Mostre di fotografia da non perdere a Novembre

Il programma di mostre che vi proponiamo per il mese di novembre è quanto mai ricco.

Date un’occhiata, ci sarà sicuramente qualcosa che vi interessa.

Ciao

Anna

Sebastião Salgado – Amazônia

Per sei anni Sebastião Salgado ha viaggiato nell’Amazzonia brasiliana, fotografando la foresta, i fiumi, le montagne e le persone che vi abitano.

La mostra, in anteprima in Italia, con più di 200 opere ci immerge nell’universo della foresta mettendo insieme le impressionanti fotografie di Salgado con i suoni concreti della foresta. Il fruscio degli alberi, le grida degli animali, il canto degli uccelli o il fragore delle acque che scendono dalla cima delle montagne, raccolti in loco, compongono un paesaggio sonoro, creato da Jean-Michel Jarre.

La mostra mette in evidenza la fragilità di questo ecosistema, mostrando che nelle aree protette dove vivono le comunità indiane, guardiani ancestrali, la foresta non ha subito quasi alcun danno e ci invita a vedere, ascoltare e a riflettere sulla situazione ecologica e la relazione che gli uomini hanno oggi con essa.

01 ottobre 2021 > 13 febbraio 2022 -. MAXXI – Roma

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FOTOGRAFIA ZERO PIXEL 2021 – BODY/CORPO

Oltre cento fotografi internazionali e 250 immagini in esposizione per il festival dedicato alla fotografia chimica, in programma dal 5 novembre all’8 dicembre a Trieste. Con 13 mostre su quattro sedi espositive, 6 laboratori e 7 conferenze Fotografia Zero Pixel proporrà un viaggio tra Italia, Slovenia, Croazia, Messico, Giappone e Stati Uniti per raccontare tanti modi diversi di concepire il corpo. Tra i fotografi in mostra Roberto Kusterle, Sergio Scabar, Ellen Goodman, Gigliola Di Piazza, Jan Schlegel.  

Saranno un centinaio i fotografi coinvolti e oltre 250 le immagini che verranno presentate per l’ottava edizione di Fotografia Zero Pixel, il festival della fotografia senza il digitale in programma dal 5 novembre all’8 dicembre 2021. Dedicato quest’anno al tema “Body/Corpo”, il festival esplorerà questo termine dall’etimologia estremamente varia, presentando una panoramica d’immagini che racconteranno tanti modi diversi di concepirlo, in un viaggio tra Italia, Slovenia, Croazia, Germania, Messico, Giappone e Stati Uniti. 

Fotografia Zero Pixel, che si avvale della direzione artistica di Ennio Demarin, quest’anno proporrà 23 eventi dedicati alla ricerca in fotografia e alle sue contaminazioni creative con letteratura, filosofia, antropologia, matematica e fisica. Pensato per tutti coloro che desiderano esplorare il mondo “ai sali d’argento”, offrirà 13 mostre internazionali su quattro sedi espositive, 6 laboratori e 7 conferenze e incontri con gli autori. Su circa 1500 metri quadrati, all’interno del Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste, si svilupperanno ben nove mostre, tra collettive e personali. Tra le prime da non perdere l’esposizione tematica classica di Zero Pixel, con 66 fotografi di diverse nazionalità tra cui spiccano i nomi di Letizia Battaglia, Francesco Cito, Shobha, Roberto Kusterle e Sergio Scabar, e le quattro mostre dedicate a gruppi d’artisti provenienti da Slovenia (The Body as a point of view), Croazia (Le Muse), Messico (Descifrar los lenguajes del cuerpo) e Giappone (Ishi no ue nimo san nen). Tra le personali quella di Ellen Goodman , vincitrice del secondo premio Scabar con la mostra “The Middle Ground between Light and Shadow”, di Gigliola Di Piazza, fotoreporter friulana recentemente scomparsa, del tedesco Jan Schlegel (allo spazio d’arte trart), di Enzo Tedeschi, abbinata alla conferenza di uno dei maggiori studiosi di Dante in Italia, Vittorio Cozzoli.

Dal 05 Novembre 2021 al 08 Dicembre 2021 – Trieste – Sedi Varie

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MARTINA ZANIN. I MADE THEM RUN AWAY

I Made Them Run Away è una storia a più livelli che intreccia insieme immagini di famiglia e fotografia con testi scritti dalla madre dell’artista. Raccoglie ricordi del passato e sentimenti presenti per indagare le dinamiche delle relazioni – il bisogno di attenzione, le aspettative che causano disillusione, insicurezza e giudizio.

Spostandosi tra i diversi punti di vista, Zanin descrive il ricorrente complicato rapporto tra lei, sua madre e l’”uomo”, non costante, per lo più rappresentato come un’assenza all’interno del lavoro. È una storia che rappresenta la maternità sotto un’accezione differente – come una donna in cerca di amore e in lotta con la solitudine – e all’adolescenza, dando spazio a quei sentimenti che spesso sono negati alle ragazze, e alle donne, come la rabbia, il disgusto, il dolore e il potere.

«Quanto le relazioni che ha avuto mia madre

e gli eventi passati hanno distorto la mia percezione della figura maschile

e il modo di relazionarmi con essa?»

Fantasticando su un uomo che non è mai riuscita ad avere, la madre dell’artista scrive i suoi pensieri e desideri all’interno di un diario intitolato Lettere ad un Uomo Mai Avuto. Gli scritti poetici e malinconici, si scontrano con le fotografie di famiglia strappate, delle quali la madre ha conservato solamente la sua figura, o quella della figlia, strappando via tutti i suoi ex-compagni, creando degli oggetti saturi di rabbia e solitudine. Ogni altra foto è da intendere come la ricostruzione di sentimenti e sensazioni passate venute a galla nel presente. Questo intreccio di punti vista ha creato un dialogo tra madre e figlia in due momenti diversi di tempo, esplorando la transizioni dei sentimenti all’interno delle relazioni, come compassione e rabbia, amore e odio, e l’influenza del passato, che gioca un ruolo fondamentale nelle relazioni presenti e future.

Dal 29 Ottobre 2021 al 14 Gennaio 2022 – Spazio Labo’ | Photography – Bologna

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Martin Parr. We ❤  Sports

Centro Italiano per la fotografia annuncia “Martin Parr. We  ❤  Sports”, la grande mostra d’autunno che avrà per protagonista un mito assoluto della fotografia contemporanea. L’esposizione sarà realizzata in collaborazione con Gruppo Lavazza, partner istituzionale e storico sostenitore di CAMERA e con Magnum Photos, in occasione delle Nitto ATP Finals e si terrà a Torino dal 28 ottobre 2021 al 13 febbraio 2022 in via delle Rosine 18.

“Martin Parr. We  ❤  Sports”, a cura di Walter Guadagnini con la collaborazione di Monica Poggi, ripercorrerà la carriera del celebre autore inglese (classe 1952), membro di Magnum Photos, attraverso circa 150 immagini dedicate a svariati eventi sportivi, con un focus tematico incentrato sugli scatti realizzati da Parr – su commissione del Gruppo Lavazza – in occasione dei più rilevanti tornei di tennis degli ultimi anni.

“Sono entusiasta di mostrare le fotografie sul tennis, che sono state il risultato di una stimolante commissione ricevuta dal Gruppo Lavazza, e allo stesso tempo di presentare una nuova selezione di immagini di sports realizzate nel corso della mia lunga carriera.” commenta Martin Parr.

