Fate bene a non difendere la Fotografia. Chissenefrega.

Io vi ringrazio, si, vi ringrazio tutti. Tutti quelli che leggeranno questo scritto e tutti quelli che lo commenteranno senza nemmeno aver aperto la pagina. Vi ringrazio perché mi date la possibilità di ragionare. Per come posso, chiaro.

Da fastidio, lo so, ho imparato, che qualcuno ti chieda: perché scatti fotografie? Cosa volevi dire?

Allora non ve lo chiedo più, chissenefrega del resto delle vostre motivazioni.
Chissenefrega delle motivazioni per cui scrivo o fotografo pure io.
La fotografia è democratica, giusto? Tutti abbiamo mezzi per fotografare la “nostra epoca”. Tutti fruiamo migliaia di immagini e tutti le produciamo.

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Fotografia di Sara Munari dal progetto “Be the bee body be boom”

Il punto non era questo. Ho commesso un errore.
Il punto vero è la consapevolezza. Produciamo e leggiamo immagini senza preoccuparci della consapevolezza necessaria legata al crearle e al subirle (fruirle). E’ aumentata la produzione di immagini e per assurdo, è diminuita la capacità di capirle.

Abbiamo accresciuto la nostra possibilità di informarci? E’ servito a migliorare la qualità dell’informazione esistente? Non credo.
Anche io, del resto, vado ad alimentare questo flusso continuo e veloce di produzione.

Così riempiamo il mondo di una serie infinita di amenità quotidiane. Una dimensione fotografica tutta personale che ci rende liberi dalla critica. Perché è vero che tutto ha un significato, come mi hanno fatto notare. Tutto ha un significato, si, ma per me. Chissenefrega se questo non ha una valenza sociale.

Lecito.

Tanto qui chiunque è nessuno. Tutti uguali e tutto niente.

Del resto che differenza c’è tra un fotografo e uno che produce immagini la domenica? Nessuna. La lettura delle fotografie avverrà con la stessa superficialità.

Non abbiamo preparato nessuno a leggerle perché eravamo troppo occupati a produrle e a produrle col cavolo. Do la colpa a me come fotografo e docente, alla critica, ai photoeditor che pubblicano e mostrano progetti senza alcun senso.

Tanto dietro il pc siamo tutti uguali.

E nel mondo “reale”, chi può cambiare questo corso che ci fa sentire tanto sicuri, ma peggiora la qualità della nostra cultura e delle informazioni di cui necessitiamo?
Che cosa sarà della mia memoria?

Si, ma del resto, chissenefrega.

Ironicamente Sara

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