Cammie Toloui,5 Dollars for 3 Minutes

Cammie Toloui è nata e cresciuta nella baia di San Francisco. Si è laureata in fotogiornalismo alla San Francisco State University. Il suo lavoro di fotografa documentarista l’ha portata in Russia, all’interno di ambulanze, strip club e altri mondi pubblici/privati.

Il suo lavoro è stato esposto alla Tate Modern di Londra, al San Francisco Museum of Modern Art, al New Museum of Contemporary Art di New York, alla San Francisco Camerawork Gallery e alla Wight Art Gallery di Los Angeles.

Ha ricevuto il New York Times Award for Excellence in Photojournalism, la Greg Robinson Memorial Photojournalism Scholarship e ha avuto l’onore di partecipare all’Eddie Adams Workshop.

Nel 2021 il suo libro della serie Lusty Lady 5 dollari per 3 minuti è stato pubblicato da Void.

Continua a documentare la sua vita e a svelare i tabù attraverso la sua fotografia, i suoi gioielli e la sua band, le Yeastie Girlz.

Tutte le immagini sono di Cammie Tolui

LUSTY LADY ‘5 Dollars for 3 Minutes’

Le fotografie di Lusty Lady sono state scattate all’inizio degli anni Novanta, era una studentessa di fotogiornalismo, non poteva permettersi il costo delle enormi quantità di pellicola e carta necessarie per i corsi, così facendosi coraggio fece un colloquio per diventare spogliarellista, ciò gli permetteva di guadagnare abbastanza soldi.

Durante il corso di fotogiornalismo gli venne chiesto di lavorare sulla propria vita quotidiana,

la fotografa decise così di fotografare i clienti del locale Lusty Lady Theater per cui offriva un dildo show gratuito in cambio di una o due foto. Cinque dollari significavano tre minuti di tempo per guardarla spogliarsi, posare e (far finta di) masturbarsi, mentre il cliente poteva fare quasi tutto quello che voleva.

Cammie Tolui:

“La verità è che ho trovato liberatorio fare la spogliarellista. Chi l’avrebbe mai detto? Mi ha permesso di liberarmi delle inibizioni sessuali; mi ha dato un enorme bacino di amicizie femminili forti, intelligenti, radicali, aperte e molto divertenti; mi ha dato la possibilità di avere un reddito decente che mi ha permesso di essere indipendente, mi ha sostenuto durante il mio percorso universitario e mi ha offerto un’enorme opportunità creativa che ha portato a una vita di riconoscimenti artistici positivi e, infine, a questo stesso libro”.

Nonostante il progetto sia stato esposto in istituzioni prestigiose, ciò che è stato mostrato sono scatti di lei, di clienti vestiti o delle poche coppie eterosessuali della serie.

Le immagini di uomini in erezione sono rimaste in gran parte inedite. “I curatori e gli editori hanno scelto le immagini in cui c’era una donna, perché è sicuro”, dice Toloui. “Siamo abituati a vedere le donne in un contesto sessualizzato. Ma per me era così frustrante che non mostrassero il vero lavoro, cioè gli uomini che si masturbano. È la maggior parte del lavoro”.

Ci sono voluti quasi 30 anni e uno specialista emergente di libri fotografici, Void di Atene, per pubblicare tutta la serie al completo;

questo riflette una maggiore apertura contemporanea sul lavoro sessuale e sulla sessualità femminile, ma anche il fatto che ora ci sono più artiste, editori e curatori donna, “quindi non sono solo gli uomini a decidere cosa può essere visto”. Tuttavia, l’autrice afferma che c’è ancora molto da fare per mostrare lo sguardo femminile e la sessualità maschile, e aggiunge che farlo aiuterà anche gli uomini. Se il patriarcato stabilisce determinati ruoli per le donne, lo fa anche per gli uomini, sottolinea l’autrice; per alcuni dei suoi clienti, il Lusty Lady era l’unico posto in cui potevano far cadere la maschera. Era l’unico posto, forse, dove potevano mostrare i loro veri desideri, la lingerie sotto l’uniforme.

