IlPremio Musa per donne fotografe alla biennale di fotografia Femminile di Mantova. Musa è felicissima di questa collaborazione con la BFF. Il lavoro delle tre vincitrici del Premio, per ognuna delle categorie, verrà proiettato alla Biennale! Un grande onore e una grande opportunità. Andate al sito per consultare il programma delle mostre e degli eventi! Ciao Sara
La seconda edizione della Biennale Internazionale della Fotografia Femminileavrà luogo a Mantova dal 3 al 27 marzo 2022 confermando la direzione artistica di Alessia Locatelli, con il sostegno di Comune di Mantova e Provincia di Mantova
La prima edizione della Biennale prevista a marzo 2020, non si è potuta realizzare a causa della pandemia in corso. L’associazione la Papessa, ideatrice e promotrice del festival, è riuscita ad allestire alcune delle mostre previste nei mesi successivi e adesso torna, con ancora più slancio, con quella che è a tutti gli effetti la seconda edizione.
La riflessione di questa speciale edizione ruota intorno a Legacy, un termine che riassume diversi concetti: significa Lascito, Eredità e tutto ciò che creiamo da trasmettere alle generazioni future. Proprio la prima, dolorosa, esperienza della Biennale 2020, ha suggerito il tema di questa edizione. Nell’epoca attuale, così carica di cambiamenti, il collettivo umano deve misurarsi con quello che gli è stato lasciato, agire con questo lascito nel presente per creare un futuro che sia forte ed equilibrato.
La BFF 2022 seguirà lo stesso format del programma originale della prima edizione, con grandi mostre di fotografe italiane e internazionali e numerose altre iniziative a corollario, tra cui una Open Call per il Circuito Off, letture Portfolio, workshop, presentazioni di libri, conferenze e proiezioni.
In una società in cui ancora non esiste una piena parità di genere e la cui storia è raccontata principalmente da uno sguardo maschile, occidentale ed eteronormato, anche la fotografia femminile e non binaria è quasi sempre sottorappresentata e troppo spesso stereotipata. Per questo la BFF ambisce a diventare un solido punto di riferimento, in Italia e a livello internazionale, con lo scopo di sensibilizzare il più possibile riguardo le tematiche di parità, uguaglianza e libertà di espressione e, al contempo, offrire un’opportunità per le suddette categorie, professioniste e non, di partecipare al mondo dell’arte contemporanea Molte delle fotografe presenti a Mantova espongono per la prima volta in una mostra personale in Italia; questo aspetto sottolinea l’importantissimo lavoro culturale e di ricerca – anche a livello internazionale – portato avanti da BFF.
La seconda edizione della Biennale Internazionale della Fotografia Femminile avrà luogo a Mantova dal 3 al 27 marzo 2022 confermando la direzione artistica di Alessia Locatelli, con il sostegno di Comune di Mantova e Provincia di Mantova
La prima edizione della Biennale prevista a marzo 2020, non si è potuta realizzare a causa della pandemia in corso. L’associazione la Papessa, ideatrice e promotrice del festival, è riuscita ad allestire alcune delle mostre previste nei mesi successivi e adesso torna, con ancora più slancio, con quella che è a tutti gli effetti la seconda edizione.
La riflessione di questa speciale edizione ruota intorno a Legacy, un termine che riassume diversi concetti: significa Lascito, Eredità e tutto ciò che creiamo da trasmettere alle generazioni future. Proprio la prima, dolorosa, esperienza della Biennale 2020, ha suggerito il tema di questa edizione. Nell’epoca attuale, così carica di cambiamenti, il collettivo umano deve misurarsi con quello che gli è stato lasciato, agire con questo lascito nel presente per creare un futuro che sia forte ed equilibrato.
La BFF 2022 seguirà lo stesso format del programma originale della prima edizione, con grandi mostre di fotografe italiane e internazionali e numerose altre iniziative a corollario, tra cui una Open Call per il Circuito Off, letture Portfolio, workshop, presentazioni di libri, conferenze e proiezioni.
In una società in cui ancora non esiste una piena parità di genere e la cui storia è raccontata principalmente da uno sguardo maschile, occidentale ed eteronormato, anche la fotografia femminile e non binaria è quasi sempre sottorappresentata e troppo spesso stereotipata. Per questo la BFF ambisce a diventare un solido punto di riferimento, in Italia e a livello internazionale, con lo scopo di sensibilizzare il più possibile riguardo le tematiche di parità, uguaglianza e libertà di espressione e, al contempo, offrire un’opportunità per le suddette categorie, professioniste e non, di partecipare al mondo dell’arte contemporanea Molte delle fotografe presenti a Mantova espongono per la prima volta in una mostra personale in Italia; questo aspetto sottolinea l’importantissimo lavoro culturale e di ricerca – anche a livello internazionale – portato avanti da BFF.
