Chris Hondros, essere fotografo di guerra

Spari. Epicentro del conflitto.

Un cellulare che squilla. Tra il rumore dei caricatori che si svuotano, una voce calma risponde “Si, sono Chris.. Ok ok, penso vada bene. Richiamami fra mezz’ora circa.”

Inizia cosi’ “Hondros”, il documentario che racconta la storia di Chris Hondros, staff photographer di guerra di Getty Images, una delle più grandi agenzie fotogiornalistiche al mondo.

La giornalista lo incalza: “Un mio amico mi ha detto che, fra tutte le persone che fanno giornalismo, i fotografi di guerra sono i più pazzi.”

Ride, Chris. “Vedi” risponde “Il problema con la fotografia di guerra è che non c’è assolutamente nessun modo di farla da lontano. Devi essere vicino, non puoi farla dal tuo hotel, dall’altra parte della strada, dall’altra parte del ponte. Devi essere lì”.

In questi pochi secondi è raccolta l’essenza della vita e del lavoro di Chris Hondros.

Nato a New York nel maggio del 1970, da immigrati greci e tedeschi, passa la maggior parte della sua gioventù nel North Carolina.

Capisce subito che la sua strada è il giornalismo, e nella fattispecie, il fotogiornalismo.

Inizia a lavorare per giornali locali, e con l’amico Greg Campbell, fonda un’agenzia giornalistica.

Sentendosi strette le notizie e l’informazione locale, e volendo cercare un po’ di azione, all’inizio della guerra dei Balcani, decidono di prendere tutto quello che hanno e, insieme a pochi altri colleghi, si tuffano in un mondo che segnerà per sempre le loro vite, quello della fotografia di guerra.

Kosovo, Angola, Sierra Leone, 11 settembre, Afghanistan, Kashmir, The West Bank, Iraq, Liberia.

“Nomina uno dei conflitti che e’ avvenuto negli ultimi due decenni e sicuramente troverai qualche lavoro di Chris”, dice un suo collega.

2 volte finalista al Pulitzer, 1 honorable mention al World Press Photo, 1 Robert Capa Gold Medal, sono solo alcuni dei riconoscimenti che si porta a casa.

Ma sono le sue foto a parlare, facendo il giro del mondo, pubblicate sui più importanti quotidiani e riviste.

La celebre foto della bambina di Tal Afar, Iraq,  (superstite, dopo che la famiglia e’ stata sterminata per errore ad un checkpoint americano), serve a riaccendere le luci su un conflitto considerato ormai chiuso dai media mainstream.

“Tornavo in Iraq appena potevo, per documentare quello che succedeva.” dice. “Quella notte, a Tal Afar, ero assieme ad una pattuglia americana. Quando l´auto è stata colpita, ho continuato a scattare, anche se non credevo ai miei occhi. Il comandate del plotone mi aveva chiesto di aspettare a pubblicare le foto, perché’ sapeva avrebbero creato una reazione negli USA. Io l’ho rassicurato, poi appena tornati alla base, ho scaricato le foto, e inviate subito in redazione, prima che potessero bloccarmi. Il mattino dopo erano già sui quotidiani di tutto il mondo.”

Le sue foto, insieme a quelle di altri pochi colleghi, nella furiosa guerra civile in Liberia, fanno intervenire i caschi blu dell’ONU, e porre fine al conflitto.

“Chris credeva fermamente in ciò che voleva che fosse la sua fotografia”, afferma Pancho Bernasconi, Vice Presidente di News per Getty Images. “Potevo catapultarlo in qualsiasi situazione e non dovevo spiegargli perché era lì… credeva nel potere di far accendere una luce in un luogo che altrimenti sarebbe rimasto buio.”

Nel 2011, allo scoppio del conflitto libico, rinuncia a partire per la Libia, perché ritiene la situazione troppo instabile, e perché in procinto di sposarsi.

In seguito al rapimento, e successiva liberazione, di alcuni colleghi (tra cui anche la celebre fotogiornalista Lynsey Addario), decide di partire.

