Abbiamo perso un poeta

Purtroppo in questi giorni si è spento a 90 anni, Gilbert Garcin, nell’ambiente noto anche come Mister G., dal personaggio che lui stesso ha creato come suo alter ego.

Ho sempre considerato le sue immagini tra le più poetiche e profonde, trattava tematiche esistenziali, con una leggerezza davvero degna di nota e spesso con ironia, senza per questo banalizzarle, ma rendendole surreali. A me ricordano i quadri di Magritte, in bianco e nero.

Ci mancherà.

Anna

Nato a Marsiglia nel 1929, dopo una laurea in economia ha diretto un’azienda specializzata nell’illuminazione per appartamenti. Superata la soglia dei 65, Garcin si è scoperto terrorizzato dal vuoto della pensione: così, per ammazzare il tempo, ha partecipato a un seminario guidato dai fotografi Pascal Dolémieux, Michel Séméniako e Arnaud Claass in occasione del festival Les Rencontres d’Arles. Mai avrebbe immaginato che sarebbe stato l’inizio di una seconda vita, di una carriera che lo avrebbe reso uno dei fotografi più riconosciuti a livello internazionale.

In quell’occasione Garcin, scopre la tecnica del fotomontaggio, che poi diventerà il segno distintivo delle sue immagini.

Inizia così a fotografare se stesso, presto affiancato dalla moglie Monique, dando vita a un alter ego da collocare in un’infinità di situazioni bizzarre e surreali. Il suo Mister G. altro non è che un autoscatto in bianco e nero ritagliato e incollato su supporto rigido, poi ri-fotografo in studio all’interno di scenografie in miniatura da lui stesso create. Un signor nessuno, che esiste soltanto nelle fotografie in miniatura create da Garcin.

Qua trovate alcune delle sue immagini, a mio avviso tra le più rappresentative, sul suo sito ne troverete centinaia, una più stupefacente dell’altra. A me vien voglia di vederle tutte.

Da Garcin dovremmo tutti imparare che non è mai troppo tardi per coltivare i proprio sogni e le proprie ambizioni!

Qua trovate un video/profilo dedicatogli in questi giorni dalla televisione francese France 3, che contiene anche alcuni suoi interventi (Purtroppo è in francese, ma sono certa che qualcuno riuscirà a capire)

Di seguito trovate la sua biografia, presa dal suo sito

Gilbert Garcin was born in 1929 in La Ciotat, near Marseilles. After graduating in Economics, he runs a company specialized in apartment lighting. In the early ninetees, when he retired, he became a passionate hobby photographer, pooling with other enthusiasts in several associations. He won a photography prize which allowed him to attend a workshop driven by photographers Pascal Dolémieux, Michel Séméniako and Arnaud Claass, in the frame of the Rencontres Internationales in Arles. On that occasion, Garcin came into contact with the photomontage.

Then he started exploring the potential of transforming this approach into his form of privileged expression, a distinctive feature of his work. He began to photograph himself in ordinary clothes, as a lone figure, a bit shabby-looking and slightly absent, as if absorbed in thought. Thus was born a character (sometimes called Mister G.) played by Gilbert Garcin, through which he scours with surreal juxtapositions the mysteries of human existence. From 1999, most of Gilbert’s photographies also included his wife Monique, as a willing contributor to allegorize the ups and downs of life together.

Over the last twenty years, Gilbert Garcin has published several books and participated in a large number of exhibitions driven by the desire to share with a wider audience his views on life and the world. His works have been exhibited all over the world and are represented in numerous collections, public and private, among which those of Maison Européenne de la Photographie (Paris), Fonds National pour l’Art Contemporain (Paris), Veendam Artotheque (Netherlands), West Collection (Philadelphia) and Titze Collection (Vienna).

John Dykstra, senza post-produzione, ecco cosa riesce a fare!

Ciao a tutti, oggi volevo farvi conoscere questo fotografo che mi ha colpito e mi piace davvero molto. Guardate che set che crea. Porca vacca! Ciao Sara

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Man Ray, interessante documentario, da vedere!

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Man Ray, Noire et Blanche, 1926 – © Man Ray

Ciao! Ho trovato questo interessante e completo documentario su Man Ray. Mi è piaciuto! Guardatelo se avete tempo. Ciao Sara

Chi è man Ray

Emmanuel nasce a Filadelfia da una famiglia di immigrati russi di origine ebraica. Cresce a New York dove completa gli studi. Termina la scuola superiore ma rifiuta una borsa di studio in architettura per dedicarsi all’arte. A New York lavora nel 1908 come disegnatore e grafico. Nel 1912 inizia a firmare le sue opere con lo pseudonimo “Man Ray”, che significa uomo raggio. Acquista la sua prima macchina fotografica nel 1914, per fotografare le sue opere d’arte.