LE ARTISTE
DANIELLA ZALCMAN
Signs of Your Identity
2016 – in corso
Daniella Zalcman è una fotografa documentarista vietnamita-americana e fondatrice di Women Photograph, un’organizzazione no-profit lanciata nel 2017 con un Archivio internazionale il cui scopo è elevare la voce delle donne e dei giornalisti visivi non binari. È plurivincitrice di bandi del Pulitzer Center on Crisis Reporting, borsista dell’International Women’s Media Foundation e beneficiaria del National Geographic Society. Il suo lavoro si focalizza sul lascito del colonialismo occidentale, dall’omofobia nell’Africa orientale, all’assimilazione forzata dei bambini indigeni del Nord America. Il progetto che espone alla BFF, Signs of Your Identity, nel 2017 ha vinto l’Arnold Newman Prize e il Robert F. Kennedy Journalism Award, e nel 2016 ha vinto il FotoEvidence Book Award e il Magnum Foundation’s Inge Morath Award, e ha fatto parte del Moving Walls 24 dell’Open Society Foundation.
SOLMAZ DARYANI
The Eyes of Earth (The Death of Lake Urmia)
2014 – in corso
Solmaz Daryani è una fotografa iraniana che lavora tra Iran e Regno Unito. Nei suoi progetti, unisce la fotografia documentaria allo storytelling, esplorando narrazioni personali che rivelano personaggi e scene delle comunità con cui si relaziona. I suoi lavori sono stati pubblicati, tra gli altri, nel National Geographic Magazine, Foreign Policy Magazine, British Journal of Photography, Le Monde Magazine, Woman Paper Visa journal, The American Scholar Magazine. Ha esposto in Europa, Medio Oriente e Nord America. The Death of Lake Urmia esplora l’impatto del cambiamento climatico sul paesaggio, l’economia locale, nonché sulla sua stessa famiglia e i loro ricordi.
FATEMEH BEHBOUDI
The War is Still Alive
2014 – in corso
Fatemeh Behboudi è una fotogiornalista e fotografa documentaria iraniana. Ha lavorato per diverse agenzie stampa e nel 2015 ha vinto il World Press Photo. Ha esposto in Nord America, Europa, Medio Oriente e Asia. The War is Still Alive è un progetto in corso che racconta gli effetti della guerra sul territorio, le comunità e le generazioni future.
TAMI AFTAB
The Dog’s in the Car
2019 – in corso
Tami Aftab è una fotografa londinese. Il suo lavoro tocca temi che parlano di intimità, e giocosità attraverso la ritrattistica. Nonostante la sua giovane età, è già borsista del Getty e il suo lavoro è stato pubblicato da Der Greif, Der Spiegel, British Journal of Photography, The Washington Post. The Dog’s in the Car è un progetto in corso in collaborazione con suo padre che ha perduto la memoria a breve termine a casa di un intervento chirurgico… Usando una voce giocosa, l’artista si interroga sui silenzi che possono circondare una malattia, sulla collaborazione e il consenso, sulla relazione famigliare muovendosi tra la fotografia documentale e performativa.
SARAH BLESENER
Beckon Us from Home
2017 – in corso
Sarah Blesener è una fotografa documentaria di New York. I suoi ultimi lavori sono una ricognizione sulle giovani generazioni in Russia, Europa orientale e Stati Uniti. Nel 2018, ha ricevuto l’Eugene Smith Fellowship. Nel 2019, il suo progetto personale ha ricevuto il primo premio nella categoria progetti a lungo termine del World Press Photo. Ha esposto in Nord America, Europa, Asia e Oceania. È stata pubblicata da The New Yorker, National Geographic, New York Ti mes, TIME Magazine, Newsweek, Wall Street Journal, The Washington Post, The Guardian, VICE, Der Spiegel. Nei campi patriottici e nei club degli Stati Uniti, a circa 400.000 bambini americani ogni anno viene insegnato cosa significa essere un americano, spesso con sottotesto militare. In questo microcosmo di una nazione che cambia, i giovani si trovano a cavallo tra la vulnerabilità dell’adolescenza e la contemporanea spogliazione dell’individualità. Beckon Us From Home esamina i temi che circondano l’interazione e l’identità adolescenziale, guardando alle problematiche derivanti da tali approcci educativi quali: l’ansia causata dalle sparatorie nelle scuole, il ruolo dei social media, l’empatia, l’impatto del diventare adulti in una nazione dai forti contrasti. L’artista desidera aprire un dialogo attorno a concetti che riguardano l’educazione delle future generazioni nelle accademie militari in USA e Russia. Come stanno rispondendo i giovani alla società contemporanea di fronte a tutti i cambiamenti nei sistemi di credenze e valori? In mostra anche Toy Soldiers, che si focalizza sulla Russia, investigando le dinamiche complesse che si muovono fra tradizione e ideologia nell’educazione dei giovanissimi militari. Il paragone tra i due progetti fotografici fa emergere molte interessanti affinità e osservazioni.