Il 20 aprile 2011, mentre stava documentando l’assedio di Misurata e gli scontri tra le forze governative ed i ribelli, rimane ucciso da un colpo di mortaio, insieme al collega Tim Hetherington.

(FILE) American photojournalist Chris Hondros walks during the seige of Monrovia, Liberia 03 August 2003. Chris Hondros a multi award winning photographer for Getty Images, was killed on 20 April 2011 while covering fighting in the city of Misrata, Libya when a rocket-propelled grenade (RPG) struck a house he was in.

Durante un’intervista, dice: “Credo nella fotografia. Credo nel ruolo che i giornalisti, ed in particolare i fotografi, hanno in tutto il nostro sistema di conflitti internazionali e nel modo in cui risolviamo le differenze. Abbiamo un ruolo da svolgere e voglio essere coinvolto in questo”.

Escono postumi “Hondros”, documentario che trovate su Netflix e in DVD, e “Testament”, libro con le sue foto e che racconta della sua vita.

Articolo di Alessandro Annunziata

Diario di Musa – Interviste ai fotografi – Edoardo Agresti

Fotografia di Edoardo Agresti

Buongiorno a tutti, eccomi a proporvi una serie di piccole interviste fatte a fotografi più o meno giovani e conosciuti, italiani.

Ho pensato fosse un buon momento per riflettere e capire la fotografia e i suoi utilizzi.
Alla domanda: cosa sta significando, per te, fare il fotografo/a, poterti esprimere con la fotografia, in questo periodo così complicato?

-Che vantaggi, quali frustrazioni (se ci sono), a che scoperte ha portato?
Ognuno di loro ha risposto differentemente e ha mosso dubbi e consapevolezze che possono essere interessanti da capire.
Cercherò di farveli conoscere e apprezzare per il loro lavoro e per quello che hanno detto nelle interviste!
Ringrazio i fotografi e tutti quelli che vorranno seguirci in questa piccola avventura.
Per la pagina Instagram @fotografiamusa Su facebook Musa Fotografia
Pagina Instagram di Edoardo @edoardoagrestiph

Link al lavoro di cui parla Edoardo

EDOARDO AGRESTI

Nato a Firenze, eredita dal padre la passione al viaggio e alla fotografia al punto da farne una professione. L’essere viaggiatore fin dall’età di 9 anni (ha al suo attivo oltre 130 spedizioni in altrettanti paesi) gli ha permesso di maturare una sensibilità particolare affinando la mente e il cuore in modo da riuscire a cogliere la realtà nella sua bellezza, profondità ed interiorità.

La sua fotografia è reportage, sia questo un viaggio, un matrimonio o un backstage di un evento. L’incontro con importanti fotografi internazionali, gli ha dato modo di confrontarsi e crescere nel modo di fotografare e nel relazionarsi con i soggetti. I consigli e gli insegnamenti di  Steve McCurry  sullo studio della luce sono stati veramente molto preziosi e hanno dato un’impronta indelebile nel suo modo di scattare. Da alcuni anni la sua fotografia sta subendo un nuovo cambiamento sotto l’influenza di nuovi fotografi quali  Paolo Pellegrin, per il suo modo di raccontare storie,  Ackerman e Sobol  per la loro percezione della realtà.

Membro di importanti associazioni internazionali:  Wedding PhotoJournalistic  Association, Artistic Guild WPJA, tra le più importanti associazioni americane e inglesi che accolgono, dopo un attento screening, selezionati  fotografi internazionali  legati alla fotografia di matrimonio in stile reportagistico. Fondatore della  Best of Wedding Photography. Membro di ANFM, Associazione Nazionale Fotografi di Matrimonio.

Relatore sulla  fotografia di reportage, documentaria  e di  matrimonio  in numerose manifestazioni, seminari e workshop in Italia,  in Spagna e in Brasile in alcune tra le più importanti convention sulla fotografia di  matrimonio nel mondo.

