Aveva 30 anni e da qualche tempo aveva parecchie commissioni da riviste di teatro, per questo, aveva messo da parte le sua laurea in ingegneria e con la sua vecchia Rolleiflex, si trovava con regolarità presso il Teatro di Praga, per fotografarne il dietro le quinte delle produzioni, ma in quell’agosto del ’68, stava per andare in scena un’altra triste pagina della storia del secolo scorso. Josef Koudelka era appena rientrato da un viaggio per un servizio fotografico sugli zingari romeni, per quello che sarebbe poi diventato, a detta di molti, uno dei lavori che più importanti nel campo del reportage (Gypsies n.d.r.)
Quell’alba del 21 agosto 1968, ricevette una telefonata da un’amica che lo avvisava che i carri armati del Patto di Varsavia, avevano invaso il paese e stavano entrando nella capitale; Koudelka lo scambiò per uno scherzo di ben tornato. Ci vollero l’insistenza dell’amica e altre 5 telefonate per convincere Josef ad affacciarsi alla finestra per rendersi conto che era davanti a qualcosa che non assomigliava nemmeno lontanamente ad una burla.
Prese gli apparecchi fotografici e tutte le pellicole che aveva a disposizione, gettandosi in strada e documentando ogni attimo di quei giorni.
I negativi di quei drammatici eventi, lasciarono Praga per canali clandestini, raggiungendo le scrivanie dell’agenzia Magnum e nel 1969, vennero pubblicate per la prima volta dal periodico The Sunday Times in maniera assolutamente anonima, per il timore di rappresaglie, unicamente contrassegnate con le iniziali P.P. , sigla di Prague Photographer; solamente 16 anni dopo, quando le minacce alla famiglia erano ormai cessate e dopo la morte del padre, il fotografo ammetterà pubblicamente di esserne l’autore.
L’anonimato non impedì a Koudelka di esser premiato con la Robert Capa Gold Medal
Non conoscevo questa storia.. Molto interessante.
😃