La post-fotografia di  Isabelle Minh

Articolo di Giovanna Sparapani

Nata a Schötmar in Germania nel 1965, vive e lavora in Francia, a Parigi.

Ha studiato matematica e si è laureata in ingegneria all’École Nationale Supérieure d’Ingenieurs  a Caen in Normandia, frequentando contemporaneamente l’École Nationale Supérieure de la Photographie di Arles: dopo i suoi primi lavori svolti a Berlino in qualità di ingegnere, ha lasciato la sua professione per dedicarsi interamente alla fotografia, fino a diventare un’artista concettuale a tutto tondo.

Flickr, after Paul Sharits

“ Alcuni anni fa, quando mi sono resa conto di quanto la rivoluzione digitale avesse cambiato decisamente il nostro rapporto con la fotografia, ho deciso di abbandonare la mia pratica tradizionale del mezzo….” (I. LM) . Allontanatasi gradualmente dalla riproduzione del mondo reale, si è concentrata ad analizzare  il ruolo della fotografia nella società contemporanea, al fine di comprenderne l’essenza più profonda. Ha dedicato i suoi studi con metodica precisione – derivatale senza dubbio dalla sua formazione scientifica – ai mezzi e ai dispositivi che permettono di fissare le immagini dalle quali oggi siamo letteralmente invasi.

Al 2008 risale una serie di fotografie dal significativo titolo “ Trop tôt, trop tard” in cui Isabelle si dedica ad analizzare alcune immagini fotografiche del grandissimo Henry Cartier Bresson, con la finalità di destrutturare la teoria dell’ “istante decisivo”. “Henry Cartier Bresson è stato un modello per molti che si avvicinavano alla fotografia verso la fine degli anni ’80, per i quali il rispetto di alcune regole quale ‘l’istante decisivo’, la composizione bilanciata…erano garanzie di riuscita dell’immagine” (I. LM).La Le Minh intuisce che, con il diffondersi della tecnica digitale, questa teoria inizia a scricchiolare perché l’uso di Photoshop permette di intervenire per superare i difetti e ricomporre le immagini a nostro piacimento: il mondo della fotografia ha subito una trasformazione radicale. Con coraggio decide di destrutturare alcune delle foto più celebri di Cartier Bresson, togliendo ciò che per il fotografo francese incarnava “il momento decisivo” come ad esempio  il famoso ‘salto’: ne escono fuori delle immagini completamente diverse in cui la cifra dominante diviene la solitudine e il silenzio. Inoltre grazie a queste fotografie ‘destrutturate’  comprendiamo la robusta impalcatura geometrica e il deciso contrasto di ombre e luci che stanno alla base delle fotografie del grande francese.

Isabelle Le Minh, da Cartier Bresson Cartier Bresson

 Si tratta di un’operazione altamente concettuale che ci invita a riflettere sull’essenza stessa della fotografia, sui suoi limiti, sull’originalità delle immagini in un mondo in cui possono essere manipolate all’infinito.

Mi piace ricordare, in mezzo a importanti lavori che hanno visto Isabelle protagonista di numerose esposizioni in tutto il mondo, l’imponente mostra del 2017 in Normandia a Rouen, dal titolo assai esplicativo “ After Photography &Beyond”, in cui l’artista esplora i diversi campi della fotografia, soffermandosi sulla storia, gli oggetti, le tecniche, gli usi e  i principali fondamenti teorici di essa.

 Celebre la sua serie di foto del 2015, dedicata ad immortalare obiettivi fotografici delle più svariate epoche che campeggiano come geometriche sculture cilindriche su fondi rigorosamente bianchi, in composizioni che richiamano in modo esplicito le immagini degli  edifici industriali dei coniugi Becher, da cui il titolo “ Objektiv, after Bernand and Hilla Becher”.

Isabelle Le Minh, Objektiv

… non più la fotografia come mezzo per rappresentare il mondo, ma l’arte come mezzo per mettere in discussione la fotografia” (I. LM)

BIBLIOGRAFIA

A.A.V.V. After Photography & Beyond, catalogo dell’esposizione “ After Photography” presentata a Frac Normandie Rouen, Sotteville-les-Rouen nel 2017. Ed. Dilecta, Parigi

Per conoscere il lavoro dell’artista:  https:/ galeriegaillard.com Isabelle Le Minh

Tutte le immagini sono di proprietà dell’artista e sono proposte esclusivamente per scopo didattico e culturale.

Articolo di Giovanna Sparapani