Cammie Tolui:

“Questi uomini non stanno fingendo”, dice. “Tutte quelle cose che si vedono ogni giorno, uomini che devono pavoneggiarsi, ingigantirsi, camminare a testa alta o parlare da duri, sono un fardello per chi non è così. Ma agli uomini è permesso di essere qualcosa di diverso dall’ideale maschile? Questa rivoluzione deve ancora avvenire”.

Sitografia:

https://www.discardedmagazine.com/portfolio/cammie-toloui-on-creating-a-mirror-to-male-gaze/

https://www.cammiet.com/lusty-lady

https://www.theguardian.com/culture/2021/aug/16/cammie-toloui-camera-sex-worker-photojournalist

https://void.photo/5dollars

https://i-d.vice.com/en/article/v7e7km/feminist-strip-club-90s

Cristina Garcìa Rodero, avere posate d’argento non renderà il tuo cibo più gustoso

“La fotocamera ti aiuta, ma il motore è il tuo cuore o la tua testa. Avere posate d’argento non renderà il tuo cibo più gustoso” (C.G.Rodero)

Articolo di Giovanna Sparapani

SPAIN. Almonte. 1977. The virgin returns to the temple. Cristina Garcìa Rodero

Nata a Puertollano in Spagna nel 1949,  dopo aver studiato pittura presso la Scuola di Belle Arti di Madrid, decide di dedicarsi esclusivamente alla fotografia, materia che ha insegnato fino al 2007 nella stessa Università.  In un’ interessante intervista pubblicata sul sito dell’Agenzia Magnum, la Rodero racconta che dopo la laurea si era recata a Firenze per studiare fotografia, ma, delusa dagli insegnamenti ricevuti nella città del giglio, aveva optato per la fotografia di strada al fine di ottenere interessanti reportage. A questo proposito con modestia la fotografa afferma che: “Il reportage è una scuola di vita. I tuoi insegnamenti si basano su errori ed errori”.

Una delle sue più compiute e importanti ricerche è rivolta a documentare le feste popolari e le tradizioni religiose spagnole, attraverso un cospicuo numero di fotografie raccolte  nel libro España Oculta, (ed.Lunwerg, Barcellona 1989); il volume che è stato ristampato più volte e tradotto in diverse lingue, ha ottenuto al Festival di Fotografia di Arles l’ambito riconoscimento di “ Book of the year Award”. Inoltre, dopo aver vinto l’importante Premio di Fotografia Nazionale in Spagna nel 1996, è stata la prima donna spagnola nominata nel 2009 membro effettivo dell’Agenzia Magnum.

SPAIN. La TrinitŽ, Lumbier, Espagne, 1980 – Cristina Garcìa Rodero

Una profonda cultura etnologica e antropologica, ricca di riferimenti artistici e letterari, le ha consentito di indagare sulle radici del popolo spagnolo, attraverso una ricerca per immagini sul  mondo rurale e la ritualità arcaica: le sue fotografie trascendono la mera cifra documentaristica alla ricerca di una qualità estetica e narrativa potente.

Gli scatti in bianconero dai netti contrasti chiaroscurali riescono ad affascinare l’osservatore, evidenziando il mistero e una spiritualità antica che trascende una visione oggettiva della realtà. La fotografa non indugia su particolari folkloristici di facile richiamo: le persone umili, che partecipano ai riti, sono colte nella loro semplicità che le rende affascinanti e talora inquietanti, come le immagini degli uomini incappucciati vestiti di lunghe tuniche che lasciano intravedere solo gli occhi e i piedi scalzi, intangibili fantasmi che vagano in gruppo durante le processioni attraverso le strade dei paesi: il bianconero è molto contrastato, le inquadrature e i tagli sono audaci a evidenziare con forza e passione la vita quotidiana degli umili, in una parola, degli ultimi che tengono vive  con determinazione le loro tradizioni popolari e religiose.

