Walker Evans, credo si presenti da solo

L’autore che vi presento oggi è uno dei principali esponenti della FSA e sicuramente tra i fotografi statunitensi più influenti. Ho avuto modo di visitare la bella mostra su Walker Evans allestita lo scorso anno a Palazzo Magnani in occasione del festival Fotografia Europea, Mi ha colpito molto il suo lavoro di ritratti nella metropolitana newyorchese: ha anticipato di parecchio le tendenze attuali. Attualmente è in mostra con una favolosa retrospettiva al Centre Pompidour di Parigi. Consiglio a tutti di non perdersi una sua mostra, perché le sue stampe dal vivo emozionano davvero. E leggetevi anche la sua biografia, veramente interessante – anche perchè la traduzione mi ha impegnato parecchio ;-).

Ciao

Anna

 

 

 

Walker Evans (3 novembre 1903 – 10 aprile 1975) è stato un fotografo e fotogiornalista americano, conosciuto prevalentemente per il suo lavoro per la Farm Security Administration (FSA) al fine di documentare gli effetti della Grande Depressione. Gran parte del suo lavoro del periodo FSA è in grande formato, fotocamera 8×10 pollici. Evans affermò che il suo scopo come fotografo era di scattare fotografie “colte, autorevoli trascendenti”. Molti dei suoi lavori fanno parte delle collezioni permanenti di musei e sono state il soggetto di retrospettive organizzate da istituzioni quali il Metropolitan Museum of Art o la George Eastman House.

Nato a St. Luois, Missouri, da Jessie e Walker, Walker Evans veniva da una famiglia agiata. Il padre era un dirigente pubblicitario. Trascorse la sua gioventù a Toledo, Chicago e New York. Frequentò il Loomis Institute e Mercersburg Academy prima di diplomarsi alla Phillips Academy in Andover, Massachusetts, nel 1922. Studiò letteratura francese per un anno al Williams College, trascorrendo molto del suo tempo nella biblioteca della scuola, prima di abbandonare. Dopo aver trascorso un anno a Parigi nel 1926, tornò negli Stati Uniti per unirsi alla massa di artisti e letterati di New York. John Cheever, Hart Crane, e Lincoln Kirstein erano tra i suoi amici: Dal 1927 al 1929 ha lavorato come impiegato per un broker azionario alla Borsa di Wall Street.

Evans iniziò ad occuparsi di fotografia nel 1928, nel periodo in cui visse a Ossining, New York. Le sue influenze includevano Eugène Atget e August Sander. Nel 1930, pubblicò 3 fotografie (Ponte di Brooklyn) nel libro di poesie The Bridge di Hart Crane. Nel 1931, scattò una serie di fotografie alle case vittoriane nei pressi di Boston, sponsorizzato da Lincoln Kirstein.

Nel maggio e giugno del 1933, Evans scatto delle fotografie a Cuba su assignment di Lippincott, l’editore di Carleton Beals, The Crime of Cuba (1933), uno “stridente resoconto” della dittatura di Gerardo Machado. Lì Evans trascorreva le notti a bere con Ernest Hemingway, che gli prestò i soldi per prolungare il suo soggiorno di due settimane per un’altra settimana. Le sue fotografie documentavano la vita di strada, la presemza della polizia, mendicanti e scaricatori di porto e altre scene sul lungomare. Aiutò anche Hemnigway a reperire delle foto dagli archivi dei giornali che documentassero alcuen delle violenze politiche che Hemnigway descrisse in To have and have not (1937). Temendo che le sue fotografie potessero essere considerate critiche del governo e confiscate dalle autorità cubane, lasciò 46 stampe a Hemingway. Non ebbe difficoltà al suo ritorno negli Stati Uniti, e 31 delle sue foto furono pubblicate nel libro di Beals. Il nascondiglio delle stampe lasciate a Hemingway fu scoperto a L’Havana nel 2002 e messo in mostra a Key West.

