Qualche consiglio per scattare in bianco e nero.

Il bianco e nero, una volta era l’unico mezzo che avevamo per comunicare, fotograficamente. Molto tempo prima che la maggior parte di noi perdesse la testa per la Fotografia. Oggi, per molti, il bianco e nero non è altro che una modalità romantica per dire le cose. Per chi come me ha stampato ore in camera oscura, è davvero un ricordo fantastico che per motivi di pratica ho dovuto abbandonare.
Qui spero ci siano alcune idee che possano farvi migliorare i vostri scatti in bianco e nero. Sono le stesse cose che hanno ispirato me, sia dal punto di vista tecnico che di comunicazione.

1) Guarda Film in bianco e nero
Guarda la luce usata, dato che non avevano i colori per attirare attenzione, dovevano necessariamente saper usare davvero bene la luce nelle scene.

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Dal film Casablanca

2) Impara ad usare correttamente i contrasti. Spesso si abusa del ritocco in bianco e nero rendendo le fotografie più simili a grafiche o disegni che a immagini fotografiche. Non esagerate, soprattutto se la destinazione finale è una stampa.

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Letizia Battaglia

3) Anche la “luce piatta” ha molto da offrire. In questo caso tentate di ottenere la massima estensione tonale possibile. E’ un tipo di foto che mi piace meno, ma sicuramente, in qualche caso è molto funzionale.

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Edward Weston “Tina Modotti”

4) So che vi sembra una cazzata, ma il nero usato bene rende il bianco più bianco. Se rendi le ombre più scure le luci appariranno più luminose.

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Eikoh Hosoe

5) Tutto ciò che è bianco va sfruttato come elemento grafico. Mi riferisco a fiumi, binari, superfici lucide, che in controluce diventano bianche e possono essere sfruttate davvero bene in bianco e nero.

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Salgado da Genesis

6) Le fotografie, dal mio punto di vista, devono avere sempre, sia il bianco che il nero. Non basta che la foto parta dal bianco ed arrivi al grigio scuro, i toni ci devono essere tutti, dal bianco al nero.

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Salgado da Genesis

7) I filtri possono ancora fare la differenza. Di solito si usa il polarizzatore o filtri gialli o rossi. Tenete presente che spesso, gli stessi effetti o quasi, possono essere ottenuti in photoshop.

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Walker Evans

8) Scattate, se potete in Raw. Le possibilità di ritocco si moltiplicano e vi danno più possibilità di scelta…anche se scattare in jpeg darà altrettante soddisfazioni, eh!

9) NON scattate direttamente in bianco e nero, perdete informazioni e poi perchè???

10) Tutto quello che serve a scattare bene a colori, serve per scattare bene in bianco e nero, quindi gli elementi importanti sono gli stessi, tenete conto di messaggio, composizione ed estetica. SEMPRE.

Ciao a tutti, ciao Sara

Spero vi sia da piccolo stimolo, baci

Cosa è la street photography? Quello che so.

Rispondo con questo post alle richieste di un iscritto al blog che nella sua mail mi chiedeva:

Fotografie tratte dal mio lavoro “Il salto”…mi diverto perstrada!

Cosa è la street photography?

Difficile definire la Street photography, o forse no, ora ci provo. Questo è quello che so io, un parere.
E’ sicuramente un genere legato alla fotografia di reportage, dal quale si slega dal mio punto di vista, per la “non progettualità”. Ogni scatto vale a sé, ogni scatto è un fermo immagine della vita urbana ripresa nella sua ordinarietà, trattando della vita urbana differenti tratti:
Tristezza, allegria, singolarità del gesto, bellezza e ironia.

Anche se, ogni scatto è una storia, ci sono lavori per prendono corpo nella Street, per diventare vere e proprie ricerche fatte da noti autori.

La Street è il racconto della società di oggi che i fotografi tracciano per gli uomini di domani.
La vita di tutti i giorni, le stranezze e le caratteristiche della nostra società, oggi, qui.

Non è semplicemente “Lo scatto fotografico fatto in strada” .

Ogni scatto deve contenere un racconto che si accattiva l’attenzione del fruitore, che pungolato, si costruisce una storia attraverso gli elementi che il fotografo gli mostra.

