Guido Harari, il fotografo amico delle star

© Guido Harari – Mick Jagger, Rolling Stones, Paris, 1982

Nato al Cairo, in Egitto, il 28 dicembre 1952. Nei primi anni Settanta ha avviato la duplice professione di fotografo e di giornalista musicale, contribuendo a porre le basi di un lavoro specialistico sino ad allora senza precedenti in Italia.

Ha collaborato sin da subito con riviste come Ciao 2001, Giovani, Gong, Rockstar, Rock & Folk, SportWeek, L’Uomo Vogue e tante altre. 

Dagli anni Novanta il suo raggio d’azione si è ampliato contemplando anche l’immagine pubblicitaria, il ritratto istituzionale, il reportage a sfondo sociale e la grafica. Dal 1994 è membro dell’Agenzia Contrasto.

La sua passione per la fotografia si è sviluppata di pari passo con quella per la musica fin da quando era bambino. Ispirato dapprima dall’iconografia delle copertine dei dischi, poi dal lavoro di fotografi come Jim Marshall, Annie Leibovitz, David Gahr, Barry Feinstein, Jean-Pierre Leloir.

Tutte le immagini sono di © Guido Harari

Per fotografare una persona, famosa o meno che sia, dice “deve scattare una specie di innamoramento, di slancio verso l’altro, di curiosità: questo è il mio linguaggio. Non sempre è possibile, ovvio, ma riuscire a travolgere e coinvolgere l’altro nel gioco della fotografia (perché è un gioco!) è sempre un piccolo trionfo”.

Harari è un raffinato ritrattista: nei dettagli e nelle geometrie di un viso sa cogliere la nota più profonda, un richiamo sopraffino all’identità del volto fotografato. Non stupisce quindi sapere che, durante la sua carriera, lunga oltre quarant’anni ha fotografato l’ovale di molte celebrity rendendolo ogni volta libero di fronte alla fotocamera, e mostrandolo vero, “nudo”, senza orpelli o timori reverenziali.

© Guido Harari Lucio Dalla, Bologna, 1996

Collabora infatti da sempre con i maggiori artisti musicali italiani e internazionali per i quali ha firmato un’infinità di copertine di dischi (tra i tanti Claudio Baglioni, Andrea Bocelli, Paolo Conte, Paul McCartney, Luciano Pavarotti, Lou Reed, Vasco Rossi, Frank Zappa).

© Guido Harari Kate Bush, Rubberband Girl, Londa, 1993

Di lui ha detto Lou Reed: “Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido. So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento. Le cose che Guido cattura nei suoi ritratti vengono generalmente ignorate dagli altri fotografi. Considero Guido un amico, non un semplice fotografo”.

E’ stato uno dei fotografi personali  di Fabrizio De Andrè con una collaborazione ventennale che include la copertina del disco In concerto tratto dalla leggendaria tournée dell’artista genovese con la PFM nel 1979.

© Guido Harari Ennio Morricone, Roma, 1998

Nel 2011 ha fondato ad Alba, dove risiede, la Wall Of Sound Gallery, la prima galleria fotografica in Italia interamente dedicata alla musica.

SITOGRAFIA

https://www.ilfattoquotidiano.it/blog/gharari/

https://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Harari

https://www.wallofsoundgallery.com/guido-harari-f7

Articolo di Rossella Mele

Il post ha solo uno scopo divulgativo e didattico, le immagini non verranno usate per scopi commerciali

Buscarino e Tagliaferro. La grande fotografia tra gli eventi di Bergamo Arte Fiera

Alla fotografia d’autore sono dedicati due grandi eventi di Bergamo Arte Fiera 2022, riprogrammata, dopo il rinvio di inizio anno, alle nuove date 25-27 marzo 2022: la mostra sul lavoro di Maurizio Buscarino, “Persona. La poetica dell’immagine di un fotografo artista”, curata da Francesco Lussana e Sergio Radici, e il talk di presentazione del libro monografico “Aldo Tagliaferro” edito da Silvana Editoriale, in programma per sabato 26 marzo 2022.

