Al via la 4° edizione del Premio Musa per fotografe italiane.

Buongiorno!
Sono aperte le iscrizioni per il Premio Musa per donne fotografe 2022.
Il Premio è alla sua 4° edizione e ci sono molte novità!
Il Premio Musa, è dedicato alla produzione di progetti fotografici ed è rivolto a tutte le fotografe, senza nessuna distinzione tra amatrici e professioniste. Il lavoro che si presenterà, verrà sottoposto a giudizio insindacabile della giuria composta da esperte. La giuria è composta da professioniste nel settore della fotografia.
L’ambito del premio è rivolto alla fotografia italiana femminile (fotografe italiane) e possono partecipare fotografe che si esprimono in ogni settore fotografico, ogni genere, senza limitazioni relative al progetto scelto per essere presentato.
Il premio ha tre sezioni e verrà premiata una partecipante per categoria:
1) Reportage, Street photography, Natura, Viaggio, Eventi.
2) Progetto personale, Fotografia concettuale, Ricerca, Still life.
3) Ritratto in studio, moda, ritratto ambientato.
LA DATA DI SCADENZA DI PRESENTAZIONE DELLE OPERE: 19 Ottobre 2022
I premi messi in palio, oltre ad attrezzature per fotografi di marchi prestigiosi come Fuji e Manfrotto, riguardano la possibilità di esporre i propri progetti in grandi Festival Italiani ( Festival della fotografia etica e Colornophotolife) della fotografia e avere contatti con curatori, editori e photoeditor.

I giudizi espressi dalla giuria si baseranno su parametri di creatività, originalità, qualità della fotografia e progettualità.

La giuria:
Federica Berzioli – coordinatrice editoriale de IL FOTOGRAFO
Renata Ferri caporedattore photoeditor di iO Donna il femminile del Corriere della Sera
Sara Munari Fotografa – docente e scrittrice
Alessia Paladini – Direttrice Alessia Paladini Gallery

Novità:
PREMIO FOTO CULT
Abbiamo creato una collaborazione con Foto Cult da cui è nato il Premio FOTO Cult. Il riconoscimento consisterà nella pubblicazione sulla rivista e sul sito internet di un portfolio scelto dalla giuria, composta dai redattori di FOTO Cult.
Ad aggiudicarsi il Premio FOTO Cult sarà l’autrice che avrà meglio rappresentato i temi proposti dal Premio Musa facendo propria la filosofia editoriale della rivista, rispecchiando quindi l’indagine costante verso i nuovi linguaggi della fotografia senza dimenticare gli insegnamenti dei grandi del passato.
FOTO Cult è la rivista di riferimento per gli appassionati di fotografia, sia professionisti, sia amatori. Dal 2003 la testata si occupa di tecnica e di cultura della fotografia, informando i lettori sulle ultime notizie che giungono dal mondo dell’industria e dell’editoria fotografica.

Per qualsiasi chiarimento scrivere a info@musafotografia.it
 Premio Musa Non perdere un’occasione di confronto e di visibilità per il tuo lavoro Iscriviti

Musa fotografia – Via Mentana, 6 Monza
http://www.musafotografia.it
Sara Munari 3383782915
Visita la pagina del Premio Musa  
PARTECIPA AL PREMIO 

Calling The Birds Home, bellissimo lavoro sulla demenza senile.

Calling The Birds Home, un lavoro delicato ed emozionante della fotografa Cheryle St. Onge, sulla malattia che ha segnato sua madre. buona visione, Sara

Presentazione del lavoro:

Mia madre e io abbiamo vissuto fianco a fianco, nella stessa fattoria, per decenni. Il nostro amore era reciproco e costante. Purtroppo ha sviluppato una demenza vascolare, e così ha iniziato ad avere problemi con le sue emozioni e la memoria. All’inizio ho smesso di fare foto con lei, poi ho smesso di fare foto.

Forse come risposta alle sue conversazioni sul perché voleva morire, su come immaginava di poter morire. E poiché avevo bisogno di un po ‘di felicità, di luce nel pomeriggio,ho iniziato a scattare questi ritratti di mia madre. I ritratti li ho realizzati con qualsiasi fotocamera avessi a portata di mano, come distrazione dalla paura di vederla svanire. Volevo condividere l’atto di essere lì in quel momento e condividere la natura effimera del mio sguardo e del suo vedere.

