Ma vaffanzoom…

In fotografia, spesso, l’intera storia deve essere già chiara all’interno di un singolo scatto. Se si vuole raccontare una storia con una foto, includete il contesto.

So che è più complicato. Introdurre il contesto significa:

* calcolare le velocità di più soggetti (se ci sono persone)per fare in modo che vengano fermate sul punto giusto dell’immagine

* pensare più attentamente alla composizione

* osservare meglio la luce e come cade sui soggetti circostanti al vostro, per poterla sfruttare a vostro piacimento

* doversi avvicinare ai soggetti (cosa che fa paura a molti)

Questi sono i motivi che spingono molti a scattare da lontano, magari con uno zoom.

Lo zoom da l’opportunità di non avvicinarsi, schiaccia i piani e decontestualizza il vostro soggetto.

In qualche caso è l’unica opportunità che avete ma spesso è una questione di pigrizia o paura dell’avvicinarsi troppo alle “cose”.

Vi state togliendo una possibilità.

Se avete una storia in mente e sapete chiaramente cosa vorreste raccontare, il contesto ripreso e la situazione circostante, possono aiutare chi vedrà la vostra immagine a dare un’interpretazione maggiormente articolata e precisa.

Provate ad esercitarvi e ad avvicinarvi piano piano sempre di più alle cose, ma non con lo zoom, fisicamente.

Cercate punti fermi sullo sfondo che vi bilancino l’immagine e non abbiano necessità di essere controllati nuovamente durante la fase di scatto (cartelloni, case, portoni, alberi, colonne ecc.)

Dopo aver scelto il contesto, se il vostro soggetto è già lì, scattate. Se la vostra tecnica include l’attesa che qualcosa avvenga di fronte ad un contesto eccezionale, abbiate pazienza e sperate che qualcosa avvenga.

Per spiegarvi meglio:

In questa immagine, ho notato la posizione,  forzata (e sforzata 🙂 ) della statua, che mi faceva sorridere. Ho aspettato che il signore ci passasse sotto per raccontare una piccola storia un po’ ironica.

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 La stessa cosa qui. Ero a Mostar, negli anni successivi alla guerra. Il ponte è considerato simbolo di pace. Sotto, sulle rive del fiume, c’era una festa ed io aspettavo che avvenisse qualcosa. Il ragazzo ha estratto una pistola, cosa che mi ha spaventata per un attimo, fino a che non è partita la fiamma dell’accendino (pistola) per accendere una sigaretta all’amico che si avvicinava. Anche in questo caso il contesto rafforza molto lo scatto ed il ragazzo con il mano la pistola e basta, non mi sarebbe sembrato sufficiente.

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Ho scritto questo breve articolo perché l’avvicinarsi alle cose è un problema che ho sentito come difficoltoso da parte di molti. Il contesto fa la “storia” che la vostra foto contiene, non perdetevelo!

Ciao

Sara

Quattro elementi indispensabili per raccontare con le fotografie.

C’è differenza tra fotografia in generale e Storytelling.

Tutti possono fare una fotografia, ma non tutti sanno mettere insieme le fotografie al fine di raccontare storie.

Per creare storie interessanti e curate nella costruzione, dobbiamo fare in modo che anche le singole fotografie siano buone fotografie.

Creare storie attraverso la relazione tra le mie immagini mi fa stare bene, per questo mi piacerebbe, sperando che vi possa essere utile, darvi qualche input per cominciare.

Qualche consiglio e riflessione:

Avete scelto un soggetto che vi appassiona?

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Sara Munari dal progetto “Be the bee body be boom”

Ognuno di voi avrà delle preferenze sul settore a cui avvicinarsi. Per qualcuno può essere la natura, la gente, storie di relazioni tra persone, anche tematiche esclusivamente estetiche, perché no.

Io amo la gente, a me piace osservarla per strada, studiarne i movimenti, le espressioni, le eccezionalità.

Il mio lavoro si basa spesso su questo. Voi, quale è la cosa che vi interessa di più?

Avete osservato, nel tempo, la luce?

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Sara Munari

Un buon fotografo deve usare spesso luce ambiente per raccontare la sua storia. Se imparate ad osservare la luce e capire l’effetto che ha sui vostri soggetti, potrete davvero valorizzare il vostro lavoro.

Qui due articoli sulla luce

Riconoscere la luce

Qualità della luce

Racconta con semplicità

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Sara Munari

Spesso le storie semplici sono le migliori, non andarti ad impegolare con temi e argomenti troppo vasti. Piccole storie, soprattutto all’inizio.

