Premiazione del Premio Musa e festa di fine anno – Openday

Il 20 Dicembre 2023 vi aspettiamo da Musa fotografia
FESTA DI FINE ANNO E MOSTRA PREMIO MUSA
ore 20.30 – Via Mentana 6 Monza 

Vieni a trovarci per un aperitivo insieme!

Potrai conoscere la vincitrice del settore Ricerca e concettuale del Premio e conoscere tutte le nuove attività di Musa fotografia, Ti aspettiamo!

Premiazione 4° edizione 2022 La vincitrice dello scorso anno, Benedetta San Rocco con Alessia Locatelli e Sara Munari

Il Premio Nazionale Musa per fotografe è giunto, dopo una crescita davvero considerevole in termine di iscizioni, alla sua quinta edizione nel 2023. Vi ringraziamo per la partecipazione! ­

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Mostre consigliate per il mese di dicembre

Concludiamo l’anno in bellezza, regalandoci una visita ad una delle mostre di fotografia che vi segnaliamo di seguito!

Anna

Robert Doisneau

Robert Doisneau
Robert Doisneau, Le baiser de l’Hôtel de Ville, Paris 1950 © Robert Doisneau

“Mi piacciono – ad affermarlo è stato Doisneau – le persone per le loro debolezze e difetti.
Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì a esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori.”

Il suo è un racconto leggero, ironico, che strizza l’occhio, con simpatia alla gente.
Che diventa persino teneramente partecipe quando tratta innamorati e bambini.

Dal 15 novembre 2023 fino al 14 febbraio 2024 il Piano Nobile del Palazzo della Gran Guardia ospiterà la mostra evento “Robert Doisneau”.

Una grande retrospettiva, che ripercorre le vicende e l’abilità creativa dell’artista francese attraverso 135 immagini iconiche in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau e Montrouge.

Tra le opere in mostra l’iconico bacio de Le Baiser de l’Hotel de VilleParis, 1950, scattata davanti al municipio di Parigi e tra le più riprodotte al mondo. Il percorso espositivo è arricchito inoltre dalla proiezione di alcuni estratti del film di Clémentine Deroudille “Robert Doisneau. Le Révolté du merveilleux” e da un’intervista al curatore della mostra, Gabriel Bauret.

Quello che cercavo di mostrare era – racconta Doisneau – un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere.”

15 novembre 2023 – 14 febbraio 2024 – Palazzo della Gran Guardia – Verona

DAVID “CHIM”SEYMOUR Il Mondo e Venezia – 1936-56

Al Museo di Palazzo Grimani, grande monografica di “Chim” Seymour.  

Fu tra i fondatori di Magnum Photos.

Una sezione interamente dedicata a Venezia

“‘Tutto ciò di cui hai bisogno’, disse una volta mentre un noto fotografo parlava della psicologia dietro una delle sue foto, ‘è un po’ di fortuna e muscoli sufficienti per far scattare l’otturatore.’

Avrebbe potuto aggiungere: un buon occhio, un cuore e un fiuto per le notizie. Perché tutti questi erano evidenti nel suo lavoro “.

(Judith Fried su David Seymour)

Molti non sanno che la celebre fotografia realizzata a Venezia che coglie l’approdo apparente del gondoliere alla stazione di rifornimento della Esso sul Canal Grande è stata realizzata da David Seymour nel 1950 in concomitanza di un progetto dedicato all’Europa del dopoguerra.

In quell’occasione il fotografo realizzò un importante reportage dedicato a Venezia caratterizzato da uno sguardo attento, curioso e a volte ironico. Scatti che ritraggono momenti di vita quotidiana o particolari specifici della città lagunare come gli onnipresenti pennuti dell’universo veneziano, i colombi.

È a David ‘Chim’ Seymour che il Museo di Palazzo Grimani (Direzione regionale Musei Veneto del Ministero della Cultura) dedica, dal 6 dicembre 2023 al 17 marzo 2024, il secondo appuntamento con i maggiori protagonisti della fotografia internazionale del Novecento e che hanno, nella loro carriera, scelto di interpretare quell’unicum che è rappresentato da Venezia.

Il progetto, promosso dalla Direzione regionale Musei Veneto – Museo di Palazzo Grimani in collaborazione con Suazes, ha debuttato lo scorso anno con la fortunata monografica su Inge Morath presentata con il titolo “Fotografare da Venezia in poi”, ammirata da oltre 30 mila persone.

“Questa mostra d’inserisce in una specifica progettualità che mira a far conoscere la produzione artistica di celebri maestri della fotografia e al contempo mostrare loro reportage dedicati alla città lagunare, esponendoli all’interno dei meravigliosi spazi di Palazzo Grimani”, anticipa il curatore Marco Minuz.

Nel caso di questa mostra dedicata a David Seymour saranno circa 200 i pezzi esposti tra fotografie, documenti, lettere e riviste d’epoca. Ad essere rappresentati nelle 150 immagini selezionate, collocate cronologicamente tra il 1936 e il 1956, saranno i più importanti reportage del fotografo polacco, come la Francia del 1936, la Guerra Civile spagnola, l’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, il progetto del 1948 intitolato “Children of War”, commissionato dall’UNICEF e dedicato agli orfani di guerra, Israele ed Egitto negli anni Cinquanta del secolo. A questi si aggiungono le serie Ritratti e Personalità, nonché il già menzionato nucleo di foto realizzare a Venezia.  

A completare la descrizione del “mondo” di Chim, una cinquantina di documenti, tra cui una sezione con alcuni documenti dedicati alla Maleta Mexicana, la celebre valigia messicana piena di tesori fotografici che si credevano perduti per sempre (riferiti alla guerra civile spagnola) e invece ritrovati con commozione e sorpresa a Parigi nel 1995 ed ora di proprietà dell’ICP di New York.

David Szymin nacque nel 1911 a Varsavia da una famiglia di editori che realizzavano opere in yiddish ed ebraico. La sua famiglia si trasferì in Russia allo scoppio della prima guerra mondiale per tornare successivamente a Varsavia nel 1919.

Dopo aver studiato stampa a Lipsia, chimica e fisica alla Sorbona negli anni Trenta, Szymin decise di rimanere a Parigi. David Rappaport, un amico di famiglia proprietario della celebre agenzia fotografica Rap, gli prestò una macchina fotografica. Uno dei primi servizi di Szymin, dedicato ai lavoratori notturni, registrava l’influenzata del lavoro di Brassaï “Paris de Nuit” del 1932. Szymin – o “Chim” – iniziò in questo periodo a lavorare come fotografo freelance. Dal 1934 i suoi reportage apparvero regolarmente su riviste illustrate come Paris-Soir e Regards. Attraverso Maria Eisner e la nuova agenzia fotografica Alliance, Chim incontrò Henri Cartier Bresson e Robert Capa.

Dal 1936 al 1938 Chim testimoniò la guerra civile spagnola e, dopo la sua conclusione, si recò in Messico con un gruppo di emigrati repubblicani spagnoli. Allo scoppio della seconda guerra mondiale si trasferisce a New York dove adottò il nome di David Seymour. Entrambi i suoi genitori furono uccisi dai nazisti. Seymour prestò servizio nell’esercito degli Stati Uniti dal 1942 al 1945 ottenendo una medaglia al merito per il suo lavoro nell’intelligence.

Nel 1947, insieme a Cartier-Bresson, Robert Capa, George Rodger e William Vandivert, fondò a New York l’agenzia Magnum Photos. L’anno successivo venne incaricato dall’UNICEF di fotografare i bambini europei bisognosi.

Continuò a fotografare avvenimenti importanti in Europa, star di Hollywood in location  europee e la nascita dello Stato di Israele.

