La foto del giardino d’inverno. Barthes. Commuoversi di fronte a una NON fotografia.
C’è una fotografia descritta nella seconda parte del libro ‘La camera chiara’ di Roland Barthes. In questa foto è ritratta la madre dell’autore, mancata, allora, da poco. Leggiamo:
Così, solo nell’appartamento nel quale era morta da poco, io andavo guardando alla luce della lampada, una per una, quelle foto di mia madre, risalendo a poco a poco il tempo con lei, cercando la verità del volto che avevo amato. E finalmente la scoprii. Era una fotografia molto vecchia. Cartonata, con gli angoli mangiucchiati, d’un color seppia smorto, essa mostrava solo due bambini in piedi, che facevano gruppo, all’estremità d’un ponticello di legno in un Giardino d’Inverno col tetto a vetri. Mia madre aveva allora (1898) cinque anni, suo fratello sette. […] Osservai la bambina e finalmente ritrovai mia madre. La luminosità del suo viso, la posizione ingenua delle sue mani, il posto che essa aveva docilmente occupato senza mostrarsi e senza nascondersi, la sua espressione infine, che la distingueva, come il Bene dal Male, dalla bambina isterica, dalla smorfiosetta che gioca all’adulta, tutto ciò formava l’immagine d’una innocenza assoluta (se si vuole accogliere questa parola nella lettera della sua etimologia, la quale è ‘Io non so nuocere’), tutto ciò aveva trasformato la posa fotografica in quel paradosso insostenibile che lei aveva affermato per tutta la vita: l’affermazione d’una dolcezza.’La camera chiara’ di Roland Barthes
Nella foto del Giardino d’Inverno l’autore “cerca e trova” sua mamma, dopo aver provato a farlo in molte immagini, ma solo questa fotografia lo fa soffermare e riflettere, solo in questa fotografia Barthes riesce a riconoscere la madre.
Anche se aveva osservato molte fotografie della madre, pur mostrando queste l’immagine reale della donna, non portavano all’autore nessuna verità su di lei. La verità si cerca oltre l’aspetto strettamente visibile.
Ogni volta che guardiamo una fotografia ci troviamo di fronte:
- lo studium cioè la realtà sociale, quello che è rappresentato nell’immagine, vestiti, strade, nel caso di Barthes, alcune immagini di sua mamma. Lo studium è il contenuto della foto, gli elementi che la compongono.
- il punctum, ciò che mi coinvolge in una fotografia, la ferita che suscita in me. È il momento in cui l’immagine mi guarda e agisce sulla mia memoria, agisce su di me.
Nel caso di Barthes, quella fotografia nello specifico lo colpisce. La mamma “bambina” di quella particolare immagine.
Nella fotografia del Giardino d’Inverno: quell’aria di “innocenza assoluta” è ciò che permette che avvenga il riconoscimento da parte di Barthes. Non c’entra la somiglianza e nemmeno la realtà contenuta nell’immagine.
Quindi in ogni fotografia abbiamo la realtà (ciò che vediamo) e la verità, l’essenza, quindi ciò che ognuno sente davanti a quella immagine.
Ma il sentire della foto del giardino d’inverno, è per noi tutti solo la foto di una bambina qualsiasi. Non ci direbbe probabilmente nulla, non ne saremmo coinvolti quanto lui. Il punctum per Barthes non è il medesimo per me o voi.
Le foto dicono/parlano a chi riconosce in qualche modo soggetti, a chi sente un particolare della foto, molto vicino a sé.
Nel libro la foto è solo descritta, non la vedremo mai. Forse perché, anche se mi ha fatto commuovere la descrizione di Barthes, a noi non direbbe assolutamente nulla. E lui lo sapeva bene.
Sara