“Sono orgoglioso che CAMERA possa offrire al proprio pubblico una grande mostra dedicata allo sport e ai suoi valori, ancor più in un anno che vede Torino diventare capitale internazionale del tennis con le Nitto ATP Finals, straordinario momento di rilancio per la città. La mostra di Marin Parr, uno dei più autorevoli esponenti della fotografia contemporanea, è il più recente frutto della fertile collaborazione con due dei nostri Partner Istituzionali, Magnum Photos e Gruppo Lavazza, che ringrazio per la fiducia costantemente dimostrata nei confronti di CAMERA: non vediamo l’ora di poter accogliere migliaia di torinesi e di ospiti da ogni parte del mondo” dichiara Emanuele Chieli, Presidente di CAMERA.

“Apprezziamo da anni il lavoro di Martin Parr, avendo collaborato con lui dal 2008 in un progetto che raccontava la colazione degli italiani. Mi sono innamorata da subito della sua visione del mondo, che vuole fotografare la vita «così com’è». Il suo sguardo ironico e personale, il suo stile sincero e immediato, il suo realismo intransigente ma positivo ben si lega all’idea di collaborazione che Gruppo Lavazza vuole portare avanti con il mondo del tennis. Trasparenza e tradizione, sincerità e condivisione. Come ogni grande artista, Martin usa la macchina fotografica per ritrarre la quotidianità delle persone che percorrono le strade parallele ai grandi eventi e ai grandi personaggi. Sono storie intime e particolari, bellissime nella loro unicità, leggerezza e sincerità” precisa Francesca Lavazza.

Attento interprete del presente, sin dagli esordi Parr ha ritratto la società contemporanea con spietata e divertita ironia, realizzando immagini che sono diventate vere e proprie icone del nostro tempo. Attraverso i netti contrasti di colore che caratterizzano il suo stile, ha rivelato gli aspetti grotteschi e involontariamente comici di un mondo sempre più consumista e globalizzato.

“Lo sport è un tema ricorrente nella lunga carriera di Parr: catalizzatore delle più diverse emozioni, viene raccontato dal fotografo soprattutto attraverso le divise, le coreografie e le tradizioni dei tifosi e degli spettatori, autentici protagonisti di questo rito collettivo” evidenzia Walter Guadagnini, Direttore di CAMERA.

Dal 28 Ottobre 2021 al 13 Febbraio 2022 – CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia – Torino

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LE MOSTRE DEL SIENA AWARDS

La grande fotografia internazionale e il mondo dell’immaginazione tornano protagonisti a Siena con una nuova edizione del Siena Awards nel rispetto delle norme anti Covid-19. La manifestazione guarda oltre la pandemia con nuove idee e prospettive e animerà Siena e dintorni dal 23 ottobre al 5 dicembre con un ricco programma di mostre, workshop, photo tour, seminari, conferenze, proiezioni e visite guidate alla scoperta del territorio. L’ospite d’eccezione, per la prima volta in Italia, sarà il fotoreporter americano Steve Winter con “Big Cats”, la più grande retrospettiva mai realizzata su di lui. Il festival delle arti visive, inoltre, darà spazio alle opere di tanti altri grandi obiettivi internazionali, a partire da Brent Stirton, icona del fotogiornalismo, e alle mostre collettive che riuniranno scatti e video straordinari in arrivo da tutto il mondo, premiati nei tre concorsi promossi dal Siena Awards: “Siena International Photo Awards”, “Creative Photo Awards” e “Drone Photo Awards”.
 
Il sipario del Siena Awards 2021 si alzerà la mattina di sabato 23 ottobre con l’inaugurazione, alla presenza di Steve Winter, della sua retrospettiva “Big Cats”, allestita negli spazi del Museo di Storia Naturale di Siena per tutta la durata del festival. Lo stesso giorno, nel pomeriggio, il Teatro dei Rinnovati ospiterà la cerimonia di premiazione dei concorsi “Siena International Photo Awards”, “Drone Photo Awards” e “Creative Photo Awards” e vedrà salire sul palco grandi personaggi della fotografia internazionale. Dal giorno successivo, domenica 24 ottobre, e fino a domenica 5 dicembre, sarà possibile visitare tutte le mostre del Siena Awards.
 
Le mostre del Siena Awards 2021. La retrospettiva dedicata a Steve Winter, “Big Cats”, raccoglierà immagini potentissime e commoventi che il fotografo americano ha realizzato nel corso della sua carriera di fotogiornalista conservazionista per il National Geographic, puntando a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della conservazione della specie dei grandi felini. Le spettacolari immagini di leopardi delle nevi, tigri, puma e giaguari accompagneranno i visitatori alla scoperta di alcuni dei gatti selvatici più sfuggenti al mondo fotografati da Steve Winter nel loro habitat naturale: dalle montagne dell’Himalaya alle giungle e praterie dell’India, dalle Montagne Rocciose dell’America occidentale alla California, fino ai fiumi amazzonici del Sud America. A unire ogni scatto sarà l’obiettivo eccezionale di Steve Winter, capace di evidenziare la bellezza di questi felini e, attraverso essa, di informarci sulle minacce che ogni giorno affrontano nel condividere il loro habitat con l’uomo. Come afferma lo stesso Steve Winter: “Sto cercando di trovare immagini che le persone non hanno mai visto prima, che diano loro un motivo per preoccuparsi non solo degli animali, ma anche degli ecosistemi in cui questi vivono”.
 
Il Centro culturale “La Tinaia” di Sovicille, a pochi km da Siena, sarà, invece, la cornice della mostra monografica di Brent Stirton, icona sudafricana del fotogiornalismo pluripremiato per i suoi reportage pubblicati su grandi testate internazionali. Premiato come “Migliore autore” al SIPA, Siena International Photo Awards 2020, Stirton punta a sensibilizzare il mondo, attraverso i suoi scatti, sulle barbarie inflitte dai bracconieri nei confronti degli animali in Paesi come Africa, Asia e Sud America. Le immagini esposte a Sovicille, in particolare, accenderanno i riflettori sui traffici dei corni dei rinoceronti, sulla misteriosa strage di quattro gorilla nel Parco Nazionale di Virunga e sugli insegnamenti rivolti ai rangers per nascondersi e sopravvivere ai gruppi paramilitari e bracconieri in Congo. Scatti e riflessioni di alto valore sociale e ambientale che hanno trovato spazio su testati quali National Geographic Magazine, GEO, Le Figaro, Stern, Le Monde, The New York Times Magazine, The UK Sunday Times Magazine e altri media internazionali.
 
Gli spazi dell’ex distilleria dello Stellino, alle porte di Siena, ospiteranno ancora una volta gli scatti vincitori delle dodici categorie del Siena International Photo Awards, SIPA, con la mostra “Imagine all the People Sharing all the World”. L’esposizione vedrà protagoniste vere e proprie opere d’arte, con foto e video nati dall’immaginazione e dall’arte visiva di Premi Pulitzer, pluripremiati vincitori del World Press Photo, fotografi di National Geographic e altri grandi nomi della fotografia internazionale.
 
Si intitola, invece, “I wonder if you can” la mostra che raccoglierà gli scatti vincitori delle 19 categorie del Creative Photo Awards, il concorso internazionale del Siena Awards dedicato alla fotografia artistica e creativa e aperto a fotografi contemporanei che, con un approccio innovativo rispetto alla fotografia tradizionale, sovvertono le aspettative dello spettatore. Nove, infine, le categorie del Drone Photo Awards, i cui vincitori saranno protagonisti della mostra “Above us only sky” allestita nel Chiostro Basilica di San Domenico per la seconda edizione dell’unica mostra collettiva realizzata in Italia sulla fotografia aerea.

