Nuove interessantissime mostre ci aspettano anche a maggio, non perdetevele!
Anna
FOTOGRAFIA EUROPEA 2024 – LA NATURA AMA NASCONDERSI
Dal 26 aprile al 9 giugno 2024, Reggio Emilia torna ad osservare i cambiamenti della contemporaneità attraverso gli occhi di grandi fotografi e di giovani esordienti con la XIX edizione di FOTOGRAFIA EUROPEA, il festival promosso e organizzato dalla Fondazione Palazzo Magnani e del Comune di Reggio Emilia, con il contributo della Regione Emilia-Romagna.
La natura ama nascondersi è il tema scelto dalla direzione artistica del Festival composta, anche quest’anno, da Tim Clark (editor 1000 Words), Walter Guadagnini(storico della fotografia e Direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia) e Luce Lebart (ricercatrice e curatrice, Archive of Modern Conflict).
Un titolo che cerca di inglobare – recuperando il paradosso da un celebre frammento di Eraclito – la potenza di una natura che molte volte cela la sua essenza ai nostri occhi, ma che sempre più spesso la rivela in modi distruttivi, in un processo continuo che può essere inteso come un’oscillazione tra l’essere e il divenire. Fotografia Europea 2024 si propone di esplorare, attraverso le tante prestigiose mostre personali e collettive di questa edizione, le connessioni fra occultamento e scoperta che dominano il nostro rapporto con la Natura, immaginando nuove narrazioni, al di fuori di quell’atteggiamento di controllo dominante che la nostra specie esercita sul pianeta, per comprendere le dinamiche e le nuove direzioni da intraprendere.
LE MOSTRE
La mostra storica di questa edizione torna nelle sale di PALAZZO MAGNANI con la prima retrospettiva mai presentata in Italia di Susan Meiselas, fotografa americana nota soprattutto per il suo lavoro nelle aree di conflitto dell’America Centrale (1978-1983) e in particolare per i suoi potenti scatti della rivoluzione nicaraguense. La mostra, intitolata Mediations, raccoglie una selezione di opere che vanno dagli anni Settanta a oggi e rivela, attraverso le diverse forme che la Meiselas adotta per ampliare la sua opera – oltre al reportage fotografico tradizionale, anche installazioni, libri, film – il suo approccio unico di fotografa, che mette costantemente in discussione lo status delle sue immagini in relazione al contesto in cui vengono percepite, spaziando dalla dimensione personale a quella geopolitica. Nelle sue opere la fotografa coinvolge i soggetti in un’incessante esplorazione e sviluppo di narrazioni, lavorando spesso su lunghi periodi e su un ampio ventaglio di paesi e soggetti: dalla guerra alle questioni relative ai diritti umani, dall’identità culturale all’industria del sesso.
Le sale dei cinquecenteschi CHIOSTRI DI SAN PIETRO ospiteranno dieci esposizioni.
Al piano terra, ad aprire gli occhi dei visitatori, una mostra che cattura l’infinita mutevolezza delle nuvole in una collettiva, intitolata Sky Album. 150 years of capturing clouds a cura di Luce Lebart e Michelle Wilson, in cui si celebra la vastità e la bellezza delle immagini di nuvole e l’unicità della pratica di fotografare il cielo da parte di scienziati, dilettanti e artisti. Oltre centocinquanta opere raccontano questa passione a partire dagli albori della fotografia, dal francese Gustave Le Gray all’italiano Mario Giacomelli, passando dai lavori dell’americano Edward Steichen fino ai due artisti contemporanei chiamati a creare due installazioni, la finlandese Anna Ninskanen e il britannico Kalev Erickson.
Al primo piano, il progetto espositivo di Helen Sear, dal titolo Within Sight, presenta una serie di opere multiple e composite che esplorano la dissoluzione della prospettiva a lente singola associata all’obiettivo della macchina fotografica. Sear è un’attenta osservatrice degli elementi mutevoli che compongono un paesaggio e restituisce l’esperienza di essere presenti nella natura, combinando alla fotografia elementi disegnati a mano o cancellati, in un lavoro concettuale che affonda le sue radici nell’interesse per il realismo magico e il surrealismo.
Yvonne Venegas con Sea of Cortez traccia una storia intergenerazionale in equilibrio tra l’esperienza della sua famiglia – che ha abitato le miniere di rame di Santa Rosalia, nella Bassa California, all’inizio del Novecento- e quella di un’intera generazione che ha sfruttato i territori intorno al Mar di Cortez. La sua esplorazione si avvale dell’aiuto delle persone che incontra nel suo percorso di indagine, per esprimere il sentimento di sfruttamento e i resti che quelle storie di miniera hanno seminato sul loro cammino.
Il fotografo indiano Arko Datto porta all’attenzione dei visitatori la questione incombente della catastrofe climatica e dei rifugiati che questa genera, attraverso una trilogia fotografica in corso da nove anni. I due capitoli qui presentati, tratti dal progetto The Shunyo Raja Monographies sono interamente dedicati al territorio del Delta del Bengala, considerato uno degli epicentri del cambiamento; includono ritratti e paesaggi che mappano l’erosione e l’innalzamento del livello del mare attraverso l’India e il Bangladesh e traccia la traiettoria degli sfollati e dei paesaggi perduti a causa di una natura che reclama sempre più attenzione.
A seguire Matteo de Mayda, fotografo veneziano, espone ai Chiostri un’installazione composta da foto d’archivio e di reportage, immagini satellitari e al microscopio, testimonianze individuali e teorie scientifiche che fanno parte del progetto There’s no calm after the storm, in cui indaga gli impatti a lungo termine e meno visibili della tempesta Vaia, che ha colpito il Nord-est dell’Italia alla fine del 2018. Nato dopo la fine dell’emergenza, il progetto riflette sul fragile equilibrio tra l’azione dell’uomo e la tenuta degli ecosistemi.
La mostra di Jo Ractliffe si intitola Landscaping ed è interamente dedicata al paesaggio sudafricano ripreso durante i suoi viaggi in auto lungo la costa sud-occidentale. Negli scatti in bianco e nero, Ractliffe riflette sul concetto stesso di paesaggio, disconoscendone il termine nel tentativo di sottrarre le sue fotografie a convenzioni stereotipate: parlare di paesaggio in termini di bellezza, o al contrario di bruttezza, significa osservare invece che partecipare, ridurre il luogo a un concetto piuttosto che a un’esperienza vissuta. Con il termine landscaping, l’artista cerca di trasmettere l’idea di paesaggio come qualcosa di attivo, capace anche di conservare la memoria del passato.
Nel grande corridoio centrale, Natalya Saprunova espone il progetto Permafrost che racconta la vita delle popolazioni dell’estremo nord del continente asiatico. Qui, nei suoi lunghi viaggi in compagnia della macchina fotografica e di un taccuino, la fotografa russo-francese scopre luoghi come la Yakutia e le sue popolazioni indigene, tra cui i pastori di renne Evenki e gli Yakuti, allevatori stanziali di mucche e cavalli. I colori tenui dei suoi scatti restituiscono l’ansia di queste comunità, testimoni del rapporto simbiotico con una natura estrema che oggi è messo a rischio dalle conseguenze dell’industrializzazione.
La fotografa americana Terri Weifenbach in Cloud Physics esplora la vitale interconnessione tra le nuvole del nostro pianeta e le intime forme della sua vita biologica. La spina dorsale di questo lavoro è una serie di fotografie realizzate in un istituto di ricerca americano per lo studio e la misurazione delle nuvole, la loro origine, struttura, particelle e reazioni. Gli astrusi strumenti che vediamo sono progettati per esprimere fenomeni atmosferici effimeri, ma la macchina fotografica di Weifenbach – e il suo modo di guardare – ci restituisce il nostro mondo organico terrestre come un mistero non quantificabile.
Lisa Barnard con la mostra An Act of Faith: Bitcoin and the Speculative Bubbleconduce alla riflessione sull’essenzialità della natura nella creazione di bitcoin, beni digitali che seppur immateriali richiedono un enorme sforzo ambientale. La fotografa britannica documenta lo sfruttamento dell’energia geotermica in Islanda, necessario per sostenere il processo di estrazione mineraria: le fredde temperature islandesi, infatti, fanno sì che le masse di calore generate dall’hardware coinvolto, siano notevolmente ridotte, contribuendo a mantenere un microclima obbediente.
