Finalmente qualcosa di nuovo in Fotografia!

6Mi sembra di capire che ci sia ancora molto interesse per la fotografia analogica, molti sforzi  vengono rivolti verso questo strumento, (operazione impossible project, ricerca ancora apertissima verso nuove emulsioni, chimica e strumentazione), la sperimentazione e gli sforzi personali, per proseguire con la produzione di un determinato supporto o prodotto,  sono in molti casi rivolti alla fotografia argentica.

Da utilizzatore, tutto questo  non può che rendermi felice, e nello stesso tempo curioso di campirne il motivo.

La mia personalissima idea è che probabilmente per le generazioni più giovani, nate in piena era digitale, sia la fotografia analogica la vera novità… in alcuni casi un limitatore all’approccio compulsivo e un ottimo motivo per essere costretti a realizzare un’immagine stampata (personalmente l’unico modo per apprezzare appieno  la fotografia), senza “accontentarsi” di un file.

Sicuramente la voglia di riuscire a gestire tutto il processo (dalla ripresa alla stampa finale) continua ad essere un elemento caratteristico e prezioso. Per quello che mi riguarda, l’aspetto “manuale” delle lavorazioni e sperimentazioni in camera oscura, per ottenere il risultato finale, suscita un fascino notevole.

Non nascondo inoltre che l’utilizzo del supporto analogico, soprattutto nel mio caso, impone inoltre un certo rigore e concentrazione in fase di definizione e realizzazione dello scatto, oltre ad una serie di scelte che devono essere fatte molto prima dello scatto, trovo l’approccio analogico una sorta di catalizzatore di concentrazione, necessaria a mantenere sotto controllo tutta la catena di eventi.

Nel mio caso influisce anche l’età anagrafica, trovo nella fotografia argentica un collegamento con il passato,  collegamento con quello che in parte è stato motivo della nascita della passione per la fotografia.

Ho avuto anch’io il periodo di distacco dalla fotografia analogica, attratto dall’innegabile “praticità” dello strumento digitale…mi sento in questo caso fortunato a non dovermi confrontare con la committenza, che probaibilmente (almeno nella maggioranza dei casi) non mi permetterebbe di utilizzare il supporto analogico, credo sia un’esperienza veramete motivante, la  trovo un’approccio artigianale, dove il controllo di tutte le fasi del lavoro, dal concetto alla stampa, sia davvero un’esperienza impagabile e in alcuni casi, anche un valore aggiunto al proprio lavoro!

Vorrei che fosse chiaro, questo non vuole essere un confronto/scontro con la tecnologia digitale, ma solo uno spunto per cercare di capire e raccogliere idee sul vostro approccio alla fotografia analogica, troppo giovane e oltremodo valida,  per essere considerata morta…

Grazie

Giovanni

Chi è Jamie Livingston? un uomo. Bellissima storia da conoscere.

Questa  è  la storia di Jamie Livingston.

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Non è un fotografo, è un uomo che racconta la sua vita ogni giorno dal 31 Marzo 1979 al 25 Ottobre 1997. Lo fa attraverso fotografie Polaroid. Lo fa per anni.

6697 Polaroid raccontano cosa ha visto e vissuto durante i suoi giorni.

Era un filmmaker, un fan dei Mets, suonava la fisarmonica…nelle foto c’è la sua vita e la sua morte.

I suoi amici hanno ricostruito la sua storia raccogliendo tutto il lavoro. Questo il sito che raccoglie tutte le sue immagini.

 

Guardate questo video

 

 

Jamie Livingston (October 25, 1956 – October 25, 1997) was a New York-based photographer, film-maker and circus performer. Between March 31, 1979 and October 25, 1997, the day of his death, he took a single picture nearly every day with a Polaroid SX-70 camera. Livingston’s ‘Polaroid a Day’ photographic diary started at Bard College and though some photos have gone missing from the collection, 6,697 Polaroids remain. The collection, dated in sequence, has been organized by his friends Hugh Crawford and Betsy Reid into an exhibit at the Bertelsmann Campus Center at Bard College called “Photo of the Day”, which opened in 2007. By the next year, the pictures were hosted online and became a popular discovery of several online blogs.