Dal 23 Ottobre 2021 al 05 Dicembre 2021 – SIENA – Sedi varie

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MARIO GIACOMELLI. TEMPO DI VIVERE

Torna a Roma Mario Giacomelli, con una mostra di sessantasei fotografie d’epoca che coprono l’intera carriera dell’artista, presentando alcune delle sue fotografie più iconiche e più datate accanto a lavori mai visti prima del periodo della maturità, gli anni ’90.
Una mostra che invita lo spettatore a scendere nel flusso creativo dell’artista e accedere alla sua visione del mondo e della fotografia.

La copiosa produzione di Mario Giacomelli è una sorta di lungo film della durata di un’intera vita e le fotografie ne sono i fotogrammi. Un tutt’uno che è racconto, sogno, memoria, linguaggio dell’inconscio, con cui il reale si impasta. Una fotografia pregna di vita, e della vita Giacomelli prende anche “le contraddizioni e le sbavature”. Pezzi di mondo che respirano l’infinito e cadono nelle profondità: “l’immagine è un prodotto di una forza interiore senza volto che esplode dentro lo spazio. Scompongo e ricompongo per significare” (M. Giacomelli, manoscritti anni ’90).
Nei continui capovolgimenti di senso, nei salti temporali, nella trasformazione della materia, messi in atto dall’artista nella sua arte alchemica, il mondo da lui fotografato si fa specchio di una dimensione più intima e più vera, depurata da ogni stereotipo e abbellimento, e si mostra con la crudezza degli oscuri e inconfessabili pensieri, e insieme si fa energia così potente da straripare in pura sensualità. Giacomelli infatti, vive e si esprime nell’ossimoro. Ama le contraddizioni, le stonature, la compresenza degli opposti. E proprio da questo, negli anni ’50, nasce il suo inimitabile rivoluzionario linguaggio fotografico, fatto di alti contrasti di bianco e nero portati agli eccessi, che in un’Italia neorealista e a suo agio nei toni di grigio della composizione garbata, risultò letteralmente spiazzante.

Dopo appena due anni dalla sua prima fotografia scattata, nel ‘55 la critica lo accolse come l’Uomo nuovo della Fotografia, mentre alcuni anni dopo, le sue opere furono esposte e acquisite rispettivamente dalla George Eastman House su invito di Nathan Lyons (1963) e dal MoMA di New York sotto l’allora direzione di John Szarkowski (1964).
In Italia, il mondo fotoamatoriale – da cui Giacomelli veniva – fu così scioccato dal suo stile, che si verificò un effetto eco dei suoi alti contrasti in b/n. Ma fu proprio la sua concezione della fotografia e il suo modo di rapportarsi a essa ad aver sorpreso la critica di quegli anni: una fotografia né oggettiva né soggettiva che si aggrappava, come mai prima, alla concretezza del mondo, restituita più vera del reale.

“Entrare sotto la pelle del reale” amava dire il fotografo, e lo continua a ripetere oggi l’Archivio Mario Giacomelli, come un mantra, pensando che questo sia il fulcro del discorso giacomelliano, rimarcando la portata contemporanea di questo grande artista, in ogni progetto che promuove o a cui collabora, come in questo caso presso la Galleria Gilda Lavia di Roma.

L’intento della curatrice della mostra, Katiuscia Biondi Giacomelli, nipote dell’artista e direttrice dell’Archivio Mario Giacomelli, è stato di “rendere presente il personaggio, l’uomo e l’artista, che ha creato per noi tanta bellezza. Per questo, la struttura della mostra, attraverso la scelta dei materiali e la sequenza delle opere, non segue un ordine cronologico né una divisione in serie, ma si concentra semplicemente sul flusso delle immagini, vivida manifestazione dell’incontro primigenio tra soggetto e mondo, quando si guarda con il cuore ancor prima che con gli occhi”.
E proprio per continuare a guardare con l’anima, Giacomelli, seppur acclamato e presente nelle collezioni permanenti dei più grandi musei al mondo, ha sempre sentito di dover restare nella sua piccola città di mare, Senigallia (Marche), fuori dal chiasso delle metropoli, attaccato alla sua terra e alle sue memorie, lontano da ogni distrazione. In lui, arte e vita coincidono e si condizionano a vicenda, e persino il suo modo di parlare fatto di evocazioni ci riporta al suo essere uomo e fotografo.
Un contributo audio, trasmesso in loop in galleria, ce lo fa ascoltare, nel suo particolare modo di esprimersi, che trasforma anche le parole in immagini. I pensieri sulla fotografia gli ronzavano in testa continui e imperativi per non distrarsi mai dal suo mondo creativo.

La mostra si sviluppa intorno al tema del rapporto uomo/natura, che è il tema della produzione giacomelliana, insieme a quello del tempo, e non si è voluto lesinare sul numero delle opere esposte, per arrivare a toccare le molteplici sfumature in esso racchiuse. Sarebbe riduttivo dividere questo percorso in capitoli, perché è della totalità che la fotografia giacomelliana si nutre, ma in effetti la mostra ha un andamento meandriforme. Segue i moti dell’animo di Mario Giacomelli, che si innalzano sui picchi dell’infinito, per poi volatilizzarsi nell’ineffabilità della poesia, per gonfiarsi di sinestesia e materia, e ancora, ghiacciarsi di fronte alla morte e alla disgregazione, abissandosi nell’incognita, per poi di nuovo scaldarsi di fronte alla piena bellezza dell’amore e della terra, della materia della Madre terra.

Giacomelli, senza mai smettere di cercare il posto dell’uomo nel mondo, in mezzo a tutto questo, lui stesso si sente “cosa tra le cose”, parte di un tutto, e qui le gerarchie e le definizioni perdono consistenza e tutto sembra tornare in uno spazio ancestrale, indistinto e accogliente, quello che per un’intera vita l’artista ha rincorso e fatto emergere dalla sua fotografia.
In ogni fotografia lui è presente come figurazione del suo stato d’animo nell’incontro con il reale, poiché non esiste oggetto senza chi lo guarda e viceversa. E come apice di un percorso, nel periodo della maturità, l’ultimo decennio della sua produzione interrotta solo dalla morte (2000), l’artista entra fisicamente in scena, con l’autoscatto, veramente cosa tra le cose, e si fa regista e attore di questo film.

Per tutto questo, la curatrice della mostra definisce l’arte fotografica di Giacomelli “performativa”, in virtù dell’altissimo grado di ritualizzazione dell’atto creativo, cercando di dare seguito alla bizzarra affermazione di Giacomelli, uno dei più grandi fotografi al mondo, quando, in maniera provocatoria e divertita, ma anche profondamente seria, diceva: “Io non faccio il fotografo, non so farlo”.

Dal 23 Ottobre 2021 al 31 Dicembre 2021- Galleria Gilda Lavia – Roma

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CARLA CERATI. UNO SGUARDO DI DONNA SU VOLTI, CORPI, PAESAGGI

L’“appartamento del Principe” della Reggia di Colorno, dal 16 ottobre all’8 dicembre, ospiterà un’ampia rassegna di immagini
di Carla Cerati.