Bruno Serralongue dedica il suo progetto, dal titolo Community Gardens of Vertus, Aubervilliers, alla lotta – su scala locale, ma legata a una più ampia consapevolezza della necessità di preservare ambienti vivibili di fronte a progetti ecocidi – che alcuni giardinieri hanno iniziato nel 2020 per opporsi all’abbattimento di oltre 4.000 metri quadrati di orti, a favore di nuove costruzioni per i Giochi Olimpici di Parigi 2024. Questo succede a meno di due chilometri da Parigi, ad Aubervilliers in Seine-Saint-Denis, il dipartimento più popolato della Francia e dove gli spazi verdi sono i meno numerosi.
Nella sede di PALAZZO DA MOSTO trova posto la Committenza di questa edizione, insieme a una mostra dedicata ai libri fotografici e ai due progetti vincitori della Open Call.
La produzione di Fotografia Europea 2024, affidata a Karim El Maktafi, si intitola day by day, e si focalizza sull’affascinante contesto delle “Aree Interne”: regioni estremamente eterogenee, caratterizzate dalla lontananza da grandi centri di agglomerazione, che, pur occupando circa tre quinti del territorio nazionale, ospitano poco meno di un quarto della popolazione complessiva italiana. Nello specifico l’indagine del fotografo si è sviluppata in vaste porzioni dell’Appennino Emiliano, in cui El Maktafi ha esaminato il profondo e fragile legame tra l’uomo e la natura, facendo emergere l’eredità culturale attraverso stili di vita profondamente radicati nei cicli lenti dell’ambiente naturale montano.
La mostra Index Naturae, a cura di Stefania Rössl e Massimo Sordi (OMNE – Osservatorio Mobile Nord Est), comprende 116 libri fotografici pubblicati negli ultimi cinque anni dedicati al tema della natura. La selezione dei volumi esposti, realizzati da autori nazionali ed internazionali che hanno aderito al progetto proposto da OMNE, rappresenta da un lato una fonte di riflessione sullo stato attuale della fotografia e dell’editoria, dall’altro individua un corpus di esperienze di ricerca capace di offrire punti di vista molto diversi sul tema del rapporto tra uomo e natura nella contemporaneità, stimolando possibili approfondimenti e sperimentazioni.
I progetti selezionati dalla giuria della Open Call, tra gli oltre 500 lavori di artisti e curatori che vi hanno partecipato, sono quelli di Marta Bogdańska e Michele Sibiloni. Il progetto SHIFTERS di Marta Bogdańska parte dal presupposto che solo ripensando alla posizione dell’essere umano nel mondo e guardando quindi oltre l’orizzonte antropocentrico, si possa realizzare una coesistenza vera e profonda, che includa quindi anche gli animali. Il lavoro è iniziato con una ricerca d’archivio e una raccolta di articoli sulle spie animali in guerra e mettendo poi in relazione questa storia sfaccettata con quella della loro liberazione e dei loro diritti. Michele Sibiloni, invece, stimola una riflessione sul futuro dell’alimentazione mondiale e sul precario equilibrio degli ecosistemi naturali attraverso il progetto Nsenene, a cura di Marco Scotti, che documenta i momenti frenetici delle attività della raccolta delle cavallette (Nsenene, appunto) in Uganda, a cui si alternano lunghi periodi di attesa e speranza; tempistiche sempre meno prevedibili a causa del cambiamento climatico.
Riapre, per la XIX edizione di Fotografia Europea, la splendida VILLA ZIRONI, gioiello dell’architettura liberty che ospiterà la mostra Radici, di Silvia Infranco, a cura di Marina Dacci. Silvia Infranco ha sviluppato una ricerca che ha fatto della materia naturale il soggetto e l’oggetto delle sue opere. Negli ultimi anni si è orientata sullo studio degli erbari, sulla farmacopea e sui processi di cura arcaici e rituali rinvenuti in manoscritti e in testi a stampa antichi. La mostra sviluppa queste sue ultime riflessioni sul rapporto tra uomo e natura nell’ambito dell’approccio fitoterapico con particolare attenzione ai risvolti magici, simbolici ed alchemici intervenuti nel corso dei secoli. Le opere di Silvia Infranco si modulano su svariati media: opere su carta e su tavola, libri d’artista, sculture, polaroid che spesso includono le erbe stesse.
Ad abbracciare il festival, numerose altre mostre partner che gravitano intorno ad esso, organizzate dalle più importanti istituzioni culturali cittadine e ospitate nei loro spazi.
A PALAZZO DEI MUSEI, Zone di passaggio, a cura di Ilaria Campioli, propone una riflessione sul tema del buio e della notte con l’obiettivo di raccontare l’importante ruolo che entrambi rivestono nell’immaginario collettivo. Punto di partenza sono le numerose opere di ambientazione notturna che Luigi Ghirri ha realizzato nel corso della propria produzione. Sono i luoghi “illuminati in maniera provvisoria, o gli spazi che vivono una loro discreta semioscurità e che solo temporaneamente diventano luminosi in maniera festosamente provvisoria”, in cui si attiva una lettura alternativa del reale. Rispetto alla storia del procedimento fotografico, il rapporto fra luce e buio è essenziale. Per Ghirri sono quindi i bagliori, i lampi, le piccole intermittenze come quelle delle lucciole ad esprimere le migliori modalità di illuminazione poiché mantengono intatto l’incanto del buio, preservando le zone d’ombra. La mostra presenta quindi il lavoro di diversi ed importanti autori di rilievo internazionale che, a partire dalle sperimentazioni sul medium e sulla visibilità della fine degli anni Sessanta, utilizzano il buio come possibilità di narrazione. Come afferma il filosofo Alain Badiou “[…] la stessa contraddizione della notte è quella di offrire riparo a ciò che è esposto, invisibilità alla bellezza del visibile”. Ecco quindi che gli autori in mostra si muovono all’interno di questo spostamento paradossale che viene offerto dal buio, utilizzandolo per cercare di raccontare ciò che vi accade.
Gli esiti della open call di GIOVANE FOTOGRAFIA ITALIANA #11 | PREMIO LUIGI GHIRRI 2024, promossa dal Comune di Reggio Emilia, in partnership con alcuni festival internazionali, hanno dato vita a Contaminazioni, la collettiva a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi che vede in mostra, sempre a Palazzo dei Musei, gli scatti dei sette artisti selezionati dalla giuria internazionale: Claudia Amatruda con Good Use Of My Bad Health, Benedetta Casagrande con All ThingsLaid Dormant, Noemi Comi con Proxidium, Massimiliano Corteselli con Contrapasso, Camilla Marrese con Field Notes for Climate Observers, Cinzia Romanin con Transcendence e Alessandro Truffa con Nioko Bokk. I sette progetti selezionati propongono una riflessione su quelli che sono gli spazi intermedi, le zone di contaminazione e di reciproca trasformazione tra gli uomini e il resto del vivente, utilizzando materiali e approcci ampi e stratificati, in cui il medium fotografico entra a far parte della riflessione stessa. Durante le giornate inaugurali Giovane Fotografia Italiana assegnerà diversi riconoscimenti, tra cui il Premio Luigi Ghirri, del valore di 4.000 euro. Il vincitore del Premio avrà anche la possibilità di esporre una versione più ampia del suo progetto in una mostra personale in Triennale Milano (inverno 2025). Con la menzione Nuove traiettorie. GFI a Stoccolma, promossa dall’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, inoltre un artista, prescelto tra i sette selezionati, potrà svolgere un periodo di studio e ricerca durante il quale dovrà produrre un progetto artistico che sarà esposto in una mostra a cura dello stesso Istituto. Tre finalisti saranno inoltre selezionati per partecipare al programma di letture portfolio Photo-Match nell’ambito di Fotofestiwal Łódź previsto in giugno 2024 grazie alla partnership con il festival e a una borsa di studio a copertura delle spese di viaggio e alloggio. Infine Photoworks insieme alla Dalby Forest, Forestry England, offrono a due fotografi una residenza d’artista immersiva ed ecologica della durata di una settimana nel cuore della Dalby Forest, North Yorkshire – Regno Unito, insieme a tutoraggio, introduzione al team e agli ecosistemi della foresta e opportunità di networking.
