I lavori dei miei studenti a Tokyo! Bravi!

Il mio obiettivo, durante i workshop in viaggio, è di aumentare la consapevolezza e stimolare la creatività dei partecipanti.
Lo scopo dei miei workshop è la creazione di uno o più progetti finiti che siano da considerare esercizi pratici per capire come procedere, successivamente, alla creazione dei propri lavori. I fotografi non sono professionisti, alcuni partono da zero, altri hanno già prodotto portfolio. Sono tanto soddisfatta di loro.

L’ordine dei portfolio è casuale.

Vi aspetto al prossimo workshop a Marrakech, qui le info.

Intanto divertitevi a guardare questi lavori!

Ciao

Sara


Cristina Barbieri

Mondo altro

L’iperrealtà e’ affascinante: immagini realistiche, paesaggi curati nei minimi dettagli, personaggi con svariate personalità, colonne sonore accattivanti, trame intriganti delle quali il giocatore è protagonista. Ci si misura con avversari, si mette in luce la propria abilità. Il gioco è un piccolo mondo fantastico che simula quello vero, dove ogni piccola vittoria diventa fonte di soddisfazione, divertimento, piacere. E dove tutti i problemi quotidiani sono banditi dalla mente.

Il Giappone e’ la fucina mondiale dei videogiochi ed e’ anche il luogo in cui sono giocati con un accanimento tale da portare le persone a  ritirarsi da ogni situazione sociale e a isolarsi completamente, per passare la vita davanti al computer. Il fenomeno e’ talmente pregnante e diffuso che esiste anche una parola per definire queste persone: “otaku”, tradotto in italiano come “fanatico”.

Il pellegrinaggio nel mondo delle sale gioco di Tokyo e’ stato un viaggio alla ricerca della iperrealtà, ovvero del mondo del falso assoluto, in cui le imitazioni non si limitano a riprodurre la realtà, ma cercano di imprimerle un “miglioramento”, dando vita a scenari in cui tutto è più luminoso, più grande e più divertente che nella vita quotidiana. Non solo: essendo i videogame interattivi, il giocatore  ha il potere di cambiare la storia, di decidere, per esempio, se salvare un personaggio oppure no. In confronto ai videogame, la realtà può essere deludente e frustrante. Si rischia di sentire nostalgia di quel mondo immaginario, dove si incontrano mostri, eroi, principesse, si combatte per la vita e la morte compiendo gesta epiche, potendosi sempre rifare dalle sconfitte inserendo nuove monete nella consolle e  salendo di grado nei livelli di abilita’, e si finisce per essere risucchiati nel vortice di quella dimensione fantastica.

Nelle sale giochi si incontra non solo realta’ virtuale ma anche gioco d’azzardo reale nelle versioni elettroniche tecnologicamente avanzate dei classici giochi da casino’. Qui la seduzione ipnotica del bombardamento multisensoriale di led luminosi colorati pulsanti al ritmo di poche note musicali ossessivamente ripetute si somma alla compulsione al gioco, esercitando un’ attrazione fatale.

Inchiodati ai seggiolini, i giocatori trascorrono anche l’intera giornata appiccicati ai monitor, dopo essersi sistemati accanto beveraggi e cibarie vari (prontamente erogati dagli onnipresenti distributori automatici).

Patiscono, esultano, si agitano, si disperano, si esaltano: vivono dentro a quel mondo parallelo, simulacro della realta’, diventando a loro volta simulacri di se’ stessi, individui che limitano l’esperienza della loro esistenza agli stimoli e alle emozioni incontrati in un mondo altro.

Contatto

 


Simona Cassisa

Visualmente, il Kanji 間 (leggi “ma”) raffigura un cancello, al cui interno è racchiuso il sole. Viene collegato al concetto estetico di “spazio negativo”: il vuoto, contrariamente alla nostra visione occidentale, è considerato come uno spazio necessario allo sviluppo del “ki”, 気, la forza vitale di uomini e donne.