Ora, che lascio la nostra casa e mia madre, la gente mi cerca. Vogliono raccontarmi le loro storie e vogliono ascoltare le mie. È un bellissimo avanti e indietro. A causa della demenza, con mia madre non abbiamo più conversazioni, però abbiamo ancora questo profondo scambio: la realizzazione di un ritratto.

Mia madre fa del suo meglio e io faccio il mio. E poi a mia volta, do la foto a chiunque la guarderà. (traduzione di parte della presentazione al lavoro, sul sito dell’autrice)

PER VEDERE IL LAVORO COMPLETO VAI AL SITO

Bio della fotografa

Cheryle St. Onge è di Worcester, nel Massachusetts. È cresciuta nei campus universitari come unica figlia di un professore di fisica e pittore. Le sue fotografie sono state ampiamente esposte, in particolare alla National Portrait Gallery di Londra, alla Princeton University, al Griffin Museum, all’Università del Rhode Island, al Massachusetts College of Art, alla Rick Wester Fine Arts e alla mostra itinerante dell’American Institute of Architects. Ha ricevuto numerosi premi e residenze, tra cui una John Simon Guggenheim Fellowship del 2009.
Le sue fotografie sono in molte collezioni private e pubbliche, tra cui il Museo d’Arte dell’Università del New Mexico, il Museo di Belle Arti di Houston, la Collezione Cassilhaus e la Fondazione Guggenheim.
È stata docente presso la Phillips Exeter Academy, la Clark University, il Maine College of Art e l’Università del New Hampshire.

“El baño de Frida”: uno storytelling da una stanza da bagno.

Si può fare uno storytelling in una stanza da bagno?

Ebbene sì, e un egregio esempio in materia è stato realizzato dalla fotografa messicana Graciela Iturbide. Il titolo di questo suo celebre lavoro è “El baño de Frida”, per il quale ha ricevuto nel 2008 il prestigioso premio internazionale di fotografia della Hasselblad Foundation.

Questo piccolo ma interessantissimo libro fotografico è un breve racconto fatto di 12 scatti in bianco e nero ambientati nel bagno dell’abitazione privata della famosa pittrice messicana Frida Kahlo e dell’artista Diego Rivera a Coyoacán (Città del Messico).

Nel 2005, per la prima volta dopo 51 anni dalla morte della pittrice, le due stanze da bagno della Casa Azul, che erano state messe sotto chiave dallo stesso Rivera dopo la morte di Frida, sono state riaperte esclusivamente per la Iturbide. Da questo anomalo e privatissimo punto di vista la fotografa ha cercato di raccontare a modo suo l’anima di questa donna ed artista dalla vita tormentata. 

Entrando in questi spazi inviolati, la Iturbide compie un vero e proprio viaggio nella vita intima di Frida attraverso i suoi oggetti di dolore. Con l’ausilio della sua macchina fotografica è riuscita a realizzare degli scatti che sono divenuti una vera e propria testimonianza, commuovente e allo stesso tempo disturbante, di quella che è stata la reale quotidianità dell’artista. 

Il progetto fotografico nel dettaglio mostra corsetti e bustini strazianti, grembiuli ospedalieri macchiati, medicine, animali impagliati, attrezzi medici, stampelle, una gamba artificiale… ma anche un ritratto di Stalin, che forse le serviva per trarre ispirazione ed una borsa dell’acqua calda che forse le serviva per alleviare il suo costante dolore.

Il bagno per Frida era un luogo fondamentale, dove trascorreva molto tempo sia per i suoi problemi fisici che per la sua attività creativa (al suo interno ha infatti realizzato alcune opere).

Grazie a queste foto il bagno e tutti gli oggetti in esso contenuti diventano l’evidenza brutale delle lotte quotidiane che Frida ha dovuto affrontare e sopportare, svelando una realtà fatta di sofferenza assolutamente visibile e tangibile. 

Il breve percorso fotografico si conclude con un autoritratto che Iturbide realizza riproponendosi nella stessa posizione adottata da Frida in una sua celebre opera (autoritratto di Frida in vasca). Nel suo personale dialogo con l’artista e i suoi oggetti personali, la Iturbide diventa pian piano il suo alter ego. 

Con questo progetto la Iturbide è riuscita in modo vincente a restituisci e a raccontarci il dramma quotidiano vissuto da questa donna fragile e dal corpo martoriato, ma con una irriducibile volontà di andare oltre la sua immobilità e i confini del suo corpo grazie alla sua creatività.

Qui il sito dell’autrice

Ciao, Cristina.