La fototeca della BIBLIOTECA PANIZZI partecipa all’edizione del 2024 con una mostra che ridona visibilità alla collezione di Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, con sede a Rubiera che dal 1990 al 2023 ha realizzato indagini fotografiche sul territorio regionale e nazionale. Oggi, gli scatti raccolti sono in deposito presso l’Archivio fotografico della Biblioteca Panizzi per essere conservati, valorizzati e restituiti alla cittadinanza. In particolare in questa edizione saranno esposte le due interpretazioni che Paola De Pietri nel 1994 e Walter Niedermayr nel 1997 hanno dato delle Casse d’espansione del fiume Secchia. Paola De Pietri realizza la sua osservazione sorvolando con una mongolfiera l’area del parco fluviale, in modo da ottenere immagini a metà strada fra quella offerta dalla comune mappa topografica, quella dell’aereo e quella degli occhi del visitatore. Walter Niedermayr produce invece una serie di dittici, attraverso cui si interroga sul destino delle aree sottoposte ad intenso sfruttamento economico e successivamente attrezzate per gestire sport e attività didattiche, osservando come i parchi rappresentino la nostra pretesa romantica di trovare una nostra immagine di “natura incontaminata”.
Lo SPAZIO GERRA propone la mostra NEW THEATERS OF THE REAL. Collaborating with AI che, nel quadro del dialogo permanente tra natura e artificio che percorre le arti, presenta cinque differenti posizioni della fotografia contemporanea capaci di aprire il confine della creazione a diverse modalità di collaborazione con l’intelligenza artificiale generativa. I Lavori di Xavi Bou, Antti Karppinen, Markos Kay, Katie Morris, Pierre Zandrowicz portano a una profonda riflessione in merito all’apporto dell’IA come strumento di conoscenza dei processi della natura e della stessa creatività umana, valutando anche il rischio che si tratti invece di un ulteriore mezzo di alienazione che allontana ancora di più gli umani dall’appartenenza a una natura unitaria.
Collegata al festival è la proposta della COLLEZIONE MARAMOTTI, che espone la prima mostra personale istituzionale italiana di Silvia Rosi, dal titolo Disintegrata. Specificamente concepita per la Collezione, l’esposizione include venti nuove opere fotografiche, alcune immagini in movimento e un nucleo di fotografie d’archivio raccolte dall’artista in Italia – principalmente in Emilia-Romagna – tra il 2023 e il 2024. Rosi ha percorso il territorio per raccogliere le centinaia di fotografie ordinarie, scatti di album di famiglia che raccontano la quotidianità di chi, giunto dall’Africa prima del Duemila, ritraeva sé e la propria vita in contesti diversi. La mostra esplora, restituisce e mette in scena, con umorismo, un immaginario dell’idea di “italianità” nel nostro territorio contemporaneo.
Anche quest’anno lo Speciale Diciottoventicinque, il progetto formativo di Fotografia Europea, torna con la tredicesima edizione per accompagnare i giovani amanti della fotografia in un percorso che permette di imparare, condividere e confrontarsi con il mondo dell’arte fotografica, creando un vero progetto espositivo collettivo. Erik Messori, fotogiornalista è co-fondatore del collettivo CAPTA, ha accompagnato i giovani partecipanti nei 10 incontri in cui ha deciso di aprire alla multidisciplinarietà, consapevole che un progetto visivo si può costruire e arricchire attraverso diversi linguaggi. Il percorso di formazione si concluderà con l’esposizione dei progetti degli 11 ragazzi nella galleria dell’Isolato San Rocco.
Si è appena conclusa la terza edizione di FE+SK Book Award, il premio dedicato al libro fotografico, ideato da Fotografia Europea insieme a Skinnerboox – casa editrice di Jesi (AN) specializzata in fotografia contemporanea. Tra le oltre 230 candidature pervenute, la giuria -composta da Chiara Capodici, Tim Clark e Milo Montelli- ha scelto il progetto di Benedetta Casagrande “All Things Laid Dormant”, spiegando che il suo lavoro ha particolarmente colpito: “per la potenza evocativa e poetica, per la coerenza, la maturità del linguaggio utilizzato che lo rendono un lavoro pronto a essere un libro”.
Oltre alle mostre arricchisce il Festival un calendario di appuntamenti che accompagnerà i visitatori dalle giornate inaugurali – 26, 27, 28 aprile – fino al 9 giugno.
In programma, oltre agli incontri con gli artisti, anche momenti di confronto con Mariangela Gualtieri, poetessa e scrittrice, Marco Paolini drammaturgo e scrittore, entrambi in dialogo con Loredana Lipperini scrittrice e giornalista. Inoltre presentazioni di libri, book signing, letture portfolio e [PARENTESI] BOOKFAIR, lo spazio dedicato agli editori indipendenti.
La terza edizione di FOTOFONIA, la declinazione musicale del festival curata da Max Casacci (produttore e fondatore dei Subsonica), ha come titolo Urban souls ed è dedicata alla Storia, al presente e al futuro di una musica italiana capace di fondere radici black e soul, con la complessità dei linguaggi urbani contemporanei, attraverso melodia e parole. La serata di venerdì 26 aprile si aprirà con i giovanissimi napoletani Thru Collected, gruppo che oscilla tra i linguaggi metropolitani più contemporanei, per concludersi con il live dei Casino Royale, la band che per prima ha innescato una autentica rivoluzione riuscendo a fondere l’incisività melodica con le urgenze della cultura hip hop. Ospite dei Casino Royale sarà un’altra “anima urbana” – Venerus – celebre produttore, polistrumentista, cantautore milanese, oggi considerato il più importante protagonista di una certa scena “urban”. Sabato 27 aprile ci si sposta in piazza San Prospero per il dj set dello stesso Venerus, che trasformerà la piazza in una colorata dance hall senza confini spazio-temporali. Ad iniziare la serata sarà una giovanissima rapper, Alda. Anche in questa terza edizione di Fotofonia, dopo le precedenti presenze di Mario Tozzi e Stefano Mancuso, la scienza e la battaglia per l’ambiente saranno unite alla musica. Domenica 28 aprile, alle 18 al Teatro Cavallerizza, Mariasole Bianco, biologa marina, divulgatrice scientifica e volto televisivo (Kilimangiaro, Rai3) parlerà di misteri e stupefacenti curiosità del grande oceano su un tappeto di suoni naturali creato da Max Casacci, da anni impegnato a trasformare in musica e ritmo, rumori e ambienti sonori della natura e della metropoli.
Anche per questa edizione il CIRCUITO OFF – l’evento collettivo e indipendente che arricchisce il Festival con una serie innumerevole di mostre diffuse in tutto il territorio cittadino – presenta progetti di fotografi professionisti accanto a giovani alle prime esperienze, appassionati e associazioni che dovranno misurarsi con il tema del fragile equilibrio tra Uomo e Natura esponendo i propri scatti in negozi, ristoranti, studi, cortili e case private, sedi storiche, gallerie d’arte. Parte di questo circuito è anche il progetto OFF@school che coinvolge le scuole di tutta la provincia di Reggio Emilia. Il 4 maggio è la serata dedicata al Circuito Off e in questo evento sarà decretato il vincitore del premio Max Spreafico a cui sarà data l’opportunità di produrre una nuova mostra ed esporla durante la prossima edizione di Fotografia Europea, nel 2025.
Dal 26 Aprile 2024 al 09 Giugno 2024 – Reggio Emilia – sedi varie
Hong Kong Whispers – Michael Wolf & Arpaïs Du Bois
Io spero, credo, che Michael direbbe: ‘è un lavoro meraviglioso’
– Arpaïs Du Bois
Hong Kong Whispers è un lavoro che nasce dalla collaborazione tra la disegnatrice e pittrice belga Arpaïs Du Bois (°1973) e il fotografo tedesco Michael Wolf (1954 – 2019).