“Le 88 fotografie in mostra – afferma il curatore Sandro Parmiggiani –, tutte provenienti dal fondo Cerati presso lo CSAC di Parma che le presta per l’occasione, ritraggono personaggi che lei ebbe modo di frequentare: scrittori (Calvino, Pasolini, Marquez, Vargas Llosa, tra gli altri), artisti, architetti, gente del teatro (memorabili una serie di immagini del Living Theatre con le tipiche contorsioni dei corpi e dei volti). Altrettanto significativi sono i nudi di donna in bianco e nero, sorprendenti e affascinanti perché si coglie quanto diverso sia lo sguardo femminile sul corpo della donna rispetto a quello maschile – interessato, quello femminile, all’armonia delle forme e non, come avviene spesso in quello maschile, alla rapacità della visione che prelude a una ‘conquista’ – e i paesaggi, soprattutto quelli delle Langhe, che evocano le atmosfere di Cesare Pavese e di Beppe Fenoglio e che sono in sintonia con le ricerche sul segno nell’arte e nella fotografia degli anni Sessanta.”
È arduo stringere in una definizione l’attività di fotografa di Carla Cerati. Occorre, innanzitutto, mai dimenticare la specificità di Carla Cerati, donna, che, quando alla fine degli anni Cinquanta, sposata e madre di due figli, s’inoltra nella fotografia, sente che andarsene a guardare il mondo attraverso l’obiettivo della macchina fotografica è lo strumento per “uscire dalla gabbia”.

“Fotografare”, ha confessato la Cerati, “ha significato la conquista della libertà e anche la possibilità di trovare risposte a domande semplici e fondamentali: chi sono e come vivono gli altri? Lavorano? E se sì, dove lavorano? Quali sono i mestieri, le professioni e i luoghi in cui le svolgono? Come trascorrono il tempo libero?”. Si è trattato dunque, per Carla Cerati di valicare un confine, di oltrepassare un limite, per andare verso l’altro da sé.
Ciò che non possiamo dimenticare, davanti alle fotografie di Carla Cerati, è che lei è riuscita a tenere assieme l’ansia del fotoreporter – Carla è stata anche questo – di afferrare un evento, prima che sia inghiottito nelle fauci del tempo, e il rigore, la ricerca formale che fin dagli esordi (le immagini del 1960 della messa in scena di ‘Aspettando Godot’ e del saggio finale delle allieve della Scuola di Danza del Piccolo Teatro) lei insegue e fissa nei suoi scatti.

Dal 16 Ottobre 2021 al 08 Dicembre 2021 – Reggia di Colorno (PR)

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FERDINANDO SCIANNA – Due scrittori: Leonardo Sciascia e Jorge Louis Borges

Italy, Sicily,Sant’Elia:The window on the sea. (c) Ferdinando Scianna/Magnum Photos

L’incontro di Scianna con Sciascia risale al 1963: dello scrittore siciliano Ferdinando diventa presto fraterno amico e collaboratore, “un secondo padre” come Scianna stesso lo ha definito. Sciascia firmerà molti dei testi introduttivi alle monografie fotografiche di Scianna: da “Feste religiose in Sicilia”, con il quale Ferdinando vince il Premio Nadar nel 1966, a “Les Siciliens” nel 1977 e a “La villa dei mostri”. A Sciascia si deve uno dei ritratti di Scianna fotografo più lucidi e intensi: “È il suo fotografare, quasi una rapida, fulminea organizzazione della realtà, una catalizzazione della realtà oggettiva in realtà fotografica: quasi che tutto quello su cui il suo occhio si posa e il suo obiettivo si leva obbedisce proprio in quel momento, né prima né dopo, per istantaneo magnetismo, al suo sentimento, alla sua volontà e – in definitiva – al suo stile.” L’incontro di Scianna con Borges risale a molti anni dopo, ma altrettanto memorabili sono gli esiti dei suoi ritratti dello scrittore argentino.
Ferdinando Scianna nasce a Bagheria (Palermo) nel 1943. Frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Palermo, ma presto la passione per la fotografia prende il sopravvento: inizia a fotografare sistematicamente le festività religiose della sua terra, la Sicilia, alla quale rimarrà sentimentalmente per sempre legato. Trasferitosi nel 1966 a Milano, Scianna inizia la sua attività di fotografo professionista; nel 1967 viene assunto dal settimanale “L’Europeo”, per il quale realizza servizi memorabili in tutto il mondo (è, tra l’altro, a Praga nell’agosto 1968) e inizia anche a scrivere articoli, riunificando nella sua persona due aspetti che nel giornalismo sono abitualmente separati. Nel 1977 Scianna si trasferisce a Parigi, sempre come corrispondente de “L’Europeo” (collabora anche a “Le Monde Diplomatique” e a “La Quinzaine littéraire”); qui vive per dieci anni, conosce, e frequenta assiduamente, Henri Cartier-Bresson, che nel 1982 lo introduce nella famosa Agenzia Magnum Photos. Inizia a esporre in mostre personali e di gruppo, svolge attività di fotografo di alta moda e di pubblicità, sempre comunque con la capacità di fondere qualità estetico-formale dell’immagine e espressività corale e storica della stessa.
Scianna è stato uno dei fotografi che, con le sue immagini, ha contribuito ad ampliare i territori dell’umano, a spostarne in avanti le frontiere, ridando una dignità a persone, animali e cose che raramente l’avevano avuta, che dai territori dell’umano erano a lungo state esclusi. Delle persone, anche le più umili da lui fotografate, sentiamo il calore e la vicinanza, giacché non ci paiono né alteri né isolati in un bozzolo di autosufficienza, ma sempre parte di un humus vitale, generale, che determina e accentua la loro capacità di comunicare, e che in un qualche modo a tutti appartiene. Accanto a questo carattere del tutto peculiare, va detto che nelle immagini di Scianna il buio si manifesta in tutto il suo mistero e la sua forza di rivelare il senso vero di ciò che se ne sta nel versante opposto, dentro la luce; del resto, Ferdinando stesso ha confessato che la sua percezione della luce è quella propria di un siciliano: “Il sole a me interessa perché fa ombra: è così drammatico che produce dialetticamente il suo contrario”.

Dal 12 Settembre 2021 al 08 Dicembre 2021 – – Reggia di Colorno (PR)

