Biennale della fotografia femminile e Musa Fotografia

A marzo 2020 Mantova ospiterà la prima edizione della Biennale della Fotografia Femminile, ideata dall’Associazione la Papessa e con la direzione artistica di Alessia Locatelli; un evento che porterà in città a partire dal 5 marzo mostre di grandi fotografe italiane e internazionali, talk, letture di portfolio, workshop, proiezioni e residenze artistiche.

Come sapete l’anno passato ho presentato la prima edizione del Premio Musa per donne fotografe .

Il premio ha avuto moltissime partecipazioni da tutta Italia e ha visto come vincitrici: Mariagrazia Beruffi e Claudia Amatruda.

I lavori delle due autrici verranno proiettate durante lo svolgimento della Biennale, sono felice e orgogliosa di questa collaborazione. Qui il link diretto.

Claudia Amatruda, Naiade
Mariagrazia Beruffi, Chinese Whispers

Il tema di questa prima edizione è il lavoro, un tema quanto mai attuale e scottante, che riguarda tutti, al di là del genere, ma un tema particolarmente delicato se declinato al femminile; la Biennale ha quindi, tra gli altri, lo scopo di veicolare messaggi di uguaglianza attraverso la fotografia. La professione fotografica è una delle industrie che vede una maggioranza di uomini tra le sue file, anche se negli ultimi anni numerose fotografe sono salite alla ribalta del grande pubblico dimostrando di avere dalla loro forza, ingegno e sensibilità per affrontare tematiche anche forti e crude.

Questo il link al sito

Questo il link al programma specifico

Eventi Musa da non perdere a Novembre

Serate a tema con autori fotografi, autori di libri o case editrici presentano i propri progetti. Questi eventi sono GRATUITI e non serve prenotazione.

Date:

8 novembre 2019 ore 19.00

Premio Musa Inaugurazione mostra e premiazione vincitrice, Mariagrazia Beruffi con “Chinese whispers”

Fotografia di Mariagrazia Beruffi

29 novembre 2019 ore 19.00

Federico Montaldo Presentazione del libro “Manuale di sopravvivenza per fotografi”

Montaldo
Copertina del libro di Federico Montaldo, editore Emuse

Intervista a MariaGrazia Beruffi, vincitrice del Premio Musa

Buongiorno, oggi per voi un’intervista della vincitrice della prima edizione del Premio Musa per donne fotografe.

Appassionatevi anche voi allo splendido lavoro di Mariagrazia Beruffi e ascoltate cosa ha da dirci, sul suo approccio alla fotografia.

Qui inoltre trovate una presentazione scritta da Ylenia Bonacina, giovane curatrice

Il lavoro di Mariagrazia Beruffi Chinese Whispers cerca di andare ad indagare quel particolare stato d’animo che le nuove generazioni di ragazzi cinesi stanno affrontando. Una sottile linea divide la loro identità tra un presente frettoloso e distratto ed un passato ancora ancorato alle tradizioni su cui si basa la loro cultura millenaria.

Le immagini, realizzate tra Nanchino, Shanghai, Xiamen e le montagne di Huangshan, nascono da incontri casuali nei bar, nei centri commerciali ed in metropolitana. Qui l’autrice immortala volti nitidi ed incisivi che vengono resi in maniera quasi distorta. I primi piani di questi giovani ragazzi risultano essere assordanti per colui che li osserva: la ripresa ravvicinata usata dall’autrice spinge l’osservatore ad un’analisi personale ed intima di questa realtà che i protagonisti di questo racconto stanno vivendo. I loro sguardi sono sfuggenti, non diretti e persi così come è la loro vita in questo momento: indefinita, confusa, oscura.

Nel racconto, questi ritratti si alternano perfettamente con le fotografie di alberi, rami e paesaggi. Due volti molto vicini tra di loro si intrecciano come rami di un albero: rami e visi si cercano l’un l’altro. Le fotografie che Mariagrazia Beruffi inserisce tra i numerosi ritratti sfuggenti sembrano essere il mezzo attraverso cui rimanere aggrappati alle radici della propria cultura. I paesaggi sono anch’essi cupi, così come lo erano i ritratti, ma sembrano essere un ricordo lontano di un passato indefinito.

