ZANELE MUHOLI, storia visiva nera e trans del Sud Africa

Articolo di Giovanna Sparapani

“La mia missione è riscrivere una storia visiva nera e trans del Sudafrica, affinché  il mondo sappia della nostra esistenza e resistenza ai crimini d’odio nella mia terra ed oltre”. ZANELE MUHOLI

Nata a Umnazi, Durban (Sudafrica) nel 1972, ultima di cinque figli, cominciò a lavorare come parrucchiera, coltivando segretamente il sogno di diventare un’artista visiva: la sua formazione avvenne a Johannesburg e in seguito a Toronto.

 Definendosi “attivista visiva ”, attraverso una documentazione fotografica acuta ed elegante supportata da  un fine dichiaratamente politico, si propone di difendere i diritti degli individui soggetti a vari tipi di intolleranza, purtroppo ancora diffusi in tutto il mondo. Dai primi anni duemila ha iniziato a documentare le vite delle persone appartenenti a comunità lesbiche, gay, trans, queer del Sudafrica, per opporsi a pregiudizi e discriminazioni che rendono difficile affermare con dignità la propria esistenza per una fetta di umanità ‘diversa’ e dunque da emarginare, soprattutto nel continente africano. Nelle sue fotografie parla di povertà, di emarginazioni, di dolori condivisi, di intolleranze razziali, anche se il focus principale di tutto il suo lavoro è diretto verso il mondo LGBTQIA+.

 Nei suoi intensi ritratti e autoritratti in bianconero, i soggetti sono  per lo più immortalati in pose che richiamano canoni classici, ma gli orpelli che li adornano – soprattutto vesti,  gioielli e copricapi – sono assolutamente contemporanei, composti con materiali di uso quotidiano, come spugne, retine per i piatti, mollette per i panni, pettini, corde…… ; presenti talvolta anche elementi vegetali tipici della flora del suo paese a cui Zanele è particolarmente legata.

 Le serie di foto riunite sotto il titolo “Volti e fasi”, che l’ha fatta conoscere al mondo, contiene centinaia di ritratti di donne di colore, realizzati entrando con coraggio nella vita e nell’intimità dell’universo femminile omosessuale: nessuna immagine contiene elementi ridicoli o sopra le righe, tutto è risolto con grande serietà e sobrietà. Non solo fotografa, ma anche regista, Zanele nel 2010 dirige a fianco di Petre Glodsmid,”L’Amore difficile”, un documentario ‘senza veli’ che ci introduce all’interno del suo mondo creativo e della sua sfera privata: 48 minuti in cui si possono trovare immagini e situazioni molto crude, ma sempre autentiche e coraggiose, “ un autoritratto potente e commovente di un’artista e di una militante totale”. Dopo questo importante lavoro, cominciano ad arrivare i riconoscimenti: nel 2013 viene nominata Prof.sa di cinema e fotografia presso l’Accademia di Brema in Germania e nel 2017 è considerata l’artista più importante all’interno di una mostra organizzata a Parigi presso la Fondazione Louis Vuitton. Nel 2020 i suoi ritratti e autoritratti sono ospitati alla Tate Modern di Londra, riscuotendo un grande successo di pubblico e critica.

Alla  58.esima Biennale di Venezia del 2019, viene presentato il suo progetto più impegnato e più celebre  che contiene una serie eccezionale di autoritratti a partire dal 2012: “Somnyama Ngonyama” (in italiano, “Ciao, leonessa nera”): le pose e le vesti sono le più diverse, i volti dagli sguardi intensi  vengono rivolti con fierezza verso l’osservatore, alla ricerca di una piena affermazione di sé. La fotografa ci tiene a sottolineare che i ritratti sono stati realizzati alla luce del giorno, senza effetti luministici artificiosi, il suo volto è volutamente molto scuro, quasi a volersi uniformare e confondersi con i fondi neri: le sclere bianche degli occhi e le labbra spesso dipinte con colori molto chiari e luminosi, creano affascinanti contrasti con la pelle del volto dalle sottili luminescenze.

 Attualmente a Parigi,  la Maison Européenne de la Phptographie (MEP) ospita fino al 23 maggio una nutrita esposizione con 200 fotografie, video, installazioni, documenti d’archivio, a partire dagli anni 2000, a documentare l’attività della fotografa fino ai giorni nostri.

Zanele Muholi: Somnyama Ngonyama, Hail the Dark Lioness, aperture Foundation,New York,2018

Zanele Muholi Somnyama Ngonyama, Ave leonessa nera, ed. 24 Ore cultura, 2021

NB: Le foto sono tutti autoritratti

Il posto ha solo scopo didattico, culturale e informativo, le immagini sono e rimangono di proprietà dell’artista

Articolo di Giovanna Sparapani

Karolina Wojtas, Play, Fun, Nonsense

Karolina Wojtas (nata nel 1996) – Fotografa e artista multimediale, scatta da quando aveva 13-14 anni. Ha studiato alla Film School di Lodz e all’Istituto di Fotografia Creativa della Repubblica Ceca.

Per eseguire i suoi progetti personali utilizza la camera digitale di quando aveva 14 anni, ne ha 17 tutte uguali.

Come illuminazione Utilizza il flash, per lei è una sorta di esplosione che le permette di catturare la scena.

Le sue fotografie sono prevalentemente “Staged”, prende ispirazione dal contesto quotidiano privato e pubblico del luogo dove vive, la Polonia.

Lavora su determinati temi a lei vicini, come la questione dell’educazione scolastica per esempio con il progetto “Abzgram”.

Nel progetto “Abzgram” esamina il rigido sistema scolastico polacco che sottopone i bambini a regole militaristiche.

Come apertura del progetto troviamo La “Procedura di ingresso in classe”, prevede che i bambini stiano fermi senza toccarsi, appoggiando lo zaino sul pavimento accanto alla gamba destra con le mani lungo i fianchi, lo sguardo fisso, silenzioso e immobile.

La sua espressione artistica, prevede installazioni Site Specific; in base al luogo di interesse, crea un ambiente a lei congeniale attuo a far immergere lo spettatore.

la fotografa definisce il suo lavoro in tre parole:

“Play, Fun, Nonsense.” Karolina Wojtas

Il suo processo di creativo deve essere come un gioco dove ci si diverte, con un senso che va costruendosi mano a mano scattando, informandosi leggendo e scattando nuovamente; partendo così da sensazioni personali, sino ad approfondire tematiche che toccano la sfera politica e sociale.

Riguardo alla scelta dei suoi soggetti fotografici, la sua attenzione si concentra su soggetti abitualmente considerati brutti e Kitsch; questa scelta, è per la fotografa, legata alla cultura in cui è immersa dove si possono trovare diversi elementi di questo tipo: “I live in a town where a Colosseum and pyramid were built! It’s so kitschy—we pretend we are rich, but the way we project that never looks good. I grew up in a time when it was fashionable to have glitter in your hair, wear frills, and own a red or green bag with matching shoes. This was the best outfit for formal occasions! I grew up around ugly things, but on the other hand, there is beauty in that ugliness. I love collecting strange materials, as well as bags and shoes” Karolina Wojtas

I soggetti non sono estranei, utilizza prevalentemente amici, parenti, sè stessa e quasi mai estranei a parte per qualche lavoro commerciale come il lavoro per MARNI, brand italiano.