All’interno di questo “non-contesto” il singolo abitante cresce, vive e si evolve. Come un sole rosso nel bianco più completo, come un’isola nell’oceano, come una cellula il cui ciclo vitale è però fondamentale per funzionamento del grande organo pulsante che è la società giapponese. 間.

Contatto

 


Elsa Falciani

Loosen (Sciogliersi)

Dall’altra parte del mondo conosciamo i manga erotici, le stravaganze sessuali dei giapponesi ma quando provi ad entrare, tutto assume un altro aspetto. Una forte contraddizione tra la bizzarria pornografica con una ricerca di un piacere fanciullesco, e la sofisticata tradizione erotica.

Una persona qualunque potrebbe intitolare o vedere da fuori questo mondo come losco, perverso, a volte violento, che non si puo’ neanche nominare e tanto meno provare. In Giappone la dimensione strettamente sensualistica e ludica della sessualità, sganciata da motivazioni riproduttive o affettive, non è mai stata considerata “peccato”, non ha mai suscitato angoscia morale e sensi di colpa, come nelle culture cristiane. Ogni sfumatura del mondo e’ dentro di noi e più’ lo teniamo lontano e più’ ne siamo attratti in qualche modo, quindi senza giudizi o pregiudizi il nostro sguardo dovrebbe sempre essere di accoglienza come per i giapponesi.

Non lasciamo che i nodi del kinbaku siano una metafora dei nodi morali occidentali, ma una leggera sottomissione alla varietà’ del mondo.

Sono sempre stata trattata con onorevole rispetto, anche nei quartieri più’ discreti e vietati.

Le donne presenti nelle foto sono sempre state consenzienti e mai maltrattate.

English

Loosen

On the other side of the world we know the erotic manga, the sexual extravagances of the Japanese but when you try to get in, everything takes on another aspect.

A strong contradiction between the pornographic whimsical with a search for a boyish pleasure, and the sophisticated erotic tradition. Anyone could name or see from the outside this world as shady, perverse, sometimes violent, that you can not even name, let alone try. In Japan, the strictly sensualistic and playful dimension of sexuality, released from reproductive or affective motivations, has never been considered “sin”, has never aroused moral anguish and guilt, as in Christian cultures.

Every nuance of the world is within us and the more we keep it away, the more we are attracted to it in some way, so without judgments or prejudices our eyes should always be welcoming as for the Japanese.

Let us not let the knots of kinbaku be a metaphor of Western moral knots, but a slight submission to the variety of the world.

I have always been treated with honorable respect, even in the most ‘discrete and forbidden neighborhoods.

The women in the photos have always been consenting and never mistreated.

Contatto

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Scuole, corsi e workshop di fotografia nel mondo.

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Buongiorno! Ecco i link per tante scuole di fotografia nel mondo che organizzano corsi di diversi livelli, dal workshop di qualche giorno a veri e propri percorsi universitari. Spero possa essere utile a qualcuno di voi! Ciao Sara

ISSP – International Summer School of Photography, Latvia

ICP – International Center of Photography, New York

London School of Communication, London, UK

Pathshala, Bangladesh

Gerrit Rietveld Academy, Amsterdam

écal – Ecole cantonale d’art

KABK, Netherlands

Western Kentucky University, USA

University of Missouri, Columbia, USA

The Rodchenko Art School, Moscow, Russia

Hartford Art School, Connecticut, USA

Columbia College Chicago, USA

World Press Photo Academy

RCA – Royal College of Art, London, UK

CSM – Central Saint Martins

Magnum

University of Applied Sciences and Arts, Hanover, Germany

MediaStorm, New York, USA

Atelier Smedsby, Sweden

Maine Media Workshop, Rockport, Maine, USA

Market Photo Workshop, Johannesburg, South Africa

ENSP – Ecole Nationale Supérieure de la Photographie, Arles

Goldsmiths, University of London, UK

ENSP – Ecole Nationale Supérieure de la Photographie, Arles

Yale University, New Haven, Connecticut, USA

SVA – School of Visual Arts, New York, USA

Parsons – The New School for Design, New York, USA

SFAI – San Francisco Art Institute, USA

IED, Madrid, Spain

Ohio University – Ohio University

Columbia University, School of the Arts, New York, USA

Elenco preso in parte da Vogue Italia. Ciao

 

Come riconoscere i workshop di fotografia del cacchio e evitarli!