Cristina Garcia Rodero A onze heures au Salvador, Cuenca. Spain. 1982

Il suo sguardo appassionato  si sofferma sugli atteggiamenti delle donne che sfilano incappucciate in nero e sugli uomini che portano sulle spalle pesanti croci,  evidenziando con forza come dai loro sacrifici arcaici trasudino significati legati alla sfera della  carnalità e dell’ erotismo. Di eccezionale intensità espressiva sono il ritratto dell’uomo con candelotti poggiati sulla testa che colano cera sul suo volto e della donna ritratta con quattro candele dentro la bocca che sembrano soffocarla.

Fotografia di Cristina Garcìa Rodero

“All’epoca pensavo di poter fare qualcosa in cinque anni, ma alla fine ne ho presi 15. Più facevo ricerche, più trovavo. Ed è diventata una sfida per me, scoprire queste tradizioni nascoste, farle conoscere, fare in modo che non si perdessero nella storia. Ho cercato di fotografare l’anima misteriosa, vera e magica della Spagna popolare in tutta la sua passione, amore, umorismo, tenerezza, rabbia e dolore, in tutta la sua verità raccontando i momenti pieni ed intensi nella vita di personaggi così semplici e irresistibili, come fosse una sfida personale nella quale ho investito tutto il mio cuore”. (G.C.R.).

SPAIN. 1980. Salve a la Vierge de Ujué, Lumbier. Cristine Garcìa Rodero

Cristina Garcia Rodero Waiter chocolate with churros Cartagena. Spain. 1981

Cristina Garcìa, curiosa e solidale con il genere umano di tutto il globo, si è interessata a documentare anche le tradizioni e i riti popolari e religiosi di altri paesi, dedicando particolare attenzione ai luoghi e alle tradizioni di Haiti e dell’America Latina, in particolare del Venezuela.  Il suo lavoro “Rituals in Haiti” fu esposto per la priva volta alla Biennale di Venezia nel 2001.

 In Italia, più o meno nello stesso periodo, quando fiorivano studi etnologici e antropologici, la fotografa napoletana Marialba Russo ha prodotto un prezioso lavoro in cui documenta con occhio attento e partecipato le tradizioni religiose e popolari del sud Italia.

PINO BERTELLI, la Fotografia ribelle, Interno4 2022, Rimini

https://www.magnumphotos.com

https://www.fotografiaartistica.it

Articolo di Giovanna Sparapani

L’articolo ha solo scopo didattico e culturale, le fotografie sono dell’autrice e non possono essere usate per fini commerciali.

La post-fotografia di  Isabelle Minh

Articolo di Giovanna Sparapani

Nata a Schötmar in Germania nel 1965, vive e lavora in Francia, a Parigi.

Ha studiato matematica e si è laureata in ingegneria all’École Nationale Supérieure d’Ingenieurs  a Caen in Normandia, frequentando contemporaneamente l’École Nationale Supérieure de la Photographie di Arles: dopo i suoi primi lavori svolti a Berlino in qualità di ingegnere, ha lasciato la sua professione per dedicarsi interamente alla fotografia, fino a diventare un’artista concettuale a tutto tondo.

Flickr, after Paul Sharits

“ Alcuni anni fa, quando mi sono resa conto di quanto la rivoluzione digitale avesse cambiato decisamente il nostro rapporto con la fotografia, ho deciso di abbandonare la mia pratica tradizionale del mezzo….” (I. LM) . Allontanatasi gradualmente dalla riproduzione del mondo reale, si è concentrata ad analizzare  il ruolo della fotografia nella società contemporanea, al fine di comprenderne l’essenza più profonda. Ha dedicato i suoi studi con metodica precisione – derivatale senza dubbio dalla sua formazione scientifica – ai mezzi e ai dispositivi che permettono di fissare le immagini dalle quali oggi siamo letteralmente invasi.