ILVY NJIOKIKTJIEN
Born Free
2007 – 2019
Ilvy Njiokiktjien è una fotografa e giornalista multimediale dai Paesi Bassi. Realizza i suoi progetti in varie parti del mondo, ma il suo lavoro si concentra prevalentemente in Africa. Come fotografa documentarista indaga attualità e tematiche sociali contemporanee. I suoi portfolio sono stati pubblicati sul The New York Times, Der Spiegel, NRC Handelsblad, Telegraph Magazinete e Stern. Durante il suo soggiorno in Sud Africa nel 2007, si è interessata ai born free (nati liberi), la prima generazione nata dopo la fine dell’APARTHEID Born Free è un progetto di ampia portata e a lungo termine.
MYRIAM MELONI
Insane Security
2012, 2013 e site specific for BFF 2022
Myriam Meloni è una fotografa italiana con base a Barcellona. Il suo progetto Fragile sui giovani dipendenti dal crack a Buenos Aires, è stato riconosciuto Patrimonio Culturale della Repubblica Argentina.
Ha incentrato il suo lavoro su tematiche sociali contemporanee attraverso un approccio intimo alla vita quotidiana. Ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali e ha esposto sia in Italia che all’estero. Insane Security parla degli abusi e della corruzione all’interno della polizia argentina, derivanti dal suo regime militare del passato. L’abuso della polizia diventa un mezzo di controllo sociale. Trova nella fascia più giovane e più povera della società il capro espiatorio perfetto di una società segnata da una profonda frattura di classe che separa e che non è in grado di dare soluzioni alla violenza che questo divario produce.
FLAVIA ROSSI
Nuovo Patrimonio
2018 – in corso
Flavia Rossi è una fotografa italiana con base a Roma e Milano. Ha vinto diversi premi e residenze in Italia e all’estero. I suoi lavori sono stati esposti in tutta Europa in diversi contesti inclusa la XV Biennale di Venezia nel 2016. Nuovo Patrimonio è: “uno studio sull’alterazione delle architetture storiche e sulla costruzione di un nuovo paesaggio temporaneo in cui le opere provvisionali diventano elementi stessi delle architetture”.
L’Italia ha un grande patrimonio in eredità e, a causa del tempo o per disastri naturali, gli edifici sempre più spesso necessitano di sostegni strutturali per evitarne il collasso. Sostegni che ne diventano parte integrante, andando così ad articolarsi in nuove architetture ibride. Possiamo intervenire in modo eguale su tutte le architetture del Paese? Come percepiamo questi cambiamenti? Come un patrimonio perduto, qualcosa di tempora neo, o una nuova Eredità?
ESTHER RUTH MBABAZI
This Time We Are Young
2017 – in corso
Esther Ruth Mbabazi è una fotografa ugandese. Come documentarista, Esther usa lo storytelling e il fotogiornalismo per affrontare tematiche che riguardano la società dell’Uganda attuale. È una National Geographic Explorer, una borsista del Magnum Foundation Photography & Social Justice e, contribuisce a Everyday Africa. I suoi lavori sono stati pubblicati sul New York Times, TIME Magazine, National Geographic, The Washington Post, Wall Street Journal. This Time We Are Young è una testimonianza in corso dei dati demografici in cambiamento nel continente africano, al Sud Sudan all’Uganda, al Kenya e oltre. Un nuovo futuro. Lei stessa scrive: “Questo progetto è un modo di collaborare con i miei coetanei, e di esplorare la mia realtà di crescere in Africa – le nostre speranze, le nostre sfide, il nostro futuro. Dopo tutto, saremo noi a definire il prossimo capitolo della storia di questo continente.”