Bergamasco, classe 1944, Maurizio Buscarino frequenta attraverso la macchina fotografica il teatro contemporaneo internazionale, tra Europa, America ed Oriente, dal 1973 sviluppando un imponente lavoro di indagine che ne ha fatto uno dei più stimati fotografi del mondo in questo ambito. Un linguaggio, il suo, che è poesia con cui – come scrisse Tadeusz Kantor, geniale pittore e regista polacco – lenisce l’inferno con l’umana pietà. Da qui l’urgenza di salvare l’istante dalla dissoluzione, fissandolo in immagini in bianco e nero la cui drammaticità caravaggesca del gioco tra luce e ombra, la sintesi del tutto custodita in un frammento, l’equilibrio tra l’avidità dello sguardo e il distacco del fotografo ne fanno uno straordinario ritrattista della profondità umana. 

Le opere in mostra restituiscono parte di questo universo fotografico, una rassegna di volti di cui Buscarino racconta la realtà oltre il visibile. La raffigurazione diventa narrazione di un’umanità fatta di carne, sangue, anima e cuore, filtrata dalla sua visione del mondo – di uomo e di artista. Sono scatti realizzati nel corso di quasi mezzo secolo di teatro, un viaggio iniziato in uno scantinato della Città Alta di Bergamo dove la scoperta del Teatro Tascabile gli rivela svela per la prima volta la realtà del palcoscenico, metafora dell’esistenza in cui ogni apparizione di un personaggio è preludio alla sua dissolvenza. Non lo spettacolo, ma il segreto della vita che il teatro rappresenta è ciò che guida la sua ricerca in questi anni: lo interessa l’irripetibile unicità dell’individuo, l’alternanza tra luce e buio dell’esistenza e la possibilità – o l’illusione – di poter trattenere un istante, un gesto, uno sguardo, prima che venga inghiottito per sempre, consegnandolo, attraverso la fotografia, all’immortalità.

Saranno esposte anche alcune immagini realizzate durante progetti teatrali all’interno di carceri italiane. Negli anni Ottanta, Buscarino è infatti chiamato da Renato Palazzi, allora direttore della Scuola d’Arte Drammatica di Milano, a seguire i laboratori che la Scuola sta avviando nel carcere di Lodi. A questa esperienza faranno seguito, negli anni, diversi interventi importanti nel penitenziario di Volterra, poi a San Vittore e in altre carceri. Il risultato di questi lavori, pubblicato nel volume “Teatro segreto”, è al tempo stesso opera artistica e testimonianza antropologica. I suoi scatti non si risolvono nella narrazione delle dinamiche della detenzione o della rappresentazione teatrale, ma colgono i segni del percorso di recupero, di approdo ad una nuova consapevolezza di sé, della ricerca di riscatto e dell’anelito alla libertà che si agitano sotto la superficie trasformando ogni ritratto in un’opera iconica unica.

Maurizio Buscarino ha esposto in ambito nazionale ed internazionale, da Milano a Madrid, da Venezia a Cracovia, Wroclaw, Stoccolma, Berlino fino a Bogotà e ha all’attivo numerose pubblicazioni.

Il secondo prestigioso appuntamento con la fotografia d’arte sarà ospitato sabato 26 marzo 2022 alle ore 11.00 nel Foyer Centrale della Fiera di Bergamo, dove verrà presentato il libro “Aldo Tagliaferro” (Legnano 1936 – Parma 2009) edito da Silvana Editoriale. Interverranno la curatrice del volume Cristina Casero, la figlia dell’artista Nubia Tagliaferro e il collezionista Christian La Monaca.


