Anders Petersen, grande retrospettiva.

Fino al 28/06/2015

«Se volete scoprire chi siete veramente dovete cercare situazioni aliene a tutto ciò che finora è stato vissuto come “normale”. Dovete andare fino in fondo, e vi accorgerete che nel degrado c’è una mancanza di pressione che può essere liberatoria».

Anders Petersen, fotografo famoso in tutto il mondo per l’unicità dei suoi progetti che raccontano il mondo degli emarginati, è il protagonista di una grande retrospettiva visitabile presso il Münchner Stadtmuseum di Monaco fino al 28 giugno.

Grande fotografo svedese che per tutta la sua carriera ha vagato per nightclub, carceri, istituti psichiatrici e case di cura in cerca dei suoi soggetti prediletti: prostitute, senzatetto, tossicodipendenti e altri reietti dalla società, fotografati in uno struggente bianco e nero. Senza mai giudicare o compatire, Petersen è uno di loro. Con un approccio sincero e fortemente empatico, è come se guardasse il mondo per la prima volta.

Per lui fotografare è un modo per cercare se stessi, dato che ogni ritratto è una sorta di autoritratto che non deve mostrare solo l’altra persona ma anche svelare qualcosa del fotografo: «Cerco una relazione forte con le persone che fotografo, e questo riguarda i desideri, i sogni, i segreti. Forse anche incubi e paure», scriveva Petersen.

Ogni suo ritratto è molto più che una semplice documentazione, perché contiene qualcosa di impenetrabile e ignoto che racconta le paure e le ossessioni del genere umano. Le sue sono immagini perturbanti che lasciano aperte mille interpretazioni.

Era la fine degli anni ’60 quando queste immagini irruppero sulla scena internazionale, ed erano tempi in cui i costumi stavano sempre più aprendosi ma in cui c’erano ancora molte resistenze nel parlare di temi quali la sessualità e la violenza. Petersen affronta a viso aperto queste tematiche, sbattendole in faccia a una società ancora troppo perbenista (stesse resistenze che trovava la fotografa Diane Arbus negli Stati Uniti).

Petersen mostra cosa vuol dire vivere da outsider, fuori dalle regole sociali e da ogni convenzione, e come contemporaneamente non ci sia nulla di così “anormale” nella vita di queste persone.

Petersen, nato nel 1944, iniziò la sua lunga carriera con il progetto “Café Lehmitz” ambientato in un bar di Amburgo, dove vi fece la sua casa temporanea dal 1967 al 1970. Una delle immagini fu usata da Tom Waits nel 1985 come copertina del suo album “Rain Dogs”. Non ha mai abbandonato il suo stile inconfondibile, anche nei suoi lavori più recenti come Close Distance del 2002 o From Back Home del 2009.

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Postato da Anna