Jacob A.Riis e i suoi poveri, bellissima documentazione.

Jacob A.Riis, un immigrato di origine danese che aveva sperimentato per anni sulla propria pelle la durezza della recessione, dopo aver girovagato a lungo per lo stato della Pennsylvania in cerca di lavoro rientrò a New York nel 1877 dove trovò, finalmente, un impiego come cronista di nera per il quotidiano Tribune e per l’agenzia giornalistica Associated Press.

Proprio a causa della sua sofferta esperienza personale, Riis manifestò subito un grande interesse per i poveri e per i diseredati ed un fortissimo desiderio di mostrare a tutti l’abiezione e la miseria in cui erano costretti a vivere gli abitanti del Lower East Side di New York, vittime della più spietata speculazione edilizia e dell’ingordigia di politicanti corrotti.

Dopo aver visto pubblicata per la prima volta sul Daily Graphic una fotografia giornalistica, Riis si rese conto che le sole parole non avevano sufficiente forza di convinzione e decise di ricorrere all’uso della fotografia, sicuro del fatto che solo lo shock provocato dalla visione di immagini così dure e crude avrebbe potuto far nascere nel paese un movimento d’opinione capace di spingere politici ed amministratori a dare una soluzione positiva a questo terribile problema.

Accompagnato nei primi tempi da due amici fotoamatori (era ancora inesperto per ciò che riguardava le tecniche fotografiche) e da un funzionario del ministero della sanità, Riis, percorse in lungo e in largo gli slums della metropoli fotografando luoghi e abitanti con meticolosità e precisione, e con una grande capacità di penetrazione psicologica.

Insoddisfatto da questo tipo di organizzazione del lavoro decise di rendersi autosufficiente ed acquistò un apparecchio, un treppiede ed una versione aggiornata della lampada al magnesio (fu uno tra i primi ad utilizzarla con insolita maestria, ma solo dopo aver incendiato due volte i locali che stava fotografando, appiccato il fuoco ai suoi stessi vestiti e quasi rischiato di rimanere accecato da un lampo sbagliato!).

E’ proprio in questo stesso periodo che lasciato il Tribune per l’Evening Sun trovò finalmente un editore per il suo libro. Questo volume che lo ha reso famoso, intitolato How the Other Half Lives (Come vive l’altra metà della città), con i suoi scritti e le sue immagini vide la luce nel 1890.

Sfortunatamente al momento della pubblicazione le tecniche di riproduzione tipografica delle fotografie lasciavano ancora molto a desiderare e quindi, delle 35 immagini presentate solo 17 furono stampate a mezzi toni (peraltro di qualità assai scadente), mentre le altre vennero riprodotte con la tecnica del disegno e dell’incisione, perdendo così quasi completamente tutti quegli elementi di immediatezza e di aderenza alla realtà che le caratterizzavano all’origine. Nel 1892 pubblicò un altro libro dal titolo The Children of the Poor (I figli dei poveri), sempre per i tipi dell’editore Scribner di New York.

E’ comunque solo nel 1947, grazie alle splendide stampe realizzate dal fotografo Alexander Alland per conto del Museum of the City of New York, che gli americani hanno scoperto nelle sua interezza l’importanza e la reale bellezza dell’opera fotografica di Jacob A. Riis.

Beaumont Newhall, nella sua Storia della fotografia dice, a proposito di questo lavoro : “…la luce accecante rivela con impietosa minuzia i sordidi interni, ma illumina quasi con tenerezza i visi delle persone condannate a viverci dentro. Guardò sempre con simpatia la gente, sia che fotografasse gli Street Arabs (ragazzi di strada) che rubavano da un carretto, o gli abitanti del vicolo noto come Bandits’ Roost (covo dei banditi) che fissavano con arroganza l’apparecchio dalle porte, dai balconi, dalle finestre. Queste fotografie sono importanti non solo come fonte di informazione, ma anche per la loro forza emotiva. Sono nello stesso tempo interpretazioni e testimonianze; pur non essendo più attuali, hanno qualità che dureranno fintanto che l’uomo si interesserà dei suoi fratelli.”

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