I suoi servizi  fotografici di matrimonio  sono stati richiesti un po’ da tutto il mondo: Perth (Australia), San Pietroburgo (Russia), New Orleans, New York, Bozeman (USA), Puerto Vallarda (Messico), Londra, Brighton, Oxford (UK), Parigi (Francia), Edimburgo (Scozia),  Lagos (Nigeria) e altri ancora.

AWARDS E RICONOSCIMENTI

Fotogiornalismo e reportage
Nel corso degli ultimi 10 anni ha avuto numerosi riconoscimenti sia nella fotografia di matrimonio che in quella di viaggio e reportagistica. Tra i più importanti si ricordano: il  primo premio assoluto  nella categoria People nel contest inglese  Black and White Spider,  vincitore del National Geographic Contest,  primo premio  assoluto nel  Master Cup Color  americano;  primo premio  assoluto  nella  categoria Fotogiornalismo degli  International Color Awards  americani;  silver medal  nel  One Eyeland Photography  nonché menzioni d’onore negli  IPA  (Lucie Awards) nelle sezioni ‘feauture essay’ e ‘wedding’ e nel  TPOY  della  Royal Geographic Society  inglese. Vincitore del  SIPA  nel 2017 e una delle 4 menzioni d’onore nel  Human World – Photography competition  nel 2018.

Nel  2019  entra a far parte del team di fotografi del  National Geographic Expedition.

Matrimonio
Edoardo Agresti è stato eletto nel 2008, nel 2009 e nel 2011  “Fotografo dell’anno” dall’associazione nazionale  fotografi di matrimonio  www.anfm.it. Sempre nel 2011 è stato eletto  POY – Photographer Of the Year  – dalla associazione americana  AgWPJA,  www.agwpja.com. Entrato nell’elenco dei più  importanti 50 fotografi di matrimonio  al mondo della prestigiosa associazione  Junebug  nel 2009, 2011 e 2014.

Nel 2015 è stato selezionato come  giurato per il CPA  (China International Photographic Art) Festival insieme ad altri fotografi internazionali.

Nel 2016 vincitore del  primo premio assoluto  per  ‘Album di  matrimonio  dell’anno (fotografo singolo)’  al  WPPI  di Las Vegas

Nel 2017  first runner  nella  AgWPJA, prestigiosa associazione di fotografi di matrimonio americana.

Il sito dell’autore www.edoardoagresti.it

Diario di Musa – Interviste ai fotografi – Fausto Podavini

Fausto Podavini da Homo Change

Buongiorno a tutti, eccomi a proporvi una serie di piccole interviste fatte a fotografi più o meno giovani e conosciuti, italiani. Ho pensato fosse un buon momento per riflettere e capire la fotografia e i suoi utilizzi.

Alla domanda: cosa sta significando, per te, fare il fotografo/a, poterti esprimere con la fotografia, in questo periodo così complicato?

-Che vantaggi, quali frustrazioni (se ci sono), a che scoperte ha portato?

Ognuno di loro ha risposto differentemente e ha mosso dubbi e consapevolezze che possono essere interessanti da capire.

Cercherò di farveli conoscere e apprezzare per il loro lavoro e per quello che hanno detto nelle interviste!

Ringrazio i fotografi e tutti quelli che vorranno seguirci in questa piccola avventura.

Per la pagina Instagram @fotografiamusa Personale @munari.sara

Su facebook Musa Fotografia

Pagina instagram Fausto Podavini @faustopodavini

Fausto Podavini è nato a Roma e vive e lavora nella sua città natale. Inizia il percorso fotografico prima come assistente e fotografo di studio per avvicinarsi sempre più alla fotografia di reportage, che lo porta ad intraprendere un percorso da freelance iniziando a collaborare con varie ONG per la realizzazione di vari reportage in Italia, Perù, Kenya ed Etiopia.

Nel 2009 inizia una collaborazione con il Collettivo Fotografico WSP, e ne entra a far parte definitivamente nel 2010, dove, oltre alla figura di fotografo, svolge l’attività di docente di fotografia di reportage.