Cerca di scegliere soggetti sui quali puoi ritornare più volte. Cerca di fare in modo che la lettura delle tue immagini sia semplice, non tentare di esprimere concetti troppo complicati.

Ricorda il contesto

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Sara Munari

Gran parte della mia fotografia si concentra sulle persone . Ma spesso, scattare la foto di una persona non è sufficiente per raccontare una storia. Quando possibile , mostrate il contesto in cui è inserita.

Se decidete di inserire il contesto, attenti! Spesso le foto risultano disordinate e di complicata lettura se non fate in modo che i soggetti della vostra immagine siano ben distribuiti sul fotogramma.

Dovete considerare tutti i piani su cui una foto si sviluppa.

Considerate anche i dettagli

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Sara Munari

In strada mi rendo spesso conto del fatto che non è sempre necessario mostrare il volto di una persona per raccontarne la storia .

A volte la tua storia è nei dettagli .

Sicuramente troverò altre cose da suggerirvi, ma oggi è tardi, devo andare. Ciao Sara

Fotoamatrice per sempre. Voi cosa cercate nelle fotografie che fate?

Quando mi sono avvicinata alla fotografia, una quindicina di anni fa, non sapevo minimamente quale sarebbe stata la mia strada.

Mi sono iscritta ad un corso biennale di fotografia, a Padova, perché i posti al corso di restauro, a Venezia, erano finiti. Forse l’esclusione non è stato il fattore più logico con cui scegliere, ma oggi posso dire di aver scelto bene. Mi sono divertita finora, quindi credo sia stata la scelta giusta.

Sono ancora sulla strada, cammino. Sto cercando. Certo, nel tempo ho acquistato consapevolezza, so cosa vorrei da ogni singolo scatto che va a comporre un mio portfolio, una mia storia, ma non so con certezza dove mi porterà questa strada.

Io cerco di mostrarvi il mondo per come lo vedo, qualche volta ci riesco, altre volte no.

Qualcuno mi chiede: ma cosa vogliono dire queste o quelle foto? Perché l’orso, il cane la bambina spaventosa?

Io non voglio spiegare quello che ho visto e non riesco a dire bene quello che sento. Una volta scelto il soggetto, perché la mia pancia, oltre che la mia testa, lo suggerisce, l’unico limite che mi pongo è che la foto non abbia una connotazione temporale. Cerco questo. Mi piacerebbe scattare fotografie che abbiano la stessa valenza con lo scorrere del tempo, tutto qui.

Quello che voglio dalla fotografia è che mi permetta di vedere con occhi più attenti le faccende del mondo, mi permetta di mostrarle al mondo e mi faccia divertire.

Ho già usato due volte la parola “divertire”, per questo ci sarà qualcuno pronto a dire: superficiale questa Sara…ecc. Ma io mi devo divertire per trovare le mie storie.

Sicuramente è poco, rispetto a molti colleghi fotogiornalisti o legati alla fotografia commerciale che hanno ben più alte responsabilità.

Io credo che rimarrò fotoamatrice per sempre. Esattamente, foto-amatrice. Sono una persona che ama la forza delle immagini, in sostanza. Amo scattare fotografie nelle quali sembra tutto sospeso, l’attimo in cui non avviene nulla di concreto, il preludio alle tempeste, il silenzio dopo uno scontro.

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“Be the bee body be boom” Sara Munari

Mi piace che tra molti anni mio nipote, o chissà chi, vedendo un libro di fotografie mie o una singola foto possa dire:

-Cavoli, emozionante!

Oppure:

-Cavoli, che cagata!

Non so, mi rende felice il farmi potenzialmente dedicare un pensiero, nonostante la mia definitiva assenza. Egocentrica assenza.

Ecco cosa vorrei dalla fotografia.

Ciao Sara

Scattare in P, perchè no?

Sei per strada e ti incasini, smadonni coi tempi e coi diaframmi?

Perdi le foto, non riesci a scattare. Il “manuale” ti manda in bestia, lo sai usare, si, ma non in velocità?

Non so perché, ma sembra quasi non si possa dire: “io scatto in P”.

Gli sguardi si incupiscono e i mormorii si accendono. Il pubblico si congela un pochino con le bocche piegate leggermente di lato.

Io scatto in P (non sempre chiaramente) e scatto pure con una macchina che farebbe ridere i più. La mia macchina è un rottame ormai, ma funziona (per “funziona” intendo che quado premo il pulsante lei produce la foto che avevo nella mente).

Questa modalità mi permette di non avere pensieri, mi diverto e sono concentrata solo sulla scena.

