Concorsi e premi fotografici in scadenza a luglio.

ncorsoBuongiorno a tutti, eccovi la selezione dei bandi e concorsi in scadenza per il mese di luglio.

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EPSON International Pano Awards

Scadenza: 9 luglio 2017 Early-bird (23 luglio 2017)
Premi: Valore montepremi oltre i $ 50.000
Fee: da $16 a $22 per immagine (-20% earlybird per 5 foto o più)

L’8° EPSON International Pano Awards è dedicato alla fotografia panoramica. I progressi nella fotografia digitale e i software di editing hanno comportato un aumento crescente della popolarità delle immagini ‘stitching’, soprattutto nel formato panoramico. Anche le fotografie panoramiche analogiche rimangono vive e vegete.
EPSON International Pano Awards mette in mostra il lavoro di fotografi di tutto il mondo ed è il più grande concorso per la fotografia panoramica.
Le categorie sono: Nature / Landscapes – Built Environment – Open VR / 360

Link thepanoawards.com

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Mostre consigliate da Mu.Sa.

GABRIELE BASILICO / MASIAR PASQUALI- VIAGGI IN IRAN

Galleria Belvedere Milano – dal 27 novembre al 19 dicembre

Quarantatre anni separano i due racconti per immagini che vengono presentati in questa occasione, “Iran 1970” di Gabriele Basilico e “The other half” di Masiar Pasquali, del 2013. Lo stesso Paese ma due visioni e due storie completamente diverse che insieme raccontano non solo il passare del tempo, ma anche due diverse utilizzazioni dei linguaggi della fotografia.

Basilico intraprende nell’estate 1970 un lungo viaggio attraverso Turchia e Iran e realizza una serie di immagini in bianco e nero che raccontano i paesaggi, la strada, le architetture, i suoi incontri. Sono fotografie di viaggio, un “Basilico prima di Basilico”, come ha scritto Luca Doninelli, ancora appassionato di fotografia sociale, che non evita la gente e che anzi ne cerca lo sguardo. Masiar Pasquali affronta invece una storia personale, intima, grazie alla quale vuole fare i conti con se stesso e con le sue radici. “Sono a metà italiano e a metà iraniano”, scrive. “Quando avevo 9 anni i miei genitori si sono separati e mia madre è ritornata in Iran. Nel 2013 ho deciso di fare un viaggio a Teheran per incontrare mia madre e l’altra metà della mia famiglia, per la prima volta dopo 15 anni”. Il suo racconto parte dal ritrovamento di vecchie foto ed entra poi nella realtà dell’Iran di oggi, nella casa di sua madre, nei paesaggi che si scorgono dalla finestra. Crea una sorta di diario intimo, nel quale pubblico e privato si mescolano e insieme raccontano una storia personale che offre tuttavia spaccati di conoscenza di un Paese.

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Bruno Barbey – Passages

La Maison Européenne de la Photographie organizza una retrospettiva sul famoso fotografo Magnum Bruno Barbey,  che copre un arco di 55 anni con oltre 150 fotografie a colori e in bianco e nero, che l’autore ha scattato girando per il mondo. La mostra si snoda su un doppio percorso,  abbinando il suo lavoro come fotografo autoriale con la sua volontà di raccontare e testimoniare gli avvenimenti accaduti in questo mezzo secolo nel mondo, rifiutando però sempre l’etichetta di fotoreporter di guerra.

In mostra a parigi dal 12 novembre 2015 al 16 gennaio 2016.
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Jacob A. Riis: Revealing New York’s Other Half.

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Oct 14, 2015 – Mar 20, 2016 – Museum of the City of New York.

Jacob Riis (1849-1914) was a pioneering newspaper reporter and social reformer in New York at the turn of the 20th century. His then-novel idea of using photographs of the city’s slums to illustrate the plight of impoverished residents established Riis as forerunner of modern photojournalism. Jacob A. Riis: Revealing New York’s Other Half features photographs by Riis and his contemporaries, as well as his handwritten journals and personal correspondence.

This is the first major retrospective of Riis’s photographic work in the U.S. since the City Museum’s seminal 1947 exhibition, The Battle with the Slum, and for the first time unites his photographs and his archive, which belongs to the Library of Congress and the New York Public Library.

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The stately side of expo – Matteo Cirenei e Marco Menghi

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Milioni di visitatori, milioni di sguardi, milioni di visioni, milioni di vedute. Expo è stato anche questo.