Oltre a vari lavori in Africa, Sud America e India, ha realizzato importanti lavori su territorio italiano come un reportage sullo sport per disabili, un lavoro all’interno di un carcere minorile ed un lavoro sull’Alzheimer, che gli è valso il primo premio nella sezione Daily Life del World Press Photo 2013, il più importante concorso a livello internazionale di fotogiornalismo.

Nel 2018, vince il suo secondo World Press Photo con il suo lavoro Omo Change, un long term che l’ha visto impegnato per 6 anni tra l’Etiopia e il Kenya e che documenta i cambaimenti sociali ed ambientali nella bassa Valle dell’Omo a seguito della costruizone ed entrata in fuznione della più alta diga di tutta l’Africa.

Nel 2017 è stato nominato Reporter per la Terra da Earth Day Italia.

Predilige lavori a medio lungo termine che gli permettono, in un epoca dove tutto si consuma velocemente, di soffermarsi ed approfondire in maniera unica la tematica dei suoi lavori.

I suoi lavori hanno ottenuto riconoscimenti internazionali come Il World Press Photo nel 2013 e nel 2018, Il Poy nel 2016 e nel 2018, il Sony, Yves Rocher Grant, il PDN Storytelling, il Kolga Tiblisi e sono stati pubblicati su le più importanti riviste internazionali come 6Mois, LeVie/LeMonde, GEO ES, Stern, Internazionale, Donna Moderna, Espresso, D di Repubblica, Nathional Geographic, Days Japan, GEO Germania, GEO Francia, Neue Zürcher Zeitung Magazine ed ha esposto nelle più importanti città come New York, Madrid, Barcellona, Milano, Roma, La Gacilly.

Il suo lavoro MiRelLa è diventato un libro distribuito dalla Silvana Editoriale ottenendo un successo internazionale.

Attualmente fa parte dell’osservatorio Water Grabbing per documentare il problema dell’acqua nel mondo.

Cronaca nera a Milano

“La Notte”, il libro con le foto e le storie di cronaca nera “inedite” del giornale di Milano.
“Storie nere degli archivi de La Notte”  giovedì a Milano alla Hoepli.

Immagini in bianco e nero, di un viaggio che racconta storia del quotidiano milanese pubblicato tra il 1952 e il 1995  che trattava le vicende di cronaca nera con foto talvolta”forti”.

Il progetto, frutto di un lavoro sull’archivio fotografico del quotidiano, tratta le storie più note della città di Milano e molto altro.

Attraverso lo studio di tre anni della produzione fotografica e dei  negativi realizzati dai fotoreporter del giornale, 150mila negativi divisi in varie tipologie, con titoli come: “Aggressioni e ferimenti”, “Rapine”, “Prostituzione”, “Droga”, “Incidenti”, “Reati Vari“, sono stati ripresi e visionati.

Garzillo, Maglio e Matarazzo che si sono occupati della selezione, hanno scelto il materiale più interessante. Ci sono anche testimonianze dirette dei giornalisti e dei fotografi dell’epoca.

Il libro sarà presentato per la prima volta al pubblico giovedì 7 novembre 2019 alle ore 18 alla Libreria Hoepli di via Hoepli. Insieme alla presentazione dell’opera sarà anche inaugurata una mostra fotografica con una selezione di scatti tratti dal volume.

Ara Güler, un ricordo.

Kähne und Möven, Goldenes Horn, 1955Ara Güler è un fotografo turco di Istanbul, nasce nel 1928, da genitori Armeni. Lavora prima nel cinema, poi nel teatro, ma abbandona tutto per dedicarsi al fotogiornalismo. Diventa reporter del giornale Yeni Istanbul nel 1950.

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I reportage di Emin Özmen, ottimo fotografo!

Ciao, oggi vorremmo farvi conoscere un giovane fotoreporter, Emin Özmen.

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Lo troverete interessante! Ciao Giovanni

 

 

Emin Özmen (Turchia, 1985), ha studiato fisica presso l’Università 19 Mayis di Samsun, successivamente passa agli studi fotografici alla Facoltà di Belle Arti dell’Università di Marmara di Istanbul.