Su invito di Wolf, che aveva molto apprezzato la collaborazione tra Du Bois e Yamamoto Masao (presentata poi in una mostra e un libro intitolati “Where we met“), nel 2014 Arpaïs Du Bois trascorse quasi due mesi nella megalopoli in rapida evoluzione. I due autori hanno esplorato insieme le zone marginali di Hong Kong – lui fotografava, documentando i vicoli con il suo approccio immediato; lei disegnava la sera, lasciando riaffiorare le impressioni e le emozioni della giornata. Nel tempo trascorso insieme hanno costruito un legame di reciproca stima e amicizia e nelle frequenti conversazioni hanno affrontato molti temi, discutendo anche di come abbinare le fotografie ai disegni.
“Sebbene il suo lavoro tenda all’astrazione, è guidato da un acuto senso di osservazione e resta fortemente connesso alla realtà che la circonda”- scrive Marc Feustel a proposito dei disegni della Du Bois nell’introduzione al volume che accompagna questa mostra. Il libro nasce da una sequenza e un menabò che sono stati assemblati dai due artisti a Hong Kong al termine delle sei settimane di permanenza della Du Bois; la sequenza definitiva è poi nata dalla collaborazione tra Du Bois e Barbara Wolf.
Hong Kong Whispers sembra il titolo perfetto per un’opera che celebra due visioni diverse ma complementari. Nessuna delle due prevale. Per noi è anche una sorta di proseguimento della mostra “Hong Kong Back Alley” che abbiamo organizzato con Hannes Wanderer a Micamera nel 2016, come se la conversazione con Michael e Hannes non si fosse mai interrotta, ma, più semplicemente, si fosse ampliata, includendo altre voci assumendo nuove forme.
Le immagini di Wolf, che tendono al surrealismo, appartengono a un’ampia serie (Informal Solutions) dedicata agli spazi comuni di Hong Kong: angoli di città e vicoli in cui gli abitanti ottimizzano l’uso degli esigui spazi (ora, e dieci anni di distanza, quasi del tutto scomparsi) in una metropoli in rapida crescita, creando una mappa diversa e sotterranea di Hong Kong e della sua cultura vernacolare.
17 aprile – 18 maggio – Micamera – Milano
TEATRO DEI VITELLINI – REGIA DI GIAN PAOLO BARBIERI
Tutto ha avuto inizio a teatro e succede come con i primi amori: non si scordano mai.
Leica Galerie Milano presenta, dal 10 maggio 2024, la nuova mostra intitolata TEATRO DEI VITELLINI – REGIA DI GIAN PAOLO BARBIERI.
Venticinque immagini inedite in cui Barbieri, uno dei più importanti e riconosciuti fotografi di moda del mondo, che ha avviato la sua carriera come attore, operatore e costumista, rilegge l’opera di William Shakespeare e, oltre Shakespeare, il teatro e il mondo.
Fotografie, prima che scattate, meticolosamente preparate all’interno dello studio grazie a un lavoro artigianale e artistico di costruzione. La finzione, nei set di Barbieri, diventa verosimiglianza, tutto è palcoscenico, l’immagine messa in scena.
Ogni parte, siano attori, costumi, scenografie, luci, concorre alla precisione del racconto, alla perfezione della visione, alla passione del grande fotografo per la drammaturgia. Un esercizio, quello della ricostruzione shakespeariana, che Barbieri realizza fin da ragazzo e che ha continuato ad accompagnare la sua lunga carriera e che ora arriva in mostra negli spazi di Leica Galerie, all’interno di Leica Store.
Romeo e Giulietta, Ofelia, Falstaff, l’amore, la morte, la passione, si trova tutto nel teatro di Shakespeare che Barbieri ha ricomposto nei suoi tanti set per poi fotografarlo grazie al sistema Leica SL e, tutto, viene riportato nelle immagini in bianco e nero e a colori. Una rilettura dei protagonisti e delle storie delle più grandi opere del drammaturgo inglese, allestimenti raffinati tradotti in immagini contemporanee, a tratti provocatorie, intrise di storia dell’arte, di cinema, di moda, di altra letteratura, della regia di Gian Paolo Barbieri.
Il teatro è dentro le fotografie di Barbieri e Gian Paolo, quando scatta, è dentro il teatro. Queste fotografie sono un lavoro inedito che ci riporta lì dove tutto è iniziato, nel teatro che Gian Paolo ha amato e continua ad amare, in un omaggio al lavoro di Shakespeare. Quella in mostra è una prima assoluta e siete tutti i benvenuti nel nuovo Teatro dei Vitellini. Merda, merda, merda!
Maurizio Beucci, curatore e Head of Akademie | Leica Camera Italia
La mostra è supportata da 29 ARTS IN PROGRESS gallery.
dal 10 maggio al 24 agosto 2024 – Leica Galerie Milano
Mold is beautiful – Luce Lebart
Chi è l’autore di queste immagini sconvolte dal tempo, dall’aria, dall’acqua e dalle manipolazioni? È un fotografo degli anni ’20 di cui si sono perse le tracce e il nome?
Oppure sono i microrganismi che hanno trasformato le immagini in oggetti di contemplazione estetica?
La mostra Mold is Beautiful, proposta da Luce Lebart – nello spazio veronese de Il Meccanico – s’interroga sulla capacità della fotografia di emozionare. “Offerte alla contemplazione, queste immagini ci ricordano come le qualità estetiche di una fotografia sono decisamente indipendenti da un intento artistico”, scrive Luce Lebart.
Le immagini hanno molte vite e molti tempi: sono state amate, disprezzate, perdute, esposte. Le immagini sono documentio, operea, testimonianza, archivio e tutto questo contemporaneamente.
Mold is beautiful parla anche della materialità delle immagini analogiche, di come il tempo abbia lavorato e dialogato con la loro sopravvivenza. “Meraviglie dell’oblio, successo della incuria e del disinteresse, queste immagini, danneggiate da un’inondazione, sono state private della luce del giorno per anni. L’abbandono, sommato alle risorse organiche insite nella loro composizione (gelatina, fecola di patate), ha fornito il terreno ideale per una proliferazione creativa casuale.”
Un’autocromia a dominante verde era in origine la foto di un giardino scattata negli anni Venti, altre immagini mostravano un incendio boschivo, uno spettacolo pirotecnico sulla banchina, la volta celeste, la riva del lago di Ginevra e delle nuvole che pre annunciavano una tempesta.
Per quasi cento anni queste immagini sono state chiuse e dimenticate in una scatola di legno che porta le tracce di un’inondazione. I microrganismi se ne sono impadroniti e le hanno attivate, vitalizzate e trasformate. “ Le muffe sono il nemico numero uno degli archivi ”, spiega Luce Lebart, “Sono fattori di rischio, agenti di degradazione contro i quali la lotta è d’obbligo. In fotografia il loro potenziale creativo è ingiustamente trascurato. Eppure l’uomo si serve del potere di trasformazione dei microrganismi per produrre il pane quotidiano, il vino, la birra e tutti i formaggi”
L’incontro tra la tecnica (la fotografia) e il vivente (i microrganismi) ha generato nuove forme che hanno la particolarità – e qui risiede la loro bellezza – di entrare in dialogo con il contenuto delle immagini ed ampliarne le forme. Il giardino, il fuoco nella foresta, la costellazione, i fuochi d’artificio e le nuvole sono raddoppiati: appaiono nuovi fiori sconosciuti, pezzi di legno bruciati galleggiano, una nuova via lattea emana dalle distorsioni della gelatina. L’immagine tecnica è divenuta un terreno per la proliferazione del vivente.
Mold is beautiful è un nuovo ecosistema nel quale coesistono artefatti ed esseri viventi.
Luce Lebart è una storica della fotografia, curatrice e ricercatrice per la collezione Archive of
Modern Conflict. I suoi lavori riguardano l’archivio, gli immaginari scientifici, le tecniche e la materialità delle immagini. È autrice di libri di fotografie, tra cui appunto “Mold is beautiful” (2015) o “Gold and Silver” (RVB BOOKS, 2019) e opere di riferimento come “Les grandes photographes du XXe siècle” (Larousse, 2017) e “A world History of Women Photographers” (Thames & Hudson, 2022).