DELPHINE DIALLO
Highness
2012 – in corso
Delphine Diallo è un’artista franco-senegalese. Si propone di sfidare le norme della nostra società e si immerge nel mondo dell’antropologia, della mitologia, esplora le religioni, le scienze e le arti marziali per un approccio più aperto della mente. Diallo, combina l’arte con l’attivismo, progettando modalità differenti in supporto alle donne, ai giovani e alle minoranze attraverso la provocazione visiva. Ha esposto in Europa e negli Sati Uniti; i suoi scatti, che combinano tradizione e modernità in un linguaggio raffinati, sono stati pubblicati sulle maggiori testate internazionali.
Highness crea una serie di nuovi archetipi, immagini che hanno tratti di divinità arcaiche che incontrano elementi contemporanei, offrendo allo spettatore l’opportunità di interrogarsi sull’idea dei modelli da seguire.
BETTY COLOMBO
La Riparazione
2019/2020
Betty Colombo è una fotoreporter che lavora per diverse testate italiane ed estere ed è coinvolta nel Local Testimonial Project di Canon. Sue immagini sono state acquistate dal Centre Pompidou, dal Guggenheim e dal Museo d’arte Moderna di Stoccolma. Il tema principale del suo lavoro sono i viaggi, in un incontro tra luoghi, persone e fotografia.
Il rapporto tra uomo e natura è al centro delle quattro serie esposte alla Biennale della Fotografia Femminile una relazione colta nei suoi aspetti controversi e sorprendenti. L’uomo distrugge il pianeta e poi lo cura, entrambi si feriscono a vicenda per poi aggiustarsi. La simbiosi conflittuale tra persone e ambiente si palesa su differenti narrazioni: da un bosco colpito dal fuoco che rinasce con l’aiuto umano, alla cura di un animale ferito in seguito a quella stessa distruzione generata dai suoi salvatori. Il cambiamento può lasciare vita, ma anche morte. La lotta tra queste forze segna il confronto che passa attraverso il corpo della terra, i suoi alberi e il corpo umano.
LUMINA COLLECTIVE
Lumina è un collettivo australiano formato da otto fotografe. Insieme creano mostre e progetti che si focalizzano sulla società contemporanea, l’eredità della storia australiana e il riconoscimento della popolazione aborigena come abitanti autoctoni del territorio. Alla BFF esporranno una collettiva/ retrospettiva dei loro lavori.
TALK E CONFERENZE
Angelica Pesarini
Docente universitaria con un curriculum di studi e ricerca negli ambiti di studi di genere, sociologia, Sessualità, Razza e Imperialismo, Analisi Dati, Ricerca Qualitativa, e Design Research. Insegna in università americane e inglesi. Nei suoi saggi parla di colonialismo e post-colonialismo, lo sfruttamento di corpi neri, il tema della cittadinanza delle seconde generazioni in Italia. Insegna anche a Firenze alla New York University. Alla BFF parlerà dell’intersezione dei suoi studi in ambito di rappresentanza di minoranze.
Marilena Delli
Regista, fotografa e autrice italo-ruandese. Il suo lavoro è stato pubblicato su BBC, CNN, NPR, Rolling Stone, e si focalizza su artisti di nazioni sotto rappresentate come Rwanda, Malawi, Sudan del Sud, Pakistan, Cambogia e Romania. Marilena cura un programma radio in Italia dedicato ai discendenti di africani. Ha anche un podcast che ospita italiani di origine straniera che parlano di razzismo, musica e temi contemporanei. Nel 2020 la Repubblica ha scelto Marilena Delli come una delle “50 donne dell’anno”. Alla BFF parlerà delle seconde generazioni, collegandosi alla presentazione di Angelica Pesarini.
Ariam Tekle
Regista italiana nata da genitori etiopi, Ariam ha studiato Relazioni Internazionali all’Università di Milano e ha sviluppato un forte interesse per temi come l’immigrazione, la diaspora, il transnazionalismo l’integrazione e l’inclusione sociale. Alla BFF presenterà il suo documentario “Appunta mento ai Marinai”.
Barbara Bachman, Franziska Gilli e Lucia Miolini
Bachman, giornalista, e Gilli, fotografa, hanno lavorato insieme per pubblicare il libro “Santa o Sgualdrina”, che parla del ruolo della donna nel nostro paese. Evidenziano le contraddizioni dell’immagine femminile in Ita lia, sospesa tra la concezione tradizionale dei ruoli di genere e la nascita di un nuovo movimento femminista. Al momento stanno girando l’Europa con la mostra fotografica e alla BFF presenteranno il libro e la loro ricerca.