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L’OCCHIO DEL MILANESE – I 90 ANNI DEL CIRCOLO FOTOGRAFICO MILANESE

Il 2020 è stato un anno speciale per il Circolo Fotografico Milanese che può vantarsi di aver raggiunto i novant’anni di attività. Infatti, il 3 aprile 1930 per volontà di un gruppo eterogeneo di appassionati fotografi – professionisti come Guido Pellegrini, presidente, Ferruccio Leiss di Laimburg, segretario, Secco d’Aragona, Emilio Sommariva e Bruno Stefani, intellettuali come Giuseppe Cavalli, l’architetto Gio Ponti, esperti di chimica come Alfredo Ornano, appassionati di grande valore come Federico Vender – nasceva un gruppo che, nel dopoguerra, sarebbe stato fra gli otto circoli fondatori della Federazione Italiana Associazioni Fotografiche.
Per festeggiare un anniversario così importante il Circolo Fotografico Milanese ha deciso di presentare al grande pubblico le opere dei soci in una esposizione che ne illustra l’attività e la passione: dal 19 ottobre al 10 dicembre 2021 aprirà presso la Galleria Credito Valtellinese in Corso Magenta 59, Milano la mostra fotografica L’occhio del Milanese – i 90 anni del Circolo Fotografico Milanese.
Curata da Roberto Mutti come l’omonimo catalogo che la accompagna, la mostra racconta l’evoluzione, lo spirito e il carattere della città di Milano nei suoi vari aspetti. La città è radicalmente cambiata negli anni, si è trasformato l’ambiente urbano, sono mutati gli stili di vita, si sono modificati i volti, gli abiti, i gesti dei cittadini milanesi, pur mantenendo il carattere e lo spirito che contraddistinguono la “milanesità”. I fotografi del CFM hanno portato il loro stile e la loro personale visione a fornire un quadro variegato ed originale della città.
Tra le migliaia di foto che compongono l’Archivio del Circolo Fotografico Milanese, la mostra L’occhio del milanese raccoglie 180 scatti dei fotografi soci dagli ultimi decenni del secolo scorso fino alle settimane della tragica pandemia, muovendosi su diversi piani.
Per un verso – vista l’indispensabile necessità di conoscere e studiare le proprie radici – rende un doveroso omaggio a un passato importante caratterizzato dalla presenza di personaggi che hanno lasciato una traccia significativa nella storia della fotografia italiana.  Dall’altra si propone di parlare del presente attraverso le opere degli attuali soci che si sono misurati con i più diversi aspetti della realtà con stili, metodi di approccio, atteggiamenti inevitabilmente diversi ma tutti riconducibili all’unico intento di rappresentarla e interpretarla.
La mostra si sviluppa su tre livelli. Il primo è costituito da un video, proiettato in un’area appositamente allestita, che illustra le opere degli autori storici del Circolo Fotografico Milanese. Il secondo è caratterizzato da una serie di teche dove sono contenute fotografie, documenti, libri, macchine fotografiche legate alla storia del Circolo. Il terzo livello è costituito dalle sette aree monotematiche in cui è stato suddiviso lo spazio dove sono esposte le fotografie degli attuali soci: “Arte”, “Eventi”, “Osservazione urbana”, “Street”, “Sociale”, “Ricerca”, “Sport”. 
La divisione è stata realizzata non tanto per creare delle distinzioni fra generi oggi anacronistiche, ma per far meglio comprendere la vastità di interessi affrontati e coinvolgere l’osservatore in un percorso dove lui stesso si senta coinvolto nel cercare analogie, differenze, confronti fra le immagini realizzate dai fotografi e delle fotografe del CFM.  “Qui si sono creati accostamenti – spiega il curatore Roberto Mutti – che volutamente avvicinano le opere degli autori più affermati a quelle di altri che ne stanno seguendo le tracce, fotografi che da tempo danno il loro contributo al circolo e altri che solo da poco sono entrati a farne parte. Questo perché L’occhio del Milanese non vuole essere la somma di tanti lavori personali o l’occasione perché singoli autori sottolineino la loro autoreferenzialità, ma una ricerca che si esprime compiutamente in una proposta collettiva frutto di discussione e confronto”. 
L’esposizione è inserita nel programma della 16ª edizione di Photofestival, l’importante rassegna annuale dedicata alla fotografia d’autore che dal 16 settembre al 31 ottobre 2021 animerà l’intera Città Metropolitana milanese e alcune province lombarde con un ricco palinsesto di eventi fotografici diffusi.

Dal 19 Ottobre 2021 al 10 Dicembre 2021 – Galleria Credito Valtellinese Milano

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RAYMOND DEPARDON. LA VITA MODERNA

riennale Milano e Fondation Cartier presentano in Italia la prima mostra personale del fotografo e regista francese Raymond Depardon, realizzata con la complicità dell’artista francese Jean Michel Alberola.

L’esposizione testimonia come la ricerca di Depardon esplori mondi e contesti molto diversi: dalle comunità rurali francesi alle periferie urbane di Glasgow, dalla vita nella New York degli anni Ottanta agli ospedali psichiatrici in alcune città italiane negli anni Settanta.

Riunendo trecento fotografie e due film, La vita moderna è la più grande mostra mai realizzata dal fotografo e cineasta francese che, dagli anni Settanta, ha rinnovato profondamente il mondo dell’immagine contemporanea. Specificamente ideata da Depardon per Triennale Milano, la mostra è stata concepita con la partecipazione dell’artista Jean-Michel Alberola, che ha dato il suo ritmo al percorso e introdotto il colore negli spazi. 

Dal 15 Ottobre 2021 al 10 Aprile 2022 – Triennale Milano

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WORLD PRESS PHOTO EXHIBITION

Torna a Bari, per l’ottavo anno consecutivo, la World Press Photo Exhibition, la mostra di fotogiornalismo più prestigiosa al mondo, che giunge alla sua 64° edizione. Sarà ancora una volta il Teatro Margherita, dal 14 ottobre al 14 novembre 2021 ad ospitare l’esposizione internazionale, con le sue otto sezioni: Contemporary Issues, Environment, General News, Long-Term Projects, Nature, Portraits, Sports, Spot News.
 
La World Press Photo Exhibition a Bari è organizzata, come ogni anno, da CIME, realtà pugliese ormai tra i maggiori partner europei della World Press Photo Foundation di Amsterdam. 

Dal 14 Ottobre 2021 al 14 Novembre 2021 – BARI – Teatro Margherita

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MICHAEL CHRISTOPHER BROWN. I-REPORTER

Dal 9 ottobre 2021 la Galleria d’Arte Moderna- Le Ciminiere di Catania presenta al pubblico Michael Christopher Brown-IReporter, la prima retrospettiva europea dedicata al grande fotoreporter americano, a cura di Ezio Costanzo, promossa e realizzata da Fondazione OELLE Mediterraneo antico in co-organizzazione con la Città Metropolitana di Catania.

«La retrospettiva di Michael Christopher Brown, con le sue fotografie che ci catapultano dalla Cina a Cuba durante i funerali di Fidel Castro, dal Congo all’Afghanistan, dal Messico alle metropolitane di Pechino, contribuisce ad arricchire l’offerta culturale di Catania che vede protagonista la fotografia di grandi autori, da Gabriele Basilico a Castello Ursino a Phil Stern nel padiglione all’interno del Museo dello Sbarco. Tutti progetti resi possibili grazie all’importante contributo di un nostro partner privato come la Fondazione OELLE Mediterraneo Antico», commenta Salvo Pogliese, sindaco della Città Metropolitana di Catania.

«La mostra di Michael Christopher Brown ci insegna come, attraverso la fotografia, possiamo interpretare la nostra contemporaneità con pensiero critico, comprenderne tanto i drammi quanto la sconfinata bellezza; la potenza come le sue fragilità. In occasione dell’esposizione, Brown ha realizzato una residenza in Sicilia di cui diamo un’anticipazione attraverso tre fotografie riprodotte su grandi lightbox alla Galleria d’Arte Moderna-Le Ciminiere. Questo progetto segna anche l’inizio della collaborazione di Fondazione OELLE con Moleskine Foundation, nella realizzazione di due taccuini d’autore da parte di Michael Christopher Brown e Michele Spadaro. Siamo onorati di aver così contribuito ad arricchire la collezione di Moleskine Foundation, un punto di partenza di riflessione e ispirazione per i giovani delle comunità svantaggiate in tutto il mondo», dichiara Ornella Laneri, presidente della Fondazione OELLE Mediterraneo Antico.