Come in un immenso gioco di mattoncini colorati, le costruzioni che sono state create vengono in questi giorni distrutte o somntate e saranno forse ricostruite altrove, in nuove forme, con altri significati. Ad Astana prima, a Dubai dopo..

A noi resta la memoria di un evento eccezionale. E tante, tantissime fotografie.
Matteo Cirenei e Marco Menghi sono preziosi. Erano sul campo quando Expo Milano 2015, non ancora diventato l’Expo che tutti conosciamo, era solo un enorme cantiere pulsante, un progetto da realizzare, una sfida da vincere. Era febbraio del 2015. Scortati dalla sicurezza e guardati a vista, i due fotografi (e architetti) giravano per il cantiere assorbendo l’energia che questo emanava. Intorno, camion e gru, terre smosse, cavi e cumuli di materiali, motori rombanti e mille lingue diverse, l’Expo in fieri.

Nel mezzo, Matteo e Marco alla ricerca della bellezza.

Testo di Laura Davì

dal 1 dicembre al 19 dicembre -Expowall via Curtatone 4

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ES_SENZA – Settimio Benedusi

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Un lavoro inedito di Settimio Benedusi per Eyes Open! Magazien.

Il progetto ha inizio lo scorso agosto, dall’autoritratto realizzato con la madre ottantanovenne la mattina alle 7.30, prima di andare alla messa in ricordo del padre Marsilio, mancato otto anni prima.

Da questa immagine nasce un progetto doloroso e catartico, costruito sulle fotografie di Settimio bambino, insieme ai genitori. Da queste fotografie, tirate fuori dai cassetti della memoria, l’autore toglie, con un gesto tanto violento quanto d’amore, la presenza del padre. Lo fa sparire.

Nonostante questo quel bambino continua a ridere e a essere felice. In fondo come tutti noi, inconsapevoli della solitudine alla quale siamo, inevitabilmente, destinati.

Questo lavoro verrà esposto alla Leica Galerie & Store di via Mengoni 4 a Milano dal 2 al 12 dicembre, all’interno di un’installazione potente e particolare, che sicuramente aiuterà ad entrare in profondità nel progetto dell’autore.

L’inaugurazione si svolgerà nella stessa galleria mercoledì 2 dicembre a partire dalle 18.30 in occasione della rpesentazione del nuovo numero di Eyesopen! dedicato al tema dell’Assenza. Settimio Benedusi firma anche la copertina di questo numero.

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Madonna – The rise of a star

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Dal 19 novembre a Bologna – Ono Arte Contemporanea

ONO Arte Contemporanea presenta la mostra “MADONNA: The Rise of a Star”, collettiva fotografica di Peter Cunningham, George DuBose e Deborah Feingold, che vuole ripercorrere la costruzione dell’icona pop per eccellenza, Madonna Louise Veronica Ciccone. Siamo nel 1982 quando Peter Cunningham, fotografo canadese con studio a New York, riceve una telefonata dall’amica Liz Rosenberg, all’epoca pubblicista per la Warner Bros, perché organizzi velocemente un servizio per una delle sue nuove clienti, di cui era particolarmente entusiasta. Una certa Madonna. A Cunningham il nome non dice nulla – di fatto Madonna all’epoca aveva a stento registrato un demo -, e sorride all’affermazione della Rosenberg che sosteneva che la sua nuova protetta sarebbe diventata “la nuova Marilyn – Monroe”. Il giorno fissato per lo shooting Madonna si presenta sola, e da sola si trucca e prepara gli abiti per il servizio, compresi di cintura borchiata che le penzolava fino a metà gamba. Dal momento in cui Cunningham impugna la macchina fotografica tutti i suoi dubbi svaniscono. Davanti alla camera infatti, Madonna inizia a scherzare e a giocare e ad ogni cambio d’abito segue un cambiamento della sua personalità, della “persona” che mette in scena. Il servizio dura più di sei ore e non si limita unicamente allo studio di Cunningham ma scende per le strade di New York, a Soho, dove Madonna continua a “performare” davanti all’obiettivo: corre e salta coinvolgendo gli ignari passanti, gioca a nascondino nei vicoli tra le case, si abbassa la zip dei pantaloni sui gradini di una chiesa o finge di essere crocifissa sulla staccionata di un giardinetto. Qualche giorno dopo è Madonna stessa che passa nello studio di Cunningham per recuperare i provini delle foto e lui ricorda che, per quanto gli piacesse umanamente, non avrebbe mai pensato che sarebbe diventata una artista di tale portata. Ma è evidente che Madonna stava già mettendo insieme gli elementi che avrebbero contraddistinto la sua rapida ascesa: oltre al talento, per diventare una icona culturale, sono necessari anche una sicura presenza scenica e una forte consapevolezza dei propri obiettivi futuri, caratteristiche che sembrano emergere anche nel servizio che George DuBose le dedica. Contattato infatti qualche mese prima di Cunningham, nell’autunno del 1981 sempre da Liz Rosenberg perché andasse a fotografare una nuova band che si esibiva all’Uncle Sam di Long Island, gli disse di focalizzarsi soprattutto sulla cantante, Madonna, che anche in quell’occasione cambiò numerosi abiti di scena, confermando un trasformismo che negli anni sarebbe diventato quasi un marchio di fabbrica. DuBose, che all’epoca era uno dei fotografi che immortalava la vita notturna newyorkese, la rincontrò la stessa sera in un altro locale di Manhattan, il Danceria, in cui Madonna si esibiva cantando e ballando sulle note registrate di una cassetta accompagnata solamente dal fratello e da una ballerina di colore. E quella stessa sera, Madonna fu notata da molti, tanto che iniziarono a chiamarla per esibizioni da tutto il nord degli Stati Uniti. La sua carriera nasce in pochi mesi e la mostra di ONO arte vuole ripercorrere quei primissimi giorni attraverso le immagini, alcune totalmente inedite, che documentano questo periodo e i cambiamenti di stile che resero Madonna forse la più longeva icona della musica pop.