Biography

Livingston was a member of Chris Wangro’s circus troupe The Janus Circus founded by Wangro at Bard College with other Bard Alumni including Zeena Parkins. He also worked as a cinematographer and editor of music videos for MTV, as well as working on advertisements with Nike. In 1979, Livingston received a Polaroid camera and after a few weeks noticed that he was taking about one photo a day, which subsequently evolved into the Polaroid a Day project.

Livingston’s Polaroid a Day charted his experiences with a brain tumor, and his subsequent engagement and marriage.[ Crawford cited the “everyman quality to the photographs” as part of their appeal, with the collection documenting everything from Livingston’s lunch that day to the discarded Kodak and Polaroid packaging in a bin to TV screens showing presidents Carter, Reagan and Clinton.

Because Livingston took only one picture and kept it regardless, the day-to-day often took precedence over more unusual subjects. His photographs in and out of hospital continued up until the day of his Death.

Biografia da Wikipedia

Un progetto impossibile. La magia continua

PrintCome abbiamo anticipato nell’articolo dedicato alla Polaroid, nel 2008 a seguito dell’annuncio dello stop alla produzione di pellicole istantane, Florian Kaps e Andrè Bosman intraprendo la strada che li porta a “resuscitare” la famosa pellicola istantanea. Il progetto è sicuramente ambizioso e sfidante, tanto da chiamarlo “ The IMPOSSIBLE PROJECT”. Con un investimento iniziale di poco piu di un milione di euro acquistano i macchinari. Il 2010 è il primo anno di commercializzazione delle nuove pellicole IMPOSSIBLE, il risultato delle vendite è purtroppo sotto le aspettative, probabilmente complice anche l’instabilità del risultato e la qualità dell’immagine sicuramente non paragonabile alle ultime Polaroid.
L’impossible team non demorde, e con la sperimentazione e l’impegno dei propri tecnici migliora sensibilmente il proprio prodotto, riportando sul mercato anche le istantanee nel formato 8X10”.
Sicuramente uno degli aspetti di forza del gruppo IMPOSSIBLE è il fatto che non si sono limitati a salvare la fotografia istantanea ma la hanno di fatto reinventata e sviluppata migliorando sensibilmente i problemi che avevano afflitto il prodotto durante le fasi iniziali del progetto.
Attualmente la proposta e la varietà di prodotti disponibili è aumentata notevolmente, una delle ultime invenzioni è L’IMPOSSIBLE INSTANT LAB, che grazie ad un applicazione per lo smart phone permette la stampa istantanea da file digitali realizzati con lo smart phone, fino all’utima nata “I-1”.
Non vi resta che scegliere secondo il vostro gusto e cimentarvi con le pellicole a sviluppo immediato. A mio parere, l’unico neo rimane il costo delle pellicole, non proprio basso, positivo è invece il risultato che rimane sicuramente interessante, magari da provare in qualche vostro progetto fotografico! Qui il sito IPOSSIBLE PROJECT

Sicuramente da menzionare è il lavoro di Maurizio Galimberti che dell’utilizzo e manipolazione delle pellicole Polaroid/Impossible ha fatto una sua cifra stilistica, immediatamente riconoscibile e caratteristica.

Giovanni

Polaroid, è ancora “magica”?

Edwin H. Land, nasce nel 1909 nel Connecticut,  nel 1926 lascia l’università dopo un solo anno e continua le sue ricerche sulla polarizzazione della luce alla quali fanno seguito una serie di brevetti.

Negli anni successivi continua le ricerche realizzando molteplici  invenzioni legate alla polarizzazione della luce, brevettando filtri ottici, e producendo occhiali, visori notturni molto utilizzati dalla marina e dall’esercito.

Nel 1937, Edwin H. Land fonda la Polaroid Corporation.

Solo nel 1947, dopo anni di sperimentazioni, Mr. Land stupisce il mondo presentando la prima fotocamera istantanea.

L’anno successivo, a Boston,  viene venduta  la prima Land Camera.