LA PRIMA RETROSPETTIVA EUROPEA
Per la prima volta in Europa si inaugura a Catania una retrospettiva fotografica di Michael Christopher Brown (1978, Skagit Valley, Stati Uniti), il fotoreporter americano contemporaneo che più di ogni altro ha rivoluzionato l’immaginario dell’informazione. Nelle sale della Galleria d’Arte Moderna-Le Ciminiere sono esposte oltre duecento fotografie che ripercorrono la carriera del giovane reporter e i suoi viaggi nel mondo per raccontare conflitti, popolazioni e territori. 
Michael Christopher Brown è un fotoreporter testimone del nostro tempo, che documenta gli eventi imprimendo alle sue immagini una forte narrazione introspettiva. È anche un innovatore del linguaggio del fotoreportage. E non solo del racconto, ma anche degli aspetti tecnici legati al mezzo di ripresa. L’iPhone è infatti il suo strumento d’elezione quando, nel 2013, si guadagna la candidatura per la prestigiosa Magnum, la più storica e autorevole agenzia fotografica a livello internazionale. Molti suoi reportage sono stati realizzati con l’iPhone, strumento che nessun fotoreporter professionista aveva mai pensato di impiegare per immortalare un conflitto. Durante la rivoluzione in Libia, la sua macchina fotografica si rompe, così decide di continuare a lavorare usando solamente l’iPhone. Scatti espliciti, brutali, inclementi di corpi senza vita e del viso di Gheddafi pestato a sangue rappresentano così uno dei primi reportage pubblicati sulle principali testate internazionali a essere realizzato interamente con uno smartphone. «Seguiranno i reportage eseguiti in Cina, a Cuba durante i funerali di Fidel Castro, in Congo, in Afghanistan, in Messico, nelle metropolitane di Pechino o nella remota isola russa di Sakhalin, – tutti documentati nella mostra di Catania – che lasciano un segno indelebile nella descrizione contemporanea del nostro mondo. In questi reportage la tensione introspettiva della narrazione si fonde perfettamente con gli aspetti compositivi delle immagini. In questa retrospettiva Brown racconta l’attualità di un mondo in conflitto e molto cruento, ma anche la speranza che la narrazione di un mondo migliore possa ancora essere scritta, attraverso l’occhio sensibile della fotocamera di un iPhone», dichiara Ezio Costanzo, curatore della mostra. 

Dal 09 Ottobre 2021 al 30 Aprile 2022 – Catania – Galleria d’Arte Moderna-Le Ciminiere

PIERO GEMELLI. LA BELLEZZA SVELATA. FOTOGRAFIE E STORIE IMMAGINATE

PIERO GEMELLI, La bellezza svelata. Fotografie e storie immaginate è il titolo della mostra che si terrà dal 9 ottobre al PAN Palazzo delle Arti di Napoli, curata da Maria Savarese con Maria Vittoria Baravelli, in collaborazione con l’Assessorato all’Istruzione, alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.

Per la prima volta Napoli ospita uno dei più affermati fotografi italiani, un artista completo che sfugge a qualsiasi classificazione. Nasce architetto, poi si trasferisce a Milano e intraprende la carriera di fotografo specializzandosi in beauty e still life, passione che lo ha portato a collaborare con “Vogue Italia” e con le edizioni estere di Condé Nast, realizzando campagne e immagini pubblicitarie per marchi internazionali come Gucci, Ferré, Tiffany, Lancôme e molti altri.  Fotografa, ma crea anche sculture, disegni, oggetti che popoleranno le sue immagini e il suo mondo.

“Il suo approccio alla fotografia è più vicino e analogo a quello che seguirebbe un architetto per un progetto”, ha scritto di lui Natalia Aspesi. E ancora: “Più che un architetto fotografo è un architetto che ha scelto la scultura. Un uomo che crea opere con le cose e i corpi e li fotografa solo perché non può mostrare l’oggetto che amorevolmente immagina e costruisce”.
E in risposta a questo Gemelli riassume la sua visione di fotografia così: “Io non rubo l’attimo, non fotografo ciò che accade, ma ciò che vorrei accadesse”.

Gli oggetti come le donne vengono colte dall’obiettivo per quello che permettono a lui di vedere. La sua maggiore abilità è quella di giocare tra il senso della realtà e il senso della possibilità. Considera la bellezza ciò che dà equilibrio alle imperfezioni.  «Sono architetto di animo e di formazione, fotografo per passione e professione. Ritengo la bellezza l’equilibrio tra opposti ed imperfezioni. Cerco il dialogo tra istinto e progetto. Quando non fotografo disegno, faccio sculture e architetto nuove visioni di quel mondo nascosto dentro di me»

A Napoli saranno esposte oltre 100 opere, tra fotografie, disegni e sculture di fil di ferro. L’esposizione non sarà cronologica; analizzerà alcuni temi cardine della ricerca e del lavoro di Gemelli: il presente che ha un volto antico, l’ibridazione delle discipline, l’ambivalenza, il passare del tempo, la memoria che modifica il ricordo.

Dal 09 Ottobre 2021 al 10 Novembre 2021 – PAN Palazzo delle Arti di Napoli

MARIO TESTINO: UNFILTERED

n anteprima mondiale e per la prima volta in Italia, 29 ARTS IN PROGRESS gallery è davvero orgogliosa di annunciare “Mario Testino: Unfiltered”, la prima grande personale del celebre artista e fotografo mai ospitata in una galleria d’arte. Il progetto espositivo si svilupperà a Milano in due appuntamenti: il primo dall’1 ottobre al 27 novembre 2021, e il secondo dal 2 dicembre al 28 febbraio 2022.
Accanto alle più introvabili e iconiche opere fotografiche in grande formato, la galleria milanese presenterà in esclusiva anche un corpo di opere inedite, disponibili in nuovi formati ed edizioni, svelando così il lato meno conosciuto, più spontaneo e intimo dell’artista.
“Scattando immagini di continuo, da molti anni, è bello ogni tanto riflettere su se stessi e osservare quel che gli altri colgono e vedono nelle mie fotografie” – Mario Testino.
L’ambizioso progetto espositivo porterà all’attenzione del collezionismo italiano e internazionale più di 50 opere accuratamente selezionate dai direttori della galleria e da Mario Testino.
Il percorso espositivo include non solo le muse più amate dal fotografo, tra iconici e inediti scatti, ma ne esprime la vasta creatività tanto nella moda quanto nel più intimo ritratto in un’ode all’Italia. La mostra, infatti, comprenderà una selezione di opere del recente progetto editoriale Ciao (Taschen, 2020) interamente dedicato all’amore dell’artista per l’Italia. “Scoprire l’Italia è stata un’esperienza potente che ha catturato la mia immaginazione. Ho avvertito una profonda connessione con tutto ciò che vedevo intorno a me. Ho amato le persone, il paesaggio, l’architettura e il fatto che l’arte e la bellezza fossero naturalmente, semplicemente parte della vita.” – Mario Testino. La seconda fase espositiva racchiuderà per la prima volta un corpo di intime istantanee, autentici momenti di vita vissuti appieno dall’artista assieme ad alcuni dei volti che hanno lasciato un segno indelebile nella sua straordinaria carriera.
“Lavorare con Mario Testino e il suo team è un vero piacere e onore – affermano Eugenio Calini e Luca Casulli, direttori di 29 ARTS PROGRESS gallery -. É bello poter conoscere il lato più autentico di un artista di tale portata e soprattutto poter constatare la grande fiducia riposta in noi, alla base di ogni relazione di successo”

Dal 01 Ottobre 2021 al 28 Febbraio 2022 – 29 ARTS IN PROGRESS gallery – Milano

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WILDLIFE PHOTOGRAPHER OF THE YEAR 2021

Torna a Milano Il Wildlife Photographer of the Year, la mostra di fotografie naturalistiche più prestigiosa al mondo, che da quest’anno cambia sede ed è ospitata nei suggestivi spazi di Palazzo Francesco Turati (ex spazio Forma) in via Meravigli 7, dal1° ottobre al 31 dicembre 2021.