Dopo la morte di Robert Capa nel 1954 divenne presidente di Magnum. Mantenne questo incarico fino al 10 novembre 1956, quando, viaggiando nei pressi del Canale di Suez per fotografare uno scambio di prigionieri, fu ucciso dal fuoco di una mitragliatrice egiziana.

6 dicembre 2023 – 17 marzo 2024 – Museo di Palazzo Grimani – Venezia

WORLD PRESS PHOTO 2023

Dal 1955 il World Press Photo premia le migliori fotografie che hanno contribuito a raccontare gli eventi e le notizie dell’anno precedente, presentando al pubblico il meglio del fotogiornalismo mondiale.

Le fotografie vincitrici del World Press Photo Contest 2023, come dichiarato dal presidente della giuria mondiale, il photo editor del The New York Times e cofondatore di Diversify Photo, Brent Lewis, attraversano i temi più urgenti del 2022, dalla crisi climatica all’impatto delle guerre sui civili e ribadiscono l’importanza della fotografia come strumento di informazione e consapevolezza.

I quattro vincitori assoluti sono stati selezionati tra i 24 vincitori regionali, scelti tra oltre 60.000 opere (fotografie e contenuti multimediali) presentate da 3.752 partecipanti provenienti da 127 Paesi.

Il World Press Photo of the Year è assegnata a Evgeniy Maloletka per la fotografia scattata durante l’assedio di Mariupol, che cattura perfettamente in una sola immagine la sofferenza umana causata dall’invasione russa dell’Ucraina.

Il World Press Photo Story of the Year va invece alla serie The Price of Peace in Afghanistan scattata da Mads Nissen, che mostra le condizioni di vita della popolazione afghana dopo il ritorno dei talebani.

A vincere il World Press Photo Long-Term Project è la fotografa armena Anush Babajanyan con Battered Waters, un lavoro sui problemi legati all’accesso all’acqua di Tagikistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Kazakistan, quattro paesi dell’Asia centrale senza sbocco sul mare che stanno lottando contro la crisi climatica e la mancanza di coordinamento sulle forniture idriche che condividono.

Il World Press Photo Open Format è assegnato a Mohamed Mahdy per Here, The Doors Don’t Know Me, un progetto sugli effetti dell’innalzamento del livello del mare sulla comunità locale di Al Max, un villaggio di pescatori situato lungo il canale Mahmoudiyah ad Alessandria d’Egitto. Il progetto combina fotografie dell’autore, lettere scritte dagli abitanti del posto, immagini d’archivio e suoni che l’autore ha assemblato in un sito web dedicato.

I vincitori italiani sono due: Alessandro Cinque con Alpaqueros, progetto che racconta la comunità peruviana di allevatori di Alpaca e le difficoltà che attraversa a causa della crisi climatica e Simone Tramonte con Net-Zero Transition, progetto sulle energie rinnovabili, nuove tecnologie per la produzione alimentare ed economia circolare per ridurre le emissioni di gas serra.

25.11 – 17.12.2023 – LUCCA, PALAZZO DUCALE

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Hiroshi Sugimoto. Opera House, una selezione per Bergamo

Dal 4 dicembre 2023 al 25 febbraio 2024, Accademia Carrara presenta Hiroshi Sugimoto. Opera House, una selezione per Bergamo, progetto espositivo che completa la grande mostra Tutta in voi la luce mia. Pittura di storia e melodramma, suggellandone la chiave contemporanea.

Hiroshi Sugimoto (Tokyo, 1948) è un artista poliedrico tanto da divenire nel corso degli anni acclamato architetto e designer oltre che fotografo. Sin da giovane indaga diverse discipline artistiche, fra le quali teatro e cinema. Intorno alla metà degli anni settanta, si domanda se sia possibile raccogliere l’intero flusso di fotogrammi di cui è composta la pellicola cinematografica in un solo scatto fotografico. Una compressione di tempo e realtà fittizia (il film) in un’unica esposizione che riprodotta su carta assume la forma di un’esplosione di luce bianca abbagliante.

Nella raccolta di immagini Theaters, rinominata adesso Opera House, l’attenzione dell’artista giapponese si concentra in particolare sul nord e centro Italia dove, tra il 2013 e il 2016, realizza una nuova serie di fotografie in teatri di grandi città come di piccoli centri di provincia. E di alcuni teatri, oltre alla visione frontale del palco con schermo, viene offerta anche una veduta della platea e della galleria. In mostra, otto sono i teatri fotografati dall’artista, tra le più innovative e affascinanti architetture dello spettacolo. La loro ideazione impegnò capaci architetti da Andrea Palladio, a Giovan Battista Aleotti, a Vincenzo Scamozzi, a Francesco Tadolini, a Leopoldo Pollack, chiamati a soddisfare le aspettative di esigenti e colti committenti.

In Opera House è il senso del tempo a regolare il rapporto tra fotografo e soggetto, spettatore e opera. Un tempo in apparenza sospeso, annegato nel bianco dello schermo posto al centro dell’immagine, un bianco abbacinante dentro al quale si è consumata la narrazione cinematografica.  Un’esplosione di luce che accende la nostra fantasia, illuminando contestualmente lo scheletro del teatro vuoto, senza pubblico. Una visione più che una rappresentazione: il flusso di fotogrammi come proiezione del tempo che scorre, dentro al quale ognuno può inventare la propria storia.

Dal 4 dicembre 2023 al 25 febbraio 2024 – Accademia Carrara – Bergamo

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SIMON ROBERTS. BENEATH THE PILGRIM MOON

Simon Roberts, Shrouded sculpture, Other Size Gallery, Milano
Simon Roberts, Shrouded sculpture, Other Size Gallery, Milano

Dal 27 novembre 2023 al 26 gennaio 2024, Other Size Gallery, la galleria d’arte dello spazio Workness di Milano, ospita gli scatti del fotografo britannico Simon Roberts nella mostra “Beneath the Pilgrim Moon”, a cura di Claudio Composti, in collaborazione con MC2 Gallery.
Le dodici fotografie in mostra sono state scattate al Victoria and Albert Museum di Londra durante la chiusura al pubblico dovuta alla seconda ondata di COVID-19 e ritraggono le sculture in marmo esposte all’interno delle Gallerie Dorothy e Michael Hintze, di notte, protette da teli di plastica, immortalate durante una ristrutturazione: una poetica e metaforica rappresentazione, per il fotografo, dell’esperienza della pandemia.
«Queste sculture – spiega Roberts – parlano, almeno a me, della loro immutata materialità, eppure c’è una fragilità conferita loro dalle circostanze più umili e temporanee. Questo paradosso è così avvincente. È una pausa prima di una rivelazione. Forse anche una speranza per ciò che verrà.»

Simon Roberts è noto per il suo lavoro che indaga la relazione tra le persone e i luoghi. La sua ricerca approfondisce l’essenza dell’esperienza pubblica condivisa e, dal 2007, esplora su tutto il territorio britannico luoghi ed eventi che riuniscono persone per provare con la sua fotografia quel desiderio di condivisione, quel senso dell’“esserci” sempre presente, che racconta un tratto distintivo del carattere e delle identità nazionali.