SARA MUNARI - (6)

Tanti fotografi stanno entrando nel mercato e questo significa più gente che vuole imparare o provare ad imparare, come fare foto migliori, come muoversi nel mondo della fotografia.

Le macchine fotografiche, questi amabili aggeggi, non costano più molto e rimangono oggetti di semplice utilizzo.

Questo porta alla sensazione di poter diventare fotografi con facilità.

Falso! Falso anche pensare che seguire un workshop, un corso, un master, faccia di voi fotografi.

Vi svelo un segreto:

Tenere workshop è bellissimo, parlare a persone che ti ascoltano è appagante, mettere nelle condizioni di migliorare il proprio livello fotografico è eccitante, condividere quello che si conosce è godurioso (almeno per me).

Crei piccoli gruppi, crei discussioni, impari, ai miei corsi, addirittura si son formate coppie stabili. 😀

Inoltre si guadagna bene, nel tempo.

Devi farti un nome, certo. Studiare, farti conoscere, perseverare, tenere duro e ricevere fiducia…non semplice, ma si può fare.

Però, però, però…

Se è vero che non esiste un modo giusto per insegnare ad un workshop è anche vero che si dovrebbe avere qualcosa da insegnare.

Molti studenti mi hanno confidato di aver seguito workshop, anche con fotografi di fama mondiale, affermando di aver imparato poco e niente.

Ricordate che non è detto che un bravo fotografo sia un bravo docente, così come un bravo docente, potrebbe non aver scattato una sola foto buona.

Ci vuole passione per la materia e passione per la gente.

Per ‘passare esperienza, nozioni e consigli’ bisogna amare le persone quanto la materia.

La Fotografia, inoltre, la si deve davvero conoscere e anche se il mercato dei workshop è in espansione, non significa che tutti abbiamo qualcosa da insegnare.

E adesso mi rivolgo a voi, a chi i workshop li segue e investe tempo e denaro nella speranza di capire qualcosa.

Ma volete andare un po’ a fondo quando scegliete le persone da seguire, oppure no? Lo sapete quanti ciarlatani convinti ci sono in giro?

Ci sono anche le mode a vostro sfavore. Va di moda un determinato personaggio e viene proposto dappertutto. Questo convince della validità della persona. Spesso non è così.

Un workshop non sono 30 persone intorno ad una ragazza nuda, soprattutto se in questa occasione non viene spiegato un cavolo sulla luce, sulla fotografia di nudo, sul ritratto.

Un workshop non è un autore, famoso o meno che vi parla del suo lavoro. Un workshop è quando tu, da iscritto, migliori il tuo di lavoro.

Un workshop non è un’uscita tutti insieme a fare fotografie, tipo “gruppo Torino vacanze”. Questi si chiamano esercizi, che potete anche organizzare da soli. Un workshop è un gruppo di studio, un seminario volto ad una specializzazione.

L’offerta è ormai talmente elevata che distinguere è davvero difficile.

Posso consigliarvi di leggere i curriculum di chi si propone come docente, di guardare i loro siti e di controllare le informazioni che inseriscono. Se in una biografia c’è scritto fotogiornalista, controllate per che giornali ha effettivamente lavorato e in che modo. Se c’è scritto photoeditor, chiedete se ha davvero prodotto progetti per qualcuno. Se c’è scritto fotografo, guardate in che genere è specializzato e se ha venduto o fatto mostre coi propri lavori…e così via.

La colpa è sia loro che vostra, se poi siete convinti di assolute cazzate e magari andate anche in giro a diffonderle.

Baci

Sara

Nuovi corsi, incontri, mostre.

Ciao a tutti, ho il piacere di invitarvi a venirmi a conoscere e a dare un’occhiata alle proposte formative di Mu.Sa.

Questi sono i prossimi appuntamenti che mi riguardano e sotto potete trovare i nuovi corsi!

