Dilish Parekh possiede 4.425 fotocamere

Portrait of Dilish Parekh in his Mumbai home by Dheerankur Upasak. 

La più grande collezione di fotocamere è composta da 4.425 fotocamere
ed è di Dilish Parekh, fotoreporter di Mumbai che possiede 4.425 macchine fotografiche d’epoca.

Se pensi di essere un drogato di macchine fotografiche, lui ti batte di sicuro!

Dilish Parekh è un fotoreporter e collezionista di fotocamere di Bombay. Inizialmente ha ricevuto un’eredità di 600 fotocamere da suo padre che si è trasformata, nel tempo, in una collezione di 4.425 fotocamere.

La collezione di Dilish

Dilish detiene il Guinness dei primati per la più grande collezione di fotocamere esistente. Ha battuto il suo record di 2.634 telecamere di quasi il 70%, accumulando ben 4.425 telecamere nel corso degli anni.

L’appassionato collezionista ha rovistato nei mercatini delle pulci e pubblicato annunci su giornali per ottenere pezzi che ancora non possedeva . All’interno della sua collezione ci sono fotocamere prodotte da Rolliflex, Canon, Nikon e addirittura una fotocamera per francobolli Royal Mail che risale al 1907.

Uno dei suoi pezzi più preziosi è una Leica 250, prodotta in Germania intorno al 1934. Una fotocamera molto rara modificata per contenere 10 metri di pellicola, di cui esistono solo 950 esemplari.

Nella sua collezione ci sono anche la Bessa II, prodotta nel 1962 da Voigtlander, una delle più antiche aziende ottiche tedesche, così come la Tessina L, prodotta intorno al 1959 e considerata tra le fotocamere più piccole e leggere al mondo utilizzando 35 mm, con un peso di solo cinque once e mezzo.

La maggior parte delle fotocamere della sua collezione sono oggetti d’antiquariato, molti sono pezzi difficili da trovare e apprezzati dai collezionisti!

Qui sotto un video che lo ritrae

Prova a batterlo, se riesci, ciao Sara

Come cominciare a collezionare fotografie, indicazioni e modi.

Avete mai scambiato una vostra fotografia con un’altra immagine? Di un altro fotografo, che sia amico o meno? Se vi è capitato, senza investire un rene, avete cominciato la vostra “collezione fotografica”. A dire il vero l’avete cominciata con gli album delle fotografie di famiglia, ma li era scelta inconsapevole o inevitabile. Oggi invece, dove le immagini sono sempre più racchiuse in MB, trovarsi una bella foto tra le mani, ben curata dallo scatto, alla postproduzione (che sia da camera oscura o da camera chiara, sempre postproduzione è), alla scelta della carta e della stampa; è un piacere per gli occhi, il tatto e tutti gli altri sensi a seguire (nessuno escluso perché a volte si sentono i violini).

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Come scegliereste le immagini di una vostra, reale o ipotetica, collezione? Quali sarebbero, o sono, i criteri che utilizzereste? Per aiutarvi in questo gioco vi riporto il parere di due esperte. In un articolo di un paio di anni fa, apparso su Il Fotografo, Alessia Zorloni, autrice del libro: L’economia dell’arte contemporanea. Mercati strategie e star system, divide i collezionisti in tre categorie distinte…I primi acquistano per il piacere di vivere con le opere, di conoscere personalmente gli artisti e di vedere le mostre. Per questi collezionisti la ridotta profittabilità dell’investimento in fotografia è più compensata dal piacere estetico che essi traggono dal possesso dell’opera, il cosiddetto “dividendo estetico”». La seconda tipologia si muove in base a motivazioni di carattere sociale, cioè il possedere l’oggetto è visto come «fonte di prestigio sociale, in grado di rispondere a dei bisogni di natura simbolica». Lo scopo del collezionare quindi è «certificare lo status socio-economico dell’individuo». L’analisi si conclude con la terza tipologia che acquista nella speranza di fare un buon investimento: «Questi collezionisti sono quelli che da un lato rendono attivo il mercato, ma dall’altro fanno salire o scendere i prezzi in modo imprevedibile”.