Nel lavoro esposto alla Other Size Gallery, invece, Roberts porta a termine un lavoro più intimista, si concentra su immagini che restituiscono uno spazio vuoto dove le sculture appaiono in un’inedita versione, solitaria e malinconica.
Le angolazioni insolite dei suoi scatti conferiscono un senso di disagio e vulnerabilità. Nelle sue immagini, infatti, vediamo corpi tagliati, isolati o in parte nascosti. Così, fotografando “Sansone e i Filistei” Roberts taglia fuori l’eroe principale dalla scena concentrandosi, invece, sulla vittima che piange; oppure decide di soffermarsi solo sul volto sofferente del protagonista dietro la plastica nel “Vulcano (o probabilmente Prometeo) incatenato a una roccia” di Claude David; o ancora, nella fotografia del “Teseo e il Minotauro” di Canova, scattata di lato e catturata da lontano lascia intravedere una sagoma quasi pensierosa e solitaria.

In questi scatti l’antica mitologia si unisce all’elegante neoclassicismo del XVIII secolo restituendo una contrapposizione che disorienta e al tempo stesso affascina: la sterilità della plastica che copre capolavori senza tempo e apparentemente inscalfibili ponendola in una condizione di isolamento e fragilità. «Nel lavoro di Simon Roberts – afferma infatti il curatore – le statue prendono vita anche grazie ai riflessi che scivolano sulla plastica, esaltandone la drammaticità delle posizioni e delle espressioni.»

Dal 27 Novembre 2023 al 26 Gennaio 2024 – Other Size Gallery – Milano

CARLO MOLLINO. PAESAGGI INCLINATI. FOTOGRAFIE DI ARMIN LINKE

Stazione della funivia del Furggen, Cervinia
Stazione della funivia del Furggen, Cervinia

Nel cinquantesimo anniversario della scomparsa, il Forte di Bard dedica una mostra a Carlo Mollino (Torino, 1905-1973), architetto e designer tra le personalità più versatili dell’architettura moderna. L’esposizione Carlo Mollino. Paesaggi inclinati. Fotografie di Armin Linke, curata da Luciano Bolzoni, sarà visitabile nelle sale dell’Opera Mortai dal 17 novembre 2023 al 18 febbraio 2024. 
 
Mollino è uno degli architetti italiani più conosciuti all’estero, cui si devono i molteplici rivoli di un’attività multidisciplinare che parte dall’architettura e dal design per giungere alla fotografia, alla letteratura, alla scenografia fino a incrociare originali attività sportive che mettono al centro il dinamismo e la ricerca della velocità, quali lo sci, l’acrobazia aeronautica e le corse automobilistiche con futuristici prototipi da gara. Uomo delle Alpi,sciatore e costruttore di funivie e di residenze per la villeggiatura, per Mollino le Alpi sono soprattutto la Valle d’Aosta, regione che frequenta già a partire dagli anni Venti, dove all’inizio studierà gli edifici tradizionali e dove successivamente costruirà la Casa del Sole e la funivia del Furggen di Breuil-Cervinia, la Casa Capriata di Gressoney-Saint-Jean (poi ricostruita), il Rascard Garelli di Ayas, la Casa Olivero di La Thuile e la Casa Collettiva di Aosta. Fu poi autore di importanti grandi opere pubbliche come il Teatro Regio e il Palazzo degli Affari entrambi a Torino. 
 
Lo sguardo della mostra si compone di una ricognizione delle opere costruite da Mollino, inquadrate nelle fotografie realizzate dal fotografo e regista Armin Linke dal 2006 al 2023. Linke lungo tutta la sua carriera ha esplorato, con le sue immagini, le relazioni tra l’uomo e le graduali trasformazioni che l’avanzare della tecnologia porta negli ambienti che questo popola. La ricognizione non intende però basarsi sulla semplice esposizione di fotografie, quanto attuare una riflessione sull’attualità della poetica molliniana in fatto di architettura: dalla funzione sociale del “costruir bene”, soprattutto sui monti, alla stessa idea non statica della tradizione che in Mollino diviene fiume rigoglioso e generatore di nuova vita. 
La mostra parte dall’idea che la fotografia è indagine e quindi le architetture di Mollino costituiscono un’importante raccolta di dati e annotazioni in grado di leggere un territorio. Linke riflette sulla profonda idea della fotografia come momento per leggere la trasformazione della realtà. Sotto questo punto di vista, gli atteggiamenti di lettura dell’esistente dell’architetto e del fotografo coincidono. 
 
Alle immagini, presentate attraverso uno skyline alpino con le opere realizzate da Mollino in Valle d’Aosta e in altri luoghi, si affianca una sezione documentale leggibile in modo dinamico che trasforma il visitatore in scopritore di documenti originali.  Ogni opera esposta è raccontata con la coerenza di uno sguardo fotografico che non privilegia un edificio rispetto ad un altro. La mostra compone così un racconto in grado di restituire al visitatore la linearità del percorso artistico di Mollino.

Dal 17 Novembre 2023 al 18 Febbraio 2024 – Fort di Bard – Aosta

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INDIA OGGI. 17 FOTOGRAFI DALL’INDIPENDENZA AI GIORNI NOSTRI

Dileep Prakash, Edith Garlah, Mussoorie, 2005. Courtesy Dileep Prakash & PHOTOINK
Dileep Prakash, Edith Garlah, Mussoorie, 2005. Courtesy Dileep Prakash & PHOTOINK

Dall’11 novembre 2023 al 18 febbraio 2024 il Magazzino delle Idee di Trieste presenta India oggi. 17 fotografi dall’Indipendenza ai giorni nostri, a cura di Filippo Maggia, prodotta e organizzata da ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, prima mostra a raccogliere e a presentare a livello europeo settant’anni di fotografia indiana in un unico grande progetto espositivo composto da oltre 500 opere tra fotografie, video e installazioni.

Attraverso racconti visivi, esperienze, testimonianze e indagini, India oggi traccia un percorso storico-sociale che muove dal Mahatma Gandhi e dal decennio immediatamente successivo all’indipendenza dall’Impero britannico nel 1947 fino ai nostri giorni. Dal passato postcoloniale all’affermazione fra le maggiori economie internazionali, la mostra testimonia la radicale trasformazione di cui è protagonista il subcontinente indiano, forte di uno sviluppo esponenziale che deve fare i conti con profonde contraddizioni e disuguaglianze sociali.

A cogliere i molteplici aspetti di questa evoluzione, fra tradizione e cambiamento, è lo sguardo fotografico di diciassette artisti in mostra: Kanu Gandhi, BhupendraKaria, Pablo Bartholomew, Ketaki Sheth, Sheba Chhachhi, Raghu Rai, Sunil Gupta,Anita Khemka, Serena Chopra, Dileep Prakash, Vicky Roy, Amit Madheshiya, SenthilKumaran Rajendran, Vinit Gupta, Ishan Tanka, Soumya Sankar Bose, Uzma Mohsin.
Autori affermati e nuovi protagonisti della fotografia indiana contemporanea, interprete sempre più attenta e profonda del presente e del prossimo futuro che contraddistinguono il subcontinente indiano.

“Il processo di repentina e inarrestabile evoluzione economica e industriale in atto in India dalla fine dello scorso millennio – scrive Filippo Maggia nel suo testo di introduzione al catalogo – sta provocando gravi conseguenze sia sociali, quali questioni di genere, identità e religione, sia ambientali. L’inevitabile spopolamento delle campagne e delle zone rurali, dalle pendici dell’Himalaya sino all’estremo sud del Kerala, ha portato al sovraffollamento di metropoli quali Mumbai, Nuova Delhi o Calcutta, con un forte impatto sull’ambiente, che alle volte implica addirittura lo spostamento coercitivo di milioni di persone da una regione all’altra. È di questi temi che si occupa oggi principalmente la fotografia indiana, ormai emancipata dall’immagine tradizionale dell’esotica India colorata di salgariana memoria”.