Tra le sue esposizioni presentate in Francia ed altrove figurano “Cloud Album” (Vancouver, 2022); “La Saga des inventions” (Rencontres d’Arles, 2019); “Gold and Silver” e “Frontera” (musée des Beaux arts du Canada, 2017 et 2018) e ancora “Mauvaises Herbes” (CPIF, 2022). Dal 2022 fa parte della direzione artistica del Festival Fotografia Europea.
Francesco Biasi è coordinatore artistico presso il Centre Photographique d’Île-de-France (Pontault-Combault, Francia).
Tra i suoi progetti curatoriali “Tentacle Togetherness” di Anouk Kruithof (2023) e “Blank Memory” di François Bellabas (2024).
dal 10 maggio al 23 giugno – Il Meccanico – Verona
PIERPAOLO MITTICA – CHERNOBYL
Paesaggi antropizzati e distrutti per mano dell’uomo sono quelli presenti nelle fotografie di Pierpaolo
Mittica, dedicate alla catastrofe nucleare di Chernobyl. La mostra, che inaugurerà a Palazzo Tadea
di Spilimbergo il prossimo 11 maggio, è il risultato di sei anni di lavoro – dal 2014 al 2019 – che hanno
suscitato l’interesse di riviste prestigiose come National Geographic, Spiegel, Die Zeit, Wired USA,
Newsweek. Le foto di Pierpaolo Mittica sul disastro nucleare verificatosi in Ucraina nel 1986 sono state
pubblicate anche in Francia, Olanda, Inghilterra, Spagna, Cina, Giappone, Taiwan, Corea del Sud ed
esposte in Inghilterra, Germania, Irlanda, Finlandia, Israele, Cina, Australia. Il lavoro di Chernobyl ha
ricevuto 30 premi internazionali. Sull’argomento è di prossima pubblicazione anche un volume per i tipi
di Gost Book (Londra), editore che ha pubblicato le opere di fotografi come Don McCullin, Elliot Erwitt,
Martin Parr, Moises Saman, Ian Berry, Larry Towell, Mark Power etc. Diviso in nove capitoli, conterrà
circa 180 fotografie.
dall’11 maggio 2024 al 30 giugno 2024 – Spilimbergo, Palazzo Tadea
MARIO TESTINO. A BEAUTIFUL WORLD
“Fin dall’inizio di questo progetto ho sentito di doverlo chiamare A Beautiful World
perché stavo scoprendo nuovi tipi di bellezza in luoghi che non avevo mai guardato prima…”
Mario Testino
Dal prossimo 25 maggio a Palazzo Bonaparte di Roma, Arthemisia presenta in anteprima assoluta “A Beautiful World”, il nuovo progetto ideato da Mario Testino, uno dei più celebri fotografi contemporanei a livello internazionale.
Nato in Perù nel 1954 con origini irlandesi e italiane, Mario Testino si trasferisce a Londra nel 1976 dove inizia a farsi un nome e a diventare uno dei fotografi di moda e ritrattisti più innovativi della sua generazione e le sue fotografie appaiono sulle principali riviste di moda del mondo. Punto di riferimento di altissimo rilievo nell’arte della moda, le sue immagini sono spesso diventate leggendarie come le persone che ha fotografato, da Kate Moss a Madonna, da Naomi Campbell a Diana Principessa del Galles e molte altre ancora.
Terence Pepper, curatore della fotografia alla National Portrait Gallery di Londra, lo ha definito il “John Singer Sargent dei nostri tempi”, mentre il direttore della galleria, Charles Saumarez Smith, parlando della retrospettiva da record “Mario Testino PORTRAITS” del 2002, ha sottolineato il rapporto forte tra l’opera di Testino e la tradizione dei ritrattisti di corte, da Holbein a Reynolds, da Goya a Rubens.
Negli ultimi sette anni, la sua ricerca di nuovi soggetti oltre i confini del mondo della moda ha portato la sua attenzione su un nuovo percorso creativo, in cui ha trovato ispirazione nelle identità culturali dei paesi in cui aveva cominciato ad ambientare i suoi servizi di moda già dal 2007.
Dal 2017 ha attraversato più di 30 paesi, concentrando la sua arte sull’esplorazione dell’unicità culturale e tradizionale che ancora si trova in un mondo rapidamente globalizzato.
“A Beautiful World” è la navigazione straordinariamente magica e sfumata di Testino tra le complessità e i contrasti dei nostri molteplici modi di appartenere: individualità e conformismo, comunità, rituali, idee del sé, simboli e sistemi di credenze.
“Nei miei viaggi mi sono reso conto che quando un paese perde il legame tra la sua storia e il suo abito tradizionale, qualcosa di veramente prezioso è andato perduto”
Mario Testino
Dal 25 Maggio 2024 al 25 Agosto 2024 – Palazzo Bonaparte – Roma
MAX PINCKERS ET AL. STATE OF EMERGENCY – HARAKATI ZA MAU MAU KWA HAKI, USAWA NA ARDHI YETU
Nel tentativo di ricostruire e colmare i vuoti storici relativi al racconto ufficiale del periodo coloniale keniota, con la mostra State of Emergency – Harakati za Mau Mau kwa Haki, Usawa na Ardhi Yetu, a cura di Salvatore Vitale, EXPOSED Torino Foto Festival presenta dal 10 aprile al 2 giugno negli spazi di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica un progetto documentaristico di finzione, realizzato dal fotografo Max Pinckers in collaborazione con i veterani Mau Mau e i kenioti sopravvissuti alle atrocità della guerra. Si tratta della prima mostra dedicata al progetto, che con la sua straordinaria importanza storica anticipa la ricchezza del programma del festival che dal 2 maggio al 2 giugno porta in città alcuni tra i più interessanti esempi della ricerca fotografica internazionale.
State of Emergency – Harakati za Mau Mau kwa Haki, Usawa na Ardhi Yetu è un progetto documentaristico tutt’ora in corso, che attraverso rievocazioni dal vivo o “dimostrazioni”, crea una nuova visualizzazione della lotta per l’indipendenza dal dominio coloniale britannico che si svolse negli anni Cinquanta e che, mostrando oggi le esperienze del passato, vuole parlare a un pubblico futuro.
Il progetto intreccia archivi frammentari, fotografie di resti architettonici e simbolici del passato, siti di fosse comuni, dimostrazioni e testimonianze di chi ha vissuto ed è sopravvissuto alla guerra. Con gli archivi coloniali deliberatamente distrutti, nascosti o manipolati, questo progetto crea “documenti immaginati” per fare luce sugli angoli ciechi della storia, colmando lacune storiche.
Nel 2014, Max Pinckers è stato invitato all’Archive of Modern Conflict di Londra, dove si è imbattuto in una collezione di materiale di propaganda britannico degli anni Cinquanta relativo all’emergenza Mau Mau in Kenya, che è diventato punto di partenza di una lunga ricerca su uno degli episodi più violenti della storia coloniale britannica.
Il Kenya è stato colonia britannica dal 1885 al 1963; in reazione al dominio coloniale, i Mau Mau sono emersi come movimento per la libertà nel periodo precedente l’indipendenza.
La propaganda britannica ritraeva il movimento come una banda di selvaggi criminali, mentre meno nota è la brutale risposta dell’Impero alla rivolta: dal 1952 al 1960, l’amministrazione coloniale costruì una rete di oltre cento campi di detenzione, luoghi di tortura e villaggi di reinsediamento, e i Kikuyu – il più grande gruppo etnico coinvolto nella ribellione – furono sistematicamente derubati delle loro terre, deportati in campi di lavoro e torturati. Più di mille persone furono impiccate su forche mobili trasportate di città in città.
Alla vigilia dell’indipendenza, nel 1963, il governo coloniale distrusse la maggior parte della documentazione relativa alla rivolta in un processo noto come Operazione Legacy, nel tentativo di nascondere le proprie malefatte.