Al 2008 risale una serie di fotografie dal significativo titolo “ Trop tôt, trop tard” in cui Isabelle si dedica ad analizzare alcune immagini fotografiche del grandissimo Henry Cartier Bresson, con la finalità di destrutturare la teoria dell’ “istante decisivo”. “Henry Cartier Bresson è stato un modello per molti che si avvicinavano alla fotografia verso la fine degli anni ’80, per i quali il rispetto di alcune regole quale ‘l’istante decisivo’, la composizione bilanciata…erano garanzie di riuscita dell’immagine” (I. LM).La Le Minh intuisce che, con il diffondersi della tecnica digitale, questa teoria inizia a scricchiolare perché l’uso di Photoshop permette di intervenire per superare i difetti e ricomporre le immagini a nostro piacimento: il mondo della fotografia ha subito una trasformazione radicale. Con coraggio decide di destrutturare alcune delle foto più celebri di Cartier Bresson, togliendo ciò che per il fotografo francese incarnava “il momento decisivo” come ad esempio  il famoso ‘salto’: ne escono fuori delle immagini completamente diverse in cui la cifra dominante diviene la solitudine e il silenzio. Inoltre grazie a queste fotografie ‘destrutturate’  comprendiamo la robusta impalcatura geometrica e il deciso contrasto di ombre e luci che stanno alla base delle fotografie del grande francese.

Isabelle Le Minh, da Cartier Bresson Cartier Bresson

 Si tratta di un’operazione altamente concettuale che ci invita a riflettere sull’essenza stessa della fotografia, sui suoi limiti, sull’originalità delle immagini in un mondo in cui possono essere manipolate all’infinito.

Mi piace ricordare, in mezzo a importanti lavori che hanno visto Isabelle protagonista di numerose esposizioni in tutto il mondo, l’imponente mostra del 2017 in Normandia a Rouen, dal titolo assai esplicativo “ After Photography &Beyond”, in cui l’artista esplora i diversi campi della fotografia, soffermandosi sulla storia, gli oggetti, le tecniche, gli usi e  i principali fondamenti teorici di essa.

 Celebre la sua serie di foto del 2015, dedicata ad immortalare obiettivi fotografici delle più svariate epoche che campeggiano come geometriche sculture cilindriche su fondi rigorosamente bianchi, in composizioni che richiamano in modo esplicito le immagini degli  edifici industriali dei coniugi Becher, da cui il titolo “ Objektiv, after Bernand and Hilla Becher”.

Isabelle Le Minh, Objektiv

… non più la fotografia come mezzo per rappresentare il mondo, ma l’arte come mezzo per mettere in discussione la fotografia” (I. LM)

BIBLIOGRAFIA

A.A.V.V. After Photography & Beyond, catalogo dell’esposizione “ After Photography” presentata a Frac Normandie Rouen, Sotteville-les-Rouen nel 2017. Ed. Dilecta, Parigi

Per conoscere il lavoro dell’artista:  https:/ galeriegaillard.com Isabelle Le Minh

Tutte le immagini sono di proprietà dell’artista e sono proposte esclusivamente per scopo didattico e culturale.

Articolo di Giovanna Sparapani

Ansel Adams, il documentario.

Ansel Adams: A Documentary Film è un documentario e film biografico del 2002, che ripercorre la vita del fotografo americano Ansel Adams.

Il fotografo è noto soprattutto per le sue immagini paesaggistiche del West americano.
Il film presenta immagini del lavoro di Adams attraverso filmati d’archivio e filmati originali dei paesaggi che lo hanno ispirato.

Il regista Ric Burns ha girato parti del film negli stessi paesaggi, ambientazioni delle immagini più iconiche di Adams. Il regista afferma: “per arrivare al cuore di ciò che ha ispirato Ansel Adams, abbiamo letteralmente seguito le sue orme. Abbiamo portato le nostre telecamere su pareti di roccia a strapiombo e fatto escursioni sui sentieri tortuosi che hanno portato Ansel alle sue magnifiche fotografie.

Vai a questo link per il documentario https://www.youtube.com/watch?v=LQxdrqHygbU

Ansel Adams al lavoro con il suo banco ottico.

Martha Wilson, giochi di ruolo e femminismo.

Martha Wilson (nata nel 1947) è un’artista femminista pionieristica e direttrice di galleria, ha creato opere fotografiche e video che esplorano la sua soggettività femminile attraverso giochi di ruolo, trasformazioni in costume e “invasioni” di personalità altrui.