Sono due, invece le categorie di chi acquista opere fotografiche, secondo Alessia Paladini, direttrice di Forma Galleria

I primi sono veri e propri collezionisti, “persone competenti e preparate che scelgono opere in base a criteri personali, ma che sono anche attenti a quali aspettative può avere l’opera sul mercato e che, quindi, seguono l’evolversi degli artisti e sono gli interlocutori più stimolanti per le gallerie, perché una volta entrate in sintonia con la linea collezionistica che il cliente vuole tenere possono proporgli via via opere adatte.”

Poi ci sono quelli che, Paladini, definisce acquirenti, e sono coloro che comprano una fotografia, semplicemente perché a loro piace, perché se ne sono innamorate, e spesso non ne acquisteranno altre e difficilmente si riesce a proporre loro altre immagini, dello stesso o di altri autori.

Questo articolo non ha la pretesa di spiegare il mondo del collezionismo, solo incuriosirvi e magari, se la cosa ha suscitato in voi qualche interesse, potremmo approfondire l’argomento.

L’articolo di Alessia Zorloni, è pubblicato sul numero 250 de il Fotografo

I brani dell’intervista ad Alessia Paladini, sono tratti dall’articolo di Laura Torricini, pubblicato il 10 febbraio di quest’anno su www.collezionedatiffany.com

Angelo“°”

Telex Iran, il reportage diventa da collezione

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Nel 1984 veniva pubblicata la prima edizione di questo volume che avrebbe decretato la consacrazione definitiva dell’autore, Gilles Peress, come uno dei più importanti reporter contemporanei.

Le immagini sono state catturate da Peress, nelle cinque settimane a cavallo tra il 1979 ed il 1980, quando l’ambasciata statunitense a Teheiran, venne presa in ostaggio dai rivoltosi. Il fotografo non aveva in previsione questo viaggio nella capitale iraniana, ma colpito dalla “caricatura” dei fanatici in televisione, sentì il bisogno comprendere personalmente l’apparente follia, che i media occidentali non riuscivano a capire e quindi a spiegare.

Non è ne uno studio ne un’analisi, ma quello che affiora da questo racconto fotografico, è un quadro completo e probabilmente per la prima volta, il flebile confine tra oggettivo e soggettivo viene meno.Si sa di chi si parla ed a proposito di cosa

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Ripubblicato rispettando la versione originale francese “Telex Persian” , dopo alcuni anni in cui era rimasto fuori catalogo, Il libro è la chiara dimostrazione di come le fotografie di Gill Peress che documentano questa crisi del secolo scorso, hanno superato l’esame del tempo.

Il libro è reperibile in alcune librerie che trattano pubblicazioni che ormai fanno parte del mercato per collezionisti o nel catologo dei grandi distributori via web; i prezzi, seppur spesso si tratti di copie usate, partono da circa 250 euro, fino a sfiorare i 7000 euro per una prima edizione limitata e firmata dall’autore.

Telex Iran, in the name of revolution (Gilles Peress)  Prima edizione: Aperture 1984; seconda edizione: Scalo, 1997

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Gilleg Peress è un fotoreporter francese, noto per la sua documentazione di conflitti; tra gli altri, quelli in Irlanda del Nord, Jugoslavia, Iran e Ruanda; i suoi lavori sono stati pubblicati sulle maggiori testate: New York Time Magazine, Paris Mach, Stern, Du, Geo, The New Yorker. Dal 1971 fa parte di Magnum Photo dove per due volte ha rivestito la carica di presidente e vice presidente per tre.

Peress è professore di fotografia al Bard College (NY) e Senor Fellow presso il Centro per i diritti Umani di Berkeley.

“Non mi interessa molto avere una buona fotografia, sto raccogliendo prove per la storia”   (Gilles Peress) http://www.magnumphotos.com/C.aspx?VP3=CMS3&VF=MAGO31_10_VForm&ERID=24KL53ZNTZ

Postato da Angelo