Successivamente il governo keniota, dopo l’indipendenza, rese illegale parlare o scrivere di Mau Mau fino al 2003; solo nel 2013 il governo britannico ha espresso formalmente il proprio rammarico per gli abusi subiti per mano dell’Impero, e un piccolo gruppo di ricorrenti ha ottenuto un risarcimento di circa 20 milioni di sterline in un processo che ha portato alla luce gli Archivi Migrati, una raccolta segreta di migliaia di documenti relativi a tutte le 37 ex colonie, un tempo ritenuti troppo sensibili per essere resi pubblici. Questa rivelazione ha fornito molti documenti inediti che descrivono in dettaglio le torture sistematiche dei detenuti durante l’emergenza e la conoscenza di questi abusi da parte dei funzionari del governo britannico a Londra e a Nairobi. Il fatto che una così importante documentazione a prova della violenza coloniale sia stata distrutta ha creato lacune nella storia e impedito i conseguenti processi di riconciliazione.
Le riproduzioni di questo archivio coloniale costituiscono il cuore di State of Emergency – Harakati za Mau Mau kwa Haki, Usawa na Ardhi Yetu.
State of Emergency è un tentativo di collaborazione, ricostruzione e nuova immaginazione di possibili futuri di riparazione e riconciliazione. Con la collaborazione di National Museums of Kenya, Kenya National Archives and Documentation, Nyeri Museum, Karatina University, i membri della Mau Mau War Veterans Association of Kenya, Kenya Human Rights Commission, The National Archives (UK), Bristol Archives and Museums, the Archive of Modern Conflict e the Flemish Government, il progetto fornisce una risposta collettiva volta a curare, senza cancellare, le ferite ancora aperte della violenza coloniale, proponendo uno strumento riparatore che, attraverso il mezzo fotografico, racconta ai potenti la verità di chi l’ha vissuta.
La mostra è accompagnata e integrata da una pubblicazione realizzata grazie alla collaborazione tra Max Pinckers e l’Associazione dei veterani Mau Mau di Murang’a, Nanyuki e Mukurwe-ini, avviata sotto la guida del defunto Presidente Nazionale Elijah Kinyua (alias Generale Bahati), con la guida e sostegno dei Musei Nazionali del Kenya e dell’Università Karatina.
Dal 2 maggio al 2 Giugno 2024 – Palazzo Madama – Torino
EXPOSED TORINO FOTO FESTIVAL – NEW LANDSCAPES – NUOVI PAESAGGI
Dal 2 maggio al 2 giugno 2024 il capoluogo piemontese ospita la prima edizione di EXPOSED Torino Foto Festival, il nuovo Festival Internazionale di Fotografia di Torino. Rifacendosi a uno degli argomenti centrali nella tradizione fotografica italiana, per il 2024 il Festival è dedicato al tema New Landscapes – Nuovi Paesaggi, e propone una riflessione sull’evoluzione odierna del medium fotografico e delle principali sfide e innovazioni del mondo dell’immagine, attraverso un cartellone di mostre temporanee, incontri, talk ed eventi nelle sedi delle principali istituzioni culturali torinesi.
Promosso da Città di Torino, Regione Piemonte, Camera di commerciodi Torino, Intesa Sanpaolo, Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT su delegadella Fondazione CRT e organizzato da Fondazione per la Cultura Torino, EXPOSED nasce dalla volontà di sottolineare, ancora una volta, la vocazione culturale e artistica della città, che vede nelle iniziative incentrate su creatività e innovazione alcuni tra i principali motori di sviluppo e fattori di crescita, non solo turistica, del territorio.
La Direzione Artistica,selezionata attraverso una procedura internazionale ad evidenza pubblica, è affidata a Menno Liauw e Salvatore Vitale, rispettivamente Direttore e Direttore Artistico di FUTURES – piattaforma internazionale che comprende 19 importanti istituzioni artistiche europee con impatto e influenza nel mondo della fotografia.
“Vogliamo concentrarci su un approccio innovativo e inclusivo per attrarre un pubblico eterogeneo, sia locale che internazionale, attraverso un programma diversificato che comprende diversi approcci alla fotografia: da quella classica a quella contemporanea, cross-media, installativa e performativa. La collaborazione e la collettività sono aspetti chiave – sostiene Menno Liauw – e sottolineano la natura multidisciplinare e caleidoscopica di EXPOSED. Visioni, approcci, idee e progetti diversi rendono il festival – e di conseguenza la città di Torino – un punto d’incontro inclusivo e aperto al mondo.”
“Presentiamo progetti che spesso sono il risultato di una ricerca a lungo termine sugli sviluppi sociali delle comunità. Progetti che vanno oltre l’estetica, ma avviano dialoghi, sensibilizzano e ispirano cambiamenti sociali. Attraverso la lente di diversi artisti, ci proponiamo di mostrare l’impatto che l’arte può avere sulla nostra percezione del mondo, dalle comunità locali alle questioni globali.” –Sottolinea Salvatore Vitale
Il programma della prima edizione di EXPOSED propone più di 20 mostre temporanee, una committenza artistica, due giorni di talk, una piattaforma didattica, un salone di editoria indipendente,incontri, screening, letture portfolio e altri eventi, tutti realizzati grazie al coinvolgimento nella progettazione e produzione delle principali istituzioni torinesi, delle realtà indipendenti e di attori della scena artistica cittadina e internazionale.
Dal 2 maggio al 2 giugno il programma è composto da mostre prodotte da EXPOSED o nate dalla collaborazione con le realtà partner: CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia; Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea; Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema; Cripta747; Ex Galoppatoio della Cavallerizza Reale – Paratissima; Fondazione Merz; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo; Fondazione Torino Musei con GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, MAO Museo d’Arte Orientale e Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica; Gallerie d’Italia – Torino; Mucho Mas!; Museo Regionale di Scienze Naturali; OGR Torino; Palazzo Birago, sede della Camera di Commercio di Torino; Palazzo Carignano – Direzione regionale Musei Piemonte; Pista 500 di Pinacoteca Agnelli; Polo del ‘900; Villa della Regina – Direzione regionale Musei Piemonte;Witty Books.
MOSTRE GRATUITE
Al Binario 2 delleOGR Torino viene ospitata A View from Above, la mostra collettiva co-prodotta da EXPOSED e OGR Torino che, adottando la prospettiva verticale come punto di osservazione principale del paesaggio, esplora il modo in cui il nostro sguardo su ciò che ci circonda è mediato dall’obiettivo fotografico e come questo rapporto sia cambiato negli ultimi decenni, influenzando di conseguenza il modo in cui controlliamo, progettiamo e modelliamo l’ambiente in cui viviamo.
Al Polo del ‘900, invece, Mónica de Miranda, la vincitrice della prima edizione di EXPOSED Grant for Contemporary Photography 2023, sarà protagonista di una mostra inedita intitolata As if the world had no East. L’esposizione riflette sulla modalità di creazione di nuovi paesaggi, investigando ecologie nascoste, ma metafisicamente presenti, nel contesto geografico dell’Angola, al fine di decostruire la comprensione occidentale dei meccanismi di costruzione della memoria, della storia e della conoscenza del territorio.
A Palazzo Birago, sede istituzionale della Camera di commercio di Torino,la mostra Tender Loving Care di Kalina Pulit – progetto in stretto dialogo con la proiezione del cortometraggio omonimo realizzato dall’autrice stessa, che verrà proiettato nelle sale del Cinema Massimo del Museo Nazionale del Cinema – riflette sul concetto di appartenenza, sul dualismo tra sfera privata e pubblica, in un’epoca in cui questo confine è sempre più sottile.
MOSTRE PASS EXPOSED
Al centro dei progetti ospitati da CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ci sono i nuovi trend della fotografia italiana e mondiale: il giovane artista sudcoreano Dongkyun Vak con la mostra Heatwave realizzata in collaborazione con Vontobel Art Collection, esplora la tensione tra uomo, natura e tecnologia nell’Antropocene; sempre negli spazi di via Delle Rosine, viene presentato un progetto in collaborazione con Chora Media e Lavazza include lavori inediti di Arianna Arcara, Antonio Ottomanelli e Roselena Ramistella sul paesaggio delle minoranze linguistiche in Italia.