Continua a leggere

Come ho imparato a “vedere fotograficamente”.

La macchina fotografica è lo strumento Con cui catturate la vostra visione del mondo, ed è proprio quello che rende le vostre fotografie speciali. Imparare a vedere fotograficamente, anche senza macchina fotografica è importante e a mio parere, un ottimo modo per imparare a scattare. Si esercita propria capacità di individuare gli scatti, in primo luogo, senza la pressione dovuta al “dover effettivamente catturare la scena”. Siete liberi di lasciare correre l’immaginazione senza limiti. Qui ci sono alcuni modi per migliorare la vostra fotografia senza macchina fotografica. Alcuni di questi continuo a sperimentarli anche io.

Comporre le immagini in luoghi affollati Le fermate degli autobus, officine, parcheggi, negozi di alimentari, sale d’attesa, bagni, treni, aeroporti … da nessuna parte la vita sembra essere tanto in stallo. Sono tutti i luoghi che dividono un evento l’altro della vita di ognuno. Pensate a dove posizionereste la fotocamera, chi o che cosa si potrebbe isolare come soggetto. Sarebbe meglio in bianco e nero o a colori, quali impostazioni è possibile utilizzare, quali tempi, come si potrebbe comporre questa scena?

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Osservate i colori e le ombre Come si comportano i colori al buio o illuminati? Come cambierebbe il loro peso nell’immagine se effettivamente steste scattando? Come cambiano i toni, come cambiano le ombre, come funziona l’illuminazione artificiale funziona con o senza illuminazione naturale?

Di treni , di sassi e di vento - Tirana- (22)

Sara Munari

Pratica zen (?) Siate consapevoli di ciò che sta accadendo intorno a voi in questo momento, notate suoni, luoghi, odori, Siate concentrati sul presente che avete intorno e cercate di essere collegati a più cose possibili. Fare questo, senza macchina fotografica, mi aiuta tantissimo. Mi fa vedere le cose con una lentezza e tranquillità che mi torna utile quando poi si tratta di scattare effettivamente.

Passeggiate all’alba e al tramonto Questi momenti, nella giornata sono sicuramente i migliori in termini di luce, anche se ci sono grandi fotografi che fanno bene bene, con qualsiasi luce.

shore_4                                                                                 Stephen Shore

Ma noi, di solito, ci siamo appena svegliati oppure stiamo preparando la cena o stiamo uscendo dal lavoro. Siamo di fretta insomma, e chi cacchio ha tempo di portarsi la macchina fotografica? Ecco lasciatela a casa. Imparate, senza macchina, a riconoscere la luce – le sue caratteristiche, la velocità con cui arriva e scompare, le sue diverse qualità durante le diverse stagioni – questo esercizio vi aiuterà a riconoscerla più velocemente in caso stiate effettivamente scattando.

Parlate con gli sconosciuti. Con la macchina fotografica siamo percepiti come predatori…troppi fotografi e mille pippe mentali sulla privacy. Al contrario, siamo tutti bravi con la macchina che ci fa da scudo coi nostri soggetti, io mi sento protetta. Quando non ce l’ho, mi piace imparare ad entrare in contatto con chi è nei dintorni. Ho sempre pensato mi potesse essere utile quando poi devo scattare. Mi aiuta ad essere più disinvolta. Conversare è un’arte e va provata. Inoltre serve a prendere contatti che potrebbero sempre essere utili.

Provate a disegnare le foto che vorreste fare Disegnare potrebbe aiutare a perfezionare la vostra visione quando si tratta di guardare attraverso l’obiettivo. Si diventa più consapevoli delle proporzioni tra forma e materia. Non arriverete al MOMA, ma almeno, dal mio punto di vista, imparerete a dare più enfasi alle vostre fotografie.

Guarda i film col dito sul pulsante di pausa

In un film ben girato, la fotografia è una delle cose principali. Ogni scena potrebbe essere trasformata in una fotografia. Per questo motivo i film possono essere una grande fonte di ispirazione e di formazione per il vostro occhio. Notate come è inquadrata la scena – ciò che è incluso, ciò che è fuori, la luce e la composizione.