La mostra (19 novembre – 10 gennaio 2016) è composta di circa 55 immagini in diversi formati.

Patrocinio del Comune di Bologna.

Tutte le info qui

Anna

Scoprendo Benedusi

Ho incontrato Settimio nel suo studio a Milano, pochi giorni fa. Incuriosita dal personaggio a volte discusso a volte idolatrato, sono andata a conoscerlo.
Lo studio ha luci basse, accoglienti. Appena entrata leggo una scritta che mi fa sorridere. Il senso della frase riprodotta in grande è: io parlo con tutti. Rido tra me e me pensando che è l’ esatto opposto di una frase che ho su in quadro in studio, all’entrata, che cita: Non parlo con chi non mi capisce.
Mi fa sedere, ci presentiamo e mi mostra il progetto che vedrete presto esposto in mostra.
Es_senza, questo il titolo del lavoro, che si inaugura mercoledì 2 dicembre alle ore 18.30 presso il Leica Store & Galerie di Milano (Via Mengoni, 4 – angolo Piazza Duomo).
Dal fondo dello studio un’enorme faccia bianca ci osserva senza espressione. Non so che cavolo sia ma mi inquieta.
Mi sento lusingata per il fatto che ne abbia parlato a me.
Ho osservato il lavoro con attenzione. Interessante. L’assenza del padre, deceduto qualche anno fa, viene messa in rilievo dalla “sparizione” effettiva della sua figura, nelle immagini di Settimio bambino. Settimio rimane solo, spesso abbandonato ad un equilibrio  precario, senza sostegno. Un lavoro intimo che ho consigliato di continuare nel tempo. Il lavoro fiorisce nell’immagine di Benedusi in mutande, con sua madre. Silenziosi e quasi nudi di fronte all’obiettivo. Una sorta di “punto” in una frase lunga, non ancora terminata.
L’esposizione è stata studiata anche nella sua realizzazione che presenterà sorprese interessanti. Se fossi in Settimio e la stagione fosse favorevole, mi presenterei in mutande! Durante la stessa occasione si presenterà il nuovo numero di EYESOPEN tutto dedicato al tema dell’assenza.
Spero abbiate occasione di visitarla, aspetto le vostre impressioni.
Ciao Sara

Questa e’ la sua intelligente biografia:

A: Nasco in provincia, sotto il segno dei gemelli. Passo la gioventù cazzeggiando in maniera irresponsabile e vuota, approfittando in tutte le maniere del boom economico degli anni 60, che mi fa fare un’agevole vita, pur non facendo nulla per meritarlo. Mi trascino per le varie scuole, cercando di ottenere risultati da sopravvivenza, con il minimo sforzo. Leggiucchio un po’ qui e un po’ lì, facendomi una vaga infarinatura di tutto, senza mai veramente approfondire nulla. Mi viene regalata una macchina fotografica, tramite la quale penso di rendere le mie giornate adolescenziali meno noiose: così succede. Intorno ai vent’anni, trascinandomi ancora più svogliatamente negli studi di legge, mi sposto a Milano, cercando di far diventare la fotografia la mia professione. Sono i mitici anni ottanta, e sarebbe facile anche per un’idiota fare qualcosa: ci riesco infatti anch’ io. Faccio prima l’assistente, poi, dal 1990, il fotografo per mio conto. Un’innumerevole serie di botte di culo fanno in maniera che mi trovi nel posto giusto al momento giusto, per cui qualcosina riesco a fare. Solo per aver lavorato per alcuni giornali come fotografo e grazie ai corporativismi addirittura di era fascista, riesco a prendere la tessera da giornalista pubblicista, avendo per questo immotivati privilegi. Giro il mondo, convinto presuntuosamente di fare qualcosa di pericoloso ed innovativo, mentre invece vengo portato in giro come un fighetto milanese, cosa che peraltro sono. Per un’ennesima botta di culo comincio nel 2003 un blog sul mio sito, dove, usando parole come sincerità/verità/compartecipazione, mi faccio invece semplicemente bello di quei pochi immeritati successi che mi piombano dal cielo. Riesco così bene a distribuire del fumo, che mi chiamano (a me!) ad insegnare in posti prestigiosi (prima che io arrivassi) come l’istituto europeo di design o il toscana photographic workshop. Continuo a fare fotografie, scopiazzando di qui e di là, e confondendo la mia indolenza e pigrizia con velocità ed efficenza. Prima o poi il mio culo passerà, e le mie fotografie faranno la fine che si meritavano fin dall’inizio: l’oblio. In fondo c’è poco da dire: sono uno stronzo.

B: Nasco di fronte al mare, sotto il segno dei gemelli. La curiosità è uno dei miei primi ricordi, che soddisfo andando al cinema (il cineforum con dibattito!), leggendo (Steinbeck, Andrea Pazienza, Calvino…) e ascoltando musica (De Andrè!) come un pazzo. Faccio il liceo classico, avendo come compagno di banco un genio folle, Claudio, che ora fa l’insegnante di matematica all’università. Grazie a mio papà, verso i dodici anni (lo ricordo come se fosse ora), vengo stregato dalla fotografia: da quel momento non penserò ad altro, leggendo e guardando tutto ciò che la riguarda. Pur frequentando l’università di giurisprudenza verso i vent’anni mollo tutto e, non conoscendo niente e nessuno, mi trasferisco a Milano, allo sbaraglio. Gli inizi sono difficili, ma con costanza e tenacia riesco prima a fare l’assistente e poi (finalmente!) il fotografo professionista. Riesco fin da subito sia a pubblicare per riviste (per migliorare il mio book), e sia a fare lavori commerciali (per mantenermi). proprio lavorando per riviste di tutte le maggiori case editrici (Mondadori, Rizzoli, Rusconi, Condè Nast…) riesco ad iscrivermi all’ordine dei giornalisti. Grazie alla passione per la scrittura ho un seguitissimo blog, fin dal 2003, sul mio sito personale, ed un altro sul sito del Corriere della Sera, il più importante news-magazine italiano. Partecipo per sette anni consecutivi ed unico italiano alla realizzazione della celeberrima rivista di costumi da bagno Sports Illustrated. Faccio ritratti a tutto il gotha italiano. Grazie a questa positiva frenesia estendo la mia attività ben oltre la semplice professione, insegnando allo IED, tenendo workshop al TPW, facendo mostre (al buio!), tenendo conferenze, partecipando a programmi televisivi…cercando in questa maniera di condividere con gli altri il poco o tanto che io so, convinto che “tutto ciò che si dà, si riceve”. Facendo fotografie ho avuto il privilegio di viaggiare in tutto il mondo, vivendolo in una maniera che sarebbe stata impossibile lo avessi fatto come semplice turista. Sono felice per tutto ciò che ho fatto fino ad ora, e spero che le mie fotografie rimangano per sempre come testimonianza della mia maniera di vedere il mondo e le persone. Mi piace riassumere le mille caratteristiche di una persona con un piccolo dettaglio. Il mio vorrei fosse questo: non butto mai la carta per terra.

Questo il suo sito

Il copyright delle immagini che seguono è di Settimio Benedusi

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