Eppure, se bloccate le impostazioni per non fare grossi pasticci (io uso il fuoco al centro e gli iso a 800 al max ed il tempo mai al di sotto del 200 di secondo), spesso scattare in P è la soluzione più semplice e veloce

Non è funzionale a tutti i tipi di fotografia, certo, ma per la street photography può essere una buona tattica.

Del resto non sono sicura che molti altri fotografi, ben più bravi e affermati di me, non lo facciano. Che ne sappiamo delle impostazioni della macchina dei grandi autori?

 

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Sara Munari

Non so, ma qualcuno, probabilmente, mi darebbe ragione.

Inoltre, non potrete più dire che eravate concentrati sul mezzo, se la foto non c’è, non c’è perche l’avete bellamente mancata.

Con la possibilità che abbiamo, di mettere paletti sia agli ISO che ai tempi più bassi…tutto il resto è solo legato alla vostra velocità e alla vostra capacità di comporre buone immagini.

Io vi consiglio di provare.

Ciao

Sara

Siete buoni editor o buoni fotografi?

Buongiorno, oggi proverò a pensare al contrario, oggi remo contro il perfezionismo.

Come?

Bene, oggi vi suggerirò di scattare foto di merda, per un lungo periodo. Così, quello che vi gira, uscite e scattate.

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Fotografia di Chema Madoz

Del resto molti dei più grandi fotografi dichiarano di riuscire a tirar fuori dai propri lavori, una foto buona al mese, cosa possiamo fare noi, se non scattare 2000000 di fotografie, per ottenerne una buona?

Quindi, non abbiate paura di scattare foto schifose, continuate a scattare.

Probabilmente, avendo meno aspettative, se non avete un progetto a cui pensare, avrete la possibilità di tirare fuori qualche scatto buono.

Poi arrivate a casa e cercate di osservare le vostre immagini, tantissime, nelle cartelline del computer, distinte per data. Probabilmente passerete più tempo a riguardare le foto fatte che tempo a farle, d’ora in poi. Ma del resto, da quando c’è la fotografia digitale, anche questo può capitare.

Quindi sedetevi, salvate le fotografie, aprite le cartelle. E adesso siate brutali. Eliminate tutto, tutto quello che vi sembri pessimo e anche solo appena buono, tenete solo gli scatti migliori.

Forse non sarete fotografi, ma imparerete sicuramente ad essere buoni editor di immagini e anche questo può funzionare, …forse.

Vi dico questo perché credo che anche dalle foto raccolte per strada, senza particolari ragionamenti, si possa imparare.

Molti progetti di autori conosciuti, sono nati da errori che loro stessi hanno ammesso di aver fatto. Un errore, in sostanza, può diventare un metodo.

Quello che spero, suggerendovi questa cosa, è che in fase di editing, sappiate poi riconoscere, nell’errore in fase di scatto, la potenzialità di una BUONA fotografia.

Molte delle persone che conosco mi dicono:  non capisco quali siano le foto migliori che ho scattato, non so se sia meglio una o l’altra.

E voi riuscireste? Riuscireste tra 10000 fotografie, a tirare fuori qualcosa che, anche lontanamente, possa diventare uno stile, il vostro stile? A me pare difficile quanto fotografare per strada, io continuerò con il metodo: Sara non scattare se non ha un caz da dire.

Magari per voi è diverso, che dite? Io non posso escludere che in qualche caso possa funzionare.

Ciao

Sara

Fortunati o sfigati per strada?

“La fortuna gioca un ruolo importante , non si sa mai cosa sta per accadere. La cosa più interessante è quando “l’inaspettato” succede e si riesce ad essere lì al posto giusto nell’attimo perfetto – scattando al momento giusto. Il più delle volte non funziona. La street Photography è nel 99% dei casi, un fallimento”-. Alex Webb

Fotografia di Jacob Aue Sobol

Nella fotografia di strada, quella vera, la possibilità che lo scatto prodotto sia davvero interessante, è remota.

Si può girare giorni interi, questo lo dico per esperienza personale, e non trovare niente. Niente sembra apparire interessante o meritevole di una fotografia. Spesso la fotografia, magicamente ti appare davanti agli occhi e tu ti stai scaccolando, bevendo un caffè, l’unico, dopo ore a sperare che qualcosa avvenisse. Sputi il caffè, togli il dito dal naso, ma è tardi…tutto dissolto.

Frustrazione.

Ti ricomponi e pensi, “Ma si, ce la faccio alla prossima, sarò più pronta, veloce, sprint.”