Nel 2008 ha pubblicato due libri fotografici, “Humans of Anatolia” e “Microcredit Stories in Turkey”, una raccolta di storie di donne che hanno potuto accedere al microcredito in Turchia.

Nello stesso anno, ha conseguito la laurea in fotografia e documentari multimediali presso la Facoltà di Arte e Design di Linz (Austria). Nel 2011, il suo lavoro sulla carestia in Africa orientale è stato pubblicato in un libro, ha lavorato inoltre sul disastro del terremoto di Tohoku del 2011 e le proteste economiche in Grecia.

L’anno successivo, ha iniziato a seguire la guerra civile siriana e le crisi ISIS in Iraq, che continua a documentare, occupandosi anche delle vicende di Mosul del 2016.

Dal 2012 sta lavorando al suo progetto a lungo termine “Limbo” , sulle popolazioni sradicate dalle loro terre dalle spirali dei conflitti. Ha viaggiato molte volte in Siria, Iraq, Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Croazia, Ungheria, Austria, Germania, Italia e Francia per incontrare persone che sono state costrette a diventare “rifugiati”.  Nel 2015 ha ricevuto il “Magnum Photos Fund”, sovvenzione per aiutare il  completamento del progetto.

Nel 2013, ha iniziato a indagare la complessa situazione dei Curdi in Turchia. È la prima parte del progetto a lungo termine che è iniziato con il conflitto nascosto nel sud-est della Turchia (“la guerra nascosta della Turchia”).

Sta inoltre concentrando l’attenzione sulle questioni attuali della Turchia come la vita dei profughi siriani (il lavoro minorile, la vita quotidiana nei quartieri siriani di diverse città) e la vita quotidiana della nuova Turchia di Erdogan.

Il suo lavoro è stato pubblicato da molte rivistie internazionali; TIME,  New York Times, Washington Post,  Der Spiegel, Le Monde, Match Paris e Newsweek. Una delle sue foto ( sotto ), nel 2013, è stata giudicata dal TIME tra le 10 migliori fotografie dell’anno.

fonte: traduzione dal sito personale del fotografo

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Nel 2013 si aggiudica, con “interrogation” ( vedi sotto ), il secondo premio nella sezione Spot News del Word Press Photo.

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Nel 2016 è stato membro della giuria del 2016 World Press Photo Multimedia contest.

Nel 2017 Emin Özmen è entrato a far parte dell’agenzia Magnum.

Buona visione! Giovanni

 

Fabio Bucciarelli, un fotoreporter

 

Fabio Bucciarelli (Torino, 23 ottobre 1980) è un fotografo italiano, specializzato in conflitti e diritti umani.

Dal 2010 documenta i grandi cambiamenti storici avvenuti in Africa e Medio Oriente, in particolare, la guerra civile libica dai suoi inizi fino alla morte di Gheddafi. I suoi più recenti reportage raccontano la guerra civile siriana e le situazioni umanitarie in Sud Sudan, Mali ed Haiti.

Prima di diventare fotografo, nel 2006 Fabio si laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni presso il Politecnico di Torino specializzandosi nello studio delle immagini digitali. Dopo avere lavorato come ingegnere per Il Master dei Talenti della Fondazione CRT decide di lasciare la sua carriera per dedicarsi interamente alla fotografia. Nel 2009 viaggia in Turchia ed in Iran per i suoi primi reportages. Torna in Italia e documenta il terremoto in Abruzzo, avviando una collaborazione con l’agenzia di stampa LaPresse/Ap. Le sue immagini vengono pubblicate su diverse testate internazionali e nel maggio dello stesso anno entra a far parte dei fotografi di staff. Verso fine 2010 abbandona l’agenzia e inizia a lavorare come freelance. Da allora comincia a viaggiare per documentare i conflitti mondiali e la violazione dei diritti umani. Nel 2011 lavora in Medio Oriente concentrandosi sui movimenti di rivolta civile conosciuti come Primavera Araba. Viaggia a Lampedusa, in Tunisia, in Egitto e documenta il conflitto libico dalle sue prime fasi fino alla morte di Gheddafi. Nel 2012 scrive, insieme a Stefano Citati, il libro L’Odore della guerra (Inviati al fronte, Aliberti editore) con le fotografie del conflitto libico. Nel Settembre del 2012 decide di documentare la guerra civile siriana. Il suo reportage da Aleppo vince la Robert Capa Gold Medal riconoscimento dato dal Overseas Press Club, che ogni anno individua il miglior reportage fotografico dall’estero, per realizzare il quale siano stati necessari eccezionali doti di coraggio e intraprendenza, oltre che con il World Press Photo, il Picture of the Year International (POYi) ed il Sony Award, Il Premio Ponchielli ed il Best of Photojournalism (BOP).

