Cosa esce da un workshop a Palermo

Buongiorno, ecco i lavori prodotti durante il workshop di fotografia svoltosi a Palermo durante l’ultimo periodo di Pasqua. Io sono molto felice dei risultati e spero troviate piacevole la consultazione! Buona giornata!

Sara

P.S. I lavori sono inseriti in ordine alfabetico

PALCOSCENICOSI DI PALERMO di Pietro Arrigoni

Un microcosmo rispecchiante il macrocosmo, il variegato riflesso di una società nelle sue contraddizioni.                                   

La Settimana Santa a Palermo, non è riducibile solo a ciò che “mostra” al pubblico. Il momento dell’esibizione, della rappresentazione scenica è la sintesi di aggregazioni pubbliche che si muovono e agiscono nel corpo sociale.

VISIONI E SGUARDI NEL MERAVIGLIOSO

E’ dentro l’azione della persona nella sua quotidianità che la fotografia si rende comprensibile e attraverso gli scatti, carpire l’accadimento della Settimana Santa dentro le vie e i quartieri di Palermo.                                 

Una “narrazione” per le immagini e la definizione di una competenza: saper intendere, saper dire e saper fare “che mette in gioco i rapporti della Comunità che partecipa/agisce durante il periodo pasquale con sé stessa e il suo ambiente”.

Una duplice lettura di questo progetto è stata quella di “immortalare”, la “ Processione” e la laicità dei Pupi Siciliani in una battaglia che affronta il tema della morte come consapevolezza, perché: “fin quando noi esistiamo, la morte non c’è e quando la morte è presente noi non esistiamo”.

Nella Passione di Cristo, c’è la morte e la Resurrezione;                                                                                      Nel Teatro dei Pupi, il sipario rosso con la sua chiusura e apertura scenica.

Tutto questo in un evento momentaneo, stabilito da una preparazione scenica fra persone che decidono di diventare figuranti di una processione e pupari di una “baracca di legno della finzione” impegnati a costruire tra l’incipit e l’explicit una temporalità, effimera se si vuole, in quanto legata alla narrazione, ma significativa e significante.

La narrazione attraverso la fotografia per una “macchina che produce emozioni infinite di senso”.

L’esperienza sul campo per identificare lo “strano/puro” che appartiene a quei racconti dove si narrano avvenimenti che non si possono spiegare mediante le leggi della ragione, ma che in un modo o in un altro sono incredibili, straordinari, impressionanti, singolari, inquietanti, insoliti e necessari.

Ho cercato di cogliere tutti questi aspetti attraverso la lettura laica e religiosa ed ha la straordinaria capacità di trasformare i pensieri, i sentimenti, l’inconscio e il subconscio delle persone come in un libro aperto: ciò che nei nostri dialoghi umani di solito è mascherato e invisibile, sebbene in qualche modo percepito da tutti inconsciamente, nella drammaturgia della Passio Christi e nell’ Orlando Furioso dei Pupi Siciliani,  diventa un gioco a carte scoperte.

La mia idea di documentare la Settimana Santa/Opera dei Pupi non è stata quella di elevare tutta questa sconfinata spiritualità sommersa verso la sua liberazione e il suo compimento, ma, attraverso le immagini di rivelarla, di metterla a nudo, di farla esprimere, di metterla alla luce del sole.

Non cerco la salvezza di questa realtà, mi fermo prima: cerco di osservarla, di registrarla, di far sapere che c’è e com’è. Non si può cercare una guida verso la verità, mi accontento di svolgere un compito preliminare, cioè di mettere in scena/scatto (come faccio da oltre trent’anni con il teatro) ciò che noi tendiamo a nascondere perché non si scopra quel che siamo, che sentiamo, di cui siamo colpevoli, di cui abbiamo bisogno.

Un evento teatro/rappresentazione dove è il rimando di un linguaggio apparentemente statico alla ricerca di un equilibrio o di un limite.

La stabilità di un avvenimento, di un’opera che si perde nella sua chiusura e tutto ciò che resta, sta nell’immagine.

Pietro Arrigoni – Per conoscere Pietro @arrigoniregista su Instagram

Tutte le fotografie sono di Pietro Arrigoni, chiedere il permesso in caso di pubblicazione

I Pupi

Home is wherever I am with you di Pietro Calligaris

“Home is wherever I am with you” è un progetto che racconta l’accoglienza dei profughi ucraini nell’area di Palermo. Nel contesto della più grande crisi d’accoglienza di profughi in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale, la comunità locale ha dimostrato grande solidarietà fin dall’inizio del conflitto Russo-Ucraino; offrendo il loro aiuto in ogni modo possibile, hanno dato casa a chi non ne aveva più una.

Da quel 24 marzo in cui la notte fece fragore e il giorno diede alla luce la notizia di una nuova guerra, quella tra la Russia e Ucraina, il numero di profughi ucraini continua ad aumentare ogni giorno.

Mentre le forze armate dei due paesi coinvolti si fronteggiano, i civili sono le prime vittime, con circa tredici milioni di rifugiati ucraini. Ci sono quasi otto milioni di sfollati interni e più di cinque milioni di rifugiati che hanno dovuto lasciare il proprio Paese. Tra questi, ci sono soprattutto donne e bambini che hanno bisogno di essere accolti, visto che hanno lasciato tutto, anche i loro mariti e parenti.

La guerra in Ucraina ha causato la più grande crisi nell’accoglienza dei profughi in Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale; la Sicilia, grazie alle numerose iniziative pubbliche e private a sostegno dell’Ucraina, si è rivelata un centro nevralgico fondamentale.