PRIZE AND CONTESTS:

2017- ShowOFF – Kraków Photo Month, winner

2018- TIFF OPEN 2018 – Tiff Festival Wrocław, winner

2018- Scholarship of the Minister of Culture and National Heritage, Poland

2018- Talent of the year, PixHouse, Poznań, nomination

2018- Portfolio review winner, Bratislava Month of Photography 2018

2019- Publication of the year 2019, shortlist “kwas kwas kwas” Łódź, Poland

2019- Bird in Flight Prize 19 – shortlisted

2019- Talent of the year, PixHouse, Poznań, nomination

2019- ING Unseen Talent Award 2019, winner, Amsterdam, Holland

2019- Scholarship of the Minister of Culture and National Heritage, Poland

2020- Plat(t)form 2020 – special mention, Fotomuseum Winterthur, Switzerland

2020- reGeneration 4 The Challenges of Photography and its Museum for Tomorrow,

Musée de l’Elysée, Nomination​​​​​​​

OLO EXHIBITIONS

2020 -Fundacja Pełkińska XX Czartoryskich – Zamek w Pełkiniach, “Konik”

2020- Gallery  Naga -” Gatunek: brat. Jak unicestwić?” Warszawa

2019, “Abzgram” in Galeria F7, during Bratislava Month of Photography, Slovakia

2019 -Exhibition ‘Extremely rich fauna of the local area’ during FotoArtFestival in

Bielsko-Biała

2019-, Individual exhibition at the Museum in Pełkinie “Abzgram”

2019 Individual exhibition at the Museum in Pełkinie “The Extremely Rich Fauna of the Local

Area”

2018, Individual exhibition “Karolina Wojtas: Train to knowledge. TIFF Festival 2018 /

Cooperation”, Galeria u Agatki Wrocław, TIFF Festival, International festival

COLLECTIONS

ING Collection Netherlands, Muzeum Sztuki in Łódź

Sitografia

https://www.public-offerings.com/karolina-wojtas-ugly-pretty

https://karolinawojtas.com/abzgram

https://metcha.com/article/the-trunk-reverse-hotel-by-karolina-wojtas-for-marni-s-new-shoulder-bags

https://co-berlin.org/en/co-berlin-talent-award/2022

https://www.lensculture.com/articles/karolina-wojtas-making-a-mess

Articolo di Eric De Marchi

Le immagini sono solo a scopo didattico e culturale e rimangono di proprietà dell’autore

Raoul Iacometti, fotografie e altre storie!

Buongiorno a tutti, spero non vi perdiate questo evento con Raoul Iacometti! Ciao Sara 

“Fotografie e altre storie…” è fotografia, ma non solo. Le immagini, le parole, i gesti e i suoni si mescolano e si fondono in un’unica esperienza. È contaminazione, che alimenta conoscenza e consapevolezza. “Fotografie e altre Storie…” nasce dalla, con e per la fotografia, grazie all’intuizione e alla voglia di far uscire quest’arte dalle porte, talvolta troppo spesse, della mera tecnica, delle regole “sopra tutto e tutti”. Raoul Iacometti prova a parlare di emozioni, quelle che vivono dentro ogni scatto, cercando di raccontare il proprio modo di concepire il suo mestiere. Prova a sgretolare i pilastri di questa affascinante arte, cercando di condividere il suo credo: la fotografia non deve essere solo forme e calcoli ma una storia. Una storia da vedere e da raccontare.

Vi aspettiamo il 9 Maggio alle ore 21.00 da Musa fotografia, in Via Mentana, 6 Monza

Per conoscere gli eventi di Musa fotografia

Mostre di fotografia segnalate per il mese di maggio

Ciao a tutti!

Guardate che mostre interessanti ci aspettano a maggio!


Anna

SEBASTIÃO SALGADO. AMAZÔNIA

Sebastião Salgado. Amazônia
© Sebastião Salgado | Sebastião Salgado. Amazônia

Dal 12 maggio al 19 novembre 2023 a Milano presso la Fabbrica del Vapore è aperta al pubblico la mostra Amazônia di Sebastião Salgado, a cura di Lélia Wanick Salgado.

Per sei anni Sebastião Salgado ha viaggiato nell’Amazzonia brasiliana, fotografando la foresta, i fiumi, le montagne e le persone che vi abitano. La mostra, con oltre 200 opere, immerge i visitatori nell’universo della foresta mettendo insieme le impressionanti fotografie di Salgado con i suoni concreti della foresta. Il fruscio degli alberi, le grida degli animali, il canto degli uccelli o il fragore delle acque che scendono dalla cima delle montagne, raccolti in loco, compongono un paesaggio sonoro, creato da Jean-Michel Jarre.

Dal 12 Maggio 2023 al 19 Novembre 2023 – Fabbrica del Vapore – Milano

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CARLA CERATI. LE SCRITTURE DELLO SGUARDO

© Carla Cerati
© Carla Cerati

 Il CIFA, Centro Italiano della Fotografia d’Autore, ente nato per volontà della FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, associazione senza fini di lucro che si prefigge lo scopo di divulgare e sostenere la fotografia su tutto il territorio nazionale, presenta la nuova mostra “Carla Cerati  – Le scritture dello sguardo” che inaugurerà sabato 1 aprile 2023 alle ore 16.30 presso il CIFA e il nuovo libro a lei dedicato per la collana “Grandi Autori della fotografia contemporanea”. 
 
L’esposizione fotografica proposta da FIAF e curata da Roberto Rossi, Presidente FIAF, presenta una parte importante, ed in alcuni casi meno conosciuta, del lavoro fotografico di Carla Cerati. Il libro che accompagna la mostra, curato da Lucia Miodini ed Elena Ceratti, è l’occasione per continuare l’esplorazione promossa dall’editoria FIAF del mondo delle Fotografe Italiane iniziato nell’anno 2000 con il volume dedicato a Giuliana Traverso e che annovera nelle sue due principali collane, quella delle Monografie e quella dei Grandi Autori, nomi come Eva Frapiccini, Patrizia Casamirra, Antonella Monzoni, Paola Agosti, Angela Maria Antuono, Chiara Samugheo, Stefania Adami, Lisetta Carmi, Cristina Bartolozzi, Giorgia Fiorio.
 
Ben più di un’antologica della sua produzione, la mostra ci aiuta ad entrare in contatto con la forte personalità di questa Autrice espressa nell’impegno civile e alimentata dalle passioni per la scrittura e per la fotografia. “L’una e l’altra”, affermava Carla Cerati: sono due attività che coesistono, ma non si fondono. È sempre un’osservazione della realtà: la fotografia le serve per documentare il presente, la parola per recuperare il passato. L’incontro tra fotografia e testo caratterizza il percorso di Cerati. 
 
La Cerati si avvicina alla fotografia agli inizi degli anni ‘60 fotografando il suo ambiente famigliare. È un periodo in cui anche grazie al crescente sviluppo economico del dopoguerra, la fotografia diventa una pratica personale diffusa e alla portata anche dei ceti sociali meno abbienti. Per chi come Cerati desidera andare oltre la cosiddetta foto di famiglia e vuole approfondire contenuti e tecnica fotografica, non esistono in Italia, salvo rarissime eccezioni come il Bauer, prima scuola pubblica di fotografia fondata nel 1954, altri luoghi da frequentare che i circoli fotografici. 
 
Un percorso analogo è stato compiuto da altri fotografi della sua generazione, come ad esempio Gianni Berengo Gardin, Mario De Biasi, Nino Migliori, Fulvio Roiter, che, avvicinatisi alla fotografia frequentando le associazioni fotografiche fin dall’immediato dopo guerra, hanno poi scelto la strada del professionismo sotto varie forme. Cerati per un certo periodo frequenta il Circolo Fotografico Milanese, che in quegli anni è animato da un intenso dibattito tra coloro che privilegiano visioni di tipo estetico-formale e altri interessati alla ripresa del reale. Fa sua questa seconda visione e decide di avvicinarsi al professionismo. 

Dal 01 Aprile 2023 al 04 Giugno 2023 – CIFA – Centro Italiano della Fotografia d’Autore – Bibbiene (AR)

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FOTOGRAFIA EUROPEA 2023 – XVIII EDIZIONE

EUROPE MATTERS

Visioni di un’identità inquieta

Possiamo affermare che esiste un’identità comune ? In che misura mito e memoria modellano o consolidano il nostro senso di appartenenza collettiva? E in che modo la fotografia contemporanea contribuisce a dare una risposta alle sfide e alle situazioni che vivono i cittadini europei?

Considerando la relazione fra identità nazionale e comunità democratica, così come le realtà multiculturali dei singoli paesi europei, ci troviamo in bilico fra l’appartenere a nazioni distinte e a una popolazione culturalmente omogenea. Come hanno scritto Peter Gowan e Perry Anderson, «gli imperi del passato minacciano di dissolversi in lande postmoderne spazzate solo dall’ondata del mercato». Inoltre, l’Europa non è più considerata il luogo da cui si scrive la storia.