Queer Icons, progetto del Fotogalleriet di Oslo, comprende una mostra all’Ex Galoppatoio della Cavallerizza Reale – Paratissima, e un ampio public program che celebra, attraverso la rappresentazione delle storie di vita raccolte dal fotografo Fin Serck-Hanssen e dagli autori Bjørn Hatterud e Caroline Ugelstad Elnæs, la storica cultura underground queernorvegese a 50 anni dalla depenalizzazione del reato di omosessualità, il fascino della vita vissuta al di fuori della norma attraverso richieste democratiche, feste e attivismo.
Alle Gallerie d’Italia – Torino di Intesa Sanpaolo la designer e ricercatrice olandese Simone C. Niquille presenta Beauty and The Beep, un cortometraggio realizzato con strumenti innovativi e incentrato sulla co-esistenza tra persone, dati e processi tecnologici derivanti dalla visione computerizzata incorporata nei robot domestici. Ispirandosi agli oggetti quotidiani incantati della popolare fiaba La Bella e la Bestia, l’artista mette in scena una storia che ha come protagonista una sedia umanizzata e i tentativi che questa mette in atto – in maniera ironica e grottesca – nel tentativo di sedersi.
SCREENINGS include la proiezione al Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema dei lavori di Kalina Pulit, Michele Sibiloni e del collettivo Wild Alchemy Lab. Tender Loving CarediKalina Pulit è un film sulla connessione e sulle relazioni in senso letterale e metaforico; il mediometraggio Grasshopper Republic, diMichele Sibiloni e Daniel McCabe, esamina la relazione strana, bella e pericolosa tra uomo e natura; Wild Alchemy Lab presenta cortometraggi e opere d’arte in realtà aumentata provenienti dagli archivi della rivista del collettivo.
La fotografa e architetta americana Erin O’Keefe porta al Museo Regionale di Scienze Naturali il progetto Non fiction, che esplorala natura della percezione dello spazio fisico generata dagli strumenti ottici utilizzati per fare fotografia e l’inevitabile disallineamento formale generato dalla macchina fotografica che trasforma i volumi e lo spazio tridimensionale in immagini bidimensionali. Alle Cucine storiche diPalazzo Carignano, Lebohang Kganye presenta Shall You Return Everything, But The Burden. Attraverso un video e un’installazione l’artista ripercorre la spedizione in Camerundella pittrice e fotografa tedesca Marie Pauline Thorbecke, realizzata tra il 1911 e il 1913, per conto della Società Coloniale Tedesca. A Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica viene presentata State of Emergency – Harakati za Mau Mau kwa Haki, Usawa na Ardhi Yetu,progetto documentaristico di finzione realizzato dal fotografo Max Pinckers in collaborazione con i veterani Mau Mau e i reduci della guerra keniota, nel tentativo di ricostruire e colmare i vuoti storici relativi al racconto ufficiale del periodo coloniale. La Villa della Regina ospita True Colors di Mathieu Asselin, progetto chemette in discussione la narrativa ecologica perpetrata dall’industria contemporanea. Ispirato al caso Dieselgate del 2014, ovvero la vicenda relativa all’azienda automobilistica Volkswagen e le testimonianze di utilizzo di software tesi ad aggirare i test relativi all’inquinamento dell’aria su determinati modelli di auto, True Colors riconnette ambiente e industria in maniera sostenibile, riciclando scarti di produzione per realizzare le stampe delle immagini.
Il programma di EXPOSED continua con le mostre realizzate in coproduzione e collaborazione con istituzioni e spazi indipendenti torinesi.
Prende vita nella cornice di EXPOSEDExpanded, il grande progetto di rilettura in tre capitoli della Collezione fotografica della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, cheunirà in un unico percorso coerente tre prestigiose sedi istituzionali: Castello di Rivoli, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e OGR Torino.
Expanded With al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, a cura di Marcella Beccaria, presenta opere nelle quali il medium fotografico è il punto di partenza per indagare diversi tipi di relazione con il paesaggio, con opere di pionieri della Land Art, dell’Arte Povera e della Body Art.
In Expanded Without (2 maggio – 31 luglio 2024) ospitata nel Binario 1 delle OGR Torino, l’attenzione si focalizza invece su opere prodotte off-camera, ovvero nelle quali l’immagine è generata senza ricorrere al mezzo fotografico tradizionale: le opere presentate sono installazioni, autentici campi esperienziali, all’interno dei quali l’osservatore diventa parte del processo di costruzione dell’immagine.
Infine, Expanded – I Paesaggi dell’Arte alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, a cura di Elena Volpato, ripercorre la storia italiana della fotografia in relazione al tema del paesaggio: dalle prime documentazioni ottocentesche delle architetture e degli spazi fisici fino agli scatti odierni di Armin Linke.
Sempre al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, la mostra Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo riunisce per la prima volta un importante corpus di fotografie dell’artista, tra cui molti inediti, restituendo uno straordinario racconto dal quale emerge la vitalità artistica di Torino e del suo territorio.
Alla Fondazione Merz viene presentata la video installazione Chimera (2022) di Lena Kuzmich, artista non-binary che crea nuove visioni assemblando filmati diversi tra loro, ambientate in un mondo virtuale e ludico utilizzando vari software di editing. Esaminando l’ecologia queer e la vita non binaria all’interno della natura, l’artista si interroga sulle modalità che definiscono l’essere umano come specie. Il lavoro si inserisce all’interno della mostra Sacro è, in cui i linguaggi di una giovane generazione di artisti e artiste (Tiphaine Calmettes, Matilde Cassani, Giuseppe Di Liberto, Quỳnh Lâm, Lena Kuzmich, Tommy Malekoff, Lorenzo Montinaro, GianMarco Porru) suggeriscono una riflessione sul concetto di “sacro” rintracciato e approfondito nella sua dimensione quotidiana, ponendo l’accento sulla meraviglia dell’esistere e sulla poesia che si cela nella vita di ogni giorno.
Durante la settimana inaugurale, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta tre contenuti: la performanceJe Vous Aime, nell’ambito della prima personale di Diana Anselmo, artista e performer sordo, progetto esito di una ricerca sviluppata in archivi fotografici e documentali nelle città di Torino e Parigi, proponendo un dialogo tra video e documenti fotografici. La collettiva When We Were Old. Opere dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo include una selezione di opere fotografiche di importanti artisti e artiste internazionali include nella prestigiosa raccolta della fondazione torinese: Anna Gaskell, Larry Johnson, Sherrie Levine, Tracey Moffat, Collier Schorr, Wolfgang Tillmans. Il nucleo di lavori condivide una riflessione sulla giovinezza come spazio di autonomia e di esperienza legittima, sfuggendo alla retorica dei “giovani” proiettati solo nel futuro. What the Owl Knows di The Otolith Group è una videoinstallazione dedicata alla pittrice e scrittrice Lynette Yiadom-Boakye. Il 18 maggio, infine, inaugura a Guarene la mostra conclusiva della 18° edizione del Young Curators Residency Programme Torino.
Il MAO Museo d’Arte Orientale ospita lo screening di due recenti film di Shahidul Alam, fotoreporter, scrittore e attivista del Bangladesh, nonché curatore dimissionario della Biennale di Fotografia Contemporanea di Mannheim in Germania. Alam è anche protagonista di un incontro pubblico sul tema della censura in fotografia in programma per l’11 maggio, appuntamento che lo vede discutere insieme all’artista eattivista senegalese Yasmine Eid-Sabbagh.
In occasione di EXPOSED, Pinacoteca Agnelli presenta “Untitled”(1991), di Felix Gonzalez-Torres:un’immagine iconica dell’artista cubano è affissa sul billboard della Pista 500, sul tetto del Lingotto, nucleo di partenza di un intervento urbano che si espande in città occupando sei cartelloni pubblicitari. L’opera ritorna a Torino dopo essere stata esposta nel 2000 al Castello di Rivoli: un invito a riflettere su com’è cambiata la nostra percezione della città e su come i suoi spazi possono aprirsi alla condivisione di molteplici prospettive ed esperienze.