Ci sono proposte nuove sul linguaggio fotografico e sulla lettura dell’immagine. Corsi di Storia della fotografia, di banco ottico, di fotoritocco, Storytelling (ultimi posti) Workshop all’estero e molto altro. Tutte le info sui corsi

Le prossime presentazioni del libro Storytelling a chi? Manuale per fotografi cantastorie.
Brindisi 21 Luglio
Presentazione del libro Storytelling a chi? di Sara Munari
presso la libreria Mondadori bookstore di Brindisi alle ore 19.00
Corso Giuseppe Garibaldi, 38/A
Lecce
presso Lo.Ft. il 24 Luglio
ore 18,30
Via Simini 6/8
Matera
Venerdì 28 luglio dalle ore 19:30 alle ore 23:00
Bambèr
Via Lucana, 244
Incontri Mostre e cose varie
– Fino a fine luglio la mia mostra Be the bee body be boom sarà esposta a Orbetello al festival di fotografia
– Fino al 7 luglio la mia mostra Be the bee body be boom sarà esposta aBottega immagine a Milano
– Dal 20 al 30 luglio, il mio lavoro P.P.P. sarà esposto al festival di fotografia di Pontremoli.
– Precenicco (UD) il 31 Agosto sarò presente alla mia mostra “Be the bee body be boom” con un incontro con L’autore (che sarei io)
– A San Piero a Sieve (FI) workshop in data 8/9 Settembre
– Trapani 22/23 Settembre workshop sul racconto e sul portfolio
– Piacenza Lezione sulla costruzione del portfolio 27 Settembre

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Ecco i lavori dei miei studenti a New York! Bravissimi!

Ciao a tutti, ecco i lavori che hanno prodotto i miei studenti a New York.

Ognuno segue un progetto che viene studiato e preparato prima della partenza e durante il soggiorno, vengono effettuati gli scatti.

L’ordine dei lavori è sparso.

Titolo: #### di Fulvio Arbasi

New York, la città che non dorme mai! Descritta sempre come una città animata da un’energia inesauribile dove chiunque può trovare una propria dimensione ideale. Basta attraversarla seguendo una qualsiasi direttrice per scoprire un universo fatto di tanti mondi creati da un’infinita varietà umana.

Se però cambiamo, anche di poco, la nostra prospettiva scopriamo una città che toglie il respiro. Una città che con le sue architetture vuole intrappolare tutti e tutto come se un gigante “hashtag” fatto da infinite costruzioni di vetro e acciaio volesse circondare e catturare tutto ciò che circonda uomini e alberi compresi, privandoli anche della vista del cielo.

 


 Sol-A di Alessandro Guzzeloni

Testo italiano:

Steve Sola è un italo-americano che vive a New York. La passione per la musica e il talento come produttore e ingegnere del suono lo hanno portato nel 2009 ad aprire il suo studio di registrazione a Manhattan. Da allora si dedica a far crescere giovani musicisti e collabora con musicisti famosi; i suoi artisti hanno venduto in totale più di 20 milioni di dischi.

Testo inglese:

Steve Sola is an Italian American living in New York. The passion for music and talent as a producer and sound engineer led him to open his recording studio in Manhattan, in 2009. Since then he dedicates to grow up many young musicians and works with famous musicians; his artists have sold over 20 million records in total.

Link al sito di Steve Sola:

http://www.themixking.com/

Link al mio sito:

http://www.aguzz.net/sol-a

 


New York by light di Annalisa Bravi

Un filo rosso attraversa la notte di New York, da nord a sud, da ovest a est.

E’ un lungo tubo al neon che dagli anni ‘20 collega e illumina la tradizione americana di consumare la cena fuori casa.

Comincia qui una passeggiata tra i diner della metropoli.

Gli occhi si riempiono di colori mentre le vetrine restituiscono un’atmosfera di festa perenne.

Ma il passo si affretta perché, quasi un secolo dopo la loro comparsa, le insegne al neon stanno cominciando a spegnersi, per lasciare il posto alle più economiche lampade a fluorescenza o ai colossali pannelli a LED.