Immagine di Martha Wilson


Nel 1976 ha fondato e dirige la Franklin Furnace, uno spazio gestito da artisti che promuove l’esplorazione, la promozione e la conservazione di libri d’artista, installazioni, video, arte online e performance, sfidando ulteriormente le norme istituzionali, i ruoli che gli artisti svolgono all’interno della società e le aspettative su ciò che costituisce un mezzo artistico accettabile.

Immagine di Martha Wilson


Mentre dirigeva la Franklin Furnace, Wilson è rimasta attiva come artista performativa, trasformandosi in personaggi pubblici come Barbara Bush (2009).
Nelle sue opere concettualmente basate su performance, video e testi fotografici, l’artista si è mascherata da uomo travestito, ha catalogato varie parti del corpo, ha manipolato il suo aspetto con il trucco e ha esplorato gli effetti della “presenza della macchina fotografica” nella rappresentazione di sé.

Immagine di Martha Wilson


L’artista ha iniziato a ricevere riconoscimenti quando, nel 1973, l’immagine e il testo della cartolina e testo Breast Forms Permutated del 1973 è stata inclusa nella mostra del critico Lucy Lippard nella mostra c. 7500 al California Institute of the Arts di Valencia; la prima mostra di questo tipo a concentrarsi sull’arte concettuale delle donne.
Nel 1978, fonda DISBAND un gruppo musicale che non sa suonare alcun strumento, tramite la voce, il corpo, qualche oggetto creano performance musicate da loro stesse.

Immagine di Martha Wilson


Martha Wilson è stata anticipatrice di espressioni artistiche basate su l’autoritratto come Cindy sherman
“Si tratta della bellezza, o della sua mancanza. Mentre intraprendevo il viaggio di giovane artista negli anni ’70, cercavo di scolpire la mia personalità occupando corpi diversi dal mio.

Immagine di Martha Wilson


Quindi uno degli sforzi che facevo, oltre a vestirmi con tutti i tipi di personaggi diversi, era quello di abbellirmi al meglio e poi di deformare il mio viso con la matita grassa bianca e nera nel tentativo di esplorare i limiti dell’apparenza. L’idea era quella di scolpire la mia personalità”
Martha Wilson


sitografia
https://www.artsy.net/artist/martha-wilson
https://www.marthawilson.com/videos.php
https://hcommons.org/deposits/item/hc:23531/
https://whitney.org/whitney-stories/martha-wilson-on-john-coplans
https://primaryinformation.org/product/disband-3

Tutte le fotografie sono di proprietà dell’artista, l’articolo ha solo scopo divulgativo e didattico

Articolo di Eric De Marchi

Nuovo autore MuSa: Marco Castelli

L’autore che vi presentiamo oggi ci ha proposto un lavoro personale che ci ha colpito.

Date un’occhiata anche voi e fateci sapere che ne pensate. Ciao Anna

Terra Mater – Ode to My Family

Le parole non sono abbastanza adatte a circoscrivere un concetto persino sfocato di tempo, e al di là di tutte i discorsi fatti oggigiorno intorno al senso di famiglia, la sua vera natura appartiene all’impercettibile traccia che lasciamo nei secoli, e alla nostra relazione col tempo stesso: nient’altro può estendere la percezione dell’effimero come fragili rappresentazioni di ricordi mai vissuti, al contempo avvalorando in maniera concreta il riconoscimento emozionale raggiunto nella posizione che attualmente dipingiamo nella cornice della vita. Terra Mater è un’ode a questo senso ampio di famiglia, che va ben oltre il legame di sangue: uno scambio eterno di connessioni umane, una metafora lirica dell’amore come unione di spazio e comprensione reciproca, una pratica quotidiana nutrita dalla linfa e dalla metrica di una pastorale arcadica.

Le parole non sono abbastanza adatte a circoscrivere un concetto persino sfocato della mia famiglia, ed è per questo che ho scelto le immagini.

Per Terra Mater, ho chiuso gli occhi dietro il mirino della fotocamera e ci ho messo il cuore davanti.