Fino a quel momento la fotografia  aveva “subito” il lasso di tempo che dallo scatto passava alla visualizzazione dell’immagine, potete capire benissimo quale portata e quale ritorno abbia avuto l’intuizione di Mr. Land.

Nel 1956 sono un milione le fotocamere prodotte da Polaroid, nel 63 introduce la prima pellicola a colori e nel  1970 presenta la “SX-70 Land”, fotocamera completamente automatica e pieghevole, indubbiamente una delle icone degli anni 70 , è evidente che la fotografia diventa un nuovo modo di esprimersi e la possibilià di realizzare e vedere le immagini che prendono vita nelle proprie mani ha sicuramente un sapore magico, tanto da considerare Edwin H. Land “il genio e la sua camera magica”  come recitava la copertina di LIFE a lui dedicata.1972LC 1027.jpg

Nel 1980 Edwing Land, dopo cinquant’anni di successi e insuccessi, lascia la Polaroid.

Le pellicole e le fotocamere Polaroid sono state utilizzate praticamente da tutti i grandi fotografi,  da Ansel Adams in poi, credo non esista fotografo che non abbia provato l’emozione della stampa istantanea. Lo stesso Adams, ricevendo una fotocamera in regalo da E.H. Land, scrisse ringraziandolo: “non vedo l’ora di provarla….penso sarà una delle più grandi conquiste della storia della fotografia” .

Edwin Land ha sempre cercato la perfezione per le sue istantanee, le Polaroid hanno però sempre “subito” le variabili in gioco e l’instabilità del risultato credo però siano state le armi vincenti della Polaroid, il risultato non sempre perfetto e l’influenza che, temperatura, particolari soggetti e/o luce avevano sul risultato, hanno da sempre caratterizzato l’immagine finale.

Come aspetto fascinoso della Polaroid non possiamo inoltre dimenticare l’unicità del risultato, tanto da aver spinto nemerosi fotografi e artisti ( qui il lavoro di A. Warhol ) al suo utilizzo ( una piccola selezione da The Polaroid Collection la potete trovare  QUI )

Nel 2008 la Polaroid, probabilmente incalzata dall’avvento del digitale, cessa la produzione delle pellicole istantanee, il sogno però non svanisce definitivamente, parleremo presto degli sforzi intrapresi da un gruppo di persone per non far morire la “favola”.

Giovanni

Un fotografo americano, giovane e bravissimo.

Mike Brodie (nato nel 1985), conosciuto anche come “Polaroid Kid” o “Polaroid Kidd”, è un fotografo americano di Pensacola, Florida.

Nel 2003, all’età di 18 anni, Brodie lasciò la sua città per girare gli Stati Uniti saltando su treni merci. Un amico gli diede una fotocamera e in seguito lui trascorse tre anni fotografando la gente che incontrava, prevalentemente persone che come lui saltavano sui treni, vagabondi, squatter e senzatetto. Brodie ha prodotto due lavori in questo periodo, Tones of Dirt and Bone e A Period of Juvenile Prosperity, che sono stati esposti in gallerie e sono diventati libri.

A Period of Juvenile Prosperity è stato incluso nelle liste dei migliori libri di fotografia del 2013 dal critico Sean O’Hagan di The Guardian, Clinton Cargill di The New York Times, Dazed, Mother Jones e American Photo magazine.

Kenneth Baker, scrivendo nel San Francisco Chronicle, ha incluso la mostra in cui venne esposto A Period of Juvenile Prosperity alla Stephen Wirtz Gallery nella sua top 10 per il 2013. Il critico Vince Aletti su Artforum nominò la mostra di Brodie a New York come lo spettacolo dell’anno. Aletti disse del lavoro di Brodie: “Anche se non siete intrigati dal codazzo di bohemien raffazzonati di Brodie – una banda di outsider dal preciso stile post-punk – la dimensione intima e i colori leggermente sbiaditi e caldi delle sue stampe sono seducenti. I suoi ritratti… hanno un’incisività tenera che è rara ad ogni età”. Martin Parr e Gerry Badger definirono le fotografie di A Period of Juvenile Prosperity “sfrontatamente romantiche e dai toni caldi”