La prima insegna a neon di uso commerciale compare a New York nel 1924, con una tecnologia importata dalla Francia da Georges Claude, che ne brevetta la produzione.

Partita da una gamma di colori inizialmente molto ridotta, legata alle misture di argo e mercurio utilizzate, dopo la Seconda Guerra Mondiale e fino a tutti gli anni 60 la tecnologia rende disponibili circa due dozzine di tonalità, grazie anche agli studi per produrre gli schermi televisivi. Al giorno d’oggi i colori sono un centinaio.

Per quanto le insegne a neon abbiano una durata piuttosto lunga, dovuta al fatto che il gas è sigillato in un tubo, negli ultimi decenni sono state largamente sostituite dall’impiego dei LED, molto più luminosi e meno costosi.

Dove sono ancora installate le scritte al neon conferiscono ai locali un aspetto retrò e senza tempo.

La città di New York ha una commissione, la Landmark Preservation Commission, che si occupa tra l’altro di censire e mantenere protette le più storiche insegne a neon.

Link: http://www.annalisabravi.com/nybylight

NY by Light_MAP

 


In punta di piedi di Laura Maffina

Se penso a New York penso al grande sogno, il sogno che tutti noi abbiamo nel cassetto. E come ogni desiderio che si rispetti, per essere raggiunto, c’è bisogno di sacrificio ed è stato per questo che ho scelto di fotografare una scuola di danza, dove ci si allena per ore ed ore per arrivare al “palcoscenico”. Inizia così il mio progetto: alla Broadway Dance Center, durante la mia permanenza nella Grande Mela, partecipo alle lezioni frequentate da studenti di tutte le età, non ci si stanca mai di credere ai propri sogni. E’ stata in esperienza molto intensa e faticosa, non è di certo facile affrontare un lavoro simile in una città così particolare senza farsi distrarre dall’immensità di New York. Un ringraziamento va a Sara che con molta pazienza e professionalità mi ha accompagnato in questo lavoro, e ai miei amici di viaggio, compagni di idee e di risate.

Sito web: www.lauramaffina.com


 

Timeless New York di Maria Simbula

New York, la città che non dorme mai, stupisce per l’infinità di luoghi, dall’aspetto vintage, che ci riportano indietro nel tempo. In un lungo cammino che inizia nell’Upper West Side, si dispiega dal West all’East Village e giunge fino a Brooklyn nell’ atmosfera surreale di Coney Island, il lato più rétro, e forse anche più autentico, della Grande Mela sembra trasportarci in una dimensione fuori tempo, in forte contrasto con il senso di modernità che da sempre ci propone l’immaginario collettivo.

Indirizzo email: Maria Ausilia Simbula <mausi.simbula@gmail.com>

 


 

New light New York di Francesca Semerano

Camminare a lungo sola con un obbiettivo e senza una meta, perdermi e ritrovarmi mi ha portato a scoprire una NY nuova, dove la chiarezza vince sul caos e il silenzio copre il rumore. Mi ha preso un’atmosfera sospesa in un tempo dilatato in cui la foto non è solo un momento del presente, ma anche del passato e del futuro. Assumo la consapevolezza di voler negare lo scatto dell’attimo fuggente, il divenire mi si mostra come un’apparenza perché l’essenza di queste immagini sfugge ad una catalogazione temporale e può venire dal passato, essere nel presente, proiettarsi nel futuro. Ad una lettura successiva allo scatto mi rendo conto che il punto di fuga è divenuto metaforicamente un percorso esistenziale. La figura umana dunque è presente, ma si perde in un vuoto fatto di luce; il gesto dell’uomo, impercettibile in una visione globale, attraverso l’immagine diventa permanente, in un bianco che buca la materia.

Sito web: www.francescasemerano.it

 


 xXx di Alessandro Guzzeloni

Testo italiano:

A Manhattan, l’High Line Park si estende da Gansevoort Street fino alla 34a Strada e fornisce una vista sopraelevata su diverse strade e incroci della West Side. Da questi punti di vista i suoni della metropoli arrivano attenuati e la visuale appare statica e simmetrica.