“Home is wherever I am with you” è un progetto che racconta l’accoglienza dei profughi ucraini nell’area di Palermo. I suoi abitanti e le associazioni locali si sono mobilitati dall’inizio della guerra per accogliere famiglie, amici, sconosciuti, offrendo le loro case, organizzando spedizioni di generi di prima necessità e medicinali in Ucraina, mettendo a disposizione le proprie attività, i propri servizi, le proprie competenze o denaro.

Nonostante le difficoltà e le contraddizioni nell’accoglienza delle persone, il progetto mira a mettere al centro le iniziative concrete che sono state realizzate per l’accoglienza dei rifugiati e le storie di coloro che ne sono stati protagonisti.

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SETTIMANA SANTA A PALERMO di Paolo Panero
“Venerdissanto contingentato,
Cristo sta in fila al supermercato.”
(Ahmed il lavavetri)
Il Venerdì Santo a Palermo è speciale. Le processioni delle molte Confraternite riempiono una parte del Centro Storico,
le bande musicali passano suonando marce funebri dal ritmo lento e solenne, molti giovani e anziani in costume
sollevano con grande sforzo fisico i pesanti baldacchini del Cristo Morto.
Contemporaneamente, a poco distanza, la Palermo turistica beve aperitivi e mangia fritture nelle vie in cui le processioni
non passeranno.
Da due anni le manifestazioni del Venerdì Santo erano state sospese a causa della pandemia da COVID, l’ultima volta si
erano svolte nel 2019.
Credere che il Cristo risorgerà dalla morte è un atto di fede. La religione non si discute ma si crede, non c’è il dubbio ma
c’è la speranza e la ricerca della consolazione dalle tragedie del mondo terreno.
A Palermo le processioni del Venerdì Santo avvolgono la città in un’aria di redenzione, e questo è esteticamente molto
bello, forse molto più bello che altrove, anche per un non credente. Non ci si può sottrarre da questo miracolo terrestre,
perché la Settimana Santa a Palermo è meravigliosa.
Per conoscere Paolo Panero https://www.facebook.com/paolo.panero.7/

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NIOFAR, STARE INSIEME – di Giulia Rosco

A Palermo l’associazione Senegalese, durante il periodo del ramadan, si ritrova nella propria sede per preparare e distribuire pasti caldi.

La preparazione dei pasti inizia alle 14 e finisce alle 20 ed è tutta gestita dai ragazzi che, nonostante la stanchezza del digiuno di acqua e cibo, trovano le forze e il tempo per cucinare. I piatti vengono distribuiti non solo a persone di fede musulmana, ma a tutti coloro che si trovano in una situazione di difficoltà e di bisogno, senza nessuna distinzione.

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UN’ALTRA SOGLIA di Giulia Rosco

In Sicilia, a Palermo, tutto è contaminazione, dall’arte al cibo, dalle tradizioni ai riti, un luogo che è crogiolo di esperienze e che oggi, nel caos post-moderno del nuovo millennio, ancora è capace di accogliere, fondere, conservare diverse esperienze e storie. Chi viene dal mondo a vendere i suoi prodotti, a cucinare per noi, per gli altri, a Palermo, in Sicilia, presidia la sua tradizione e la offre alla contaminazione, difende il suo territorio – sulla soglia, orgoglioso e geloso – e si offre al contatto, alla prova, all’offerta. Sulla soglia, che è confine e varco, insegna identitaria e spazio di comunicazione. 

Per conoscere Giulia @giulia_rosco su Instagram – Sito internet

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PALERMO FABER (HOMO FABER) di Salvatore Tassone

A Palermo basta fare un giro a piedi, con lentezza, nei vicoli del centro o nelle borgate fuori dalla città antica, per notare un fenomeno nuovo, in crescita.

Accanto alle poche botteghe artigiane sopravvissute, che da secoli tramandano antichi  mestieri, nuovi laboratori creativi sono tornati a popolare i vecchi quartieri riprendendo e innovando tradizioni che sembravano destinate a scomparire. 

Quartieri,  cito la Kalsa dove il fenomeno è più evidente, dove vivono e nascono attività che propongono un modo di produrre nuovo ed allo stesso tempo antico. Fatto di manualità e creatività.

Sarti, ceramisti, cesellatori, restauratori, pupari, artigiani del cuoio, del tessuto, della carta, creatori di gioielli, e tanti altri: sono il patrimonio artigianale e artistico, senza tempo, di Palermo.

Un fenomeno inclusivo, multietnico, che coinvolge oltre a giovani isolani tanti altri giovani giunti a Palermo da ogni parte del mondo.

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Sospesa di Chiara Vergani

Le città hanno molte anime e Palermo non fa eccezione.

Non a caso Roberto Alajmo, scrittore palermitano, definisce la sua città natale una “cipolla” e sfida il viaggiatore a scoprirne i diversi strati in un gioco potenzialmente infinito in cui “ogni volta che ne sbucci uno, ne resta un altro da sbucciare”.

Sospesa” è uno di questi strati. Ho provato a raccontare l’anima onirica di Palermo, una città fuori dal tempo, sospesa a mezz’aria tra passato e presente, costantemente in bilico tra degrado e bellezza, caratterizzata da contrasti e contraddizioni che, non si sa come, finiscono per trovare un equilibrio e un’armonia tra loro.

I luoghi iconici della città – le piazze, le cupole delle chiese, i chiostri profumati di agrumi, i palazzi fatiscenti ravvivati dalla street art e le porte monumentali che si aprono verso il mare – assumono un aspetto rarefatto, sono visibili attraverso un velo visivamente quasi tangibile.

Un possibile sguardo sulla città, un punto di vista lontano dallo stereotipo chiassoso e colorato che solitamente la caratterizza. Una Palermo sospesa, eterna ed eterea.

Per conoscere Chiara @chiara.maria.vergani su Instagram

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