Nel 1935, Evans trascorse due mesi all’inizio per una campagna fotografica per la Resettlement Administration (RA)  (un’agenzia federale che trasferiva le famiglie povere in comunità create dal governo federale n.d.t.) in West Virginia e Pennsylvania. Da ottobre in poi, continuò a lavorare per la RA e più tardi per la Farm Security Administration (FSA), prevalentemente negli Stati Uniti meridionali.

Nell’estate del 1936, mentre era in congedo dalla FSA, insieme allo scrittore James Agee, venne mandato dalla rivista Fortune in assignment a Hale County, Alabama, per una storia che la rivista poi decise di non pubblicare. Nel 1941, le fotografie di Evans e i testi di Agee, che raccontavano il soggiorno dei due con tre famiglie di mezzadri bianchi nel sud dell’Alabama durante la Grande Depressione furono poi pubblicati  nel libro rivoluzionario Let Us Now Praise Famous Men. Il resoconto dettagliato sulle tre famiglie di agricoltori, dipinge un commovente ritratto della povertà rurale.

Le tre famiglie, capeggiate da Bud Fields, Floyd Burroughs e Frank Tingle, vivevano nella città di Akron, Contea di Hale, Alabama e i proprietari dei terreni su cui le famiglie lavoravano dissero loro che Ebans e Agee erano “agenti sovietici”, sebbene Allie Mae Burroughs, la moglie di Floyd, ricordò in interviste successive di non aver creduto a quell’informazione. Le fotografie di Evans delle famiglie, le resero icone della povertà e miseria della Grande Depressione (un po’ come Migrant Mother per Dorothea Lange n.d.t.). Nel settembre 2005, Fortune rivisitò Hale County e i discendenti delle tre famiglie per l’edizione del suo 75 anniversario. Charles Burroughs, che aveva 4 anni all’epoca in cui Evans e Agee visitarono la famiglia, era ancora arrabbiato con loro per non aver mai inviato alla famiglia una copia del libro; si riporta anche che il figlio di Floyd Burroughs fosse arrabbiato perche la famiglia fu “messa in una luce tale che sembrava non potessero farci nulla, che fossero condannati all’ignoranza”

Evans continuò a lavorare per la FSA fino al 1938. Quell’anno si tenne una mostra al The Museum of Modern Art, New York: Walker Evans: American Photographs. Questa fu la prima mostra in un museo dedicata all’opera di un unico fotografo. Il catalogo includeva una saggio di accompagnamento di Lincoln Kirstein, che era diventato amico di Evans nei suoi primi periodi newyorchesi.

Nel 1938, Evans scattò anche la sua prima fotografia nella metropolitana di New York, nascondendo la fotocamera nel cappotto. Queste immagini furono raccolte in un libro nel 1966 dal titolo Many are Called. Nel 1938 e 1939 Evans lavorò con Hellen Levitt, facendole da mentore.

Evans, così come altri fotografi come Henri Cartier-Bresson, raramente trascorreva tempo in camera oscura stampando i propri negativi. Supervisionava solo vagamente la stampa delle sue fotografie, a volte soltanto attaccando delle note scritte a mano ai negativi, con le istruzioni o alcuni aspetti della procedura di stampa.

Evans era un lettore e scrittore appassionato, e nel 1945 divenne scrittore per il Time magazine. Poco dopo diventò redattore alla rivista Fortune fino al 1965. Quell’anno, diventò professore di fotografia alla facoltà di Graphic Design alla Yale University School of Art.

In uno dei suoi ultimi progetti fotografici, Evans lavorò ad un portfolio in bianco e nero degli uffici  e dei soci della Brown Brothers Harriman & Co per la pubblicazione su “Partners in Banking” pubblicato nel 1968 per festeggiare il 150° anniversario della banca. Nel 1973 e 1974, scattò anche una lunga serie con l’allora nuova fotocamera Polaroid SX-70, dopo che l’età e problemi di salute gli avevano reso difficile lavorare con attrezzature complesse.

La prima retrospettiva definitiva delle sue fotografie, che “individualmente evocano un incontrovertibile sensazione di luoghi specifici e collettivamente un senso di America,” secondo un comunicato stampa, fu allestita al Museum of Modern Arta New York all’inizio del 1971. Selezionata da John Szarkowski, la mostra venne esmplicemente intitolata Walker Evans.
Evans morì nella sua casa di New Havens, Connecticut nel 1975.