Lucia Miolini, moderatrice dell’incontro, è responsabile della Sezione Media e Moda del Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, dove è delegata per la didattica e la Public History. Insegna Storia della Fotografia all’Università ISIA di Urbino, dove dal 2014 al 2016 ha coordinato la laurea Triennale in Progettazione Grafica e Comunicazione visiva. Nel 2012 le è attribuito il Trofeo Nazionale per la Critica.
Fa parte del Comitato Scientifico del Centro Italiano della Fotografia d’autore, Bibbiena (Arezzo), del Comitato Scientifico della Fondazione Nino Migliori, del Consiglio Direttivo della Società Italiana per lo Studio della Fotografia e del Consiglio Direttivo dell’AIPH, coordina il Gruppo di lavoro Gender e Public History. Il suo nominativo è stato inserito nel database delle 100esperte nel settore Storia e Filosofia.
Elisa Cuter
Elisa Cuter è critica cinematografica e autrice del saggio Ripartire dal desiderio (2020, minimum fax) che presenterà alla BFF. Editor della sezione Società della rivista il Tascabile, edita dall’Istituto Treccani, è dottoranda e ricercatrice alla Filmuniversität Konrad Wolf di Babelsberg. Negli anni ha collaborato con il Museo del Cinema di Torino, il Lovers Film Festival Turin LGBTQ Visions e la Berlin Feminist Film Week, ed è stata assistente alla direzione del Carbonia Film Festival – Cinema Lavoro e Migrazioni. Si è occupata di cinema e questioni di genere per varie testate come Doppiozero, Not, Filmidee e Cineforum, e suoi contributi sugli stessi temi sono apparsi in numerose riviste scientifiche.
Filippo Venturi e Grazia Dell’Oro
All’inizio della pandemia Venturi ha seguito un gruppo di donne in un percorso fotografico, inserito all’interno del Progetto europeo Shaping Fair Cities, rivolto a venti donne di nove nazionalità diverse che vi sono in Romagna e coinvolte dall’Associazione Between. Alla fine del per corso le foto sono state pubblicate in un libro intitolato “My Dear”, stampato da Emuse, gestita da Grazia Dell’Oro. Alla BFF Venturi e Dell’Oro presenteranno il libro e parleranno dell’importanza della fotografia come mezzo espressivo e dell’importanza della documentazione.
Marco Brioni e Grazia dell’Oro
Marco Brioni gestisce da anni l’associazione Frammenti di Fotografia a Mantova, dedicata alla divulgazione della cultura fotografica attraverso conferenze, seminari, interventi ai vari festival, workshop.
Grazia Dell’Oro ha aperto la casa editrice Emuse dal 2014, ha studiato all’Università Ca’ Foscari frequentando il Master sull’Immigrazione e collabora con enti pubblici e privati nell’elaborazione di programmi di innovazione sociale in ambito nazionale ed europeo. Da anni ricerca e scrive sui temi legati all’immigrazione e ai cambiamenti sociali. Insieme presenteranno una serie di libri pubblicati da fotografe, parlando della loro importanza storica.
Stefania Prandi
Giornalista, scrittrice, fotografa, producer, membro di Women Photograph. Lavora su temi legati al genere, la società, l’ambiente. I suoi lavori sono stati pubblicati su numerosissime testate italiane e straniere. Alla BFF presenterà l’ultimo libro “Le conseguenze” che parla del femminicidio in Italia.
Patrizia Pulga
Fotografa, docente e autrice di “Le donne fotografe dalla nascita della fotografia ad oggi: uno sguardo di genere”. Ha recentemente pubblicato un nuovo libro che si concentra sulle fotografe del nord America ed Europa, dove è menzionata anche la BFF. Parlerà dei suoi libri, del valore della ricerca e del documentario.