Il fotografo Alec Soth, scrivendo su The Telegraph, incluse A Period of Juvenile Prosperity nella sua top ten dei libri fotografici nel 2013. Del libro disse “Vorrei veramente che questo libro non mi piacesse, ma sono stato completamente conquistato dalle immagini, dal design e anche dal testo di Brodie.” ‘io non voglio essere famoso’ , scrisse Brodie, ‘ma spero che questo libro venga ricordato per sempre’. Ho il presentimento che lo sarà.” Scrivendo nel suo blog, Soth disse anche “ogni cosa di questo libro è perfetta: la dimesione, le stampe, la sequenza, l’immagine di copertina, il titolo e il testo.”. Parr e Badger hanno incluso il libro nel terzo volume della loro storia dei libri fotografici, affermando che “ciò che rende speciale questo libro è la qualità delle fotografie”.

Brodie ha anche collaborato con Swoon, Chris Stain, e Monica Canilao.

Il suo manager è Paul Schiek, fondatore di TBW Books, ed è rappresentato dalle gallerie Yossi Milo e M+B.

Qui il suo sito

Mike Brodie (born in 1985), also known by his graffiti tag the “Polaroid Kid” or “Polaroid Kidd”, is an American photographer from Pensacola, Florida.

In 2003, aged 18, Brodie left home to go freighthopping across the USA. A friend gave him a camera and he subsequently spent three years photographing people he encountered, largely train-hoppers, vagabonds, squatters and hobos. Brodie has produced two bodies of work from this (latter) period, Tones of Dirt and Bone and A Period of Juvenile Prosperity, which have been exhibited in galleries and become books.

A Period of Juvenile Prosperity was included in lists of best photobooks of 2013 by critic Sean O’Hagan in The Guardian, Clinton Cargill in The New York Times, Dazed,Mother Jones and American Photo magazine.

Kenneth Baker, writing in the San Francisco Chronicle, listed the A Period of Juvenile Prosperity exhibition at Stephen Wirtz Gallery in his top 10 list for 2013. Critic Vince Aletti in Artforum named Brodie’s show in New York as the show of the year. Aletti has said of Brodie’s work: “Even if you’re not intrigued by Brodie’s ragtag bohemian cohort—a band of outsiders with an unerring sense of post-punk style—the intimate size and warm, slightly faded color of his prints are seductive. His portraits . . . have a tender incisiveness that is rare at any age.” Martin Parr and Gerry Badger call the photographs of A Period of Juvenile Prosperity “unashamedly romantic and warm toned”.

Photographer Alec Soth, writing in The Telegraph, included A Period of Juvenile Prosperity in his top ten photobooks of 2013. He said of it that “I really wanted to dislike this book, but I was completely won over by the pictures, design and even Brodie’s essay. “I don’t want to be famous,” he writes, “but I hope this book is remembered for ever.” I have a feeling it will be.”Writing in his own blog, Soth also said “Everything about this book is perfect: the size, printing, sequence, cover image, title and essay.” Parr and Badger include the book in the third volume of their photobook history, saying that “what makes this book stand out is the quality of the photographs”.

Brodie has also collaborated with Swoon, Chris Stain, and Monica Canilao.

He is managed by Paul Schiek, founder of TBW Books, and represented by Yossi Milo and M+B galleries.

Here his Website

An interview and a video broadcasted by BBC

Anna

Mostre di fotografia che Mu.Sa. consiglia questa settimana

Alex Webb: Where tomorrow is yesterday

Untitled

Dove: Contrasto galleria, via Ascanio Sforza 29, Milano

Quando: dal 24 settembre al 21 novembre 2015

In mostra una selezione di foto scattate da Webb durante i suoi diversi viaggi in India, insieme ad alcune immagini che ha realizzato per Expo 2015 Milano ed esposte nel Cluster delle spezie.

Per chi non conoscesse Webb, qua trovate la sua biografia e una selezione dei suoi scatti.

Altre info sulla mostra  qua

Boris Mikhailov: Ukraine

1 ottobre 2015 – Camera Centro Italiano per la Fotografia – Torino Continua a leggere