Quanto sia complesso e difficile cogliere la natura dell’Europa come comunità è il tema di una serie di progetti fotografici che si soffermano soprattutto sulle persone e sulle identità, per raccontare le politiche di inclusione ed esclusione e la persistenza delle idee di storia e di cultura nel momento presente.

I progetti che faranno parte di questa edizione indagheranno tra le altre le nozioni di appartenenza e solidarietà, così come quelle di fragilità e inquietudine.

28 aprile – 11 giugno 2023 – Reggio Emilia – sedi varie

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CABARET VIENNA. L’ATELIER FOTOGRAFICO MANASSÉ

Atelier Manassé, Vienna, La danza (Tänzerin), 1931 c., stampa vintage, IMAGNO / Collection Christian Brandstätter, Wien
Atelier Manassé, Vienna, La danza (Tänzerin), 1931 c., stampa vintage, IMAGNO / Collection Christian Brandstätter, Wien

Attraverso 120 fotografie la mostra ripercorre la storia dello studio fotografico più popolare della Vienna degli anni Venti: l’Atelier Manassé.
Calembour visivi, ritratti di attrici e modelle, danzatrici e foto di nudo danno vita a un percorso tematico che evoca uno dei periodi più vivaci dell’Europa del secolo scorso.  
Al Mart, fino al 18 giugno.

Fondato dai coniugi ungheresi Olga Spolarits e Adorjan Wlassics a Vienna nel 1920, riscoperto negli anni Ottanta e studiato in anni recenti dopo un lungo oblio da Chiara Spenuso, l’Atelier Manassé costituisce un archivio fotografico unico nel suo genere

Negli anni Venti, dopo essersi trasferiti nell’ex capitale dell’Impero austro-ungarico, i coniugi Wlassics ottengono un notevole successo fotografando i protagonisti del cinema muto. Oltre a realizzare ritratti di attrici e attori, la coppia ungherese si specializza soprattutto nel nudo femminile. Nei loro scatti i corpi sono sempre ritratti in pose studiate e giustapposti a elementi scenografici e costumi di scena spesso insoliti che creano accostamenti evocativi e suggestivi in linea con il gusto dell’epoca. Le fotografie sono spesso evocative di una femminilità misteriosa e fatale, ma non mancano i toni ironici e surreali vicini alle sperimentazioni visive delle avanguardie che si diffondono in tutta Europa. 
Davanti all’obiettivo di Olga e Adorjan non passano solo le attrici e le ballerine più famose, ma anche tutta la nobiltà viennese. La fama e il prestigio dell’Atelier superano i confini e conquistano altre città europee, come Berlino e Parigi. 
Dopo la morte di Adorjan, nel 1946, il lavoro dello studio viene portato avanti da Olga fino alla fine degli anni Sessanta.

Nello stesso periodo della grande mostra dedicata a Klimt e l’arte italiana, il Mart propone una seconda esposizione sulla Vienna degli anni Venti, grande capitale europea in un’epoca di profonde trasformazioni sociali e culturali. È in questo contesto che si afferma la Secessione Viennese la cui eco caratterizza profondamente tutti i linguaggi culturali, dal cinema alla fotografia, passando per la pubblicità e i rotocalchi. 
Con il titolo Cabaret Vienna, la mostra sull’Atelier Manassé approfondisce e sviluppa questi temi, attraverso cinque sezioni tematiche. 
120 fotografie, spezzoni di film, documenti, copertine di riviste e libri d’artista descrivono l’atmosfera mondana e sfavillante di inizio secolo. 
Ritratti dei protagonisti del mondo dello spettacolo e del cinema, calembour visivi, immagini di nudo (utilizzate sia nella moda, sia nella pubblicità) e fotografie di ispirazione esotica contribuiscono all’affermazione della modernità e della stravaganza.
In un clima cupo di tensioni sociali e politiche, con le dittature europee alle porte, non mancò per reazione un clima di euforia e frivolezza, in cui il cinema, la radio e la fotografia assumono un peso sempre maggiore e contribuiscono alla diffusione di stili di vita, modelli estetici e di comportamento, status symbol e tendenze, in particolare presso l’alta borghesia. 
Profondamente connesso al momento e al luogo in cui si sviluppa, il lavoro dell’Atelier Manassé tratteggia la i ruggenti anni Venti”. È un periodo innovativo e straordinario, soprattutto per le donne che, in nome di una reclamata parità sessuale, si affrancano anche attraverso gesti considerati rivoluzionari: portare i capelli corti, fumare, guidare o vestire da uomo. Mezzo moderno per eccellenza, la fotografia diventa un’ottima alleata dell’emancipazionefemminile. Da qui la nuova consapevolezza delle protagoniste delle foto di Olga e Adorjan, coscienti di rappresentare solo se stesse e di non essere più semplicemente muse ispiratrici.

Dal 16 Marzo 2023 al 18 Giugno 2023 – MART – Rovereto

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LETIZIA BATTAGLIA. TESTIMONIANZA E NARRAZIONE

Letizia Battaglia, La bambina lavapiatti. Monreale, 1979
© Letizia Battaglia | Letizia Battaglia, La bambina lavapiatti. Monreale, 1979

Dal 31 marzo al 31 maggio 2023 le opere di chi ha utilizzato la fotografia come denuncia e arma di ribellione. Trenta scatti in bianco e nero del periodo dal 1972 al 2003 provenienti dall’Archivio palermitano ‘Letizia Battaglia’.

Letizia Battaglia incarna in sè arte, impegno civile, partecipazione e passione. Trani la celebra ad un anno dalla sua scomparsa con una straordinaria mostra monografica che testimonia trent’anni di vita e società italiana.

Letizia Battaglia. Testimonianza e narrazione”, fruibile dal 31 marzo al 31 maggio 2023 a Palazzo delle Arti Beltrani, è una carrellata di 30 scatti in bianco e nero che hanno segnato a fuoco la memoria visiva della storia del nostro Paese, passando dalla inconsapevole bellezza delle bambine dei quartieri poveri siciliani (uno su tutti ‘La bambina con il pallone del quartiere Cala di Palermo’) al volto di Pier Paolo Pasolini, ai morti per mano della mafia, tra cui Piersanti Mattarella, e poi, ancora, le processioni religiose, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, fino all’arresto del feroce boss Leoluca Bagarella.

Testimonianza vera, spesso crudele e cruenta, dell’appassionato impegno civile e politico di Letizia Battaglia che per trent’anni ha fotografato la sua terra, la Sicilia, con immagini che denunciano l’attività mafiosa nei coraggiosi reportage per il quotidiano «L’Ora» di Palermo, che l’ha eletta di fatto ad una delle prime fotoreporter italiane. La fama di Letizia Battaglia, nomen omen, è passata nel corso degli anni da una dimensione regionale a una nazionale e internazionale. Notorietà premiata, oltre che da numerosi riconoscimenti in tutto il mondo, anche dal New York Times che nel 2017 ha inserito la fotografa ottantaduenne tra le undici donne più influenti dell’anno, per l’impegno dimostrato come artista.

Il percorso espositivo tranese intende restituire l’intensità che caratterizza tutto il suo lavoro: dall’attività editoriale a quella teatrale e cinematografica, passando per l’affresco della Sicilia più povera e la denuncia dell’attività mafiosa, della miseria, del degrado ambientale, conseguenza della deriva morale e civile.

«
Questa mostra, composta da immagini provenienti dall’Archivio Letizia Battaglia di Palermo e selezionate dai loro curatori Marta e Matteo Sollima, nipoti della fotografa, rappresenta un’occasione preziosa per conoscere l’artista Battaglia, divulgare la sua opera e celebrarla nel nostro territorio ad un anno dalla scomparsa – commenta Alessia Venditti, autrice con Andrea Laudisa dei testi che accompagnano l’esposizione. Battaglia è riconosciuta come una delle più grandi interpreti del Novecento e la fotografia, vocazione a tempo pieno, è stato lo strumento con cui ha rivelato la cruda realtà della mafia, del clientelismo e della povertà; celebri sono altresì i suoi ritratti, tra cui spicca la serie di fotografie scattate a Pasolini presso il Circolo Turati di Milano.