Valeria Palumbo
Giornalista, storica delle donne, autrice teatrale e organizzatrice di eventi culturali, Valeria Palumbo è caporedattrice del settimanale Oggi (Rcs MediaGroup) e collabora con il Corriere della Sera e la Radio della Svizzera italiana. È stata caporedattrice centrale de L’Europeo e di Global Foreign Policy, ha lavorato per la Gazzetta dello Sport, il Corriere della Sera, Amica e Capital. È stata docente a contratto della Statale di Milano e dell’Università Carlo Bo di Urbino (2006-2021). Scrive saggi di storia delle donne dal 2003 (Prestami il volto, Selene, Premio Città delle donne). Tra gli ultimi: Piuttosto m’affogherei. Storia vertiginosa delle zitelle (Enciclopedia delle donne, 2018) e L’Epopea delle lunatiche. Storie di astronome ribelli (Hoepli, 2018). Del 2020, Non per me sola (Laterza). Del 2021, per Neri Pozza, La donna che osò amare sé stessa. Indagine sulla Contessa di Castiglione.
In questa edizione la BFF presenterà le fotografe vincitrici del Premio FOTOGRAFIA AL FEMMINILE BRESCIANI VISUAL ART avendo preso parte alla giuria dell’edizione 2021.
Il premio desidera sollecitare tutte le fotografe a scrivere con le loro immagini il racconto del coraggio, della fantasia, del non visibile, della curiosità, dell’estrosità di cui sono capaci, attingendo alla loro storia e a ciò che quotidianamente osservano e vivono per descrivere quali siano oggi gli spazi conquistati, le zone buie, i desideri inseguiti, gli orizzonti sognati.
Daniella Zalcman, Tami Aftab, Ilvy Njiokiktjien, Flavia Rossi, Betty Colombo, Myriam Meloni saranno presenti al festival con le loro mostre e ciascuna terrà un talk.
WORKSHOP
Letizia Battaglia
Fotografa affermata a livello internazionale per il suo lavoro di documentazione della vita in Sicilia con un focus sulla mafia. Dal 2017 promuove Il Centro Internazionale di Fotografia di Palermo. Alla BFF guiderà un workshop per sole donne sulla fotografia di nudo.
Filippo Venturi
Venturi è un fotografo documentarista che ha pubblicato su varie testate nazionali e internazionali. Realizza progetti su problematiche riguardanti l’identità e la condizione umana.
Simona Ghizzoni
Simona Ghizzoni è un’artista visiva e attivista dei diritti delle donne. Conosciuta principalmente per i suoi lavori autobiografici e gli autoritratti, si concentra sulla relazione tra persone e natura e temi sociali. Ha ricevuto numerosi premi internazionali e i suoi lavori sono stati esposti in tutta Europa. Alla BFF guiderà un workshop sull’autoritratto.
Lomography Walk
Lomography Italia donerà macchine a pellicola usa e getta di loro produzione a un gruppo di partecipanti che sarà guidato dallo staff della BFF in una camminata fotografica nelle vie del centro storico di Mantova.
PROIEZIONI
In collaborazione con Sky Arte la serie di otto puntate intitolato “Le Fotografe”: otto fotografe italiane e il loro lavoro. Le puntate saranno proiettate nei fine settimana della BFF e dopo ciascuna proiezione seguirà un talk.
PRESENTAZIONI
Il Sublimista
ll Sublimista è una rivista letteraria e di cultura nonché media partner della BFF. Contribuirà con interviste alle artiste e durante i giorni di apertura del festival presenterà il proprio progetto.
Mulieris Magazine
Mulieris è un progetto costituito da giovani fotografe che mirano a promuovere progetti artistici su tematiche contemporanee e del mondo femminile. Oltre a conferire uno dei premi della “Open Call” presenteranno il loro progetto nel fine settimana di apertura.
Biennale della Fotografia Femminile
LEGACY
3-27 marzo 2022, Mantova
Inaugurazione dal 3 al 6 marzo, mostre aperte in tutti i fine settimana del mese.
Buongiorno, oggi vi presento Alessia Locatelli, curatrice indipendente e direttrice artistica della Biennale di Fotografia Femminile a Mantova.
Sono sicura che troverete interessanti le risposte.
Buona lettura! Sara
Alessia Locatelli
· Hai un punto di riferimento relativo ad altre mostre quando usi un nuovo approccio sperimentale, nella scelta dei fotografi? Se si, quali sono le mostre che ti hanno, in questo senso, influenzata di più?