Nel 1994, l’eredità di Walker Evans trasferì le sue proprietà al The Metropolitan Museum of Art di New York. The Metropolitan Museum of Art è l’unico titolare dei diriti d’autore per tutte le opere d’arte di Walker Evans. L’unica eccezione è rappresentata da un gruppo di circa 1000 negativi nella collezione della Library of Congress, che vennero prodotti per la the Resettlement Administration (RA) / Farm Security Administration (FSA). I lavoro di Evans per RA e FSA sono di dominio pubblico.

Nel 200 Evans fu ammesso nella St. Louis Walk of Fame.

Fonte: libera traduzione da Wikipedia

 

Walker Evans (November 3, 1903 – April 10, 1975) was an American photographer and photojournalist best known for his work for the Farm Security Administration (FSA) documenting the effects of the Great Depression. Much of Evans’s work from the FSA period uses the large-format, 8×10-inch camera. He said that his goal as a photographer was to make pictures that are “literate, authoritative, transcendent”. Many of his works are in the permanent collections of museums and have been the subject of retrospectives at such institutions as The Metropolitan Museum of Art or George Eastman House.

Born in St. Louis, Missouri, to Jessie (née Crane) and Walker,Walker Evans came from an affluent family. His father was an advertising director. He spent his youth in Toledo, Chicago, and New York City. He attended The Loomis Institute and Mercersburg Academy before graduating from Phillips Academy in Andover, Massachusetts, in 1922. He studied French literature for a year at Williams College, spending much of his time in the school’s library, before dropping out. After spending a year in Paris in 1926, he returned to the United States to join the edgy literary and art crowd in New York City. John Cheever, Hart Crane, and Lincoln Kirstein were among his friends. He was a clerk for a stockbroker firm in Wall street from 1927 to 1929.

Evans took up photography in 1928 around the time he was living in Ossining, New York. His influences included Eugène Atget and August Sander. In 1930, he published three photographs (Brooklyn Bridge) in the poetry book The Bridge by Hart Crane. In 1931, he made a photo series of Victorian houses in the Boston vicinity sponsored by Lincoln Kirstein,

In May and June 1933, Evans took photographs in Cuba on assignment for Lippincott, the publisher of Carleton Beals’ The Crime of Cuba (1933), a “strident account” of the dictatorship of Gerardo Machado. There Evans drank nightly with Ernest Hemingway, who loaned him money to extend his two-week stay an additional week. His photographs documented street life, the presence of police, beggars and dockworkers in rags, and other waterfront scenes. He also helped Hemingway acquire photos from newspaper archives that documented some of the political violence Hemingway described in To Have and Have Not (1937). Fearing that his photographs might be deemed critical of the government and confiscated by Cuban authorities, he left 46 prints with Hemingway. He had no difficulties when returning to the United States, and 31 of his photos appeared in Beals’ book. The cache of prints left with Hemingway was discovered in Havana in 2002 and exhibited at an exhibition in Key West.

In 1935, Evans spent two months at first on a fixed-term photographic campaign for the Resettlement Administration (RA) in West Virginia and Pennsylvania. From October on, he continued to do photographic work for the RA and later the Farm Security Administration (FSA), primarily in the Southern United States.

In the summer of 1936, while on leave from the FSA, he and writer James Agee were sent by Fortune magazine on assignment to Hale County, Alabama, for a story the magazine subsequently opted not to run. In 1941, Evans’s photographs and Agee’s text detailing the duo’s stay with three white tenant families in southern Alabama during the Great Depression were published as the groundbreaking book Let Us Now Praise Famous Men. Its detailed account of three farming families paints a deeply moving portrait of rural poverty. The critic Janet Malcolm notes that as in the earlier Beals’ book there was a contradiction between a kind of anguished dissonance in Agee’s prose and the quiet, magisterial beauty of Evans’s photographs of sharecroppers.