Le ultimi immagini si differenziano dal resto del racconto: è un finale leggero, quasi fiabesco. Lo spettatore sente il suo animo sollevarsi dopo tanta inquietudine provata durante la visione. I toni caldi e queste fronde leggere concludo il racconto.

Quella proposta da Mariagrazia Beruffi è sicuramente una visione enigmatica del contesto e della situazione esaminata. La sua fotografia è istintiva e soggettiva e racconta in modo personale ed intimo ciò che ha visto e vissuto attraverso la sua macchina fotografica.

Ylenia Bonacina

Buona lettura

Sara

Quando hai cominciato a fotografare e quando hai capito che questa sarebbe una grande passione per te?

Ho iniziato ad interessarmi alla macchina fotografica  solo per l’ esigenza pratica di produrre materiale pubblicitario  per una persona a me molto vicina.  Ma, nell’approdare ad un corso avanzato ho scoperto che la fotografia era qualcosa d’altro che io ho intravisto come espressione di esperienza di vita.  Mi sono buttata da subito nello studio dei grandi autori non solo classici ma anche e soprattutto contemporanei. E nel frattempo ci ho provato anch’io.

Le tue fotografie hanno richiami  quasi soprannaturali, irreali, pur essendo scattate in strada. Questo linguaggio è stato scelto per evadere la realtà o per rappresentarla oniricamente?

Nessuna delle due. Io sono fortemente legata alla realtà, non voglio, per scelta, né evadere né rappresentarla oniricamente. La mia non è una rappresentazione ma un’immersione per trovare forse l’aspetto più intimo e vero. Poi quello che succede non lo posso prevedere con il ragionamento. Non pianifico nulla. Mi lascio sorprendere poi, al computer, da quello che ho scattato. Inconsciamente opero delle scelte, ovvio. L’inquadratura, la scelta dei soggetti, la distanza, i colori o non colori. Tutto viene condizionato da una visione personale che è il risultato della conoscenza di luoghi e persone ma anche da tutte le immagini che ho fatto mie e che inevitabilmente popolano l’immaginario del fotografo. Un esempio. Il mirto è un controluce sparato con l’irrigazione che mi lava l’obbiettivo ma nella mia testa è quello dei poeti cinesi con quel sole che sembra una luna. Ma questo lo so solo io. Ognuno si fa il film che vuole partendo dal mirto che è però reale.

Quale è il messaggio che vuoi lanciare attraverso i tuoi scatti, e quanto credi dietro ci sia  principalmente la necessità di seguire un’estetica precisa?

Il mio fine è la fruizione immediata di un significante, non di un significato. La descrizione, le informazioni sono noiose se non c’è una precisa esigenza documentaristica. Tutto il resto concorre a creare un’empatia con il fruitore dell’immagine e fondamentale è la postproduzione, quindi l’estetica. Le mie immagini raw mancano di forza espressiva, non dico che non funzionerebbero, l’impatto che ottengo è calibrato dalle mie scelte estetiche.

Qual’è la difficoltà maggiore che incontri in fotografia?

 Due difficoltà. Il tempo che non basta mai per quello che vorrei fare e cioè dedicare un periodo senza scadenze ad un progetto. Mi piacerebbe anche  avere qualcuno che mi accompagna, supporta e sopporta.

Quale credi sia il futuro della fotografia e della tua fotografia?

 Vedo che la fotografia sta conoscendo una sorta di rinascimento per il grande interesse e passione che suscita ultimamente. I circoli fanno a gara per iniziative e incontri, i festival, a tutti i livelli, ormai non si contano e possiamo essere orgogliosi di avere grandi eventi internazionali  in tutta la penisola. Il risultato credo sia che l’asticella sia destinata ad alzarsi sempre di più. Per quel che mi riguarda non so. Navigo a vista e spero di continuare ad essere curiosa di scoprire cosa c’è oltre l’orizzonte.

Che consiglio daresti ad una giovane fotografa che volesse intraprendere oggi questa carriera? 

Non mi sento di dare consigli particolari anche perchè una carriera ha esigenze diverse dalle mie. In ogni caso, uno credo possa valere per tutti quelli che vogliono crescere in questo campo.  Studia (non la macchina fotografica), studia, studia e  poi scatta.

Come hai avuto l’idea di creare Chinese whispers? 

