Coi loro occhi, la pandemia vista dall’interno

Il 2020 verrà senza dubbio ricordato come l’anno della peggiore pandemia dei tempi moderni. Anche in fotografia, molti autori o foto-giornalisti ci hanno mostrato la loro visione.

Di seguito troverete un progetto, che parte da un approccio diverso, dando la parola agli operatori del sistema sanitario, che hanno vissuto questa pandemia dall’interno.

L’autrice, Fiorella Baldisserri, ha documentato la pandemia con gli occhi di queste persone, che hanno scattato le immagini con i loro cellulari, scegliendo i momenti che ritenevano più significativi da immortalare.

Il progetto si Chiama “Coi loro occhi”.

Mi chiamo Fiorella Baldisserri vivo e lavoro a Bologna

Ho seguito per due anni il 118 Bologna Servizio di Emergenza per realizzare un progetto fotografico su di loro e sul loro quotidiano e ancora li seguo.

Durante il lockdown ho chiesto loro di fotografarsi  e fotografare quella che era la loro visione del Covid scattando quotidianamente delle immagini con i mezzi a loro disposizione ( smartphone principalmente). Le ho raccolte e ho iniziato a catalogarle realizzando “Coi loro Occhi”

La Covid-19 ci ha riempito di paure, frustrazioni, ansie, incertezze, ma ci ha anche dato le mascherine dietro cui nasconderle. C’è una parte di nazione, però, fatta di persone che non possono nascondersi – non possono rimanere in casa a cantare che andrà tutto bene dai balconi, non possono lasciarsi vincere dalla paura – e che, anzi, stanno traghettando tutte le altre fuori
dall’emergenza sanitaria. C’è chi questa emergenza l’ha vissuta più di altri, l’ha respirata, sudata; l’ha fatta scorrere nelle proprie vene e le ha concesso di scandire ogni minuto delle proprie giornate; l’ha attraversata e maledetta.
Gli operatori del 118 sono in prima linea da mesi.
Soldati silenziosi di una guerra invisibile di cui tutti abbiamo visto le conseguenze: ritratti di medici e personale sanitario sono finiti loro malgrado sulle prime pagine dei giornali, diventando testimonianze visive di una storia troppo spesso raccontata con parole di altri.
Avevo già lavorato con gli operatori del 118 nel progetto “118 Red Code”, realizzato prima dell’emergenza Covid-19, in cui ho raccontato la forza e il loro lavoro dietro le quinte di uomini e donne che hanno scelto di salvare vite umane come mestiere.
Ho fatto vivere la loro esperienza attraverso le mie immagini, la mia visione personale, girando insieme a loro su ambulanze, auto mediche ed elicotteri per più di un anno.
Oggi continuo questo progetto affidando alla squadra del 118 Bologna il ruolo di protagonista, lasciando che siano infermieri e medici, coi loro occhi, a narrare le storie di questa nostra emergenza sanitaria contemporanea, quella della Covid-19.
Perché non c’è solo una storia da raccontare: ciascuno di loro ha vissuto questa emergenza in modo diverso. Ho chiesto loro di fotografare e di fotografarsi. Non c’è spettacolarità negli scatti che registrano il loro quotidiano: inquadrature di attimi che scorrono lenti in un tempo sospeso e imprevedibile. Testimonianze vive per chi è fuori dalla quotidianità dell’emergenza, fuori pericolo.
Gli infermieri ed i medici diventano reporter e al tempo stesso attori del loro tempo e di questo tempo di pandemia. Si raccontano attraverso le situazioni che vivono quotidianamente. Senza filtri, senza tecnica fotografica, senza regole di composizione. Una narrazione asciutta e spontanea dove chi vive l’emergenza da dentro decide cosa mostrarci e cosa lasciarci immaginare. L’elicottero di soccorso che viene sanificato, gruppi di infermieri in tute bianche, occhiali di protezione, guanti in lattice, pasti caldi, file di ambulanze, incontri con lo psicologo e altro ancora. Immagini che raccontano storie personali e professionali, ritagli di umanità.
Coi loro occhi, affinché i nostri possano vedere la loro versione.

Fiorella Baldisserri

L’emergenza Covid dagli occhi di alcuni fotografi italiani.

Ciao a tutti!

Spero stiate tutti bene, e al sicuro in casa.

In questo periodo, tutti i giornali dedicano ampi spazi all’emergenza Covid 19 che ha travolto il mondo intero. Il nostro paese ahime in questo periodo rappresenta il centro dell’epidemia.

