Photolux 2016: mostre e workshop, tutti a Lucca!

Dal 19 novembre all’11 dicembre 2016 torna Photolux  a Lucca con le mostre dei vincitori 2016 di 3 fra i più importanti premi internazionali dedicati alla fotografia: World Press Photo, Leica Oskar Barnack Award e Manuel Rivera-Ortiz Foundation Photography Grant e interessantissimi workshop tenuti da fotografi di spicco. Di seguito un assaggio del ricchissimo programma.

Non perdetevelo!

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Il Leica Oskar Barnack Award 2016 è stato assegnato alla fotografa francese Scarlett Coten per il progetto Mectoub. Un lavoro che è iniziato seguendo gli eventi della Primavera Araba e osservando i cambiamenti che in questi ultimi anni stanno interessando le dinamiche sociali in Nord Africa e in Medio Oriente. Con “Mectoub” – un gioco di parole che combina il vocabolo arabo “maktub” (مكتوب), che si riferisce al fatidico “è scritto”, e il francese “mec”, termine colloquiale per “ragazzo” – Coten mette in discussione l’immagine tradizionale dell’uomo nel mondo arabo. I suoi ritratti evidenziano la discrepanza tra la necessità di conformità sociale e il desiderio individuale: guardando gli uomini attraverso la fotocamera e la propria prospettiva femminile, Coten realizza ritratti diretti e incisivi.

La vincitrice del premio per i fotografi emergenti è invece Clémentine Schneidermann, con la sua serie The Unbearable, the Sadness and the Rest. In questo lavoro, che combina in maniera molto originale fotografia documentaria, ritratto e fashion, la giovane fotografa parigina, che da un anno si è trasferita in Galles, ha concentrato la propria ricerca su questo territorio e sulle contraddizioni che lo caratterizzano. Da un lato un paesaggio incantevole, dall’altro le grandi problematiche sociali ed economiche nate a seguito della chiusura delle ultime miniere di carbone.

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Il Manuel Rivera-Ortiz Foundation Photography Grant 2016 è stato assegnato al fotografo albanese Enri Canaj e al fotografo bengalese Ismail Ferdous.

Enri Canaj’s ha proposto il progetto The Wind Cries War nel quale si è occupato dei rifugiati che si sono stabiliti in Grecia e Germania e del loro percorso di integrazione.
Ismail Ferdous ha documentato le conseguenze del crollo del Rana Plaza – un edificio di otto piani che ospitava diverse fabbriche tessili – nell’area metropolitana di Dacca in Bangladesh nel 2013.

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a cura di Enrico Stefanelli
in collaborazione con la Association Vivian Maier et le Champsaur

Partendo dai materiali scoperti da John Maloof, la mostra apre a una nuova lettura dell’opera di Vivian Maier e permette di indagare la parte meno conosciuta della sua biografia, legata alla terra natale materna. In mostra 15 vintage americani e 48 fotografie del fondo francese.
Vivian Maier fotografava tutto ciò che le si presentava davanti, nelle grandi metropoli americane così come a Champsaur, una piccola valle delle Alte Alpi francesi. Il suo sguardo si soffermava sugli altri, sulle persone e le strade soprattutto, più raramente sui paesaggi.

Vivian Maier (1926-2009) nasce a New York da padre americano e madre francese. Nel 1932-1933 si trasferisce con la madre a Champsaur in Francia. Nel 1938 rientra negli Stati Uniti e torna in Francia soltanto nel 1950-1951 per mettere all’asta una proprietà di famiglia che le era stata lasciata in eredità. Nel corso di questo soggiorno scatta le sue prime fotografie “francesi”: percorrendo la regione in bicicletta cattura l’anima delle persone che la abitano, i contadini, i bambini, gli anziani con la stessa ossessione per la documentazione e l’accumulo che caratterizza la sua successiva produzione americana e rappresenta una delle chiavi principali della sua poetica. Tornata a New York, con i soldi ricavati dalla vendita compra una Rolleifleix con la quale viaggiò negli Stati Uniti prima di stabilirsi a Chicago. Qui viene assunta come bambinaia dalla famiglia Ginsburg e dà libero sfogo alla sua passione per la fotografia, sviluppando i negativi e film nel bagno privato che ha a disposizione. Tra il 1959 e il 1960 compie un lungo viaggio intorno al mondo e come ultima tappa sceglie Champsaur dove continua la documentazione della regione e dei suoi abitanti spostandosi in bicicletta e scattando moltissime fotografie. Negli anni successivi continua a lavorare come bambinaia e a scattare moltissimo, anche a colori, andando a costituire l’enorme archivio scoperto da John Maloof nel 2007.