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Vado ciao Baci a tutti

Sara

La prima volta

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L’annegato (autoritratto  Hippolyte Bayard)

La prima mostra fotografica della storia, si inaugurò a Parigi nel giugno del 1839, trenta immagini ad opera di Hippolyte Bayard, fotografo del primissimo periodo ed inventore del procedimento noto come: stampa positiva diretta.

Bayard, già nel 1836, eseguiva esperimenti sul procedimento fotografico ed ancor prima di Louis Jacques Mandè Daguerre, inventore ufficiale, riuscì ad ottenere dei positivi diretti su carta (dagherrotipo).

Fu Francois Arago, politico di quel periodo, a convincere Bayard a non rendere nota la scoperta, in cambio di 600 franchi offerti dal Ministero dell’interno, probabilmente perché, come sembra, il governo fosse già in trattative con Daguerre per l’acquisto del brevetto.

Una volta accortosi che il denaro gli fu offerto per favorire Daguerre, Bayard rispose con il celeberrimo autoritratto nella posa dell’annegato, accompagnato dalla didascalia che segue.

” Questo che vedete, è il cadavere di H. Bayard, inventore del procedimento che avete appena conosciuto. Per quel che ne so, questo infaticabile ricercatore, è stato impegnato per circa tre anni con la sua scoperta. Il governo, che è stato anche troppo  per il signor Daguerre, ha detto di non poter far nulla per il signor Bayard, che si è gettato in acqua per la disperazione. Oh..! umana incostanza..! E’ stato all’obitorio per diversi giorni e nessuno è venuto a riconoscerlo o a reclamarlo. Signore e signori, passate aventi per non offendervi l’olfatto, avrete infatti notato che il viso e le mani di questo signore, cominciano a decomporsi”

Con questa beffa, il geniale e controverso artista, crea inconsapevolmente il primo esempio di fotografia propagandista dei tempi.

Nel 1943, la pubblicazione a Parigi del volume: Hippolyte Bayard, der erste Lichbildkunstler, di Gian Maria Lo Duca, dimostrò come il procedimento di Bayard, sia precedente a quello ufficiale, assegnandogli il titolo di: inventore della fotografia.

“An American girl” di Ruth Orkin, Storia di una fotografia…come nasce uno scatto.

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Storia di una fotografia

1. Nel 1951 R. Orkin and Craig si sono incontrate a Firenze. Tutte e due avevano 23 anni. Ruth doveva rientrare negli Stati Uniti dopo un servizio in Israele per Life. Craid era in vacanza. Era una donna alta e bella e Ruth le chiese di posare per dimostrare come fosse difficile per una donna viaggiare da sola.

2. Craig amava Firenze e la conosceva, decise di passare attraverso il gruppo di uomini, senza che il suo sguardo incontrasse nessuno dei loro.

3. Per molti anni la fotografia è stata considerata oscena, mentre passa, dietro di lei c’è un uomo che sembra toccarsi i cosidetti… OGni volta che la foto veniva pubblicata, la mano veniva cancellata.

4. Orkin ha scattato la foto alle10:30 del mattino. La strada era piena di gente perché dopo la seconda guerra mondiale il lavoro scarseggiava in Italia.

5. “Avevo una piccola borsa con me e pochi bagagli dato che sarei rimasta sei mesi in Europa.” Indossavo una sciarpa arancione comprata in Messico. Nelle mani ha materiale per disegnare e dipingere.

6. Oggi una stampa della foto “American girl” costa $50,000, per le riproduzioni ci vogliono 2500$

7. Craig afferma di non aver ricevuto un centesimo e non ho mai rilasciato una liberatoria

Questo un testo scritto dalla figlia di Ruth, la fotografa.

My mother, Ruth Orkin, had many loves. Photography and travel were two of them.

When she was 17, my mother took a cross-country trip by herself, bicycling and hitchhiking from her home in Los Angeles to New York, snapping pictures along the way. She later moved to New York, where this spirit of adventure continued. She photographed Tanglewood’s summer music festivals, honed her craft in nightclubs, joined the Photo League, and with her first published story in Look magazine, became “a full-fledged photojournalist.” In 1951, Life sent her on assignment to Israel. From there she went to Italy, and it was in Florence that she met Jinx Allen (now known as Ninalee Craig), a painter and fellow American.