Nel 1915 il collezionista Walter Conrad Arensberg lo presenta a Marcel Duchamp, di cui diverrà grande amico. I tre fondarono la Society of Independent Artists.

Nel 1919 dipinge le sue prime aerografie, immagini prodotte con un’aeropenna, uno strumento di ritocco di uso comune per un grafico disegnatore. A New York, con Marcel Duchamp formò il ramo americano del movimento Dada che era iniziato in Europa come un rifiuto radicale dell’arte tradizionale. Dopo alcuni tentativi senza successo e soprattutto dopo la pubblicazione di un unico numero di “New York Dada” nel 1921, Man Ray affermò che “il Dada non può vivere a New York”.

Nel 1921 Duchamp torna a Parigi. Man Ray, che in precedenza aveva rinunciato a trasferirsi in Francia a causa della grande guerra, lo segue. A Parigi Duchamp gli presenta gli artisti più influenti di Francia, fra cui anche André Breton e Philippe Soupault. Soupault ospitò nella sua libreria (Librairie Six) la prima mostra di Man Ray, dove venne esposta la famosa opera Cadeau, un ferro da stiro su cui erano stati incollati dei chiodi, tipico esempio della sua giustapposizione sintagmatica di oggetti senza un legame logico, ma solo «mentale», paradossale, controverso; in questo caso decontestualizzandone la normale utilizzazione «codificata», fino a trovare uno strettissimo rapporto allusivo al «negativo».Il successo Parigino di Man Ray è dovuto alla sua abilità come fotografo, soprattutto di ritrattista. Celebri artisti dell’epoca, come James Joyce, Gertrude Stein, Jean Cocteau e molti altri, posarono di fronte alla sua macchina fotografica.

 Nel 1922 Man Ray produce i suoi primi fotogrammi, che chiama ‘rayographs’ (rayografie), ovvero immagini fotografiche ottenute poggiando oggetti direttamente sulla carta sensibile.

Man Ray scoprì per caso le rayografie nel 1921[3]. Mentre sviluppava alcune fotografie in camera oscura, un foglio di carta vergine, accidentalmente, finì in mezzo agli altri e dato che continuava a non comparirvi nulla, poggiò, piuttosto irritato, una serie di oggetti di vetro sul foglio ancora a mollo e accese la luce. L’artista ottenne così delle immagini deformate, quasi in rilievo sul fondo nero. Attraverso i suoi rayographs, termine costruito sul suo cognome, ma che contemporaneamente evoca il disegno luminoso, poteva sondare ed esaltare il carattere paradossale e inquietante del quotidiano.

Nel 1924 nasce ufficialmente il surrealismo, Man Ray è il primo fotografo surrealista. La produzione dei suoi lavori di ricerca va di pari passo con la pubblicazione delle sue fotografie di moda su Vogue. Si innamora della famosa cantante francese Alice Prin, spesso chiamata Kiki de Montparnasse, che in seguito divenne la sua modella fotografica preferita. Insieme a Jean Arp, Max Ernst, André Masson, Joan Miró e Pablo Picasso, fu rappresentato nella prima esposizione surrealista alla galleria Pierre a Parigi nel 1925.

Nel 1934, la celebre artista surrealista Meret Oppenheim, conosciuta per la sua tazza da te ricoperta di pelliccia, posò per Man Ray in quella che divenne una ben nota serie di foto che la ritraggono nuda in piedi vicino a un torchio da stampa. Anche della pittrice surrealista Bridget Bate Tichenor, del cui padre Ray era grande amico, restano numerose fotografie. Insieme alla fotografa surrealista Lee Miller che fu la sua amante e assistente fotografica. All’epoca utilizzò sistematicamente per primo la tecnica fotografica della solarizzazione.

Lo scoppio della seconda guerra mondiale obbliga Man Ray, che è di origine ebrea, a rientrare negli Stati Uniti. Nel 1940 arriva a New York ma poco dopo si trasferisce a Los Angeles. In questo periodo insegna fotografia e pittura in un college, espone in varie mostre le sue fotografie, fra cui anche alla galleria di Julien Levy di New York. Finita la seconda guerra mondiale Man Ray ritorna a Parigi, dove vivrà fino al giorno della sua morte, in questi anni continua a dipingere ed a fare fotografie. Nel 1975 espone le sue fotografie alla Biennale di Venezia.

Negli ultimi anni della sua vita Man Ray fece spesso ritorno negli Stati Uniti, dove visse a Los Angeles per alcuni anni. Tuttavia egli considerava Montparnasse come casa sua e vi fece sempre ritorno e fu lì che morì il 18 novembre 1976. Venne seppellito nel cimitero di Montparnasse. Il suo epitaffio recita: “Non curante, ma non indifferente.”

Da Wikipedia