanagi. In questo lavoro Fukasa riprende ed amplia le sperimentazioni dei lavori degli anni 70, specialmente Natsu no nikki (Summer Journal) del dicembre 1972 e Fuyu no nikki (Winter journal) del giugno 1973. In effetti, il ttolo originale di Fukase per la serie era Tonpokuki o “Winter Journal”. LE fotografie dei corvi e degli altri soggetti tetri che costituiscono Karasu sono state scattate in Hokkaido, a Kanazawa e a Tokyo.

Il progetto è nato come una serie di otto parti per la rivista Camera Mainichi (1976–82), e queste opere rivelano che Fukase sperimentava con la pellicola a colori, stampe con esposizioni multiple e testi narrativi come parte integrante del concetto di Karasu. A cominciare dal 1976, le mostre basate su questo lavoro portarono a Fukase un ampio riconoscimento in Giappone e di seguito in Europa e negli USA. Il libro venne pubblicato nel 1986 (da Sōkyūsha) e questa edizione originale di Ravens presto divenne uno dei più prestigiosi e ricercati libri fotografici giapponese del dopoguerra- Ulteriori edizioni vennero pubblicate nel 1991 (Bedford Arts), nel 2008 (Rat Hole Gallery), e nel 2017 da Mack.

L’approccio pesantemente autobiografico di Karasu trova el sue origini nel lavoro di fondazione di Fukase “Hyōten” [Freezing Point], del 1961, ma spingendo i temi centrali dell’isolamento e della tragedia a nuovi livelli di profondità ed astrazione. Tecnicamente, le fotografie di Ravens erano molto difficili da realizzare, con Fukasa che doveva mettere a fuoco su piccoli soggetti neri in movimento nel buio pressoché totale. Fissare la corretta esposizione fu parimenti una vera sfida. Nel 1976, all’avvio del progetto Fukase affermò su Camera Mainichi: “Vorrei poter fermare questo mondo. Questo atto (del fotografare) può rappresentare la mia vendetta contro la vita e forse questo è quello che mi diverte di più”. Alla fine del progetto, nel 1982, Fukase scrisse enigmaticamente che era “diventato un corvo”

Nel 2010, una giuria di 5 esperti, riunita dal British Journal of Photography scelse Karasu come il miglior libro fotografico del periodo 1986-2009.

Nel 1992 Fukase subì una ferita traumatica al cervello, a causa di una caduta dalle ripide scale del suo bar preferito, nell’area di Shinjuku a Tokyo e questo incidente lo rese invalido. In precedenza nello stesso anno, Miyako Ishiuchi aveva fotografato Fukasea nudo per il suo libro Chromosome XY (1995). Alcune delle immagini di quella sessione vennero pubblicate nella rivista Brutus nel gennaio del 1995. Ishiuchi disse che Fukase fu praticamente l’unico fotografo giapponese maschio che accettò di posare nudo per lei. Nel 2004 il Masahisa Fukase Trust editò e pubblicò due libri: Hysteric Twelve and Bukubuku, contenenti le immagini che Fukase aveva prodotto prima dell’infortunio. Le fotografi incluse in Bukubuku, fatte in una vasca da bagno con una fotocamera subacquea, sono poi state considerate l’ultimo grande lavoro di Fukase, una partita a solitario bizzarra e macabra che traccia nuovi territori per l’autoritratto fotografico.

Fukase morì il 9 giugno 2012. Nel 2015 i Masahisa Fukase Archive organizzarono due mostre dedicate a far conoscere i suoi lavori meno famosi. Il set completo delle stampe di Bukubuku fu esposto per la prima volta dal 1992 alla Tate Modern nel febbraio 2016.

Fonte: libera traduzione da Wikipedia

Qua trovate un bell’articolo apparso sul Guardian un paio d’anni fa

 

Masahisa Fukase (25 February 1934 – 9 June 2012) was a Japanese photographer, celebrated for his work depicting his domestic life with his wife Yōko Wanibe and his regular visits to his parents’ small-town photo studio in Hokkaido. He is best known for his 1986 book Karasu (Ravens or The Solitude of Ravens), which in 2010 was selected by the British Journal of Photography as the best photobook published between 1986 and 2009. Since his death in 2012 there has been a revival of interest in Fukase’s photography, with new books and exhibitions appearing that emphasize the breadth and originality of his art.

Masahisa Fukase was born on 25 February 1934 in Bifuka, Hokkaido. His family ran a successful photo studio in the small northern town. Despite permanently moving to Tokyo in the 1950s to pursue his education and then career, Fukase retained strong emotional ties to his birthplace and family. Throughout the 1970s and 1980s he returned regularly to Bifuka to make large-format family portraits, a project that was eventually published in the book Kazoku (Family) in 1991. This is the rarest of Fukase’s photobooks.