La mostra tranese e le foto per essa selezionate, che riguardano il periodo di produzione che va dal 1972 al 2003, hanno l’intento di svelare al pubblico il modo di intendere la fotografia di Letizia Battaglia come arma di ribellione e missione.
Il percorso espositivo è completato dalla proiezione del documentario di Francesco Raganato “Amore amaro” (2012), visibile durante la fruizione della mostra». 


Dal 31 Marzo 2023 al 31 Maggio 2023 – Palazzo delle Arti Beltrani – Trani (BA)

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ROBERT CAPA. L’OPERA 1932 – 1954

Modotti, i due successi degli scorsi mesi, l’appuntamento 2023 è con un altro grandissimo protagonista della storia mondiale della fotografia, un fotografo che è assurto a mito: Robert Capa.
La mostra, promossa dall’Assessorato Beni e attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali della Regione autonoma Valle d’Aosta, è a cura di Gabriel Bauret, in collaborazione con Daria Jorioz, dirigente della Struttura Attività espositive e promozione identità culturale.
Al Centro Saint-Bénin dal 6 maggio al 24 settembre 2023 saranno esposte oltre 300 opere, selezionate dagli archivi dell’agenzia Magnum Photos, che copriranno in modo esaustivo la produzione del celebre fotografo, dagli esordi del 1931 alla morte avvenuta – per lo scoppio di una mina – nel 1954 in Indocina.
“La mostra – anticipa la Dirigente delle Attività espositive Daria Jorioz – consente di ripercorrere tutte le fasi della straordinaria carriera di Robert Capa, riservando un’attenzione particolare ad alcune delle sue immagini più iconiche, che hanno incarnato la storia della fotografia del Novecento. L’esposizione si propone di evidenziare le molteplici sfaccettature dell’opera di un autore passionale e in definitiva sfuggente, instancabile e forse mai pienamente soddisfatto, che non esitava a rischiare la vita per i suoi reportages”.
Scrive Gabriel Bauret in catalogo: “Il suo posto nella storia della fotografia potrebbe essere paragonato a quello di Robert Doisneau, ma il paragone si ferma qui: tanto Capa è un eterno migrante, dallo spirito avventuroso, quanto Doisneau è un sedentario che nutre la sua fotografia con i soggetti che sa scovare a Parigi e nelle sue periferie”.
Al Centro Saint-Bénin di Aosta il visitatore potrà ammirare le immagini di guerra che hanno forgiato la leggenda di Capa, ma non solo. Nei reportages del fotografo, come in tutta la sua opera, esistono quelli che Raymond Depardon chiama “tempi deboli”, contrapposti ai tempi forti che caratterizzano le azioni. I tempi deboli ci riportano all’uomo, Endre Friedmann, alla sua sensibilità verso le vittime e i diseredati, al suo percorso personale dall’Ungheria in poi. Immagini che lasciano trapelare la complicità e l’empatia del fotografo rispetto ai soggetti ritratti, soldati ma anche civili, sui terreni di scontro, in cui ha maggiormente operato e si è distinto.
Di lui così scrisse Henri Cartier-Bresson: “Per me, Capa indossava l’abito di luce di un grande torero, ma non uccideva; da bravo giocatore, combatteva generosamente per se stesso e per gli altri in un turbine. La sorte ha voluto che fosse colpito all’apice della sua gloria”.

La mostra si articolerà in 9 sezioni tematiche: Fotografie degli esordi, 1932 – 1935; La speranza di una società più giusta, 1936; Spagna: l’impegno civile, 1936 – 1939; La Cina sotto il fuoco del Giappone, 1938; A fianco dei soldati americani, 1943 – 1945; Verso una pace ritrovata, 1944 – 1954; Viaggi a est, 1947 – 1948;
Israele terra promessa, 1948 – 1950; Ritorno in Asia: una guerra che non è la sua, 1954.
A rendere la rassegna ancora più intrigante è la possibilità che essa offre di ammirare l’utilizzo finale delle immagini di Capa, ovvero le pubblicazioni dei suoi reportages sulla stampa francese e americana dell’epoca e gli estratti di suoi testi sulla fotografia, che tra gli altri toccano argomenti come la sfocatura, la distanza, il mestiere, l’impegno politico, la guerra.
Inoltre, saranno disponibili gli estratti di un film di Patrick Jeudy su Robert Capa in cui John G. Morris commenta con emozione documenti che mostrano Capa in azione sul campo e infine la registrazione sonora di un’intervista di Capa a Radio Canada.
Robert Capa nasce nel 1913 a Budapest; in gioventù si trasferisce a Berlino, dove inizia la sua grande carriera di fotoreporter che lo porterà a viaggiare in tutto il mondo. Nel 1947 fonda con Henri Cartier-Bresson e David Seymour la celebre agenzia Magnum Photos. Muore in Indocina nel 1954, ferito da una mina antiuomo mentre documenta la guerra al fronte.

6 Maggio 2023 – 24 Settembre 2023 – Aosta, Centro Saint-Bénin

JR – DÉPLACÉ∙E∙S

Opera di JR
Opera di JR

Intesa Sanpaolo organizza alle Gallerie d’Italia – Torino dal 9 febbraio 2023 al 16 luglio 2023 la prima mostra personale italiana di JR, artista francese famoso in tutto il mondo per i suoi progetti che uniscono fotografia, arte pubblica e impegno sociale.
Combinando diversi linguaggi espressivi JR (1983) porterà nell’esposizione che occuperà circa 4000 mq del museo di Piazza San Carlo, realizzata in collaborazione con la Fondazione Compagnia di San Paolo e curata da Arturo Galansino, il suo tocco per raccontare la realtà e stimolare riflessioni sulle fragilità sociali.
Partito dalla banlieu parigina più di vent’anni fa, JR ha portato la sua arte in tutto il mondo con monumentali interventi di arte pubblica in grado di interagire con grandi numeri di persone e attivare intere comunità, dalle favelas brasiliane ad una prigione di massima sicurezza in California, dalla Pyramide del Louvre alle piramidi egiziane, dal confine tra Israele e Palestina a quello tra Messico e Stati Uniti.
I problemi dei migranti e dei rifugiati, sempre più di scottante attualità, fanno da molto tempo parte dell’indagine di JR. Con il progetto Déplacé∙e∙s, cominciato nel 2022 e presentato per la prima volta in questa mostra, l’artista ha viaggiato in zone di crisi, dall’Ucraina sconvolta dalla guerra fino agli sterminati campi profughi di Mugombwa, in Rwanda, e di Mbera, in Mauritania, Cùcuta in Colombia e a Lesbo, in Grecia per riflettere sulle difficili condizioni in cui oggi versano migliaia di persone a causa di conflitti, guerre, carestie, cambiamenti climatici e coinvolgere pubblici esclusi dal circuito artistico e culturale all’insegna di valori come libertà, immaginazione, creatività e partecipazione.
Seppur effimera l’arte di JR crea un impatto sulla società e sul mondo in cui viviamo. Essa è realizzata per le persone e si realizza con le persone, rivelando l’importanza del nostro ruolo individuale e collettivo per migliorare il presente e per cercare di rispondere ad un quesito centrale per l’artista: l’arte può cambiare il mondo?

Dal 08 Febbraio 2023 al 16 Luglio 2023 – Gallerie d’Italia – Torino

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VIVIAN MAIER. Shadows and Mirrors

La mostra “Vivian Maier. Shadows and Mirrors”, composta da 93 autoritratti, racconta la grande fotografa e la sua ricerca incessante di trovare un senso e una definizione del proprio essere. L’esposizione è in programma presso Palazzo Sarcinelli a Conegliano, dal 23 marzo al 11 giugno 2023. La mostra, a cura di Anne Morin in collaborazione con Tessa Demichel e Daniel Buso, è organizzata da ARTIKA, in sinergia con diChroma Photography e la Città di Conegliano.
“Un ritratto non è fatto nella macchina fotografica. Ma su entrambi i lati di essa”, così il fotografo Edward Steichen riassumeva il principio della fotografia. Un processo creativo che ha origine dalla visione dell’artista e che si concretizza solo in un secondo tempo nello scatto. Nel caso di Vivian Maier: il suo stile, i suoi autoritratti, hanno origine da una visione artistica al di qua dell’obiettivo fotografico. Per lei fotografare non ha mai significato dar vita a immagini stampate e quindi diffuse nel mondo, quanto piuttosto un percorso di definizione della propria identità.