Quello del passaggio tra la selezione dei fotografi e l’esposizione dei loro progetti in mostra, è un nodo fondamentale. La prima cosa da considerare in tal senso è che sia rispettato il concept e ci sia una coerenza tra la ricerca del fotografo ed il messaggio che – attraverso l’allestimento – arriva al fruitore. Una volta assodato questo risultato è benvenuto tutto quello che può essere sperimentato in ambito espositivo, utilizzando anche nuove tecniche e tecnologie, non fermandosi alla bidimensionalità delle stampe o ad un unico formato fotografico, andando a movimentare la parete. O ancora, utilizzando strumenti complementari alla fotografia in modo da restituire al visitatore un’esperienza che possa essere, lo ricordo, il più vicino possibile al progetto del fotografo, ma anche ginnastica mentale, tassello fondamentale per andare a strutturare un senso critico. Quindi una capacità di lettura del mondo affidata anche alle arti visive ed alla fotografia contemporanea.
Ci sono mostre che mi hanno molto colpito, alcune per l’allestimento e il dinamismo come per la grandiosa retrospettiva Ugo La Pietra. Progetto disequilibrante dedicata al poliedrico artista milanese a cura di Angela Rui, in Triennale a Milano nel 2014 (immagini e info qui: https://www.inexhibit.com/it/case-studies/milano-linafferrabile-ugo-la-pietra/ ). Altre mostre che da curatrice reputo geniali per la creatività e la capacità di lavorare in modo ironico e sottile in equilibrio tra i concetti e gli elementi allestitivi, sono sicuramente quelle di Erik Kessels, artista designer e curatore olandese dall’incredibile versatilità, di cui parlo spesso nei miei corsi portando ad esempio le sue mostre come stimolo per gli studenti ad uscire dagli schemi prestabiliti e cercare sempre in modo innovativo una relazione col visitatore che rispetti però in primis le scelte dell’artista
· Visiti molte mostre per ispirarti e familiarizzare con i nuovi linguaggi curatoriali?
Assolutamente sì. Quest’anno è stato più difficile naturalmente, a causa della pandemia a livello mondiale le istituzioni, i privati, le fondazioni sono rimaste inattive, privandoci quindi della possibilità di fruire direttamente delle mostre e del rapporto diretto con le fotografie e con le opere d’arte. Purtroppo la fotografia, e il suo alter ego l’immagine – soprattutto dopo la rivoluzione del digitale – esce per sua natura svantaggiata dalla fruizione on-line. Credo fortemente che nuovi linguaggi vanno attinti in maniera trasversale da altri campi disciplinari e dalle new technologies per rendere ancora migliore l’esperienza di una mostra, senza però perdere il contatto diretto dell’opera come avviene in quelle terribili mostre definite “da botteghino” che hanno girato per l’Europa in questi ultimi anni (esempio Klimt Experience o Van Gogh – The Immersive Experience) a cui aggiungo nomi di fotografi ormai mainstream come Steve Mc Curry. Queste “esperienze”, come vengono già definite nei titoli che le propongono, avvicinano l’arte ad una idea di Show creando una pericolosa omologazione nel gusto e nell’esercizio alla visione, di cui Tomaso Montanari parla nel suo bellissimo pamphlet Contro le mostre (ed. Einaudi).
La pandemia comunque ha catapultato all’interno del mondo della curatela e dei musei la necessità di ripensare le mostre anche in modo virtuale tenendo però sempre in considerazione che la mission attraverso cui il professionista della cultura si muove è la necessità di promuovere l’arte e la fotografia rispettando sempre la cultura, l’opera ed il suo autore.
· Come descriveresti il tuo approccio alla curatela?
Studiato. Sicuramente è la prima parola che mi rappresenta se parliamo di un progetto visivo nuovo. Ogni sfida curatoriale si declina all’interno di nuove teorie da approcciare e sviluppare, concetti da riprendere e approfondire, nonché nuovi testi su cui studiare. Ma la prima considerazione che mi viene da fare riguarda la necessità di un primo contatto diretto con l’artista / fotografo. Il curatore è una figura polivalente con un importante ruolo di mediazione tra quello che è il messaggio autoriale e la ricezione di tale messaggio da parte del pubblico.
Quando organizzo i corsi di curatela esordisco dicendo e la figura del curatore è paragonabile a quella del direttore d’orchestra: deve conoscere lo spartito, il suono e l’istante in cui ogni singolo strumento deve inserirsi affinché il concerto sia armonico e piacevole all’ascolto.
· Come gestisci la situazione, quando hai la sensazione che il lavoro di un artista non sarà così forte, come lui spera o crede?