Fukase’s Karasu (Ravens) was shot between 1976 and 1982 in the wake of his divorce from Yōko Wanibe, and during the early period of his marriage to the writer Rika Mikanagi. It extends his experimentation with oblique and metaphorical self-expression in the A Play photo essays of the early ’70s – especially Natsu no nikki [Summer Journal] of December 1972 and Fuyu no nikki [Winter Journal] of June 1973. Indeed, Fukase’s original title for the series was Tonpokuki or “Winter Journal”. The photographs of ravens and other rather bleak subjects that constitute Karasu were taken in Hokkaido, Kanazawa, and Tokyo.

The project originated as an eight-part series for the magazine Camera Mainichi (1976–82), and these photo essays reveal that Fukase experimented with colour film, multiple exposure printing, and narrative text as part of the development of the Karasu concept. Beginning in 1976, exhibitions based on this new body of work brought Fukase widespread recognition in Japan, and subsequently in Europe and the United States. The book was published in 1986 (by Sōkyūsha) and this original edition of Ravens soon became one of the most respected and sought-after Japanese photobooks of the post-war era. Subsequent editions were published in 1991 (Bedford Arts), 2008 (Rat Hole Gallery), and 2017 Mack.

The heavily autobiographical approach of Karasu has its origins in Fukase’s foundational photo essay, “Hyōten” [Freezing Point], of 1961, but it pushes the central themes of isolation and tragedy to new levels of depth and abstraction. Technically, the photographs of ravens were very difficult to achieve, with Fukase having to focus his camera on the small, moving black subjects in almost total darkness. Setting correct exposures was equally challenging. In 1976, at the outset of the project, Fukase stated in Camera Mainichi: “I’m wishing that I could stop this world. This act [of photography] may represent my own revenge play against life, and perhaps that is what I enjoy most.” By the project’s end in 1982, Fukase wrote enigmatically that he had “become a raven”.

In 2010, a panel of five experts convened by the British Journal of Photography selected Karasu as the best photobook of 1986–2009.

In 1992 Fukase suffered traumatic brain injury from a fall down the steep steps of his favourite bar in the “Golden Gai” area of Shinjuku, Tokyo, and this left him incapacitated. Earlier that year Miyako Ishiuchi had photographed Fukase nude for her book Chromosome XY (1995). Some of the images from that session were published in the magazine Brutus in January 1995. Ishiuchi has said that Fukase was almost alone among Japanese male photographers in agreeing to pose nude for her camera. In 2004 the Masahisa Fukase Trust edited and had published two photobooks Hysteric Twelve and Bukubuku, based on bodies of work Fukase had completed before his debilitating fall. The photographs contained in Bukubuku, made in a bathtub with an underwater camera, have come to be regarded as Fukase’s last great work, a whimsical if somewhat morbid game of solitaire that charts new territory for the photographic self-portrait.

Fukase died on 9 June 2012. In 2015 two exhibitions designed to highlight some of his lesser-known work were co-ordinated by the Masahisa Fukase Archives. These were From Window which formed part of the Another Language: 8 Japanese Photographers exhibition at Rencontres d’Arles, France, and The Incurable Egoist at Diesel Art Gallery, Tokyo. Fukase’s complete set of 30 Bukubuku prints was exhibited for the first time since 1992 at the Tate Modern show Performing for the Camera in February 2016.

Source: Wikipedia

Keiichi Tahara, autore davvero interessante.

Oggi vi presentiamo questo artista giapponese definito dalla critica “genio della luce”, che purtroppo ci ha lasciato molto recentemente.

Date un’occhiata e diteci cosa ne pensate.

Ciao

Anna

Keiichi Tahara, nato il 20 agosto 1951 e deceduto il 6 giugno 2017, era un fotografo giapponese.

Tahara era nato a Kyoto. Apprese le teceniche fotografiche in giovane età da suo nonno, che era un fotografo provessionista.

Nel 1972 in Francia, mentre viaggiava in Europa con il Red Buddha Theater, con cui collaborava come tencico delle luci, si imbattè in una luce tagliente, dura e intensa che non aveva mai sperimentato in Giappone. Da allora, rimase a Parigi per i successivi 30 anni e cominciò la sua carriera come fotografo.