The three families headed by Bud Fields, Floyd Burroughs and Frank Tingle, lived in the Hale County town of Akron, Alabama, and the owners of the land on which the families worked told them that Evans and Agee were “Soviet agents,” although Allie Mae Burroughs, Floyd’s wife, recalled during later interviews her discounting that information. Evans’s photographs of the families made them icons of Depression-Era misery and poverty. In September 2005, Fortune revisited Hale County and the descendants of the three families for its 75th anniversary issue. Charles Burroughs, who was four years old when Evans and Agee visited the family, was “still angry” at them for not even sending the family a copy of the book; the son of Floyd Burroughs was also reportedly angry because the family was “cast in a light that they couldn’t do any better, that they were doomed, ignorant”.

Evans continued to work for the FSA until 1938. That year, an exhibition, Walker Evans: American Photographs, was held at The Museum of Modern Art, New York. This was the first exhibition in the museum devoted to the work of a single photographer. The catalogue included an accompanying essay by Lincoln Kirstein, whom Evans had befriended in his early days in New York.

In 1938, Evans also took his first photographs in the New York subway with a camera hidden in his coat. These would be collected in book form in 1966 under the title Many are Called. In 1938 and 1939, Evans worked with and mentored Helen Levitt.

Evans, like such other photographers as Henri Cartier-Bresson, rarely spent time in the darkroom making prints from his own negatives. He only very loosely supervised the making of prints of most of his photographs, sometimes only attaching handwritten notes to negatives with instructions on some aspect of the printing procedure.

Evans was a passionate reader and writer, and in 1945 became a staff writer at Time magazine. Shortly afterward he became an editor at Fortune magazine through 1965. That year, he became a professor of photography on the faculty for Graphic Design at the Yale University School of Art.

In one of his last photographic projects, Evans completed a black and white portfolio of Brown Brothers Harriman & Co.’s offices and partners for publication in “Partners in Banking,” published in 1968 to celebrate the private bank’s 150th anniversary. In 1973 and 1974, he also shot a long series with the then-new Polaroid SX-70 camera, after age and poor health had made it difficult for him to work with elaborate equipment.

The first definitive retrospective of his photographs, which “individually evoke an incontrovertible sense of specific places, and collectively a sense of America,” according to a press release, was on view at New York’s Museum of Modern Art in early 1971. Selected by John Szarkowski, the exhibit was titled simply Walker Evans

Evans died at his home in New Haven, Connecticut, in 1975.

In 1994, The Estate of Walker Evans handed over its holdings to New York City’s The Metropolitan Museum of Art. The Metropolitan Museum of Art is the sole copyright holder for all works of art in all media by Walker Evans. The only exception is a group of approximately 1,000 negatives in collection of the Library of Congress which were produced for the Resettlement Administration (RA) / Farm Security Administration (FSA). Evans’s RA / FSA works are in the public domain.

 

In 2000, Evans was inducted into the St. Louis Walk of Fame.

 

Source: Wikipedia

 

 

Storia di una fotografia: Migrant Mother, Dorothea Lange, 1936

Oggi vi presentiamo un’altra fotografia iconica, inclusa dal Time tra le 100 fotografie più influenti di tutti i tempi.

Ve ne raccontiamo un po’ la storia.

Ciao

Anna

“You can see anything you want to in her. She is immortal.”
—Roy Stryker, Farm Security Administration

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Dorothea Lange svolgeva da anni un’intensa opera di ricognizione tra i disoccupati, i senzatetto e i migranti della California e dal ’35 la Rural Resettlement Administration, organismo federale di monitoraggio della crisi economica, aveva commissionato a lei e ad altri grandi fotografi come Walker Evans una serie di reportage, complice un clima di forte interesse documentaristico. Nel marzo del 1936, dopo aver terminato un’inchiesta fotografica sui braccianti agricoli della periferia di Los Angeles, mentre attraversava la Highway 101 per tornare a casa, vide un cartello che segnalava un campo di raccoglitori di piselli (il titolo originale, infatti, è Destitute Pea Picker) a Hoboken, nel New Jersey; inizialmente resistette alla tentazione di fermarsi, aveva già raccolto molto materiale, ma dopo aver percorso quasi 20 miglia, qualcosa le fece cambiare idea. Fece inversione, imboccò una strada fangosa e si trovò davanti un soggetto adatto alle sue ricerche: all’incirca 2500 persone, in un tentacolare e squallido agglomerato di baracche e tende che combattevano la fame. Erano stati richiamati alla raccolta da inserzioni sui giornali, ma si erano ritrovati ben presto senza lavoro e senza paga a causa di una gelata. Tra loro c’era anche Florence Thompson.