La mostra presenta le opere dei 17 artisti seguendo un ordine cronologico che avanza per decenni, dalla metà del ventesimo secolo fino al nuovo millennio, lasciando poi ampio spazio ai lavori degli autori contemporanei. Un racconto fatto attraverso le immagini che gli artisti hanno scattato vivendo l’esperienza diretta, del momento consapevolmente partecipato e restituito attraverso la fotografia, adottata in questo caso come testimone. Nel percorso espositivo ogni autore viene introdotto da uno statement che descrive la genesi e lo sviluppo della ricerca del lavoro svolto.

Dal 10 Novembre 2023 al 18 Febbraio 2024 – Magazzino delle Idee – Trieste

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OLIVO BARBIERI. PENSIERI DIVERSI

Olivo Barbieri, Jatiparang Semarang, Indonesia, 2013
© Olivo Barbieri | Olivo Barbieri, Jatiparang Semarang, Indonesia, 2013

«Ho detto una volta e forse con ragione: la civiltà passata diventerà un mucchio di rovine
e alla fine un mucchio di cenere, ma sulla cenere aleggeranno spiriti».
Ludwig Wittgenstein

Un costante invito a interrogarsi sulle contraddizioni del mondo moderno attraverso immagini di paesaggio, in cui naturale e artificiale, umano e metamorfico dialogano. Le fotografie di Olivo Barbieri, in mostra a Villa Bardini dal 7 novembre 2023 all’11 febbraio 2024, conducono il visitatore in un viaggio al limite tra la distruzione e il rifacimento, attraverso una società governata ora dall’euforia e dall’imprevisto, dal dominio e dalla sregolatezza, ora assoggettata all’anonimato e ad un’economia e una scienza sempre più disumanizzate.

Villa Bardini ospita la nuova mostra dal titolo Olivo Barbieri. Pensieri Diversi, curata da Marco Pierini, con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi, promossa da Fondazione CR Firenze con Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron in collaborazione con Magonza. 

Una mostra a carattere retrospettivo, in cui una selezione di circa 50 opere di Olivo Barbieri, che si datano lungo un arco temporale di venti anni e comprendono un gruppo di preziosi lavori inediti, è scelta come momento estremo di riflessione su un mondo in continua e angosciosa trasformazione. 

L’esposizione Pensieri diversi si articola in nove momenti: Detroit 2010, Tribunali 2000, Landfill 2013, Wet Market 2000, Centri Commerciali sulla Via Emilia 1999, site specific_ 2004 – 2017, Tibet 2000, ALPS GEOGRAPHIES AND PEOPLE 2012, Capri 2013.
L’artista prende in prestito il titolo di uno dei più celebri volumi di Ludwig Wittgenstein, Pensieri diversi, in cui il filosofo, attraverso una serie di enunciazioni si interroga sui vari aspetti della realtà e delle arti, dichiarando, quanto mai fatto altrove, la sua estraneità ad un mondo moderno fondato sul culto della tecnica e del progresso, invitando invece ad un’incessante interrogazione su ciò che abbiamo «davanti agli occhi».

Come nelle parole del curatore Marco Pierini: «Nella selezione perfettamente consequenziale di Pensieri Diversi Olivo Barbieri ci consegna un’idea di paesaggio che mai – anche quando l’occhio è disteso sul contesto di natura – si dà come paradigma canonico e inalterato, ma si configura al contrario come spazio del nostro vivere, luogo dove le volontà, le intenzioni, i desideri assumono forma e sostanza, quando non precipitino per l’eccesso di hybris».

Tra le serie esposte, site specific_ ripropone una rivisitazione di luoghi iconici della nostra storia, mentre le fotografie dei Centri commerciali ritraggono una società neutralizzata nel suo bisogno di sicurezza. E se l’immaginario fantascientifico è preponderante nelle Alpi e nelle opere di Capri, che tendono a rimodulare in maniera personale l’immagine che quei luoghi lasciano nella nostra memoria, le fotografie dedicate al Wet Market a Zhanjiang in Cina assumono oggi una valenza ancora più contingente dopo la recente pandemia. Come nelle parole di Andrea Cortellessa, riprese dalla conversazione con Olivo Barbieri pubblicata nel catalogo di mostra: «Il mondo che ci mostri è un mondo “plastico”. Non tanto perché ha un’apparenza sottilmente “artificiale”; ma perché è costantemente in movimento, preso in una serie di anche contraddittori processi di trasformazione. Un “altro mondo” non solo è “possibile” – ci dici col tuo lavoro da sempre – ma in effetti c’è già; basta guardarlo. Cioè guardarlo in un certo modo. La metamorfosi dell’immagine dipende in effetti dal tuo sguardo, dai procedimenti che di volta in volta adotti per realizzarla; ma in questo modo ci mostri l’aspetto davvero metamorfico – anche drammaticamente tale, in certi casi – della realtà attorno a noi».

«È una grande opportunità per Villa Bardini – dichiara il Presidente della Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron, Jacopo Speranza – ospitare questa importante mostra che affronta un tema entrato prepotentemente nella cronaca e nel dibattito di ogni giorno quale è l’ambiente urbano e la sua progressiva trasformazione. È anche l’occasione per ripensare ai tanti significati del “nostro” paesaggio che rappresenta uno dei motivi identitari del Paese. Il percorso artistico di Barbieri ha segnato una stagione straordinaria della fotografia italiana e le sue opere scrutano quei luoghi che in passato, non erano degni di essere rappresentati. Uno sguardo lucido e severo che si scontra violentemente con quella visione di molti centri storici “da cartolina” che fanno ormai parte della nostra memoria collettiva».

Dal 07 Novembre 2023 al 11 Febbraio 2024 – Villa Bardini – Firenze

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Questione di attimi – Stefano Mirabella

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n occasione del workshop di street Composition della Leica Akademie viene presentata presso il Leica Store Torino la mostra fotografica di Stefano Mirabella.

La fotografia, secondo il mio pensiero, è la sintesi tra la rappresentazione della realtà e la capacità di trascenderla. Il quotidiano e la strada sono un teatro incredibile dove il fotografo è allo stesso tempo attore e spettatore.

Un palcoscenico ricco di situazioni, di persone e di aneddoti che vanno visti e colti. L’imponderabilità, l’anarchia e l’imprevedibilità, sono fattori determinanti che rendono l’indagine fotografica difficoltosa, ma assolutamente affascinante.

La curiosità e la vivacità dello sguardo sono alla base di ogni buona fotografia e si trasformano in un occasione irripetibile per vivere il quotidiano con uno spirito diverso.

Quasi tutti gli scatti in mostra sono stati realizzati nella città in cui vivo da sempre, Roma. Questo non vuole essere necessariamente un filo conduttore, ma è comunque molto importante per me. Vedere qualcosa di nuovo in un luogo che, per i miei occhi è “vecchio”, è una sfida che mi appassiona e mi spinge ogni giorno a camminare.

Perché è solo camminando e osservando che un fotografo che ha scelto la “strada” può continuare a scattare e a meravigliarsi. [Stefano Mirabella]

17/11/2023 – 16/01/2024 – Leica Store Torino

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VIAGGI A ORIENTE. FOTOGRAFIA, DISEGNO, RACCONTO

Pyramides de Memphis. Vue du Sphinx et de la grande pyramide, prise du sud-est, in Description de l’Egypte (1802-1809), Antiquité, Vol. V, pl.11, New York Library, New York
Pyramides de Memphis. Vue du Sphinx et de la grande pyramide, prise du sud-est, in Description de l’Egypte (1802-1809), Antiquité, Vol. V, pl.11, New York Library, New York

Oltre trecento opere in mostra, cominciando da Vivant Denon e dalla Description de l’Egypte, la grande impresa di documentazione voluta da Napoleone sulla terra dei faraoni e pubblicata fra il 1809 e il 1829 (edizione Panckoucke) in Francia. A seguire, le splendide litografie di David Roberts, i primi dagherrotipi di Girault de Prangey realizzati attorno al 1841 e, ancora, le fotografie di Maxime Du Camp, compagno di Gustave Flaubert nel viaggio in Oriente (1849-1851). Vengono quindi le immagini di decine di atelier di grandissimi fotografi, ampiamente documentati, da James Robertson a Francis Frith, da Antonio Beato ai Bonfils, a Indiveri, a Pascal Sébah, ad Hippolyte Arnoux, a Luigi Fiorillo, agli Zangaki per chiudere alla fine del secolo con le foto dell’American Colony.