Il fallimento, nella fotografia di strada è normale, troppi elementi concorrono e tutti non dipendenti dal fotografo.

Forse il trucco vero è portare sempre la macchina fotografica con sé. Non solo perché senza non si scatta 😉 ma anche perché con la macchina in mano, si è predisposti ad un’attenzione che viene meno, se siamo nudi (senza macchina fotografica).

Poi c’è la fortuna. Nella Street photography, la fotografia corrisponde ad uno schiaffo che ricevi dietro un angolo. Tu giri l’angolo e tutto si sistema, i pesi formali, i toni, i soggetti che si auto-compongono in terzi, eccezionale. Scatti e ti senti Winogrand a 30 anni, bello riccio, veloce, aitante e perfetto.

MA

Capita anche che, girando l’angolo vedete lo scatto, tentate di prendere la macchina e nell’ordine:

Vi sfugge di mano

Con una mossa da Carla Fracci tentate di riprenderla

Ce la fate

Riportate lo sguardo sul soggetto pronti a scattare

Portate l’occhio al mirino come un falco

Il soggetto vi fissa dietro la croce della messa a fuoco

Tutti sono girati verso di voi, anche il lattaio, dall’altro lato della strada

Riponete la macchina e col fiatone tornate dietro l’angolo di prima.

Beh, dai non scoraggiatevi, tenete duro. Forse eravate troppo tesi, non avevate la macchina a portata di mano, non era impostata bene…ecc.ecc. Tutte queste piccole cose succederanno sempre meno e piano piano vi sembrerà più semplice.

In strada la velocità è importante, anche sbagliare per me è stato importante.

Ciao

Buona giornata

Un saluto

Sara

Croppare le fotografie, perchè?

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Croppare una fotografia…ma perché?

“Se si inizia a tagliare o ritagliare una fotografia, significa far morire la geometria corretta e il gioco delle proporzioni. Inoltre, capita molto raramente che una fotografia che è stata debolmente composta, possa essere salvata da una ricostruzione della sua composizione sotto l’ingranditore in camera oscura; l’integrità della visione non c’è più. ” Henri Cartier-Bresson

Un errore, dal mio punto di vista, comune a molti fotografi è l’eccesso di ritaglio apportato alle proprie immagini. Spesso vengono ritagliate anche quando non è necessario.

I motivi per cui si “croppa” sono sostanzialmente tre:

1) Siamo pigri quando scattiamo fotografie in strada.

Invece di muovervi fisicamente più vicino ai soggetti, preferite affidarvi al “tanto la ritaglio dopo”. Questo non farà altro che rendervi sempre più pigri e vi impedirà di migliorare sia composizione che inquadratura.

In principio può sembrare difficile non farlo e imporsi di pre-visualizzare l’immagine con più attenzione e velocità.

Nel tempo imparerete a concentrarvi sul “riempimento della struttura” della fotografia. Questo migliorerà la vostra capacità compositiva in modo prepotente.

2)  Siamo lenti.

Anche quando un elemento “vi entra” nella foto e non siete stati in grado di scattare prima è un errore vostro. La velocità e la capacità di calcolare le velocità dei soggetti al fine di scegliere il giusto momento, fa parte delle caratteristiche di un buon fotografo.

3) Abbiamo paura delle persone.

 Il non avvicinarvi vi pone in una condizione di distanza più accettabile da gestire. Ricordatevi che chi scatta per strada, non dovrebbe avere paura della gente, della vicinanza, del contatto.

Non posso imporvi di NON ritagliare le VOSTRE fotografie.

Molti fotografi, maestri negli scatti di strada, ritagliano e hanno ritagliato le proprie immagini.

Robert Frank stesso ha fatto qualche ritaglio radicale per il suo libro più conosciuto: “Gli americani”. In qualche caso ha trasformato paesaggi in ritratti…Ma Frank è Frank e noi dobbiamo imparare al meglio.

Quindi vi consiglio, se il vostro intento è quello di migliorarvi, non ritagliate. Se proprio volete/dovete farlo per migliorare a vostro parere, lo scatto, fatelo davvero con moderazione. Se per caso, quello scatto finisse in una mostra, con altri scatti non “croppati”, ne vedreste subito la differenza, paragonato agli altri.

In strada, dato che gli scatti sono presi in velocità, ricordate che anche i bordi del fotogramma sono importanti e non di meno il contesto, che spesso risulta confuso.

QUESTO ARTICOLO è rivolto a chi vorrebbe imparare a fotografare e non a chi, per necessità di lavoro è costretto a tagliare le fotografie, qualsiasi lavoro esso sia.

Ciao

Sara