Come sempre organizzata dall’Associazione culturale Radicediunopercento, con il patrocinio del Comune di Milano, l’attesissima esposizione, che nel 2020 non si è tenuta causa emergenza Covid, apre quest’anno in totale sicurezza.

Spiega il presidente Roberto Di Leo: “nonostante le difficoltà organizzative, abbiamo deciso di non far mancare al pubblico milanese questo evento tanto amato e di dare un segnale di ripresa. La mostra sarà fruibile a ingressi contingentati con obbligo di green pass e lo spazio è stato adeguato alle norme sanitarie vigenti. Il lato positivo è che con il distanziamento, le splendide immagini fotografiche si potranno ammirare una dopo l’altra, in esclusiva. Samo sicuri del sostegno dei visitatori che invitiamo ad approfittare del biglietto ridotto durante la settimana e degli orari serali per consentire la maggiore distribuzione possibile delle presenze, perché ci distanziamo per avvicinarci e tornare finalmente a partecipare.”

Da vedere in mostra le 100 immagini premiate alla 56a edizione del concorso di fotografia indetto dal Natural History Museum di Londra che ha visto in competizione 45.000 scatti provenienti da 95 paesi, realizzati da fotografi professionisti e dilettanti.

Selezionate alla fine dello scorso anno da una giuria internazionale di esperti, in base a creatività, valore artistico e complessità tecnica, le foto finaliste e vincitrici ritraggono animali rari nel loro habitat, comportamenti insoliti e paesaggi straordinari; la bellezza della natura ma anche la sua fragilità da difendere e preservare.

Vincitore del prestigioso titolo Wildlife Photographer of the Year 2020 è il russo Sergey Gorshkov con “The Embrace”. L’immagine ritrae una tigre siberiana, specie in via d’estinzione, che abbraccia un antico abete della Manciuria per marcare il territorio. Ci sono voluti oltre undici mesi per riuscire ad immortalare questo scatto ottenuto grazie a fotocamere con sensore di movimento.

La giovane finlandese Liina Heikkinen è la vincitrice del Young Wildlife Photographer of the Year 2020 con “The Fox That Got the Goose”. La foto, scattata in una delle isole di Helsinki, raffigura una giovane volpe rossa che difende ferocemente i resti di un’oca dai suoi cinque fratelli rivali.

Tra i vincitori di categoria anche due italiani: Luciano Gaudenzio, con lo scatto “Etna’s River of Fire” (Ambienti della terra), e il giovane Alberto Fantoni, vincitore del Rising Star Portfolio Award con immagini che documentano la vita degli uccelli nel Mediterraneo. Altri cinque fotografi italiani hanno ricevuto una menzione speciale: Domenico Tripodi (Il mondo subacqueo), Alessandro Gruzza (Ambienti della terra), Andrea Pozzi (Piante e funghi), Andrea Zampatti e Lorenzo Shoubridge (Animali nel loro ambiente).

Dal 01 Ottobre 2021 al 31 Dicembre 2021 – Palazzo Francesco Turati (ex Spazio Forma) – Milano

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PRIMA, DONNA. MARGARET BOURKE-WHITE

È dedicata a Margaret Bourke-White, una tra le figure più rappresentative ed emblematiche del fotogiornalismo, la mostra retrospettiva che documenta attraverso oltre 100 immagini la visione e la vita controcorrente della fotografa statunitense.

Pioniera dell’informazione e dell’immagine, Margaret Bourke-White ha esplorato ogni aspetto della fotografia: dalle prime immagini dedicate al mondo dell’industria e ai progetti corporate, fino ai grandi reportage per le testate più importanti come Fortune e Life; dalle cronache visive del secondo conflitto mondiale, ai celebri ritratti di Stalin prima e poi di Gandhi (conosciuto durante il reportage sulla nascita della nuova India e ritratto poco prima della sua morte); dal Sud Africa dell’apartheid, all’America dei conflitti razziali fino al brivido delle visioni aeree del continente americano.

Oltre 100 immagini, provenienti dall’archivio Life di New York e divise in 11 gruppi tematici che, in una visione cronologica, rintracciano il filo del percorso esistenziale di Margaret Bourke-White e mostrano la sua capacità visionaria e insieme narrativa, in grado di comporre “storie” fotografiche dense e folgoranti.

Sezioni della mostra:
– prima sezione, L’incanto delle acciaierie, mostra i primi lavori industriali di Margaret;
– seconda sezione, Conca di polvere, documenta il lavoro sociale realizzato dalla fotografa negli anni della Grande Depressione nel Sud degli USA;
– terza sezione, LIFE, dedicata alla lunga collaborazione con la leggendaria rivista americana LIFE;
– quarta sezione, Sguardi sulla Russia, vi è inquadrato il periodo in cui Margaret Bourke-White documentò le fasi del piano quinquennale in Unione Sovietica;
– quinta sezione, Sul fronte dimenticato: gli anni della guerra, racconta quando per lei fu disegnata la prima divisa militare per una donna corrispondente di guerra;
– sesta sezione, Nei Campi, vi è testimoniato l’orrore al momento della liberazione del Campo di concentramento di Buchenwald (1945);
– settima sezione, L’India, raccoglie il lungo reportage compiuto dalla fotografa al momento dell’indipendenza dell’India e della sua separazione con il Pakistan;
– ottava sezione, Sud Africa, offre una documentazione del grande paese africano durante l’Apartheid;
– nona sezione, Voci del Sud bianco, vi si trova il lavoro a colori del 1956 dedicato al tema del segregazionismo del Sud degli USA;
– decima sezione, In alto e a casa, raccoglie alcune tra le più significative immagini aeree realizzate dalla fotografa nel corso della sua vita;
– undicesima sezione, La mia misteriosa malattia, una serie di immagini che documentano la sua ultima, strenua lotta, quello contro il morbo di Parkinson.

L’esposizione è accompagnata da Storie di fotografe e di immagini: ciclo di incontri e di approfondimenti aperti al pubblico intorno ai temi della fotografia e dell’identità femminile.

Dal 21 Settembre 2021 al 27 Febbraio 2022 – Museo di Roma in Trastevere

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GABRIELE BASILICO. TERRITORI INTERMEDI

Un grande artista internazionale arriva a Catania con una mostra inedita. Le opere, appositamente prodotte per la mostra dall’Archivio Gabriele Basilico, sono in due formati: 40 in formato 60×70 cm e 10 in formato 100×130 cm.

La selezione rivela un approccio sino a oggi poco indagato all’interno della ricca produzione artistica lasciata dal fotografo milanese. I territori intermedi di Basilico sono spazi fisici e paiono quasi tangibili con lo sguardo, ma anche spazi mentali, indotti nell’osservatore dai vuoti, dalle assenze determinate da pause e silenzi nella costruzione visuale dell’immagine. 

Lo spessore della luce e la scelta prospettica adottati da Basilico contribuiscono a determinare l’equilibrio formale fra i volumi inducendo a una corretta lettura dell’immagine, attraverso quell’atto di sospensione e contemplazione molte volte sottolineato dallo stesso fotografo come momento fondamentale nell’osservazione del paesaggio, di qualunque natura esso sia e si presenti.