“La vidi e mi avvicinai alla madre disperata e affamata nella tenda, come se fossi stata attratta da un magnete. Non ricordo come le spiegai la mia presenza o quella della fotocamera, ma ricordo che mi fece delle domande. Ho scattato ssei foto, avvicinandomi sempre di più dalla stessa direzione. Non le chiesi il suo nome né la sua storia. Lei mi disse che aveva 32 anni.”, scrisse poi la Lange. Il raccolto della fattoria era congelato e non c’era lavoro per i raccoglitori senza dimora, così la trentaduenne Florence Thonpson vendette i pneumatici della sua auto per comprare il cibo, a cui si erano aggiunti alcuni uccelli cacciati dai bambini. La Lange, che credeva si potessero capire le persone attraverso lo studio da vicino, inquadrò i bambini e la madre, i cui occhi, consumati dalla preoccupazione e dalla rassegnazione, guardò oltre la fotocamera.

La Lange scatto 6 immagini con la sua fotocamera Graflex 4×5 e più tardi scrisse “Sapevo di aver catturato l’essenza del lavoro che mi era stato commissionato”.

Ecco i suoi provini a contatto:

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In seguito la Lange informò le autorità della situazione di emergenza delle persone che vivevano all’accampamento, e queste mandarono 20.000 pounds di cibo. Delle 160.000 immagini scattate dalla Lange e dagli altri fotografi per la Resettlement Administration, Migrant Mother è diventata senza dubbio la fotografia più iconica della Grande Depresssione.

Nacque così la foto della Migrant mother e fino al 1978 l’identità della donna ritratta restò avvolta nel mistero per la negligenza della Lange, colpevole di non aver raccolto alcuna informazione su di lei, finché la Associated Press non fece pubblicare una storia sullo scatto, suscitando l’ira di Florence Thompson, che scrisse una lettera per esprimere il proprio disappunto per quell’immagine, affermando di sentirsi «sfruttata» da quel ritratto, dal quale peraltro non aveva ricavato un soldo. In realtà quella foto non avrebbe dovuto esser venduta, né pubblicata, come promesso a Florence Thompson dalla fotografa, perché di proprietà del governo e quindi di pubblico dominio, e invece gli scatti della Lange furono inviati al San Francisco News e immediatamente pubblicati, senza fruttare alcuna royalty alla fotografa, ma garantendole l’immortalità nell’olimpo della fotografia.

Esiste un curioso fatto che riguarda questa fotografia: nello scatto originale (conservato alla Library of Congress di Washington), appare il dito di una mano in basso a destra, che però nella foto andata in diffusione di stampa è stato ritoccato. Sul sito della Library of Congress è possibile visionarle entrambe.

 

Biografia di Dorothea Lange (fonte Wikipedia)

Dorothea Lange (Hoboken, 26 maggio 1895 – San Francisco, 11 ottobre 1965) è stata una fotografa documentaria statunitense. Il suo nome alla nascita era Dorothea Margaretta Nutzhorn, ma decise di farsi chiamare Dorothea Lange, prendendo il cognome della madre. Nel 1902, a soli 7 anni, fu colpita dalla poliomielite, che le causò un deficit permanente alla gamba destra.Dorothea Lange reagì al suo handicap con estrema determinazione, studiando fotografia a New York con Clarence White e collaborando con diversi studi, come quello, celebre, di Arnold Genthe. Nel 1918 partì per una spedizione fotografica attraverso il mondo. Quando i soldi finirono si fermò a San Francisco, aprendo un suo studio personale e diventando parte integrante della vita della città, fino alla morte. Proprio lì dove Genthe aveva costruito il suo successo, prima di spostarsi a New York, Dorothea Lange consolidò il suo futuro: sposò il pittore Maynard Dixon ed ebbe due figli, Daniel (1925) e John (1928). La Lange frequentò alcuni dei fotografi fondatori del Gruppo F/64, ma non aderì mai formalmente al gruppo. È invece sicuramente una fotografa che aderì alla filosofia della straight photography.

La sua capillare opera di ricognizione tra disoccupati e senzatetto della California suscitò le immediate attenzioni della Rural Resettlement Administration, organismo federale di monitoraggio della crisi destinata, in seguito, a diventare l’FSA (Farm Security Administration). Fotografò i contadini che avevano abbandonato le campagne a causa del Dust Bowl, le tempeste di sabbia che avevano desertificato 400.000 km² di terreni agricoli degli stati uniti. Le sue foto attrassero l’attenzione di Paul Schuster Taylor, economista della università della California, che le commissionò un’ampia documentazione fotografica.

Tra il 1935 e il 1939, fece un gran numero di reportage, sempre sulla condizione di immigrati, braccianti e operai. Il 1935 fu anche l’anno in cui Dorothea divorziò da Dixon, sposando Paul Taylor che divenne l’uomo-chiave della sua attività professionale: ai reportage fotografici della moglie, Taylor contribuì con interviste, raccolte di dati e analisi statistiche. Nel 1947 collaborò alla nascita dell’agenzia Magnum e nel 1952 fu tra i fondatori della rivista Aperture.

A causa delle cattive condizioni di salute in cui versò negli ultimi anni di vita, la sua attività subì una brusca battuta d’arresto. Morì a 70 anni per un cancro all’esofago.

 

 

 

 

Non ti perdere le mostre di Luglio

Come di consueto, ecco una carrellata delle mostre più interessanti in Italia e all’estero. Ce ne sono veramente tante da non perdere!

Anna

La vera fotografia – Gianni Berengo Gardin

Vera fotografia, a cura di Alessandra Mammì e Alessandra Mauro, organizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Contrasto e Fondazione Forma per la Fotografia, ripercorre la lunga carriera di Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930), il fotografo che forse più di ogni altro ha raccontato il nostro tempo e il nostro Paese in questi ultimi cinquant’anni. La sua vita e il suo lavoro costituiscono una scelta di campo, chiara e definita: fotografo di documentazione sempre, a tutto tondo e completamente. Continua a leggere

FSA – Farm Security Administration. Tutto l’archivio.

Grazie al suggerimento di un mio lettore, Gabriele Castelli, ho visitato visitato questo straordinario sito all’interno del quale potrete trovare tutte le foto della grande depressione in America.

Un archivio eccezionale. Ho sfogliato un po’ di pagine e il lavoro che è stato fatto è maestoso.

Qui il link. Se avete tempo guardate perchè è eccezionale.

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FSA – Farm Security Administration
Dal 1929 gli Stati Uniti affrontano una grandissima crisi sia finanziaria (crollo della borsa) che economica (disoccupazione e carestie).
La crisi si estende anche all’agricoltura, con sovrapproduzione di prodotti. Inoltre le banche che finanziavano gli agricoltori fallirono quasi tutte.
Nel 1932 viene eletto presidente  Franklin Delano Roosevelt. Il suo programma di riforme sociali prenderà il nome  di “New Deal”.
Verrà creato un rinnovo del programma di opere pubbliche e nacquero le agenzie federali.
In questa occasione crearono anche il Film Project e il Photography Project per documentare la povertà della Grande depressione. La FSA gestì il Photography Project.
Roy Emerson Stryker diresse la sezione fotografica della FSA dopo dal 1935 al 1942.
In questi sette anni i fotografi produssero 77 mila fotografie documentarie in bianco e nero e,dal 1939, 644 a colori.
I fotografi coinvolti furono: Dorothea Lange, Walker Evans, Arthur Rothstein,
Ben Shahn, John Vachon, Marion Post Wolcott, Russell Lee, Jack Delano, John Collier Jr., Carl Mydans e Gordon Parks.
Ciao
Sara