La monografia è un’approfondita riflessione sul lavoro di Tagliaferro a partire dagli anni Sessanta, con una raccolta di opere riunite dallo stesso artista sotto il nome di Rapporto quotidiano politico, fino all’ultimo impegnativo intervento del 2000 Sopra/sotto un metro di terra esposto al PAC di Milano. Un percorso ricostruito con il supporto dei materiali custoditi nell’archivio dell’artista, che va a delineare lo spessore e la coerenza di una ricerca non solo estetica ma anche etica. Il lavoro di Tagliaferro, che dopo la fase pittorica giovanile si è orientato verso il medium fotografico perché più aderente alla realtà, si muove infatti secondo due direttive principali: l’analisi critica del contesto socio-politico e del comportamento dell’uomo unita a una ricerca estetica che si manifesta nella ripetizione e contrapposizione di immagini, spesso tratte dalla cronaca, a cui cerca di restituire il portato emotivo in un processo di “rilevamento-rivelamento” che attraversa tutta la produzione dell’artista.


Aldo Tagliaferro ha esposto il primo lavoro con le immagini fotografiche al premio San Fedele di Milano nel 1965. Nel 1970 è invitato alla Biennale di Venezia. I suoi lavori sono esposti e trattati dalle principali gallerie italiane.

INFO:  BAF – Bergamo Arte Fiera 

www.bergamoartefiera.it 

bergamoartefiera 

Biglietti
Intero: € 10,00 

Ridotto (over 65): € 8,00

Ingresso gratuito fino a 16 anni compiuti

Biglietti online:

Intero: € 9,00

Ridotto (over 65): € 7,00

Acquisto on-line: https://fierabergamo.midaticket.it/Event/517/Dates 

Miroslav Tichý, geniale e libero.

Miroslav Tichý, 20 novembre 1926 – 12 aprile 2011 è stato un fotografo che dagli anni ’60 al 1985 ha scattato migliaia di foto di donne nella sua città natale di Kyjov nella Repubblica Ceca, usando macchine fotografiche fatte in casa costruito con tubi di cartone, lattine e altri materiali che l’uomo aveva a portata di mano. La maggior parte dei suoi soggetti non sapevano di essere fotografati. Le sue immagini di donnesono distorte, macchiate e stampate male – imperfezioni date dalle limitazioni della sua attrezzatura primitiva e da una serie di errori tecnici che hanno però aggiunto al suo lavoro una forte poetica sognante.

Dei suoi metodi tecnici, Tichy ha detto: “Prima di tutto, devi avere una cattiva macchina fotografica” e, “Se vuoi essere famoso, devi fare qualcosa di più gpesante di chiunque altro al mondo”.

Durante il regime comunista in Cecoslovacchia, Tichý era considerato un dissidente ed era maltrattato dal governo. Le sue fotografie sono rimaste in gran parte sconosciute fino a quando non è stata organizzata per lui nel 2004 una mostra. Tichý non ha mai fatto mostre e ha vissuto una vita di autosufficienza e libertà rispetto agli standard della società in cui viveva.

Tichý è morto il 12 aprile 2011 a Kyjov, Repubblica Ceca.

Per molti anni ha vagato per Kyjov fotografando con le sue macchine fotografiche grezze, dai cittadini della sua città era considerato un eccentrico. Ha scattato circa 90 foto al giorno, per poi tornare a casa per svilupparle e stamparle.

I teleobiettivi fatti in casa gli hanno permesso di lavorare inosservato. Frequentava strade, la stazione degli autobus, la piazza principale, il parco di fronte alla piscina della città, rubando intimi scorci delle donne di Kyjov. Sebbene non gli fosse permesso di andare in piscina, poteva fotografare indisturbato attraverso la recinzione di filo metallico. La recinzione appare spesso nelle immagini.

Vediamo le donne fotografate da dietro, di fronte, di lato; vediamo i loro piedi, gambe, glutei, schiena, facce e corpi interi; li vediamo camminare, in piedi, seduti, chinati, sdraiati. Ci sono alcuni nudi, anche se a volte la scarsa qualità dell’immagine rende difficile determinare se stiamo guardando un nudo o una donna poco vestita. Qualunque sia il grado di erotismo presente queste donne non ci stanno invitando nel loro mondo.
Le foto di Tichý sono state create per il suo piacere di osservare, non vendite o la mostre. Ogni negativo è stato stampato una sola volta.

Tichý ha realizzato la sua attrezzatura con i materiali che aveva a portata di mano: compensato, asfalto stradale, un sistema di carrucole di bobine e di filo elastico da sarto.