Intanto dipende se stiamo lavorando ancora in una prima fase di progettazione del portfolio, alla strutturazione del foto libro o della mostra; oppure se la contingenza è finalizzata alla presentazione al pubblico attraverso un testo critico o l’allestimento, quindi relativo alla parte finale e maggiormente comunicativa del lavoro. Nel primo caso naturalmente è più facile intervenire, andando con l’artista stesso a ragionare sulle parti deboli che possono essere riviste e variate in corso d’opera. Nel secondo caso, si lavora invece sulla parte allestitiva andando a ideare qualcosa che possa fare da contraltare ad un lavoro non così potente come l’artista sperava.
· Artisti e curatori dovrebbero condividere lo stesso background teorico e culturale?
È difficile che artisti e curatori condividano lo stesso background culturale. Forse se sono coetanei potrebbero, in parte. Prima di tutto per una questione di studio: spesso gli artisti provengono da licei artistici o istituti grafici e successivamente, per completare la loro formazione in senso visivo, dirigono la loro attenzione verso le Accademie di belle arti. Spesso il curatore di arti visive viene da un percorso più umanistico, una laurea in lettere in Beni Culturali, che abbia una formazione più letteraria, meno legata alle tecniche specifiche dell’arte e della fotografia e maggiormente vicina a concetti teorici. Conosco moltissimi autori con una formazione teorica importante e con una grande curiosità capace di orientare la loro indagine su riflessioni profonde, credo però che il lavoro in sinergia tra artista e curatore risieda proprio in questa divisione di ruoli – non certo chiusi e non comunicanti – ma necessari perchè il progetto si realizzi nel migliore dei modi
· Quando selezioni lavori di fotografi/e, cosa cerchi in loro?
La prima cosa che cerco è una forte progettualità: due gambe robuste che possano sostenere il portfolio. Se il progetto nasce pensato e meditato il fotografo stesso si troverà nella condizione di avere un lavoro coerente e di riuscire a difenderlo in maniera decisa da qualsiasi osservazione critica. In seconda istanza mi piace vedere progetti che con linguaggi personali o che mi permettano di capire che la ricerca autoriale prosegue nella modalità di scattare. Una coerenza che dall’idea iniziale si ritrova all’interno delle fotografie.
· Come vedi il futuro della curatela artistica tra 10 anni?
Che domanda difficile. In questo momento storico non si riesce neanche a immaginare il futuro delle mostre tra sei mesi! Sicuramente la parte di tecnologia digitale, di Social cos’ come la prospettiva di fare mostre in spazi aperti in questo momento sta occupando i pensieri di molti curatori, di direttori artistici e museali. Spero di poter contribuire attraverso i miei corsi a creare futuri curatori affermati consapevoli, capaci e forti della loro professione e della missione di portare la cultura nuovamente al centro del nostro paese. La cultura visiva genera indotto e la fotografia è in un momento meraviglioso della sua storia, sarebbe un peccato non saper cogliere i cambiamenti che questo momento sta portando davanti agli occhi di tutti e si potrebbe utilizzare la cultura come strumento per riappropriarsi del tempo, per uscire dalla fragilità in cui ci troviamo e ritornare nuovamente a vedere le mostre senza avere paura di stare assieme.
· Descrivici la tua esperienza come direttrice della Biennale di Fotografia femminile.
Essere chiamata a dirigere un foto festival è una sfida entusiasmante e complessa. Sono stata molto felice di questa occasione di direzione artistica della BFF di Mantova che è un passaggio importante all’interno della mia professione di curatrice. Il festival dedicato alla fotografia femminile avrebbe dovuto inaugurare il 5 marzo 2020 ed è stato il primo tra i foto festival in Italia a trovarsi nella condizione di non poter aprire le porte al suo pubblico, con tutte le mostre già prodotte, le letture portfolio, i talk e le proiezioni organizzate, un enorme riscontro in ambito comunicazione, la prevendita biglietti e con un bellissimo catalogo fresco di stampa (che trovate nello shop on line di emuse book).
È stato un colpo durissimo ma abbiamo deciso di migrare dal mese di marzo – con un ticket – verso un festival diffuso proponendo mostre tra luglio e novembre a titolo gratuito, rischedulando gli eventi ancora possibili e le location disponibili. Abbiamo creduto nel progetto e nella forza che questo avrebbe comunque avuto all’interno del territorio. In una situazione difficile come quella della pandemia non ci siamo perse d’animo e siamo state ricompensate da grandi soddisfazioni. In questo momento stiamo lavorando alla seconda edizione, che sarà nel marzo del 2022. Abbiamo già individuato il tema e la conseguente ricerca delle prossime autrici in mostra e stiamo organizzando un piccolo assaggio di BFF Festival per l’estate 2021!