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Nella 59esima edizione del World Press Photo, uno dei più importanti riconoscimenti internazionali nell’ambito del fotogiornalismo, sono state sottoposte alla giuria internazionale 82.851 fotografie pubblicate nel 2015 da ben 5.775 fotografi di 128 diversi paesi. Sono stati premiati 41 fotografi di 21 nazionalità: Australia, Austria, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, Iran, Italia, Giappone, Messico, Portogallo, Russia, Slovenia, Sud Africa, Spagna, Svezia, Svizzera, Siria, Turchia e Stati Uniti.

Quest’anno la giuria ha scelto come “Foto dell’anno 2015” un’immagine del fotografo australiano Warren Richardson che ha lavorato al confine tra Serbia e Ungheria, raccontando la crisi dei rifugiati. La fotografia premiata, scattata nella notte del 28 Agosto del 2015, ritrae un uomo che aiuta a passare un bambino attraverso il filo spinato sul confine serbo-ungherese a Röszke. L’immagine ha vinto anche il primo premio per la categoria spot news.
Richardson è un fotografo freelance che vive e lavora a Budapest, Ungheria.

Francis Kohn, presidente della giuria e direttore dell’agenzia France-Presse, ha dichiarato: “Fin dall’inizio abbiamo capito che questa foto era importante. Abbiamo pensato che avesse un tale potere per la sua semplicità, in particolare per il simbolo del filo spinato. Aveva la forza per trasmettere visivamente ciò che sta accadendo con i rifugiati. Ritengo che sia una foto molto classica, senza tempo. Ritrae una situazione, ma il modo in cui è stata fatta è classico nel senso più ampio della parola”.

Tra i 41 fotografi premiati nelle otto categorie del concorso (spot news, notizie generali, attualità, vita quotidiana, ritratti, natura, sport e progetti a lungo termine) due gli italiani: Francesco Zizola (categoria: attualità, secondo premio) e Dario Mitidieri (categoria: ritratti, terzo premio).

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Fotografia di Sara Munari
Oltre alle mostre, segnaliamo i workshop che si terranno in concomitanza con l’evento:

Paolo Marchetti | Fotografia documentaria | 19 e 20 novembre 2016
Se la fotografia è incontro e pensiero, bisogna prendersi la responsabilità di fare cultura, perché senza questa consapevole scelta, credo che lì fuori, non ci sia davvero niente da guardare.
Il workshop è destinato a tutti coloro che desiderano apprendere il processo intellettivo e pratico, necessario alla narrazione per immagini.
Mediante specifiche analisi, cominceremo a comprendere a fondo i passaggi necessari alla costruzione di una storia composta da fotografie e di come sia fondamentale accettare l’importanza del pensiero ancora prima di realizzare fotografia.
Affronteremo le fasi cruciali al fine di individuare la nostra voce narrativa e come questa possa innescare una reazione negli altri.

Lorenzo Colloreta | Un flusso di lavoro efficiente e professionale per l’immagine digitale con Adobe Lightroom | 26 e 27 novembre 2016
Il workshop ha come obiettivo quello di insegnare ai partecipanti come impostare un flusso di lavoro adatto per trarre il massimo dalla tecnologia fotografica attuale, sfruttando le potenzialità dei file RAW nel modo più rapido e creativo.

Dario Mitidieri | Fotografia e Reportage | 3 e 4 dicembre 2016
Come si affronta un assignment? Come si costruisce una storia? Obiettivo del workshop è insegnare come si sviluppa un progetto fotografico a partire da un commissionato, e di come sia poi fondamentale lavorare sull’editing per cercare la migliore struttura narrativa possibile.

Sara Munari | Sentire la Fotografia: Personal Photography | 10 e 11 dicembre 2016
Il reportage è una descrizione visiva della realtà attraverso la quale il fotografo deve essere in grado di raccontare uno spazio o un fatto. Il fotografo deve concepire, sintetizzare, imprigionare momenti, per esprimere e soprattutto descrivere agli altri quello che è davanti ai suoi occhi. Ci sposteremo tra realtà e simulazione, cercheremo di muoverci sul confine del genere reportage imparando a muoverci nella direzione dell’immaginario. Partendo dalla realtà, racconteremo una storia legata ad atmosfere e percezioni legate al sentire del fotografo. Un racconto personale che parte dal concreto e si sposta sul fantastico,  basato sulle sensazioni.
Come si racconta attraverso i sensi? I partecipanti saranno accompagnati al fine di portare questo concetto nella propria fotografia.
Grandi maestri di questo genere sono Daido Moriyama, Michael Ackerman, Trent Parke, Jacob Aue Sobol.
Il workshop prevede una sessione di ripresa nel primo pomeriggio del sabato e una sessione di letture portfolio dei partecipanti nel pomeriggio di domenica.

Qua
trovate tutte le informazioni relative alle iniziative di Photolux 2016