La High Line è un parco lineare di New York realizzato su una sezione in disuso della ferrovia sopraelevata chiamata West Side Line. La High Line Park utilizza la sezione meridionale della West Side Line di 2,33 km, che corre lungo il lato occidentale di Manhattan. La ristrutturazione della ferrovia in parco urbano è iniziata nel 2006, con la prima fase di apertura nel 2009 e la seconda fase inaugurata nel 2011. La terza ed ultima fase è stata ufficialmente aperta al pubblico il 21 settembre 2014.

Testo inglese: The High Line Park extends from Gansevoort Street to 34th Street and it gives an elevated view over many streets and crossings of the West Side. From these points of view, the sounds of the metropolis are softened and the visuals look static and symmetrical.

The High Line (also known as the High Line Park) is a 1.45-mile-long New York City linear park built in Manhattan on an elevated section of a disused New York Central Railroad spur called the West Side Line. The High Line Park is built on the southern portion of the West Side Line running to the Lower West Side of Manhattan. Repurposing of the railway into an urban park began construction in 2006, with the first phase opening in 2009, and the second phase opening in 2011. The third and final phase officially opened to the public on September 21, 2014.

Link al sito dell’High Line Park:

http://www.thehighline.org/visit

Link al mio sito:

http://www.aguzz.net/xxx

 

Spero vi siate divertiti e vi siano piaciuti, presto pubblicherò le date dei nuovi orkshop e corsi per ottobre qui

www.musafotografia.it e 

www.saramunari.it 

Recensioni sui corsi qui

http://www.saramunari.it/leggi_commenti_e_impressioni_sui_corsi-a6830
ciao Sara

Bucarest, la città raccontata da 10 fotografi. Ecco come hanno lavorato con me.

Buongiorno, vi presento con una punta d’orgoglio, i lavori che i miei corsisti hanno svolto durante il workshop di una settimana a Bucarest. Durante i miei workshop, accompagno le persone durante la crescita personale della visione fotografica. Come potrete notare i lavori sono molto diversi tra loro. Seguirli lungo le loro strade non è facile e mi mette nelle condizioni di dover continuamente studiare, ma i risultati sono talvolta eccezionali, loro e di crescita mia. Ringrazio loro e ringrazio voi che mi seguite.

Baci Sara

Sono felice del risultato e che le difficoltà iniziali, con le quali molti di loro hanno dovuto scontrarsi, siano state superate.

ANNA BRENNA – ACQUE SILENZIOSE

Bucarest, Lago Vacaresti. All’interno di questo lago artificiale incompiuto e abbandonato, vivono una mezza dozzina di famiglie, che cercano di rimanere invisibili, per non essere cacciati dalle autorità, che intendono adibire la zona a parco naturale.
Io voglio dare un nome ed un volto ad alcune di queste persone, che ho conosciuto e che si sono aperte con me, raccontandomi le loro storie: Gabriel e Magda con Furnică, Petrica, Marianna e Florin, Mariuta e Florin, sperando che possano riconquistare la loro dignità.

www.annabrenna.com

LEILA CESANA – KISSED BY THE SUN IN BUCHAREST SOUTH BEACH

Questi corpi immobili si confondono con gli alberi dei parchi, per la loro immobilità. L’ossessione per il raggiungimento di un’abbronzatura omogenea e perfetta, costringe molti cittadini di Bucharest a mantenere per ore posizioni statiche e a volte grottesche, in modo da permettere che il sole tinga la loro pelle lucida, in ogni sua parte. I visi, tesi verso il cielo, paiono in venerazione.

leila.cesana@gmail.com

SERGEI KOULTCHITSKII – PER LE STRADE DI BUCAREST

Sono un fotografo freelance e mi piace scattare wildlife, street e reportage. Ho viaggiato in mezzo mondo ma in Romania era la mia prima volta.