La sua prima serie di lavori “Ville” (città ndt) (1973-1976) catturò questa luce particolare in bianco e nero. La sua serie successiva “Fenêtre (Finestra ndt) (1973-1980) gli valse il premio come miglior nuovo fotografo all’ Arles International Photography Festival nel 1977 e gli dischiuse le luci della ribalta. L’anno seguente, inizio a lavorare alla sua serie successiva “Portrait” (1978), poi “Eclat” (1979-1983) e “Polaroid” (1984) e ricevette numerosi premi, tra cui il Ihei Kimura award (1985).

Il suo approccio morfologico alla luce si è poi esteso alla scultura, alle installazioni e ad altre varie forme d’arte, superando il genere della fotografia. Nel 1993, nel fossato del Castello di Angers (1993), venne allestita la prima scultura di luce in Francia, “Fighting the Dragon”.

Il suo lavoro più rappresentativo è “Garden of Light” (Eniwa, Hokkaido, 1989) dove le sculture di luce sono allestite in uno spazio pubblico che è coperto da un emtro di neve per 6 mesi dell’anno. La luce cambia in base alla musica e conferisce allo spazio una dimensione poetica. Basato sullo stesso concetto, nel 2000 venne allestito Echos du Lumières enla Canale Saint-Martin, un progetto per uno spazio pubblico commissionato dalla città di Parigi. I riflessi di colore dei prismi illuminano il muro di pietra, in sincromismo con i suoni.

Altre sono installazioni permanenti  tra cui “Niwa (Giardino ndt)” al Photography Museum di parigi ( Maison Europeenne de la Photographie) nel 2001, l’installazione“ Portrail de Lumiere” ni concomitanza con l’evento di Lille 2004, capitale della cultura e “ Light Sculpture” mostra al museo Tokyo Metropolitan nel 2004.

Nel 2008 l’edificio Ginza 888 venne costruito su sua produzione, direzione artistica del Museum of Islamic Art e Tahara pubblicà un libro fotografico.

Tahara ha poi continuato a produrre installazioni di luce in spazi urbani.

Fonte: libera traduzione da Wikipedia

Questo è il suo sito.

Qui trovate un’intervista concessa a France Fine Art

Keiichi Tahara, born 20 August 1951, died 6 June 2017, was a Japanese photographer.

Tahara was born in Kyoto. He learned photographic techniques at an early age from his grandfather, who was a professional photographer.

In 1972 in France, he encountered a sharp, harsh and piercing light that he had never experienced in Japan while he was traveling Europe with Red Buddha Theater, where he was a lighting and visual technician. Since then, he remained in Paris for next 30 years and started his career as a photographer.

His first series of work “Ville (City)” (1973–1976) captured the unique light in Paris in black-and-white photography. His next series of work “Fenêtre (Windows)” (1973–1980) awarded the best new photographer by Arles International Photography Festival in 1977 and he moved into the limelight.The following year, he started the new series “Portrait” (1978), then “Eclat” (1979–1983) and ”Polaroid” (1984) and received number of awards such as Ihei Kimura award (1985).

His morphological approach to light has extended to sculpture, installations, and other various method crossing over the genre of photography. In 1993, in moat of the Castle of Angers (1993), the first light sculpture in France, “Fighting the Dragon” (1993) was installed.

His representative work is Garden of Light (Eniwa, Hokkaido, 1989) where light sculptures are installed in a public space that is covered by a meter of snow six months of the year. The light changes in response to music and presents a space of poetic dimensions. Based on the same concept, in the year 2000, Echos du Lumières was installed in the Canal Saint-Martin, commissioned as a public space project by the City of Paris. The spectacle colors from the prisms illuminate the stone wall synchronizing with the sounds.

Others are permanent outdoor installation “Niwa (Garden)” at the Photography Museum in Paris ( Maison Europeenne de la Photographie) in 2001, “ Portrail de Lumiere” installation as a part of European Capital of culture event “ Lille 2004” in 2004, and “ Light Sculpture” exhibition at Tokyo Metropolitan Teien Art museum in 2004.

In 2008, Ginza 888 building was built by his total produce, art direction of the Museum of Islamic Art and he published a photography book.

Tahara continues to produce a number of light installation projects in urban spaces.

Source: Wikipedia

Here is his webiste

Hiroshi Sugimoto

Ciao,

pur essendo molto distanti dalla nostra cultura e dal nostro modo di vedere, gli artisti giapponesi mi hanno sempre molto affascinata, non solo in fotografia, anche in pittura ed in architettura.

Eccomi ora di ritorno dalla mia vacanza in Giappone, dove ho avuto modo di ammirare – tra le altre cose – una mostra di Hiroshi Sugimoto, il fotografo che vi voglio presentare oggi.