Dell’Occidente conosciamo un viaggio a Oriente, quello del Grand Tour, che riscopre l’antichità greca e romana considerate all’origine della nostra civiltà. Questa mostra racconta di un altro viaggio, quello nell’Oriente Medio, di fatto il territorio dell’Impero Ottomano che andava dalla Grecia alla Turchia e dalla Grande Siria all’Egitto. Il viaggio che si propone non è un tour di formazione alle radici della civiltà occidentale ma un percorso diverso, un affondo nel mito, nel racconto che si è delineato soprattutto in Francia quando, fra il 1704 e il 1717, Edmond Galland pubblica a Parigi la traduzione de Les mille & une nuit, contes arabes, favorendo così la costruzione di un mondo di sultani e odalische, di moschee e di suk.

L’Oriente di cui si racconta è anche metafora di una terra perduta dal tempo delle crociate ed è soprattutto il luogo dove si sovrappongono tre pellegrinaggi: quello al muro del pianto degli ebrei, quello alla tomba di Gesù dei cristiani, quello alla cupola sulla roccia dei maomettani. Ma l’Oriente Medio è anche il luogo dello scontro fra due imperi: uno progettato e non compiuto, quello francese, che vede nel 1801 la sconfitta di Napoleone che aveva invaso l’Egitto nel 1798, l’altro quello inglese che, dopo la vittoria sui francesi, si impadronirà dell’Egitto e di altri territori realizzando un’altra espansione ad oriente, verso l’India, dopo l’apertura del canale di Suez della quale si espongono diverse significative immagini. Per consolidare questa importante strada verso oriente, l’Inghilterra nel 1882, come documenta l’importante album esposto, conquisterà l’Egitto. È in questo contesto politico che vanno lette le oltre trecento immagini della mostra, molte delle quali narrano anche le vicende di decine di atelier fotografici da Atene a Costantinopoli, da Gerusalemme a Damasco, da Alessandria d’Egitto a Suez. Si tratta di un racconto per immagini poco conosciute in Italia, molto di più in Francia, Inghilterra e Stati Uniti, qui documentato attraverso le importanti collezioni dello CSAC dell’Università degli Studi di Parma e, ancora, attraverso quelle della Biblioteca Palatina di Parma che possiede ben due copie della Description voluta da Napoleone.
Specialmente in Francia, il racconto letterario rivela la cornice narrativa entro la quale interpretare le scelte dei disegnatori e dei fotografi. E mentre le Lettres Persanes di Montesquieu (1721) e il Candide di Voltaire (1759) illustrano la violenza, anche sessuale, di un oriente mitizzato, René de Chateaubriand col suo Itinéraire de Paris à Jérusalem et de Jérusalem à Paris (1811) confronta le tre religioni monoteiste per dimostrare la superiorità di quella cristiana. Victor Hugo nel 1829 pubblica le poesie Les orientales ed esalta l’indipendenza della Grecia dall’impero ottomano mentre nel romanzo Notre Dame de Paris (1831) è protagonista identitaria della nazione francese proprio l’enorme, misteriosa cattedrale gotica. Attorno alla metà del secolo, Théophile Gautier e Gérard de Nerval spostano l’attenzione sui misteri del mondo egizio. Da ultimo Pierre Loti, nel 1879, pubblica Aziyadé un romanzo ancora nel segno de Le mille e una notte, la storia dell’amore di un occidentale, lo stesso Loti, per una donna araba segregata in un harem.

Così anche per queste suggestioni letterarie la città araba è quasi sempre soltanto uno sfondo dove i fotografi scoprono le figure tipiche, cammellieri, contadini, pescatori, falegnami, ma anche supposti personaggi-guida, sultani, vizir, odalische. Inoltre, le fotografie, la cui complessità tecnica di ripresa impone la presenza di un’attrezzatura imponente e di difficile trasporto, sono anche uno strumento per documentare il progresso della ricerca archeologica e magari le scoperte e i restauri, come a Baalbek, alle piramidi di Giza e alla Sfinge, ad Abu Simbel, al Santo Sepolcro. E sempre le fotografie raccontano un’altra storia, quella del collezionismo delle varie nazioni, dalla Francia all’Inghilterra, dalla Germania all’Italia che si impadroniscono dei pezzi più preziosi, portando in Occidente sculture, faraoni e obelischi, colossi dei templi ma anche centinaia di sarcofagi dipinti con dentro le mummie e il loro arredo funebre.  
La mostra intende quindi descrivere il formarsi di un sistema narrativo che può essere interpretato nel segno del Roland Barthes de “I miti d’oggi”. Come si formano le strutture narrative di questo Oriente inventato dall’Occidente, quali sono i suoi simboli, i suoi luoghi canonici, il suo pubblico.

Alla fine del racconto per immagini, attraverso le foto dell’American Colony, si assiste a una nuova trasformazione. Le grandi macchine da ripresa su lastra degli atelier fotografici, che venivano trasportate faticosamente nel deserto per riprese dei monumenti che duravano anche ore per ogni scatto, diventano obsolete e sono sostituite progressivamente dalle foto standard dell’American Colony, mentre nuove macchine fotografiche di piccolo formato permettono ai turisti di scattarsi una foto davanti a ogni monumento.

Allo scadere del secolo XIX, saranno i Viaggi Cook a segnare la fine, del grandioso racconto che l’Occidente ha imposto all’Oriente, un racconto al quale si uniformeranno non solo i fotografi francesi e inglesi ma anche quelli arabi. Sulla civiltà islamica, ridotta ad uno sfondo, l’Occidente racconta la propria storia.   Alla mostra si accompagna il volume di Arturo Carlo Quintavalle “Viaggi a Oriente”, catalogo delle opere di Claudia Cavatorta e Paolo Barbaro, Milano, Skira.
Collaborazione grafica di Alberto Nodolini e Michelangelo Nodolini.
La mostra è realizzata da Fondazione Monteparma con il patrocinio del Comune di Parma.
Si ringraziano per gli importanti prestiti concessi CSAC – Università degli Studi di Parma e Biblioteca Palatina – Complesso Monumentale della Pilotta di Parma

Dal 15 Ottobre 2023 al 21 Gennaio 2024 – APE Parma Museo

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Fuori raccordo – Francesca Spedalieri

Fuori raccordo di Francesca Spedalieri, a cura di Simona Antonacci, è il nuovo appuntamento di Roma ChilometroZero, il progetto di Leica Camera Italia in collaborazione con Contrasto, nato con l’obiettivo di trovare nuovi talenti e nuovi sguardi per raccontare la capitale attraverso l’uso di una fotocamera Leicada mercoledì 6 dicembre negli spazi di Leica Store.