I teleobiettivi fatti in casa erano composti da tubi di cartone o tubi di plastica. Realizzò le proprie lenti, ritagliandole dal plexiglas, levigandole con carta vetrata e quindi lucidandole con un mix di dentifricio e cenere di sigaretta.

Da Wikipedia

Diario di Musa – Interviste ai fotografi – Piermarco Menini

Willem Dafoe – Actor – 75ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – 75th Venice Film Festival – Venezia – Venice – © 2018 Piermarco Menini, all rights reserved, no reproduction without prior permission, http://www.piermarcomenini.com, mail@piermarcomenini.com

Buongiorno a tutti, eccomi a proporvi una serie di piccole interviste fatte a fotografi più o meno giovani e conosciuti, italiani. Ho pensato fosse un buon momento per riflettere e capire la fotografia e i suoi utilizzi.

Alla domanda:

-Cosa sta significando, per te, fare il fotografo/a, poterti esprimere con la fotografia, in questo periodo così complicato?

-Che vantaggi, quali frustrazioni (se ci sono), a che scoperte ha portato?

Ognuno di loro ha risposto differentemente e ha mosso dubbi e consapevolezze che possono essere interessanti da capire.

Cercherò di farveli conoscere e apprezzare per il loro lavoro e per quello che hanno detto nelle interviste!

Ringrazio i fotografi e tutti quelli che vorranno seguirci in questa piccola avventura.

Fotografo e docente di fotografia, nasce a Venezia dove già ventenne inizia la professione di fotografo; è di quegli anni una intensa collaborazione con il museo Guggenheim di Venezia per cui fotografa opere d’arte, architettura ed eventi artistici.

Trasferitosi a Milano inizia a realizzare ritratti a personaggi del cinema, della cultura e dello spettacolo pubblicando su importanti magazine nazionali ed internazionali (Vanity Fair, Amica, Glamour, Io Donna, Sette, Il Venerdì, Icon, Panorama, Max, Première, Madame Figaro, Studio Magazine, Photo).

Collabora da 20 anni con il mensile di cinema Ciak ritraendo celebrities internazionali nei più importanti festival cinematografici e per il magazine Dove ha realizzato per molti anni servizi fotografici di moda e lifestyle.

In ambito pubblicitario nel 2017 ha realizzato per Huawei, come art director e fotografo, la campagna #faccehuawei e la mostra multimediale, per il lancio degli smartphone P10 e P10 Plus. In precedenza, nel 2010, per Samsung è stato brand ambassador per le fotocamere mirrorless NX100.

E’ docente dal 1993 dell’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. Tiene annualmente corsi fotografici di ritratto, di linguaggio fotografico, di illuminazione in studio ed in location, di fotografia digitale e di fotografia con gli smartphone.

Ha esposto nella mostra La Fabbrica dell’Arte alla 50° Biennale Arte di Venezia oltre ad aver presentato negli ultimi anni i suoi ritratti di celebrities in diverse sedi espositive.

Nel 2014 e nel 2016 ha vinto il primo premio al Venice Movie Stars Photography Award, concorso riservato ai fotografi della Mostra del Cinema di Venezia.

Nel ruolo di photoeditor collabora da 15 anni con il magazine Ciak in Mostra, daily ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia, e, tra il 2006 ed il 2007, ha partecipato al restyling del quotidiano Il Cittadino di Monza.

Sito web: www.piermarcomenini.com

Instagram: https://www.instagram.com/piermarcomenini

Tutti i termini relativi alla fotografia di ritratto, da conoscere!