Terra Mater è stato sepolto per 10 anni, ed è il mio progetto migliore.

Dedico Terra Mater a Nora Anni. Che la luce di queste colline possa illuminare sempre il tuo sentiero.

Bio

Marco Castelli vive e lavora a Salonicco (Grecia).

La sua ricerca muove attraverso un profondo interesse per il contesto umano, utilizzando approcci differenti alle arti visive e alla comunicazione creativa.

I suoi lavori sono stati esposti, premiati e pubblicati a livello internazionale.

www.marco-castelli.com

Erwin Olaf, sensibilità, umorismo e narrativa surreale

Nato nel 1959 a Hilversum (Paesi Bassi), Erwin Olaf è un vero genio della moderna fotografia di ritratto: mischia il reportage con la foto realizzata in studio e il ritratto posato.

E’ un artista interdisciplinare perché lavora anche nel campo del video e dell’installazione.

Vive e lavora ad Amsterdam, dagli inizi degli anni 80, in uno studio fotografico ricavato da una vecchia chiesa sconsacrata.

Dopo aver studiato alla Utrecht School for Journalism, è emerso sulla scena artistica internazionale quando la sua serie Chessmen ha vinto il premio Young European Photographer of the Year nel 1988.

I suoi lavori affrontano questioni come il sesso, il desiderio, la bellezza, la violenza e la libertà e rivelano l’attrito di una realtà imperfetta nascosta sotto una facciata perfettamente curata.

©Erwin Olaf Keyhole 2011-2013

La scena preferita da Erwin Olaf è la dimensione privata: l’interno delle case, gli sguardi e le atmosfere spesso ispirate ai film anni Cinquanta, in cui fa muovere i protagonisti delle sue creazioni ( stage photography ).

Con sensibilità, umorismo e distanza brechtiana, Olaf ci attira nella sua narrativa surreale e filmica, pur mantenendo la distanza dell’osservatore critico. “È bello rinchiudere le persone in un mondo molto formale in cui tutto è quasi perfetto e poi rompere qualcosa. Poi hai il tuo dramma”, dice l’artista.

Nelle sue fotografie si passa dalla pornografia alla moda, attraverso la storia dell’arte, dalla controcultura al pop, per giungere a film di artisti come David Lynch e Brian De Palma.

I suoi lavori sono in realtà radiografie destabilizzanti dell’immaginario mediatico contemporaneo. Nonostante la diversità e frammentarietà di contenuti, è riconoscibile uno stile unico, che fa da filo conduttore, caratterizzato dalla provocazione, dalla fantasía, l’erotismo, la satira e l’umorismo.

Al fotografo olandese sono state dedicate importanti mostre personali allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Groninger Museum in Olanda, al Frankfurter Kunsteverein e al Ludwig Museum in Germania, al Paris Photo, alla Flatland Gallery di Utrecht, alla Wessel O’Connor di New York e all’Espacio Minimo di Madrid.

Un approccio audace e talvolta controverso ha fatto guadagnare all’artista una serie di prestigiose collaborazioni, da Vogue e Louis Vuitton, allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Ha lavorato come ritrattista ufficiale per la famiglia reale olandese nel 2017 e nel 2013 ha vinto l’incarico di ridisegnare le monete in euro olandesi, in circolazione dal 2014.

©Erwin Olaf – Rain

È stato premiato come Fotografo dell’anno agli International Color Awards 2006 e come Artista olandese dell’anno 2007 dalla rivista Kunstbeeld, oltre ad aver vinto il prestigioso Premio Johannes Vermeer dei Paesi Bassi. Ulteriori riconoscimenti internazionali includono il Leone d’argento al Festival dei leoni di Cannes per la pubblicità e un Lucie Award dagli Stati Uniti per l’intera sua opera.

SITOGRAFIA:

https://www.erwinolaf.com/biography

https://fotografiaartistica.it/erwin-olaf-il-desiderio-di-disinibizione/

Il post ha solo scopo didattico e divulgativo, le immagini sono di proprietà dell’autore e non verranno usate per scopi commerciali.

Articolo di Rossella Mele