A Roma le periferie sono realtà che si sono sviluppate nel tempo a macchia d’olio e oggi appaiono come città che non si parlano tra loro, spesso isolate a causa di collegamenti inadeguati al resto del nucleo urbano. Attraversarle significa percorrere ampi spazi di enormi quartieri costituiti per la maggioranza da palazzi residenziali. Povere, ricche, abitate, deserte, sempre diverse, eppure sempre uguali. Francesca Spedalieri ha percorso e indagato queste realtà, a volte per la prima volta, individuando punti di vista inconsueti e cercando dissonanze, particolarità, similitudini e differenze.

Ho esplorato questi luoghi e ho scoperto una Roma diversa, una città galassia fatta di tante contraddizioni, una metropoli fatta di tante città. Roma è le sue periferie. Francesca Spedalieri

dal 6 dicembre 2023 al 9 gennaio 2024 – Leica Store Roma

LUISA MENAZZI MORETTI. TEN YEARS AND EIGHTY-SEVEN DAYS / DIECI ANNI E OTTANTASETTE GIORNI.

Luisa Menazzi Moretti, Ten Years and Eighty-Seven Days, <em>Strength</em>, 2016
© Luisa Menazzi Moretti | Luisa Menazzi Moretti, Ten Years and Eighty-Seven Days, Strength, 2016

Immagini che danno parola alle emozioni. Dopo il successo della mostra alla Biennale di Fotografia di Berlino (EMOP Berlin 2016), il premio dell’International Photography Awards di New York del 2016 e l’esposizione a Santa Maria della Scala a Siena, arriva anche a Brescia, a conclusione del programma “Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023”, il progetto fotografico sulla pena di morte di Luisa Menazzi Moretti intitolato Ten Years and Eighty-Seven Days/Dieci anni e ottantasette giorni.   Una mostra composta da diciassette immagini il cui titolo fa riferimento al tempo medio che un condannato attende nel braccio della morte dalla condanna all’esecuzione. Si tratta di opere che trasformano in immagini le frasi, le dichiarazioni e i testi delle lettere scritte dai detenuti del carcere di Livingston, vicino ad Huntsville, in Texas, in attesa dell’esecuzione. Fotografie singole, dittici o trittici di grande formato con accanto i testi delle lettere conservate nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Le fotografie di Luisa Menazzi Moretti non raccontano le parole, ma danno forma e immagine ai pensieri degli uomini e delle donne che le hanno scritte e pronunciate: una sorta di antologia visiva sui travagli interiori dei condannati a morte.   La mostra sarà aperta al pubblico dal 25 novembre al 24 dicembre al Macof – Centro della fotografia italiana di Brescia ed è inserita all’interno delle iniziative di Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.    Nessun intento di reportage, né documentaristico. L’opera di Luisa Menazzi Moretti immortala la solitudine, i silenzi, crea uno stato d’animo e innesca una comunicazione non verbale. Non parla di morte, ma narra la vita sospesa dentro quel luogo e in quello Stato americano (dove l’artista ha vissuto per molti anni) in cui, dal 1982 al marzo di quest’anno, sono stati giustiziati 583 detenuti.  La morte non è esibita, né ci sono innocenti o colpevoli. Ci sono solo immagini elaborate: scatti di oggetti, simboli, pensieri di uomini e donne le cui parole cercano libertà, chiedono perdono, riflettono sulla condizione cui sono costretti, maledicono o invocano il cielo, il tempo, le ore e o minuti dell’attesa.   Da quando la mostra è stata presentata a Siena, nel 2016 – sottolinea Luisa Menazzi Moretti – ci sono state oltre 50 esecuzioni.  In questi giorni ho letto le storie e le dichiarazioni degli ultimi condannati. A fine ottobre l’esecuzione di un uomo è stata sospesa due ore prima: sono state considerate valide testimonianze che non erano state prese in considerazione durante il processo e ha influito nella decisione delle autorità la sua buona condotta. Ma è incredibile che da oltre 22 anni quell’uomo abbia vissuto nel braccio della morte, in attesa di una esecuzione che poteva avvenire in qualsiasi momento… A novembre sono previste ad Huntsville altre due esecuzioni, tra le proteste di attivisti e familiari. Lo Stato del Texas continua a ritenere la pena di morte una forma legittima di giustizia degli uomini. Che nel 2023 la pena capitale non sia stata abolita in alcuni Stati della più potente e democratica nazione del mondo, invita a riflettere.   La pena capitale non lascia spazio all’umanità. Si tratta – sottolinea la Sindaca di Brescia Laura Castelletti – di una punizione crudele, impietosa e degradante ormai superata, abolita nella legge o nella pratica da più di due terzi dei Paesi nel mondo, come ci ricorda Amnesty International. Sostituendo la vendetta alla giustizia, appaga più l’istinto che la ragione. Per questo il lavoro di Luisa Menazzi Moretti, italiana cresciuta in Texas, si rivela particolarmente prezioso. Dieci anni e ottantasette giorni, mostra fotografica dedicata ai detenuti nel braccio della morte in Texas, restituisce umanità ai carcerati e dignità alle loro esistenze. Il lavoro dell’artista, empatico e coinvolgente, riesce a parlare al cuore del visitatore senza indulgere nella facile retorica o in un senso di pietà a buon mercato. È un viaggio attraverso la sofferenza che, senza nascondere le colpe e le responsabilità, rimette al centro l’uomo. Ringrazio davvero di cuore l’artista per aver portato nella nostra città questo lavoro. Luisa Menazzi Moretti (Udine, 1964) all’età di tredici anni lascia l’Italia per trasferirsi con parte della sua famiglia in Texas, dove frequenta le scuole e l’università. In quegli anni segue corsi di fotografia prediligendo lo sviluppo e la stampa in bianco e nero. Ritorna a vivere in Europa, si laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne, lavora a Londra per poi trasferirsi in Italia dove ha vissuto a Bologna, Roma, Venezia e Napoli. In anni recenti ha trasformato la sua passione per la fotografia conferendone progettualità e dedicandosi all’attività espositiva ed editoriale. 
Tra le mostre si segnalano Solo, MATA – Fondazione Modena Arti Visive (2019); Io sono, un progetto sui rifugiati, ospitato al Palazzo delle Arti di Napoli, al Museo Nazionale di Palazzo Lanfranchi a Matera, al Museo Archeologico  di Potenza; Dieci anni e ottantasette giorni, un lavoro sulla vita dei carcerati nel braccio della morte in Texas presentato all’European Month of Photography (EMOP) di Berlino e al Museo Santa Maria della Scala di Siena (2017); Somewhere, Villa Manin, Udine (2016);  Tre Oci Tre Mostre, Fondazione Tre Oci, Venezia (2015); Words, Forum Universale delle Culture, Napoli (2015), Galleria Civica Tina Modotti, Udine, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Pordenone (2014);  Cose di natura, Galleria d’Arte Moderna di Genova (2014), Io SonoMUDEC – Museo delle Culture, Milano (2021).
Suoi libri sono stati pubblicati da Giunti, Contrasto, Gente di Fotografia e Arte’m.  I suoi tre ultimi progetti, Dieci anni e ottantasette giorni, Io sono e Casa mia– un video dedicato ai bambini dei Quartieri Spagnoli di Napoli dove l’artista vive parte dell’anno – sono stati premiati con quattro menzioni d’onore dall’International Photography Awards di New York.  Attualmente Luisa Menazzi Moretti sta lavorando su diversi progetti tra i quali una nuova serie fotografica, Far Fading West.       