Spero vi piaccia. Ciao

Anna

 

Hiroshi Sugimoto è nato in Giappone nel 1948. Fotografo dal 1970, il suo lavoro tratta della storia e dell’esistemnza temporale, investigando su temi quali il tempo, l’empirismo e la metafisica. Le sue serie più conosciute includono: Seascapes, Theaters, Dioramas, Portraits (di statue di cera di Madame Tussaud), Architecture, Colors of Shadow, Conceptual Forms and Lightning Fields.

Sugimoto ha ricevuto numerosi grant e borse di studio e il suo lavoro è esposto nelle collezioni della Tate Gallery, del Museum of Contemporary Art, Chicago, e del Metropolitan Museum di New York, tra molti altri. Portraits, inizialmente creato per il Deutsche Guggenheim Berlin, è stato trasferito al Guggenheim New York  nel Marzo 2001. Nel 2001, Sugimoto si è inoltre aggiudicato l’Hasselblad Foundation International Award per la fotografia.

Nel 2006,  l’Hirshhorn Museum di Washington, D.C. e il Mori Art Museum di Tokyo hanno allestito una retrospettiva di metà carriera, in occasione della quale è stata prodotta una monografia intitolata Hiroshi Sugimoto. Sempre nel 2006, ha ricevuto il premio Photo España e nel 2009 il Praemium Imperiale, Painting Award dalla Japan Arts Association.

Durante la Biennale di Venezia del 2014, Sugimoto ha svelato la sua “Glass Tea House Mondiran” presso Le Stanze del Vetro sull’isola di San Giorgio Maggiore.

Questo è il suo sito personale

Qua trovate un’intervista rilasciata nel 2014, in occasione della Biennale di Venezia

Hiroshi Sugimoto was born in Japan in 1948. A photographer since the 1970s, his work deals with history and temporal existence by investigating themes of time, empiricism, and metaphysics. His primary series include: Seascapes, Theaters, Dioramas, Portraits (of Madame Tussaud’s wax figures), Architecture, Colors of Shadow, Conceptual Forms and Lightning Fields. Sugimoto has received a number of grants and fellowships, and his work is held in the collections of the Tate Gallery, the Museum of Contemporary Art, Chicago, and the Metropolitan Museum of New York, among many others. Portraits, initially created for the Deutsche Guggenheim Berlin, traveled to the Guggenheim New York in March 2001. Sugimoto received the Hasselblad Foundation International Award in Photography in 2001. In 2006, a mid career retrospective was organized by the Hirshhorn Museum in Washington, D.C. and the Mori Art Museum in Tokyo. A monograph entitled Hiroshi Sugimoto was produced in conjunction with the exhibition. He received the Photo España prize, also in 2006, and in 2009 was the recipient of the Praemium Imperiale, Painting Award from the Japan Arts Association. During the 2014 Venice Biennale, Sugimoto unveiled his “Glass Tea House Mondrian” at Le Stanze del Vetro on the island of San Giorgio Maggiore.

His personal website

Here a recent interview published on The Huffington Post

Giovane fotografo giapponese, fresco e interessante.

Yoshinori Mizutani è un giovane fotografo giapponese, nato nella prefettura di Fukui.
Vive e lavora a Tokyo.

ISTRUZIONE
2012 Diploma al Tokyo College of Photography
2010 Diploma alla Nihon University College of Economics

PREMI
2014 LensCulture Emerging Talents Top 50, Paris
2014 Foam Talent, Amsterdam
2014 Young Portfolio, Kiyosato Museum of Photographic Arts (KMoPA), Japan
2013 Tokyo Frontline Photo Award 2013 Jury Award (giudice selezionatore: Taisuke Koyama), Tokyo
2013 Japan Photo Award 2013 Jury Award (giudice selezionatore: Ivan Vartanian), Tokyo
2012 Awarded Tokyo Frontline Photo Award 2012, Tokyo

Se volete approfondire, qua trovate il link al suo sito e qui un’intervista

1987 Born in Fukui Pref, Japan.
Lives and works in Tokyo.

Education
2012 Graduated from Tokyo College of Photography
2010 Graduated from Nihon University College of Economics

AWARDS
2014 LensCulture Emerging Talents Top 50, Paris
2014 Foam Talent, Amsterdam
2014 Young Portfolio, Kiyosato Museum of Photographic Arts (KMoPA), Japan
2013 Tokyo Frontline Photo Award 2013 Jury Award (selecting judge : Taisuke Koyama), Tokyo
2013 Japan Photo Award 2013 Jury Award (selecting judge : Ivan Vartanian), Tokyo
2012 Awarded Tokyo Frontline Photo Award 2012, Tokyo

Anna