Girando per le strade di Bucarest ho potuto osservare la gente e questa é una semplice raccolta di quello che ho visto in centro

https://www.facebook.com/pages/SK

MARCO LUPI – UNA STRADA A COLORI

A partire dal 1996 la Fondazione Parada a Bucarest, lotta per i diritti dei bambini che vivono sulle e sotto le strade della capitale e si pone l’obbiettivo di offrire ogni giorno servizi sociali, attività artistiche, sostegno scolastico, sanitario e un servizio di unità mobile in strada per offrire sostegno umano ed un’alternativa alla vita di strada.

La mission di Parada è di offrire ogni giorno sostegno umano e sociale utilizzando diversi strumenti d’intervento che garantiscono un futuro ai bambini e giovani di strada. Parada, inoltre, cerca di coinvolgere la società civile tutta affinché diventi portavoce dei valori quali il rispetto per i diritti dei bambini di strada in Romania e nel mondo.

https://www.facebook.com/pages/Marco-Lupi-Photo

MONIA PERISSINOTTO – AROUND MIDNIGHT

Around Midnight è un viaggio introspettivo, per condividere le emozioni e le sensazioni raccolte percorrendo le strade di Bucarest, anche se in realtà potrebbe trattarsi di qualsiasi luogo. Il racconto si snoda tra inquietudine, contrasti interiori e solitudine. Un reportage dell’intimo che attraverso la rappresentazione di luoghi e persone, parla di luce, del cercarsi, di buio e di disperazione.

www.moniaperissinotto.com

www.facebook.com/monia.perissinotto

ANNA PIZZOCCARO – BEST MARKET IN TOWN

In rumeno la parola “consumismo” non esiste. Dopo decenni di dittatura comunista il paese ha iniziato un recupero talmente accelerato in materia di consumi che il dizionario non ha fatto in tempo a integrare il termine al suo interno. Questo pensiero mi ha accompagnato tra le strade di Bucarest. Ho trovato persone schiacciate dalla spinta al consumo e spaesate tra le enormi quantità di merce da acquistare. Lo spazio del commercio prende soprattutto la forma del grande centro commerciale, uno spazio grande e anonimo, affollato ma statico. Come dice il poeta rumeno Mihai Mircea Butcovan: “la Romania, ex-comunista e consumista, forse un giorno tornerà all’essenziale. Quello ormai invisibile anche agli occhi europei allenati ad una democrazia più matura.”

www.annapizzoccaro.viewbook.com

ILARIA PRETTO – MIRCEA

Mircea fa parte di un progetto di ricerca sul paesaggio urbano sulle prime periferie di grandi città. Mircea in Rumeno può significare “pace” o “mondo”, un mondo ed una città fatta di uomini, sono loro che intervengono sull’architettura e la rendono unica. Nelle foto questa presenza umana è ovunque ma non direttamente visibile.

www.ilariapretto.com

RAFFAELLA SCALZI  – C’ERA DUE VOLTE

Una fiaba dal sapore agrodolce dalle atmosfere eteree, dalla lettura grottesca.
Un intreccio di elementi magici e cupi che si confondono.
Bucarest è una capitale che suscita emozioni contrastanti esattamente come le fiabe romantiche di fine ottocento, di cui la Romania era una nazione di fervente produzione.

www.raffaellascalzi.com

MAURO SCARFONE – FROTICA

Frotica e’ la visione distorta di una insegna nel centro di Bucarest.

Scatti fatti di giorno che sottolineano l’ essenza di città della gioia ma dal punto di vista del sesso, una visione distaccata e asettica per evidenziare la massiccia “presenza” di ogni genere di esercizio commerciale del sesso.

mauroscarfone@hotmail.com

MARTA UGOLINI – BARRIO DE TANGO

Ricordando i fasti degli anni ’30 del secolo scorso quando Bucarest veniva chiamata la Parigi d’Oriente e si respirava un’aria cosmopolita e c’era la voglia di relazionarsi con culture lontane. Quando nei teatri e nei bar a si proponeva il tango, un genere molto distante dalla tradizione dell’Europa dell’Est.
Atmosfere che si possono ancora trovare dopo i radicali cambiamenti imposti dal regime di Ceaucescu ormai decaduto.

marta.ugolini@alice.it