Le collaborazioni includono anche il ruolo attivo di numerosi spazi indipendenti (ad accesso gratuito). Cripta747 ospita lo screening Cosmic Radiation dell’artista Graeme Arnfield mentre Across the Ocean,nello spazio di Mucho Mas!, è l’installazione con cui l’artista vietnamita Hiền Hoàng ricorre al riso per affrontare il tema della politica tedesca sull’immigrazione e sulla relativa discriminazione; Fabio Barile porta da Witty BooksWorks for a Cosmic Feeling una raccolta di opere fotografiche che impiegano gli strumenti della scienza e della filosofia per esplorare quello che Romain Rolland, in una lettera del 1927 a Sigmund Freud, ha chiamato “sentimento oceanico”, cioè la sensazione di essere un tutt’uno con l’universo.
Dal 02 Maggio 2024 al 02 Giugno 2024 – Torino sedi varie
Dongkyun Vak. Heatwave
In occasione della prima edizione di EXPOSED Torino Foto Festival, la Project Room ospita Heatwave, mostra del giovane artista sudcoreano Dongkyun Vak, vincitore della terza edizione di A New Gaze premio biennale creato dalla collezione svizzera Art Vontobel Collection e dedicato alla fotografia contemporanea.
Con oltre venti fotografie, tra lightbox e stampe di medio e grande formato, la mostra esplora il rapporto tra esseri viventi, natura e tecnologia nella contemporaneità. Le immagini di paesaggi naturali e antropizzati, di prototipi meccanici e autoveicoli, di architetture e corpi che li abitano non registrano direttamente la catastrofe ambientale ma, al contrario, ricompongono un catalogo visivo in cui innovazione tecnologica e design eco-compatibile tracciano una nuova via di coesistenza.
Vak ricorre all’estetica seducente della fashion photography per ricostruire uno spazio asettico nel quale riflettere sul ruolo della tecnologia, innovazione e conoscenza in tale svolta storica. Rimettendo in scena o ricostruendo molteplici momenti, scene, e situazioni, l’artista mette a confronto l’ingegno della natura con quello della fabbrica, ragionando così sull’idea di una nuova configurazione del paesaggio odierno.
Il progetto prende spunto dalla nozione di Antropocene, termine che identifica l’attuale periodo storico come nuova era geologica in cui, a differenza del passato, gli effetti dell’attività umana sono superiori agli impatti geologici ed evolutivi del pianeta. Da questo assunto derivano non solo la preoccupazione e timori ma, come Vak evidenzia, anche nuove sfide per il futuro, nella direzione di un cambiamento degli stili di vita che intervenga su questioni ormai ben note come il riscaldamento globale, gli squilibri climatici, la perdita di habitat e delle biodiversità.
dal 20 aprile al 2 giugno 2024 – CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
FEDERICO GAROLLA. Gente d’Italia. Fotografie 1948 – 1968
Villa Pisani a Stra, lungo la Riviera del Brenta, è scenario perfetto per la grande monografica di Federico Garolla, a cura di Uliano Lucas e Tatiana Agliani, proposta con il titolo “Gente d’Italia. Fotografie 1948 – 1968”.
La sontuosa villa affrescata da Tiepolo, con il suo celebre labirinto e il magnifico parco, diventa il luogo della messa in scena di uno spaccato della nostra società nel secondo dopoguerra attraverso la sensibilità di Federico Garolla. Anni di ripartenza ma ancora carichi di difficoltà come rappresentato dalla difficile quotidianità di vita nei paesi della Riviera del fiume Brenta, dove la gente comune cercava di sottrarsi ad una stentata sopravvivenza. Quella efficacemente colta da un reportage di Garolla realizzato nel 1956 e che, riprodotto in grandi immagini, popola di ricordi il parco della Villa all’interno dello spazio delle scuderie.
“Una selezione di fotografie realizzate da Garolla proprio nei luoghi attigui al complesso di Villa Pisani e che abbiamo voluto esporre in un’installazione all’interno del Parco” sottolinea Loretta Zega direttrice del Museo Nazionale di Villa Pisani.
Una sezione che s’integra alla mostra (circa 100 fotografie) e che coglie lo spirito dell’Italia del secondo dopoguerra, gli anni in cui, con affanno, si cercava di sanare le divisioni e le ferite di una guerra persa e dalla trascorsa tragedia si traeva forza e creatività per avviare quello che più tardi sarà riconosciuto come il “Miracolo italiano”.
L’obiettivo di Federico Garolla era spaziare, con prontezza e lucidità, dal luccichio delle prime sfilate di moda, al nascente star system, alla gente comune. Un lavoro che ci rende l’immagine di un popolo bisognoso di ritrovare la consapevolezza di appartenere ad una nazione e di partecipare alla ricostruzione attraverso una storia nuova di ottimismo e modernità. Con il suo inconfondibile stile Garolla osserva questa trasformazione cogliendo la modernità, ma al contempo anche le sue profonde contraddizioni. “Garolla fotografa la gente, quella che sta insieme, riappacificata e riunita, la gente che partecipa ai riti collettivi del divertimento, della gioia dell’essere sopravvissuti. Il suo lavoro è attento ai fatti e di esso ci consegna l’anima e l’essenza”, sottolinea Daniele Ferrara, titolare della Direzione regionale Musei Veneti del Ministero della Cultura, istituzione che, con la Direzione del Museo di Villa Pisani a Stra e la collaborazione di Suazes e Isabella Garolla, promuove questa grande mostra.
L’obiettivo di questo gigante della fotografia italiana dello scorso secolo immortala paesaggi, gente comune, personaggi famosi, mode e tradizioni, sempre con un tocco lieve e mai indiscreto. Sono gli anni Cinquanta con il periodo d’oro delle riviste illustrate e la diffusione della televisione è ancora un fenomeno lontano. Garolla diventerà principale testimone dell’affermazione delle grandi sartorie dell’alta moda romana di cui diventerà uno dei protagonisti, rendendo un servizio di posa un reportage inserito all’interno della quotidianità.
“Garolla appartiene alla generazione del fotogiornalismo solo perché, nell’epoca in cui si espresse il suo talento, i musei, soprattutto in Italia, non prendevano in considerazione la fotografia come un’espressione artistica. Questa mostra vuole contribuire – sottolinea il curatore Uliano Lucas – a collocare nella giusta posizione questo importante nostro fotografo.”
La mostra riunisce assieme oltre 100 fotografie che offrono uno spaccato completo della sua produzione, dai suoi reportage dedicati al mondo del cinema, il suo innovativo lavoro dedicato al mondo della sartoria romana con ritratti di Valentino, Capucci, le Sorelle Fontana e Schuberth. La sua passione sono però gli artisti come Guttuso e De Chirico ripresi nei loro atelier, i musicisti da Stravinsky a Rubinstein, agli scrittori come Elsa Morante e Ungaretti – cui si prestò di fare da autista pur di godere della sua vicinanza – questi sono solo alcuni dei suoi reportage dedicati all’evolversi della situazione italiana a cavallo fra la spinta a diventare tra i paesi più industrializzati e il profondo legame con la tradizione.
24 aprile – 27 ottobre 2024 – Museo Nazionale di Villa Pisani, Stra (VE)
Voci Nascoste. Le lingue che resistono
Il progetto Voci Nascoste. Le lingue che resistono è realizzato da CAMERA e Chora Media, in partnership culturale con Lavazza, prevede la committenza di tre lavori inediti ad Arianna Arcara (Monza, 1984), Antonio Ottomanelli (Bari, 1982) e Roselena Ramistella (Gela, 1982) sul tema delle minoranze linguistiche nelle aree interne della penisola italiana.
Il racconto giornaliero della comunità albanese Arbereshe in Sicilia, dei gruppi di parlanti greco-italioti della Grecia salentina in Puglia e di quelli francoprovenzali della Valle d’Aosta descrivono un paesaggio visivo, morfologico e sonoro, ricco e articolato, dove la contemporaneità si incontra con il mito. La memoria del patrimonio orale, tuttavia, vive un momento cruciale dovuto all’intensificarsi delle dinamiche di invecchiamento della popolazione, dell’urbanizzazione delle grandi metropoli da parte dei più giovani, della turistificazione massiva dei luoghi o – per contrario – del loro spopolamento.
La parte visiva del progetto sarà integrata da una componente di ricerca giornalistica che prenderà forma su podcast.
La mostra collettiva è ospitata nella Sala 6 della sede di CAMERA, in occasione di EXPOSED Torino Foto Festival.
dal 20 aprile al 2 giugno 2024 – CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia