Menabò zinefest, editoria fotografica indipendente

Menabò zinefest è un festival di due giorni dedicato all’editoria fotografica indipendente, rivolto nello specifico alle fanzine e alle autoproduzioni.

Primo nel suo genere a Bologna, sarà il punto d’avvio per la creazione di un circuito per tutti quei piccoli e medi editori che arricchiscono il panorama dell’autoproduzione.

Menabò Zinefest

L’obbiettivo del festival è quello di coinvolgere un pubblico di giovani appassionati, professionisti e curiosi ponendo l’attenzione su tutte quelle pratiche che esulano dai sistemi e dai circuiti tradizionali, per creare un nuovo spazio dove garantire un’offerta eterogenea di condivisione delle idee.

Una piccola realtà, che cerca di dare un ampio respiro a questo evento. 

Gli organizzatori

La partecipazione è completamente gratuita ed è rivolta a tutti gli ziners e i piccoli/medi editori indipendenti con autoproduzioni di carattere prettamente fotografico e prezzo contenuto. 

Tutti gli espositori partecipanti al festival dovranno essere presenti per vendere le proprie fanzine (l’organizzazione non si farà carico della vendita). 

Il festival, due giorni dedicati alle fanzine fotografiche e alle autoproduzioni, si terrà al DAS – Dispositivo Arti Sperimentali di Bologna.

OPEN CALL e workshop sul sito www.menabozinefest.com 

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Diane Arbus, i libri da avere!

Buongiorno a tutti!

Continua la nostra selezione di libri da avere. Ecco quella dedicata a Diane Arbus.

Ciao

Giovanni

1

Diane Arbus – Diane Nemerov, nasce a New York nel 1923 – sposò Allan Arbus all’età di diciotto anni. Ha iniziato a fotografare nei primi anni ’40, studiato fotografia con Berenice Abbott alla fine degli anni ’40 e con Alexey Brodovitch negli anni ’50. Furono i laboratori fotografici di Lisette Model, intorno al 1957,  ad ispirarla e convincerla seriamente a  perseguire il lavoro per il quale è diventata famosa.

Le sue prime fotografie pubblicate apparvero su Esquire nel 1960. Durante il decennio successivo, lavora per Esquire, Harper’s Bazaar e altre importanti riviste, pubblicò più di un centinaio di fotografie, inclusi ritratti e saggi fotografici, molti dei quali nati come progetti personali.

Nel 1963 e nel 1966 è stata premiata con il Guggenheim Fellowship per il suo progetto su “American Rites, Manners and Customs”. Ha viaggiato attraverso il paese, fotografando le persone, i luoghi e gli eventi che ha descritto come “le notevoli cerimonie del nostro presente”. “Questi sono i nostri monumenti”, ha scritto. “Voglio semplicemente salvarli, per quello che è cerimonioso, curioso e il luogo comune sarà leggendario.”

Un insieme selezionato di queste fotografie ha attirato molta attenzione critica e popolare quando è stato presentato, insieme al lavoro di altri fotografi, nella mostra “Nuovi documenti” del Museum of Modern Art del 1967. L’audacia del suoi soggetti e l’approccio fotografico, sono stati riconosciuti come rivoluzionari.

 

Diane Arbus: An Aperture Monograph   Editore: Aperture


 

2

 

Diane Arbus è un icona della fotografia moderna. Amata in tutto il mondo da una nutrita schiera di appassionati. Conosciuta non solo nell’ambito fotografico, i suoi lavori sono diffusi e riprodotti in tutti gli ambiti della ricerca artistica o politica legata al concetto di “differenza” nella società moderna. Questo libro è uno studio sull’opera della fotografa americana. Il volume è accompagnato da alcune foto originali dell’artista, stampate in bianco e nero a tutta pagina.

 

Della fotografia trasgressiva               Editore: Nda Press

Qui un interessante articolo apparso sul nostro blog


 

3

 

Diane Arbus: Untitled       Editore: SCHIRMER/MOSEL VERLAG GMBH


4

Una straordinaria retrospettiva sull’intera carriera di Diane Arbus, presenta moltissime immagini, alcune mai viste prima, accompagnate da un saggio sul lavoro dell’artista, una discussione sulle sue tecniche di stampa, una cronologia definitiva. Oltre trecento illustrazioni a colori, estratti inediti di lettere, quaderni e altri scritti.

 

Diane Arbus: Revelations   Editore: Random House


 

5

 

Una delle artiste più originali della fotografia, esamina le celebrità del suo tempo in una notevole collezione di ritratti. Diane Arbus Magazine Work presenta oltre cento ritratti e profili che Arbus ha scritto per accompagnare le sue foto. Diana Arbus Magazine Work rivela la crescita di un artista che non ha posto un confine tra l’arte e il lavoro retribuito, e ci è riuscita, utilizzando il proprio timbro indiscutibilmente originale.

 

Diane Arbus: Magazine Work     Editore: Aperture


 

6

 

La biografia definitiva della seducente Diane Arbus, una  delle più influenti e importanti autori del XX secolo, una raccolta brillante e coinvolgente, che collega lo straordinario arco della sua vita, alle sue iconiche fotografie.

 

Diane Arbus: Portrait of a Photographer      Editore: Ecco pr


 

7

 

Nel 1967, il Museum of Modern Art ha presentato New Documents, una mostra storica organizzata da John Szarkowski che ha riunito una selezione di opere di tre fotografi i cui risultati individuali hanno segnato il potenziale artistico del medium negli anni ’60 e oltre: Diane Arbus, Lee Friedlander e Garry Winogrand. Sebbene in gran parte sconosciuti al momento, questi tre fotografi sono ormai universalmente riconosciuti come artisti di talento nella storia della fotografia. La mostra ha innescato un profondo cambiamento nel panorama della fotografia del XX secolo, e l’interesse per la mostra ha continuato a espandersi. Eppure, fino ad ora, non esisteva nessuna pubblicazione che ne catturasse il contenuto. Pubblicato in occasione del 50 ° anniversario della mostra, Arbus Friedlander Winogrand presenta riproduzioni a piena pagina delle 94 fotografie incluse nella mostra, insieme al testo originale di Szarkowski, al comunicato stampa, alle viste dell’installazione e materiale d’archivio.

 

Arbus Friedlander Winogrand: New Documents, 1967      Editore: Museum of Modern Art

Meditazione e fotografia, da leggere!

copertina

Meditazione e fotografia

Vedendo e ascoltando passare l’attimo

Diego Mormorio

Contrasto

La prima parte del testo “riflessioni introduttive” cerca di sviscerare gli aspetti tecnici e storici della fotografia e soprattutto “l’antagonismo” con la pittura, interessante a questo proposito il capitolo Movimento, pittura, realtà, fotografia riguardante la simulazione del movimento che la pittura aveva da sempre cercato di realizzare, ma solo grazie all’analisi delle immagini fotografiche, riuscita a rappresentare con efficacia.

Nella seconda parte del libro si passa ad analizzare gli aspetti meditativi della fotografia, La meditazione non è infatti un semplice mezzo per arrivare a qualcosa, ma è, al tempo stesso, il mezzo e il fine. Meditare è vedere le cose così come sono.

Probabilmente il proliferare di immagini e la semplicità nel poterle realizzare ha fatto in parte decadere l’aspetto meditativo che servirebbe avere verso quello che ci circonda, si guarda senza vedere, con la convinzione che non sia troppo importante quello che si sta guardando o che si potrà riguardare più attentamente in futuro, magari in una foto.

Probabilmente riuscire a guardare  come fosse la prima o l’utima volta è l’approccio che dovrebbe stare a monte, molto prima di scattare la foto, si dice che, nell’antica Cina, prima di iniziare a dipingere un paesaggio o solo qualche elemnto di esso, il pittore si metteva a meditare per giorni e talvolta mesi di fronte al soggetto che doveva rappresentare. Solo quando riusciva a portare dentro di sé l’essenza di quello che stava osservando, poteva cominciare a dipingere.

Questo sembra essere l’approccio che sta alla base anche della fotografia più moderna e “creativa”.

Personalmente ritengo questa lettura molto interessante, per niente banale e  scontata, piena di spunti che potrebbero farvi rivalutare l’approccio verso la fotografia.

…non posso far altro che consigliarvene la lettura, lo trovate qui

Giovanni

La guida di New York basata sulle fotografie di Weegee. Fantastica!

La New York di Weegee, 70 anni dopo. Lavoro interessantissimo sulla città.

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I libri fotografici su New York sono un genere di particolare successo, che mostrino la città nel presente o nel passato, che siano il lavoro di fotografi emergenti o prestigiosi. Tra questi ultimi c’è sicuramente Weegee, il più famoso fotoreporter di cronaca nera nella New York degli anni Trenta e Quaranta del Novecento, che ha ritratto la città in centinaia di scatti: molti saranno pubblicati nella Guida di Weegee a New York, che uscirà il 30 marzo per la casa editrice Prestel.

Le immagini, in bianco e nero, mostrano una città con poco traffico, pochi manifesti pubblicitari e molto fascino. La guida di Weegee – che per ora è soltanto in inglese, con il titolo The Weegee Guide to New York: Roaming the City with its Greatest Tabloid Photographer – è divisa in 11 sezioni, ognuna dedicata a un quartiere di New York. Le fotografie sono accompagnate da mappe, precise indicazioni e dettagliate descrizioni del punto esatto in cui Weegee si trovava al momento dello scatto. Le indicazioni sono così precise che Mark Lennihan, fotografo dell’International Center of Photography – che conserva oltre 20.000 fotografie di Weegee – ha fotografato la città com’è ora, pochi giorni fa, posizionandosi nello stesso punto.

Philomena Mariani, direttrice delle pubblicazioni dell’International Center of Photography e curatrice del libro, ha spiegato che «lo skyline di New York è incredibilmente cambiato dai tempi di Weegee, il turbinio delle costruzione di grattacieli ha nascosto negli ultimi anni molti degli storici palazzi di New York. Per questo libro abbiamo quindi scelto fotografie che mostrassero l’ambiente e la vita quotidiana della New York dell’epoca».
Weege, il cui vero nome era Arthur Felling, è famoso per aver raccontato la New York notturna di quegli anni, e soprattutto per essere stato un rapido, abile e famoso fotografo di scene del crimine. Proprio dalla sua bravura come fotografo di cronaca nera nasce il suo soprannome: “Weegee” deriva infatti da ouija, la tavoletta con le lettere dell’alfabeto utilizzata nelle sedute spiritiche. Il soprannome alludeva al fatto che la rapidità del fotografo fosse spiegabile solo con una capacità di preveggenza.
Il suo vero nome era Ascher Fellig: era nato nel 1899 a Leopoli, che ora si trova in Ucraina ma all’epoca faceva parte dell’Impero astroungarico. Emigrò con la famiglia a New York nel 1909, dove cambiò nome in Arthur e a 14 anni iniziò a lavorare come fotografo. Nel 1934 si licenziò dalla Acme Newspictures (che sarebbe poi diventata la United Press International Photos) – dov’era assunto come tecnico della camera oscura – e si mise a fare il freelance: bazzicava nel quartier generale della polizia di New York e appena arrivava la notizia di un delitto “interessante” ci si fiondava per scattare le foto e poi venderle. Nel 1938 ottenne il permesso di installare una radio della polizia nella sua auto, nel cui bagagliaio aveva anche allestito una piccola camera oscura, e riuscì a velocizzare ancora di più il suo lavoro.
Weegee è stato anche fotografo di moda, di star del cinema, di gente nei cinema, e, semplicemente, di New York. È oggi associato alla città e alla sua vita notturna così come, ad esempio, Brassaï è stato associato alla Parigi di quegli stessi anni. Ha collaborato con Stanley Kubrick lavorando come assistente agli effetti speciali per Il dottor Stranamore (l’accento austriaco del protagonista è ispirato al suo), mentre la sua stessa vita ha anche ispirato un film: Occhio indiscreto, uscito nel 1992 e diretto da Howard Franklin. Weegee è morto a New York il 26 dicembre del 1968 a 69 anni. Il suo archivio è conservato dall’International Center of Photography: comprende 20 mila stampe, negativi, manoscritti, lettere e oggetti personali.

Foto: (AP Photo/Copyright Weegee/The International Center of Photography, Mark Lennihan)

Postato da Anna