The two were talking about their shared experiences traveling alone as young single women, when my mother had an idea. “Come on,” she said, “lets go out and shoot pictures of what it’s really like.” In the morning, while the Italian women were inside preparing lunch, Jinx gawked at statues, asked Military officials for directions, fumbled with lire and flirted in cafes while my mother photographed her. They had a lot of fun, as the photograph, “Staring at the Statue”, demonstrates. My mother’s best known image, “American Girl in Italy” was also created as part of this series.

My mother always encouraged me to go to Europe, which I finally did during my college years, exploring Italy on a diet of wine and cheese. I felt a tremendous connection with her while I was there. Even now, with memories of my own, when I think of Italy, I picture my mother’s photographs. She captured its essence, as she did with most things.

Biografia

Ruth Orkin era l’unica figlia di Mary Rubi , attrice del cinema muto, e di Samuel Orkin, crebbe a Hollywood durante la crisi del 1920-1930.Quando aveva appena 10 anni le fu regalata la prima macchina fotografica e già a 12 era in grao di sviluppare le proprie foto.Ruth aveva una gran passione per il cinema e amava collezionare autografi degli attri più famosi, che ben presto iniziò a fotografare.A 21 anni cominciò la sua collaborazione con gli MGM Studios, ma dovette interromperla perchè l’unioe cinamatografica non accettava membri donne.Quando si trasferì a New Yorkne 1943, iniziò,di giorno, a fotografare bambini, mentre di notte fotografava nei nightclub.Intorno al 1949 iniziò a collaborare con diversi giornali tra cui :Life, Look, Horizon,e Ladies Home Journal. Tra la fine degli anni 40 e l’inizio dei 50 iniziò ad appassionarsi al genere del ritratto, fotografando diversi musicisti cklassici. Dopo un viaggio in Isdraele giunse in Italia e successivamente viaggiò attraverso tutta l’Europa. Nel 1952 mentre lavorava alle riprese di “Little Fugitive” sposò il fotografo Morris Engel ; com lui Orkin girò anche “Lovers and Lollipops”. Nel 1959 fu nominata da”Professional Photographers of America” tra”The Ten Top Women Photographers in the U.S.”Ebbe due figli Andy e Mary.Le fotografie che documentavano la vita di New York, vista dalla sua finestra divennero l’argomento di due libri “A World Through My Window” (1978) e”More Pictures From My Window” (1983). Nel 1985 morì di cancro,nel suo appartamento di New York.

Biography

Ruth Orkin (1921 – 1985)

Ruth Orkin was an award-winning photojournalist and filmmaker. Orkin was the only child of Mary Ruby, a silent-film actress, and Samuel Orkin, a manufacturer of toy boats called Orkin Craft. She grew up in Hollywood in the heyday of the 1920s and 1930s. At the age of 10, she received her first camera, a 39 cent Univex. She began by photographing her friends and teachers at school. At 17 years old she took a monumental bicycle trip across the United States from Los Angeles to New York City to see the 1939 World’s Fair, and she photographed along the way.

Orkin moved to New York in 1943, where she worked as a nightclub photographer and shot baby pictures by day to buy her first professional camera. She worked for all the major magazines in 1940s, and also went to Tanglewood during the summers to shoot rehearsals. She ended up with many of the worlds’ greatest musicians of the time including Leonard Bernstein, Isaac Stern, Aaron Copland, Jascha Heifitz, Serge Koussevitzky and many others.

In 1951, LIFE magazine sent her to Israel with the Israeli Philharmonic. Orkin then went to Italy, and it was in Florence where she met Nina Lee Craig, an art student and fellow American, who became the subject of “American Girl in Italy.” The photograph was part of a series originally titled “Don’t Be Afraid to Travel Alone” about what they encountered as women traveling alone in Europe after the war.

On her return to New York, Orkin married the photographer and filmmaker Morris Engel. Together they produced two feature films, including the classic “Little Fugitive” which was nominated for an Academy Award in 1953. From their New York apartment overlooking Central Park, Orkin photographed marathons, parades, concerts, demonstrations, and the beauty of the changing seasons. These photographs were the subject of two widely acclaimed books, “A World Through My Window” and “More Pictures From My Window.” After a long struggle with cancer, Orkin passed away in her apartment, surrounded by her wonderful legacy of photographs with the view of Central Park outside her window.