La mostra ripercorre l’opera della famosa tata-fotografa che, attraverso la fotocamera Rolleiflex e poi con la Leica, trasporta idealmente i visitatori per le strade di New York e Chicago, dove i continui giochi di ombre e riflessi mostrano la presenza-assenza dell’artista che, con i suoi autoritratti, cerca di mettersi in relazione con il mondo circostante.

Vivian Maier fotografò per più di quarant’anni, a partire dai primi anni ’50, pur lavorando come bambinaia a New York e a Chicago. Spese la sua intera vita nel più completo anonimato, fino al 2007, quando il suo corpus di fotografie vide la luce. Un enorme e impressionante mole di lavoro, costituita da oltre 120.000 negativi, film in super 8 e 16mm, diverse registrazioni audio, alcune stampe fotografiche e centinaia di rullini e pellicole non sviluppate. Il suo pervasivo hobby finì per renderla una delle più acclamate rappresentanti della street photography. Gli storici della fotografia l’hanno collocata nella hall of fame, accanto a personalità straordinarie come Diane Arbus, Robert Frank, Helen Levitt e Garry Winograd.

L’allestimento di Palazzo Sarcinelli esplora quindi il tema dell’autoritratto di Vivian Maier a partire dai suoi primi lavori degli anni ’50, fino alla fine del Novecento. Un nutrito corpus di opere caratterizzato da grande varietà espressiva e complessità di realizzazione tecnica. Le sue ricerche estetiche si possono ricondurre a tre categorie chiave, che corrispondono alle tre sezioni della mostra. La prima è intitolata SHADOW (l’ombra). Vivian Maier adottò questa tecnica utilizzando la proiezione della propria silhouette. Si tratta probabilmente delle più sintomatica e riconoscibile tra tutte le tipologie di ricerca formale da lei utilizzate. L’ombra è la forma più vicina alla realtà, è una copia simultanea. È il primo livello di una autorappresentazione, dal momento che impone una presenza senza rivelare nulla di ciò che rappresenta. Attraverso il REFLECTION (riflesso), a cui è dedicata la seconda sezione, l’artista riesce ad aggiungere qualcosa di nuovo alla fotografia, attraverso l’idea di auto-rappresentazione. L’autrice impiega diverse ed elaborate modalità per collocare sé stessa al limite tra il visibile e l’invisibile, il riconoscibile e l’irriconoscibile. I suoi lineamenti sono sfocati, qualcosa si interpone davanti al suo volto, si apre su un fuori campo o si trasforma davanti ai nostri occhi. Il suo volto ci sfugge ma non la certezza della sua presenza nel momento in cui l’immagine viene catturata. Ogni fotografia è di per sé un atto di resistenza alla sua invisibilità. Infine, la sezione dedicata al MIRROR (specchio), un oggetto che appare spesso nelle immagini di Vivian Maier. È frammentato o posto di fronte a un altro specchio oppure posizionato in modo tale che il suo viso sia proiettato su altri specchi, in una cascata infinita. È lo strumento attraverso il quale l’artista affronta il proprio sguardo.

“La scoperta tardiva del lavoro di Vivian Maier, che avrebbe potuto facilmente scomparire o addirittura essere distrutto, è stata quasi una contraddizione. Ha comportato un completo capovolgimento del suo destino, perché grazie a quel ritrovamento, una semplice Vivian Maier, la tata, è riuscita a diventare, postuma, Vivian Maier la fotografa”, scrive Anne Morin nella presentazione della mostra. Nelle splendide immagini in mostra al pubblico, dal 23 marzo al 11 giugno 2023, presso Palazzo Sarcinelli a Conegliano, vedremo la seconda metà del Novecento con gli occhi e negli occhi di un’icona della storia della fotografia.

23 Marzo 2023 – 11 Giugno 2023 – Palazzo Sarcinelli, Conegliano (TV)

HERVÉ GUIBERT: THIS AND MORE

Hervé Guibert, Les billes, 1983  © Christine Guibert/Courtesy Les Douches la Galerie, Paris
Hervé Guibert, Les billes, 1983 © Christine Guibert/Courtesy Les Douches la Galerie, Paris

Hervé Guibert: This and More, a cura di Anthony Huberman ed organizzata in collaborazione con il Wattis Institute di San Francisco, presenta una selezione di fotografie dello scrittore, giornalista e fotografo francese Hervé Guibert (1955-1991). Se il lavoro fotografico di Guibert è prevalentemente associato al ritratto, in questo caso la mostra esplora un nucleo di opere inusuali, in cui l’artista cattura piuttosto l’assenza dell’elemento umano: le fotografie non contengono volti ma oggetti inanimati, interni e spazi domestici carichi di ricordi ed emozioni che evocano la presenza di personaggi fuori campo.

Una buona fotografia, nelle parole di Guibert, non è necessariamente quella che rende visibile una persona o un luogo, ma quella che è “fedele alla memoria della mia emozione”. Laconiche e riservate, le fotografie esposte nella mostra offrono un approccio al ritratto in cui ciò che conta è quello che manca nell’immagine: carichi di sentimenti di amore così come di aspetti traumatici, questi spazi interni invitano a immaginare le persone che li hanno vissuti e abitati. Le opere mettono a nudo gli aspetti più intimi dell’artista, mantenendo al tempo stesso la riservatezza di momenti privati, i cui protagonisti sono tenuti al sicuro, o tragicamente distanti, al di fuori dell’inquadratura. Piuttosto che cercare un senso di verità oggettiva, la mostra mette in evidenza tutto ciò che è soggettivo e invisibile in una fotografia, in cui si stratificano ricordi, aneddoti e assenze.

Molto noto in Francia, dove la sua opera ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’AIDS, Guibert ha avuto una relazione speciale con l’Italia. Appassionato del cinema di Pasolini, Fellini e Antonioni, ha soggiornato a lungo all’Isola d’Elba dove ha scritto, nel corso della vita, molti dei suoi testi. Ha inoltre vissuto a Roma, tra il 1987 e il 1989 in residenza a Villa Medici e prolungando la sua permanenza anche l’anno successivo.

Dal 09 Marzo 2023 al 21 Maggio 2023 – MACRO — Museo d’Arte Contemporanea di Roma

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DUCK AND COVER. STORIA DELLA GUERRA FREDDA

Berlinesi guardano atterrare all'aeroporto di Templehof uno dei velivoli del ponte aereo organizzato da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna per rifornire la popolazione durante il blocco della città. 1948, Berlino
© U.S. Air Force | Berlinesi guardano atterrare all’aeroporto di Templehof uno dei velivoli del ponte aereo organizzato da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna per rifornire la popolazione durante il blocco della città. 1948, Berlino

In anteprima assoluta per l’Italia, apre al pubblico il 4 marzo 2023 presso il centro culturale ed espositivo “la Casa di Vetro” di Milano la mostra fotografica “Duck and Cover. Storia della Guerra Fredda”, una selezione di 65 immagini iconiche provenienti in gran parte dagli Archivi di Stato americani, inclusi quelli della CIA, che ripercorre il lungo conflitto semi-armato che ha contrapposto le democrazie liberali alle dittature comuniste capitanate dall’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, oggi Federazione Russa) e dalla Repubblica Popolare Cinese. 

Un periodo storico, in cui in parte ci ha riproiettato l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa nel febbraio del 2022, caratterizzato da un’atmosfera opprimente di incombente disastro e contraddistinto dal terrore di un’imminente guerra nucleare su scala planetaria. Un clima interpretato dal titolo della mostra – in italiano “Accucciati e Copriti”, in primis sotto il banco se sei uno studente – tratto da quello di un famoso documentario statunitense del 1952 in cui veniva insegnato ai ragazzini delle scuole americane cosa fare in caso di attacco atomico.