Ecco molti termini relativi all’illuminazione e alla fotografia di ritratto, nel caso vi interessi questo genere, dovreste conoscerli, ciao Sara

Illuminazione nel cinema. Lucy Burton

La luce ambiente – è la luce disponibile, la luce presente nella scena senza aggiungere flash o altre tipologie di illuminazione. Potrebbe trattarsi della luce solare o della luce artificiale (tungsteno o le lampadine fluorescenti) o dell’insieme delle due.
Luce principale: è la fonte di luce principale per una fotografia. Potrebbe essere il sole, strobo da studio, un flash, un riflettore o qualcos’altro. E’ la fonte di luce che sta producendo la base principale di illuminazione sul soggetto.
Luce di riempimento: è la fonte di luce secondaria o una delle fonti secondarie. Viene utilizzata per “riempire” le ombre di luce, nella misura desiderata.
Schema di illuminazione: è il modo con cui la luce cade sui soggetti. Viene creato un modello di base e di posizionamento delle diverse tipologie di illuminazione.
Rapporto di illuminazione: è il confronto tra l’intensità (luminosità) della luce principale e la luce di riempimento.
Esposimetro a luce incidente: è un dispositivo portatile separato dalla fotocamera, che misura la quantità di luce che cade su un soggetto (al contrario della lettura riflessa che calcola la luce che rimbalza dal soggetto verso la fotocamera).
Speedlight: piccolo flash portatile che può essere attaccato alla slitta della fotocamera o funzionare a parte, se attivato in remoto.
Pannello riflettente: un pannello utilizzato per riflettere la luce, generalmente verso il soggetto. Può essere un pannello costruito appositamente e acquistato o semplicemente un pezzo di cartone bianco che rimandi luce sul soggetto.
Light meter – dispositivo che misura la quantità di luce in una scena. La tua DSLR ne ha uno incorporato, che calcola la luce che rimbalza sul soggetto e ritorna attraverso l’obiettivo [TTL]
Illuminazione sottrattiva – come suggerisce il nome, è la rimozione di luce per creare l’effetto desiderato. Comunemente si ottiene con un pannello opaco sopra la testa del soggetto per bloccare la luce dall’alto. Si usa per creare ombre più profonde, essenzialmente riflettendo “nero” sul soggetto anziché luce.

Ritratto di Rembrant

Luce intensa: o non diffusa, esattamente come quella solare, può essere prodotta da un piccolo lampeggiatore o da un flash incorporato. Produce ombre dure con bordi ben definiti, contrasto e trama (se utilizzato a 45° circa, rispetto al soggetto). Enfatizza la trama, le linee e le rughe e viene utilizzato per creare ritratti più drammatici.
Luce soffusa: luce diffusa, come un cielo coperto, nessuna luce diretta oppure si ottiene con un softbox da studio. Questo tipo di luce produce ombre morbide con bordi morbidi, contrasto basso e minore corposità nei soggetti.
Sincro flash – in poche parole è la sincronizzazione dell’attivazione di un flash elettronico con la velocità dell’otturatore. Devi sapere a quale velocità l’otturatore si sincronizza, altrimenti se scatti ad una velocità dell’otturatore troppo alta, potresti ottenere un’immagine parzialmente illuminata. Per la maggior parte delle fotocamere è di circa 1 / 200 di secondo, ma può essere regolata, se si dispone di un flash che può essere impostato a velocità elevate.

Ciao

Sara

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Arnold Newman, il ritratto ambientato.

Arnold Newman ( 3 marzo 1918, New York ) è considerato uno dei più grandi ritrattisti della seconda metà del ‘900. Assistente del fotografo ritrattista Leon Perskie, apre uno studio nel 1946. Beaumont Newhall ne riconosce subito il talento e Newman ottiene importanti riconoscimenti, fino a lavorare per la rivista LIFE.

Igor Stravinsky – New York, 1946
L’immagine del compositore seduto al pianoforte, fu rifiutata da Harper’s Bazaar, la rivista che gliela aveva commissionata.

Ritrae i volti dei maggiori esponenti nel mondo della letteratura, del cinema, della musica e della politica internazionale. Newman è considerato un maestro nel “ritratto ambientato”.

Ricordiamo fra i più famosi: Marilyn Monroe, Pablo Picasso, Marc Chagall, David Hockney, Georgia O’ Keeffe, Salvador Dalì e Andy Warhol, e tutti i presidenti americani a partire da Harry S. Truman.

Le sue immagine sono conservate in varie collezioni private e istituzioni.

Qui la sua biografia completa su Wikipedia

Qui il suo sito web

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