Come per tutti i miei progetti mi ci sono ritrovata in mezzo. Mio figlio vive in Cina quindi ne approfitto. Dopo alcuni approcci faticosi perchè il paese  è difficile da capire per noi occidentali, me ne sono innamorata.  Forse il silenzio, la incapacità di affrontare apertamente temi sensibili, una inevitabile accettazione e capacità di attesa di un futuro ancora molto nebuloso. Tutto così incredibile per noi che viviamo in un chiasso mediatico assordante e devastante. Sono solo all’inizio, c’è ancora tanto da dire.

Parlami del lavoro tuo che ti ha maggiormente soddisfatta dal punto di vista fotografico. 

Quando la fotografia va oltre la sperimentazione di una realtà per diventare mezzo di conoscenza e crescita stimolando affetti e bellezza interiore allora si può essere soddisfatti. Il mio lavoro “Un altro mondo” ha portato e continua a portare un messaggio importantissimo perchè gli scatti, oltre ad aver creato un legame bellissimo tra me e mio nipote Richi, fanno anche si che persone lo guardino, se ne innamorino e pensino al significato di essere Asperger. Un momento seppur breve di riflessione ma che vale tantissimo in una società tanto ignorante, frettolosa e indifferente.

Premio Musa: le vincitrici

Buongiorno!

Ad aggiudicarsi il  riconoscimento della prima edizione del Premio Musa per donne fotografe sono state Mariagrazia Beruffi con “Chinese Whispers” e  Claudia Amatruda con “Naiade”. GRAZIE a tutte le partecipanti!

La selezione attenta della giuria, composta da, Anna Luccarini, Laura Davì, Sara Munari, Shobha Battaglia e Simona Guerra, ha decretato “Chinese whispers” miglior portfolio per questa prima edizione del Premio dedicata alla fotografia al femminile.
Il lavoro di Mariagrazia Beruffi affronta con un linguaggio forte e coerente il tema dei cambiamenti di una parte della società cinese e della affermazione dei giovani in bilico tra le tradizioni e contemporaneo, caratterizzato da una “società frettolosa e distratta”, come dice l’autrice.
La sua fotografia, alterna immagini sfuocate, mosse a ritratti nitidissimi di volti ravvicinati, quasi distorti. Sebbene i volti siano riconoscibili pare che l’intento sia di raffigurare un tempo e uno spazio non definibile, in cui i soggetti ti schiaffeggiano, durante lo scorrere delle fotografie, con espressioni quasi irreali.
Mariagrazia porta una visione enigmatica e comunque ricca di significato. Uno sguardo maturo accompagnato da un linguaggio altrettanto articolato.
http://www.mariagraziaberuffi.com

Qui un articolo che le avevamo già dedicato sul blog per un altro lavoro

Biografia di Mariagrazia. Vivo tra Brescia, città natale, e Trieste. Dopo un periodo di insegnamento di lingue straniere ho iniziato un percorso di grafica che mi ha avvicinato alla fotografia. Da subito il mio interesse si è rivolto non tanto alla tecnica quanto alla scoperta dei grandi autori classici e contemporanei e, soprattutto, all’atto fotografico come esperienza di vita. Prediligo una fotografia del reale ma molto istintiva, imprevedibile e soggettiva. Anche se ispirata da un interesse specifico verso una situazione, fatto o stato particolare, non vuole essere reportage, né rappresentazione di un concetto. Nasce invece da incontri casuali che, pur nella loro fugacità, si tramutano spesso in esperienze di condivisione.

La vincitrice avrà diritto ad una settimana di Residenza d’artista presso Musa, a Monza, che coinciderà con l’inaugurazione della mostra prodotta dal lavoro.

Data Mostra 8 Novembre 2019 ore 19.00. La data non può essere cambiata per rispettare la programmazione di Musa.

La vincitrice ha inoltre diritto ad un tutoraggio per la produzione di progetti nuovi o in itinere, durante la settimana di soggiorno, da parte di Sara Munari e Alessia Locatelli, curatrice e critica professionista. La vincitrice si confronterà ai fini di migliorare un progetto esistente o ideare un progetto fotografico nuovo, con due professioniste del settore.