I suoi lavori sono stati pubblicati da TIME Magazine, The New York Times, BBC, Al Jazeera America, The Guardian and Observer, The Wall Street Journal, Los Angeles Times, Foreign Policy, Paris Match, Stern, Die Zeit, Paris Match, Internazionale, La Stampa, L’Espresso, Il Fatto Quotidiano, Il Corriere e La Repubblica. Attualmente collabora con l’Agence France-Presse e con diversi quotidiani e magazine internazionali oltre che con ONG come l’ICRC (Croce Rossa Internazionale) e CCM(Comitato Collaborazione Medica).

Fonte: Wikipedia

Qua trovate il suo sito personale, qua un’interessante intervista sul sito Nikon

Avevamo parlato di Fabio, in occasione del lancio di MeMo Magazine.

 

Fabio Bucciarelli (Italy, 1980) is an award-winning photographer who focuses his attention on conflicts and humanitarian consequences of war.

Fabio spent the last years covering the major world changing events in Africa and Middle East. He reported from Libya – from its earliest stages until the death of Gaddafi – from Syria – during the civil war – and from forgotten countries in Africa as South Sudan and Mali. Fabio feels the urgency to tell the stories of people who are rendered powerless and provide unbiased information focused on human rights.

Before becoming a photographer in 2006 Fabio received the MS in Engineering from Politecnico of Turin. After, he attended the Universidad of Valencia where he specialized in Digital Imaging. In 2007 he won “Master dei Talenti” an Engineering grants program which offered him to work in a company in Barcelona. From 2009 he devoted himself entirely to photography and started working as staff member for La Presse/Ap. A couple of years later, he leaved the agency to dedicate his attention fully to documentary photography  working  beside in 2010/2011 as staff photographer for the Italian agency LuzPhoto.

Nowadays Fabio collaborates as a freelancer with Agence France-Presse and works on assignment worldwide for magazines and newspapers and NGO’s and International agencies such as UNHCR and  ICRC.

In 2013, his project Battle To Death – focusing on Syria’s civil war – won the prestigious Robert Capa Gold Medal awarded by the Overseas Press Club of America. Fabio has also been prized by World Press Photo, Prix Bayeux-Calvados, Pictures of The Year International, Best of Photojournalism, Leica Oskar Barnack, Sony International Photography Award and FotoEvidence Book Award.

His work has been published, among others, by TIME Magazine, The New York Times, BBC, CNN, Al Jazeera America, AL Jazeera English, The Guardian and Observer, The Wall Street Journal, Los Angeles Times, Foreign Policy, Paris Match, Le Monde, El Pais, Stern, Die Zeit, Internazionale, La Stampa, L’Espresso, Il Fatto Quotidiano, La Repubblica and Il Corriere della Sera.

In recent years Fabio’s dispatches from the field have been published by Il Fatto Quotidiano, La Stampa, Time Magazine and Al Jazeera America. Fabio images appear in several books, between them “The Gold Medals” and “10 Fotografi, 10 Storie 10 Anni” edited by Contrasto.  Beside this, he wrote with Stefano Citati the book  “The Smell of the War”.

In 2015, with other committed photographers and a group developers, Fabio founded MeMo Mag, a platform that uses the strength of digital technology to develop new ways of storytelling.

Source: personal website

Here an interesting interview recently published on Time

Anna