Dal 25 Novembre 2023 al 24 Dicembre 2023 – Macof – Centro della fotografia italiana – Brescia

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Green Attitude – Raoul Iacometti

La quarta esposizione della rassegna Le forme della bellezza ospita il progetto Green Attitude del fotografo freelance Raoul Iacometti. Questo lungo lavoro, ideato nel 2008, porta con sé – come la maggior parte della produzione dell’autore – “il desiderio e la voglia di far vivere alla fotografia la contaminazione di altre arti, in questo caso specifico la danza e la musica, ambientando i set in luoghi molto diversi dal consueto palcoscenico, ossia in serre e vivai che sono luoghi ben lontani da quelli in cui comunemente queste arti trovano il loro spazio vitale”. Il percorso espositivo si snoda in due “atti”: il sipario della Fcf Gallery si apre sulle immagini bianconero di Green Attitude, scene cariche di poesia, pathos, eleganza e musicalità. Nel secondo “atto” si passa al colore, ora pieno di contrasti e cromie sature, ora addolcito dal contesto delle location scelte da Iacometti e dalle pose eseguite perfettamente dai danzatori coinvolti, sia singolarmente, sia in coppia. In entrambi i momenti il
lirismo sfiora apici che ci consentono di ascoltare le vibrazioni emesse dalla forza e dalla grazia dei danzatori, e di ammirare l’interazione delle arti – danza, fotografia e natura – fortemente voluta dall’autore. Gli artisti, parte attiva del progetto, hanno reso possibile tutto questo “danzare di emozioni” diventando l’anima di Green Attitude; i musicisti accompagnano la versione video del progetto con le loro sonorità, mentre le aziende agricole che hanno ospitato i set sono tra le realtà
florovivaistiche più importanti in Italia, e hanno aderito sempre con fattiva e intensa partecipazione alle fasi di realizzazione dello stesso

14 Dicembre 2023 – 15 Gennaio 2024 – FCF Gallery c/o Fcf Forniture Cine Foto s.r.l. – Milano

Tutti gli eventi e i corsi di Dicembre da Musa fotografia

Buongiorno a tutti! Ecco i corsi e gli eventi in partenza a Dicembre! Spero di vedervi, ciao

Buona giornata

Sara.

EVENTI PROGRAMMATI DA MUSA FOTOGRAFIA

20 DICEMBRE 2023
FESTA DI FINE ANNO E MOSTRA VINCITRICE PREMIO MUSA
ore 20.30 – Via Mentana 6 Monza­

CORSI ONLINE
Per studiare comodamente da casa 

Corso annuale di fotografia online
Percorso linguaggio full
Percorso autoriale
Visual storytelling, incontro con te stesso, progetta un lavoro da zero con Sara Munari
Percorso fotoritocco e gestione immagini con Fabio Viganò NEW
Reportage fotogiornalistico con Pierpaolo Mittica
Il linguaggio fotografico con Sara Munari
Lo stile fotografico, come trovarlo con Sara Munari
Il racconto fotografico con Sara Munari
Viaggio nella fotografia contemporanea con Sara Munari
Photoediting funzionale e creativo con Paola Riccardi
Lightroom con Fabio Viganò NEW
Photoshop con Fabio Viganò NEW
Farsi strada come autori con Alessia Locatelli
Corsi ONE TO ONE
Corso base di fotografia con Fabio Viganò
Corso avanzato di fotografia con Fabio Viganò
Corso base più avanzato di fotografia online con Fabio Viganò­

Vai alla pagina dei corsi­

CORSI SINGOLI SUL LINGUAGGIO IN AULA
Utilizzo del linguaggio fotografico e capacità di usarlo correttamente. Corsi in aula. 

Percorso linguaggio base per l’utilizzo corretto di immagini e gruppi di immagini
Percorso autoriale – come farsi strada del mondo della fotografia

Il linguaggio fotografico con Sara Munari
Lo stile fotografico, come trovarlo con Sara Munari
Il racconto fotografico con Sara Munari
Photoediting creativo con Paola Riccardi
La costruzione del portfolio, come e cosa fare con Sara Munari
Viaggio nella fotografia contemporanea con Sara Munari
Farsi strada come autori con Alessia Locatelli
Creare un libro fotografico con Grazia Dell’Oro
Lightroom  con Fabio Viganò
Photoshop con Fabio Viganò­

Vai alla pagina dei corsi­

CORSI SINGOLI SUL LINGUAGGIO ONLINE
Utilizzo del linguaggio fotografico e capacità di usarlo correttamente.  

Percorso linguaggio full – base per l’utilizzo corretto di immagini e gruppi di immagini
Percorso autoriale, come farsi strada del mondo della fotografia
Visual storytelling, incontro con te stesso, progetta un lavoro da zero con Sara Munari
Percorso fotoritocco e gestione immagini con Fabio Viganò
Il linguaggio fotografico con Sara Munari
Lo stile fotografico, come trovarlo con Sara Munari
Il racconto fotografico con Sara Munari
Viaggio nella fotografia contemporanea con Sara Munari
Photoediting funzionale e creativo con Paola Riccardi
Lightroom con Fabio Viganò 
Photoshop con Fabio Viganò 
Farsi strada come autori con Alessia Locatelli­

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Letture portfolio ONLINE: ultimi giorni per iscriversi! Musa fotografia

Buongiorno, ti presento i lettori portfolio del 26 Novembre 2023.

Le letture portfolio saranno ONLINE. Se sei interessato vai alla pagina del sito al link!

La lettura portfolio, è un’occasione durante la quale si ha l’opportunità di presentare il proprio portfolio a critici, galleristi, operatori nei musei, photoeditor e fotografi.
Prima di partecipare, informatevi sul profilo professionale dell’esperto. Scegliete in base all’intento per il quale avete prodotto il vostro portfolio: editare un libro, ottenere un parere, preparare un’esposizione, essere pubblicati su un giornale, preparare la partecipazione a un premio.

­Vai alla pagina delle letture per tutte le info

Letture portfolio­

Tutti i corsi in partenza a Novembre

Visual storytelling, incontro con te stesso, progetta un lavoro da zero con Sara Munari online

Visual Storytelling in aula con Sara Munari­

Il racconto fotografico con Sara Munari in aula

Il racconto fotografico con Sara Munari online

EVENTI PROGRAMMATI DA MUSA FOTOGRAFIA

26 NOVEMBRE 2023

LETTUREPORTFOLIO DA MUSA

Vai alla pagina delle letture per tutte le info

Scegliere il luogo dei nostri racconti fotografici

Il luogo fornisce il contesto della storia, non solo dal punto di vista geografico: può dare indicazioni anche di tipo temporale e ambientale. Tutti questi elementi creano l’atmosfera del progetto e introdurranno il fruitore verso il tipo di sentimento che devono provare di fronte alle immagini. Si possono utilizzare piani ampi o più ravvicinati, fino a dettagli specifici che indirizzino la lettura, orientino il pubblico e mantengano alta l’attenzione, arricchendo la storia di elementi di contorno (come in questa figura).

Bambina che gioca con le sue oche in un piccolo paesino in Turchia

Bambina che gioca con le suo oche in un piccolo paesino in Turchia. Fotografia con un’ambientazione che ci accompagna alla lettura del nostro soggetto, rende l’atmosfera dell’immagine lontana nel tempo e arricchisce la possibile interpretazione con rimandi emotivi coinvolgenti.

Ogni racconto fotografico è ambientato in un determinato spazio: interno, esterno, collettivo, documentato, reale, immaginario. Ogni luogo può essere descritto fotograficamente con modalità differenti:

  • precisione scrupolosa (ricca di dettagli);
  • generale (con uno sguardo d’insieme);
  • modalità denotativa (oggettiva, reale);
  • modalità connotativa (soggettiva, immaginifica);
  • funzione narrativa (essenziale per far comprendere il racconto);
  • funzione simbolica (ha un significato più legato al sentire relativo al luogo);
  • funzione neutra (fine a se stessa, quando il luogo è di contorno);
  • con punto di vista fisso (un unico punto di osservazione nei confronti del luogo);
  • con punto di vista mobile (l’osservatore si sposta nello spazio);
  • con finalità informativa (fornisce informazioni utili alla storia);
  • con finalità persuasiva (vuole convincere il lettore o un personaggio della storia);
  • con finalità poetica (esterna sentimenti ed emozioni).