La vincitrice potrà esporre il progetto selezionato nella galleria di Mu.Sa, la stampa professionale del progetto, sarà a carico di Musa e verrà successivamente donata alla fotografa selezionata. La mostra sarà stampata presso Fotofabbrica, laboratorio di Piacenza, specializzato nella stampa fine art di fotografie, il laboratorio offre un ottimo servizio che va dalla postproduzione fino alla consegna della mostra in galleria. Sponsor del Premio.

E-BOOK al vincitore verrà prodotto un e.book dalla casa editrice EMUSE vendibile sulle più importanti piattaforme internet.

Il secondo premio se lo aggiudica Claudia Amatruda con “Naiade”, progetto fotografico che nasce da un’esigenza personale della fotografa di raccontare, attraverso un diario personale, la realtà che la stessa ha vissuto a causa di una malattia rara da cui è stata colpita. Una malattia “invisibile” non percepibile guardando Claudia.
Durante le visite in ospedale, le cure e le difficoltà che la giovane donna ha dovuto affrontare per superare una malattia, prende corpo il suo progetto.
La fotografa dice di sé:
Gli autoritratti riescono lì dove lo specchio è un limite: guardarmi dentro. La fotografia mi sta salvando la vita.

www.claudiamatruda.com

Biografia di Claudia. Claudia Amatruda (1995, Foggia, Italy) frequenta il Master sul Progetto Fotografico(2017-2018) con il docente Michele Palazzi alla scuola “Meshroom Pescara” ed attualmente segue il corso di laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia, indirizzo Graphic Design. Nel 2015 vince una borsa di studio e una mostra al Teatro Fondazione San Carlo di Modena e nel 2016 realizza una mostra personale permanente presso l’Università di Foggia. La sua ricerca fotografica è stata completamente stravolta dalla consapevolezza di una malattia che da poco ha irrotto nella sua vita, e trova nell’utilizzo dell’autoritratto e nella descrizione fotografica degli ambienti in cui vive, la possibilità di riscatto. Un lavoro di lungo periodo che ha prodotto nel 2018, con l’aiuto di una campagna di crowdfounding e curato da Fiorenza Pinna, la produzione di ‘Naiade’, un self publishing con tiratura di mille copie, presentato la prima volta all’interno della mostra UNFOLD_Pescara e successivamente nel 2018 ‘Naiade’ è presente al Funzilla Fest 2018 – Roma. Nel 2019 presenta il libro fotografico nelle scuole di fotografia a Bari, Roma, Lecce e Pescara. Espone in collettive a Napoli, Roma e Foggia. Attualmente alla ricerca predilige la fotografia come strumento di racconto di se a partire da una nuova consapevolezza.

Claudia di aggiudica una fotocamera X-T30 in kit con XF18-55mm – Offerta da FUJIFILM ITALIA sponsor del premio.

Ringrazio la giuria, amici e sponsor per avermi permesso di creare questo premio.

Emusebooks

fujifilitalia

fotofabbrica

Mariagrazia Beruffi, nuovo autore Mu.Sa.

Con Mariagrazia Beruffi abbiamo ricominciato a selezionare gli autori di Mu.Sa. del 2017. Speriamo vi piaccia!

 

SOTTO IL TRENO DEL CIELO

Sotto lo “Sky Train” che su enormi piloni di cemento attraversa tutta la città e una giungla di cavi elettrici scorre la vita a Bangkok. Traffico, umidità, cibo, sudore, sesso e droga sono ciò che travolge i sensi di chi percorre quelle strade congestionate. Sopra la ferrovia svettano alberghi di lusso e grattacieli dalle forme improbabili. Sotto, vive un mondo di miseria, topi e scarafaggi dove la gente respira attraverso mascherine inutili. Uomini, donne, transgender, non fa differenza. Serve solo vendere l’unica cosa che la natura ha dato loro per sopravvivere, un corpo giovane, ma per poco.

Mi chiamo Mariagrazia Beruffi, vivo a Brescia e non sono una fotografa. Sono insegnante di lingue straniere ma dopo un percorso di studi di grafica ho scoperto la fotografia e nel 2015 ho iniziato ad approfondire la mia conoscenza di questo mondo.  Ancora non so perchè fotografo però è diventata una passione che spero di riuscire a coltivare a lungo

www.mariagraziaberuffi.com