Nel 2023 ricorrono il 75° del blocco di Berlino, il 75° della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani approvata all’Onu, il 70° della fine della Guerra di Corea, il 50° del ritiro degli Stati Uniti dalla Guerra del Vietnam, il 50° del golpe di Pinochet in Cile: tutti eventi che hanno segnato – dal punto di vista ideologico, politico, culturale e materiale – il lungo scontro  tra due concezioni alternative e in antitesi della società e del mondo.

In programma fino al 17 giugno 2023, curata da Alessandro Luigi Perna, giornalista pubblicista specializzato in storia contemporanea ed esperto di fotografia, e prodotta da Eff&Ci – Facciamo Cose per il progetto History & Photography – la Storia raccontata dalla Fotografia, la mostra è articolata in un innovativo formato espositivo che propone fotografie di grande impatto iconografico e ampli testi di approfondimento. 

Nella sua narrazione, concepita sia per un pubblico adulto che per gli studenti di scuole e università, il curatore non solo ripercorre i principali fatti dell’epoca ma cerca anche di proporre una prospettiva laica su un pezzo della Storia contemporanea ancora raccontato e deformato attraverso la propaganda e le ideologie delle parti contrapposte, protagoniste ancora oggi, nelle loro versioni aggiornate, del dibattito ideologico, politico e culturale delle democrazie liberali e delle autocrazie sparse per il pianeta.

Dal 04 Marzo 2023 al 17 Giugno 2023 – La casa di vetro – Milano

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JASON FULFORD
THE HEART IS A SANDWICH

In mostra da Micamera dal 28 aprile al 3 giugno, installazione site-specific
inaugurazione giovedì 27 aprile dalle 19, alla presenza dell’autore

Quando sento un odore insolito la prima cosa che voglio sapere è da dove arrivi
– Adam Gilders

‘The Heart is a Sandwich’ è il nuovo corpo di lavoro dell’artista americano Jason Fulford. Lo presenta da Micamera in anteprima assoluta il 27 aprile 2023. Si tratta di una raccolta di dodici storie nate dalla frequentazione dell’Italia negli ultimi dieci anni. Tra le novelle in immagini, si narra di panificatori rompiballe, di un ricco deposito di un museo (la GAM di Milano), degli appunti di Aldo Rossi sulla felicità, del centro della terra e del garage di Guido Guidi. Il libro, fresco di stampa, è edito da Mack.

La opere saranno esposte in un’installazione ispirata alle sinopie rinascimentali, disegni preparatori per gli affreschi; gli storici dell’arte le usano per comprendere la genesi di un lavoro o ripensamenti successivi. Fulford ricorrerà liberamente al disegno per accennare alle proprie ispirazioni e ai riferimenti del lavoro presentato in cornice a parete.
Il lavoro di Fulford è apparentemente semplice, grazie alla sua capacità di creare composizioni allo stesso tempo armoniche e ricche di metafore e significati. Conosciuto in tutto il mondo per il vero e proprio talento nella costruzione delle sequenze, proprie e altrui, Fulford usa un’articolazione stratificata, che unita alla sequenza precisa, suggerisce significati ambigui e apre a infinite possibilità di lettura.

In ogni vita, certe cose sono più importanti di altre. E’ così anche per una libreria e galleria ed è il caso di questa mostra.

Dal 28 aprile al 3 giugno – MICamera – Milano

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I premi fotografici in scadenza a Maggio

Buongiorno, ecco tutti i premi in scadenza a Maggio, speriamo che qualcuno di voi vinca.

Buona giornata

Annalisa Melas

MONOVISIONS PHOTO AWARDS 2023

I MonoVisions Photography Awards sono un bando aperto internazionale per fotografi che utilizzano il  bianco e nero per esprimersi attraverso il linguaggio visivo.

Il nostro obiettivo è scoprire i migliori fotografi monocromatici di tutto il mondo e offrire le migliori opportunità per essere riconosciuti e premiati per il loro lavoro. Puoi competere per $ 5000 in premi in denaro in due categorie: Foto in bianco e nero dell’anno 2023 e Serie in bianco e nero dell’anno 2023.

Il tuo lavoro può essere inviato in 2 sezioni: SINGOLA foto o SERIE di foto. Una serie è composta da un massimo di 8 foto, che condividono la stessa idea e concetto.

Le nostre categorie: astratto, architettura, concettuale, belle arti, paesaggi, natura e fauna selvatica, nudo, persone, fotogiornalismo, ritratto, fotografia di strada e viaggi.

Deadline: 14 May 2023

Website: https://monovisionsawards.com

LPA FUTURES 2023

Sei un fotografo commerciale emergente che cerca di dare il via alla tua carriera? Allora non perdere questa opportunità unica di ottenere la rappresentanza da uno dei principali agenti di fotografi del Regno Unito!

LPA Futures è un concorso biennale che supporta e promuove la prossima generazione di fotografi commerciali. Selezionati da una giuria di esperti del settore, 3 fotografi vengono selezionati per essere rappresentati nell’ambito di LPA Futures e del programma biennale.

Non solo c’è la possibilità di vincere un agente, ma grazie ai nostri generosi partner, ci sono anche premi utili per un valore di quasi £ 10.000 in palio.

La competizione LPA Futures è ora una delle iniziative più note del Regno Unito per coltivare nuovi talenti e spingerli alla ribalta. Istituito nel 2007, nel corso degli anni ha innalzato il profilo di molti fotografi, molti dei quali sono oggi essi stessi nomi ben noti del settore.

Deadline: 1 May 2023

Website: https://www.lisapritchard.com/blog/futures2023

PHOTOBOOK AWARD 2023 ENCONTROS DA IMAGEM

Nell’ambito della 33a edizione di Encontros da Imagem – Festival Internazionale di Fotografia e Arti Visive, è aperta la call per il Photobook Award EI 2023. Questo concorso è giudicato da redattori, editori e altri professionisti del settore editoriale.

Consapevole che i libri di fotografia hanno acquisito, negli ultimi anni, un ruolo di primo piano nella promozione di progetti fotografici attraverso processi creativi di narrazione, è intenzione di Encontros da Imagem promuovere autori indipendenti e il loro corpus di opere. Dal 2014 il festival si è adoperato per essere un canale privilegiato di diffusione e promozione del fotolibro, realizzando il Photobook Award 2023, invitando tutti gli artisti interessati a candidarsi al premio con il proprio fotolibro.

Saranno accettati solo fotolibri autocostruiti, ovvero libri d’artista, di produzione più o meno artigianale, originali, personali e indipendenti. Non saranno presi in considerazione per il premio i libri che siano stati pubblicati o abbiano ricevuto un impegno di pubblicazione da qualsiasi editore fino al momento della domanda. Se il progetto è un manichino, dovrebbe essere il più vicino alla sua forma finale, nei materiali utilizzati e nel suo formato.

Deadline: 5 May 2023

Website: http://site.picter.com/photobook-ei-2023

PORTRAIT PHOTOGRAPHY COLLECTIVE 2023

Il Portrait Photography Collective è stato creato per mostrare il lavoro dei fotografi ritrattisti più talentuosi del mondo. Creando una piattaforma che ospita concorsi mensili esclusivamente nel campo della ritrattistica, offriamo ai fotografi un’opportunità realistica di monetizzare la loro passione gareggiando per premi in denaro completamente illimitati. Il 50% di tutti i proventi ricevuti dalle quote di iscrizione viene restituito come premio in denaro.

Come media, la fotografia non è mai stata così popolare. La combinazione di attrezzature che diventano più accessibili e social media che forniscono piattaforme multiple per i fotografi per mostrare il loro lavoro, il settore non è mai stato così competitivo. Con le opportunità che diventano sempre più scarse per guadagnarsi da vivere nel campo, il Portrait Photography Collective offre ai fotografi l’opportunità di integrare le proprie entrate partecipando a concorsi mensili di fotografia di ritratto che si svolgono uno dopo l’altro durante tutto l’anno.

Deadline: 6 May 2023

Website: https://www.portraitphotographycollective.com/

PHOTOVOGUE’S GLOBAL OPEN CALL 2023

PhotoVogue è entusiasta di annunciare il suo secondo Global Open Call. Quest’anno, PhotoVogue invita artisti di tutto il mondo a presentare lavori che sfidano le nozioni tradizionali di bellezza.