Questo è un piccolo estratto del mio libro “Raccontare con le immagini“, spero possa interessarvi il tema!

Alla prossima, ciao a tutti! Sara

👉 Presentazione del libro di Simone Cerio – Religo – Musa Fotografia

Buongiorno, siamo felicissimi di avere Simone Cerio come ospite da Musa fotografia, con il suo nuovo libro RELIGO!

Vi aspettiamo alla presentazione.

Simone tiene anche un interessantissimo corso di lunga durata da Musa fotografia: Identità e metodo nella fotografia documentaria. Per avere informazioni sul corso vai al link  ­Identità e metodo nella fotografia documentaria

11 NOVEMBRE 2023

PRESENTAZIONE DI “RELIGO” IL NUOVO LIBRO DI SIMONE CERIO

ore 20.30 – Via Mentana 6 Monza

“Per te non c’è posto in Paradiso. Ricorda.” Questa fu la maledizione scagliata da un prete contro un ragazzo omosessuale, in una piccola chiesa vicino Roma. La sua unica “colpa” è stata quella di chiedere una benedizione per un gruppo di giovani gay cristiani durante un pellegrinaggio. Lì è nato Religo, un progetto incentrato sulle comunità LGBTQ+ credenti. Un percorso storico e visuale tra le emozioni e le esistenze dei protagonisti che hanno vissuto in prima persona il difficile tentativo di mettere in relazione le persone LGBTQ+, desiderose di essere accolte all’interno di una Chiesa che solo ora mostra segni di apertura, con le comunità ecclesiali. Un viaggio attraverso raduni, amori genitoriali, silenzi e clamori; episodi di una lotta per un diritto spirituale. I protagonisti di Religo sono soprattutto ragazzi tra i 18 e i 30 anni, figli di una madre che non li giudica, ma ugualmente non li riconosce come legittimi. Religo è un progetto rivoluzionario, poiché rivoluzionaria è la missione di trovare collocazione a una forma d’amore per cui non era previsto uno spazio nella Chiesa tradizionale. Sarà proprio mettere al centro il concetto d’amore a restituire ai ragazzi, alle loro famiglie, l’abbraccio negato.

Ultimi giorni per iscriversi alle letture portfolio

Iscriviti alle Letture portfolio

Ultimi giorni per partecipare al Premio Musa per fotografe

ULTIMI GIORNI PER PARTECIPARE!!

SCADENZA 23 OTTOBRE 2023

Il Premio Nazionale Musa per fotografe è giunto, dopo una crescita davvero considerevole in termine di iscrizioni, alla sua quinta edizione nel 2023. 

Vi ringraziamo per la partecipazione!

Il premio Musa, è dedicato alla produzione di portfolio fotografici ed è rivolto a tutte le fotografe, senza nessuna distinzione tra amatrici e professioniste. Il lavoro che presenterete, verrà sottoposto a giudizio insindacabile della giuria composta da esperte.
La giuria è composta da professioniste nel settore della fotografia. L’ambito del premio è rivolto alla fotografia italiana femminile e possono partecipare fotografe che si esprimono in ogni settore fotografico, ogni genere, senza limitazioni relative al progetto scelto per essere presentato. Si possono presentare fino ad un massimo di tre progetti per partecipante.

CORSI IN PARTENZA A BREVE

Visual Storytelling, incontro con te stesso

Questo corso si propone come obiettivo di indicare quali siano le modalità della narrazione fotografica, dalla ideazione del progetto, alla sua concretizzazione. 

Sara Munari, fotografa riconosciuta a livello internazionale, vi accompagnerà in questo viaggio volto a capire, sulla base degli argomenti proposti, come costruire una storia coinvolgente e unica. Il corso si rivolge ad amatori e professionisti che vogliono approfondire le conoscenze di struttura e editing di un progetto fotografico, pensato ed esteso. Il percorso prevede la realizzazione di un progetto personale che verrà strutturato e finito entro la fine delle lezioni. Lo scopo è di progettare un lavoro finito che si basi sulle attitudini e capacità dell’alunno. Sono previsti esercizi in interni ed esterni che possano stimolare e indicare nuove vie da seguire, in termini di linguaggio fotografico. Verrà spiegato come pensare, progettare, svolgere, organizzare e presentare un progetto fotografico compiuto, imparando a portare le conoscenze tecniche a favore della visione personale per un racconto fotografico articolato che possa sfociare addirittura in un libro. Verranno affrontati argomenti anche sul photoediting più professionale e le modalità per seguire un percorso corretto, a livello autoriale.­

Visual Storytelling online­­

Visual Storytelling in aula­

CORSI ONLINE
Per studiare comodamente da casa

 Corso annuale di fotografia online
Percorso linguaggio full
Percorso autoriale
Visual storytelling, incontro con te stesso, progetta un lavoro da zero con Sara Munari
Percorso fotoritocco e gestione immagini con Fabio Viganò NEW
Reportage fotogiornalistico con Pierpaolo Mittica
Il linguaggio fotografico con Sara Munari
Lo stile fotografico, come trovarlo con Sara Munari
Il racconto fotografico con Sara Munari
Viaggio nella fotografia contemporanea con Sara Munari
Photoediting funzionale e creativo con Paola Riccardi
Lightroom con Fabio Viganò NEW
Photoshop con Fabio Viganò NEW
Farsi strada come autori con Alessia Locatelli
Corsi ONE TO ONE
Corso base di fotografia con Fabio Viganò
Corso avanzato di fotografia con Fabio Viganò
Corso base più avanzato di fotografia online con Fabio Viganò­

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­Corso annuale in aula

­­Corso annuale online­

CORSI SINGOLI SUL LINGUAGGIO IN AULA
Utilizzo del linguaggio fotografico e capacità di usarlo correttamente. Corsi in aula. 

Percorso linguaggio base per l’utilizzo corretto di immagini e gruppi di immagini
Percorso autoriale – come farsi strada del mondo della fotografia

Il linguaggio fotografico con Sara Munari
Lo stile fotografico, come trovarlo con Sara Munari
Il racconto fotografico con Sara Munari
Photoediting creativo con Paola Riccardi
La costruzione del portfolio, come e cosa fare con Sara Munari
Viaggio nella fotografia contemporanea con Sara Munari
Farsi strada come autori con Alessia Locatelli
Creare un libro fotografico con Grazia Dell’Oro
Lightroom  con Fabio Viganò
Photoshop con Fabio Viganò­

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CORSI SINGOLI SUL LINGUAGGIO ONLINE
Utilizzo del linguaggio fotografico e capacità di usarlo correttamente.  

Percorso linguaggio full – base per l’utilizzo corretto di immagini e gruppi di immagini
Percorso autoriale, come farsi strada del mondo della fotografia
Visual storytelling, incontro con te stesso, progetta un lavoro da zero con Sara Munari
Percorso fotoritocco e gestione immagini con Fabio Viganò
Il linguaggio fotografico con Sara Munari
Lo stile fotografico, come trovarlo con Sara Munari
Il racconto fotografico con Sara Munari
Viaggio nella fotografia contemporanea con Sara Munari
Photoediting funzionale e creativo con Paola Riccardi
Lightroom con Fabio Viganò 
Photoshop con Fabio Viganò 
Farsi strada come autori con Alessia Locatelli­

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