Molti fotografi italiani hanno sentito il dovere di documentare questi giorni terribili. Tra tutti, i lavori che più mi hanno colpiti sono quelli di Fabio Bucciarelli, Andrea Frazzetta e Alex Majoli.

Immagino che molti di voi li abbiano visti. Cosa ne pensate? Avete visto altri lavori interessanti? Me li segnalate nel caso?

Anna

Comincerei con il lavoro che a me è piaciuto di più, quello di Bucciarelli. Trovo che sia un lavoro di grande spessore, che va in profondità e tra l’altro scattato proprio nel cuore dell’epidemia, nei giorni più drammatici., in prima linea come in un conflitto, insomma. Fabio è entrato nelle case delle persone contagiate, ha parlato con i famigliari, e ha seguito le ambulanze negli ospedali.

Ho recentemente ascoltato un’intervista che il fotografo torinese ha rilasciato a Mario Calabresi, raccontando un po’ le modalità e il dietro le quinte di questo gran bel lavoro. Se ve la siete persa, ve la consiglio vivamente, la trovate su Youtube, qua, sul canale di New Old Camera, che ha organizzato l’evento.

Le fotografie di Fabio sono state pubblicate dal New York Times e da L’Espresso, e successivamente riprese da tutte le maggiori testate.

Non so voi, ma io la prima volta che ho visto le immagini, ho pianto. Un pugno nello stomaco. Già soltanto il titolo, mi ha colpito: We Take the Dead From Morning Till Night o nella versione italiana Trasportiamo morti dalla mattina alla sera. E tutti quei necrologi sulle pagine dei giornali. Mi vengono ancora i brividi.

Se volete approfondire la conoscenza di Bucciarelli e vedere altri suoi lavori, tempo fa gli avevamo dedicato un articolo sul blog, oppure questo è il suo sito

Qua sotto trovate l’immagine forse più rappresentativa di questo lavoro. Vi invito a guardarvi il progetto per intero sulla pagina del NYT.


©Fabio Bucciarelli

Veniamo ora al lavoro di Andrea Frazzetta, sempre pubblicato sul New York Times. Il titolo, The Life and Death shift o in italiano Turni di Vita e di Morte, già ci fa intuire che si tratta di ritratti delle persone coinvolte in prima linea nella lotta alla pandemia. Troviamo quindi medici, infermieri, militari, vigili urbani, soccorritori volontari. A tutti si legge in volto o negli occhi la fatica e la devastazione di questi momenti. Purtroppo Frazzetta ha perso anche sua madre a causa del virus e l’ultima immagine che ha di lei è una foto scattata dal cellulare della madre affacciata alla finestra, in isolamento nella sua abitazione.

Anche Frazzetta ha preso le sue immagini in Lombardia, tra Bergamo, Brescia e MIlano, le zona più colpite dall’epidemia.

Questo è il sito di Andrea, per chi volesse approfondirne la conoscenza.

Di seguito l’immagine che ho scelto per rappresentare il lavoro di Andrea, in copertina del NYT Magazine.


©Andrea Frazzetta

E infine, come si dice “last but not least”, abbiamo il lavoro di Alex Majoli.

A differenza dei due lavori che ho presentato in precedenza, questo a mio parere ha un taglio più autoriale, e meno fotogiornalistico. Alex ci mostra la sua visione personale dell’impatto dell’epidemia sulla Sicilia, e la desolazione e l’abbandono, dovuto alla quarantena della popolazione. Le immagini raffigurano luoghi deserti, abbandonati dall’uomo o chiusi a causa del virus, ma anche luoghi dove il virus viene combattuto e

I toni cupi e il bianco e nero profondo, scelti dal fotografo ravennate, e che contraddistinguono i suoi ultimi lavoro, ci fanno immergere e respirare quest’atmosfera di morte e disperazione.

Il lavoro di Alex è stato pubblicato su Vanity Fair , con il titolo The eye of the storm.

Anche ad Alex avevamo dedicato un articolo tempo fa, lo trovate qua. Questo invece è il suo profilo sulla pagina di Magnum Photos, di cui Alex è membro da diversi anni.

Ho scelto questa immagine come la più rappresentativa di questo lavoro.


©Alex Majoli

Tutte le immagini contenute nell’articolo sono protette da copyright e rimangono di proprietà dell’autore.