Poiché tutti gli angoli del mondo subiscono cambiamenti culturali, anche l’idea di bellezza deve evolversi. Non siamo più vincolati dal genere, dalla perfezione e dall’omogeneità: la bellezza non è una scatola da controllare, un test di superamento basato su norme antiquate. È in continua espansione e in continua evoluzione, mentre ci liberiamo dagli stereotipi stanchi che in precedenza dominavano il nostro panorama culturale. Mai prima d’ora l’espressione è stata più diversificata e la rappresentazione più ampia.

Cerchiamo artisti che lavorino su più formati, sia attraverso la fotografia, il video o entrambi, che rispondano alla domanda: cosa significa bellezza oggi? Diamo il benvenuto a ogni tipo di estetica visiva, dal realismo al fantasy, dall’ispirazione documentaristica al glam, dal diretto al suggestivo. Accetteremo anche progetti creati con l’IA, a condizione che il suo utilizzo sia divulgato.

Deadline: 15 May 2023

Website: https://site.picter.com/photovogue-global-open-call-2023

CALL FOR ENTRY: ABANDONED

Abandoned è una mostra che esplora oggetti, spazi e strutture abbandonati e riscoperti. Un genere popolare nel mondo fotografico è la tendenza dell’esplorazione urbana (“urbex”) – l’esplorazione di luoghi abbandonati o dimenticati per documentare la narrazione di coloro che vi hanno vissuto o lavorato. Attraverso l’immagine catturata, possiamo intravedere la natura effimera e la memoria di noi stessi e di ciò che ci circonda e preservarli prima che si perdano nel tempo e nello spazio. Cosa trasmettono queste strutture e oggetti sulla società mentre li lasciamo decadere? Qual è l’essenza del tempo e del luogo, e cosa o chi stiamo abbandonando?

Abandoned è una mostra collettiva internazionale con giuria aperta a fotografi dai 18 anni in su. Tutti i processi di post-produzione fotografica in bianco e nero, a colori, convenzionale, non tradizionale e digitale sono i benvenuti.

Deadline: 15 May 2023

Website: https://chateaugallery.com/abandoned-submission-form

IDENTITY; INTERNATIONAL PHOTOGRAPHY EXHIBITION

La Glasgow Gallery of Photography organizza una mostra di un mese ad agosto chiamata Identity. Il tema dell’identità per questa mostra è in realtà un tema di copertura piuttosto ampio e può essere espresso attraverso molti generi di fotografia. Usando la fotografia di ritratto puoi esplorare la tua identità o quella di altre persone attraverso il modo in cui si esprimono. Attraverso la fotografia documentaria è possibile esplorare gli aspetti dell’identità di una persona o di un gruppo di persone. Forse il paesaggio intorno a te è una parte importante della tua identità, quindi le immagini di paesaggi o paesaggi urbani potrebbero essere un modo interessante per esplorare il tema dell’identità. Il tema è aperto a molte forme di fotografia, per dare più spazio possibile all’esplorazione del tema dell’Identità.

Identity è un invito aperto ai fotografi a presentare fino a 8 immagini che rispettino il tema Identity.
I fotografi selezionati esporranno il loro lavoro per una mostra della durata di un mese.
Il lavoro apparirà online nella nostra galleria online sul nostro sito web.

Deadline: 17 May 2023

Website: https://www.glasgowgalleryofphotography.com/call-for-submissions

NATURE PHOTOGRAPHER OF THE YEAR 2023

Per la settima volta consecutiva, ti invitiamo a partecipare al concorso Nature Photographer Of The Year 2023, promosso dal Nature Talks Photo Festival nei Paesi Bassi. Invitiamo gentilmente fotografi professionisti e non professionisti, di tutte le età, provenienti da tutto il mondo, a partecipare al nostro concorso anche quest’anno. Crediamo di poter mostrare la bellezza della natura in tutto il mondo condividendo le immagini più straordinarie che realizzate. Se impariamo ad amare la natura, la proteggeremo anche.
Quando partecipi a questo concorso di fotografia naturalistica hai la possibilità di diventare il fotografo naturalista dell’anno 2023 e vincere fantastici premi. Ma non è tutto, sosterrai anche la conservazione della natura. Abbiamo fondato la Nature Talks Foundation (Stichting Nature Talks) per collaborare e sostenere le organizzazioni per la conservazione della natura. Quindi unisciti oggi, mostraci le tue splendide immagini di quest’anno, dell’anno scorso o di anni fa e diventa il fotografo naturalista dell’anno 2023 e aiutaci anche a prenderci cura della natura.

Deadline: 21 May 2023

Website: https://naturephotographeroftheyear.com

GLOBAL PEACE PHOTO AWARD 2023

Il Global Peace Photo Award riconosce e promuove i fotografi di tutto il mondo le cui immagini catturano gli sforzi umani verso un mondo pacifico e la ricerca della bellezza e del bene nelle nostre vite. Il premio va a quelle fotografie che meglio esprimono l’idea che il nostro futuro risieda nella pacifica convivenza.

Deadline: 21 May 2023

Website: https://www.friedaward.com/phcdl

ARS ARTIFICIALIS AI ART EXHIBITION

La Bristol Art Gallery apre un bando per la partecipazione di opere d’arte create utilizzando generatori d’arte AI fai-da-te o standard per la mostra “Ars Artificialis”. La mostra si ispira al padre dell’Intelligenza Artificiale, il filosofo catalano Ramon Llull (1232–1316), che “riuscì a creare una scienza universale, basata sulla notazione algebrica dei suoi concetti fondamentali e sulla loro combinazione per mezzo di figure meccaniche”. Non è prevista alcuna quota di iscrizione e le opere selezionate saranno esposte gratuitamente alla mostra virtuale. Le voci selezionate per l’esposizione fisica attrarranno costi di stampa.

Deadline: 30 May 2023

Website: https://www.bristol-art-gallery.com/open-call-ai-art/

3RD INTERNATIONAL PORTRAIT PHOTOGRAPHER OF THE YEAR 2023

Questo è il nostro terzo premio International Portrait Photographer of the Year e continuiamo a seguire una filosofia simile al popolare International Landscape Photographer of the Year Awards (giunto alla sua decima edizione): l’obiettivo principale è quello di essere una delle 101 migliori fotografie di l’anno ed essere pubblicato nel libro. Ci sarai?

Il libro dell’International Portrait Photographer of the Year Awards verrà stampato e rilegato con copertine rigide, disponibile nel negozio online, ma ovviamente sarà anche presentato come libro sfogliabile sul sito Web affinché possa raggiungere il maggior numero di utenti possibile.

Deadline: 31 May 2023

Website: https://www.internationalportraitphotographer.com

URBAN 2023 PHOTO AWARDS INTERNATIONAL CONTEST

L’associazione culturale dotART, con sede a Trieste, Italia, organizza la 14a edizione del concorso URBAN Photo Awards. Il concorso è aperto a tutti e organizzato in 4 sezioni: Single Photos (4 aree tematiche: Streets, People, Spaces, Creative), Projects & Portfolios, URBAN Book Award e URBAN Photo Arena (Trieste Photo Young). I concorrenti possono partecipare a più sezioni contemporaneamente.
Il tema generale del concorso è Urban Life: Urban Photography. Il tema si addentra nella modernità attraverso ogni tipo di fotografia ambientata nel tessuto cittadino.
Al centro del concorso c’è la Città, l’ambiente urbano e l’umanità che lo abita: la quotidianità delle grandi città e dei piccoli centri, i contrasti e le contraddizioni tra città e campagna, gli scorci estetici, le geometrie architettoniche, i frammenti di colore che spezzano il grigiore della città. Immagini reali, immediate, capaci di raccontare la Città e le sue storie.

Deadline: 31 May 2023

Website: https://www.urbanphotoawards.com/en/rules-2023/

N.B.: Vi ricordiamo come sempre di prestare attenzione prima di candidarvi ai premi.
I concorsi da noi pubblicati sono frutto di ricerche su internet e anche se i dati inseriti sono stati selezionati, restano di carattere indicativo e pertanto sta a voi verificare con attenzione i contenuti e i regolamenti prima di partecipare ai premi.
Ci scusiamo per eventuali errori di traduzione e trascrizione dei contenuti.