Dal 17 Settembre 2021 al 06 Gennaio 2022 – Museo Civico Castello Ursino – Catania

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125 Anni (+1) di Giochi

Tokyo 01/08/2021 Olimpiadi Estive Tokyo2020, Olympics Game Tokyo2020, Nella foto: Gianmarco Tamberi e Marcell Jacobs, 1.class finale salto in alto e 100mt – Foto di Giancarlo Colombo/A.G.Giancarlo Colombo Vietato uso Pubblicitario

Una mostra fotografica per scoprire gli uomini dietro ai campioni, la bellezza e la gioia del gesto atletico lungo tutta la storia delle Olimpiadi

Si inaugura giovedì 11 novembre alle 15.00 presso The Warehouse, in Via L. Settala, 41 a Milano, la mostra 125 anni (+1) di Giochi organizzata dall’agenzia di comunicazione Theoria con la collaborazione di RAI Teche e Sport Movies & TV e le stampe a cura di Epson Italia.

Rivivremo le emozioni del sogno olimpico attraverso le foto dei Giochi di Tokyo del noto fotografo sportivo Giancarlo Colombo. La rassegna storica includerà invece immagini di tutte le passate edizioni delle Olimpiadi, andando a ritroso fino al 1896, con le immagini dell’agenzia Omega Fotocronache.

Dalle prime Olimpiadi moderne di Atene 1896 fino a Tokyo 2020, le foto sono state selezionate non tra le più famose, ma tra quelle che meglio catturano in uno scatto l’essere umano prima ancora dell’atleta con tutte le sue emozioni. 

La sezione storica della mostra è stata realizzata grazie al contributo di RAI Teche, ora proprietaria del Fondo Fotografico Liverani, che ha gentilmente fornito una selezione del vastissimo archivio accumulato nella sua carriera da Vito Liverani, fondatore dell’agenzia Omega e capostipite dei fotografi sportivi italiani.

11-22 novembre 2021 – The Warehouse – Milano

FOTO/INDUSTRIA 2021FOOD

DONNA due giovani raccoglitrici di zucche, ne portano via una ciascuno trasportandola sulla testa. fotografia di Ando Gilardi (parte della mostra Olive e bulloni – Ando Gilardi Lavoro contadino e operaio nell’Italia del dopoguerra 1950-1962) Qualiano (NA) 1955 circa

A Bologna dal 14 ottobre al 28 novembre 2021 si tiene la quinta edizione della Biennale di Fotografia dell’Industria e del Lavoro promossa e organizzata da Fondazione MAST con 10 esposizioni nel centro storico e una al MAST.

La Fondazione MAST presenta la quinta edizione di Foto/Industria, la prima Biennale al mondo dedicata alla fotografia dell’Industria e del Lavoro, che si svolge a Bologna dal 14 ottobre al 28 novembre, con la direzione artistica di Francesco Zanot: 10 mostre in sedi storiche del centro cittadino e una al MAST.

Titolo di Foto/Industria 2021 è FOOD, un tema di fondamentale importanza per il suo inscindibile legame con macroscopiche questioni di ordine filosofico e biologico, storico e scientifico, politico ed economico.

Al centro della Biennale si trova il soggetto dell’industria alimentare: il bisogno primario del cibo si sovrappone a quello delle immagini in un percorso che si sviluppa all’interno di una materia insieme senza tempo e di stringente attualità. Un settore in rapido sviluppo che risponde alle più importanti trasformazioni in atto su scala globale: la questione demografica, il cambiamento climatico e la sostenibilità. Fotografia e gastronomia si fondono dalla teoria alla pratica innescando una serie di riflessioni sulla complessità della “questione alimentare”.

Tra i principali argomenti oggetto delle 11 mostre che ripercorrono un secolo di storia dagli anni Venti ad oggi, figurano:

l’industria alimentare e il suo impatto sul territorio; il rapporto tra alimentazione e geografia; la meccanizzazione della coltivazione e dell’allevamento; la questione del grano; l’alimentazione organica e naturale; i mercati e le tradizioni locali; la pesca nei mari e nei fiumi.

Undici fotografi tutti di caratura internazionale.

Tre artisti italiani:

Ando Gilardi, tra le figure più eclettiche e originali della storia della fotografia italiana, è il protagonista della mostra “Fototeca” al MAST con una combinazione di reportage fotografici e materiali estratti dal pioneristico archivio iconografico che ha fondato nel 1959 (la mostra proseguirà fino al 2 gennaio 2022);

Maurizio Montagna ha realizzato “Fisheye” appositamente per questa Biennale, progetto dedicato al fiume Sesia e alla sua valle (Collezione di Zoologia del Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna);

Lorenzo Vitturi in “Money Must Be Made” fotografa Balogun, il mercato di strada di Lagos in Nigeria, uno dei più grandi del mondo (Palazzo Pepoli Campogrande – Pinacoteca Nazionale di Bologna).

Otto artisti stranieri:

Hans Finsler, considerato tra i padri della fotografia oggettiva degli anni ’30, ha realizzato nel 1928 la serie “Schokoladenfabrik” su commissione dell’azienda dolciaria Most (Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna Genus Bononiae – San Giorgio in Poggiale);

Herbert List, fotografo tedesco membro della Magnum Photos. Nella mostra “Favignana” sono esposte 41 immagini sulla mattanza dei tonni avvenuta nell’isola nel 1951 (Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna Genus Bononiae – Palazzo Fava, salone “Mito di Giasone e Medea”);

il francese Bernard Plossu ha fotografato spezzoni di vita in tutto il mondo e ritratti legati a persone e cibo nella quotidianità in “Factory of Original Desires” (Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna Genus Bononiae – Palazzo Fava, sale “Le avventure di Enea”);

Mishka Henner, “In the Belly of the Beast” è un’esposizione sul rapporto tra uomo, animali e tecnologia in un processo incessante fatto di consumo, digestione e scarto (Palazzo Zambeccari – Spazio Carbonesi);

il giapponese Takashi Homma nella mostra “M + Trails” da un lato raccoglie e mette a confronto le facciate dei negozi di McDonald’s nel mondo soffermandosi su differenze e analogie, dall’altro immortala le tracce di sangue lasciate dai cacciatori di cervi in Giappone (Padiglione dell’Esprit Nouveau);

l’olandese Henk Wildschut con “Food” si concentra sulle più avanzate tecnologie dell’industria alimentare sviluppate per aumentare il volume della produzione (Fondazione del Monte di Bologna e di Ravenna – Palazzo Paltroni);

l’artista americana Jan Groover, nota per le sue nature morte, con “Laboratory of forms“ è oggetto di una retrospettiva a partire dalle celebri nature morte riprese nella cucina della sua abitazione, che dialogano con le opere del pittore bolognese Giorgio Morandi custodite nelle sale del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (la mostra proseguirà fino al 2 gennaio 2022);

la ricercatrice e attivista palestinese Vivien Sansour presente “Palestine Heirloom Seed Library”, un progetto per salvaguardare antiche varietà di semi e per proteggere la biodiversità (Palazzo Boncompagni). 

La Biennale Foto/Industria 2021 è accompagnata da un Photo Book/Ricettario, una pubblicazione a metà tra fotografia e libro di ricette pensate dallo chef e scrittore Tommaso Melilli, che interpreta le immagini e i temi di ogni mostra attraverso una ricetta originale. 

FOTO/INDUSTRIA 2021 V BIENNALE DI FOTOGRAFIA DELL’INDUSTRIA E DEL LAVORO FOOD

BOLOGNA, 14 ottobre – 28 novembre 2021 

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