Provateci e in bocca al lupo !

Annalisa


John Free, street photography a Los Angeles

L’autore che vi presentiamo oggi è John Free, un fotografo americano, che si occupa di reportage sociale e street photography, che con le sue immagini ci offre uno spaccato della vita Americana degli anni 70 e 80.

Che ne dite?

Anna

John Free è un fotografo di reportage sociale e street photography che vive a Los Angeles. I suoi lavori variano dai vagabondi che viaggiano sulle ferrovie in California alla vita di strada a Londra e Parigi.

Il suo progetto “End of the line” è ambientato allo scalo merci di Los Angeles, dove si è recato ogni giorno per 10 anni per fotografare i vagabondi delle ferrovie. “Ho fotografato queste persone problematiche e uomini e donne che, a causa di una tragedia personale nelle loro vite, la guerra, le donne, la bottiglia, sono state forzate ad uno stile di vita pericoloso viaggiando su treni merci. Alla fine arrivano a Los Angeles, che è il posto più ad ovest che si possa raggiungere.

John è stato per molti anni una fonte di ispirazione per fotografi di ogni età e livello, attraverso i suoi insegnamenti in lezioni e workshop di Street Photography a Los Angeles, New York, Parigi e Londra.

I lavoro di John sono apparsi su numerose pubblicazioni dal U.S. News and World Report e Newsweek al Photographic Magazine e allo Smithsonian. E’ stato selezionato tra i fotografi internazionali per prendere parte al progetto che è poi diventato il libro 24 hours in the life of Los Angeles. Le sue opere sono state oggetto di diverse mostre, tra cui al California Museum of Science and Industry, Los Angeles, Laguna Festival of Art, Armory Center for the Arts in Pasadena e alla Bagier Gallery a Ojai, California.

Carla Cerati, impegno sociale e politico

Nata a Bergamo nel 1926, si iscrisse a Milano all’Accademia di Belle Arti di Brera per seguire i corsi di scultura, ma non riuscì a concludere gli studi perché si sposò nel 1947 a soli ventuno anni, e fu costretta ad intraprendere il mestiere di sarta per collaborare alla non brillante situazione economica della sua famiglia, rinunciando così per il momento ad ogni aspirazione artistica. Verso la fine degli anni Cinquanta, iniziò  ad essere attratta dalla fotografia, passione che, dopo molti successi, sostituirà con quella per la letteratura, ottenendo ambiti premi. Nel 1960, presso il Teatro Manzoni di Milano, si trovò quasi per caso a realizzare alcuni scatti durante le prove dello spettacolo “Niente per amore” del regista Franco Enriquez che, colpito dalla forza e intensità delle sue immagini, le consigliò di venderle ad alcune testate giornalistiche. Il suo linguaggio fotografico venne subito apprezzato e importanti periodici dell’epoca – “L’Illustrazione Italiana”, “Vie Nuove”, l’”Espresso” ed altri –  acquistarono le sue fotografie. Per una persona completamente autodidatta, che ignorava le nozioni di base per lo sviluppo dei rullini e la stampa delle foto, fu davvero un bel successo che la spinse ad andare avanti con coraggio.

Carla Cerati

Curiosa e dotata di uno spirito critico acuto e tagliente, cercò di esplorare  il mondo che la circondava, ripreso da diverse angolature: fotografò la società-bene milanese durante lo sfavillio degli anni Sessanta, i giovani coinvolti in rumorose manifestazioni, i luoghi industriali durante il boom economico, fino ad arrivare anche a Firenze nei giorni della tragica alluvione del Sessantasei. Nel 1965, desiderosa di scoprire alcune zone arretrate del Sud Italia, si mise in viaggio in automobile e da questa spedizione riportò interessanti foto realizzate in Abruzzo e in Sicilia e una preziosa cartella dal titolo “Nove paesaggi italiani” a cura di Bruno Munari, con una presentazione di Renato Guttuso. Parallelamente continuò  il suo lavoro in teatro, immortalando i backstages di spettacoli memorabili, diretti da Giorgio Strehler ed Eduardo de Filippo.

Nel 1967, di fronte alle audaci e innovative rappresentazioni del Living Theatre creato da Julian Beck e Judith Malina, conobbe una vera e propria folgorazione, tanto da rimanere al seguito della compagnia per diversi anni, anche durante molteplici  tournées all’estero. Verso la fine degli anni Sessanta, quando si cominciò ad avvertire in Italia una forte tensione sociale e politica, il suo occhio si rivolse a documentare i movimenti della cosiddetta ‘contestazione’ con importanti reportages. Attratta dal mondo  degli ultimi, degli umili, dei negletti, nel 1969 pubblicò l’importante volume “Morire di classe” per la casa editrice Einaudi, a cura di Franco Basaglia e sua moglie: opera che costituisce una pietra miliare per un’indagine approfondita sulla situazione dei manicomi italiani di quegli anni. Accanto a lei ha lavorato il grande fotografo Gianni Berengo Gardin, girando in lungo e largo nella penisola per  realizzare il loro fondamentale reportage: si tratta di immagini in bianconero coraggiose, intense, senza fronzoli o pietismi inutili che documentano  situazioni tragiche, riuscendo nel contempo a  mettere in rilievo e conferire dignità a persone recluse, scartate dalla società, umiliate, vittime talvolta di violenze fisiche e psichiche. L’impatto con questa dura realtà lasciò profondi solchi nell’animo dei due fotografi, che rimasero colpiti negativamente  in modo particolare dalle pessime condizioni in cui trovarono l’Ospedale psichiatrico fiorentino.

Carla Cerati, ospedale psichiatrico.

Attratta dalle manifestazioni di piazza e dai duri scontri carichi di tensione, documentò  il processo Calabresi – Lotta Continua, i funerali di Feltrinelli, le sfilate delle femministe urlanti attraverso le strade cittadine.

Contemporaneamente  ai lavori di impegno sociale e politico, Carla rivolse la sua attenzione anche agli ambienti della Milano bene, con le sue vetrine sfavillanti, i grandi magazzini stracolmi di merce, i ritrovi mondani delle signore dell’alta-borghesia. Da questa sua acuta ed ironica analisi, uscirà  un’ interessante opera dal titolo significativo “Mondo Cocktail”, pubblicato nel 1974, in cui sono immortalati “ squarci di vita mondana con belle donne”. Vengono ritratti artisti, intellettuali, modelle durante i famosi party sulla Terrazza Martini, luogo di gran moda che  la Cerati si sforza di frequentare con spigliatezza e disinvoltura, anche se quel mondo falso ed effimero, “ della Milano da bere” non la convinceva affatto, finendo ben presto per stancarla.

Alla fine degli anni Ottanta, Carla abbandonerà gradualmente la sua professione di fotoreporter, nauseata dai falsi miti che campeggiano sui giornali e sui programmi televisivi, per dedicarsi alla letteratura, sua segreta passione da sempre: il suo primo romanzo “Un amore fraterno arrivò finalista al Premio Strega del 1973.

Per quanto riguarda la fotografia, non abbandonerà mai la sua ricerca personale con scatti intimi, a ricercare astratte forme geometriche oppure  orme lasciate sul cemento e sulla sabbia da uomini ed animali, dalla serie Tracce del 1986.

 Carla Cerati è morta  a Milano nel 2016.

BIBLIOGRAFIA

Franco Basaglia e Franca Ongaro (a cura di), Morire di classe: la condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin, Torino, Einaudi, 1969

Carla CeratiMondo cocktail, 61 fotografie a Milano, Nota di Maria Livia Serini (61 illustrazioni in bianco e nero), Milano, Pizzi, 1974.

Luciana MartiniCara Assuntina, Libro per ragazzi. Fotografie di Carla Cerati, Torino, Einaudi, 1976.

Carla CeratiForma di donna, 34 fotografie in bianco e nero di Carla Cerati, Milano, Mazzotta, 1978.

www.carlacerati.com

www.elle.com

ARTICOLO DI GIOVANNA SPARAPANI

Le immagini rimangono di proprietà dell’autore e hanno solo scopo didattico e divulgativo.